domenica 24 ottobre 2010

Il diritto costituzionale alla verità





di Felice Lima
(Giudice del Tribunale di Catania)






da Il Fatto Quotidiano online del 24 ottobre 2010



E’ difficile commentare l’ennesima proposta di “legge porcata ad personam”. L’ultima (nel senso di “la più recente”) di quel gruppo (ormai se ne contano molte decine) di leggi vergognose (molte delle quali dichiarate incostituzionali) fatte negli ultimi quindici anni per favorire una singola persona e/o i suoi sodali.

Questa volta la “legge Alfano” (per favore, smettetela di chiamarla “lodo”: almeno un minimo di rispetto per la lingua italiana).

Queste leggi vergognose si fondano tutte sulla menzogna e la violazione dei doveri che il Governo e il Parlamento hanno verso la Costituzione e la “giustizia” (intesa non come amministrazione, ma come valore morale).

Elencare tutti gli aspetti della menzogna e dell’ingiustizia è impossibile qui, perché ci vorrebbe un libro di mille pagine. Ne affronto, quindi, solo uno: quello relativo al diritto del popolo alla verità.

Si dice – mentendo spudoratamente – che la “legge Alfano costituzionale” servirebbe a difendere le alte cariche dello Stato da eventuali abusi della magistratura. La falsa storia del potere che si deve difendere da un altro potere.

Se questo fosse il problema, ciò che si potrebbe fare sarebbe modificare la Costituzione nei seguenti termini:

1. i Parlamentari, i Ministri, il Capo del Governo e il Capo dello Stato vengono trattati dall’amministrazione della giustizia come tutti i cittadini: si può indagare nei loro confronti, possono essere rinviati a giudizio, possono essere intercettati, perquisiti (questo – la perquisizione – è già possibile oggi), eccetera senza alcun limite, proprio come tutti gli altri cittadini (con soddisfazione dell’art. 3 della Costituzione che si sentirebbe meno depresso);

2. se nei confronti di una di queste persone viene pronunciata una sentenza definitiva e al momento in cui deve essere eseguita la sentenza il condannato occupa una delle “Alte Cariche” di cui sopra, il Parlamento acquisisce copia di tutti gli atti del processo e decide se la sentenza deve essere eseguita o no.

Se il problema fosse davvero impedire che la magistratura, abusando del suo potere, impedisca di legiferare, governare, comandare a chi in un certo momento legifera, governa o comanda, la soluzione che propongo sarebbe perfetta: senza il consenso finale del Parlamento nessuna sentenza potrebbe mandare in galera (ovviamente ci vorrebbe il consenso del Parlamento anche per eseguire una misura cautelare personale) o destituire chi ha una delle cariche pubbliche predette.

Questa soluzione – che propongo a tutti quei politici che si dicono sinceramente preoccupati di regolare meglio l’equilibrio fra i poteri – avrebbe un grandissimo pregio: non impedirebbe l’accertamento della verità.

Farebbe salvo il sacrosanto diritto del popolo alla verità.

Le indagini e i processi si potrebbero fare e le sentenze sarebbero a disposizione di tutti, insieme agli atti del processo, per essere giudicate.

Il Parlamento potrebbe leggere tutti gli atti e dire che la sentenza gli appare emessa all’esito di un giusto processo – e farla eseguire – oppure che la sentenza appare il frutto di una abietta congiura – e non farla eseguire.

Il Popolo, che tutti dicono di volere sovrano, potrebbe leggere gli atti e dire se il Parlamento che lo rappresenta ha difeso la giustizia o l’ha negata.

Con il sistema attuale e con quello ancora peggiore che Alfano vuole instaurare non si ha e non si avrà solo l’impunità dei potenti (quella, di fatto, ce l’hanno già).

Si avrà soprattutto l’assassinio della verità su di loro.

E questo è il vero obiettivo che il regime persegue.

L’attuale capo del Governo e i suoi sodali non temono il carcere. Perché è certo che loro in carcere non ci andranno mai.

La legislazione del nostro Paese è stata così tanto devastata per i fini privati dei potenti che Previti (condannato con sentenza definitiva) è libero e Dell’Utri e Cuffaro (entrambi condannati in primo grado e in appello per fatti che hanno a che fare con la mafia) sono in Parlamento.

L’80% della popolazione carceraria italiana è composto da extracomunitari e tossicodipendenti.

In Italia nessuna persona ricca e potente finisce in carcere in espiazione di una pena. Nei casi più disperati, se ne va a Santo Domingo o ad Hammameth.

La campagna del Ministro della Giustizia (della Giustizia ??!!) Alfano per conto del Presidente del Consiglio non è propriamente contro la giustizia, ma contro la verità.

