giovedì 24 settembre 2009

Dal G.I.P. di Perugia l’ennesima smentita delle tesi del C.S.M. e della Cassazione contro i magistrati della Procura di Salerno.


Il 9 settembre 2009, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Perugia ha archiviato il procedimento penale nei confronti dei colleghi Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi, Dionigio Verasani e Luigi De Magistris, relativo alla vicenda delle indagini della Procura di Salerno bloccate da provvedimenti disciplinari adottati dal Consiglio Superiore della Magistratura – con tempi e modi che a noi e a tanti appaiono tecnicamente illegittimi – nei confronti dei magistrati inquirenti.

Abbiamo pubblicato – a questo link – il testo del provvedimento di archiviazione.

Esso è particolarmente interessante, perché offre l’ennesima riprova dell’infondatezza degli argomenti addotti dal C.S.M. – e poi anche dalla Corte di Cassazione (la sentenza della Corte è a questo link) – contro i magistrati della Procura di Salerno.

Il trasferimento di quei colleghi e addirittura la sospensione del dr Apicella dalle funzioni e dallo stipendio sono stati disposti con provvedimenti dei quali in altri scritti abbiamo illustrato i profili di infondatezza e di illegittimità.

In quei provvedimenti e nella campagna di stampa che, orchestrata da chi vi aveva interesse, li ha propagandati all’opinione pubblica, si affermano come vere, fra le altre, tre circostanze che sono sempre apparse con tutta evidenza non vere e che il G.I.P. di Perugia ancora una volta si incarica di smentire.

In particolare:

1. non è vero che le perquisizioni disposte dai magistrati di Salerno siano state eseguite in maniera offensiva e/o lesiva della dignità dei magistrati perquisiti (come sostenuto con urla e strepiti in televisione e in ogni dove), essendo vero l’esatto contrario e, cioè, che, come scrive il G.I.P. di Perugia, è «stato compiuto ogni sforzo per rendere meno traumatico possibile lo svolgimento dell’incombente in un contesto di comprensibile disagio»;

2. non è vero che i magistrati di Catanzaro avevano offerto agli inquirenti di Salerno le copie degli atti che essi per molti mesi avevano richiesto invano, essendo vero l’esatto contrario, sicché il sequestro era, per questo e per altri motivi, non solo legittimo, ma addirittura necessario;

3. non è vero che il sequestro disposto dai colleghi Apicella, Verasani e Nuzzi era un sequestro “preventivo”, come sostenuto contro l’evidenza dal C.S.M. e dalla Cassazione, essendo esso, invece, un sequestro “probatorio”.

I provvedimenti del C.S.M. nei confronti dei magistrati di Salerno hanno bloccato le loro indagini e reso vani, nei fatti, i provvedimenti da loro legittimamente adottati e confermati nelle sedi giudiziarie competenti.

Al di là di qualunque opinione che ciascuno può avere sulle ragioni per le quali i Consiglieri del C.S.M. hanno fatto questo, in uno stato democratico la legittimità dei provvedimenti si misura valutando la fondatezza o meno delle motivazioni esposte per giustificarli.

Le motivazioni addotte dal C.S.M. prima e dalla Corte di Cassazione poi nel caso dei colleghi Apicella, Verasani e Nuzzi appaiono sotto diversi profili palesemente infondate.

Cosa tutto questo significhi per la magistratura e per il Paese ognuno può agevolmente comprenderlo.

A noi, in questo tempo nel quale gli abusi di potere e del potere sembrano diventati parte della Costituzione materiale del Paese, resta l’amarezza più profonda per avere dovuto assistere a una delle più clamorose interferenze del potere – interno ed esterno alla magistratura – sull’indipendenza dei magistrati e sul loro lavoro, non solo senza che questo suscitasse una virile e clamorosa indignazione della magistratura associata e delle istituzioni preposte ai controlli di legalità, ma addirittura con l’avallo esplicito di tutti costoro.

L’epurazione dei colleghi Apicella, Verasani e Nuzzi con una procedura disciplinare nella quale i loro diritti di difesa sono stati compressi oltre ogni pensabilità costituisce, a nostro modo di vedere, un vulnus gravissimo e definitivo su qualunque speranza di indipendenza dei magistrati.

