domenica 4 novembre 2007

Violenza economica e violenza sociale


di Franco Daroma
(Ingegnere)

L'azione criminosa, una volta avvenuta, deve essere perseguita e punita, con severità e senza uscire dalle regole dello Stato di diritto: non può esservi ambiguità su questo.

Però la criminalità va anche e per quanto possibile prevenuta, come tutti ammettono; e la si previene perseguendola anche “a monte”, come non tutti fanno.

Mi spiego. Si dice che il soggiorno agli stranieri non può essere autorizzato se essi non hanno un lavoro, altrimenti lo stato di indigenza in cui chi è senza lavoro viene a trovarsi “agevola” l’ingresso nei circuiti delinquenziali. Quest’ultima parte ha senz’altro una parte di verità.

Però, vogliamo anche vedere bene come stanno le cose? Il fatto è che molti stranieri “irregolari” in realtà lavorano, ma:

a) non possono dimostrarlo, perché lavorano in nero, e non certo per scelta personale (lavorano in nero anche gran parte di coloro che sono in possesso dei documenti che consentirebbero la loro assunzione regolare);

b) lavorano il più delle volte a condizioni miserrime, sia per le condizioni materiali in cui il lavoro si svolge che per il trattamento economico.

Esemplifico concretamente. Parlo di Roma, ma quello che descrivo avviene dovunque (anche se in misura maggiore nel Centro-Sud).

Ogni mattina, su molte strade al limite della città (ad esempio sulla Palmiro Togliatti, ma non solo) ci sono scene penose ed indegne di un Paese civile: file di disperati in attesa; ogni tanto arriva un furgoncino, ne carica una parte di qua ed una parte di là (le file sono molteplici) e se li porta via. Poi ne viene un altro, e vedi quegli occhi dei poveracci rimasti a terra brillare di speranza; ed un altro gruppo – non tutti – viene portato via: come una tratta di schiavi, un caporalato che non ha mai avuto fine, ma ha al più cambiato i soggetti su cui si esercita, ieri i braccianti ed ora i “nuovi schiavi” immigrati.

Li portano a lavorare, generalmente in cantieri edili (ma anche in altri tipi di aziende), dove quei disgraziati si sbatteranno per un’intera giornata, quasi sempre in totale assenza di misure di sicurezza, e per paghe da fame (letteralmente, poiché la fame di questi disgraziati non è quasi mai una metafora); e talvolta quella paga da schiavi non gli viene nemmeno data, approfittando del fatto che sono costretti a subire e non possono (non gli conviene) protestare. Notare: quei cantieri, o quelle aziende, appartengono quasi sempre ad italiani.

Allora, un Paese civile deve chiedersi: questo ignobile mercato non è causa diretta della disperazione in cui costringe migliaia di persone, che lavorano 10/12/14 o anche più ore al giorno per poche miserabili decine di euro?

Non è, questa, un’indegna sopraffazione e una violenza inaccettabile su queste persone?

E questa violenza non rischia di innescare altra violenza, perché chi vede che la propria vita non vale niente è portato a non dare nessun valore nemmeno alla vita degli altri?

Non è sociologismo a buon mercato, non si vuole assolvere nessuno che abbia commesso reato, tanto meno quando quel reato è odioso per l’efferatezza con cui ha distrutto la vita di una persona innocente e segnato per sempre quella dei suoi cari: ma il sindaco di Roma, invece di cavalcare l’onda dello sdegno popolare dicendo cose sulle quali avrebbe fatto bene a riflettere un po’ meglio, potrebbe – DOVREBBE – cominciare a fare (finalmente!) tutto quanto è in suo potere per impedire l’ignobile mercato delle braccia umane.

Se non si può (e certo non si può) giustificare chi compie atti delinquenziali, si deve perseguire anche – e ancora prima – chi violenta cinicamente la vita degli altri per il proprio sporco interesse economico (sporco, perché chi paga in nero evade anche tasse e contributi, oltre a comportarsi in modo infame).

