mercoledì 21 ottobre 2009

La scienza inesatta.


Il 19 ottobre scorso Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani sono stati condannati alla perdita dell'anzianità ed al trasferimento d'ufficio dalla Sezione Disciplinare del CSM che, nel gennaio di quest'anno, aveva loro applicato la misura cautelare con procedimento sommario.

La Sezione Disciplinare che ha emesso la sentenza era composta esattamente dagli stessi consiglieri che già si erano pronunciati sulla vicenda adottando la misura cautelare.

Si è ritenuto, cioè, che la pregressa valutazione effettuata in sede sommaria e cautelare non determinasse alcuna incompatibilità rispetto al successivo giudizio a cognizione piena.

Questo sebbene il giudizio disciplinare sia modellato sul codice di rito penale e nonostante l'art. 111 Cost. richieda che ogni processo sia deciso da un giudice ”terzo” rispetto alla regiudicanda.

Per rendere l'idea, è come se il GIP che ha mandato in carcere gli indagati sulla base di indizi fosse poi chiamato a giudicare quegli stessi imputati e, indirettamente, a valutare il proprio precedente operato; infatti l'assoluzione implicherebbe, in assenza di elementi nuovi, un errore del provvedimento cautelare.


Si tratta, come ognuno può vedere, di una opzione interpretativa preoccupante ed in conflitto con i più elementari principi di garanzia operanti in qualsiasi processo.

Tanto fondate sono le perplessità (per non dire lo sgomento) originate da tale inusitato abbandono delle garanzie fondamentali, che la giurisprudenza delle Sezioni Unite della Cassazione - alle quali l'Ordinamento demanda il compito di comporre i contrasti di giurisprudenza - mostra non equivoche manifestazioni di disorientamento.

Senza aggiungere alcun ulteriore commento, riportiamo gli stralci tratti da due pronunce del massimo organo della giurisdizione ordinaria emesse a distanza di poche settimane l'una dall'altra. Si tratta di motivazioni nelle quali la soluzione adottata segue percorsi argomentativi tra loro inconciliabili: o è vero l'uno o è vero l'altro. Per neutralizzare la fondamentale garanzia del giusto processo, la prima afferma che si devono applicare le norme del codice di procedura civile; la seconda quelle del codice di procedura penale, ma non fino in fondo.

L'incertezza delle argomentazioni denota, il più delle volte, un ragionamento logicamente fragile.

Cass. Civ., SS.UU., 8 luglio 2009, 15976
Vanno interpretati restrittivamente infatti i richiami al codice di procedura penale contenuti sia nel D.Lgs. n. 109 del 2006, art. 16, comma 2 (per l’attività di indagine) sia nel D.Lgs. n. 109 del 2006, art. 18, comma 4 (per la discussione dibattimentale) perchè, se il legislatore avesse inteso estendere la disciplina processuale penale all’intero procedimento disciplinare, non avrebbe limitato il richiamo a specifiche attività, come le indagini e la discussione dibattimentale. Ne consegue che deve escludersi l’estensibilità di tali richiami anche al libro primo del codice di procedura penale, cui appartengono l’art. 36 e segg., che disciplinano l’incompatibilità del giudice, l’astensione, la ricusazione e il regime d’impugnazione dei relativi provvedimenti. E per tutte le attività che non risultino disciplinate espressamente o per specifico rinvio al codice di procedura penale, deve ritenersi applicabile la disciplina dettata dal codice di procedura civile”.


Cass. Civ., SS.UU., 19 agosto 2009, n. 18374.
La L. 24 marzo 1958, n. 195, art. 6, espressamente prevede che i componenti della Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura siano soggetti a ricusazione, ma non ne indica i possibili motivi, i quali vanno pertanto ricercati, in forza del menzionato D.Lgs. n. 109 del 2006, artt. 16 e 18, nelle disposizioni del codice di procedura penale, tuttavia sempre in quanto compatibili. Questo limite non consente di estendere ai procedimenti disciplinari nei confronti di magistrati, tra le ipotesi di incompatibilità determinata da atti compiuti nel procedimento elencate dall'art. 34 c.p.p., quella derivante dall'adozione, come nella specie è avvenuto, di un provvedimento applicativo di una misura cautelare, nel corso delle indagini.”.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Breve nota sull'affermazione che :"L'incertezza delle argomentazioni denota, il più delle volte, un ragionamento logicamente fragile" . La fragilità della logica argomentativa nell'ambito dell'Attuale " sistema -giustizia "non credo sia dovuta alla debolezza delle menti del CSM e dei magistrati in genere ,ma a difficoltà strutturali che rendono deficitaria la macchina della Giustizia nel raggiungimento del suo obbiettivo storico-sociale, che è quello di "rendere giustizia " a chi ne fa richiesta. Occorre chiedere alla Magistratura un impegno di "professionalità" in direzione anticorporativa anche nell'analizzare le cause che stanno a monte delle difficoltà.
L'Italia è a ragione accusata di gravi violazioni del diritto causate dai depistaggi nelle indagini comesse da coloro che materialmente svolgono le indagini commissionate dai Magistrati, cioè la P.G. Il P.M. dovrebbe essere solo indipendente dall'esecutivo ma dovrebbe essere in grado di disporre di un'autonoma forza di polizia , specificamente preposta all'indagine sui crimini di organi e apparati dello stato .
Solo così "la debolezza delle argomentazioni logiche "verrebbe superata . Maria Cristina