Oltre che, ovviamente, una grave ingiustizia nei confronti dei colleghi Apicella, Verasani e Nuzzi, rei di avere onorato con coraggio e coerenza i loro doveri professionali.


22 commenti:

Anonimo ha detto...

Quello che sarebbe davvero necessario è l'avvio di un vasto movimento di opinione promosso da tutti i soggetti che vogliono l'attuazione della Costituzione e combattono i continui tentativi del governo di ridurla a carta straccia. Per far questo è indispensabile ricomporre un vasto blocco politico sociale che sia in grado di porre con forza questa esigenza ma in modo nuovo rispetto al passato,secondo modalità innovative e propositive ,non ritualistiche e cerimoniali. SAREBBE NECESSARIO CHIEDERE una legge per L'ISTITUZIONE DI UN "GARANTE DELLA COSTITUZIONE" IN OGNI CITTA'E AMMINISTRAZIONE PUBBLICA. Riporto alcuni brani di notizie di ieri e di oggi che mostrano quanto la lacerazione costituzionale unita ad un miserabile intrigo affaristico -mafioso divorino il tessuto economico del paese, al di là dei moralismi ipocriti:" Nonostante le carte circolino nelle redazioni dei maggiori quotidiani e delle agenzie di stampa, nessun direttore ha pubblicato le intercettazioni che raccontano come le emergenze sono state usate per fare affari e favori. Letta è considerato l’uomo del dialogo e soprattutto il sottosegretario con cui gli editori hanno trattato e tratteranno gli aiuti alla stampa in crisi. L’unica testata che ha offerto una panoramica dell’indagine è stato il mensile campano “La voce delle voci”. Le agenzie di stampa si sono occupate della faccenda solo il 29 aprile per comunicare, su input della Procura di Roma, che i pm avevano chiesto l’archiviazione di Letta. Ma non hanno spiegato per quali reati fosse indagato e oltretutto hanno diffuso una notizia monca. Letta è stato scagionato dall’accusa di associazione a delinquere, ma rimane indagato per abuso, turbativa d’asta e truffa. Su queste ipotesi di reato, si è svolto un surreale ping pong tra le Procure di Roma e Potenza, dove entrambe sostenevano la competenza dell’altra e non volevano occuparsi di lui. Alla fine ci ha pensato la Cassazione, che ha spedito tutto a Lagonegro.
Accoglienza ai clandestini?

Potenza del Vaticano
L’indagine parte da Potenza, quando il pm Henry John Woodcock si mette a lavorare su una presunta organizzazione specializzata nell’aggiudicarsi commesse pubbliche truccando le gare. A indagare sono gli uomini della squadra mobile e quelli del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, diretti dal colonnello Sergio de Caprio, alias Capitano Ultimo, l’ufficiale che arrestò Totò Riina. Gli investigatori intercettano e pedinano i fratelli Angelo e Pierfrancesco Chiorazzo, dirigenti della Cascina e di altre società. E quasi subito scoprono che i due stanno tentando di accaparrarsi gli appalti per i centri di assistenza ai rifugiati, grazie agli aiuti di Letta. E’ l'estate del 2008. Giornali e tv lanciano ogni giorno “l’allar me i m m i gra t i ” e il governo dichiara addirittura lo stato d’emer genza. Letta si muove alla sua maniera. A legarlo alla Cascina non sono solo i rapporti di consuetudine con Chiorazzo, ma è soprattutto la comune vicinanza al Vaticano e ad Andreotti, numi tutelari della cooperativa. Per anni La Cascina ha accumulato appalti dalle Alpi alla Sicilia, dalle università alle strutture pubbliche, dai teatri agli stadi, fino alla bouvette del Senato. Nel 2008 l’Asl di Taranto le ha scucito la bellezza di 8,8 milioni di euro; il comune di Roma altri 20. Non è un mistero che i vertici della Cascina selezionino il personale anche sulla base di elenchi stilati da vescovi e politici di area. Ma il gruppo non disdegna le alleanze trasversali, come quella intrecciata con il governo di Fidel Castro per gestire due hotel di lusso sulle spiagge di Santa Lucia e di Varadero. La crescita tumultuosa, le scelte sfortunate (come quella di Cuba) e 74 milioni di debiti con il fisco, hanno però messo la holding ciellina alle corde" Ma le indagini di De Magistris non vertevano proprio sulla Global Service?
Maria Cristina

Anonimo ha detto...

