martedì 22 dicembre 2009

L’ultimo falso di piazza Fontana






di Luigi Ferrarella
(Giornalista)





dal Corriere della Sera del 12 dicembre 2009


A inquinare il quarantennale della strage di piazza Fontana è un conformismo speculare a quello che, all’inizio, viziò la ricerca dei responsabili della bomba che il 12 dicembre 1969 uccise 17 persone e ne ferì 88.

Nei confronti delle vittime è infatti immorale, prima ancora che falso nella ricostruzione storico-giudiziaria, coltivare il luogo comune di una verità ignota, di una strage senza paternità, di misteri totalmente mai diradati.

Ma forse non è un luogo comune coltivato per caso: viene proiettato sulla vicenda di ieri per poter essere usato oggi, in difetto di coerenza rispetto ad analoghe odierne dinamiche.

Non è vero che non siano stati identificati responsabili della strage.

Carlo Digilio, neofascista di Ordine Nuovo, ha confessato il proprio ruolo nella preparazione dell’attentato e ottenuto nel 2000 la prescrizione per il prevalere delle attenuanti riconosciutegli appunto per il suoi contributo.

E la Cassazione del 2005, nel confermare l’assoluzione in appello del trio Zorzi-Maggi-Rognoni condannato in primo grado nel 2000 all’ergastolo, ha chiaramente scritto che con le nuove prove, emerse nelle inchieste successive allo «scippo» del processo milanese nel 1972 e alla definitiva assoluzione nel 1987 degli ordinovisti veneti Franco Freda e Giovanni Ventura, entrambi sarebbero stati condannati.

Neanche si può dire che «strategia della tensione» e «matrice neofascista» delle stragi di quel lustro (piazza Fontana, treno Freccia del Sud, Peteano, Questura di Milano, piazza della Loggia, treno Italicus) siano espressioni che, per quanto logorate dall’inflazione d’uso, manchino di conferme: processuali, come ad esempio la condanna definitiva di Freda e Ventura per le bombe del 1969 pre-piazza Fontana: attentati per i quali alcuni innocenti (anarchici) erano già stati condannati e sarebbero stati incastrati se a Treviso il giudice Stiz nel 1971-1972 non avesse riportato gli accertamenti sui binari giusti, ben diversi da quelli che intanto, avevano già innescato l’arresto dell’anarchico Valpreda, la controversa morte di Pinelli in Questura, la campagna della sinistra estremista contro il commissario Calabresi e il suo omicidio ad opera di Lotta Continua nel 1972.

Neppure «servizi deviati», «depistaggi» e «ruolo degli americani» sono concetti che prescindono da punti fermi giudiziari.

L’ex generale del Sid, Gian Adelio Maletti (dal 1980 riparato in Sudafrica), e il capitano Antonio Labruna hanno condanne definitive per il depistaggio di indagini alle quali sottrassero protagonisti cruciali fatti scappare all’estero.

E circa il ruolo americano quantomeno di osservazione senza intervento, è stata ricostruita la catena di comando Usa che gestiva il neofascista Digilio come collaboratore nascosto della Cia.

Ma forse dimenticare tutto questo ha a che fare con la sciatteria meno che con l’incoerenza.

Se infatti si concordasse sul fatto che allora segmenti di organi di sicurezza allontanarono davvero la verità, non si dovrebbe sottovalutare oggi il rischio che singole «cordate» diventino tanto più pericolose quanto più sganciate da contrappesi istituzionali; e dunque si dovrebbe ad esempio rifuggire da quei progetti di legge che intendono sottrarre le polizie giudiziarie (gerarchicamente già dipendenti dai loro vertici e dunque dalla politica) alla dipendenza funzionale dai pm.

E se si prendesse atto che allora settori della politica non brillarono certo per trasparenza, si dovrebbe oggi chiedere con forza che la politica, quando lambita da inchieste giudiziarie, non si trinceri dietro il linciaggio dei titolari delle indagini e non si autoassolva nell’opacità di garanzie stravolte in privilegi di casta.

Ora va di moda, anche tra chi in questi quarant’anni ha avuto responsabilità di governo, augurarsi che i «grandi vecchi» ancora vivi e sparsi per mezzo mondo (magari Maletti in Sudafrica, Zorzi in Giappone, Ventura in Argentina) svelino in punto di morte verità inedite: ma l’auspicio non va di pari passo, ad esempio, con una coerente incisività nell’impegnare l’Italia a chiedere al Giappone la consegna di Delfo Zorzi, tuttora latitante per la strage di piazza della Loggia.