Unknown ha detto...

volevo solo esprimere la mia solidarietà a tutti i giudici perchè ciò che è successo e mi riferisco non solo a quello che è successo a de magistris e ai vostri colleghi di salerno e al giudice mesiano ma anche i vari insulti e i tentativi di modificare le leggi sulla giustizia(non perchè non occorre cambiare qualcosa ma perchè è solo un modo per bloccare future indagini sui potenti di turno ) in Italia è un grave attacco alla democrazia.
poi ma questo è una questione privata volevo mandare un grosso abbraccio ad una delle persone che stimo più di tutti e cioè felice lima . dottor lima anche se lei non si ricorderà di me volevo farle apere che è stato un' onore stringerle la mano il 19 luglio in via d' amelio

Besugo ha detto...

Assumendo le informazioni che si affastellano su i media e su internet, mi sembra di vivere nella realtà utropica de: "Il signore delle mosche"
(titolo originale Lord of the Flies), il più celebre romanzo di William Golding, scritto nel 1952 e pubblicato nel 1954.
Nel romanzo si narra la vicenda di
un gruppo di ragazzi inglesi, di non più di 12 anni, di ceto sociale alto, sono gli unici sopravvissuti a un incidente aereo, mentre erano in volo di evacuazione durante un imminente conflitto planetario. Naufraghi su un'isola del Pacifico, i ragazzi si mettono subito all'opera per organizzarsi, ma tentando di imitare le regole del mondo degli adulti, trasformano quello che poteva essere definito come un paradiso terrestre in un vero inferno, dove emergono paure irrazionali e comportamenti selvaggi.
Il tema predominante del romanzo riguarda la provocazione pessimista, circa la concezione dell'uomo, che egli crede irrimediabilmente "cattivo", sia in natura che in società. Difatti, lo stesso Golding scriverà che: "L'uomo produce il male come le api producono il miele". La comunità che precipita sull'isola è, in primo luogo, orfana di figure adulte (ovvero orfana dello spirito dei padri costituenti dello Stato Democratico). La giovane comunità si trova dunque ad emulare, istituzioni, atteggiamenti e gerarchia della società adulta; ma si tratta pur sempre di una copia che non rispecchia perfettamente la realtà, in quanto ne rappresenta un'emulazione fine a se stessa, non supportata dal modo d'essere proprio di una società consapevole. Si ritrova così una situazione tipica della sociologia di gruppo: l'inerzia di un sistema emulativo di gruppo e l'impotenza della vittima, che portano il sistema a degenerare irrimediabilmente. Infatti, in questa convivenza forzata e in questo ambiente ostile, la reazione dell'essere umano che viene messa in evidenza è la brutalità e l'insensatezza dei comportamenti. L'autore mette quindi in primo piano il perenne contrasto fra il bene e il male mostrando il predominio degli istinti animaleschi sull'intelligenza non educata, su ogni senso di colpa e sul senso del peccato. Questa reazione drammatica e sconcertante risulta ancora più dirompente proprio perché l'odio sconfinato, in questo caso, non proviene da adulti inevitabilmente corrotti ma da giovani, ragazzi e bambini: gli "innocenti" per antonomasia. Dal libro si ricava quindi una visione pessimistica dell'indole umana, che è così malvagia tanto da far trasformare un paradiso tropicale in un inferno di incredibile desolazione, mentre chi lo popola regredisce progressivamente verso uno stato di primitiva barbarie senza più freni inibitori.
In estrema sintesi, ad una prima società gerarchizzata e ben ordinata che quei bambini, ancora memori dei precetti educativi, mettono "spontaneamente" in atto, succede ben presto una seconda, tirannica e selvaggia, organizzata attorno al totem del "Signore delle mosche", (una testa di porco infilzata su un palo).
Signore delle mosche è la traduzione letterale di Belzebù, che designa il diavolo in ebraico.