Nella sentenza stessa del gip di Perugia si precisa che il suo giudizio porta su materia che nulla ha a che fare con i provvedimenti disciplinari disposti nei confronti dei giudici di Salerno. Ora mi pare che esista un corto circuito giuridico. Se si legge la sentenza si hanno solidi motivi per concludere che il sequestro fu "probatorio" mentre i provvedimenti disciplinari furono fra l'altro motivati dal carattere preventivo del sequestro.
Si può nel mondo giuridico marciare su dei binari divergenti senza deragliare?
Scusate la mia ignoranza, ma come si può distinguere la sede disciplinare da una altra forma di giudizio se esiste fra i due tipi di giudizio una insanabile divergenza sull'esame di certi fatti?
Qui non si tratta di distinguere fra i vari organi giudicanti delle conseguenze di certe azioni (penali o disciplinari), ma del fatto ben più grave che un organo giudicante afferma che certe azioni furono compiute mentre un altro organo giudicante lo nega.

La Redazione ha detto...

Per l'anonimo delle 23,07.

Lei non è affatto "ignorante". Anzi, ragiona benissimo.
Ed ha colto con estrema lucidità l'essenza della "sciagura" che sta capitando all'indipendenza della giurisdizione.
Non è proprio possibile che in sede disciplinare si chiamino diversamente le cose verificate nelle aule della giustizia ordinaria.
E' un fatto, questo, non solo del tutto illogico ma - quel che è più grave - "eversivo" dell'ordinamento giuridico.

Anonimo ha detto...

scusatemi, non sono ne avvocato ne magistrato, ma un semplice e onesto cittadino calabrese.
Ma perchè la procura di Salerno non continua e da le risposte che tutti si aspettano sul campo? è bastato il colpo di mano dei poteri forti per non rendere giustizia a chi forte non è? che fine hanno fatto gli avvisi di garanzia che hanno consegnato anche ai magistrati catanzaresi? l'inchista è ferma o sta andando avanti?

Besugo ha detto...

Questo Blog, il 9 dicembre 2008, pubblicava il seguente articolo: “Cosa sta veramente succedendo a Catanzaro. Lo scontro finale tra politica e magistratura”.

Nell’articolo si riportava da Voglioscendere un video nel quale Marco Travaglio ricostruisce, lucidamente quanto stava accadendo a Catanzaro.

Insieme al video, si riportava anche l’intera trascrizione, pure, tratta da Voglioscendere.

Verso la conclusione, Marco Travaglio asseriva:
(…)
“Perché impedire a Salerno di andare avanti con questi atti violenti, trasferimento del capo, ispezioni ministeriali del solito Alfano, avvertimenti strani del Capo dello Stato, CSM scatenato, politici e giornali pure?
Viene persino il dubbio che loro l’abbiano capito chi aveva ragione e chi aveva torto.
Però devono continuare a raccontarci che sono tutti uguali, che c’è una guerra fra bande così hanno la scusa per mettere le mani sulla giustizia.
Una volta si pensava alla Berlusconi che le mani sulla giustizia le potesse mettere la politica contro il volere della magistratura, adesso si sta cercando di coinvolgere una parte, la peggiore, della magistratura, il peggior CSM che si sia mai visto, e un Capo dello Stato che sicuramente non sta brillando per le sue funzioni di garanzia, proprio perché collaborino tutti quanti alla normalizzazione di quei pochi magistrati e quelle poche procure che ancora fanno il loro dovere senza guardare in faccia a nessuno.
Per fortuna la verità è più forte di qualunque pressione, per cui chiusa una porta esce dalla finestra, chiusa la finestra la verità rompe il vetro”.

Ora, alla luce di quanto esposto dal G.I.P. di Perugia, mi corre l’obbligo di pensare:
“ adesso, i consiglieri del presidente del C.S.M. e della Corte di Cassazione, saranno accompagnati alla porta, oppure continueranno a svolgere il loro compito nefasto per il quale sono stati nominati da zelanti servitori…”. Non riesco a completare la frase con le parole “Servitori dello Strato”.