Così come strappa oggi facili applausi chi carezza la consolante retorica che invoca di togliere un «segreto di Stato» che in realtà non c’è su piazza Fontana: anche qui coerenza vorrebbe almeno che chi auspica la rimozione di inesistenti «segreti di Stato» si attivasse per toglierli o per non apporli, laddove invece sono mantenuti o rischiano di essere messi, su vicende quali il sequestro Cia di Abu Omar a Milano nel 2003, il dossieraggio Telecom fino al 2005, e ora alcuni sviluppi delle nuove indagini sulle stragi mafiose del 1992.

Se poi i liceali di oggi ignorano chi siano Valpreda, Pinelli o Calabresi, e attribuiscono la strage di piazza Fontana alle Brigate rosse, questo va sul conto di un’informazione adagiatasi negli anni sui propri comprensibili meccanismi di routine, che per definizione rendono poco notiziabile una vicenda così lunga e segnata da esiti così altalenanti.

Fino al pressoché totale black-out di attenzione giornalistica sull’ultimo e unico processo che possa ancora aggiungere squarci di ulteriore verità alla stagione delle bombe, e cioè il dibattimento di primo grado in corso dalla fine 2008 a Brescia a 5 imputati (alcuni assolti nel 2005 su piazza Fontana) della strage di piazza della Loggia, costata 8 morti e 108 feriti nel 1974.

Sarebbe un serio gesto di responsabilità, tra tanti pur doverosi omaggi al quarantennale della strage del 1969, che giornali e tv si assumessero l’impegno di seguire con continuità, d’ora in avanti, le udienze del processo di Brescia.

Certo non si può pretendere di veder rispuntare in ogni giornale un Marco Nozza, lo scomparso inviato de Il Giorno tra i protagonisti all’epoca di una vera controinformazione non annebbiata da pregiudizi ideologici: ma almeno 40 righe sui giornali o un minuto nei Tg che raccontino come vanno le udienze di questo processo, in un angolino tra il plastico di Cogne o le chat di Amanda, questo forse sì.



13 commenti:

siu ha detto...

Grazie alla Redazione, e -una volta ogni tanto- chapeau al Corriere, per quest'articolo doveroso e sacrosanto.

Besugo ha detto...

Associandomi al pensiero di "siu", porgo a Lei e a tutti i partecipanti a questo insostituibile BLOG i migliori Auguri di Buone Feste e Sereno Anno Nuovo.

Come piccolo contributo al blog, segnalo l'indice della raccolta degli Articoli di Luigi Ferrarella

siu ha detto...

Ringrazio "Besugo" per l'utile segnalazione, e Felice Lima per la fatica di tenere aperto questo spazio raro e impagabile d'informazione e di confronto sui temi sensibilissimi della Giustizia.
Il mio augurio di buon Natale a tutti voi si riassume nell'auspicio di una ri-nascita: quella di una vita civile, nel senso più autentico e profondo.

doc ha detto...

Si, indubbiamente una fonte critica, tesa ad informare su un tema molto ostico, quale quello del diritto e sulle sue devianze.
Una funzione Insostituibile.

Grazie e buona speranza a tutti
Donato Curcio

francesco Grasso ha detto...

La Costituzione e le leggi per la relativa attuazione ,attraverso il principio di " libertà di stampa ", attribuisce alla Stampa il compito di GARANTIRE LA VERITA'. Di dare voce ai cittadini,di porli nelle condizioni di colloquiare con le istituzioni,di esercitarne la sorveglianza,porli nelle condizioni di giudicarle correttamente.PERTANTO DI GARANTIRE LA SOVRANITA' POPOLARE!
Allo stato la stampa cosiddetta ufficiale, ovvero a larga tiratura in quanto gode dei proventi dello Stato, non assolve a nessuno di questi compiti,anzi spesso va in senso contrario.
I pochi giornalisti liberi vengono attaccati in forma grave e brutale. La triste vicenda del direttore di "Italiaterranostra" costretto a chiudere la testata a causa delle incredibili intimidazioni di stampo mafioso provano quanto si afferma.
Il assenza di una reale Libertà di stampa le istituzioni sono di fatto una OLIGARCHIA, e ove la sua attività presenta profili illeciti non correttamente repressi il sistema va definito " oligarchia demagogica" in quanto nasce da una degenerazione di un sistema per Costituzione democratico. Un regime degenerato può rivelarsi assai peggiore di una dittatura.

Anonimo ha detto...

SONO TOTALMENTE D'ACCORDO CON FRANCESCO GRASSO.
AUGURI DI BUONE FESTE A TUTTI.
Oreste Flamminii Minuto

Bob Bulgarelli ha detto...

