lunedì 1 ottobre 2007

Una "Giustizia" molto migliore è possibile ... anche subito!


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L’idea di fondo che ci ha spinti ad aprire questo blog è che una “Giustizia” migliore è possibile anche subito, ma a condizione che ammettiamo (almeno in ipotesi) che le cause del suo attuale pessimo andamento non sono solo “esterne” alla magistratura, ma anche, in percentuale molto rilevante, “interne”.

Quello che proponiamo non è un insieme di soluzioni pratiche, ma un nuovo approccio al problema.

Un nuovo approccio che ci sembra corretto eticamente e utile praticamente: nel denunciare i torti degli “altri” e chiedere loro di cambiare, ammettere i torti “nostri” e offrire subito noi dei cambiamenti.

Sull’eticità di un tale approccio ci pare non sia necessario diffondersi.

Sulla sua utilità pratica abbiamo già scritto e scriveremo ancora.

Ma intanto esiste una prova “documentale” che una “Giustizia” migliore (anzi: molto migliore) di quella attuale è possibile anche con le leggi attuali e i governi attuali: è la Procura della Repubblica di Bolzano.

Pubblichiamo un breve scritto del Procuratore Cuno Tarfusser, che riassume le iniziative che, NELL’ARCO DI SOLI TRE ANNI, hanno cambiato il volto di quell’ufficio giudiziario.

Lo scritto è tratto dalla newsletter della Fondazione Nord Est e, nella sua essenzialità, fa comprendere del tutto agevolmente che la risorsa straordinaria che ha consentito “il miracolo” è l’atteggiamento assunto dal Capo dell’ufficio e da coloro che vi lavorano.

La Procura di Bolzano ha gravi carenze di organico (più di altri uffici) e un carico di lavoro non inferiore a quello di tanti altri uffici simili. Dunque, operava e opera in condizioni pari a quelle di altri.

Solo che lo fa decisamente meglio.

Molto si potrebbe dire in dettaglio. Per il momento ci limitiamo a indicare i link a due documenti che si possono leggere sul sito della Corte di Appello di Catania (dove Cuno ha tenuto una interessantissima conferenza) (
qui e qui) e ai file audio di tutti gli interventi svolti a un convegno tenutosi il 14 e 15 dicembre 2006, dal significativo titolo “Cittadino & Giustizia. Qualità, efficienza e trasparenza nell’organizzazione dei servizi. L’esperienza della Procura della Repubblica di Bolzano” (qui).

Ci preme sottolineare (perché dà l’idea di quanto è profonda la notte in cui siamo) che qualcuno ha proposto di considerare quello di Bolzano un “modello” (così da prospettarne l’esportabilità e diffondibilità), ma l’idea non è stata accolta, perché i più hanno detto che non si tratta in verità di un modello, ma (solo) di una “esperienza”, relegandola così a fatto eccezionale e non emblematico.

_____________________


di Cuno Tarfusser
(Procuratore della Repubblica di Bolzano)



Le idee e la voglia di cambiamento che da tempo erano oggetto di discussione all’interno della Procura della Repubblica di Bolzano hanno preso forma in un progetto strutturato nell’agosto del 2004.

Unitamente ai miei colleghi e collaboratori ero, infatti, alla ricerca di soluzioni organizzative nuove, moderne e soprattutto idonee a dare uno scossone a un sistema, il Sistema Giustizia, caratterizzato da immobilismo organizzativo, da autoreferenzialità e da quella che io chiamo la sindrome del peritus peritorum in forza del quale il magistrato non è ontologicamente abituato al confronto e alla discussione, posto che la decisione finale è sempre e comunque la sua.

L’intento era quindi quello di lavorare con determinazione a una modernizzazione dell’apparato burocratico così da poter offrire al cittadino il Servizio Giustizia migliore possibile in un rapporto di equilibrio tra qualità e costi e con l’intento ulteriore di fargli riconquistare la fiducia nella Giustizia.

Questo progetto che ho denominato “Progetto pilota di riorganizzazione e ottimizzazione della Procura della Repubblica di Bolzano” è stato sottoposto all’attenzione del Fondo Sociale Europeo che, dopo averlo valutato e approvato, lo ha finanziato con 200.000 euro, accettando quella che allora era certamente una scommessa.