Perché poi succede che un disgraziato che fatica come una bestia per quattro soldi, e spesso vive senza l'amore di una famiglia (mentre intorno a lui prospera il mercato dell'amore a pagamento, offerto da quelle prostitute straniere - spesso minorenni, schiave in ogni caso - che tutti sanno dove sono ma che nessuna autorità – nemmeno il sindaco di Roma – si preoccupa di togliere dalla strada e di difendere dai loro magnaccia, che sono talvolta stranieri ma talvolta anche italiani), quel povero disgraziato, che viene violentato ogni giorno nella sua dignità negata di persona, compie poi – per risentimento sociale, o per sete di qualche po’ di quel maledetto danaro che manca sempre, o spintovi dalla disperazione affettiva in cui lo annega la sua solitudine, o per una miscela esplosiva di queste e altre tempeste interiori – una violenza terribile ed estrema su una donna (sono sempre, o quasi sempre, le donne a subire violenze), facendo scattare lo sdegno e la rabbia (comunque un po’ pelosi, si dovrebbe ammettere, anche senza parlare del rivoltante sciacallaggio di alcuni politici) di chi non si è mai preoccupato – o non abbastanza – di mettere in campo le misure sociali che, oltre ad essere un dovere civile, potrebbero evitare lo scoppio di questi drammi, che rischiano di generarne altri ed ancora peggiori.

Non è giusto concedere attenuanti; si deve partecipare al dolore per quella povera vita che è stata spenta in quel modo così inumano; ma conservando la ragione, e chiedendo che si intervenga, appunto, “a monte”, e che non si usino pesi e misure diverse; che la “tolleranza zero” venga sì praticata, ma anzitutto verso coloro che rubano la vita e la dignità degli altri, esercitando una sopraffazione odiosa su coloro che non hanno che le loro braccia e la loro nuda vita.

Una così infame violenza economica non può che generare violenza sociale, in un circolo dannato che si allarga sempre più.


11 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma come si può intervenire a monte se non facendo opera di dissuasione presso coloro che vogliono venire in Italia che non è di certo il paese del Bengodi della pubblicità?Se in Italia tanti sono disoccupati o sottoccupati o male occupati, come si potrà dare una degna collocazione a gente che cerca di migliorare le sue condizioni di vita?Far venire liberamente tutti, non li espone a tante vessazioni, non li espone ad uno sfruttamnto peggiore di chi è indigeno?Ma se lo stato finora nulla può contro camorra, mafia,ndrangheta, caporalato, come volete che queste persone siano invogliate a fare il viaggio della speranza?Solo per essere sfruttate?E non si è complici allora di questo sfruttamento?
Invito anche a leggere questo articolo su La Stampa dato che afferma cose di una praticità e semplicità uniche.Non è difendendo a spada tratta chi delinque perchè per definizione "è vittima della società", che lo sia aiuta davvero e si aiutano altri emigranti che vengono da noi per lavorare.Certe iconografie lasciamole ai film stile Novecento di Bertolucci
Ecco il link de la Stampa
http://oknotizie.alice.it/go.php?us=49b01ab8225adcf7

"Uguale per tutti" ha detto...

Cara Tana,

c'è un altro modo di "intervenire a monte" oltre a fare "opera di dissuasione presso coloro che vogliono venire in Italia".

E il modo è: individuando e punendo esemplarmente gli sfruttatori - italiani - dei lavoratori stranieri.

Così come con la prostituzione: il modo migliore per ridurne i danni sarebbe punire coloro che vanno dalle prostitute e "si comprano" una persona con quattro soldi.

C'è una materia che si studia in giurisprudenza che è la criminologia.

La criminologia insegna che la minaccia della pena è molto più efficace nei confronti di chi "ha qualcosa da perdere" che nei confronti di chi "non ha niente da perdere".

Minacciare una sanzione a chi è così povero da accettare di lavorare in condizioni di sruttamente è del tutto inutile, perchè chi è in quelle condizioni è già pronto a tutto per potersi procurare da mangiare. E' pronto a morire in un cantiere senza misure di sicurezza, si figuri se non è pronto a prendersi una qualche condanna per qualche cosa.

