lunedì 1 ottobre 2007

Perchè la storia di Luigi De Magistris ci riguarda tutti


di Raffaele Greco
(Giudice del T.A.R. Puglia, già Sostituto Procuratore della Repubblica di Napoli)


Effettivamente, come è stato già osservato da qualcuno, se il problema fosse il merito delle contestazioni mosse a Luigi De Magistris, ci sarebbe solo da farsi una bella risata e attendere che il C.S.M. abbatta la doverosa pietra tombale sull'improvvida iniziativa ministeriale.

In disparte la bizzarria di un Procuratore della Repubblica pesantemente coinvolto in un'indagine per gravi reati condotta da un suo Sostituto, e del quale viene chiesto il trasferimento non a causa di tale coinvolgimento, ma per non aver adeguatamente controllato il Sostituto stesso (cioè, se ben si comprende, per non ... essere riuscito a impedirgli di far emergere il suddetto suo coinvolgimento!), esaminiamo in dettaglio le "gravissime anomalie" addebitate al collega, quali cominciano a trapelare dalle indiscrezioni giornalistiche.

1) Non aver impedito le fughe di notizie sulle proprie indagini.

C'è da essere preoccupati per buona parte della magistratura italiana, e comunque attendiamo le doverose iniziative disciplinari nei confronti di tutto il personale amministrativo e di P.G. che ha collaborato alle indagini, cui pure sono astrattamente addebitabili analoghe negligenze. Ai bei tempi, il nostro ex Procuratore Cordova aveva l'abitudine di aprire "processi sui processi" ogni volta che in un articolo di stampa trapelasse la sia pur minima notizia relativa a indagini in corso, costringendo i poveri Sostituti a un supplemento di lavoro destinato inevitabilmente a concludersi in una bolla di sapone.

La verità è che in qualunque realtà giudiziaria di una certa entità i flussi informativi sono molteplici, pretendere di "addomesticarli" o di individuare specifiche responsabilità è quasi sempre vano. ... a meno che il nuovo istituto del "trasferimento cautelare" non sia stato concepito (anche) per ovviare a queste "difficoltà" (altra questione, poi, sarebbe quella relativa al carattere riservato o meno dei singoli atti divulgati, ma qui ovviamente parlo in generale, senza una specifica conoscenza delle carte processuali, che oltre tutto conta fino a un certo punto, come meglio sarà chiaro in seguito).

2) Avere inserito motivazioni sovrabbondanti in un decreto di perquisizione.

Qui si resta sorpresi, perché finora ci era stato insegnato che i P.M. erano una congrega di aguzzini dediti alla sistematica soppressione delle garanzie delle persone indagate, al punto da indurre il legislatore a ripetuti interventi di prevenzione rispetto al loro "strapotere": in questo panorama così fosco, ci saremmo aspettati che un gran numero di colleghi finisse sotto processo per provvedimenti carenti di motivazione, e invece ... Non si finisce mai di stupirsi! Senza contare che, seppure è un bel po' di anni che non bazzico più la procedura penale, credo di poter affermare senza tema di smentita che la "eccesssività" e la "pertinenza" delle motivazioni di un atto d'indagine non possono essere valutate illico et immediate, essendovi comunque un'indagine in corso, soltanto alla conclusione della quale potranno compiersi (forse) tali valutazioni.

Insomma, la curiosa tempistica dell'accusa non sfugge al sospetto che non si sia voluto attendere l'esito delle indagini perché le indagini s'intendeva bloccare.

3) Non aver rispettato la doverosa riservatezza attraverso una pluralità di interviste relative all'indagine in corso.