Il commento di Francesco Grasso otre che essere grave è, ed è questa la cosa spaventosa, vero!
La cooptazione è entrata come prassi nell'elezione dei rappresentanti alla camera dei deputati; rappresentanti, ormai, di loro stessi, anzichè del popolo. Anche io ho scritto un post a tal proposito.
L'informazione, se ci fosse, avrebbe un ruolo fondamentale nel denunciare la deriva oligarchica.
Auguriamoci pure, e anche di cuore, un buon Natale, ma soprattutto speriamo in un anno nuovo con accadimenti positivi, e che si torni ad informare veramenteil popolo, affinchè si faccia un'idea corretta di ciò che accade nel suo paese.

Anonimo ha detto...

Molti credono che ci si trovi di fronte ad una rapida degenerazione anomala di un sistema che ancora ieri era democratico. Purtroppo le cose non stanno così. La situazione cominciò a degenerare già subito dopo la liberazione. Ad un capo partigiano già nel maggio del 45 dei personaggi appartenenti ai "rapaci" dell'epoca proposero di scegliere fra una dirigenza nella Cassa di Risparmio e una dirigenza RAI. Le connivenze e gli inciuci prosperavano già a quell'epoca. Da allora mai i mezzi di informazione sono stati al servizio della verità e io non credo che in Italia esista la possibilità per il cittadino di essere correttamente informato con gli ordinamenti attuali. In questa terra all'epoca della repubblica romana si sapeva innovare e evolvere in campo politico secondo i bisogni e suscita meraviglia che non si riesca ad immaginare un "qualcosa", genuina emanazione del popolo,magari sfruttando una procedura per estrazione a sorte, che possa vegliare sulla qualità dell'informazione fornita ai cittadini, almeno per quel che concerne il mondo della politica.

francesco Grasso ha detto...

CASO FORLEO
dalla Redazione " SENZACOLONNE.IT" del 28.12.09 si apprende che il fascicolo contenente gli atti di indagine relativi alla morte dei genitori del giudice Clementina Forleo,custodito presso gli uffici del Tribunale di Brindisi,
E' SCOMPARSO!
Il misterioso smarrimento,è venuto a galla martedì scorso in occasione della prima udienza.......

La sera di giovedì 3 dicembre 2009,l'auto di Clementia Forleo è stata spinta fuori dalla carreggiata da un veicolo che è fuggito facendo perdere le sue tracce. Riporta serie fratture dello zigomo e della mandibola.
TUTTO SCORRE IN UN SILENZIO STAMPA PERFETTO!!!!!!!!!!
In relazione alla dinamica dell'incidente il deputato dell'Italia dei valori Pierfelice Zazzeri avanza inquietanti e purtroppo fondati sospetti,rimarcando l'enorme gravità che il magistrato
SIA ANCORA SPROVVISTO DELLA SCORTA,
inopinatamente sospesa, considerando la delicata attività svolta in occasione delle inchieste sulle scalate bancarie. Tanto più che i genitori del magistrato brindisino sono rimasti uccisi in un incidente ancora pieno di misteri.
Purtroppo il giudice Forleo non dispone di sistemi di sicurezza fatti da sevizi segreti e forze dell'ordine che possono andare da un numero minimo di 24 persone fino al numero necessario.
Da mesi comitati di cittadini impegnati raccolgono numerose firme in petizioni per il ripritino della scorta in ordine.
MA IN ASSENZA DI UNA REALE ESISTENZA DELLA LIBERTA' DI STAMPA LA VOLONTA' DEL POPOLO SOVRANO NON HA EFFICACIA!

Anonimo ha detto...

Se si dichiara che la costituzione è tradita, che non esiste più un sano equilibrio fra le diverse istituzioni e che queste sono dominate da interessi trasversali che nulla hanno a che fare con l'interesse della nazione; se si constata che da sempre e ancor più al giorno d'oggi gli organi di informazione disimformano più che informare e che infine si arriva alla conclusione che resta ben poco di democratico nel nostro paese; non potremmo cominciare a proporre qualcosa che, almeno in sogno, potrebbe esser considerato una "soluzione"?. Di più in più si avvicina il momento che, assente il popolo, questo conglomerato di interessi che ci domina darà mano alla costituzione probabilissimamente per adattarla alle esigenze del conglomerato e noi ci dovremmo limitare a difendere una costituzione già in gran parte disattesa? Non potremmo noi proporre delle modifiche costituzionali che andando in controcorrente traducano nei fatti quel che tutti consentono in teoria ossia che il potere spetta al popolo?

Giuseppe Palermo ha detto...