Pertanto mi scuso con la stimatissima redazione del Blog e porgo un caro e deferente saluto

Stefano
Genova

P.S.
Forse non sono stato informato, che i feteggiamenti di carnevale (secondo il calendario gregoriano), sono come gli esami di De Filippo, non finiscono mai.

Besugo ha detto...

Oggi assistiamo quasi impotenti ad una serie di atti formali tesi allo svuotamento dei valori fondamentali della nostra Costituzione, attraverso D. L. volti a modificare la legislazione ordinaria.

Ciò era già accaduto nel periodo che va dal 1925 al 1939. Le cosiddette leggi fascistissime, note anche come leggi eccezionali del fascismo, adottate tra il 1925 e il '26, sono gli atti giuridici che iniziarono la trasformazione di fatto dell'ordinamento del Regno d'Italia nel regime fascista, ossia in uno Stato totalitario dalla forte componente ideologica, di tipo nazionalista, centralista, statalista, corporativista ed imperialista.

Il compimento, ancorché parziale, di tale processo sarebbe avvenuto, però, soltanto nel 1939 allorquando, pur senza mutare direttamente gli articoli interessati dello Statuto del Regno, la Camera dei Deputati sarà soppressa e sostituita dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni, la cui composizione e la portata reale dei poteri ne escluderanno i caratteri di effettiva titolarità della rappresentanza nazionale e di co-titolarità - condivisa con il Capo dello Stato e con il Senato - del potere legislativo.

Da molti anni pratico una associazione di mutuo soccorso,(è una tradizione di famiglia) la quale era stata costituita nella seconda metà del 1800. È notorio che tutte le società di mutuo soccorso sono nate in virtù dello statuto adottato dal Regno sardo-piemontese il 4 marzo 1848 e fu definito, nel Preambolo autografo dello stesso Carlo Alberto, «Legge fondamentale perpetua ed irrevocabile della Monarchia» sabauda.

Nelle norme inerenti l’associazionismo si legge:
(…)
Art. 2. – Tutte le Associazioni operaie di città o di campagna tendenti al miglioramento economico-
sociale ed organizzate: col mutuo soccorso per malattia, disoccupazione, vecchiaia, inabilità al
lavoro; colla cooperazione senza intenti di speculazione capitalista; colla difesa del lavoro mediante
la resistenza, ecc. ecc., che vogliono far parte del Partito, devono essere composte di puri e semplici
lavoratori d’ambo i sessi, di città o di campagna, salariati, e alla dipendenza di padroni, intraprenditori, commercianti od amministrazioni qualsiasi.
(...)

la Soc. di Mutuo Soccorso venne sciolta nel 1929 dal Prefetto di Genova che si avvalse, nell’emettere il relativo decreto, dei poteri conferitigli dall’art. 215 del R.D. 6 novembre 1926 N. 1848 in forza del quale: “… il Prefetto ha facoltà di decretare lo scioglimento delle associazioni, enti o istituti costituiti od operanti nel Regno che svolgano attività contraria all’ordine nazionale dello Stato”.

Ecco che attraverso un valutazione soggettiva (senza dibattimento), il Prefetto confisca tutti i beni dell’associazione e diffida i soci quali sovversivi.
Per la cronaca, la consistenza dei beni immobili era composta da una costruzione su tre piani (400 m2, edificata dagli stessi soci, nelle ore libere dal lavoro), un terreno di circa 1500 metri di terreno ove furono realizzati i campi da bocce.

Questo racconto di vita vissuta, induce a guardare agli accadimenti odierni con grande preoccupazione. Preoccupazione che aumenta dopo gli epiteti lanciati dal “premier” (farabutti) e da un effimero ministro (annate a morì ammazzati).

Sulla strada che porta alla società di mutuo soccorso, troviamo alcuni cippi che ricordano coloro che definiti bantiti dal quel regime, finirono morti ammazzati per davvero.
Questi banditi caduti in nome dell’ideale di libertà e giustizia, con il loro sacrificio, hanno determinato la costruzione di un grande paese libero, nel quale razzolano “liberamente” questi insultanti individui.

D’altro canto l’opposizione attuale, aspirante suicida, non impedisce che la Costituzione rimanga inapplicata e continuamente mortificata.

