mercoledì 24 marzo 2010

Licenziata dall'Agenzia delle Entrate per dei commenti scritti sul nostro blog


La dott.ssa Rosa Grazia Arcifa (nella foto qui a destra), funzionario dell’Agenzia delle Entrate, in servizio a Pavia, è stata licenziata “senza preavviso” per dei commenti scritti sul nostro blog ritenuti “altamente lesivi dell’immagine e della professionalità dell’Agenzia delle Entrate, dei suoi addetti, nonché del sistema fiscale del nostro Paese”.

A questo link un articolo di stampa che riferisce il fatto.

A questo link il provvedimento con il quale è stato disposto il licenziamento.

A questo link una interrogazione parlamentare con risposta scritta su questa vicenda.

Bisogna riflettere molto sulla condizione di un Paese nel quale le più alte cariche dello Stato insultano abitualmente e senza ritegno, in piazza, in televisione e sui giornali, interi apparati dello Stato e singoli specifici funzionari (gli ultimi in ordine di tempo sono il Presidente del Consiglio che dà degli eversori ai magistrati e il Presidente dei Senatori della maggioranza che dà del bugiardo e dell'alcolizzato al Questore di Roma) e un impiegato viene licenziato senza preavviso per i commenti fatti su un blog.

Evidentemente ormai anche l'onore e la dignità non sono uguali per tutti.



33 commenti:

Besugo ha detto...

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto guardare in terra
se avete deciso in fretta
che non era la vostra guerra
voi non avete fermato il tempo
gli avete fatto perdere tempo .

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
voi siete stato lo strumento
per farci perdere un sacco di tempo.

Se avete lasciato fare
ai professionisti dei manganelli
per liberarvi di noi canaglie
di noi teppisti di noi ribelli
lasciandoci in buonafede
sanguinare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
se sono rimasti a posto
perfino i sassi nei vostri viali
se avete preso per buone
le "verità" dei telegiornali
non vi è rimasto nessun argomento
per farci ancora perdere tempo.

Lo conosciamo bene
il vostro finto progresso
il vostro comandamento
"Ama il consumo come te stesso"
e se voi lo avete osservato
fino ad assolvere chi ci ha sparato
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
voi non potete fermare il tempo
gli fate solo perdere tempo.





CANZONE DEL MAGGIO - VERSIONE INEDITA
.

Anonimo ha detto...

Vergognoso.. diffondo....

Anonimo ha detto...

Caro Felice, caro Nicola, cari tutti, mi sembra una notizia di gravità inaudita. Vorrei che si approfondisse dettagliatamente. Per ora invito i lettori dipendenti statali o di enti pubblici a fare un gesto simbolico: qualifichiamoci. Ernesto Anastasio, magistrato ordinario con II valutazione di professionalità, in servizio al Tribunale di Torre Annunziata, Sezione distaccata di Castellammare di Stabia.

Vittorio Ferraro ha detto...

L'augurio è che la dott.ssa Arcifa possa nel merito far valere le proprie ragioni.

Del resto vi è chi, pur avendo il dovere di adempiere alle proprie funzioni "con disciplina ed onore", non disdegna , nella realtà dei fatti, di superare continuamente "...i limiti del rispetto della verità oggettiva".

Anonimo ha detto...

La prima cosa che d'impulso viene da dire è : per fortuna in Italia ci sono persone come lei , che hanno il coraggio della propria intelligenza e non esitano a metterlo al servizio dei cittadini ...E'un segno che il nostro paese può rinascere.

Anonimo ha detto...

"Ernesto Anastasio, magistrato ordinario con II valutazione di professionalità, in servizio al Tribunale di Torre Annunziata, Sezione distaccata di Castellammare di Stabia".

"Caro Felice, caro Nicola, cari tutti, mi sembra una notizia di gravità inaudita. Vorrei che si approfondisse dettagliatamente. Per ora invito i lettori dipendenti statali o di enti pubblici a fare un gesto simbolico: qualifichiamoci".

Non sono una dipendente pubblica, anzi, diciamo che sono disoccupata, perchè la funzione giurisdizionale che esercito (magistratura onoraria) non é riconosciuta come un lavoro. Dunque non avrò pensione né previdenza. E non c'é nemmeno bisogno di un procedimento disciplinare per non riconfermarmi (il provvedimento é altalmente discrezionale e non va motivato).

Rispondo però al richiamo. E mi firmo.

