lunedì 10 dicembre 2007

De Magistris e i tabulati del senatore Mastella


di Vittorio Grevi
(Professore Ordinario di Procedura Penale)



dal Corriere della Sera di oggi 10 dicembre 2007

La notizia dell’atto di incolpazione formulato nei giorni scorsi dal procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Mario Delli Priscoli, a supporto di un’iniziativa disciplinare contro il magistrato della Procura di Catanzaro, Luigi de Magistris, sposta il fuoco dell’attenzione su atti e comportamenti diversi da quelli che già, nel recente passato, avevano formato oggetto di altre azioni disciplinari a carico dello stesso magistrato, oltreché di una richiesta di trasferimento cautelare da parte del ministro Clemente Mastella.

Questa volta, infatti, a de Magistris è stato contestato di avere acquisito – nell’ambito di un’inchiesta tuttora in corso – determinati tabulati relativi a comunicazioni telefoniche di Mastella, che è senatore, senza previamente chiederne l’autorizzazione a Palazzo Madama, e violando così la legge «con grave e inescusabile negligenza».

Al riguardo sarà utile fare alcune precisazioni, anche per capire bene i termini della questione.

Non siamo di fronte, dunque, a un problema di intercettazioni telefoniche illegittimamente operate dal magistrato nei confronti del ministro (come alcuni giornali, non il Corriere, hanno per errore titolato, generando equivoci anche sul piano di certe reazioni politiche), bensì a un problema di acquisizione di tabulati, cioè di documenti dai quali risultano i dati esterni del traffico telefonico di una specifica utenza: numeri del chiamante e del chiamato, giorno e ora della chiamata, luoghi di provenienza e di ricezione, ove possibile, ma comunque senza alcun riferi-mento al contenuto della conversazione.

Che non si tratti di intercettazioni telefoniche è importante precisarlo, poiché l’articolo 68 della Costituzione esige la preventiva autorizzazione della Camera di appartenenza unicamente per «sottoporre i membri del Parlamento a intercettazioni» di comunicazioni, non facendo invece cenno ai suddetti tabulati.

E tuttavia la legge di attuazione di tale articolo (cosiddetta «legge Boato») estende la necessità della preventiva autorizzazione parlamentare anche alle ipotesi di acquisizione, da parte dell’autorità giudiziaria, dei tabulati telefonici concernenti le comunicazioni di un membro del Parlamento (così andando al di là dei confini sanciti dalla Costituzione, e suscitando perciò fondati sospetti di illegittimità).

Questo, in ogni caso, è l’odierno quadro normativo, per cui se de Magistris avesse davvero acquisito i tabulati telefonici relativi a utenze notoriamente in uso al ministro Mastella, senza prima esserne autorizzato in sede parlamentare, sarebbe senza dubbio incorso in una violazione di legge rilevante sotto il profilo disciplinare.

Senonché de Magistris, a quanto pare, nega che le cose siano andate così, sostenendo che i tabulati telefonici in questione sono stati acquisiti senza sapere che si riferissero (anche) a utenze mobili in uso al ministro Mastella, essendo state le medesime utenze individuate come tali soltanto in epoca successiva.

E la legge, in quest’ipotesi di acquisizioni «indirette» di tabulati, impone che l’autorizzazione venga chiesta alla Camera di appartenenza (come è stato chiarito anche da una recentissima sentenza della Corte costituzionale) unicamente ai fini dell’utilizzo processuale dei suddetti tabulati nei confronti del parlamentare.

Inutile dire che, se una simile ricostruzione dei fatti fosse esatta, verrebbe meno lo stesso presupposto dell’illecito disciplinare ipotizzato a carico di de Magistris.

Ma questo, per l’appunto, sarà il tema principale del nuovo procedimento disciplinare avviato dal procuratore generale Delli Priscoli, ovviamente sulla base di una lettura degli atti di segno contrario.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse e` utile per chi segue questo blog, leggere, se non l' ha gia` fatto, la seguente lettera di Beha:
Oliviero Beha, sul suo blog il 5 dicembre ha pubblicato una lettera nella quale conferma la versione della Forleo.

Ecco la lettera.