Stefano
Genova

P.S.
Dove sta scritto nella N/ Costituzione, che il primo ministro deve esse chiamato premier?

francesco Grasso ha detto...

PER LA REDAZIONE 24 sett. h. 23,18:
Fatto "EVERSIVO" dell'ordinamento giuridico. Si è proprio l'unica definizione possibile,PERFETTA. Gli elementi posti a sostegno della definizione ci sono tutti,prova ne è che nessuno ha avuto il coraggio ,rectius, la possibiltà di porre argomentazioni,anche destituite di fondamento,come è costante costume nel nostro Paese,in senso minimamente contrario.
Si tratta di un caso scolastico,su di esso si rende necessario uno studio approfondito e una pubblicazione ad hoc per gli studenti di giurisprudenza e per tutti i giuristi. E' un'occasione da non perdere. Il caso è di preminente interesse nazionale,anzi europeo. Bisogna approntare una efficacissima difesa avanti la Corte europea dei diritti dell'Uomo. Basta con le parole!!!! Cominciamo con i fatti!!!!!!

francesco Grasso ha detto...

Domani 26 settembre ,dalla ore 14 alle 20, si riuniranno a Roma LE FORZE DELLA RESISTENZA in sostegno della VERITA' ovvero le indagini di Caltanissetta,Palermo,Firenze e Milano,nonostante l'indifferenza della Stampa e le limitazioni poste dalla Questura. Sarà un momento molto belloe intenso soprattutto per la presenza della parte migliore di questo Paese. Si fa invito a quella parte della magistratura seria ed operosa,che tuttavia non trova il coraggio di meditare sull'enorme coraggio e valore di questi magistrati così esposti,di riflettere bene sui veri valori della vita e di sostenerli.

Historia Magistra Vitae ha detto...

Molto è condivisibile di quanto sinora scritto. Su alcune cose, però, non posso astenermi dall'intervenire. Anzi, su una cosa soltanto: sulla Costituzione, più volte richiamata in questa sede. Con il dovuto rispetto, bisogna tener presente la Costituzione è una legge. Una legge fondamentale, certo, ma pur sempre una legge.

Ora, noto che una caratteristica di molti frequentanti questo sito è il "culto" della Costituzione. Non nel senso del giusto e doveroso rispetto che deve avere la Legge Fondamentale della Repubblica Italiana, ma proprio nel senso di "venerazione", se non di laica "adorazione".

E' quest'ultimo atteggiamento che non condivido. Soltanto questo. E ciò per tre motivi:

1) La storia e la ratio essendi della Costituzione;

2) La sua naturale modificabilità.

3) La sua naturale caducità.

I - Sul primo punto, è noto a tutti che la Costituzione della Repubblica Italiana è nata due anni e mezzo dopo la fine della seconda guerra mondiale, e che le potenze alleate hanno sostanzialmente imposto ai politici di loro gradimento la redazione di una costituzione, così come hanno imposto le costituzioni alla futura Repubblica Federale Tedesca e al Giappone (scrivendone addirittura materialmente il testo, come fece lo staff di Mac Arthur in Giappone), nazioni accomunate a noi dalla disastrosa sconfitta in guerra. Inoltre, la Costituzione rappresenta il frutto di un datatissimo compromesso fra gli esponenti cattolici (allora maggioranza), quelli comunisti filosovietici (fortissima minoranza) e quelli "laici" (pochi, ma economicamente rilevanti). Se vogliamo, un riuscito compromesso, ma pur sempre un compromesso, con l'aggravante del fatto che è stata scritta sotto la "tutela" degli Alleati, i quali ultimi stavano redigendo il trattato di pace, per una guerra che avevamo perso totalmente, senza condizioni. Pertanto, pur riconoscendone il valore, anche giuridico, e le belle menti che hanno contribuito alla sua redazione (magari ve ne fossero ora), si tratta pur sempre di un documento che riflette un'epoca, e non del tutto liberamente scelto dal popolo italiano, se non con la classica "fictio" della "delega in bianco" data dagli elettori ai costituenti.

