sabato 20 febbraio 2010

I magistrati in difesa del loro "lodo".

Abbiamo già affrontato il tema in passato, ad esempio nel post Finalmente curabili le sindromi da immunità (male) acquisita?.

Al di là della dubbia compatibilità costituzionale della previsione introdotta dall’art. 32 bis della l. n. 195 del 1958, in vista del rinnovo del CSM per il quale si voterà a luglio, abbiamo sottoposto ai candidati di sottoscrivere una petizione per l’abolizione dell’immunità prevista da una legge ordinaria che esenta i consiglieri del CSM da ogni responsabilità per come essi esercitano il loro mandato.


In sostanza nessuna conseguenza civile e penale per i voti espressi sulle più svariate questioni, dal conferimento di un incarico direttivo, al trasferimento coatto di un magistrato, alla reiterata inottemperanza alle sentenze del giudice amministrativo.

Finora nessuno dei candidati ha sottoscritto quell’invito.

Anzi, qualcuno - inneggiando all'irresponsabilità - ha obiettato che l’eliminazione dello “scudo” indebolirebbe il governo autonomo della magistratura. La qual cosa lascia supporre l’intendimento di violare la legge.

E’ davvero singolare vedere i magistrati arroccati in difesa di una prerogativa della quale non esitano a denunciare l’incostituzionalità quando essa risulti invece posta a presidio dei politici.

Non mancheremo di aggiornarvi via via che i candidati al CSM dovessero esprimersi contro l’ingiustificato privilegio.

1 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Ecco subito dopo il post precedente un fenomeno ancor più indecente ed incredibile.
Mi chiedo com'è possibile pensare che gli eletti si comporteranno meglio dei loro predecessori, conferme a parte, e come può il cittadino avere fiducia nel funzionamento del C.S.M., del quale capisco finalmente le storture e le distorsioni: godono di immunità! Incredibile!
Francamente, non conoscevo l'esistenza di uno scudo protettivo di questo generale, introdotto con una norma bis aggiunta nel 1981.
Sarebbe utile sapere com'è stata giustificata questa aggiunta nella relazione dei promotori.