Ciò che si vuole ottenere non è l’impunità: quella, di fatto, ce l’hanno da anni.

Ciò che si vuole ottenere è il diritto a non far sapere ciò che non si vuole che si sappia.

Nell’era dell’informazione, dei media, della tv che sa e dice tutto della povera Sara Scazzi, ciò che si vuole è il diritto costituzionale a non far sapere ciò che i potenti non vogliono che il popolo sappia.

Alcuni ricordano che i costituenti avevano previsto l’autorizzazione a procedere nei confronti dei Parlamentari. Ma quelli erano altri tempi, erano tempi nei quali anche solo essere imputati portava alle immediate dimissioni. Dunque, si doveva controllare anche solo l’inizio del procedimento.

Ora che può restare tranquillamente in Parlamento anche uno (Cosentino) a carico del quale pende una ordinanza di custodia cautelare – confermata da tutti i giudici dinanzi ai quali è stata impugnata – per concorso in associazione mafiosa (a proposito, a questo link c’è il testo integrale dell’ordinanza), la sola pendenza di un procedimento non può nuocere ad alcuno (a volte sembra paradossalmente che sia addirittura un titolo di merito: Aldo Brancher l’hanno fatto Ministro proprio perché imputato).

Dunque, sì al controllo del Parlamento sull’attività della magistratura, ma solo alla fine del processo.

Così sono garantiti i diritti di tutti.

Se l’“Alta Carica” risulterà innocente, sarà assolta.

E se sarà condannata, nessuno potrà eseguire la sentenza senza il consenso del Parlamento. Ma il popolo potrà sapere la verità.

Ti ho mandato lì per occuparti delle mie cose più care, del mio Paese. Ho diritto di sapere chi sei e cosa hai fatto.

Insomma, che Alfano, Di Pietro, Fini, Bersani, Casini si battano per fare entrare nella Costituzione il diritto del popolo alla verità.

L’impunità dei potenti resterebbe assicurata, ma il popolo avrebbe un nuovo sacrosanto diritto costituzionale.

Non ho considerato fin qui l’argomento “bisogna fermare i processi, perché il Capo del Governo non ha il tempo per difendersi”, perché questo è veramente un insulto alla ragione.

Premesso che il Capo del Governo ha fior di avvocati che si occupano della sua difesa e premesso anche che ha tutto il tempo – e se ne vanta – per andare a puttane (sebbene a sua insaputa: il fatto che siano puttane, non che ci vada), per duettare con Aznavour, per scrivere canzoni ad Apicella e per andare ai compleanni delle diciottenni che trova carine, migliaia sono i cittadini impegnati in cose importantissime che, però, trovano il tempo per difendersi nei processi.

Ho conosciuto fior di chirurghi che, tra un’operazione e l’altra, alternano il salvare vite umane con il presentarsi, come è giusto che sia, dinanzi ai giudici delle decine di processi che questo o quel paziente – a volte fondatamente altre volte infondatamente – intentano loro. Nessuno si sogna di fare approvare una legge che dica che i chirurghi non possono essere processati, perché non hanno tempo.



6 commenti:

siu ha detto...

La soluzione che Felice Lima propone nel suo articolo potrebbe essere considerata la più semplice ed efficace, proprio perchè profondamente onesta e trasparente.
Se solo fossimo un Paese ancora vagamente normale.

menici60d15 ha detto...

Opere e omissioni

E’ noto che la verità viene denegata con le omissioni più ancora che con gli atti positivi come una legge che conferisca immunità formale. I politici possono essere favoriti di fatto dai magistrati: ad esempio venendo tenuti fuori da un processo per strage che si trascina da decenni, e che riduce la giustizia a rincorrere i pesci piccoli.

La tv non dice tutto nella full immersion sulla povera Sarah Scazzi. Tace sulle sue stesse responsabilità, sul suo seminare spazzatura, sull’influenza che possono avere sulle ragazzine di un paesino trasmissioni come Uomini e donne, X factor, Grande Fratello etc, che dipingono la vita come una lotta, frivola e senza quartiere, per il successo mondano.