Anna Mantegna. Giudice di Pace di Palermo

Besugo ha detto...

LA PURGA CONTINUA

Gioacchino Genchi, vicequestore della polizia e “superconsulente” delle procure di mezza Italia, il 22 marzo, il giorno prima di rientrare in servizio, ha ricevuto la terza sospensione che comporterebbe la destituzione dal servizio dopo 25 anni di carriera per “l’uomo dei telefoni” che ha indagato sulle stragi di Capaci e via D’Amelio.
La prima sospensione era scattata per un’intervista rilasciata da Gioacchino Genchi al settimanale “Left” dove parlava del suo ruolo di consulente. La seconda quando ha risposto sul noto social network, Facebook, al giornalista di “Panorama” Gianluigi Nuzzi che gli aveva dato del “bugiardo”. “Le bugie sono solo quelle che scrivi tu e il tuo giornale, solo al servizio di chi vi paga” ha scritto Genchi aggiungendo un commento al post della sua bacheca. Il 23 marzo Genchi avrebbe ripreso il servizio in polizia ma il giorno prima giunge la terza sospensione. Questa volta a essere considerate “lesive per il prestigio delle Istituzioni e nocive per l’immagine della polizia” sono state le dichiarazioni fatte dopo l’arresto di Gianni Nicchi e Gaetano Fidanzati. “I veri poliziotti che hanno fatto quella cattura si sono vergognati e se ne sono andati e mi hanno telefonato, mi hanno detto ‘qui stanno facendo uno schifo, perché hanno organizzato una messinscena davanti alla questura, portando le persone loro, con i pullmann, per organizzare quell’apparente solidarietà alla polizia’”.
Parole che sono costate care a Genchi che ora rischia di essere cacciato via dalla polizia se il Tar non accoglierà i suoi ricorsi.



E siamo a tre

Besugo ha detto...

Genchi: L'arresto di Nicchi e Fidanzati è una montatura!

Anonimo ha detto...

Mi dispiace per la vicenda personale del funzionario, ma il suo comportamento è stato quanto meno imprudente.

Vista la gravità e la riservatezza dei fatti segnalati nel blog, avrebbe prima di tutto dovuto rappresentarli in via gerarchica e, in caso di omissioni da parte dei dirigenti, all'autorità amministrativa o giudiziaria competente.

Ogni pubblico dipendente, come ogni cittadino, ha ovviamente diritto di critica, ma in questo caso mi pare proprio che si sia esagerato.

Come ho già scritto in passato, io sono convinto che un pubblico dipendente, soprattutto quando svolge alte funzioni, oltre che essere indipendente ed onesto, deve anche apparire tale. Per questo non condivido che i funzionari pubblici rendano note a tutti, direttamente o indirettamente, le loro tendenze politiche e le informazioni riservate del loro ufficio, poichè il solo fatto che esse siano rese pubbliche fa diventare potenzialmente criticabile e fa perdere di autorevolezza ogni loro operato ed il medesimo ufficio.

Se, ad esempio, un funzionario pubblico rende noto direttamente od indirettamente che è di “sinistra”, un suo provvedimento, ineccepibile nella forma e nella sostanza, ma a danno di un soggetto di “destra”, apparirà influenzato dalle sue idee politiche e sarà facilmente, anche se ingiustamente, criticabile; e, parimenti, lo apparirà un suo provvedimento a favore di un soggetto di “sinistra”.

Ho avuto la fortuna di essere amico fraterno di un magistrato eccezionale per capacità professionali ed umane, purtroppo scomparso da tempo, e neppure dopo anni di frequentazione sono riuscito a capire con precisione quali idee politiche avesse… Altri tempi… purtroppo!

Mimmo Guarino ha detto...

Questa storia mi ricorda un po' la vicenda di Roberto Saviano. Il valente scrittore napoletano (mio conterraneo) è stato infatti più volte accusato, da certa stampa e da certi politici, di ledere all'immagine del paese con le sue inchieste sulla camorra Camorra. Paradossale !!!

Rosa Grazia Arcifa ha detto...