Mi sono quindi rivolto a una società di consulenza, la emme&terre S.p.A. di Padova, che aveva già assistito altre pubbliche amministrazioni (mai però un ufficio giudiziario) in azioni di sistema e guidati dal nostro project manager e dai suoi consulenti, ci siamo messi a lavorare sugli obiettivi del progetto che posso sintetizzare in quattro punti:

- restituire maggiore efficacia amministrativa all’azione della Procura attraverso l’analisi e la reingegnerizzazione dei processi lavorativi;

- analizzare i costi al fine di pervenire alla massima efficienza economica mediante l’eliminazione strutturale degli sprechi, mantenendo contestualmente inalterata la qualità dell’azione istituzionale;

- acquisire una mentalità orientata alla cultura del “Servizio”, che mette l’utente al centro del proprio agire nell’ottica della “customer satisfaction”;

- gestire in modo più sinergico e istituzionalmente corretto i rapporti con coloro che rispetto alla Procura della Repubblica sono portatori di interessi diretti o indiretti (stakeholders).

Un primo traguardo, nell’ambito di questo processo, è stata raggiunto nel giugno 2005 allorquando, primo ufficio giudiziario, abbiamo presentato al pubblico la Carta dei Servizi della Procura della Repubblica di Bolzano.

Questa pubblicazione ha ottenuto grande consenso, sia in seno ad altre istituzioni nazionali e locali, sia da parte dei cittadini (e quindi dagli stessi utenti del Servizio Giustizia). Ne è stato apprezzato lo sforzo di presentare attraverso un linguaggio a misura di cittadino i compiti e la mission istituzionale della Procura della Repubblica e di dare le informazioni di ordine pratico che ogni utente vorrebbe ricevere quando si approccia a un servizio della Pubblica Amministrazione. Abbiamo, in altre parole, cercato di presentare al cittadino il nostro ufficio immedesimandoci nelle sue esigenze e aspettative.

A questo scopo di informazione e orientamento del cittadino si aggiunge l’ulteriore valore insito in una carta dei servizi, ovvero il rapporto di fiducia e di rispetto che si crea tra l’istituzione e l’utente che è dato dall’impegno che l’Ufficio si prende di garantire gli standard di qualità del servizio indicati nella Carta stessa.

Nel dicembre dello stesso anno la Procura della Repubblica ha raggiunto anche un secondo obiettivo allorquando, come primo ed unico ufficio giudiziario, ha dato la massima trasparenza alla propria azione pubblicando il Bilancio Sociale 2004 seguito un anno dopo dalla pubblicazione del Bilancio Sociale 2005. Attualmente stiamo lavorando alla stesura della terza edizione del Bilancio Sociale, quello cioè relativo alle prestazioni e ai costi relativi all’anno 2006.

Questo strumento di rendicontazione sociale ha uno straordinario potenziale perché per essere trasparenti occorre innanzi tutto rendersi conto, ovvero conoscere nel dettaglio la propria organizzazione, ed è proprio questa conoscenza che consente alla dirigenza di prendere decisioni strategiche volte ad incidere in termini di miglioramento amministrativo ed economico sulle prestazioni e sui servizi erogati a tutto vantaggio dell’utente.

Il risultato più eclatante che abbiamo ottenuto sotto questo profilo è stato senza dubbio quello economico. Siamo infatti riusciti a ridurre in termini strutturali le spese di giustizia, ovvero il costo dell’azione dell’Ufficio di oltre il 65%. Declinando il dato percentuale in denaro posso dire che la Procura della Repubblica di Bolzano nel 2003, prima dell’intervento di riorganizzazione e ottimizzazione, ha sostenuto spese di giustizia per circa 2 milioni di euro.

Attraverso il lavoro di reingegnerizzazione dei processi lavorativi e di ottimizzazione delle risorse l’ammontare delle spese di giustizia si è di anno in anno ridotto fino a raggiungere nell’anno 2006 la cifra di ca. € 620.000.

Il risultato già di per sé molto significativo lo è ancora di più se si considera che non solo la mole di lavoro, in termini numerici, è rimasta sostanzialmente invariata negli anni, ma che parallelamente all’abbattimento dei costi la qualità del servizio è addirittura migliorata.

Contestualmente al lavoro per la carta dei servizi e per il bilancio sociale abbiamo lavorato anche all’implementazione del Sistema Qualità certificabile in base alle norme ISO.

A tal fine abbiamo proceduto all’analisi, alla mappatura e alla riorganizzazione dei diversi processi lavorativi che sono stati quindi protocollati diventando la base operativa unica per tutti i collaboratori.