Affido alla rete quello che la rete della informazione stampata e audiovisiva evidentemente non vuole sapere. Se no, dopo che oggi alcuni giornali riportano le parole del Gip Clementina Forleo, appena “scaricata” dal CSM per una sfilza di incompatibilità, la quale interrogata in Procura a Brescia mi cita con nome e (quasi) cognome come destinatario insieme ad Elio Veltri delle confidenze su lei medesima dell’ex giudice ed ex senatore Pci, Ferdinando Imposimato, forse qualcuno mi avrebbe chiesto o permesso di scriverne. Oppure almeno avrebbero provato a sentire la mia minima “campana”. Che suona così. Più volte, prima e dopo l’estate, Imposimato mi ha detto esplicitamente di pesanti influenze sul CSM da parte dei coinvolti dei Ds, il solito trio (adesso del Partito Democratico), e perfino del Quirinale, affinché la Forleo venisse delegittimata. Con la delegittimazione della Forleo, sempre secondo Imposimato evidentemente uomo dotato di perfette capacità divinatori secondo quel che sta accadendo, ne sarebbe uscita “depotenziata” o addirittura “nebulizzata” l’ ipotesi di reato sulle scalate bancarie concernente sia non parlamentari che appunto parlamentari, i tre Orazi e i tre Curiazi di destra e sinistra. E mai Imposimato me ne ha parlato come fossero sue supposizioni, ma sempre come informazioni ricevute. Questo per quel che mi riguarda, tanto che di ciò in forma chiarissima ho anche scritto una nota per le agenzie di stampa in nome della Lista Civica Nazionale.Per il resto, rilevo con preoccupazione e dolore che mentre la Forleo è fuori gioco l’inchiesta su quel maleodorante intreccio intercettato è ferma (o “sotto controllo”) per tutti i parlamentari, e sfido l’opinione pubblica nella sua stragrande maggioranza a farsi un’idea diversa da quella che ci vogliono comunicare. E cioè: la Forleo sarà pure per bene, ma è una psicolabile e una pasticciona. Questo dunque tinge di inverosimiglianza tutta la faccenda dalemiana e consortiana. E così sembra quasi logico che di come siano e che cosa combinino invece quelli che ci governano e trafficano in banche in odore di reati neppure troppo trascurabili nessuno parli. Il caso D’Alema è diventato insomma il caso Forleo, come volevasi dimostrare e come si tenta di fare con successo per il caso De Magistris in luogo di un’inchiesta da far tremare il Palazzo.Tutto ciò ha un nome: golpe bianco, ovvero furto di democrazia. Se poi qualcuno in questo Paese dovesse svegliarsi, preparatevi e prepariamoci al peggio. Ma se lo saranno, ce lo saremo andati a cercare.
o.b.

"Uguale per tutti" ha detto...

Abbiamo pubblicato in questo blog la lettera di Oliviero Beha, a questo link.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Leggo sul Corriere della Sera 11.12.07:
Caso De Magistris,
il Csm si divide
Slitta ancora al Consiglio superiore della magistratura la decisione se avviare o meno la procedura di trasferimento per incompatibilità nei confronti del Pm di Catanzaro Luigi De Magistris: La discussione iniziata giovedì e ripresa ieri, è aggiornata a oggi:I consiglieri sono divisi.
Alessandra

Gennaro Giugliano ha detto...

ma si tanto per quello che conta il CSM non mi aspetto nulla di buono da questa pseudo organizzazione contro i cittadini quale appunto il CSM e speramo che venga definitivamente sciolta una volte e per tutte cosi finisce la pacchia pure per chi vi partecipa ( si fa per dire) e destiniamo gli eventuali proventi per cose piu serie

Anonimo ha detto...

Saranno ascoltati dal CSM per la vicenda De Magistris il 9/1 altri alti magistrati.
Salvatore D'Urso ci ricorda in un vecchio post del 26/10/2007, le gesta di uno di loro, il Procuratore Capo di Salerno che sta indagando sulle denunce di De Magistris contro i colleghi di Catanzaro sospettati di essere troppo vicini agli indagati. Ve lo riprendo :