Mi ero promessa di non intervenire in questo articolo perché mi riguarda, preferivo che fossero a farlo gli altri frequentatori del blog, ma leggendo ciò che ha scritto l'anonimo delle 17.26, è doveroso rispondere per chiarire alcuni punti, anche se sono contraria a rispondere ad un'entità astratta, perchè tutti hanno un nome siano essi fiori o animali, chi non ha nome non esiste.
Fatta questa premessa, evidenzio che i fatti riportati e non riportati, che sono quelli più gravi,sono stati segnalati, denunciati, sia in via gerarchica sia a tutte le altre autorità competenti, nel corso degli anni, con i relativi costi, vale a dire ferie perse nei corridoi dei vari uffici, telefonate, fax, e-mail, notti insonni; ho anche supplicato di intervenire, ma siccome il pesce puzza dalla testa non si voleva intervenire e poi c'erano gli obiettivi da raggiungere.
Inoltre, egregio senza nome, non riesco a capire cosa intende dire con la frase" un pubblico dipendente.....oltre che essere indipendente ed onesto, deve anche apparire tale". Da cosa deduce che io non sia indipendente ed onesta? Se non lo fossi stata, non sarei andata in giro in questi mesi ad elemosinare un lavoro per poter mantenere la mia famiglia, a differenza di coloro che sono stati accusati di concussione e peculato che ancora girano per gli uffici sicuri ed arroganti con la compiacenza di chi doveva allontanarli e il servilismo di chi ha paura di perdere il posto, ma come dicevo prima, il pesce puzza dalla testa.
Per quanto riguarda il suo riferimento ad un mio coinvolgimento politico, la devo deludere, io sono anni che non vado a votare perchè ho smesso di credere alla politica e ai politicanti, mercanti di chiacchiere (dolci che si mangiano a carnevale).
Le informazioni riservate dell'Ufficio non le ho mai rese pubbliche, altrimenti sarebbe successa una rivolta vera e propria. Ho reso pubblico lo squallore che mortifica la dignità del lavoratore e del cittadino onesto.
Sicuramente avrà letto KafKa!
Rosa Grazia Arcifa

livefast ha detto...

guarda, funziona così: se io scrivo in giro che la [nome dell'azienda per cui lavoro] fa cagare ed è piena di delinquenti e bla, bla, bla, mi licenziano. è la vita, e la si vive meglio se si pensa alle conseguenze delle proprie azioni prima di metterle in atto.

Felice Lima ha detto...

Per livefast (commento delle 9.17).

Ciò di cui stiamo discutendo è una questione molto seria, che coinvolge in questo caso la dr Arcifa, ma che riguarda tutti e la nostra idea di società.

Con riferimento a ciò che Lei scrive, Le segnalo due cose:

1. In un rapporto di lavoro il lavoratore deve al suo datore di lavoro una prestazione lavorativa. Non "amore" e non "fedeltà", se non nei termini contrattualmente pattuiti e legittimamente pretendibili. Dunque, è vero che, per esempio, un dipendente della Alfa Romeo non può fare propaganda contro la qualità delle auto Alfa Romeo, ma non è vero che non può rivolgere altro tipo di critiche al suo datore di lavoro.

Abbiamo dato conto su questo blog di un valente giornalista freelance che lavorava a Sigonella come operaio generico (scaricava casse agli aerei) ed è stato assurdamente licenziato perchè aveva scritto degli articoli contro la guerra in Iraq, sicché risultava "sgradito agli americani" che utilizzavano i suoi servigi di operaio generico.

2. La pubblica amministrazione non è un datore di lavoro come gli altri. Ha dei doveri in più. Dunque - e non mi riferisco al concreto caso della dr Arcifa, ma al tema in generale - se un pubblico dipendente scopre, per ipotesi, che nella sua amministrazione si commettono abusi o che la sua amministrazione è inefficiente ha tutto il diritto (e in qualche caso anche il dovere) di denunciare questo anche pubblicamente.

Il datore di lavoro pubblica amministrazione non può e non deve chiedere omertà ai suoi dipendenti.

Per essere più chiaro: quando in molte occasioni ho denunciato pubblicamente gravi responsabilità del C.S.M. e/o della magistratura in questa o quella vicenda, non solo non credo di avere danneggiato il mio datore di lavoro, ma, anzi, di averlo servito com'era doveroso. Perchè il mio datore di lavoro non è questo o quel magistrato, questo o quel ministro, ma il popolo italiano. E non questo o quel popolo che oggi vota per uno e domani per un altro, ma il popolo italiano descritto nella Costituzione.

Dunque, il datore di lavoro pubblico non è quella concreta persona che "comanda" oggi qui o lì, ma una cosa più delicata e complessa.