Ferrarella, forse con ironia, auspica “una coerente incisività nell’impegnare l’Italia a chiedere al Giappone la consegna di Delfo Zorzi, tuttora latitante per la strage di piazza della Loggia”

Il legale di Zorzi, l’on. avv. Gaetano Pecorella, già accusato di favoreggiamento nei confronti del suo assistito, dopo essere stato presidente della commissione giustizia della Camera, l’anno scorso è stato proposto dal Popolo della Libertà come giudice della Corte Costituzionale. Pecorella è stato anche avvocato di Silvio Berlusconi e, com’è noto, suo apprezzato consulente.

...una “coerente incisività”!!!

Anonimo ha detto...

Voglio raccontarvi un po' di Storia :
Il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, arrestato per le bombe di P.zza Fontana ,era nato a Milano nel 1928, lo stesso anno in cui ,( nell’aprile del 1928,) in piazza Giulio Cesare davanti alla Fiera di Milano esplose una bomba stragista, per la quale furono subito indiziati i circoli anarchici Milanesi.
Colpisce la somiglianza tra i due eventi stragisti : per entrambi venne immediatamente fornita dalla Milizia fascista , la MUSM la pista anarchica ; in entrambi i casi negli ambienti “informati” e tra il popolo si sapeva che i mandanti delle stragi erano ai vertici del governo : nel 1928 si sapeva che i mandanti erano colleghi di partito di Mussolini,Giampaoli e Federzoni. Nel periodo che seguì il 1969,l’anno della strage, emersero documenti inoppugnabili che la strage.
La teoria e la prassi della "Guerra Preventiva"ha radici molto antiche nel nostro paese, .
Il ministro dell'interno Scelba operava sotto il controllo occulto del generale Pièche, noto golpista formatosi nei servizi militari della guerra di Spagna.
sono passati circa cent’anni (1833) dal giorno in cui il poeta Giuseppe Giusti descriveva gli statagemmi della “ Bottega Sanfedista”(non si chiamava ancora "guerra preventiva") nei versi satirici della poesia intitolata : “rassegnazione e proponimento di cambiar vita “: A quindici anni pensava anch’io che un uomo onesto, un povero minchione potesse qualche volta aver ragione:/ ,furbo per Dio ! /non vidi allor che barattati i panni si fossero la frode e la giustizia / ah veramente manca la malizia a quindici anni...” Questa satira scritta dal Giusti nel 1833 dopo la repressione da parte degli austriaci dei moti di Romagna racconta il fenomeno del “pentitismo “ dell’epoca , estorto dalla polizia che organizzava la repressione per conto degli austriaci . Contro i patrioti italiani si praticavano gli assassini politici , perpetuati con i più abbietti stratagemmi inquisitoriali
Cent'anni dopo le tecniche dell'OVRA sono le stesse delle varie botteghe Sanfediste e gli "uffici riservati" dei ministeri continuano a disseminare di micidiali dispositivi repressivi e manipolatori "tecnicamente evoluti",la società civile , le istituzioni democratiche e Costituzionali dell'Italia. Il rischio nuovo per il nostro paese è che si ribalti anche il tradizionale rapporto di forze e di relativa sudditanza tra Apparati Repressivi Riservati e la Mafia SPA ( modello Giuliano, per intenderci) :quest' ultima con i clan networkizzati e dotati di un'enorme potere finanziario , militare (di fuoco) e di intelligence corruttiva nelle P.A.,non sarebbe più solo l'instrumentum regni del potere più retrivo ma una testa criminale capace di decidere l'agenda politica del del Paese. Un fatto recentemente venuto a galla con le indagini della Procura di Milano disegna l'orlo del baratro in cui l'Italia sta sprofondando : un pubblico ufficiale, perito del Tribunale di Milano (il geometra Achille FRontin ) si rivolge direttamente al boss dell'Ndrangheta Salvatore Barbaro per chiedergli a chi deve rivolgersi per effettuare una falsa perizia relativa ad una porzione di terreno che era finita all'asta in una procedura fallimentare pilotata (Orsatti in Left, 8-01-10). E' un episodio sfuggito alla censura del regime che illumina quello scenario da fantascienza descritto da Pippo Fava . Chi comanda ai periti dei TRibunali Italiani? chi comanda nelle sezioni fallimentari dei Tribunali?
la magistratura onesta può e deve essere considerata una "Divisione"al servizio di un'altra Italia quella che è stata schiacciata dalle repressioni e torturata a morte nelle carceri di regime , quell'Italia che deve oggi ad ogni costo cominciare a vivere liberamente, seppellendo i "Cavalieri dell'Apocalisse" e delle grottesche feudalità di regime. Maria Cristina

Anonimo ha detto...

Nel post che precede c'è una frase monca :" Nel periodo che seguì il 1969,l'anno della srage, emersero documenti inoppugnabili che la strage era "di Stato",anche se promossa dai neofascisti". Grazie, Maria Cristina