venerdì 7 dicembre 2007

"Casi" Forleo e De Magistris: il "potere" non si tocca


di Lavinia Spaventi
(Magistrato di Sorveglianza di Frosinone)


Con un lucido intervento di qualche giorno fa - "L'equazione Forleo" - Stefano Sernia ha con chiarezza esposto alcuni profili relativi alla vicenda “Forleo” negli stessi termini in cui io stessa ho letto gli avvenimenti di questi ultimi mesi e per questo mi permetto di aderire in pieno alle sue parole.

Aggiungo solo una breve considerazione.

Sono estremamente preoccupata, ormai non più solamente dal fatto che la magistratura quando tocca il potere politico in senso lato (quello palese e legale oltre che quello occulto e illegale, e di qualunque colore esso sia) scatena cortocircuiti dagli esiti sempre più imprevedibili e comunque inammissibili in un paese democratico, quanto dalla circostanza, a questo punto ancor più grave, che tra gli stessi magistrati, nell’ambito del dibattito interno, non sempre sia presente la doverosa onestà intellettuale.

L'onestà intellettuale necessaria per tenere distinto un giudizio sul magistrato persona fisica (ovvero sui suoi eventuali sbagli, le sue mancanze, le sue eventuali violazioni, che verranno valutate nel loro rilievo disciplinare dal C.S.M. e in relazione al quale penso che tutti debbano astenersi da anticipare sentenze, nessuno di noi conoscendo i fatti in maniera adeguata per esprimere un giudizio corretto), da un giudizio sulla circostanza che vi sono in atto dei palesi attacchi alla funzione giurisdizionale che quei magistrati persone fisiche incarnano.

Su questi ultimi attacchi, che colpiscono l’essenza della funzione giurisdizionale, che compromettono l'equilibrio delicatissimo della nostra democrazia, ciascuno di noi come magistrato e come cittadino ha il dovere e deve avere il coraggio di reagire, di indignarsi e di denunciare, senza nascondersi dietro il fatto che la Forleo "ha esagerato" e "ha manie di protagonismo" che De Magistris "non doveva andare ad anno zero".

Ciascuno di loro due è infatti dotato di competenze giuridiche qualificate e se ha fatto quello che ha fatto, se ha detto quello che ha detto, se ha denunciato quello che ha denunciato si assumerà la propria responsabilità, civile, penale, amministrativa, contabile, disciplinare e morale.

Tuttavia, mi pare, cronologicamente (e sulla conseguenzialità causale, lascio la libertà di opinione al lettore) che PRIMA vi sia stato l'interessamento, nell'esercizio delle loro funzioni, di questi due magistrati a certe vicende e POI vi sia stata la reazione dei poteri a quell'interessamento, reazione più o meno scomposta, più o meno palese, più o meno lecita e legale.

IN TERZO LUOGO, successivamente, vi è stata la contro-reazione dei due colleghi (denunce pubbliche, giornalistiche, nelle sedi istituzionali e così via).

Voler vedere solo la "contro-reazione" e limitarsi a criticarne le forme, rischia di far dimenticare da dove è nato tutto il problema (a meno che non si sostenga che non sia mai esistitito il punto numero due, ovvero la "reazione dei poteri", cosicchè Forleo e De Magistris sarebbero solo dei mitomani visionari. Ma in tal caso mi annovero tra i visionari anche io e proseguo nella mia riflessione).

Resta ferma quindi, secondo me, la circostanza di fondo che se Luigi De Magistris non avesse toccato i "poteri", se Clementina Forleo non avesse toccato "i poteri", non saremmo qui a parlare di loro.

E a mio modesto avviso, se ne parla troppo poco e in maniera troppo inesatta, anche tra gli stessi magistrati.

Non si tratta, in sostanza, di prendere le difese dei colleghi persone fisiche, che hanno l'intelligenza e le capacità tecniche per difendersi benissimo da soli, ma di prendere le difese e manifestare solidarietà nei confronti della funzione che incarnano.

Di prendere atto del fatto che è pressocchè impossibile svolgere indagini sui finanziamenti pubblici in Calabria con la serenità e l’indipendenza dovute a qualunque Procura della Repubblica italiana.

Di prendere atto e denunciare che rilevare in un procedimento penale gli estremi di applicazione di una certa normativa (nella specie, la legge Boato), ritenere di attivare una certa procedura, motivare sul punto e assumere le conseguenti determinazioni – con tutti i margini di errore, fino al c.d. provvedimento abnorme – qualora il protagonista sia il Ministro degli Esteri, non comporterà quale conseguenza la semplice attivazione dei rimedi procedurali che un sistema democratico adotta per tutelare il diritto di difesa del cittadino innanzi agli sbagli di un magistrato, ma potrebbe creare “qualche problema in più” (per usare un eufemismo) al giudice stesso.

Su questo, tacere, significa lasciare solo il magistrato.