E qui ci sarebbe veramente da ridere, se non ci fosse invece da piangere ... I nostri giornali sono pieni di colleghi che quotidianamente ciarlano senza meno delle proprie indagini (uno di essi, che da Potenza per un certo periodo ci forniva quotidianamente, da giornali e TV, la spiegazione autentica dei propri provvedimenti, è beneficiato – buon per lui – di mancate iniziative ministeriali proprio all'esito della medesima indagine coinvolgente anche Luigi), e s'interviene su un P.M. che con ogni evidenza ha preso la parola non certo per farsi pubblicità, ben poco essendo trapelato sul reale contenuto della sua indagine, ma al solo scopo di denunciare l'intollerabile "clima" esistente negli uffici calabresi, tale da rendergli difficoltoso o addirittura impossibile continuare a fare il proprio dovere, se non a prezzo di gravi rischi anche personali ...

Potrei andare avanti su altre indiscrezioni giornalistiche ugualmente risibili, come ad esempio quella secondo cui Luigi sarebbe responsabile di non aver riferito al proprio Capo di importanti atti investigativi (probabilmente ci si riferisce ad attività delle quali, come emerso dalle indagine, il predetto Capo non aveva alcuna necessità di esser reso edotto, essendone già perfettamente a conoscenza, e anzi essendosi premurato di informarne anche alcuni dei diretti interessati ...), ma credo di aver reso il punto.

Se il problema fossero queste bagattelle, e se il C.S.M. dovesse effettivamente valutarne la fondatezza disciplinare, non vi sarebbe alcunché da preoccuparsi.

Se ...

Ma allora, perché il "caso De Magistris" è così preoccupante?

Forse perché sappiamo tutti che il vero problema non è la fondatezza o meno delle censure, ma il tentativo ormai esplicito di stoppare un'indagine "scomoda" costi quel che costi?

Forse perché temiamo che gli accertamenti del C.S.M., come è spesso accaduto, saranno influenzati da una pluralità di fattori, e che di questi solo l'ultimo in ordine di importanza (nella migliore delle ipotesi) sarà l'effettiva consistenza giuridica delle accuse?

Forse perché temiamo che ancora una volta le fazioni si schiereranno in base a logiche di realpolitik, e che quindi non pochi potrebbero essere ben disponibili a disquisire dottamente in sede consiliare sulla innegabile realtà delle "gravissime anomalie", insomma offrendo tranquillamente la testa di Luigi De Magistris in cambio del proverbiale piatto di lenticchie?

Forse perché temiamo che non tutti si siano convinti del fatto che il (presunto) mutamento del contesto politico generale in nulla ha spostato la necessità di mantenere ferma la barra della tutela rigorosa della magistratura indipendente e aliena da condizionamenti, a fronte di attacchi che non differiscono in nulla (in nulla!) da quelli verificatisi in passato?

Forse perché il "caso De Magistris" è rivelatore del fatto che, ad onta delle operazioni di maquillage normativo, i disegni di restaurazione e di "normalizzazione" del potere giudiziario continuano imperterriti e fruttuosamente?

Forse perché, ancora una volta, a non capire niente di quello che succede sono i cittadini, in questo caso i cittadini di una zona d'Italia particolarmente infelice per il crimine che ne piaga tutte le istituzioni, ivi comprese quelle giudiziarie?

Al di là della scontata solidarietà all'amico e compagno di tante battaglie a difesa dei valori del trasparente e corretto esercizio della giurisdizione (sono dalla parte di Luigi, non si era capito?), può forse auspicarsi che questa vicenda produca almeno un risultato benefico, quello di far sì che ciascuno si assuma pubblicamente le proprie responsabilità, consentendo a tutti noi di toccare con mano dove, in tutte le sedi (al C.S.M., al Ministero, negli uffici giudiziari calabresi e non), si annidano le due diverse magistrature di cui parla qualcuno e, perché no?, se esiste anche la terza cui accennano altri.

5 commenti:

guidodemaio ha detto...