All'inizio del film "Operazione Valchiria", il protagonista dice: "Possiamo servire la Germania o Hitler. Ma non entrambi contemporaneamente".

La fedeltà dovuta è all'istituzione, non ai suoi padroni del momento (e per "momento" non mi riferisco all'"oggi", ma, ovviamente, a qualunque tempo).

Dunque, tornando all'esempio di prima, se l'Alfa Romeo fosse una pubblica amministrazione e io un suo dipendente e scoprissi che le auto vengono fatte male e i freni non funzionano, non solo non dovrei tacere questa circostanza, ma la dovrei gridare ovunque, per non essere complice di una amministrazione (nell'esempio fatto) che ammazza i suoi concittadini, facendoli andare in giro su auto senza freni.

Felice Lima

Besugo ha detto...

Per i fans della band inglese dei Wolfsbane, che nel 1989 pubblicò il primo album: "Live Fast, Die Fast", se nulla osta alla pregiatissima Redazione del Blog, segnalo il seguente documento.
QUADERNO DI DOCUMENTAZIONE STORICA
GENOVA, DICEMBRE 1900:
PRIMO SCIOPERO GENERALE IN ITALIA
.
A cura di Nicolò Bonacasa

Non celo la presunzione che esso possa interessare anche ad altri tipi di fans.

Anonimo ha detto...

Mi dispiace che la dr.ssa abbia frainteso le mie parole, poiché di certo non merita di ricevere altre critiche e dispiaceri, oltre quelli che ha già ricevuto e purtroppo riceverà in futuro.

Io non La conosco e non mi permetterei mai di dire o scrivere alcunchè sulla sua onestà o indipendenza: ho solo scritto che un pubblico funzionario oltre che essere onesto ed indipendente (come sicuramente Lei è…) deve anche APPARIRE tale. Nel suo caso io condivido il contenuto delle sue azioni, ma dissento nettamente sul metodo da Lei utilizzato, il quale, visti i risultati, non mi pare consigliabile a nessun’altro pubblico dipendente (ad oggi, difatti, le irregolarità segnalate non mi pare siano state sanate e, quel che è più grave, la pubblica amministrazione è stata privata dell’attività di un funzionario onesto e (presumo) professionalmente preparato).

Anche io, nella mia ormai lunga carriera di funzionario pubblico, ho affrontato le inefficienze e le storture della pubblica amministrazione, ed ho sempre lottato con spirito di sacrificio per tentare di risolverle (talvolta non riuscendo a farlo…), ma sempre comunque nel rispetto delle leggi e dei regolamenti vigenti, poiché non ho le qualifiche ed i poteri per cambiarli. A quest’ultimo fine posso solo contribuire col mio voto segreto a far eleggere dei rappresentanti politici che cerchino di migliorarli, oltrechè ovviamente continuare a fare il mio dovere di pubblico dipendente e cittadino nel miglior modo possibile. Al contrario, se non si esercita il dovere civico del voto, si delega per forza di cose ad altri tale importantissima scelta, con le conseguenze che si vedono nel nostro paese.

Non condivido (e mi meravigliano…) inoltre le parole del giudice Lima quando afferma che “se l'Alfa Romeo fosse una pubblica amministrazione e io un suo dipendente e scoprissi che le auto vengono fatte male e i freni non funzionano, non solo non dovrei tacere questa circostanza, ma la dovrei gridare ovunque, per non essere complice di una amministrazione (nell'esempio fatto) che ammazza i suoi concittadini, facendoli andare in giro su auto senza freni”. In questo esempio, sempre a mio parere, l’ipotetico dipendente pubblico dovrebbe in prima istanza ed urgentemente segnalare il problema in via gerarchica e pretendere che venga risolto (stante l’imminente pericolo per l’incolumità pubblica e dando per scontato che in uno stato di diritto un accadimento del genere dovrebbe succedere solo per colpa e non certo per dolo).

Se vi fossero omissioni ed il problema non fosse tempestivamente risolto, il pubblico dipendente dovrebbe segnalarlo all’autorità giudiziaria competente. Quest’ultima, una volta verificato quanto segnalato, adotterà le misure opportune (quali il sequestro dell’impianto, il richiamo dei mezzi difettosi, ecc.) e perseguirà i responsabili dell’accaduto.