P.S.
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù definisce Satana come "Il signore di questo mondo"
Nel grande dibattito tra Gesù e gli ebrei nel tempio di Gerusalemme, Cristo dice: «Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non è della verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna». Essendo totalmente chiuso alla verità, non c'è raggio di luce che penetra in lui. Come lo descrive Dante (Inferno, canto XXXIV 28-29), a differenza dell'iconografia precedente, il diavolo è immerso nel ghiaccio, non nelle fiamme. Perché il freddo (e non il calore) rende meglio l'idea di un essere ripiegato su di sé, chiuso nel gelo dell'assenza di rapporti con l'esterno, con la realtà, con Dio.

Ogni riferimento al nostro mondo contemporaneo è puramente voluto!

siu ha detto...

Bentornato, Besugo (cominciavo a chiedermi dov'eri finito...) e grazie perchè ancora una volta, allargando e approfondendo sensibilmente la visuale sulla nostra realtà (che, tristemente italiana, sarà pur in qualche modo umana...) imbocchi forse l'unica via che -insieme alla volontà di rivolta- può garantire la nostra esistenza in vita, mantenendo accesa una luce che intorno a noi è ormai tragicamente spenta (sostituita dal mortifero sberluccichio televisivo).

Anonimo ha detto...

tutto questo non fa alcuna meraviglia...
ma una riflessione va fatta.
leggendo i giornali di questi giorni sul caso Mesiano si percepisce chiaramente il tentativo di strumentalizzazione della vicenda dalle varie "forze" politiche. e fin qui nulla di nuovo.
però una cosa è davvero curiosa...ma chi oggi si sbraccia a difesa di mesiano e si indigna qualche tempo fa non gridava "crucifige" per altri onorevoli colleghi del giudice milanese???
in Calabria non c'è stato forse un sit-in di parlamentari vari davanti ad un carcere per protestare contro un gip che aveva arrestato un consigliere regionale all'indomani di ferragosto? E i giudici di salerno? e De Magistris?
e già...d'altronde la legge non è uguale per tutti.

Anonimo ha detto...

Chissà se i pm Curcio e Greco avranno le stesse attenzioni che il presidente Napolitano ha riservato al giudice Mesiano o seguirà la stessa sorte dei pm Nuzzi e Verasani?
Dovremmo suggerire di indossare calzini azzurri!!!!!

francesco Grasso ha detto...

INGIUSTIZIA E'FATTA!
In un lungo e significativo articolo," Giustizia violata" a firma Monica Centofante,su MAFIA DUEMILA, si legge: " la loro "colpa" in questa squallida vicenda è di aver agito nel rispetto dei principi democratici e costituzionali... violando in tal modo una delle regole basilari di quel codice non scritto di gestione criminale del potere su cui si reggono i reali equilibri del nostro Paese. E che vede in quella parte di magistratura compiacente,quando non direttamente "interessata" lo strumento fondamentale di garanzia dell'impunità dei soggetti appartenenti alle diverse caste istituzionali(ed anche occulte) CSM e ANM comprese ".

Fino a qualche anno fa le responsabilità della magistratura nella determinazione dell'INGIUSTIZIA e pertanto del degrado dell'ordinamento costituzionale del Paese erano misconosciute,oggi i tempi sono mutati,rimanere nascosti sotto le gonne di mammà non è più possibile,oggi è divenuto necessario separare le proprie dalle altrui responsabilità.
E' NECESSARIO CHE CHI NON CONDIVIDE TANTA INGIUSTIZIA SI ESPRIMA !!!!
Ha chiesto la dott.ssa Gabriella Nuzzi: " Cari colleghi dove eravate?
BISOGNA RISPONDERE,E'UN DOVERE INDEROGABILE!!!
Sicuramente i magistrati in ordine intendono ricorrere per Cassazione.
Basterebbero alcune restituzioni di tessere di iscrizione all' ANM ;
iscriversi o semplicemente argomentare serenamente su blog come questo,non solo per dare una soluzione al problema in argomento,ma soprattutto per intervenire significativamente nella difesa della Dignità Morale dello Stato e dell ' Onore della Patria.