"...pare iniziarsi a comprendere quali siano le reali motivazioni della punizione che il Ministro della Giustizia Mastella vuole far infliggere dal CSM al PM di Catanzaro De Magistris. Il PM nei confronti del quale egli chiede il trasferimento d'ufficio è reo, secondo il Ministro, non solo di svolgere indagini su Romano Prodi & Co., ma altresì di tenere sotto "osservazione intercettativa" proprio lui, titolare del dicastero: lesa maestà! Ora, stà storiella inizia a preoccupare anche noi napoletani: vuoi vedere che il Ministro della Giustizia si sta attrezzando anche per chiedere la punizione dei nostri PM Noviello e Sirleo, rei di lesa maestà nei confronti del Governatore Bassolino? Siamo forse passati dalle leggi ad personam ai trasferimenti per vendetta? Con una insignificante differenza: ieri, pur solo minacciate le leggi ad personam, subito partivano gli strali della magistratura associata, dei girotondini e compagni vari; oggi, a trasferimento richiesto, pare che tutti tacciano o , comunque, preferiscano mantenere un low profile ... misteri della politica e della magistratura..."
Questo scrivevo con amarezza qualche giorno fa su www.penalpolis.splinder.com. Continuo a restare perplesso sul mancato intervento dell'ANM. Ma, finalmente, dalla lettura del vostro blog e dall'intervento di Raffaele Greco (sempre apprezzato a Napoli, come altri transfughi - vedi Sergio Zeuli Jr. da Procura Napoli a TAR Campania o Antonio Grumetto da Procura Napoli ad Avvocatura di Stato) inizio a rendermi conto che i vostri Colleghi non sono comunque lasciati soli. Preparatevi a sorregerne spiritualmente altri. Ce ne sarà bisogno. Mala tempora currunt.

Anonimo ha detto...

Mi permetto di riportare quanto scritto dalla sezione di UNICOST dell'Associazione Nazionale Magistrati di Catanzaro e, magari, invitarti a riflettere prima di trarre giudizi affrettati e populisti

"Il clima creatosi intorno alla vicende riguardanti la magistratura
calabrese indurrebbe a tacere per non mischiarsi al vociare confuso e urlante di questi giorni.
I magistrati di Unicost tuttavia, ritengono di non potersi esimere
dalla necessità di esprimere il proprio punto di vista sui fatti all’attenzione dell’opinione pubblica.
Non si può sottacere il senso di sbigottimento che ci coglie nell’assistere alla demolizione
quotidiana di tutti quelli che dovrebbero essere i punti fermi, patrimonio comune dell’intero
corpo della magistratura.
Per sconfiggere la sensazione di disorientamento che ci assale,
vogliamo ripristinare alcuni di questi punti fermi che dovrebbero
costituire certezze fuori discussione ma che, invece, come dimostra quanto dichiarato da alcune componenti della magistratura associata e da alcuni colleghi appartenenti a tale componente, così pacifici non sono:
1) il Ministro della Giustizia ha la facoltà,riconosciutagli dall’art. 107 della Costituzione,
di esercitare l’azione disciplinare. L’atto di incolpazione del Ministro Mastella,quindi, è un atto legittimo,in quanto esercizio
di una prerogativa riconosciutagli
dalla Costituzione;
2)La verifica della fondatezza nel merito dell’atto di incolpazione
spetta, in via esclusiva al Consiglio Superiore della Magistratura. Ogni valutazione o,peggio, ogni perentoria affermazione, proveniente da magistrati,circa la strumentalizzazione(a qualsiasi fine) del trasferimento d’ufficio dei colleghi interessati risulta irriguardevole verso il Csm, ingenerando nell’opinione pubblica l’erroneo convincimento che la
magistratura calabrese non abbia fiducia circa l’onestà e l’obiettività dell’operare del
proprio organo di autogoverno.
Risulta allora necessario ribadire qui, con forza e in maniera chiara, l’assoluta fiducia e rispetto nei confronti dell’organo costituzionale presieduto dal Presidente della Repubblica, certi che qualsiasi statuizione adottata nei confronti dei colleghi De Magistris o Lombardi, sarà ispirata all’unico obiettivo
della tutela degli interessi della magistratura e sarà improntata
al rispetto delle regole in maniera scevra da qualsiasi strumentalizzazione.
Associazione Nazionale Magistrati Uniti per la Costituzione Distretto
di Catanzaro"