Il sistema qualità comprende dei meccanismi di rilevazione di criticità in diversi settori nodali dell’organizzazione e quindi di monitoraggio continuo e di controllo circa l’effettiva applicazione delle procedure indicate nel sistema, procedure operative elaborate da chi si occupa del servizio. Si tratta quindi non di procedure teoriche, ma di procedure pratiche, concretamente applicabili al lavoro quotidiano.

Proprio per il grande coinvolgimento e la condivisione della mission da parte di tutto il personale amministrativo, dei magistrati e degli addetti alla sezione di polizia giudiziaria, complessivamente poco meno di 100 persone, l’adozione delle procedure non solo non ha incontrato particolari resistenze in seno all’ufficio, ma anzi ci siamo resi progressivamente conto che lavorare sulla qualità non significa altro che fare il proprio dovere e che spesso erogare servizi di qualità non significa altro che applicare le regole di buon senso alla continua ricerca del miglioramento in funzione delle esigenze del cittadino.

Grazie al sistema qualità di cui si è dotata la Procura della Repubblica di Bolzano e che le ha permesso di conseguire, primo ufficio giudiziario, la certificazione ISO 9001:2000 tanto ambita nel privato, siamo in grado di monitorare, valutare e migliorare l’efficacia e l’efficienza di ogni procedura amministrativa senza minimamente intaccare l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati nella gestione delle indagini loro affidate.

Nell’implementazione e nella valutazione del sistema qualità la sfida più stimolante ha riguardato un aspetto di fondamentale importanza per un ufficio giudiziario, quello cioè di scindere e contemporaneamente di far convivere in un giusto e necessario equilibrio, l’attività investigativa che deve godere dell’autonomia e dell’indipendenza garantite dalla Costituzione e l’organizzazione che altrettanto doverosamente deve rispondere ai criteri costituzionali di buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione.

La consegna del certificato ISO 9001:2000 da parte dell’amministratrice unica della DEKRA Certification s.r.l. di Milano, società cui ci siamo affidati per la valutazione ai fini della certificazione, è avvenuta nel corso di una cerimonia al Palazzo di Giustizia di Bolzano il 16 giugno 2007, cui significativamente sono intervenuti il Ministro della Giustizia Mastella e rappresentanti del Consiglio Superiore della Magistratura.

Questi tre anni di lavoro alla Procura di Bolzano e i risultati ottenuti in termini di efficacia, di efficienza e di trasparenza, mi inducono alle seguenti sintetiche riflessioni conclusive:

- è possibile rendere un Servizio Giustizia migliore, nonostante i limiti insiti nelle leggi (troppe e scritte male) e nei beni e servizi disponibili (pochi), intervenendo in modo organico e moderno sull’organizzazione degli uffici giudiziari;

- è possibile dimezzare le esorbitanti e incontrollate spese di giustizia adottando misure strutturali e diffondendo tra gli operatori della giustizia la consapevolezza che la giustizia costa e quindi far passare una cultura economica oggi inesistente;

- è possibile sfatare lo stereotipo dello statale pigro, maleducato, assenteista e iper-sindacalizzato se solo viene stimolato e coinvolto, se sente di essere apprezzato, se riceve il buon esempio dai propri superiori;

- è possibile ottenere la fiducia del cittadino nelle istituzioni se solo gli si offre ciò cui ha diritto: un ufficio pubblico caratterizzato da un adeguato livello di professionalità, efficienza e trasparenza.

… E se si può, si deve…


9 commenti:

Anonimo ha detto...

Una giustizia migliore. Dobbiamo intenderci sul che cosa intende per giustizia migliore. Ultimamente mi pare, vedi relazioni dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, che la giustizia si valuti solo in termini statistici. Per dare un giudizio sulla giustizia si esaminano dati circa il numero dei processi iniziati e conclusi. Un buon giudice è quello che non ha arretrato. Un buon giudice è quello che ha redatto un rilevante numero di sentenze. Ritengo che sifatte valutazioni siano errate o quanto meno incomplete . Sono valutazioni effettuate senza considerare un dato fondamentale: la qualità dei provvedimenti. La valutazione si ferma a verificare se un giudice produce e non verifica che cosa produce. La valutazione non scaturisce da un giudizio circa la bontà di un provvedimento, non si verifica, per esempio, se la sentenza è giusta o sbagliata, se questa è stata confermata o riformata. Quantità e non qualità. Quantità è spesso sinonimo di bassa qualità. La cassazione ha elevato nell’ultimo decennio il numero delle decisioni e ciò è sicuramente avvenuto a scapito della qualità. I processi, le sentenze devono diminuire non aumentare. E’ assurdo che più giudici si debbano pronunciare sullo stesso fatto, non ha una logica che vi siano due gradi di merito, senza nessuna garanzia che la decisione successiva sia migliore di quella precedente. Una giustizia migliore è quella che produce provvedimenti giusti e non tanti provvedimenti. La verifica sullo stato della giustizia deve avere ad oggetto la qualità. E riguardo a ciò si deve iniziare un forte autocritica che porti a valutare l’operato del singolo magistrato. Solo così si può giungere ad una giustizia migliore.
Fabio Lattanzi

Anonimo ha detto...