Così chi vende se stessa per venti euro è già "in ginocchio". Cosa vuole che la preoccupi la minaccia anche di un arresto.

Viceversa la minaccia della confisca di un cantiere sarebbe molto efficace per dissuadere un costruttore edile dall'assumere in nero stranieri irregolari.

Così come la minaccia di un arresto e di una pena sarebbe molto efficace nei confronti di chi con soli venti euro può "comprarsi una donna".

Ma, stranamente, la nostra società intende punire sempre di più il lavoratore in nero e la prostituta e sempre di meno l'imprenditore che sfrutta il lavoratore e l'"uomo" (si fa per dire) che si compra una donna povera.

Questa cosa, a prescindere dalle valutazioni morali, la segnaliamo qui per dire a Lei, che ce le chiede con un interesse sincero del quale La ringraziamo di cuore, quali sono le ragioni per le quali queste battaglie lo Stato italiano non le vince.

Non le vince perchè pretende di vincerle a condizioni irragionevoli e praticamente insensate (oltre che moralmente più che discutibili).

Se si vuole combattere il crimine, qualunque crimine, bisogna rendere del tutto non vantaggioso per chiunque che quel crimine si commetta.

Se, invece, noi vogliamo combattere la mafia, ma non vogliamo confiscare i denari che la mafia investe in società apparentemente "per bene"; se vogliamo combattere la prostituzione, ma vogliamo che andare ancora da una prostituta sia cosa conveniente o comunque non dannosa per chi lo fa; se vogliamo combattere il lavoro nero degli immigrati, ma vogliamo fare in modo che chi ne approfitta si goda i profitti; se vogliamo combattere la malasanità e la malagiustizia, ma non vogliamo che chi ne beneficia continui a farlo, siamo condannati ... a restare nella situazione in cui siamo.

Un caro saluto.

La Redazione

salvatore d'urso ha detto...

Quoto l'ingegnere... è da tempo che dico sempre...

Ma perchè non se la prendono mai con chi genera questo caos? Con chi ne trae i profitti?...

E' tutto talmente logico e banale...

E invece si assiste al solito teatrino politico di destra e sinistra dove ognuno propone soluzioni senza senso e soprattutto che non avranno mai successo nel risolvere tali problemi.

Anonimo ha detto...

Capisco quello che lei vuole dire e il discorso sarebbe lunghissimo.Del resto tanto per farle un esempio, tutti in un paese di quelli che Saviano in Gomorra definisce come Las Vegas sanno dove sono le fabrichette abusive che pagano gli operai al nero , non solo ma i cui proprietari non pagano Irap et alia e che risultano magari nullatenenti con tutti gli ulteriori vantaggi della condizione (esenzione ticket sanità gratuita senza pagare un contributo, tasse enormi inevase).Tutti sanno ma nessuno fa nulla: l'operaio in quanto ricattato di licenziamento, organi preposti al controllo meno che mai dato che questa gente, con tanti operai è fonte di voti, quando non si fa eleggere direttamente.Del resto questi stessi padroncini che lavorano al nero più totale, si lamentano di dover pagare il pizzo alla camorra e alla guardia di finanza.Pagare lo stato, quindi, per loro è troppo.Ora lei capirà il motivo per il quale un immigrato non potrà mai essere tutelato, dato che non lo è neanche il cittadino italiano cui peraltro, conviene lavorare al nero, tanto poi avrà una pensione sociale che forse è pure più alta di quella di un operaio che ha lavorato tanti anni.E taccio delle illegalità in altri campi.Io credo che in Italia viviamo un momento drammatico di grande confusione che favorisce l'illegalità.Ecco perchè tanta gente è con De Magistris e la Forleo, ma più si legge in giro, più si capisce che è in atto una lotta impari tra chi vuole normalizzare la vita politica italiana e colpire chi abusa del proprio potere e chi cerca di mettere il bavaglio ai magistrati delegittimandoli.Date uno sguardo qui
Stavolta stanca di litigare ho inserito il link del vostro blog
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=19586
Leggete cosa dicono...
E poi ci sono altri campi in cui dilaga l'illegalità evidente alla luce dl sole tipo gli scandali alla sanità o alle università: se ne parla ma, come nel caso delle belle inchieste di report, nessuno fa nulla.Forse perchè è inutile e dal fango non se ne esce?Lo sa che a volte mi sento una immigrata vessata anch'io, senza diritti?

