martedì 8 aprile 2008

Diario di un magistrato e della scomparsa della sua agenda


Il colonnello Giovanni Arcangioli è stato prosciolto nell'udienza preliminare dall'accusa di concorso aggravato per favoreggiamento alla mafia.

Resta tra i misteri che avvolgono la strage di via D'Amelio del 19 luglio 1992 la scomparsa dell'agenda di Paolo Borsellino, il diario nel quale lui aveva raccolto i suoi appunti su ciò che aveva fatto e visto nei giorni precedenti la sua morte.

Su questa vicenda abbiamo riportato nel nostro blog due interessanti articoli tratti da AntimafiaDuemila, che si possono leggere a questo link e a quest'altro.

Riportiamo oggi il video di una interessantissima inchiesta fatta per RaiNews24 da Maurizio Torrealta.

Il video è reperibile su internet nel sito di RaiNews24, a questo indirizzo.

Lo riportiamo qui per renderlo più agevolmente fruibile dai nostri lettori.

A noi sembra un documento davvero preziosissimo e ne consigliamo vivamente la visione.






27 commenti:

Anonimo ha detto...

servizio molto interessante, se non altro per confermare la professionalità e l'obiettività dei giornalisti italiani.
da pochi fotogrammi nemmeno tanto chiari dove si vede un ufficiale dei carabinieri in borghese con una borsa in mano sullo sfondo di automobili in fiamme, si evince che:
il suddetto ufficiale dei CC ha in mano QUELLA borsa, che la sta portando in un luogo appartato dove poter con comodo sottrarre e nascondere l'agenda rossa, per poi consegnarla ai sempreverdi servizi segreti deviati perché questi possano, in combutta chiaramente con la cupola, usarne i contenuti per i loro sporchi fini di ricatto, intimidazione, corruttela e sovversione.
ah, dimenticavo, il tutto, l'eroico sbirro traditore, l'avrebbe fatto "mentre le auto erano ancora in fiamme", infilandosi quindi, senza protezioni, nell'abitacolo arroventato, e traendone la borsa miracolosamente intatta.
questo, chiaramente, davanti a decine di testimoni (tutti collusi? tutti agenti del SISDE? tutti mafiosi mandati lì per controllare che il suddetto non sgarrasse, e non consegnasse per sbaglio l'agenda in mani sbagliate?).
tra le decine di persone presenti sul posto è evidente che l'unico possibile colpevole di una sparizione (che non si sa nemmeno quando sia avvenuta) è il carabiniere. e perché? facile: perché camminava con una borsa in mano in direzione opposta a quella dell'attentato.
complimenti, abbiamo davvero dei giornalisti all'avanguardia.

baron litron

Anonimo ha detto...

Questa volta sono d'accordo con Baron Litron.
Volesse il Signore che le cose che riguardano le mafie fossero ricondotte a queste indegne modalità di operare. Credo proprio che non sia così nella realtà, purtroppo. Infatti, se così fosse, le mafie, sarebbero già state stecchite, da tanto tempo. Il vero dramma, invece, è che molti mafiosi, anzi, proprio quelli più pericolosi, non sanno di esserlo!!!
bartolo

Anonimo ha detto...

Carissimo (nel senso più sincero della parola e non come clausola di stile) Baron Litron,

i problemi che il caso pone, con riferimento alle Sue osservazioni, a me sembrano i seguenti:

1. Nonostante Lei sembri contestare questo fatto (e francamente proprio non capisco come sia possibile), che quello ripreso dal filmato sia l'allora cap. Arcangioli e che quella che egli porta via con sé sia proprio la borsa di Paolo Borsellino E' RICONOSCIUTO DALLO STESSO Arcangioli e, dunque, deve riteneresi CERTO.

Quindi, quando Lei trova assurdo il fatto che il militare si infili nell'auto in fiamme e ne tragga furoi la borsa sostanzialmente intatta, contraddice ciò che è ammesso dallo stesso militare e, dunque, è incontestabile.

2. Dunque, il cap. Arcangioli, nello sconvolgimento della strage di via D'Amelio, PER SUA STESSA AMMISSIONE, è entrato nell'auto di Paolo Borsellino e ha preso la borsa.

3. Lei conosce bene e da vicino gli ufficiali dei Carabinieri. Per favore, chieda agli ufficiali che conosce, se sia pensabile che un ufficiale dei Carabinieri prelevi un oggetto tanto importante da una scena di un crimine tanto importante e non SCRIVA una relazione di servizio sulla destinazione data alla borsa.

4. La borsa DOPO essere stata presa e portata via da Arcangioli TORNA nell'auto di Paolo Borsellino, dove viene ritrovata.

Dunque o Arcangioli o coloro a cui lui l'ha data, L'HANNO RIMESSA A POSTO !!!!!

5. Arcangioli prima dice di averla data ad Ayala e a Vittorio Teresi e poi, quando viene smentito, dice di non ricordare, perchè il contesto era particolarmente drammatico.

Sempre perchè Lei conosce bene gli ufficiali del'Arma, vorrà convenire con me che, proprio perchè il contesto era tragico, qualunque ufficiale dei Carabinieri avrebbe optato tra due soluzioni: A) o agire da comune cittadino e, dunque, non toccare niente, o B) agire da militare in servizio (e tale certamente è stata la scelta di Arcangioli, dato che si è appuntato, come si vede nella foto, il distintivo al petto e, soprattutto e decisivamente, si è infilato nell'auto di Paolo Borsellino) e compiere atti operativi.

Nell'ipotesi B, mi consenta di dire che, per come conosco io gli ufficiali dell'Arma, è assolutamente da escludersi che, prelevando dall'auto un effetto personale del giudice Borsellino assassinato dalla mafia, un ufficiale dei Carabinieri si limitasse a darlo non si ricorda a chi.

In ogni caso - e questo mi smebra il punto chiave per evitare di essere accecati dai pregiudizi che ciascuno di noi (e per "ciascuno di noi" intendo me per primo) può avere - mi sembra che sulla bse dei fatti:

1. sia Arcangioli che ancora deve dare delle spiegazioni e non i giornalisti che gliele chiedono;

2. sia la versione di Arcangioli e non quella dei giornalisti che induce a "pensare male".

Per intendersi, ripeto la versione di Arcangioli è sostanzialmente la seguente: Sono un ufficiale dei Carabinieri operativo; mi trovo nel teatro della strage di via D'Amelio; mi attacco il distintivo al petto; vado verso l'auto del giudice assassinato; ci entro dentro; prelevo la sua borsa; mi allontano con la borsa in mano per farle fare una passeggiata fuori dalle immediate vicinanze della strage; e poi ... non lo so ... non me lo ricordo ... c'era tanta confusione ... la borsa? Si, l'ho data ai giudici Ayala e Teresi. Ah no? Allora non lo so ... a qualcuno l'ho data di sicuro. Ah, poi è stata ritrovata nell'auto? Evidentemente quello a cui l'ho data ce l'ha rimessa; relazione di servizio? No, con quella confusione che c'era.

Né si può pensare che Arcangioli non si rendesse conto della enorme importanza dell'oggetto che aveva in mano, perchè solo se lui ne aveva capito l'importanza si può spiegare che si sia infilato dentro la Croma sventrata per prendere la borsa. Se l'avesse ritenuto solo un Effetto personale" l'avrebbe lasciata dov'era.

In ogni caso, infine, mi sembra abbia ragione Giorgio Bongiovanni nell'articolo che abbiamo pubblicato a questo link: se la ricostruzione fin qui esposta è vera, Arcangioli dovrebbe dimettersi per palese inidoneità alle funzioni che ha.

