domenica 14 marzo 2010

De Magistris: La magistratura immobile e complice e il senso dello Stato




di Luigi De Magistris
(Deputato del Parlamento Europeo)





da Antimafia Duemila dell’8 gennaio 2010


Sono passati circa due anni da quando, quale magistrato in servizio alla Procura di Catanzaro, mi sono state sottratte illegalmente indagini che avevano ad oggetto gravi reati commessi da politici, persone ricoprenti ruoli apicali all’interno delle Istituzioni, imprenditori, professionisti vari.

Le attività investigative riguardavano – nell’ambito della gestione illegale del denaro pubblico in Calabria – i rapporti tra massonerie deviate e politica, tra crimine organizzato e istituzioni. Il grumo di potere che soffoca nel crimine una Regione del Sud.

In quegli anni difficili le attività di ostacolo e di interferenza al lavoro svolto non provenivano solo dall’esterno (dalla politica, dal crimine organizzato, da pezzi deviati delle Istituzioni), ma anche e per certi versi soprattutto dall’interno dell’ordine giudiziario.

Pressioni ed intimidazioni messe in atto da magistrati che hanno violato la legge e commesso crimini.

In virtù di tali gravissimi fatti da parte di un collaudato sistema criminale operante soprattutto in Calabria si avviarono diverse indagini da parte della Procura di Salerno.

Le indagini di quell’Ufficio vennero dirette da alcuni magistrati onesti, capaci e coraggiosi.

Hanno accertato che nei confronti del mio Ufficio venne messa in atto una pervicace attività criminale proveniente da settori della politica, da magistrati, professionisti e pezzi delle istituzioni. Un intreccio criminale senza precedenti.

È tutto negli atti, in quei documenti che dovevano essere poi sviluppati con celerità e condurre alla verità.

Il percorso della giustizia è stato interrotto da chi doveva essere dalla parte dello Stato.

Quei magistrati avevano nella loro disponibilità indagini devastanti per i poteri criminali che dominano in Calabria da anni.

Documenti, testimonianze, atti, indizi, prove. Uno scenario impressionante per la politica, la magistratura, le istituzioni.

Credo il più grande scandalo politico-giudiziario che abbia mai coinvolto la Calabria.

Come non hanno capito quegli ingenui magistrati che li avrebbero fermati, ad ogni costo.

Hanno utilizzato il tritolo della carta da bollo di cui sono molto abili i legulei del potere costituito.

Hanno messo in atto il prodotto del laboratorio tanto caro a quella parte della magistratura che desidera stare con il potere, con i più forti, per poi trarne benefici nell’interesse particulare e non generale.

I peggiori nemici dell’indipendenza dei magistrati.

La magistratura italiana è a conoscenza da anni che in Calabria vi sono incrostazioni giudiziarie, collusioni, una grave emergenza morale.

Quante volte magistrati anche noti, paladini della falsa moralità, sostenevano questi argomenti, ma solo per comodità salottiera, fino a quando non sono stati coinvolti i poteri che loro non osavano contraddire.

Alcuni di questi hanno fatto anche la loro carriera al C.S.M., magari celebrando la questione morale, ma senza mai brillare in azioni concrete per affrontarla laddove ve ne era bisogno.

Hanno contribuito a produrre un mortale isolamento proprio di quelli che avrebbero dovuto aiutare.

Nonostante questa consapevolezza diffusa è accaduto che i magistrati che hanno indagato per ripristinare un po’di legalità nella cosa pubblica in Calabria sono stati spazzati via da settori dell’ordine giudiziario che hanno agito in piena sintonia con i poteri forti, realizzandosi un intreccio tra magistratura e poteri intollerabile in un Paese in cui ci battiamo per difendere l’indipendenza e l’autonomia dell’ordine giudiziario.

La violenza morale esercitata nei confronti di servitori dello Stato ha prodotto la mia forzata uscita dall’ordine giudiziario e l’esilio di altri magistrati.

Collaboratori, appartenenti alla polizia giudiziaria e testimoni distrutti solo per aver reso servizi di giustizia.

Hanno ucciso aspettative e speranze di migliaia di persone.

Possiamo più credere che venga resa giustizia?

Il potere illegale ha prodotto effetti devastanti che peseranno in Calabria per i prossimi decenni.

A fronte di ciò, l’altro lato della stessa medaglia ci mostra magistrati indagati per fatti gravissimi, perquisiti con contestazioni di collusioni senza precedenti, artefici di condotte che avrebbero dovuto produrre un immediato loro allontanamento quanto meno dalla Calabria, che sono ben saldi al loro posto.

Esercitano funzioni giudiziarie, continuano indisturbati nella loro attività, magari garantiscono gli stessi equilibri criminali.