PS
1) Il punto non è quello di stare a favore o contro i colleghi De Magistris e Lombardo, i quali sono sicuro faranno validamente valere le loro ragioni dinanzi al CSM (Consiglio Superiore della Magistratura). Quel che mi amareggia è la demagogia con cui viene trattata la vicenda
2) Invece di sparare nel mucchio, si vogliono, per cortesia, fare i nomi di quei magistrati (e non quella magistratura) collusi, corrotti o indifferenti ? (domanda rivolta al collega Nello Rossi)
3) Quanto all'istituto del "trasferimento cautelare" convengo con te che, così come strutturato, suscita in me molte perplessità

Raffaele Greco ha detto...

Innanzi tutti, mi preme precisare che il mio intervento era originariamente una mail pubblicata in una lista di posta elettronica, che non ho avuto la possibilità di rielaborare e che, tuttavia, i curatori di questo blog hanno avuto la bontà di ritenere già di per sé idonea alla pubblicazione. Forse è questa la ragione per cui la necessaria sinteticità di alcune affermazioni possono aver ingenerato l'impressione - da me certamente non voluta - di superficialità e demagogia.
Ribadisco che conosco molto bene Luigi de Magistris e la sua vicenda, e che le mie preoccupazioni sulla sua sorte sono solo confermate dal passaggio di un documento di Unicost riportato nell'ultimo commento.
Ciò che non condivido di quest'ultimo non è, ovviamente, il richiamo alla legittimità dell'iniziativa ministeriale: è evidente che il Guardasigilli ha esercitato un potere riconosciutogli dall'ordinamento; se così non fosse, ci troveremmo di fronte a un abuso, e in tal caso (almeno in un tale caso!) oso sperare che la magistratura sarebbe insorta compatta a tutela delle proprie prerogative, indipendentemente dall'identità del singolo magistrato destinatario dell'abuso stesso.
No, ciò che appare invece inquietante è la cieca e tranquillizzante fiducia nel fatto che il C.S.M. saprà certamente fare giustizia sulla vicenda, accompagnata dall'implicito invito a non "interferire" e dall'accusa di demagogia a chiunque si azzardi - nelle more delle determinazioni consiliari - a esprimere giudizi sulla vicenda.
Senza voler trasmodare in una radicale e generalizzata delegittimazione dell'organo di autogoverno, mi sento di essere molto più pessimista al riguardo, sulla base di due dati desumibili dall'esperienza di chiunque bazzichi la magistratura associata per un certo periodo:
1) il malcapitato magistrato che si ritrovi coinvolto in vicende disciplinari o paradisciplinari deve essere ben consapevole che la sua sorte sarà decisa sulla base di argomentazioni del tutto estranei al merito delle contestazioni su cui è chiamato a difendere, e nelle quali ben di rado assumerà rilievo decisivo la valutazione di fondatezza/infondatezza delle censure medesime, prevalendo il più delle volte logiche di appartenenza e di equilibrio politico-correntizio: come spiegare altrimenti il fatto che, anche laddove si tratti di accertare se il P.M. Tizio o il giudice Caio hanno commesso determinate malefatte, i rappresentanti delle varie correnti in Consiglio il più delle volte si esprimano compattamente ciascuna a favore dell'una o dell'altra soluzione ("M.D. ha votato contro il trasferimento, Unicost a favore" etc)? Possibile che siano sempre tutti d'accordo anche - per dire - sull'esistenza e la rilevanza disciplinare dell'eventuale relazione intrattenuta dal magistrato con la segretaria?
2) Il principio secondo cui non si deve interferire quando è in corso una procedura dinanzi al C.S.M. non è affatto inderogabilmente rigoroso, ché anzi appare suscettibile di notevole "elasticità" a seconda dell'identità e dell'appartenenza dei singoli magistrati di volta in volta implicati (dopo tutto quello che abbiamo letto della situazione calabrese, qualcuno si sogna di affermare - ammesso che tale affermazione abbia un senso - che il "caso de Magistris" sia meno grave di quello di Colombo e Boccassini perseguitati dal potere politico per alcune indagini che avevano svolto?).
Se questo è il panorama, se le logiche di schieramento e appartenenza prevalgono anche sulla pelle dei magistrati interessati, solo occasionalmente le soluzioni finali che il C.S.M. raggiunge possono essere conformi a giustizia.
Per questo, non posso che ribadire la mia preoccupazione e il timore che Luigi - notoriamente estraneo a ogni "intellighenzia" politico-correntizia nonché a gruppi di potere di qualsiasi sorta, ma anzi "scomodo" per tutti questi ultimi come dimostra la sua storia personale - venga sacrificato, in maniera del tutto avulsa dalla fondatezza delle contestazioni rivoltegli, sull'altare di una malintesa "realpolitik" che mal sopporta, specie nell'attuale momento storico-politico, ogni "turbativa" alla gestione dei delicati rapporti tra magistratura associata e potere politico.
Raffaele Greco