Se un ufficiale dei Carabinieri, trovatosi nel teatro della strage di via D'Amelio agisce davvero come detto fin qui, non è idoneo alle funzioni che aveva e che ha.

Neanche il piantone di leva di una caserma periferica dell'esercito farebbe una cosa del genere.

E su questo sono certo che saranno d'accordo tutti gli ufficiali dell'Arma con i quali Lei potrà consultarsi.

Ci tengo a precisare che io non ho alcun accesso ad atti dell'inchiesta. Dunque, le opinioni e i giudizi che ho espresso qui si basano solo su ciò che ho letto sui giornali e sentito in televisione.

Quindi, se i fatti fossero andati diversamente, il ten. col. Arcangioli accetti fin d'ora le mie scuse sincere.

Ma sulla base di ciò che emerge dai giornali e finché non apprenderemo cose diverse, le scuse in tanti le aspettiamo da lui.

Da un ufficiale dei Carabinieri che, nella peggiore ipotesi, ha dolosamente sottratto un reperto preziosissimo dalla scena di un delitto gravissimo e, nella migliore delle ipotesi, impossessatosi del reperto medesimo per fini positivi, non lo ha trattato adeguatamente, assicurandone una custodia coerente con la natura dell'oggetto e le circostanze.

Un caro saluto.

Felice Lima

P.S. - Che al momento della strage nella borsa di Paolo ci fosse l'agenda è certo, perchè la moglie di Paolo, Agnese, ha detto di avere visto Paolo mettercela dentro uscendo da casa per andare in via D'Amelio.

Anonimo ha detto...

Carissimo Felice Lima,
per mutua tranquillità (e anche per mio personale interesse nella questione) chiederò a tutti gli ufficiali dei CC che incontrerò prossimamente un parere sulla questione, e ne renderò partecipe lei e gli altri lettori.
ciò che mi ha grandemente infastidito nella ricostruzione dei giornalisti di rainews24 (che ritengo particolarmente faziosi e disonesti, decisamente al di sopra della già preoccupante soglia di disonestà e faziosità dei pennivendoli italiani) è l'ostntata presunzione di colpevolezza dell'ufficiale dell'Arma.
non sapevo che avesse ammesso che QUELLA che portava in mano nella breve sequenza fosse proprio la borsa di Borsellino, ma determinare sulla base di pochi fotogrammi che il capitano si stesse allontanando dal luogo dell'esplosione, accusarlo di aver aperto la borsa e sottratto l'agenda, chiederne le dimissioni per evidente incompetenza (risultata del tutto infondata proprio dal proscioglimento in sede processuale), decidere che tra tutti i presenti sulla scena, e in tutto il periodo trascorso tra lo scoppio e il verbale di inventario del contenuto della cartella, stilato alcune ore dopo il fatto in questura, il solo responsabile della scomparsa dell'agenda possa essere stato il capitano Arcangiolo A ME pare pura opera di calunnia e disinformazione prezzolata (oltretutto, passerebbe anche come imbecille, oltre che mafioso, per i modi in cui avrebbe commesso il furto).
opinioni, certo, legittime quanto irrilevanti.
ma una simile operazione mediatica (e conseguentemente processuale), condotta a danno di un'istituzione che più di tutte ha inferto seri danni a mafia, camorra e 'ndrangheta, operazione che ha colpito non solo Arcangiolo ma anche il capitano Ultimo, il maresciallo Arciere, il maresciallo Lombardo tragicamente suicida, e tanti altri singoli membri dell'Arma coinvolti personalmente in importanti operazioni antimafia, la lista non è breve, SEMPRE A ME pare difficile venga orchestrata soltanto dai giornalisti, visti gli interessi e i fiumi di denaro a disposizione di certa gente. com'è giunta al tribunale la soffiata che ha portato alla perquisizione dello studio fotografico? com'è possibile che per dodici anni nessuno (comprese le eccelse menti presenti sul luogo) si fosse ricordato del fatto? contraddizioni e dimenticanze se ne contano a tonnellate anche nelle deposizioni degli altri testimoni, a far fede alle parole dell'avvocato, ma come mai soltanto quelle del carabiniere vengono giudicate rilevanti?
a queste domande ad ora non c'è risposta, forse perché non sono state rivolte alle persone giuste?

baron litron

Anonimo ha detto...

Questi post che hai scritto sono molto interessanti, più che altro è interessante sapere che questo generale sia ancora a piede libero!!!
Antonio Coniglio

Anonimo ha detto...

Quello che mi stupisce e mi fa arrabbiare è come certi soliti fatti vengono poi subito archiviati.
Solo quel "tranquillo" controsenso di marcia del Carabiniere con alle spalle il fuoco e i brandelli di carne sparsi è la prova dei misteri italiani, eseguiti maldestramente ma coperti molto bene.
E la tempestività della "presenza" mi fa rabbrividire.
E l'importanza di quella borsa è l'unico scopo di quella morte. Altrimenti anche per il Giudice Borsellino si potevano aprire le porte del CSM.
Alessandra

Anonimo ha detto...

Ri-vedere Paolo Borsellino, in quella famosa sera alla biblioteca Comunale all'incontro organizzato da Micromega, è un'emozione sempre grande. C'ero quella sera e raccontare il pathos che abbiamo vissuto tutti noi, ignari che quella sarebbe stata l'ultima volta (pubblica) di Paolo,non è facile.Quella sala gremita, quella comunità, capì immediatamente ilvalore di quel gesto, la profezia di quelle parole,l'informalità di chi aveva deciso di cum-patire,avvicinandosi anche,fisicamente.Paolo quella sera, cambiò il "protocollo" Prese la parola. Per i palermitani, un gesto inconsueto:un gesto democratico. E la gente capì.Capì che quell'uomo stava parlando secondo coscienza e sensibilità.Con correttezza e senso di equità. Molti occhi rossi ci furono. E non fu che l'inizio...

Lia Gambino

Ps= All'anonimo "barone del litro", vorrei dire (per chiarezza) che l'Arcangioli, è stato prosciolto dal Gup, ma rimane indagato per falsa testimonianza...

Anonimo ha detto...

Scusate se reitervengo, ma si impongono alcune importanti precisazioni.

Prima, però, permettetemi di ringraziare di cuore Lia Gambino, per la Sua testimonianza.

Anche a me del filmato che stiamo commentando la parte che mi ha turbato profondamente è quella con le parole di Paolo.

Fra l'altro, quelle immagini e quelle parole mi hanno fatto pensare per l'ennesima volta che il nostro impegno non è "volontario". Noi a queste persone (a Paolo, a Giovanni, a Emanuela Loi, a Ninni Cassarà, a Beppe Montana, a Rocco Chinnici, a Vito Schifani, a ...) il nostro impegno glielo dobbiamo. Noi non ce ne possiamo andare a spasso e lasciare che le cose vadano come vanno. Abbiamo il dovere morale di fare la nostra parte.

Aggiungo anche che la prossima cosa che pubblicheremo sarà un'intervista del figlio di Paolo, Manfredi, su Paolo.

Scusateci, ma per alcuni di noi gli eventi di cui stiamo parlando sono scritti molto profondamente nella nostra vita e nelle nostra storia umana e professionale.

Anche io sono arrivato in via D'Amelio mentre c'erano ancora i pompieri. E prima dei ricordi di via D'Amelio ne ho tanti altri - professionali, ma anche solo umani - di Paolo.

Per questo nella mia prima risposta a Baron Litron ho parlato del pericolo che tutti corriamo - io per primo - di essere condizionati da involontari pregiudizi, figli delle nostre storie.