Uno scandalo che si consuma nel silenzio complice di chi avrebbe il dovere istituzionale di intervenire.

Una vergogna senza precedenti, resa ancor più nauseante da un oblio diffuso e tipico del vizio della memoria.

A due anni da quegli eventi che hanno segnato per sempre la vita di tante persone che cosa ci resta nella mani, nel ricordo, nelle sensazioni, nel cuore, nella mente?

La polverizzazione di inchieste scomode ai poteri; l’insabbiamento di fatti giudiziari; la distruzione di servitori dello Stato; il mantenimento nei loro posti degli artefici delle deviazioni di Stato.

Non si devono dimenticare tutti coloro che hanno creduto nella giustizia ed hanno operato in modo ostinato nella direzione della verità e nello stesso tempo è necessario mostrare lo sdegno più profondo per quei pezzi delle Istituzioni che hanno offeso la dignità dello Stato.



8 commenti:

Anonimo ha detto...

"Collaboratori, appartenenti alla polizia giudiziaria e testimoni distrutti solo per aver reso servizi di giustizia." E' TUTTO VERO, SONO UNO DI QUELLI CHE STA PAGANDO COLPE CHE NON HA AFFINCHE' SI GARANTISCA L'IMPUNITA' AL COLLETTO BIANCO DI TURNO, IN UNA TERRA DOVE NON C'E' NESSUNA DIFFERENZA TRA IL LEGALE E L'ILLEGALE, TRA LO STATO E L'ANTISTATO.MA SALERNO HA ACCETTATO LA SCONFITTA? E I CALABRESI ONESTI CHE FINE FARANNO?

Rosa Grazia Arcifa ha detto...

Il fatto stesso che si debba fare una legge per vietare ai politici coinvolti in episodi di corruzione di candidarsi alle elezioni la dice lunga su come funziona la selezione della classe politica italiana.
Distruggere i servitori della giustizia è una pratica comune e diffusa i tutti i settori.
Il sistema della corruzione si è ormai radicato in profondità nel mondo della giustizia, dell'imprenditoria, della finanza.....
Molto rilevanti gli effetti della riduzione della prescrizione. E' da ricordare anche l'indulto,concesso con la legge 241/2006, grazie al quale sono stati condonati tre anni di pena, il limite più alto mai toccato nella storia repubblicana: questa generosa clemenza è stata determinata dalla volontà di evitare che l'on. Previti, condannato ad una severa pena detentiva per corruzione, dovesse scontarla in carcere. E si trattava di un tipo di corruzione gravissima:quella dei giudici.
Rosa Grazia Arcifa

Besugo ha detto...

Per non dimenticare tutti coloro che hanno creduto nella giustizia ed hanno operato in modo ostinato nella direzione della verità, è necessario mostrare lo sdegno più profondo per quei pezzi delle Istituzioni che hanno offeso la dignità dello Stato.

Bene. noi che ci informiamo costantemente e con ostinazione, conosciamo nomi, cognomi , fatti e circostanze di questi abominevoli pezzi delle istituzioni.

Siamo purtroppo, ancora, una minoranza consapevole nonchè indignata.

Ma sarebbe opportuno che l'oganizzazione politica denunciante, divulgasse pubblicamente, in modo organico, fatti, circostanze, nomi e cognomi per indicare ai cittadini meno informati, gli atti e gli individui,ritenuti moralmente indegni verso i quali, manifestare forte disprezzo e riprovazione.

I libri, sono insostituibili per arricchire la conoscenza e la cultura, ma sono poco apprezzati dalla maggior parte dei cittadini.

La sintesi scritta della denuncia di quei pezzi delle Istituzioni che hanno offeso la dignità dello Stato, può essere divulgata presso amici e conoscenti con i quali ci scambiano quotidiane opinioni circa le contingenze emergenti.

Oggi non possiamo lasciare soli i giudici di buona volontà. Specialmente quelli che operano nelle piccole Procure di provincia. E' indispensabile mobilitare le coscienze in rete, per diffondere il desiderio di verità e giustizia.

Anonimo ha detto...