"1.LA CONCLUSIONE, CON ARCHIVIAZIONE, DELLA PROCEDURA RELATIVA AL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DEL TRIBUNALE DI SALERNO.
Si è conclusa con l'approvazione della proposta di archiviazione formulata dal relatore Di Federico, la procedura riguardante la valutazione di condotte poste in essere dal Procuratore della Repubblica di Salerno dott. Apicella, oggetto di prolungato esame in prima commissione.
A favore hanno votato i laici del polo, il laico dell'Ulivo Schietroma ed i consiglieri di Unicost e di MI; contrari i consiglieri del Movimento e di MD; si sono astenuti il Vice Pres. Rognoni, il Primo Presidente Marvulli, il P.G. Favara ed il cons. Berlinguer.
In precedenza si era votato sulla proposta di ritorno della pratica in commissione per il completamento della procedura con l'audizione "garantita" del dott. Apicella e la proposta era stata respinta con il voto contrario dei consiglieri di Unicost, di MI, dei laici del Polo e dei laici dell'Ulivo Schietroma e Berlinguer. A favore del ritorno in commissione hanno votato il Primo Presidente Marvulli, il P.G. Favara ed i consiglieri del Movimento e di MD, astenuto il vice presidente Rognoni.
L'esito di questa procedura consegue ad un indirizzo dei componenti di Unicost, condiviso dai componenti laici del Polo (Spangher e Di Federico), diretto alla minimizzazione della gravità dei fatti con una lettura dei fatti che è stata definita da Arbasino nel suo intervento di "innocentismo a prescindere".
Nonostante ciò abbiamo insistito sino in fondo per un approfondimento della questione, unitamente ai colleghi di MD, ritenendo grave la carenza, dimostrata a nostro avviso nel caso in esame, di una magistratura che deve avere la capacità di essere severa con se stessa con la stessa forza con la quale rivendica la sua indipendenza e sottolinea non a torto, come è accaduto nelle cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario, le altrui responsabilità.
Riteniamo doveroso dare ai colleghi, sia pure con la necessaria sintesi, una compiuta informazione della vicenda nei suoi elementi fattuali, affinchè essi stessi possano formarsi autonomo convincimento: gli elementi di fatto sono sostanzialmente pacifici in quanto emergenti da risultanze documentali e da plurime dichiarazioni assunte sia in sede di indagini preliminari dal PM che in sede di procedimento disciplinare che in sede di procedura ex art. 2.
Allorché, verso la fine del 2000, il dott. Apicella era Procuratore aggiunto addetto alla DDA, erano emersi elementi indicativi di coinvolgimento del fratello in attività truffaldine e di ciò era stato informato il Procuratore Cornetta poi deceduto.
All'assunzione della reggenza da parte del dott. Apicella (che si era nel frattempo candidato ad assumere l'incarico di Procuratore) il PM titolare del procedimento (dott. Cavaliero) lo aveva informato genericamente delle indagini che nel frattempo erano proseguite (anche con intercettazioni telefoniche ed ambientali) dalle quali erano emersi contatti tra il fratello del Procuratore ed esponenti di rilievo della camorra operante nel nocerino.
In particolare erano state registrate conversazioni dalle quali era emerso che il fratello faceva riferimento a notizie ricevute su indagini riguardanti, in particolare, il suo interlocutore definito, dai sostituti ascoltati nel corso della procedura, come uno dei più pericolosi camorristi ed indagato per omicidio.
Era altresì emerso che il fratello del Procuratore era coinvolto in truffe miliardarie ai danni dell'AIMA ed in relazione ad esse il sostituto Cavaliero, al quale il dott. Apicella aveva affiancato, per quest'indagine, il sostituto D'Alessio, aveva rappresentato la necessità di procedere ad iscrizione della notizia di reato.
Il Procuratore richiedeva loro, prima di esprimersi sull'apposizione del visto, "una relazione sugli elementi indizianti che consentono l'iscrizione per gli indagati e per i reati ipotizzati" specificando che le relazioni dovevano essere due: una per la posizione del fratello ed altri due coindagati "che sarà depositata in busta chiusa presso la segreteria del direttore XY (ndr) che apporrà la sua sigla sulla stessa, mentre per le altre posizioni sarà consegnata al dr.ZM (ndr) per l'inoltro a me".
I due sostituti rispondevano inviando in busta chiusa un'unica relazione su tutti gli indagati accompagnata da una nota con la quale rilevavano che:
-- "è la prima volta che il sig. Procuratore della Repubblica per una proposta afferente alla sola doverosa necessità di esperire indagini nei confronti di persona oggetto di accertamenti preliminarmente acquisiti in tema di criminalità organizzata, ritiene di dover effettuare una verifica degli elementi indizianti al solo fine dell'iscrizione delle persone da sottoporre ad indagini";
-- che "il visto del sig. Procuratore sulle proposte di iscrizione è sempre stato inteso sino ad oggi quale mera presa di conoscenza…";
-- che "siamo consapevoli della difficoltà in cui viene a trovarsi la S.V. nella verifica degli atti in questione……al punto che noi stessi rimaniamo dubbiosi circa l'opportunità che Lei possa occuparsi della procedura del visto sulla iscrizione per ragioni di palmare evidenza";
-- che "avevamo ritenuto, nel rispetto della vigente circolare, di notiziarLa della proposta di iscrizione, certi - anche sulla base di quanto assicurato espressamente dalla S.V. agli scriventi e ribadito recentemente in occasione dell'affidamento in codelega del fascicolo al dott. D'Alessio - che alcuna interferenza la S.V. avrebbe operato sulle scelte dei sostituti delegati fatte del resto in massima serenità di valutazione. Reputavamo di conseguenza che Lei avrebbe affidato il visto sulla proposta di iscrizione e gli eventuali ulteriori esami del procedimento in questione (la codelega al dott. D'Alessio era finalizzata anche ad una verifica < a due mani> degli elementi accusatori) ad un procuratore aggiunto - come noi stessi, ricorderà, Le avevamo consigliato di fare - proprio per evitare che Lei si venisse a trovare nella incresciosa situazione di vistare l'iscrizione a mod. 21 concernente Suo fratello"; si deduceva che la richiesta della doppia busta "appare oscura agli scriventi ed assolutamente non condivisibile e pertanto Le inviamo in busta chiusa l'allegata sintetica relazione riguardante gli elementi indizianti a carico di tutti gli indagati non essendovi motivo per differenziare le posizioni";
-- che "abbiamo necessità di immediato riscontro alla presente al fine di evitare che le indagini risultino pregiudicate irrimediabilmente da ulteriori ritardi, La invitiamo a determinarsi al più presto".
Dopo una decina di giorni, il 5.2.2001, il Procuratore comunicava ai due sostituti che essendo previsto dal programma organizzativo dell'ufficio il visto preventivo e non autorizzativo sulle iscrizioni, poteva darsi corso alle iscrizioni proposte, atteso che la richiesta di relazione era diretta ad acquisire elementi conoscibili sulle vicende oggetto di indagini e non funzionale alle iscrizioni; richiedendo altresì l'applicazione altro magistrato della D.N.A.
Il 16.2.2001 il Procuratore (dopo oltre nove mesi) formulava al PG di Salerno la richiesta di astensione segnalando, nella stessa, "l'opportunità di non essere sostituito per detto procedimento penale dal Procuratore aggiunto dr. Luciano Santoro, in quanto suoi comportamenti sulla vicenda (tra l'altro dichiarazioni nell'assemblea della Associazione Nazionale Magistrati del 30.11.2000) mi fanno avvertire una sua non adeguata serenità".
Va precisato, relativamente a questi fatti, che il Procuratore in una sua memoria difensiva inviata alla sezione disciplinare (presso la quale non vi era procedimento relativamente alla vicenda della iscrizione sopra descritta) ha affermato (come aveva già fatto un consigliere di Unicost componente della commissione dopo la prima relazione sui fatti operata dall'allora relatore Arbasino) che la busta a lui inviata dai due sostituti non era stata in realtà mai aperta e che il sistema della doppia busta era stato adottato proprio per garantire la segretezza delle notizie relative al fratello non essendo sua intenzione procedere alla sua apertura (ma allora, vi è da chiedersi, come avrebbe inteso procedere relativamente alla iscrizione del fratello?).
Un secondo episodio sul quale, a differenza del primo, vi è stato procedimento penale conclusosi con archiviazione e giudizio disciplinare conclusosi con assoluzione per esclusione degli addebiti, ( sempre riferibile al procedimento relativo al fratello) è avvenuto verso la fine del 2000 allorché era in atto la procedura per la nomina del nuovo Procuratore della Repubblica di Salerno dopo il decesso del dott. Cornetta.