Salve.

Non sono d'accordo con il commento del vostro Collega, ove afferma che una giustizia migliore è quella che produce provvedimenti giusti. Non basta, infatti, la correttezza formale del provvedimento, né l'assenza di errori di ortografia e di sintassi. Occorre IN PRIMO LUOGO che la giustizia sia VELOCE, altrimenti potrete scrivere anche meravigliose e lunghissime dissertazioni giuridiche, che avranno sì il pregio, alquanto bizantino, della forma, ma che saranno del tutto inutili per il cittadino, ammesso che siano ancora vivo quando tali sentenze saranno pubblicate !

Anonimo ha detto...

Si vede subito, dalla lunghezza dei post, che in questo sito scrivono professionisti della giustizia.

E' il primo sito, tra quanti ne ho sinora visti, ove alcuni post sono di lunqhezza pressoché infinita...tante, troppe parole. E' poi strano che non si riesca a comprendere che un "esterno" non avrà mai la pazienza di leggere queste lunghissime dissertazioni, ancorché scritte in un corretto, spesso eccellente, italiano.

In breve, sono commenti che resteranno per "gli addetti ai lavori", e in ciò nulla di male, se l'intento dei creatori di questo blog fosse proprio quello di farne un uso meramente interno. Qualora, però, l'intento fosse diverso, allora devo dire che non sembra questo il modo migliore per perseguirlo.

Quanto sopra premesso, forse è il caso di ribadire che la giustizia "migliore" è data anche dalla brevità e dalla speditezza delle decisioni.

Nel settore civile, questo risultato si può ottenere "forzando" la mano agli avvocati e usando, ove possibile e conveniente, l'art. 281-sexies. Basta, a tal fine, assegnare termine per il deposito di note difensive prima dell'udienza di discussione, nella quale, previa rinuncia degli avvocati a discutere la causa, si sottoscriverà la sintetica sentenza, già preparata e pronta per il deposito.

Non è questa, sicuramente, la panacea per tutti i mali del sistema, ma può costituire un valido, seppur limitato, palliativo.

Grazie per l'attenzione.

Anonimo ha detto...

Ieri sera a Annozero ho ascoltato il dott. Tinti che in poche e semplici parole ha spiegato alcuni dei malanni della giustizia italiana. Io non sono un addetto ai lavori e non ho ancora letto il suo libro "Toghe rotte". Spero che questo libro sconvolga i politici dormienti, nulla facenti e pasticcioni che ritengo siano, ancora una volta, la causa principale dei mali italiani. Infatti, le leggi che i magistrati applicano sono frutto dei politici che le fanno. I magistrati dal canto loro dovrebbero spoliticizzarsi, mettere in chiaro maggiormente i problemi che hanno e che impediscono loro di dare risposte chiare e rapide ai processi. Mi è piaciuto il suggerimento che il dott. Tinti ha fatto con Augias oggi: prendere il codice penale svizzero e applicarlo tout-court all'Italia. Non lo conosco ma sicuramente è migliore del nostro.

Anonimo ha detto...

Non occorre andare a cercare le leggi del codice svizzero: basterebbe applicare quelle che ci sono già in Italia, senza interpretarle.
"Le leggi ci sono, ma pon man ad esse"?-Dante Alighieri, 1300

LA QUESTIONE MORALE e LA CERTEZZA della PENA, secondo me, in questo momento sono prioritarie in Italia.
Tutti i politici le invocano, le sostengono, ma...i magistrati, poi, le applicano veramente?
E i politici, le vogliono?
Si vuole o non si vuole fare giustizia applicando e "NON INTERPRETANDO" la legge a beneficio di chi delinque?