Anonimo ha detto...

Fabrizio De André ha scritto parole bellissime sulla prostituzione, in alcune delle sue poesie/canzoni.

Io sono contrario a considerare la prostituzione un fatto immorale "in sé". Se delle persone - uomini o donne che siano, non importa - decidono consapevolmente e liberamente di prostituirsi, non vedo ragione per intervenire e non condivido il giudizio di immoralità che viene erogato a carico delle persone che "acquistano il servizio", siano esse donne o uomini. Il punto è proprio la "libertà e consapevolezza" della decisione prima e della "pratica professionale" poi, oltre che della sicurezza sociale e "igienico/sanitaria": è del tutto evidente che non è così, generalmente, che le cose si svolgono. Le prostitute - ma anche i prostituti, ché ve ne sono, anche se non vengono spesso nominati - sono nella stragrande maggioranza dei casi sfruttate/i da qualcuno: ma allora i soggetti da perseguire sono gli sfruttatori, non gli attori della prostituzione, e tanto meno i fruitori. Non parlo nemmeno del caso dei minorenni sfruttati: è un fatto particolarmente odioso, se può esservi un "di più" all'ignobile prevaricazione su corpo e volontà delle persone, per il quale dovrebbero esistere - ed essere operanti - pene severissime e di certa applicazione, in questo caso sì estese anche ai fruitori della prestazione a pagamento, assolutamente immorale, oltre che illegale, quando a fornirla sia una/un minorenne.

Io ritengo, sulla scia di posizioni culturali che ritengo dovrebbero essere acquisite, dopo tutto quanto è stato scritto e dibattuto in proposito negli ultimi decenni - penso a "La rivoluzione sessuale" di Reich, ma anche a "Sesso e civiltà" di Luigi De Marchi: libri, questi ed altri, fondamentali, dei quali non si parla più - che il sesso sia un bisogno vitale come il sonno e l'alimentazione (e non relativo, pertanto, al solo territorio dei sentimenti e delle emozioni).
I bisogni, per definizione, richiedono di essere soddisfatti, altrimenti inducono squilibri gravi nella psiche e nella fisicità delle persone (nessuno si sognerebbe di dire: invece di mangiare, distraiti; invece di dormire, guardati un film). Esistono larghe fasce di persone (donne ed uomini) per le quali la possibilità di soddisfare queste pulsioni vitali è praticamente nulla, permanentemente o in periodi particolari della loro vita - per motivi che possono essere, come si può immaginare, i più diversi: in una sua canzone Baglioni dice di un suo amico che "non ha una donna perché ha l'alito cattivo" -, con tutte le negative (e perfino devastanti, in alcuni casi, come un sessuologo potrebbe spiegare con competenza ed informazione) conseguenze che ne derivano: in tali casi io ritengo che la prostituzione, purché libera - condizione, lo ripeto, assolutamente imprescindibile - non abbia nulla di immorale poiché non configura "l'acquisto di una persona" in condizione di sottomissione (cosa ributtante ed indegna, è perfino superfluo rimarcarlo), ma l'oggetto di una sorta di "transazione" che viene accettata e svolta liberamente da due soggetti (di sesso diverso o uguale, fuori da qualunque omofobia), che ne riporteranno ciascuno/a un beneficio.

Franco Bianco

Anonimo ha detto...

Franco Bianco dice, fra l'altro:
"Le prostitute - ma anche i prostituti, ché ve ne sono, anche se non vengono spesso nominati - sono nella stragrande maggioranza dei casi sfruttate/i da qualcuno: ma allora i soggetti da perseguire sono gli sfruttatori, non gli attori della prostituzione, e tanto meno i fruitori".