Se (e soltanto se), nessuno, neppure la magistratura pur formalmente resa edotta, facesse nulla, allora si sarebbe autorizzati a rendere pubblico l’accaduto.

Tertium non datur: altrimenti ci troveremmo di fronte all’anarchia ed al caos, visto che ognuno dei milioni di dipendenti pubblici si sentirebbe autorizzato a sostituirsi alle autorità competenti.

Per quanto ho scritto, mi pare quasi superfluo aggiungere che il mio anonimato non è dovuto a mancanza di coraggio o chissà cos’altro, ma è motivato solo dal fatto che per apparire onesto ed indipendente non ritengo possibile qualificarmi pubblicamente…

francesco Grasso ha detto...

Sicuramente ciascuno di noi è libero di pensarla come vuole.
Il provvedimento punitivo per cui si argomenta,indigna e ferisce profondamente la maggior parte della gente comune.
La normativa che regola la materia,va rivalutata seriamente!
Un provvedimento amministrativo non dovrebbe poter rilevare in ordine a beni giuridici di elevatissimo profilo costituzionale,i principi a fondamento della Costituzione stesa( artt. 1;2;4 e 21)la cui violazione nega l'essenza della Cotituzione.
Il lavoro,(soprattutto nella pubblica amministrazione,il dott. Lima con la consueta semplicità ed indiscutibile competenza ne fà rilevare la differenza),è un diritto naturale,primario, inalienabile.
Le deroghe ammissibili dovrebbero esere,esclusivamente,le pene accesorie interdittive di competenza dell'Autorità giudiziaria.
Nel caso in questione,
il provvedimento appare generico,inconducente in relazione alla pur deprecabile normativa vigente.
Si prendono in esame,con giudizio negativo comportamenti che oltre a rientrare nei diritti primari dei lavoratori di uno Stato di diritto,rientrano in veri e propri DOVERI .
Si tratta del dovere costituzionale di SORVEGLIANZA SULLE ISTITUZIONI.Elemento essenziale per la sussistenza di una reale democrazia.In altri termini si è in presenza di un regime demagogico ,illiberale e certamente antidemocratico. la censura di quelle rarissime,coraggiose persone che che lottano per la libertà,non è solo incondivisibile,ma intollerabile.
Va ancora detto a chiare lettere ,che il comportamento che si vuole punire non danneggia affatto la pubblica amministrazone,anzi la difende , dando ai cittadini che non nutrono alcuna fiducia un barlume di speranza e la consapevolezza che nella pubblica amministrazione ci sono persone oneste.
Senza questo iniquo provvedimento nessuno oggi ricorderebbe gli interventi fatti dalla dott.sa Arcifà.
E' il provvedimento in ordine invece che arreca alla pubblica amministrazione un vulnus gravissimo, che va censurato e sanzionato in modo efficae nelle sedi opportune.

francesco Grasso ha detto...

SI RINGRAZIA
La Redazione,il dott. Lima ,il dott. Ernesto Anastasio per il preziosiimo apporto.
La Sacra Patria è in serio pericolo,e tutti, ciscuno per quanto può siamo chiamati a difenderla.

Rosa Grazia Arcifa ha detto...

Per l'Anonimo:

1. Condivido pienamente le parole del dott. Lima in merito all'esempio fatto.L'Italia, il "Bel paese" di "poeti, santi e naviganti" è in crisi quando deve salvare il lavoro ai suoi cittadini o rendergli giustizia. I motivi di tutto ciò sono noti: malgoverno, corruzione, decadenza dei valori. I più volti denunciati casi per malfunzionamento dell'apparato pubblico sono sotto gli occhi di tutti; un apparato che nella sua elefantina lentezza ha voluto, per evidenti interessi di parte (o partito?), frantumarsi in mille attese. In questo senso non è più il momento di credere che i mali della Pubblica Amministrazione si risolvono subito seguendo questa strada, vale a dire la via gerarchica o quella giudiziaria. Spesso, come nell'esempio dell'auto, non si può aspettare se l'officina è chiusa e la casa costruttrice ti snobba.
Il sapersi spiegare quanto succede attorno e farlo sapere alle potenziali vittime è, secondo me, la libertà più importante per l'impiegato pubblico, quella che lo fa sentire padrone di sè, che gli dà la consapevolezza di essere uomo e non servo di fantomatici capi autonominati,senza concorsi, senza arte e nè mestiere.
"Libero" di fare, grazie a quel che si conosce.