II - Che la Costituzione sia stata riscritta più volte è noto a tutti. Meno noto è che si è voluto adottare anche per la Costituzione l'interpretazione "evolutiva", finendo per far dire ai costituenti, oggi, cose che mai avrebbero minimamente pensato. Ne segue che, più in generale, mentre da un lato si proclama la immutabilità dei principi fondamentali, dall'altro lato si attinge ad altri, nuovi "principi" per mutare il senso e la ratio delle norme. Da qui l'incongruenza di chi crede di "idolatrare" la Costituzione, mentre in realtà idolatra soltanto una sua storica e transeunte evoluzione interpretativa.

III - Infine, la pretesa di immodificabilità dei principi generali, pur "tecnicamente" non contestabile, storicamente lo è assai meno, visto che il principio fondamentale del diritto è quello di effettività: se una norma non è applicata, essa non esiste, anche se resta bella scritta, come la registrazione dei sindacati, ad esempio, secondo l'art. 39 condizione necessaria per l'efficacia obbligatoria dei contratti collettivi, mai attuato dal 1948 ad oggi. La storia della "sanctio legis", che prevedeva l'immodificabilità assoluta di una norma, è in questo senso esemplare: la nuova norma, semplicemente, introduceva un'altra "sanctio", che modificava la precedente, così come il contenuto precedente, e così via ...

Pertanto, fermo restando il doveroso e dovuto rispetto alla nostra Legge Fondamentale, fonte prima del nostro ordinamento (assieme ai trattati internazionali), non dimentichiamo che il diritto è solo uno strumento, non un fine.

Grazie dell'attenzione.

Besugo ha detto...

Ringrazio il Prof. Francesco Grasso per aver avanzato una proposta operativa di altissimo livello.

Se mi è permesso, provo a commentare,per tutti coloro che come me hanno bisogno di comprendere meglio, la responsabilità amministrativa (rectius, penale) degli enti (D. Lgs. 231/01). I più recenti e importanti aggiornamenti normativi.

Un caro saluto
Stefano
Genova

Besugo ha detto...
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Besugo ha detto...
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Anonimo ha detto...

Per Historia Magistra Vitae
del 25 settembre 2009 20.52
La Costituzione è un mezzo e non un fine. Io temo che molte persone siano spinte a difendere la Costituzione fino al punto di sacralizzarla perchè una decennale esperienza dimostra che la nostra classe politica ha tendenza a modificare la costituzione o a non tenerne conto non in nome del progresso o di una sana e comprensibile evoluzione, ma per servire degli interessi che poco hanno a che vedere con gli interessi del paese. Io temo che noi ci si sia ridotti in una situazione puramente difensiva e che si cerchi di erigere una linea Maginot costituzionale contro i ripetuti attacchi che provengono da azioni sostanzialmente eversive.
Forse sarebbe meglio,qualora si volessero evitare queste azioni eversive, cercare di riflettere se non sia il caso di modificare la nostra costituzione per rernderla più attuale e meglio atta a resistere agli attacchi eversivi.

Cinzia ha detto...

per l'Anonimo del 26 settembre 2009 16.36, che risponde a Historia Magistra Vitae

"Forse sarebbe meglio, qualora si volessero evitare queste azioni eversive, cercare di riflettere se non sia il caso di modificare la nostra costituzione per renderla più attuale e meglio atta a resistere agli attacchi eversivi."

Questa si che è un'idea! ...e magari potrebbe anche indicarci a chi affidare queste modifiche? con tutti i politici presenti in parlamento, collusi, indagati e compiacenti si potrebbe creare una bella assemblea costituente, che ne dice? siamo in buone mani, ci possiamo fidare e affidare.

La costituzione è un mezzo, uno strumento e non un fine:
giusto.
La costituzione è il mezzo, lo strumento per attuare e far vivere uno stato democratico.
Non va idolatrata, certo che no, ma se il suo contenuto è in buona parte ancora valido e inattuato, se proprio questo contenuto ancor prima di essere vissuto, viene ignorato, calpestato o modificato in peggio, noi cittadini che dobbiamo fare?

Non è il contenitore che stiamo difendendo, ma il suo contenuto, che sinceramente a me non sembra affatto superato e né di poco valore. Tutto si può migliorare, ma prima di farlo bisogna farne esperienza altrimenti con quale criterio si possono determinare e decidere delle modifiche.
Finora i cambiamenti alla costituzione sono stati fatti con assoluta incompetenza e con un unico criterio: il clientelismo.