Questo in parte non è esatto, perchè non tiene conto di una distinzione necessaria e contiene una contraddizione intrinseca al brano che ho appena riportato.

Per comprendere cosa voglio dire, occorre seguire i seguenti passaggi logici.

1. Bisogna distinguere una prostituzione come "libera scelta" da una come frutto di una condizione disperata. Questa distinzione la fa anche Franco (ma non ne trae le necessarie conseguenze).

Sembra evidente che la prostituzione che si vede nelle strade (che è quella che "dà fastidio" ai "bravi cittadini perbene") è quella frutto di una condizione disperata (le prostitute "di lusso" non stanno per strada).

Non è, dunque, in discussione qui la sicuramente libera scelta di chi (uomo o donna) avendo una condizione economica più che sufficiente a vivere bene sceglie di arricchirsi disponendo del proprio corpo.

E' in discussione qui la condizione tragica di chi, essendo povera/o e non avendo proprio nulla, per sopravvivere può solo vendere l'unica cosa che le/gli resta: il corpo.

Queste persone sono certamente e incontrovertibilmente tra le vittime più evidenti di uno sfruttamento odioso.

2. Diversamente da quello che sostiene Franco, tale sfruttamento non viene praticato solo da quelli che vengono denominati volgarmente "magnacci", ma anche da quelli che Franco chiama "i fruitori" del servizio.

Per capire questa cosa basta fare il paragone (del tutto pertinente) con il lavoro.

Si immagini (ed è facile farlo, perchè purtroppo accade quotidianamente) che ci sia un gruppo di persone così povere da essere disposte per sopravvivere a lavorare "a qualunque prezzo", anche molto molto basso.

E si immagini che, dunque, ci siano due tipi di persone che "ne approfittano": i "caporali", che, facendo da "intermediari", lucrano sulla condizione di queste persone, e i "datori di lavoro" che si procurano manodopera a bassissimo costo.

A me, francamente, pare di tutta evidenza che un lavoratore che raccoglie pomodori per tutta una giornata per soli venti euro non è fruttato solo dai "caporali" (che nel caso della prostituzione sono i magnacci), ma anche dal proprietario del campo di pomodori (che nel caso della prostituzione è quello che Franco chiama il "fruitore del servizio").

In definitiva, chi si procura un corpo di donna (o di uomo) per venti euro sa bene che questa "transazione" non è libera per niente, perchè nessuno che possa scegliere liberamente si venderebbe per venti euro, così come chi "assume" a giornata un raccoglitore di pomodori per venti euro sa bene di stare sfruttando una persona bisognosa.

Dopo di che, alla domanda di come si può "usufruire" di questi servizi senza essere sfruttatori, la risposta ovvia è: pagandoli al prezzo che hanno in un mercato veramente "libero", cioè parecchio denaro.

Dunque, ovviamente, non ho nulla da dire - sotto il profilo che qui interessa: quello dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo (perchè sotto altri profili ci sarebbe moltissimo da dire) - a chi paga le prestazioni sessuali
di una donna o di un uomo a un prezzo che renda l'affare "conveniente" anche per la controparte così come non ho niente da dire a chi paghi un lavoratore agricolo al prezzo previsto dai contratti collettivi.

Resta da dire ancora una cosa.

La differenza fra l'uomo e la bestia è la capacità di esercitare un controllo sugli istinti.

La tesi che l'istinto sessuale non possa essere dominato per rispettare le persone con cui ci incontriamo è una tesi che considero sbagliata ed estremamente pericolosa. Fra gli altri motivi per il fatto che mi rifiuto come uomo e come maschio di considerare qualcuno/qualcuna di coloro che posso incontrare nella vita come "funzionali al soddisfacimento di un mio istinto".

Nella mia dimensione intellettuale e morale il sesso "non soddisfa un istinto", ma assolve a una funzione molto più nobile, che, a volte, trova compimento "anche" e a volte "proprio" nel non assecondare l'istinto.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Esprimo il mio garbato disaccordo su alcuni dei punti – del tutto legittimi, ça va sans dire – espressi da Felice Lima.