Il dott. Apicella convocava l'ufficiale dei CC responsabile della DIA di Salerno, manifestando la sua preoccupazione che la vicenda coinvolgente il fratello ed emergente dalle indagini della DIA potesse gravemente danneggiare la sua carriera, invitandolo a regolarsi con lealtà ed equilibrio, precisando che nello stesso modo egli si era comportato con riferimento a due procedimenti interessanti il colonnello stesso ("mi mostrò pertanto due fascicoli processuali che effettivamente erano sulla sua scrivania, insieme ad altri incartamenti" - come dichiarato dall'ufficiale al PM di Napoli).
Altri episodi, del quale non vi è stata menzione alcuna nella delibera di archiviazione approvata dal plenum nonostante ciò sia stato da noi segnalato nel corso della discussione, riguardavano un rapporto economico intercorso tra il Procuratore ed il fratello ed accertato dalla DIA nella ricostruzione dei flussi di denaro interessanti il fratello dopo la percezione di oltre due miliardi provenienti dalle truffe AIMA.
E' risultato, in sostanza che il dott. Apicella aveva erogato un prestito al fratello di 50 milioni di lire fruendo di uno scoperto di conto corrente e che il fratello aveva riscosso l'assegno per versarne il corrispondente importo sul conto di una società coinvolta nelle truffe.
La restituzione, come accertato dalla PG, è avvenuta con assegno di pari importo tratto su conto alimentato coi proventi delle truffe. Il procedimento penale si era concluso con archiviazione, riferita, in alternativa, a concorso in delitto di riciclaggio ovvero truffa aggravata, per carenza di prove sull'elemento soggettivo.
E' anche emerso nel corso della attività svolta dalla prima commissione che il dott. Apicella non aveva mai dichiarato la potenziale incompatibilità coi due figli esercenti la professione legale nell'ambito del distretto, e che il Procuratore aveva di recente rinfacciato all'aggiunto Russo (autore della trasmissione di una segnalazione al CSM), nel corso di una riunione dell'ufficio, di aver reso dichiarazioni su questi fatti al PM di Napoli.
Il dibattito di plenum ha registrato gli interventi dei consiglieri Riello, Primicerio, Mammone e Buccico a favore della archiviazione, e dei consiglieri Salvi, Arbasino, Aghina, Marini, Menditto a favore del ritorno della pratica in commissione.
Sotto il profilo procedimentale è stato sostenuto che la libera audizione disposta dalla commissione a maggioranza del dott. Apicella integrava una grave violazione della procedura prevista dalla circolare, secondo la quale il magistrato va informato succintamente e per iscritto dei fatti e può essere ascoltato con un'assistenza di difensore.
Unica possibilità quindi di utilizzare le dichiarazioni rese in commissione "a favore" (come operato nel corpo della proposta di archiviazione) e non certo a carico, determinando così un inusuale trattamento di privilegio del dott. Apicella.
Nel corso della discussione Arbasino ha espressamente indicato i vizi della proposta di archiviazione, evidenziando la necessità di acquisire approfondimenti, mediante un'audizione garantita del dott. Apicella, enumerando una lunga serie di interrogativi rimasti senza risposta.
Gli interventi a favore della archiviazione hanno insistito essenzialmente sull'esito dei procedimenti penali e su quello del disciplinare (ancorché non pregiudiziali e non sovrapponibili in punto di fatto), nonché sulla mancanza di attualità di uno "strepitus" tale da rendere concreta la lesione del prestigio della funzione.
In realtà sul concetto di "strepitus" andrebbe svolta una serena riflessione in quanto nei termini in cui il requisito è stato prospettato dai sostenitori della impostazione archiviatoria (mancanza di eco all'esterno della vicenda) verrebbe premiata la capacità del magistrato interessato di controllare la diffusione della notizia, trascurandosi l'aspetto relativo all'incidenza sulla credibilità del magistrato all'interno dell'ufficio (ove la notizia era risaputa non solo dai sostituti interessati alle indagini), rimettendosi quindi al verificarsi di fattori esterni la sussistenza della incompatibilità.
Troppo peculiare l'articolazione della procedura per non imporre il ritorno della pratica in commissione per un adempimento istruttorio omesso, condiviso "soltanto" da 10 componenti del Consiglio, che ha quindi portato alla successiva archiviazione della pratica, ma a non fugare le nostre motivate perplessità sulla vicenda".