Anonimo ha detto...

Per Raffaele Greco:
mi auguro che la tua giusta preoccupazione la manifesterai anche per tutti quei magistrati (che non conosci) e che si trovano, o si troveranno, nella situazione del collega De Magistris e che, per propria o altrui scelta, non avranno dalla loro nè la "piazza" nè la stampa.
E' il principio quello che conta, o no ?

Anonimo ha detto...

Solo oggi leggo gli interventi di Raffaele Greco e le risposte di Gerardo Dominijanni e proprio oggi si apre il procedimento disciplinare a carico del PM De Magistris.
Desidero rispondere, da "intruso", all'invito, rivolto dal dr. Dominijanni al dr. Greco, a manifestare la sua preoccupazione anche per le sorti di magistrati sotto azione disciplinare, che non godano delle attenzioni di piazza e stampa.
Non crede, dr. Dominijanni, che quella preoccupazione e quelle attenzioni convergano sul medesimo magistrato per la stessa ragione e che quest'ultima non sia data dalle luci della ribalta su veline o membri di famiglia già reale, bensì dai timori di espedienti con le "carte a posto" volte ad eliminare un inquirente scomodo ?
Trovo assai superficiale quell'invito, dal momento che il caso di un ministro che ritiene di esercitare il potere disciplinare sul magistrato che sta indagando proprio su lui (e sul presidente del Consiglio Prodi), ottenendone il trasferimento, DEVE, in considerazione del sospetto di atti lesivi dell'autonomia ( quanto era usata questa parola sino ad un paio di anni fa ! ) della magistratura e, di conseguenza, della democrazia, ottenere e mantenere la massima attenzione da parte della "piazza" ( il termine sarebbe stato più aderente alla realtà, se fosse stato utilizzato nella passata legislatura, ma, comunque, grazie al dr. Dominijanni per aver definito così la pubblica opinione, cioè noi cittadini, che forse abbiamo qualche diritto di essere informati di fatti, che potrebbero essere allarmanti per la collettività)e della stampa.
Ma, se questi fatti meritano quell'attenzione e suscitano quei timori, mi pare giusto e doveroso che altri magistrati, in virtù della conoscenza dell'ordinamento giudiziario e dell'esperienza del mondo giudiziario, aiutino i cittadini a comprendere gli avvenimenti, senza per questo entrare nel merito del caso concreto. E, aggiungo, diano la conferma agli stessi cittadini, che, se le carte sono "a posto" soltanto nel senso spiegato da Travaglio, non basti l'autoselezione del proprio indagatore da parte del ministro Mastella per metter tutti i giudici a tacere.
Per questo, grazie al dr. Greco.

Guido Fugazza, Como