Ha un senso affermare che "non si è d'accordo d'INDAGARE perchè si voleva indagare " a senso unico" nei fatti di Genova dove ci sono: gli AGENTI , gli attori e i MANDANTI.
I ragazzi della Diaz NON SI SONO PICCHIATI "DA SOLI"!
Non possono certi politici giustificarsi in modo "PUERILE" sostenendo che si voleva indagare solo e soltanto su questo , ma ci sarà anche "QUELLO" che....HA DATO GLI ORDINI DI ....fare irruzione nella scuola Diaz, per .. sorprendere ragazzi INERMI che stavano RIPOSANDO , anzi, DORMENDO!
Occorre sapere e conoscere i loro NOMI! IDENTIFICARLI.
Non si faccia come quel Magistrato che scrisse : "INDAGHIAMO Pinco Pallino e gli ALTRI! E nonostante i nomi fossero scritti nelle dichiarazioni e nei DOCUMENTI agli ATTI, continuava a chiamarli "ALTRI" per non ISCRIVERLI NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI, INTERROGARLI E POI perseguirli dei reati gravi che avevano commesso.

Questo succede in certe Procure d'ITALIA: ci sono persone che godono di protezione IMMENSA grazie ai politici amici di .....AMICI che DIMENTICANO il Rispetto del codice etico-deontologico della propria professione, che insultano la GIUSTIZIA e si comportano in modo IMMORALE .
La Giustizia è in queste Mani ....?
E chi vorrebbe ripristinare la PULIZIA morale e il Rispetto della legalità , o lascia(G.Colombo), oppure viene trasferito e gli si AVOCA l'inchiesta "per la troppa solerzia".

*Io ho un concetto etico della Magistratura
(DE MAGISTRIS e FORLEO insegnano)

Una Magistratura fatta di verità,
rispetta la Costituzione-art.112,
si adopera per la costante attuazione della giustizia,
applica la legge,
educa alla legalità,
impedisce molte corruzioni,
frena la violenza della criminalità,
accelera i tempi dei processi penali,
non abbassa la schiena e china gli occhi ai politici.
Se la Magistratura non è capace di questo si fa carico di vite umane.
Un magistrato incapace di cercare la verità,
per sottomissione o per collusione,
per paura o per ricatto,
non ha coscienza del proprio SERVIZIO,
è responsabile di crimini.
(Parafrasando il giornalista Fava ucciso dalla Mafia)

Maria R.

Anonimo ha detto...

La giustizia non è sempre stata così come oggi noi la conosciamo. I termini giustizia, legge, diritto sono termini, ai tempi nostri, altamente sovrapposti. E poi il bello è che la giustizia la si indica come una vitù, una qualità, mentre la politica è solo corrotta. Allora giustizia non è diritto dato che il diritto, per noi è la legge che è frutto della politica, la quale quest’ultima è corrotta. Se no diremmo che la giustizia è corrotta e quindi priva di valore o virtù. Tale concezione delle cose non è sempre stata così. Vi era un epoca (termine da tanti storici odiato) il medioevo in cui, almeno dal punto di vista teoretico le cose non funzionavano così . Da un punto di vista teoretico ho detto: la pratica spesso è differente. Ma anche oggi la teoria e la pratica non vanno proprio a braccetto (basti pensare al parlamento che ci rappresenta, o tutte le le convenzioni internazionali firmate dagli stati in materia di diritti umani). La definizione di legge che andava di più nel tredicesimo secolo era quella di S. Tommaso: lex est ordinatio rationis ad bonum comune ab eo qui communitates habet promulgata. La legge è ordine della ragione rivolta al bene comune promulgata da parte di chi ha cura della comunità .La definizione moderna di legge è una cosa del genere: la legge è atto che è frutto di un procedimento detto legislativo. E poi nei manuali di trattatistica di diritto pubblico si descrive tale procedimento e chi fa tali leggi. Certo dire che la legge è ordine della ragione rivolta al bene comune e dire che la legge è frutto di un iter legislativo ne passa tanto. È triste constatare che non si dica in tutte le leggi che ci sono cosa sia sostanzialmente una legge. Forse quell’epoca medioevale così tanto decadenzata dalle persone,non era così male.Non esiste una regola universale (o forse si quella di Cristo) propio perchè ogni caso è a sè. Bisogna trovare, più che una regola precisa e applicabile a chiunque e in ogni tempo, il principio, la ratio. Il saper giudicare secondo giustizia si riduce ad un retto uso della discrezione. Ma su quali basi bisogna giudicare secondo discrezione? la legge degli uomini? Essa è così mutevole...è il frutto della volontà di chi stà al potere...se usassimo rettamente la discrezione su tale tipo di legge arriveremmo si a una decisione giusta, ma giusta all'interno di quel sistema. Ma allora quale sistema noi dobbiamo usare? il mio pensiero si riconduce sempre in una direzione: dovremmo usare come fonte, le norme dettate da Cristo.Le uniche veramente rette e vere. Infatti la verità è un grosso problema. Parto dall'assunto che la verità è relativa: essa è fortemente condizionata dal tempo e dall'uditorio di riferimento. Questa però è la verità degli uomini.Quella di Dio è stata invece rivelata una sola volta ed è immodificabile alla sua radice.
by ottaviano
http://www.jusestars.blogspot.com/

Anonimo ha detto...