Grazie di cuore, Lia.

Tornando al tema del quale stiamo discutendo:

1. Prego tutti di comprendere che non si vogliono dare qui giudizi sulle persone, ma riflettere sui fatti. Dunque, non si tratta di esprimere giudizi sul col. Arcangioli, ma di cercare di capire cosa è successo in uno snodo tanto cruciale della nostra vita pubblica, da far dire ad Antonio Ingroia che "la Seconda Repubblica affonda le sue radici nel sangue".

Scrivo questo per pregare chi non la pensa come Baron Litron di rispettare le Sue opinioni.

Io conosco Baron Litron e ho un rispetto sincero sia per la Sua persona che per le Sue opinioni.

Qui stiamo discutendo con onestà intellettuale e sincerità di intenti.

La discussione sarà tanto più proficua e costruttiva quanto più sapremo davvero rispettare tutti e accettare anche il punto di vista altrui.

2. Non si sta discutendo qui delle eventuali responsabilità penali del col. Arcangioli, perchè per questo ci sono i Tribunali. Allo stato il provvedimento del quale stiamo discutendo, peraltro, è di proscioglimento.

Ma, come abbiamo scritto mille volte, la democrazia non si fonda solo sulle sentenze penali.

Si fonda anche e soprattutto sulla possibilità e capacità dei cittadini di riflettere sui fatti e di formarsene una opinione ragionata.

Ciò di cui qui si discute, fra l'altro, - perchè questo è il problema che ha posto Baron Litron - è se ciò che è stato pubblicato qui sia o no buon giornalismo.

A Lui pare di no. A me pare di si.

Io rispetto sinceramente la posizione di Baron Litron. Ovviamente difendo anche la mia.

3. Con riferimento al fatto che nel servizio televisivo si ipotizzano responsabilità di "servizi deviati", la mia modesta opinione è che ha ragione Baron Litron nel mettere in evidenza che di ciò allo stato manca la prova. Ma la mia opinione è anche che, se è vero che di quello manca quella prova, sembra altamente probabile che l'agenda di Paolo sia stata sotratta da persone delle istituzioni.

Ciò lo deduco dal seguente ragionamento.

Che l'agenda di Paolo sia stata sottratta è certo, perchè, come ho già scritto, sua moglie dice di avergliela vista prendere quando è uscito da casa.

Essa è stata sottratta o in via D'Amelio o successivamente.

In via D'Amelio l'avrebbe potuta sottrarre solo una persona che poteva entrare in un'area piena di poliziotti e carabinieri e impadronirsi dell'agenda senza rischiare di essere arrestato.

Dunque, non provatamente e neppure inevitabilmente, ma sì molto probabilmente (ai limiti del "quasi certamente") una persona che poteva giustificare, se scoperto mentre lo compiva, il suo gesto.

Se l'agenda, invece, fosse stata sotratta successivamente in Questura, ciò non avrebbe potuto farlo che qualcuno con accesso privilegiato a quegli uffici.

4. In una intervista al TG3 su questa vicenda dell'agenda, Giuseppe Ayala disse che ci deve essere una particolare "agenzia funebre" che entra in azione immediatamente in occasione dell'uccisione di alcune persone, se è vero che dopo la maorte di Giovanni Falcone sono stati fatti sparire dei file dal suo computer; dopo la morte di Carlo Alberto Dalla Chiesa è sparito un dossier dalla sua cassaforte e dopo la morte di Paolo Borsellino è sparita la sua agenda.

Né si può pensare che quell'agenda sia stata sottratta da qualcuno in buona fede o inavvertitamente.

Dunque, nessuno vuole crocifiggere nessuno, ma, a mio modesto parere, il problema esiste, è molto grosso, la versione dei fatti del col. Arcangioli desta legittime perplessità, ferma restando la presunzione di innocenza della quale lui gode.

Mi permetto di aggiungere, sul piano delle emozioni, che sono d'accordo con Alessandra che vedere le immagini di un ufficiale di Carabinieri con tanto di placca al petto che si allontana dall'auto di Paolo portando la borsa non stretta al petto come un reperto e con animo di assicurarne la custodia, ma portata per mano, come una qualunque borsa da lavoro e con animo di consegnarla "non mi ricordo a chi", faccia un'impressione spaventosa.

Grazie a tutti per l'attenzione e la pazienza.

Un fortissimo speciale abbraccio a Lia Gambino.

Felice Lima

salvatore d'urso ha detto...

Io invece non mi faccio capace del fatto che dopo le varie prove che incastrano Arcangioli, dopo la sua confessione di aver sottratto la valigia dall'auto di Paolo Borsellino il gup possa archiviare il caso e prosciogliere Arcangioli dall'accusa di furto e alterazione della scena del crimine.

Certo come ricorda il dott. Felice Lima l'Arcangioli è ancora indagato per falsa testimonianza, poca cosa rispetto all'atto grave commesso.

Non conosco le motivazioni del gup che ha chiesto l'archiviazione ma di sicuro su un fatto talmente grave che ha condizionato la storia della nostra repubblica non si può comprendere un'archiviazione di un caso che è molto vicino alla soluzione del mistero dell'agenda rossa, della morte di paolo Borsellino e delle eventuali collusioni di pezzi delle istituzioni con la criminalità organizzata.

Io ritengo che l'accusa di furto non è scusabile e l'Arcangioli va pertanto condannato per tale crimine, che successivamente quindi, avendo appurato tale fatto l'Arcangioli va espulso dall'arma, inoltre ritengo giusto che l'ufficiale dell'arma venga anche indagato per favoreggiamento alla mafia.

Il gup che ha deciso l'archiviazione vorrei sapere chi sono se possibile e magari sapere la loro condotta fin oggi nella magistratura italiana.

Si sa in Italia ci sono più giornalai che giornalisti, ma quei pochi seri giornalisti li sappiamo riconoscere...

Anonimo ha detto...

E' tutto così agghiacciante!!!
Io non credo ne a complotti, ne a servizi deviati, ne a null'altro che non sia un totale disinteressamento dello Stato (i)taliano verso l'intero mezzogiorno del nostro Paese.
Tutta la mia solidarietà al dottore Lima di cui attraverso i suoi scritti traspare non poca sofferenza per i tragici fatti accaduti e dei quali ne è direttamente interessato.
bartolo

Anonimo ha detto...

Per Salvatore D'Urso.

Caro Salvatore,

non si può dire come fa Lei:
"Io ritengo che l'accusa di furto non è scusabile e l'Arcangioli va pertanto condannato per tale crimine, che successivamente quindi, avendo appurato tale fatto l'Arcangioli va espulso dall'arma, inoltre ritengo giusto che l'ufficiale dell'arma venga anche indagato per favoreggiamento alla mafia"

dopo avere riconosciuto che Lei non conosce gli atti del processo.

Proprio perchè nessuno di noi che finora abbiamo scritto qui conosce gli atti del processo, non è corretto - sotto nessun profilo - esprimere giudizi di colpevolezza giudiziaria.

Il che, ovviamente, non vuol dire che non si possano criticare le sentenze dei giudici, ma che, per criticarle, prima bisogna conoscerle, altrimenti torniamo ai processi di piazza e ai linciaggi, di cui abbiamo detto altre volte.

Scusate se lo ribadisco ancora: qui non sono in discussione responsabilità penali, perchè di queste non possiamo parlare senza conoscere gli atti.

Qui sono in discussione opinioni giornalistiche.

Alcuni pensano che bisognerebbe sempre aspettare le sentenze per discutere, ma, se ciò fosse vero, noi potremmo discutere di fatti gravissimi - come, per esempio, la strage di via D'Amelio - solo dopo dieci anni da che è accaduta. Il che sarebbe assurdo.