“Sembra evidente che la prostituzione che si vede nelle strade (che è quella che "dà fastidio" ai "bravi cittadini perbene") è quella frutto di una condizione disperata”, ha scritto: mi pare che non vi sia conflitto con quanto da me affermato, che esprime – mi pare – abbastanza chiaramente tutta la mia riprovazione per chi agisce una prevaricazione odiosa sul corpo di un essere umano.

Nella metafora di Lima – questo è un punto che ci divide – il “magnaccia” è associato al “caporale”: mentre per me è evidente che egli deve essere assimilato al “proprietario del campo di pomodori”, essendo questo (non il “caporale”) il beneficiario finale dell’attività del raccoglitore (il “fruitore” è invece il cittadino che si ferma sulla strada, a comprare ad 1 euro quello che al mercato pagherebbe più caro, per restare nella metafora). Si potrebbe dire che un’alta coscienza civile dovrebbe far riflettere e perciò non fermarsi ad acquistare quei pomodori raccolti in quel modo: sul piano teorico saremmo d’accordo, ma non si pretenderebbe così un po’ troppo dalla coscienza delle persone? Allora non dovremmo comprare un’infinità di cose, pensando alle condizioni di chi le ha prodotte.

“La tesi che l'istinto sessuale non possa essere dominato per rispettare le persone con cui ci incontriamo è una tesi che considero sbagliata ed estremamente pericolosa”: credo che siamo ancora nel caso dell’acquirente dei pomodori. Chi compra il sesso – tranne che non lo faccia con minorenni, credo di essere stato abbastanza chiaro su questo punto, che infatti non mi viene contestato – non è responsabile della “non-libertà” a cui è costretto chi glielo vende (come chi si ferma ad acquistare quei pomodori raccolti in condizioni di schiavitù).

Da ultimo: “Nella mia dimensione intellettuale e morale il sesso "non soddisfa un istinto", ma assolve a una funzione molto più nobile, che, a volte, trova compimento "anche" e a volte "proprio" nel non assecondare l'istinto”. Questa è una posizione etico-culturale certamente rispettabile; ma non può essere considerata una regola di giudizio. Esistono leggi e comportamenti – il magistrato ci può essere maestro, in queste cose – che non sono “costrittive” (penso, ad esempio, a quella sul divorzio o sull’aborto) ma lasciano la libertà di comportamento a chi ha convinzioni di tipo diverso. La mia convinzione sul sesso è quella che ho scritto: quella di un bisogno vitale, che naturalmente non vuol dire istinto bestiale, e quindi non può mai giustificare alcuna forma di violenza sulle persone. Ma siamo qui nel dominio di un civile confronto fra opinioni - e formazioni, probabilmente - diverse: la ricchezza delle società.

Anonimo ha detto...

Ferme le divergenze di opinioni culturali, che anche io considero una "ricchezza" per la società e anche per noi qui, su una cosa sola mi permetto la replica a Franco Bianco: non mi pare proprio che il "cliente" della prostituta di strada possa considerarsi rispetto alla prostituta, come sostiene Franco, al pari dell'acquirente di pomodori raccolti sfruttando il lavoro altrui.

Nell'esempio fatto da Franco, infatti, l'acquirente dei pomodori non ha un "rapporto diretto" con lo sfruttamento del lavoratore che quei pomodori ha raccolto e, dunque, può "non sapere" come sono stati raccolti e in ogni caso non li ha fatti raccogliere lui.

Per di più, l'acquirente dei pomodori paga il prezzo dei pomodori. Mentre il proprietario del campo sfrutta il lavoratore a basso costo pagandogli poco il lavoro di raccolta e trattenendo la maggior somma che avrebbe dovuto pagare.

Il "cliente" della prostituta ha un "rapporto diretto" con la prostituta, è lui a "negoziare" il prezzo vile del mercimonio ed è lui a lucrare - sia sotto il profilo dell'an che del quantum - sullo stato di bisogno della prostituta medesima, che, se fosse libera, non gli si venderebbe e non gli si venderebbe a quel prezzo.