2. Per quanto riguarda il voto, l'art. 48 della Costituzione recita che "il suo esercizio è dovere civico"; ma il cittadino è stato tradito, derubato, ha accettato continui sacrifici per scoprire poi che gran parte di questi serviva a finanziare indirettamente la vita di quei centri di potere che hanno snaturato la democrazia, hanno prevaricato La Costituzione.
I partiti gestiscono tutto, con prevaricazioni continue: sinistra e destra si trovano accomunate da un atteggiamento negativo nei confronti del Parlamento, organo che ha perso la sua prerogativa, quella legislativa e quella di controllo politico del governo.Da qui dunque il senso di profonda sfiducia mia e credo di gran parte di cittadini.
Rosa Grazia Arcifa

menici60d15 ha detto...

Segnalo il commento "Qui tam pro domino rege", esprimendo solidarietà alla dr.sa Arcifa, e al blog che ne ha ospitato le denunce.

menici60d15.wordpress.com

Anonimo ha detto...

Buongiorno, mi permetto di intervenire per soddisfare una curiosità.
Premesso che un'azienda "privata" soddisfa le esigenze di pochi, il fine è la remunerazione e che questa può essere ottenuta in modo lecito o illecito.
Mi chiedo qual'è il fine della pubblica amministrazione?
Infatti in considerazione delle garanzie poste a tutela dei dipendenti pubblici, non è mortificante pretendere al soggetto privato quel rispetto delle leggi, la capacità di indignarsi, una sensibilità e un'etica che rapportata al mondo in cui si vive e alla precarietà del "privato" è in parte impossibile, considerando i tempi della "legge" che per altro spesso è usata come arma a discapito della giustizia.
(un semplice cittadino)

edoammo ha detto...

casomai ce ne fosse bisogno, esprimo massima solidarietà alla Dott.ssa Arcifa. E ringrazio il blog per aver dato spazio alla questione.
Oltre a questo non so che dire. Che tristezza? che schifo? Spero che il Tribunale del lavoro (o chi per esso) le renda giustizia.

Edoardo Ammannati

Anonimo ha detto...

Esprimo tutta la mia solidarietà alla coraggiosa Dottoressa, colpevole solo di avere detto la verità.
Un saluto affettuoso,
Irene

giosinoi ha detto...

Internet è il futuro, una macchina dalla potenza straordinaria, da usare con la prudenza dei reattori nucleari.
"Chi non ha nome non esiste", dice la Dott. Arcifa.
Non è vero.
Non che cerchi una ragione per spiegarlo, ma solo per significare che suicidarsi porta all'estinzione della specie.
Nel ns caso, la Dott.ssa poteva dare molto di più se autotutelava la propria condizione umana da cui generare pensiero democratico per arricchire la coscienza comune.
Le sono cmq solidale.

Rosa Grazia Arcifa ha detto...

Risposta al signor che esiste e si firma Giosinoi.

"Internet" non è più un modo per fare tendenza, è un mezzo per crescere insieme, senza più barriere ideologiche, razziali, religiose.
Ciò che può determinare l'abuso del diritto di usare internet è solo il palese travalicamento dei limiti della civile convivenza, mediante espressioni gratuite, non pertinenti ai temi in discussione, e quindi senza alcuna finalità di pubblico interesse, con l'uso di argomenti che mirano soltanto ad insultare o ad evocare una pretesa indegnità personale. Il legittimo esercizio della critica, inteso come esimente rilevante anche ai fini della responsabilità civile da ingiuria e/o diffamazione, pur potendo contemplare toni aspri e di disapprovazione più pungenti ed incisivi rispetto a quelli comunemente adoperati nei rapporti interpersonali fra privati cittadini, non deve ledere il diritto altrui all'integrità morale. Credo di essermi uniformata nei miei interventi a quest'ultimo principio.
Naturalmente non pensavo che chiedere alla Pubblica Amministrazione di funzionare per il bene di tutta la collettività avrebbe portato una onesta lavoratrice al suicidio economico invece che a un encomio.
Purtroppo, come qualcuno mi ha scritto:"benvenuta in Italia, terra di ladri e veline"!
In ogni caso grazie per la solidarietà.
Rosa Grazia Arcifa

Anonimo ha detto...

se si licenzia un dipendente per qualche affermazione sul web che di fatto non ha danneggiato nessuno singola persona e tanto meno la stessa amministrazione, già bersagliata dai mass media per il livello medio di efficienza, allora perchè non si licenziano quelli che fumano quotidianamente nei locali interni e che non si beccano mai una multa?