In sostanza, la mia modesta posizione è:

- non ho alcun pregiudizio verso alcuna persona e non formulo alcun giudizio "giudiziario" (scusate il bisticcio) sul col. Arcangioli, che viene giudicato nelle sedi competenti;

- credo, però, che sia giusto riflettere sui fatti e farsi delle opinioni, rispettose delle persone, ma anche dei fatti.

Felice Lima

Il cane di Jack ha detto...

Sarebbe interessante leggere, ove sia possibile, la motivazione della sentenza del gup. A mio, in questo caso, non modesto ma modestissimo avviso, sarebbe estremamente difficile sostenere in giudizio l'accusa di furto nei confronti del col. Arcangioli. Da una foto e da alcuni fotogrammi in cui, peraltro, non si vede mai l'agenda, potremmo mai giungere alla condanna penale per il furto della stessa agenda? Neanche per quanto riguarda l'accusa di cattivo giornalismo sono d'accordo. Il giornalista deve riportare la sua visione delle cose e deve manifestare, oltre ai fatti, la propria idea al lettore o allo spettatore, che d'altra parte non deve essere considerato un idiota. Personalmente propugno oltre la presunzione di innocenza anche quella di intelligenza. Nel caso in questione, poi, non è colpa del giornalista se una procura ha chiesto il rinvio a giudizio del carabiniere, se ci sono moltissimi lati oscuri e se ci sono stralci ancora aperti sulla questione del coinvolgimento dei servizi segreti.
Un caro saluto a tutti.
I.

Anonimo ha detto...

rispettabili posizioni, di Felice Lima e del cane di Jack, che giudicano esempio di buon giornalismo quello del servizio di Rainews24. io continuo ad avere parere opposto (e non soltanto su questo particolare servizio, ma in genere sul taglio di quella particolare redazione, che mi pare sbilanciata in una sola direzione se non proprio faziosa).
e motivo le mie perplessità con le parole stesse del gudice Lima, quando afferma che : "Con riferimento al fatto che nel servizio televisivo si ipotizzano responsabilità di "servizi deviati", la mia modesta opinione è che ha ragione Baron Litron nel mettere in evidenza che di ciò allo stato manca la prova. Ma la mia opinione è anche che, se è vero che di quello manca quella prova, sembra altamente probabile che l'agenda di Paolo sia stata sotratta da persone delle istituzioni."
ora, di persone delle istituzioni colluse o direttamente complici della mafia, a Palermo come nel resto del mezzogiorno abbiamo decine di esempi. questo non significa che le istituzioni siano colluse "in sé", ma che, essendo composte da persone, le singole persone che ne fanno parte possono essere corrotte, irretite, costrette, intimidite dalla malavita, e perfino possono entrare in servizio provenendo già dall'interno delle famiglie mafiose, col preciso intento di fungere da preziosi (per i delinquenti) collaboratori interni, con maggiore o minore facilità a seconda che si vada a fare l'usciere in tribunale, il piantone in commissariato, il magistrato, l'ufficiale della finanza o dei carabinieri, il vicequestore o il cancelliere.
la stagione del "palazzo dei veleni",le inchieste del giudice Sica, l'assassinio del generale Dalla Chiesa, avvenuto grazie a una talpa della prefettura, le fughe di notizie continue e mirate, che hanno portato tra l'altro alla condanna di Cuffaro, le effettive complicità con la mafia messe in atto in via del tutto "legittima" da chi s'è limitato all'accidia, alla "distrazione", alle "dimenticanze", che lavorasse in tribunale, in prefettura, in questura o in caserma, perfino la recente scoperta di impiegati del tribunale (ora non ricordo se a Palermo o in altra città della Sicilia o della Calabria), colti con le mani nel sacco mentre trasmettevano a chi di dovere atti riservati....
la mafia ha appunto diecimila tentacoli, più o meno volontari, più o meno consapevoli, tutti allo stesso modo pericolosi per la legalità.
sapendo tutto ciò, e un giornalista del calibro di Torrealta o del responsabile ANSA di Palermo che compare nel servizio dovrebbero conoscere la situazione meglio di me, focalizzare tutto il servizio sulla sola figura del colonnello Arcangiolo, e dei servizi deviati (oscuri, anonimi e incappucciati) mi è sembrato riduttivo, a essere buono, decisamente calunnioso nella peggiore delle ipotesi.
ora, non sta a me decidere se il carabiniere debba sentirsi in qualche modo offeso, e saprà ben lui come comportarsi una volta (come spero avvenga) completamente prosciolto dalle accuse.
ma pretenderne le dimissioni con infamia, caricarlo di tutte le accuse, forse perché l'unico di cui esista un'immagine con la borsa, e l'unico anche che abbia ammesso di averla maneggiata, o forse anche perché persona "sacrificabile" (all'epoca era un semplice capitano), adombrarne l'incapacità e la disonestà in un servizio fatto quindici anni dopo i fatti, A ME pare una vigliaccata bella a buona, in quanto viene presentata come l'unica ipotesi percorribile, mentre se ne sarebbero dovute fare altrettante per ciascuno dei presenti.
questo dal punto di vista giornalistico, sia ben chiaro, perché accusare qualcuno in tribunale è cosa ben più seria, e fortunatamente ancora soggetta all'obbligo di prova.
baron litron

Anonimo ha detto...

A differenza di molti, io gli atti li ho letti, li ho studiati e li conosco molto bene.
Rimango anonimo solo per motivi di opportunità, ma la scelta mi pesa.
Non è possibile criticare il percorso di un Giudice se non si conoscono gli atti di un processo e le motivazioni.
Allo stesso modo non è però criticabile l'opinione di un giornalista, qualunque essa sia.
D'altro canto non si sta disquisendo di un fatto bagattellare, non è un "furtarello", ma si parla di un oggetto appartenuto in vita a Paolo Borsellino (per noi tutti più di un simbolo) e su cui alcuni credono (ma anche sul punto non vi è alcuna certezza) vi potessero essere annotati fatti di rilevantissima importanza.
Semmai è lecito domandarsi se sia giusto e corretto esprimere commenti ed opinioni -spesso trancianti- quando non si conoscono atti e fatti, dando invece ad intendere il contrario e quindi ammantando di autorevolezza e spessore mediatico affermazioni che invece non possono averne.
Ed allora vengo al "buon giornalismo". Non è dubbio che ciascuno ha diritto di esprimere la proprio opinione anche criticando un provvedimento emesso da un Magistrato, ma è vero, altrettanto, che ciò (si deve pretendere) sia fatto solo dopo che il giornalista ha adempiuto al proprio dovere di conoscenza sull'argomento di cui si tratta.
Non voglio entrare nel merito del processo, ma vi assicuro che le cose che leggo non sono vere.
Non è vero ciò che è stato detto sulle dichiarazioni dell'Arcangioli, non sul prelevamento della borsa, non sul fatto che quella fosse LA borsa.
Ma potrei andare avanti per molto, sebbene l'elemento che crea maggior fastidio non è una non corretta idea di ciò che c'è, ma l'imbarazzante mancanza di riferimenti a ciò che invece nel processo c'è, ma che pochi dicono.
Forse perché non sanno!?
Vi dico solo, per onestà, che ALTRI hanno dichiarato di aver prelevato quella borsa dall'auto (almeno altre due persone, pare contemporaneamente e certamente molto prima che l'Arcangioli arrivasse sul luogo)) e di averla data a soggetti rimasti ignoti.
Vi posso dire che quegli ALTRI non hanno redatto alcuna relazione sul prelievo. Vi dico che ci sono soggetti che hanno redatto una relazione solo a mesi e molti di distanza dai fatti.
Vi dico, concludendo sul punto, che quella borsa, quel maledetto 19 luglio, riappare in Via D'Amelio nel tardo pomeriggio quando già doveva essere da ore in Questura.
Sulla agenda posso dirvi solo che ammiro le vostre certezze, perché nessuno, e sottolineo nessuno, può essere certo che quella agenda fosse nella borsa del magistrato.
Un testimone ha dichiarato addirittura che l'Alto Magistrato portava una agenda con se (in mano)quando è entrato nella propria automobile per dirigersi in Via D'Amelio (la borsa era già in auto) .
Non voglio aggiungere altro, nel rispetto di tutte le Parti in causa: del Magistrato che sta scrivendo una Sentenza "nel nome del Popolo italiano"; di coloro che dovranno valutarne il contenuto; di coloro che soffrono ancora al solo pensiero del vigliacco eccidio, ma anche nel rispetto di una persona che da tre anni, dopo tredici di silenzio, ha veduto la propria vita macchiata indelebilmente per un tam-tam forse inevitabile, ma lasciatemi dire, veramente vergognoso (tralasciando i faziosi, pochi, molto pochi, prima di scrivere hanno adempiuto al dovere di conoscenza).
Ogni giorno lo vediamo sacrificato sull'altare della libertà di stampa e di opinione, ma quello di non-colpevolezza è uno dei principi più vilipesi.
Chi parla di onestà, di onore e dignità dovrebbe pensare anche a questo.
I diritti e libertà sono di tutti.
Saluti