Ma chi si fida di questi personaggi in parlamento? io non vorrei che toccassero neanche le maniglie delle porte, figuriamoci se gli farei ritoccare la costituzione. E' quasi tutta gente che ha le mani sporche e il cervello malato, arida e distante dalla realtà, avida e incapace di riconoscere il bene collettivo come proprio (per non parlare di tutti quelli che oltre a questo sono pure cretini... e non sono pochi!).

630 Deputati e 315 Senatori: un mondo di paguri attaccati sullo scoglio parlamentare... niente predatori naturali per tenerli a bada, neanche la burrasca riesce a portarseli via!

Anonimo ha detto...

Per Cinzia.
Sono l'Anonimo del 26 settembre 2009 16.36.
Purtroppo lei ha perfettamente ragione; ma in sessanta anni coloro che hanno difeso e difendono la costituzione non hanno potuto impedire che la nostra costituzione sia disattesa o, ancor peggio, modificata con i criteri che lei denuncia. Lei ha perfettamente ragione affermando che non c'è da fidarsi per niente di chi oggi potrebbe incaricarsi di manipolare la Costituzione, ma che possiamo sperare se ci chiudiamo in una posizione unicamente difensiva? Come si può uscire da una situazione in cui le varie caste hanno fatto tela mulino?

Cinzia ha detto...

Come?
Insurrezione:
pacifica ma incisiva.
Come a Berlino nell'89, come in Argentina.

Quando la "Volontà Generale", incarnata dallo Stato, tradisce la "Volontà di Tutti" che è espressa nella Costituzione ed è alla base della sua legittimità, (per usare la terminologia di J. J. Rousseau) è lo Stato che si pone al di fuori della Legge.
Allora il popolo ha Diritto all'Insurrezione.
Un diritto che nessuno scriverà sulla carta, ma che va coraggiosamente riconosciuto e praticato quando necessario.
Bene, ditemi voi se questo non è il momento più nero dopo la guerra del '45, neanche gli anni di piombo e le leggi speciali promulgate all'epoca riescono a superare le manovre eversive di questo governo.
In quasi 50anni non ho mai visto di peggio tra:
Capo dello Stato (...neanche Leone!)
Presidente del Consiglio
Ministro della Difesa e, a caduta,
tutto il resto dell'organico governativo e parlamentare (opposizione compresa).
Vogliamo continuare a stare a guardare, vogliamo continuare a scivolare nel baratro senza freni?!
Se è questo che vogliamo, ebbene sia.
Così, non mi resterà che sperare nelle generazioni future, che abbiano abbastanza intelligenza e coraggio per fare ciò che spettava, come dovere-diritto, a noi e non potrò certo biasimarli quando ci sputeranno in faccia per lo sdegno di aver ereditato questo assurdo e stupido paese.
Attenzione: i nostri figli non ci ringrazieranno e noi non potremo difenderci con nessun argomento plausibile per non aver fatto nulla ed essere rimasti inerti, magari scontenti e dissenzienti, ma a guardare.
Brutta storia.

Cinzia ha detto...

Questo documento (datato al 2000, ma attualissimo) può essere utile a capire meglio il primo aborto (non clandestino, ma addirittura istituzionale) della partitocrazia:
l'art. 50 della Costituzione proposto dalla Commissione dei settantacinque e bocciato dall'Assemblea Costituente il 5 dicembre 1947

Diritto di resistenza e di rivolta

Anonimo ha detto...