Per questo, personalmente e per quello che vale la mia opinione, io non voglio, nè posso permettermi come giudice e come cittadina, far passare sotto silenzio tutto questo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Gentile Dottoressa
le cose che ho scritto in questi giorni qui sul blog sulla vicenda le dicono che evidentemente condivido le sue osservazioni.
Il problema vero che noi abbiamo, tuttavia, come semplici cittadini prima e più che come giudici o avvocati, è quello di interloquire con la pubblica opinione riferendo le eventuali "violenze" procedurali di cui fosse destinataria la Dr.ssa Forleo.
A costo di ripetermi all'infinito, desidero ancora sottolineare che siamo in presenza di un atto di incolpazione che assume quale presupposto motivazionale, in punto di fatto, delle circostanze sulle quali in realtà ancora non esiste un accertamento processuale, sia esso in positivo che in negativo : le denunzie della Forleo si sarebbero rivelate prive di riscontro, questo si dice, eppure osservo che, per quanto mi risulta, i procedimenti penali aperti su tali denunzie sembrerebbero ancora pendenti, dunque non conclusi nè in un senso nè nell'altro.
Se questo è quanto accade ora, certamente dobbiamo attenderci che nel processo vero e proprio accada anche altro : ed è per questo che vorrei richiamare l'attenzione di tutti i partecipanti al blog sulla necessità di acquisire, ove possibile, ogni singolo atto di ogni singolo momento del procedimento disciplinare in corso, onde potere evidenziare le eventuali ulteriori distorsioni e/o violazioni, "traducendole" dal giuridichese a beneficio dei cittadini che, a differenza di noi, non abbiano esperienza di tribunali.
Credo che questo sarebbe di grande aiuto, perchè come è noto è più difficile mentire a chi conosce (perchè sa o perchè gli è stato insegnato) e può dunque giudicare.
Beati monoculi in terra caecorum,e dunque aiutiamo i cittadini, traducendo e processando il processo alla Forleo, a diventare quantomeno monoculi, così se qualcuno volesse dire delle bugie dovrà dirle grosse.
E le bugie, si sa, sono come i prepotenti : più sono grosse e più fanno il botto quando cascano.
Cordialità

Andrea Falcetta

Anonimo ha detto...

Gentile Dottoressa,
Questa mia lettera al Presidente della Repubblica, dubito possa leggerla - quale contributo alle sue parole, pienamente e totalmente condivisibili.

Amatissimo Presidente,
Mi rivolgo a Lei, quale Garante dei principi Costituzionali sull'inamovibilità del Giudice e, soprattutto, quale massima carica del Consiglio Superiore della Magistratura, per manifestarLe il mio sgomento ed il personale profondo senso di sfiducia verso le Istituzioni, per il destino di due Magistrati coraggiosissimi: il Dott. Luigi De Magistris e la Dott.ssa Clementina Forleo. Due giovani del Sud che stavano onorando il senso di Legalità e di Giustizia di cui il nostro paese ha un bisogno estremo. Da cittadino e, soprattutto, da Docente Educatore, provo un forte imbarazzo di fronte ai tanti ragazzi che plaudono all'operato del CSM, del Guardasigilli Mastella ed anche al suo neutralismo nelle vicende dei due Magistrati. Plaudono all’Italia dei furbi ed ai poteri forti di cui non conoscono scopi e finalità. Plaudono a quelli che la fanno franca, a quelli che disonorano le Istituzioni, a quelli che rubano, a quelli che si arricchiscono alle spalle della gente. Plaudono a loro, perché li ritengono “in gamba”, li scelgono come modelli e, specialmente nel Sud, Egregio Signor Presidente, i nostri giovani hanno bisogno e di altri modelli con cui confrontarsi.
Cosa dirà, Signor Presidente, ai tanti giovani del Sud, agli alunni della mia Scuola e di tutte le altre Scuole d’Italia, nel suo messaggio di fine anno? Sosterrà che i magistrati devono essere prudenti? Che non devono indagare su uomini politici, specialmente se questi sono Ministri o Presidenti di Partito? Cosa dirà a quei pochi Magistrati che non abbassano la testa di fronte a nessuno! Consiglierà prudenza e silenzio in modo che quando li ammazzano non ci siano nomi su cui indirizzare sospetti?
La nostra Patria gronda sangue, Amatissimo Presidente! Gronda sangue non per le colpe di Magistrati come la Dott.ssa Forleo e il Dott. De Magistris, bensì per quanti hanno permesso che la Piovra avviluppasse con i suoi tentacoli ogni vicolo, ogni quartiere, città intere e i Palazzi delle Istituzioni. Se questo è avvenuto, Signor Presidente, è perché tanti Magistrati sono divenuti canuti interessandosi soltanto di reati minori, volgendo altrove lo sguardo quando i corruttori e gli scippatori di Legalità imperversavano fino a fare dell’Italia uno dei più corrotti paesi dl mondo. In tanti vorrebbero che continuasse ad essere così, per distruggere questo nostro amato Paese, costruito sul tributo di sangue di tanti giovani morti nelle guerre del ‘900.
Auguri Signor Presidente, auguri di Buon Natale e di un Sereno 2008, con la preghiera che ella voglia ricordarsi dei giovani del Sud, loro malgrado, ostaggi della Mafia, della Camorra e della mala politica. Ricordi loro dove volgere lo sguardo per diventare uomini LIBERI e ONESTI e cerchi di spiegare perché non devono avere rispetto per Magistrati come la Forleo e De Magistris o perché, nonostante tutto, dovrebbero guardarLi come un modello da imitare.
Buon Natale Presidente! Possa Dio ispirarLa per nutrire, almeno in cuor suo, un po’ d’amore per due Magistrati che noi, uomini e donne del Sud, amiamo tantissimo!

Vincenzo Scavello
Malvito, (CS)

Anonimo ha detto...

Cara dottoressa Spaventi,
ecco cosa succede nella Calabria ostile di de Magistris.
In una città è successo che alcuni suoi colleghi, nell'indifferenza totale di tutti i garantisti alla mastella, abbiano arrestato 108 persone, per poi, altri suoi colleghi, rimetterne in libertà 107.
In un'altra città, sempre calabrese, all'arresto di un onorevole, tutti gli altri hanno presidiato il carcere, dove a loro dire, ingiustamente si trovava detenuto il collega.
Sa quale è lo sconcerto di questa Regione? Quei 107 scarcerati, per i quali nessuno ha presidiato le carceri, sono stati fortunati!!!bartoloiamonte@libero.it