salvatore d'urso ha detto...

giovedì, 03 aprile 2008



Furto dell'agenda rossa di Borsellino


Prosciolto il colonnello Arcangioli
Era accusato di aver fatto sparire i documenti del giudice

Il Gip di Caltanissetta Paolo Scotto ha prosciolto il colonnello dei carabinieri Giovanni Arcangioli dall'accusa di furto, aggravato dall'avere favorito Cosa Nostra, nell'ambito dell'inchiesta sulla scomparsa dell'agenda rossa di Paolo Borsellino subito dopo la strage di via D'Amelio del 19 luglio 1992.
Lo hanno reso noto i difensori dell'ufficiale, gli avvocati Diego Perugini e Sonia Battagliese. Il Pm Rocco Liguori aveva chiesto il rinvio a giudizio.
Il gip ha dichiarato il non luogo a procedere di Arcangioli "per non avere commesso il fatto" ritenendo l'ufficiale estraneo alla vicenda relativa alla scomparsa del diario del magistrato. Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 30 giorni.
Durante l'udienza il militare dell'Arma ha fatto dichiarazioni spontanee ribadendo la sua innocenza. "Dopo avere visto il corpo di Borsellino dilaniato dall'esplosione - ha spiegato - ho alternato vuoti di memoria a rapidi flash. Ho cercato di ricordare quanto era accaduto per aiutare i magistrati, ma le mie parole, che erano il risultato di meri sforzi mnemonici, sono state scambiate per certezze, che poi si sono rivelate in contrasto con quanto detto da altri testimoni".
La difesa di Arcangioli ha rinunciato alla prescrizione delle accuse, chiedendo il proscioglimento nel merito dell'ufficiale. "Abbiamo trovato un giudice sereno e coraggioso - ha commentato uno dei legali dell'imputato, l'avvocato Diego Perugini - che ha chiuso questa lunga battaglia condotta in difesa del nostro assistito".
"Valuteremo dopo il deposito delle motivazioni - ha detto il procuratore facente funzioni Renato Di Natale - se fare ricorso in Cassazione".
red (1 apr 2008, 17:12)

Anonimo ha detto...

A mio parere ha ragione Anonimo delle 12.41.

Sia se Lui ha davvero la conoscenza degli atti che dice di avere sia se non ce l'ha.

Ha ragione nel dire che non si possono esprimere giudizi su singole responsabilità personali senza conoscere gli atti.

Il rischio è il linciaggio. Cosa profondamente incivile.

E' una cosa che avevo già scritto e anche chiaramente, replicando a un commento di Salvatore D'Urso, ma riconosco che, in relazione alla delicatezza del caso, dovevo essere ancora più chiaro.

Chiedo scusa a tutti per non essere stato ancora più chiaro nel dire ciò che ho detto e ribadisco adesso.

Credo che, ancora una volta, bisogna fare la fatica di farsi carico della complessità delle cose.

Non rinunciare a discutere del caso - perchè serve coscienza democratica su una cosa tanto grave - ma non cercare scorciatoie verso "capri espiatori".

Solo un giusto processo può dire se il col. Arcangioli sia colpevole o innocente e, a oggi, il processo ha detto innocente.

Quando leggeremo - se sarà reso pubblico - il provvedimento del giudice, potremo anche farcene un'opinione critica.

Come ho già scritto, ciò che sappiamo sono solo notizie di stampa e non si possono fare "processi alle persone" solo sulla base delle notizie di stampa.

Resta la gravità dei fatti - al di là di chi materialmente li abbia commessi. E resta vero, purtroppo, quello che scrive Baron Litron - che personalmente ringrazio di cuore per i Suoi contributi - circa la quantità di persone che nelle istituzioni servono "padroni" esterni.

La mia modesta proposta è di mantenere un'attenzione vigile e critica, con un rispetto sincero delle persone coinvolte in questa come in altre storie.

Chiedo scusa a tutti se ho contribuito a fare cosa diversa da questa.

Un caro saluto.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Fermo restando che nessuno credo, voglia fare un processo fuori, dalle aule dei tribunali,eppur vero che come da più parti è stato sottolineato, ciascuno/na deve essere libero di esprimere la propria opinione. Che se è favorevole(all'Arcangioli) pare ben accolta, se viceversa, non lo è allora, si grida alla Santa Inquisizione.

Vorrei partire da alcuni punti che qui, sono stati posti in essere per suffragare il principio (giustissimo)della "presunzione di innocenza", per sottolineare che se tutto è possibile, ciò vale anche, per il suo contrario.