Per Cinzia del 28 settembre 2009 14.15
Sempre il solito anonimo.
Ill link che lei ha fornito il mio computer non lo digerisce.
Ho recuperato il documento con il link:
http://www.unnuovorinascimento
.org/phpBB3/download/
file.php?id=12
Lei dirà che mi fermo su dei dettagli, ma il termine "insurrezione", da picolo borghese qual sono, non riesco a digerirlo. Quando un governo e delle istituzioni sono illegittime, ossia hanno operato una rivoluzione che ha reso illegittimo il loro operato, il popolo dovrebbe, con una controrivoluzione, ristabilire la legittimità del potere.
Io credo che le caste abbiano fatto la loro insurrezione e che gli sia andata bene. Spetta ai cittadini eliminare le conseguenze di questa insurrezione.
Esiste un problema delicato, che il sottoscritto, tecnico elettronico ottantenne, non sa risolvere: Come il popolo può ristabilire la legittimità delle istituzioni senza, almeno transitoriamente, agire extracostituzionalmente?
Soltanto per sollevare un punto che senza essere della massima importanza, ha dato luogo ad una infinità di abusi, a me pare che al parlamento si dovrebbe sottrarre il diritto di decidere sull'autorizzazione a procedere e sugli aumenti degli emolumenti dei propri membri, devolvendo questi compiti ad una assemblea popolare, magari eletta a sorte, assemblea i cui membri dovrebbero restare in carica per un breve tempo e esser sostituiti sempre con lo stesso metodo. Non si spenderebbero soldi per una campagna elettorale e l'inquinamento dell'assemblea sarebbe difficile. Probabilmente sto sognando ad occhi aperti e per di più, posto che una simile riforma fosse praticabile, pure in questo caso non vedo come si potrebbe evitare di modificare la costituzione, almeno per un certo periodo.
Vorrei aggiungere un altro link che mi pare interessante:
http://carlovulpio.wordpress.com/2009/09/28/
manifestazione-agenda-rossa-intervento-di-carlo-vulpio/

Anonimo ha detto...

Finalmente torna a riemergere quella che Ernesto Rossi definiva "fantasia democratica " lamentandone ancora agli inizi degli anni 50 ,l'assenza . Oggi più che mai è valido quello che nel lontano 56 , Rossi scriveva :" I governanti sono animali tanto più maligni e pericolosi per la collettività quanto più si sentono liberi di fare quello che vogliono,senza essere obbligati a rendere conto del loro operato.."
Maria Cristina

Cinzia ha detto...

"Come il popolo può ristabilire la legittimità delle istituzioni senza, almeno transitoriamente, agire extracostituzionalmente?"

Bella domanda.
E come dice colui che brilla per ovvietà (Marzullo bellachioma):
Si faccia una domanda e si dia una risposta.

Lei trova indigesta la parola insurrezione.
Io trovo indigeribile la falsa tranquillità del vivere quotidiano di un paese con innumerevoli realtà allo stremo, ma che continua per inedia e assuefazione a campare di aria fritta e televisione.
Sono stanca di sentir parlare di crisi e crescita del debito pubblico da quando sono nata.

Sono ormai profondamente e irreparabilmente: incazzata !!!
E lo voglio dire senza eleganza e senza filtri, perché non è più il momento di usare prudenza, perché questa presa per il culo dura veramente da troppo tempo ed è proprio arrivata l'ora di finirla.

Il minuetto intellettuale danzato di continuo da giornalisti, opinionisti e capifila è ridicolo, obsoleto, funzionale solo al perpetuarsi di questa realtà e dei privilegi che per ognuno ne conseguono.

Noi, gente comune, pensiamo di stare male?
Non abbastanza!

Proviamo ad immaginarci cittadini d'Africa, con un solo litro di acqua al giorno per assolvere a tutte le nostre esigenze.

Siamo convinti di avere assoluto bisogno d'informazione per capire cosa fare?
Balle!

Proviamo a immaginare se tutti i Resistenti al tempo del fascismo avessero pensato di aspettare la libera informazione per capire meglio e ribellarsi.

La realtà è sotto il sole e non necessita di nessuna ulteriore spiegazione per essere compresa.
L'unica cosa che va improrogabilmente discussa è la strategia di lotta, è il metodo.
Non è un problema da poco, visti i cambiamenti profondi di questa società negli ultimi trent'anni, ed è l'unico argomento che non sento mai dibattere.
Continuiamo a mettere in atto una dissidenza con forme e rituali obsoleti che in effetti non produce nessun risultato rilevante, se non quello di soddisfare e placare i nostri stessi animi.

...E non mi dite che sono impaziente, che a quasi cinquant'anni e con un vissuto d'italianità se c'è qualcosa che mi appartiene, quasi per diritto di cittadinanza, è proprio la pazienza.

Anonimo ha detto...

Metto il link della lettera che De Magistris ha inviato al Presidente della Repubblica:
http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1763:presidente-lascio-la-toga-anche-per-colpa-sua&catid=2:editoriali&Itemid=4