Io non so neanche se questa sia la parte giusta del blog per porre questa domanda, ma spero che, in nome della sollecitata partecipazione di tutti, comunque qualcuno risponda:
premesso che: “L’ingiustizia in un luogo qualunque è una minaccia per la giustizia ovunque” - Martin Luther King, espongo:
1) un cittadino denuncia dei reati a tre procure della Repubblica e, per fatti collegati, ad una quarta, senza mai ricevere alcuna risposta né di archiviazione né altro;
2) lo stesso cittadino, in mancanza di questa risposta si rivolge al Presidente della Repubblica per sollecitare un Suo intervento, che avviene, nel senso che rivolge al C.S.M. preghiera di dare notizia in merito; 3) la preghiera del Presidente della Repubblica non sortisce alcunchè; 4) dimenticavo: almeno in parte i reati vedono la partecipazione diretta di qualche magistrato, almeno due, come so in maniera certa per averlo scoperto personalmente;
che faccio, lascio perdere tutto o a chi mi devo rivolgere?
Mi firmo:
Roberto Pacchiele Via Bassa Cornè 113 45031 Arquà Polesine (Ro)
0425 918105 347 9696431

il-giustiziere ha detto...

Forse il dottor Tarfusser, prima di chiedere il rispetto delle leggi, dovrebbe imparare a rispettarle sua volta.....

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Processo-don-Carli-e-%ABguerra%BB-tra-magistrati/1763768

mari tascinira ha detto...

Ritengo che il commento fabio lattanzi sia totalmente da condividere. C'è però da chiedersi perchè mai nel pensare alla possibilità di una giustizia" migliore" non si discuta mai del ruolo decisivo dell'avvocato ,dell'avvocatura e dell'ordine degli avvocati. il commento di lattanzi è datato 2 ottobre 2007,rispetto a quello che stà succedendo oggi in Italia sembra passato un secolo ,non pochi mesi soltanto! Sappiamo che i mafiosi si servono di questa "zona grigia" per manipolare cause civili e penali , sgiunzagliarla nella società civile a tutela degli AFFARI mentre attendono che la stagione del 41 bis venga cancellata. L'analisi di tale realtà non sembra mai essere stata affrontata con sufficiente consapevolezza dalla magistratura con il risultato che l'avvocatura sembra godere di un'impunità pressochè totale.Se un'avvocato per tutelare un'AFFARE commette il reato di "infedele patrocinio" e viene perciò denunciato prima che la magistratura si muova passano mesi se non anni! Non ci si rende conto che la Sanità prima e la Giustizia oggi sono entrati nel mirino degli interessi mafiosi che si servono degli avvocati come Pipitone si è servito dei medici del Santa Rita di Milano. La cosidetta "ingenieria legale" e i veri obbiettivi perseguiti da certi Network di studi legali sono solo le maschere altisonanti dietro sui si nascondono la sistematica attività predatoria di gruppi mafiosi.Non è difficile smscherarli ,basta voler vedere !Meglio aprire gli occhi prima che sia davvero troppo tardi.Spero che presto qualcuno apra un blog dove i reati commessi costantemente dall'avvocatura(nel rispetto della privacy) siano portati a conoscenza delle potenziali vittime chiamate "clienti".Ci sarebbe un modo molto semlice per incentivare la qualità del servizio giustizia :partire dalla pubblicizzazione dei reati commessi da avvocati onde evitare che continuino impunemente a delinquere semplicemente reiscrivendosi all'albo dopo essere stati sospesi per poco. In tal modo si selezionerebbero i migliori studi legali , quelli che tutelano realmente gli interessi dei loro patrocinati. Se ciò non fosse possibile c'è solo da sperare che si consenta al disgraziato cittadino italiano di costituirsi in giudizio senza un l'avvocato il chè, con le tecnologie moderne a partire dalla facilità all'accesso di competenze legali che offre internet ,non sarebbe affatto difficile. Ciò detto , mi auguro di destare dal sonno greve la parte migliore della magistratura italiana.