Anonimo (delle 12,41) scrive: "... 1)perché nessuno, e sottolineo nessuno, può essere certo che quella agenda fosse nella borsa del magistrato." Verosimilmente vale il contrario.Dalle dichiarazioni di Agnese Borsellino (moglie di Paolo) si può presumere viceversa, che l'agenda, fosse nella borsa di Paolo. Anonimo conosce gli atti perché li ha letti, saprà benissimo delle dichiarazioni di Agnese.
2)"Vi dico solo, per onestà, che ALTRI hanno dichiarato di aver prelevato quella borsa dall'auto (almeno altre due persone, pare contemporaneamente e certamente molto prima che l'Arcangioli arrivasse sul luogo) e di averla data a soggetti rimasti ignoti".
Bene queste persone, lo hanno dichiarato, cioè ne hanno memoria, e lo hanno detto. Arcangioli,viceversa, non ricorda niente. Lo choc, certo. Choc, che credo, abbiano subìto un pò tutti in quei primissimi momenti. E a proposito di questo, voglio dirvi che in quel fatidico 19 luglio, io abitavo a meno di 100 metri da via D'Amelio (via Autonomia Siciliana).Non sto a descivere i momenti di terrore,di confusione ecc.degli abitanti di quella zona: le immagini di un quartiere devastato è stato riprodotta per anni nei vari video girati.Di una cosa sono certa: al momento dell'esplosione, e fino ai primi soccorsi, eleicotteri, gente che correva, sono passati pressapoco 10-15 minuti in un caos totale. Quindi quel "molto prima che l'Arcangioli arrivasse sul luogo" non riesco a capirlo. Dai video, risulta in maniera inequivocabile, che siamo ancora alle prime fasi dell'accaduto. Prima di "molto prima" era impossibile arrivare perché era tutta una nube di fumo e fuoco ( a meno di non esserci già)Mah!
3)"Non voglio entrare nel merito del processo". Di quale processo? Per la strage di via d'Amelio i processi sono stati divisi in più spezzoni. Nel caso di Arcangioli,poi, non siamo arrivati a nessun processo visto che è stato prosciolto. Niente fase dibattimentale, niente processo. Eppure il gip (cioè un altro magistrato)ne aveva chiesto il rinvio a giudizio.
Scusate se mi sono dilungata. Ma credo che essendo convinti/te, di voler arrivare alla verità, sarebbe opportuno che nessuno si inalberasse o gridasse alla violazione della "presunzione di innocenza", solo perché riflettendo sulle in-formazioni, ciascuno/na di noi,è in grado di farsi una opinione(critica o no).
Senza voler processare,se parliamo di onestà e dignità, allora chi crede di essere nel giusto, dia l'esempio per primo, attraverso un atto "simbolico" come le proprie dimissioni.
Un ultima cosa: i/le cittadini/ne sanno dei c.d. "poteri forti" e le collusioni con settori sempre più allargati (carabinieri, polizia,ecc).Un sistema che se (si vuole)si deve combattere.E in primo luogo, smascherare: "ognuno nel suo piccolo,ognuno per quello che può, ognuno per quello che sa"(Paolo Borsellino)

Scusate la lungaggine.
un saluto

Lia Gambino

Anonimo ha detto...

Gent.mo Dott. Lima,

Lei scrive: "La mia modesta proposta è di mantenere un'attenzione vigile e critica, con un rispetto sincero delle persone coinvolte in questa come in altre storie. Chiedo scusa a tutti se ho contribuito a fare cosa diversa da questa."

Personalmente penso che Lei non abbia proprio nulla di che scusarsi: questo BLOG e´ uno dei pochi spazi dove ho visto discutere la vicenda del proscioglimento del col. Arcangioli. Oltrettutto con interventi, video ed articoli molto interessanti ed approfonditi.

Al di la´ dei singoli tagli giornalistici dati ai servizi, mi sembra che questo BLOG stia dando un grande contributo alla conoscenza dei fatti ed alla loro comprensione. Niente di cui scusarsi dunque. Anzi.

Personalmente anche io ho solo informazioni giornalistiche a disposizione e non conosco gli atti giudiziari, ma cerco di approfondire in tutti i modi possibili l´argomento (la sotttrazione dell´agenda di Paolo Borsellino) perche´ lo ritengo estremamente importante.

In base alla mie conoscenze vorrei esprimere questa opinione personale: gli elementi raccolti dagli inquirenti avrebbero meritato un pubblico dibattimento.

Durante le indagini ed i confronti fra i protagonisti dei fatti sono state accertate numerose contraddizioni e le versioni fornite dall´indagato (il col. Arcangioli) sono state dallo stesso modificate nel corso dell´inchiesta. Un pubblico dibattimento sarebbe stato forse il luogo piu´adatto per fare chiarezza su queste incongruenze. Oltre che naturalmente per accertare le eventuali responsabilita´ penali dell´indagato.

Il GIP Ottavio Sferlazza dopo aver esaminato gli elementi raccolti dagli inquirenti aveva ritenuto che tali elementi fossero sufficienti per giustificare una richiesta di rinvio a giudizio per furto (dell´agenda) con aggravante mafiosa.

Il GUP Paolo Scotto, sulla base degli stessi elementi, ha dichiarato il non luogo a procedere ed ha prosciolto il col. Arcangioli "per non avere commesso il fatto" ritenendo l'ufficiale estraneo alla vicenda relativa alla scomparsa dell´agenda di Paolo Borsellino.

Attendiamo di conoscere le motivazioni in base alle quali il GUP Scotto ha, nell´arco di una sola udienza, preso questa decisione.

Ribadisco pero´ la mia convinzione personale che gli elementi raccolti fossero tali da giustificare un pubblico dibattimento, dove si potesse tentare di fare luce in modo pieno su quanto accaduto ed allo stesso tempo valutare l´eventuale profilo penale degli atti compiuti.


In merito a quanto scritto dall´Anonimo del 9 aprile alle ore 12.41 vorrei aggiungere una segnalazione.

Anonimo scrive: agenda (di Paolo Borsellino) "su cui alcuni credono (ma anche sul punto non vi è alcuna certezza) vi potessero essere annotati fatti di rilevantissima importanza."

Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, ha scritto il 2 aprile 2008:
"Giorni fa ero stato convocato alla Procura di Caltanissetta dal Pubblico Ministero Rocco Liguori per essere sentito quale persona informata dei fatti...
Al PM ho portato delle carte, avute da uno dei collaboratori di giustizia con i quali Paolo era in contatto nel periodo immediatamente precedente il suo assassinio, che comprovavano il fatto che Paolo usasse riportare il risultati dei suoi colloqui nella sua Agenda Rossa sparita:
"La prima domanda del Dr. ............ è questa: 'Secondo Lei chi può essere stato a fornire notizie così riservate che sapeva soltanto il Dr. Borsellino? Come è possibile che un 'giornale serio' come il Corriere della Sera ha la certezza che lei è al corrente di certi MISTERI peraltro abbondantemente riscontrati? E che solo il Dr. Borsellino e pochissime persone sapevano?.......'."
"Prima di rispondergli guardo il Dr. Borsellino per vedere almeno la Sua espressione, ma Lui subito mi dice: 'Continua da dove eravamo rimasti l'altra volta, anzi per essere più precisi ti dico io dove eravamo rimasti'. "
"Prende la sua borsa di cuoio (mi sembra marrone) ed estrae la solita Agenda Rossa dove di solito si appuntava le cose più importanti che gli dicevo. Apre l'Agenda, sfoglia alcune pagine (non posso fare a meno di notare che le pagine erano piene della sua scrittura) e mi dice: 'Ecco qua cosa mi hai detto l'ultima volta: 'Tramite il Lucchese sono venuto a conoscenza che all'interno dei Servizi Segrati deviati e all'insaputa del Triumvirato con a Capo l'On ....... si era formata una corrente di uomini che osteggiamo totalmente sia l'On. ...... che il suo braccio destro.
(La Giustizia negata, 2 aprile 2008, www.19luglio1992.com)

La autorevolezza della fonte ed il contenuto di queste affermazioni sono per me certezza che su quell´agenda vi fossero rilevantissime informazioni che non e´ stato piu´ possibile recuperare dopo la strage di via D´Amelio.

Ringrazio tutti coloro che stanno contribuendo a questa discussione.

Ritengo che al di la´ delle responsabilita´ penali del col. Arcangioli, il cui accertamento spetta unicamente alla Magistratura la quale si e´ recentemente espressa per un proscioglimento "per non aver commesso il fatto", ognuno dovrebbe cercare di porsi delle domande, raccogliere quanti piu´ elementi possibili sulla vicenda e cercare di capire come e perche´ quell´agenda e´ stata sottratta dal luogo della strage.

Le conseguenze di quanto acaduto in via D´Amelio a Palermo il 19 luglio 1992 le viviamo ancora oggi sulla nostra pelle, tutti i giorni.

Anonimo ha detto...

Per Marco Bertelli.

Caro Marco,

grazie di cuore per le Sue affettuose parole.