Dunque, mi pare evidente che il "cliente" della povera prostituta da strada non può in alcun modo dire che non è lui che "sfrutta" quella donna, ma altri. Perchè lui è il primo e il più diretto sfruttatore. E l'ennesima riprova sta nel fatto che quella donna è "sfruttata" anche se non ha alcun magnaccio che ne approfitta.

In mancanza di un magnaccio (assenza che è frequente), quella donna è sfruttata solo dai suoi "clienti", che la comprano perchè lei è costretta a vendersi e la pagano poco perchè lei è costretta a vendersi a qualunque costo.

"Mi spendo" su questa questione, perchè l'approccio (deforme) della nostra società con questo dramma della prostituzione delle disperate è un punto di verifica davvero tragico di come riusciamo a chiudere gli occhi davanti a colpe gravissime che come società e come singoli abbiamo.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

per quanto riguarda il caso della prostituzione, ritengo che sia inutile combattere contro i mulini a vento.
ritengo che lo stato debba fare l'unica cosa, stranamente, moralmente corretta, ovvero la legalizzazione, controllata, della prostituzione.
questo per il bene di loro prostitute e per combattere lo sfruttamente e per tutelare i clienti ed anche perchè girano tanti bei soldini.
il governo deve farsene una ragione e fare una legge coraggiosa molto piu di una legge finanziaria.
Affrontare i l problema veramente non mandare le multe a casa... a loro piace così...il bastone con il povero cristo.... (uno stile che mi ricorda un po quell'idea fantastica di punire chi si trovava a dover pagare il pizzo. fantastico.)
non si vogliono affrontare i probemi per come sono .... come si possono portare in casa nostra immigrati per farli stare male e pretendere che siano bravi onesti.
fatti entrare devono poter star bene, è chiaro che altrimenti prenderanno la strada della delinquenza.
se non si è in grado si garantire questo non è corretto avere noi la responsabilità di queta gente annienta e che annienta.
sono senza parole e disilluso, molto amareggiato, orgoglioso del mio paese non di certo per la sua politica senza speranze.

Gennaro Giugliano ha detto...

Buongiorno a tutta la redazione,voi che state più addentrati gentilmente avete notizie circa la convocazione odierna di De magistris al Csm ed anche della dott.ssa Forleo nei gg scorsi ? Per la dott.ssa Forleo lessi di una convocazione al csm riguardo le sue denunce agli organi competenti che non avevano trovato riscontro ( quindi trattavasi di chiarimento davanti al csm per questa posizione) mentre per De Magistris non mi ricordo più perchè doveva presentarsi se per l'avocazione o altro,in entrambi i casi nessun organo di stampa tradizionale e da internet riporta nulla in merito
grazie e buon lavoro e scusate il fuori topic

Anonimo ha detto...

Poiché la prostituzione è "il più antico mestiere del mondo", non saranno certo alcune prediche "moralistiche" a farla cessare.

Bel moralismo, poi, giacché, a partire dalla famigerata legge Merlin, si sono gettate le prostitute in mezzo alla strada, a scandalo di tutti e con grave, maggior, pericolo per loro stesse !

Ora, a prescindere dal fatto che la "prostituzione" in senso lato si riscontra anche nel comportamento di taluni soggetti non propriamente "professionali", credo che l'unica soluzione concreta sia il "male minore" della riapertura delle case di tolleranza, rispetto al "male maggiore" dello schifo gettato sotto gli occhi di tutti, giovani e bambini compresi, nonché dei traffici delinquenziali di vario tipo connessi allo sfruttamento delle immigrate.

Che, infine, da un lato si multino i semplici "clienti" delle prostitute e, dall'altro lato, si permettano spettacoli osceni e triviali in televisione, con fior di "travestiti" esibiti pubblicamente in fasce orarie "protette", è veramente un segno dei tempi, una contraddizione tipica di questa Sodoma che è diventato il mondo occidentale.

Ma questo è un altro discorso...