venerdì 28 novembre 2008

Le motivazioni della prima sentenza sui fatti del G8 di Genova


E’ stata depositata ieri la motivazione della prima sentenza sui fatti del G8 di Genova, quella pronunciata il 14.7.2008.

Il testo integrale della sentenza si può leggere e scaricare dal sito di Repubblica a questo link.

Per una lettura più agevole, nell'ultima pagina della sentenza c’è un indice della stessa.

A questo link, sul blog di Emanuele Scimone, alcuni stralci della sentenza.




7 commenti:

di emanuele davide scimone ha detto...

E' stata TORTURA! Nella sentenza sono elencate e numerate i soprusi, le vessazioni e le violenze commesse a Bolzaneto. Ci sono state delle condanne ed ecco spiegate le motivazioni. Ma siccome è vero che più delle condanne in questa vicenda pesano più le assoluzioni, vengono riportate anche le spiegazioni. Chi doveva "garantire" non lo ha fatto. Ma questa mancanza non sembra sia "dolosa" e quindi non punibile. Così appare. Così si è deciso, nonostante nella sentenza ci sia scritto anche che le indagini sono state spesso "bloccate" da "la scarsa collaborazione delle Forze di Polizia, originata, forse, da un malinteso “spirito di corpo” la maggior parte di coloro che si sono resi direttamente responsabili delle vessazioni risultate provate in dibattimento è rimasta ignota".
Sette anni sono trascorsi ed in questi anni in molti hanno combattutto per arrivare a far luce su quei fatti. Purtroppo però, i vertici delle forze di polizia e i governi succeduti nulla hanno voluto fare per chiarire perchè in un paese civile e democratico si possa ricorrere alla TORTURA.

Vittorio Ferraro ha detto...

E' chiaro che non essendo tipizzato il reato di tortura quei comportamenti e quegli atti sono stati qualificati come "condotte inumane e degradanti."

La verità processuale ha messo in primo piano e fatto emergere l'arbitrio, la violenza e l'umiliazione.

La scarsa collaborazione delle forze di polizia (lo "spirito di corpo") non ha consentito, viceversa, la ricerca dei "mandanti".

Adesso servirebbe un gesto di collaborazione postuma da parte della polizia (leggi Manganelli) affinchè venga fatta luce su questa bruttissima pagina della nostra democrazia.

Ma per far emergere quest'altra verità storica il ruolo ed il compito della Politica è fondamentale.

Anonimo ha detto...

Beh... in un Paese dove il male assoluto, giustamente, è rappresentato dalle mafie; vogliamo condannare i vertici della polizia per delle stupide torture fatte ad una banda di scalmanati? Su ... via ... non scherziamo ... facciamo le persone serie!!!!
b

Anonimo ha detto...

"vogliamo condannare i vertici della polizia per delle stupide torture fatte ad una banda di scalmanati? Su ... via ... non scherziamo ... facciamo le persone serie!!!!"
/origine: Anonimo "b"/
<------------------------------->

/origine: Da Wikipedia, l'enciclopedia libera./

Fiorenzo Bava Beccaris (Fossano, 17 marzo 1831 – Roma, 8 aprile 1924)

Dopo aver partecipato alla Guerra di Crimea e alle Guerre d'Indipendenza del 1859 e del 1866 (ottenendo il 6 dicembre 1866 il Cavalierato dell'Ordine Militare d'Italia), divenne Direttore generale d'artiglieria e genio al Ministero della Guerra, e tenne il comando del VII° e del III° Corpo d'Armata.

Nel maggio 1898, in occasione dei gravi tumulti milanesi - passati alla storia come la "Protesta dello stomaco" - il governo guidato da Antonio di Rudinì proclamò lo Stato d'Assedio e il generale, in qualità di Regio Commissario Straordinario, ordinò di sparare cannonate sulla folla provocando una strage, in cui furono uccisi 40 cittadini e ne furono feriti 200[senza fonte].
In segno di riconoscimento per quella che dalla monarchia fu giudicata una brillante azione militare, Bava-Beccaris ricevette il 5 giugno 1898 dal re Umberto I la Gran Croce dell'Ordine Militare di Savoia, e il 16 giugno 1898 ottenne un seggio al Senato.


Assioma: I VERTICI sono sempre (stati) al di sopra di ogni sospetto!

Stefano
Genova

Anonimo ha detto...