Con riferimento a ciò che Lei dice a proposito del fatto che alcuni insinuano dubbi sulla circostanza che l'agenda di Paolo contenesse informazioni preziose, a me pare che ciò debba ritenersi certo sulla base di un argomento logico.

L'agenda, come si è detto era certamente con Paolo quando Lui uscì da casa per andare in via D'Amelio.

Poi è "sparita".

Non è il tipo di oggetto che, in quel frangente, qualcuno avrebbe potuto prendere e trattenere "inavvertitamente".

Dunque, chi ha preso quell'agenda sapeva di prendere un oggetto "prezioso" o, comunque, "interessante".

Se se lo è tenuto o lo ha consegnato ad altri ma, comunque, non lo ha dato a chi di dovere, doveva avere una ragione per agire così e questa ragione non ci sarebbe stata se l'agenda avesse avuto un contenuto irrilevante.

A me pare che non si possa dire che sia certo che l'agenda sarebbe stata "decisiva" per qualcosa, ma certo doveva contenere cose "scottanti".

Grazie ancora per la Sua attenzione e per la Sua amicizia.

Un caro saluto a tutti.

Felice Lima

Mimma ha detto...

Premessa: trovo questo blog un' oasi di civilta`!

Ora una riflessione/domanda da "non addetta ai lavori":
"...Sulla agenda posso dirvi solo che ammiro le vostre certezze, perché nessuno, e sottolineo nessuno, può essere certo che quella agenda fosse nella borsa del magistrato...." (anonimo 9 aprile 2008 12.41}
a questa affermazione, secondo me cruciale, aggiungerei " al momento dello scoppio". Perche`(unicamente in base agli interventi su questo blog) la Sig.ra Agnese l' ha vista mettere nella borsa, ma da quel momento al momento dell' esplosione non sappiamo se Borsellino stesso l' abbia estratta, magari per controllare qualcosa....potrebbe essersi incenerita?

E. Clarke

Anonimo ha detto...

Intervengo solo per una precisazione dovuta a E. Clarke.
Si, certo, ha ragione nel precisare "al momento della esplosione".
Ma io mi riferivo già ad un mometo precedente e cioé quando il Magistrato era a Villagrazia con la famiglia.
La Signora Piraino ha dichiarato di aver visto il marito "uscire" l'agenda rossa (per appuntarvi un numero di telefono), non di averlo visto nell'atto di riporla in borsa.
Inoltre, ripeto, -specificando questa volta il nome- il signor Vullo, unico superstite della scorta, ha dichiarato di aver visto il Magistrato con UNA agenda in mano prima di entrare in auto, da Villagrazia, per dirigersi in Via D'Amelio. La borsa era già in auto riposta sul pianale postriore.
Nella borsa è stata ritrovata una agenda (quella marrone, e qui getto un sasso nello stagno: se le agende in borsa fossero state due, la rossa -sparita- e la marrone -ivi rinvenuta-, perchè ne avrebbero dovuto far sparire una sola? non era più semplice prendele entrambe e poi verificare? e perché proprio quella rossa, visto che pochissime persone ne conoscevano esistenza e "funzione"?).
Si aggiunga che sempre il Vullo ha dichiarato, anche nel giugno del 2006, di avere un vago ricordo del Magistrato, in Via D'Amelio, pochi istanti prima della esplosione, con qualcosa sotto il braccio, non potendo ne affermare ne escludere che fosse proprio l'agenda che aveva in mano al momento della partenza da Villagrazia.
Questi i fatti, a ciascuno le proprie opinioni.
Grazie per l'ospitalità della quale non voglio abusare, continuerò a leggervi con attenzione.
Saluti

Anonimo ha detto...

Non sapevo della seconda agenda nella borsa(?), ma, non ricordo chi, nei commenti, ha precisato che la borsa, che sicuramente il Col:Arcangeli ha preso dall'auto, è ricomparsa solo molte ore dopo.
Quindi può essere stato accuratamente esaminato il contenuto, e ivi lasciato soltanto quello che non risultava "interessante". Chi non "ruba" non prende tutto.
Alessandra

Anonimo ha detto...

Con il rischio di fare un po' d'accademia, inevitabile prima del deposito della sentenza, mi permetto due osservazioni in merito a quanto detto da "anonimo" delle 14:53.
1)Se è vero che Agnese Borsellino ha dichiarato di avere visto il marito "uscire" l'agenda rossa dalla borsa per apuntarvi un numero di telefono (io non lo so se è vero ma sto a questa versione dei fatti fornita da "anonimo"), è anche vero che l'agenda rossa non è stata rinvenuta in casa, per cui senz'altro Borsellino l'ha portata con sè; se poi, tra Villagrazia e via D'Amelio non vi sono state tappe intermedie (come ipotizzo), è ovvio che l'agenda, al momento dell'esplosione, era con Borsellino, anche se questo non significa che era nella borsa.
2) Però, se non ho capito male, Arcangioli è stato prosciolto per "non aver commesso il fatto", il che induce a ipotizzare che il g.u.p. dovrebbe avere ritenuto sussistente il furto; ciò, a sua volta, dovrebbe anche escludere l'ipotesi dell'incenerimento dell'agenda a causa dell'esplosione.

giuliano castiglia

Anonimo ha detto...

Ringrazio davvero tutti coloro che sono intervenuti sull’argomento, perché il contributo di ciascuno mi ha consentito di sapere di più e di vedere da più punti di vista questa vicenda complessa, quanto cruciale nella vita democratica o non democratica del nostro paese.

Credo che pur non dovendo mai rinunciare al diritto di esprimere il proprio pensiero, occorre massima attenzione per scongiurare il rischio di dare vita, a volte senza troppa consapevolezza, al linciaggio di piazza.

Pur avendo apprezzato l’intervento di Marco BERTELLI, non condivido però la sua opinione secondo cui “gli elementi raccolti dagli inquirenti avrebbero meritato un pubblico dibattimento” . . . che a suo dire sarebbe stato il luogo più adatto per fare chiarezza sulle incongruenze emerse dalle indagini.

Devo dissentire, perché, in primo luogo, se lui stesso ha detto di non conoscere integralmente gli elementi raccolti dagli investigatori, come può dire che avrebbero meritato un pubblico dibattimento?

In secondo luogo, perché, pe esperienza personale (sono un magistrato)posso dire che il pubblico dibattimento, che Marco Bertelli vede come utile per un chiarimento della vicenda, in realtà per i suoi tempi, notoriamente biblici, e per il fatto di intervenire ad una notevole distanza di tempo rispetto all’accadimento dei fatti, rarissimamente consente di acquisire più elementi di quelli che sono già stati acquisiti nel corso delle indagini, semmai qualcosa, o molte cose, in meno.

Se molte delle persone sentite hanno già reso dichiarazioni confuse, contraddittorie e poco chiare, le stesse in dibattimento avrebbero di certo ricordato ancora meno, dietro l’alibi, vero o falso che sia, dell’essere passato troppo tempo dai fatti.

Non so sulla base di quali elementi il collega Paolo Scotto abbia prosciolto il col. Arcagioli, ed attendo anche io le motivazioni della sua decisione per farmi una opinone più ptrecisa dei fatti, ma sono convinta che se nel fascicolo non vi erano elementi per affermare, oltre il ragionevole dubbio, la responsabilità dello stesso, nel pubblico dibattimento di elementi ve ne sarebbero stati ancora meno e che, quindi, forse una decisione coraggiosa del collega ha evitato un notevole quanto inutile dispendio di risorse economiche e personali.