Quando il seme della democrazia viene coltivato su un terreno come quello del dopo guerra italiano non ci si può aspettare che questo…………. La nostra classe politica non è che il frutto amaro di questa nostra democrazia malata. Un’Italia che non ha mai fatto i conti con il proprio passato, di ombre, sospetti, stragi senza colpevoli, ricatti può essere veramente capace di esprimere una classe politica migliore ?
Continuiamo a schierarci come tanti bravi soldatini a difesa dell’uno o dell’altro come se questo fosse il problema e continuiamo a fornire loro anche l’alibi della legittimazione politica come se questo sistema elettorale avesse qualcosa di legittimo o come se nella loro legittimazione potessimo riporre la speranza di un futuro diverso.
Una società debole, culturalmente arretrata è inevitabilmente soggiogata dai media. Ci si veste, si mangia, si ragione insomma si fa tutto ciò che i media ti propinano come “cosa buona e giusta” e c’è ancora qualche giornalista ( o meglio scribacchino ) che continua a dirci che i media non influiscono sulle opinioni.
Il sovrano indiscusso di questo mondo non poteva che approfittarne, applicando semplicemente le regole del marketing alla politica e vendendo se stesso come un qualsiasi prodotto sul mercato.
Gli farei i complimenti se non fosse che sta distruggendo il paese che amo.
Stiamo attenti pero, perché non esiste democrazia senza regole e l’unico baluardo rimasto a difesa della nostra “quasi democrazia” è la Giustizia, guarda caso il “supremo guardiano delle regole” e suo nemico numero uno da sempre,……..delegittimata quest’ultima ci rimane solo il caos e lui.

Anonimo ha detto...

C'è qualcosa che non convince più nelle denuncie del "malaffare. queste denuncie non solo sembrano girare a vuoto , ma sono viti spanate , non contribuiscono più all'intelligenza della realtà.La loro solennità ed anche la loro profondità manca di concretezza e oltre ad essere carenti di strumenti storici e teorici essenziali , evitano sempre di affrontare le cause più costanti e banali che producono le valanghe di degrado e massiccia illegalità anche e soprattutto all'interno dei Tribunali e dei Palazzi di Giustizia .Come nella produzione delle valanghe le cause sono piccoli smottamenti,banali botti considerati con superficialità e sicumera da chi li provoca e che in determinate condizioni causano la valanga distruttiva. Potrei menzionarvi molti di questi piccoli smottamenti, incongruenze logiche apparenti , piccole crepe nei principi costituzionali in apparenza "formali" ma sostanziali nella realtà . Inoltre l'ipocrisia di tante denuncie è davvero insopportabile : una cura contro l'inutile magniloquenza potrebbe essere fare l'elenco della serva di tutte le cose che un magistrato onesto sa benissimo che non dovrebbero essere fatte nei Tribunali dai Giudici e di tutte le piccole porcate quotidiane commesse dagli avvocati spesso e volentieri mentre i giudici fingono di non vedere.
Recentemente su Repubblica è comparsa la notizia-video di un Giudice della Corte d'Appello che aveva già scritto la sentenza prima del processo. Il commento sarebbe scontato se non fosse che nessuno si da la pena di denunciare che le Corti d'Appello nel nostro paese svolgono un ruolo specifico nella politica mafiosa della Giustizia ,fin dai tempi del bandito Giuliano e del caffè di Pisciotta . Non bisogna solo resistere , resistere , resistere ma riflettere , riflettere , riflettere e studiare , studiare , studiare...prima di agire : ma occorre assolutamente sapere come agire per agire davvero . Maria Cristina

Anonimo ha detto...

Io purtroppo devo dire che la giustizia nel nostro paese è diventata una roba indescrivibile, per la sua lentezza per i suoi tanti lati opachi.Magistrati che utilizzano "notizie estrapolate da indagini, senza nessuna condanna"be questi vanno ridimensionati.Chi sceglie il lavoro del magistrato lo dovrebbe portare a termine come hanno fatto tanti negli anni passati, è chiaro che si corrono rischi ma se ci si ferma sempre prima non arriveremo mai a nulla solo chiacchiere.Non condivido affatto alcune posizioni di ex,proprio perche ex devono avere il buon senso di fare il lavoro che hanno scelto e lasciar continuare gli ex colleghi al loro.

Anonimo ha detto...

Tratto anch'esso da antimafia2000, articolo molto interessante:

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/26330/78/

santobonfiglio@gmail.com ha detto...

Condivido l'intero articolo, però a mio avviso il problema di fondo rimane ripristinare lo stato di diritto in quanto in Italia esiste solo sulla carta. Sempre a mio avviso ed in considerazione del fatto che da oltre vent'anni vago presso tribunali e studi di Avvocati senza riuscire a far valere i miei diritti, nonostante mi sia rivolto al C.S.M., Presidenti della Repubblica, del consiglio dei ministri, della camera dei deputati, Ministri della Giustizia etc., l'unica strada che vedo legalmente percorribile è la nascita di un movimento che metta al primo posto il ripristino dello stato di diritto, aiutando così tutte le piccole e medie imprese e cittadini che ne hanno bisogno a far valere i loro diritti in tempi veramente ragionevoli.
Gli attuali partiti non intervengono in tal senso, anzi con le attuali riforme annunciate, a mio avviso si rischia di creare più illegalità dell'attuale. Per tali motivi continuare a denunciare non basta più, dalle parole bisogna passare ai fatti.