Anonimo ha detto...

Tutta la mia solidarietà alla collega di Pavia. Sono una funzionaria della Agenzia delle Entrate di Roma e anche io avrei tanto da dire...andate qui http://www.buoniesempi.it/scheda.aspx?protocollo=1111
e leggete l'ultima frase contenuta nella scheda...

Anonimo ha detto...

http://apps.innovazionepa.it/forum/

questo è il forum ove si può approfondire ulteriormente il caso Arcifa e la stessa ha aperto la discussione 'licenziata per aver servito lo stato' nella sezione lavoro pubblico

Rosa Grazia Arcifa ha detto...

Per la collega dell'Agenzia delle entrate di Roma.
Purtroppo la scheda è stata rimossa perchè sicuramente dava fastidio alla Pubblica Amministrazione, quindi non ho potuto approfondire, mi piacerebbe leggere la frase a cui tu ti riferivi. Non puoi riportarla per farcela conoscere?
Oggi purtroppo dobbiamo fare i conti con la censura di regime, siamo "autorizzati dalla legge" a non pensare, a non poter esprimere le nostre convizioni, insomma a "tacere ed obbedire".

Uno dei tanti ha detto...

Solidarietà alla lavoratrice. Chi in Italia ha il coraggio di esprimere il proprio pensiero rischia di essere tacciato come ribelle e reazionario. Ed essere licenziato. Della serie: i panni sporchi si lavano in famiglia. O non si lavano proprio, dico io.
All'anonimo che dice che un cittadino, solo perchè è un dipendente pubblico, non puo' esprimere il proprio pensiero, anche politico se ritene dico: dovevi nascere nel ventennio fascista. W la libertà!

Anonimo ha detto...

Oggi sono incazzato, assai.

Cercavo un po' di consigli su internet su come fosse possibile difendersi da certi "attacchi" esterni al dipendente pubblico e trovo invece questo fatto di cui non ero a conoscenza e che mette il timbro ancor di più sulle nefandezze del mondo.

Ma pur nella tristezza della vicenda, sono felice di vedere che qualcuno ancora ce la fa a esprimere i suoi concetti e le sue idee senza piegarsi.
Le belle parole servono a poco in questi casi, ma comunque non credo siano inutili del tutto.

Purtroppo mi accorgo sempre più che delle porcherie di questa vita ne siano responsabili sia coloro che se ne approfittano che coloro che lasciano libero campo agli altri di approfittarsene. Anzi, questi secondi, in questo ultimo tempo, sono proprio quelli che mi stanno irritando di più, perchè abbassando la testa, piegandosi, legittimano i comportamenti iniqui e giustificano le peggiori prepotenze.

Lo sto vivendo e verificando sempre più in questo ultimo periodo, sulla mia pelle, e sento ci si trova stretti sempre più nella morsa composta dai superiori menefreghisti, colleghi egoisti e approfittatori al massimo livello e contribuenti sempre più avvelenati,aggressivi e ingiuriosi.

Un saluto e tutta la mia comprensione a una ex collega che spero possa riprendersi ciò che gli spetta di diritto, augurandomi invece di fuoriuscire al più presto da un ambiente che mi delude e mi disgusta ogni giorno di più.

(mi scuso di non firmarmi, almeno per ora, ma sto già avendo parecchi problemi dove il mio volto è conosciuto, proprio perchè là non riesco a nascondere i miei sentimenti)

Anonimo ha detto...

Se uno dice governo ladro non fa danno all'immagine ripetendo una cosa arcinota, ma neppure produce un miglioramento.

Anonimo ha detto...

Tutta la mia solidarietà' ....! Il senso di nausea e frustrazione mi sta divorando ,cara e sfortunata collega ! Spero che, ad oggi, i suoi problemi siano stati superati nel migliore dei modi ma,non me la sento di augurarle un " rientro" nella " famiglia" ........ le auguro tutto il bene che merita. necessariamente...ANONIMA

Anonimo ha detto...

a rosa grazia arcifa.
ho sentito raccontare della sua perdita in primo grado ad agosto 2011, da tempo non la sentiamo + in rete. dispiace tantissimo.le auguro di campare fino all'appello coi soldi del tfr e di stravincere col risarcimento danni.