Grazie ancora a tutti per i contributi di conoscenza e gli spunti di pensiero.

Stefania Barbagallo

Anonimo ha detto...

E' così.
Questo è il processo.
Per questo, da sempre, i veri responsabili, cercano da sempre di far sparire le prove.
E quando la prova non c'è più si può dire tutto e il contrario di tutto e il responsabile resta impunito.
Alessandra

Anonimo ha detto...

Per Stefania Barbagallo

Gent.ma Dott.ssa Barbagallo,

Le confermo che le mie valutazioni sulla vicenda sono state espresse in base alla sola conoscenza dei fatti riportati in alcuni servizi giornalistici, non avendo io la possibilita' di consultare gli atti del procedimento.

Tuttavia cerco di approfondire il tema facendo uso di fonti giornalistiche che considero affidabili. Mi riferisco in particolare agli articoli di Giovanni Bianconi (CORRIERE DELLA SERA), Giorgio Bongiovanni, Anna Petrozzi, Aaron Pettinari (ANTIMAFIADUEMILA), Giuseppe Lo Bianco (ANSA), Maurizio Torrealta (RAINEWS24). Considero questi giornalisti preparati e documentati. Incrocio i fatti dei quali posso venire a conoscenza attraverso il loro lavoro.

Ho apprezzato molto anche il servizio di RAINEWS24 di Torrealta segnalato in questo BLOG dal Giudice Felice Lima, nonostante tale servizio molte perplessita' abbia sollevato per altri utenti del BLOG. In particolare ho trovato di notevole interesse l'intervista al Procuratore aggiunto Renato Di Natale e le dichiarazioni di Gioacchino Genchi.

Sulla base di un'attenta comparazione di queste fonti giornalistiche credo che ognuno di noi possa cercare di elaborare una propria valutazione dei fatti.

Chi e' titolare delle indagini o coinvolto nella vicenda ha certamente molti piu' elementi a disposizione. Per questo attendiamo le motivazioni del proscioglimento del col. Arcangioli.

Tuttavia credo che, nei limiti delle conoscenze a disposizione attraverso la stampa, anche coloro che non sono direttamente coinvolti nella vicenda possano esprimere la propria opinione sulla base degli elementi di cui dispongono. Sta ad ognuno di noi il compito e l'impegno per raccogliere quanti piu' elementi possibili e confrontare fonti diverse.


Devo altresi' ammettere di non essere un esperto del settore giustizia. Pertanto le mie valutazioni sono limitate dalla mie scarse conoscenze delle procedure giudiziarie.

Nonostante cio´ vorrei comunque provare a spiegarLe il perche´ delle mie valutazioni in qualita´ di "profano".


Ho scritto che a mio parere "gli elementi raccolti dagli inquirenti a carico del col. Arcangioli avrebbero meritato un pubblico dibattimento" per due ragioni:

1) Ritenevo che gli elementi raccolti (quelli di cui sono venuto a conoscenza attraverso la stampa) fossero sufficienti per giusticare il rinvio a giudizio per il reato di furto con aggravante mafiosa.

2) Ho sempre creduto che un pubblico dibattimento potesse portare ad una piu' completa ed approfondita ricostruzione dei fatti, nel caso in cui ovviamente ci fossero elementi suffcienti da giustificare una richiesta di rinvio a giudizio (punto 1).

Per il punto 2 non posso avvalermi di un´esperienza professionale nel settore, ma sono giunto a questa convinzione (l´utilita´ del dibattimento) anche seguendo gli sviluppi di un´altra vicenda giudiziaria, quella relativa alla morte di Federico Aldrovandi, un ragazzo diciottenne di Ferrara “morto” durante un controllo di polizia il 25 settembre 2005 (http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/).

Inizialmente le indagini degli inquirenti hanno avvalorato la tesi della morte del ragazzo per malore, ma successivamente e solo grazie alla determinazione della famiglia e degli amici di Federico e´ stato possibile imprimere un nuovo impulso investigativo alle indagini ed il 21 giugno 2007 i quattro agenti di polizia intervenuti sul luogo dove Federico e´ morto sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo. Il 19 ottobre 2007 il processo ha preso il via ed i genitori di Federico tengono costantemente aggiornato su internet il BLOG che ho segnalato dove riportano tutti gli sviluppi delle udienze.

La cosa che mi ha molto colpito e´ che durante il processo sono emersi nuovi particolari dalle testimonianze riportate in aula, addirittura nuove prove (tra cui un filmato di polizia giudiziaria sul luogo del delitto). Nuovi dettagli sono emersi grazie anche alle domande degli stessi avvocati e del presidente del tribunale.

In pratica le prove si stanno formando durante il dibattimento, ma in modo piu´ completo ed approfondito rispetto a quanto era emerso durante la fase delle indagini preliminari.


Non essendo io un esperto di diritto, ho pensato che lo stesso potesse acccadere nel caso di un eventuale dibattimento per la scomparsa dell´agenda rossa di Paolo Borsellino.


L´analogia mi e´ venuta in mente anche perche´ entrambe le inchieste sono state caratterizzate da una grave approssimazione negli accertamenti investigativi nell´immediatezza dei fatti.


Nel caso di Federico Aldrovandi il PM di turno non si e´ nemmeno recato sul luogo dei fatti ed e´ emerso diverso tempo dopo che alcuni rilievi di polizia giudiziaria (tamponi con tracce di sangue) erano stati “dimenticati” in una cassaforte della questura, con gravissimo pregiudizio per lo sviluppo dell´inchiesta. I buchi investigativi nell´immediatezza del fatto stanno tuttora pesantemente condizionando il dibattimento, ma il nuovo PM titolare del fascicolo e la famiglia di Federico stanno facendo tutto il possibile per ricostruire quanto realmente accaduto.

Nel caso della vicenda della scomparsa dell´agenda rossa di Paolo Borsellino c´e´ pure un inspiegabile “buco nero” nei momenti immediatamente successivi alla strage per quanto riguarda i primi accertamenti investigativi. La relazione di polizia che riporta il ritrovamento della borsa del Magistrato porta l´ora delle 18.30 del 19 luglio 1992 ed e´ stata addirittura compilata solo diversi mesi dopo i fatti. Senza le indagini della procura di Caltanissetta nulla si sarebbe mai saputo del fatto che la borsa del Magistrato era stata prelevata dall´auto intorno alle ore 17.30 ed ivi riposta prima delle ore 18.30. Il col. Arcangioli non ha mai compilato una relazione di servizio a riguardo.


Sulla base anche di questo confronto tra vicenda giudiziarie diverse ma con alcune caratteristiche simili ritenevo che un pubblico dibattimento potesse portare nuove conoscenze su quanto accaduto in via D´Amelio il 19 luglio 1992 ed in particolare nuove informazioni su chi e perche´ aveva prelevato la borsa di Paolo Borsellino dall´auto del Magistrato. Ritenevo anche che gli elementi raccolti dalla procura di Caltanissetta fossero sufficienti per giustificare la richiesta di rinvio a giudizo del col. Arcangioli per furto per aggravante mafiosa.


Spero di aver chiarito i motivi alla base delle mie riflessioni pur con tutti i limiti della mie conoscenze nel settore.


Ringrazio per la possibilita´ che mi e´ data su questo BLOG di poter confrontarmi ed imparare da chi opera nel settore giustizia. Ribadisco che questo e´ uno dei pochi spazi dove la vicenda della sparizione dell´agenda rossa di Paolo Borsellino ha avuto lo spazio che merita.

"Uguale per tutti" ha detto...

Carissimo Marco (Bertelli),

grazie davvero di cuore a Lei.

La Redazione