Non è del tutto vero che nessuno si sogna di fare approvare una legge che dica che i chirurghi non possono essere processati perché non hanno tempo. C’è una tendenza ad assicurare una immunità ai medici in nome di interessi superiori. Il ministro Fazio ha detto che intende fare depenalizzare, per il bene dei cittadini, la colpa medica. In USA, Bush ha voluto ridurre le responsabilità giuridiche delle multinazionali farmaceutiche; lì, dove l’industria della malpractice parassita, in una catena alimentare, quella della medicina fraudolenta, attualmente si chiedono “Health courts” separate per i medici. In Italia, posso testimoniare, si va per vie informali, favorendo chi va protetto e ostacolando chi denuncia. E facendo anche di peggio. Si salvano così la forma e le apparenze, e si ottiene gratitudine: “Dieci anni fa i magistrati erano ferocemente critici nei nostri confronti; mentre oggi li troviamo profondamente consci del fatto che siamo una classe “perseguitata”, spesso per soli motivi economici. E riconosciamo che anche la stessa classe politica, al di là della facile demagogia, cerca oggi di cambiare le leggi per permetterci di lavorare meglio” Rocco Bellantone, segretario della Società italiana di chirurgia, esperto di chirurgia mini-invasiva della tiroide, 2009.

Anche l’immagine dei chirurghi che quando non sono dal giudice salvano vite trascura alcuni elementi. Per esempio, in Italia ogni anno si eseguono circa 40000 interventi alla tiroide. L’indicazione all’intervento, principalmente oncologica, appare gonfiata ad arte rispetto alla reale biologia degli ingrossamenti non neoplastici, delle neoformazioni benigne e delle forme aggressive di cancro della tiroide. La sovradiagnosi a fini di lucro può spiegare come è avvenuto che l’incidenza di diagnosi di cancro della tiroide in USA sia aumentata di 2.4 volte dal 1973 al 2002. Il cancro alla tiroide è tra quelli che autorevoli epidemiologi come Bailar ritengono siano sovratrattati. Un recente lavoro mostra che nei soggetti ai quali è stato diagnosticato un carcinoma papillare, la variante morfologica diagnosticata nell’80% dei casi, confinato alla tiroide, non ci sono differenze di sopravvivenza a lungo termine sia che venga asportata la tiroide sia che i soggetti non siano trattati (Arch Otolaryngol Head Neck 2010;136, 440-44). La differenza è che l’intervento può dare complicanze, e senza tiroide si vive peggio, ma intervenendo aumentano nelle tasche dei chirurghi i motivi per i quali alcuni li invidiano, e per i quali si dicono perseguitati.

Segnalo il mio commento “Lotta alla mafia nell’anno domini 2010: Saviano e Lea Garofalo“ sull’omessa protezione a Lea Garofalo. Ieri sera a “Caternoster” ho visto un cabarettista che, avendo denunciato che c’è la “mafia al Nord”, ha la scorta. Se servisse, rinuncerei alla sorveglianza di polizia, “assegnata”, vedo, per la profonda consapevolezza delle persecuzioni alle quali sono soggette certe classi. Temo che la “mafia al Nord” permetterà alle Istituzioni di nascondere e aiutare ancora di più la “mafia del Nord”; speriamo che il suo lancio non contempli altri omicidi.

Unknown ha detto...

Non se parla neppure!
Al rinvio a giudizio:

1) Il processo, per diritto di precedenza inizia nel più breve tempo possibile.

2)Il tribunale è sempre in composizione collegiale...(1 presidente 2 giudici e 2 giudici popolari?

3) Non devono essere lesinate risorse umane o finanziarie pur di arrivare a sentenza nel più breve tempo possibile, se il caso e pagando gli straordinari si procede anche nei festivi.

4) E' obbligatoria la presenza di almeno tre reti telesivise nazionali, 5 testate nazionali di giornali, e per quanto possibile la stampa estera.

Non dobbiamo cedere di un millimetro! Il giusto è ciò che fanno all'estero dove i primi a buttare a mare il reo sono i suoi compagni di partito...

Anonimo ha detto...

Torno all'art.54 della Costituzione.
Ma deve valere soltanto per i magistrati e le forze dell'ordine?Se l'obbligo di osservare le leggi non ha bisogno per sussistere di una esplicita dichiarazione, come è possibile inserire nella Costituzione che chi è indagato o condannato fino al secondo grado per violazione della legge è "Lodato"?
Alessandra

Besugo ha detto...

Uno dei tanti sconosciuti che... contribuirono ad unire l'ITALIA

Unknown ha detto...

La la porcata Alfano ha un punto debole che travolge tutta la giurisprudenza.
Terminate le elezioni la maggioranza parlamentare da la fiducia ad un suo membro come Presidente del Consiglio ma solo dopo si scopre che questi ha ricattato un esponente dell’opposizione, ha intimidito un altro, corrotto un terzo, fatto bastonare un quarto, a dirla in breve ha violato almeno 3,5 Kg del codice penale, si fa prima a pesare che ad elencare. Ebbene: come la mettiamo?.