Caro Stefano,
solo per precisare: in merito ai fatti di Genova e a tanti altri simili e non, riconducibili a criminali in divisa, fosse per me, li destituirei per indegnità morale. E, senza alcun processo!
Bartolo (b)

Anonimo ha detto...

Non credo che in uno stato di diritto possano essere accettabili le parole di Anonimo delle 10:21.
Già dalla definizione di "stupide" delle torture. Se si porta alle estreme conseguenze questo assunto si arriverà presto a giustificare qualsiasi arbitrio finchè sarà sostenuto dal paragone con qualcosa di più "serio" che, purtroppo, non manca mai di esserci.

Cinzia ha detto...

Per l'Anonimo che è anonimo e quindi non si sa chi sia, nella certezza che riconoscerà il motivo per cui posto questo commento.

Stralcio tratto dalle motivazioni sentenza pg. 323 sui comportamenti riconosciuti dal Tribunale di Genova:

10) insulti di ogni tipo, da quelli a sfondo sessuale, diretti in particolare alle donne (puttane, troie), a quelli razzisti (cfr. dichiarazioni di Anerdi, Francisco, dileggiato per il colore della pelle) a quelli di contenuto politico (comunisti merde, zecche comuniste, rossi bastardi, siete peggio della merda, bastardi comunisti), minacce, che variavano da quelle di percosse e, addirittura, di morte, a quelle di stupro (cfr. deposizione Subri), costrizioni a pronunciare frasi lesive della proprie dignità personale, quali “sono una merda” (Rossomando Angelo) e frasi o inni al fascismo, al nazismo, a Mussolini e Hitler, a sfilare lungo il corridoio facendo il saluto “romano” e il passo c.d. “dell’oca” (cfr. dichiarazioni, tra le molte, di Subri, Lupi, Aveni, Carcheri Alessandro. Nebot, Percivati), a ascoltare il motivo di “Faccetta nera”, suonato forse con un telefono cellulare, e frasi antisemite e ineggianti ai regimi fascista e nazista e alla dittatura del generale Pinochet: queste ultime espressioni di carattere politico, già di per sé intollerabili sulla bocca di appartenenti a Forze di polizia di uno Stato democratico, che pone il ripudio del nazifascismo tra i valori della propria Costituzione, sono risultate, nella situazione specifica, tanto più ripugnanti e vessatorie in quanto dirette contro persone tutte appartenenti, sia pure con sfumature e posizioni differenti tra loro, a un’area politico-sociale che si ricollega ai principi del pacifismo, dell’antifascismo e dell’antirazzismo;

Suo commento del
24 novembre 2008 16.44
in relazione a mie affermazioni, nella sostanza, non dissimili da questo passaggio della sentenza.

"La questione che invece solleverei in via pregiudiziale è perché non possa avere dei dubbi, ossia perché debba credere necessariamente, a priori.

Queste non sono verità di Fede! E anche se lo fossero, non sarei egualmente tenuto a credere. A maggior ragione nel nostro caso.

Nello specifico, gentile Cinzia, non contesto il Suo diritto di far Sue le affermazioni che ha riportato. Mi permetta, però, di non condividerle affatto, sia nella forma, sia nella sostanza.

Mi permetta anche di dire, volta per volta, perché non le condivido, senza scandalizzarsi troppo né evocare, a modo di giustificazione, "duci" morti e sepolti da oltre sessant'anni!

Se Le interessa saperlo, non le condivido perché mi sembrano "slogans" politici di posizioni faziose e ben determinate che non mi sono mai appartenute, per motivi che ho già esposto a sufficienza e che non voglio ripetere.

In breve, siccome non contesto affatto il Suo diritto di dire quello che vuole, purché nei limiti di legge, mi usi la cortesia di fare altrettanto con me. Al limite, mi ignori."

...Ecco me lo dica qui quello che vuole.
Riprendere il Suo commento di qualche post fa sotto lo stralcio della sentenza in questione mi sembra proprio il luogo adatto.
Lo so che Lei vorrebbe che io la ignorassi, ma sono troppo curiosa di sapere cosa pensa della faziosità di questi giudici che vanno a rievocare anche loro duci morti e sepolti. Saranno anche loro orientati, oddio non quanto me altrimenti le condanne sarebbero state ben più severe.
Chiaramente...
mia la libertà di chiedere,
Sua la libertà di non rispondere e senza appellarsi a nessun emendamento, basta solo "l'ignoramento" :-]