Avra' diritto anche de Magistris ad un giudice imparziale ( e soprattutto corretto e senza macchia)?

Anonimo ha detto...

Srcive Grevi: "Non siamo di fronte, dunque, a un problema di intercettazioni telefoniche illegittimamente operate dal magistrato nei confronti del ministro (come alcuni giornali, non il Corriere, hanno per errore titolato, generando equivoci anche sul piano di certe reazioni politiche)..."
Il caro Grevi pare dimenticare che ANCHE il giornale su cui scrive (il Corriere della Sera), in data 8 dicembre 2007, titolava "ILLECITE LE INTERCETTAZIONI DI MASTELLA".
Lo faccio notare in quanto mi sto accorgendo che il Corriere stia ultimamente cadendo in errori (si legga "orrori") in ambito giuridico anche banali.

Anonimo ha detto...

Spilsbury ha scritto:
"... Lo faccio notare in quanto mi sto accorgendo che il Corriere stia ultimamente cadendo in errori (si legga "orrori") in ambito giuridico anche banali".

Nel condividere il senso complessivvo vorrei dissentire solo su un punto: caro Spilsbury, purtroppo non solo "ultimamente"!

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Abbiamo gia' detto tutto su Dolcino Favi?

Senno', buona lettura!

http://stage7.presstoday.com/_Standard/Articles/1118017

Anonimo ha detto...

E questo, sui rapporti fra uno degli indagati eccellenti del Dr. de Magistris ed il Dr. Apicella?
Va ascoltato il salvataggio.

http://www.radioradicale.it/scheda/185466/csm-plenum-del-12-gennaio-2005-seduta-pomeridiana

Anonimo ha detto...

Adesso con gli ultimi fatti di malasanità in Calabria e l'intervento della protezione civile altre inchieste saranno aperte con risvolti sicuramente indirizzati tra politica e affari:Molte inchieste giornalistiche già svolte hanno evidenziato "anomalie" di grossi parentati anche se completamente ignorate: Altri P.M. di dovranno occupare di inchieste bollenti.
Vedremo ripetersi il caso "De Magistris"?
Penso che sia giunta l'ora di dichiarare apertamente che certe logiche deviate siano diventate INDIFENDIBILI da tutti i responsabili delle Istituzioni Italiane. Bisogna dire basta: Si deve cambiare rotta: Siamo al baratro:
Alessandra

Anonimo ha detto...

CASSAZIONE: MARIO DELLI PRISCOLI NUOVO PROCURATORE GENERALE

ROMA - Mario Delli Priscoli è il nuovo procuratore generale della Cassazione. Lo ha nominato all'unanimità il plenum del Csm nel corso di una solenne seduta presieduta dal capo dello Stato. Una decisione quasi scontata visto che venti giorni fa la Commissione per gli incarichi direttivi di Palazzo dei marescialli lo aveva proposto compatta per il nuovo incarico.

Originario di Belluno, 72 anni, Delli Priscoli è attualmente il "numero due" della procura generale presso la Suprema Corte, essendo procuratore generale aggiunto. Prende il posto di Francesco Favara, che va in pensione per raggiunti limiti di età (tra cinque giorni compirà 75 anni) e che ha guidato la procura generale della Cassazione per sei anni.

Delli Priscoli ha avuto la meglio su una decina di autorevoli colleghi, tra i quali gli avvocati generali della Cassazione Antonio Siniscalchi, Vitaliano Esposito, Domenico Iannelli, e Giovanni Palombarini, il Pg di Napoli Vincenzo Galgano e il procuratore di Brescia Gianfranco Tarquini. A far pendere il piatto della bilancia dalla sua parte é stato il suo ruolo di "vice" di Favara ricoperto dal settembre del 2004, e in generale la sua lunga esperienza in Cassazione, dove ha ricoperto funzioni sia giudicanti sia requirenti, oltre alla sua più che significativa anzianità professionale (é in magistratura dal 1958).

Scegliendolo come nuovo procuratore generale della Cassazione, il Csm ha stabilito che ai due posti di vertice della Cassazione (quello di Pg e di primo presidente, che resterà senza titolare dal prossimo ottobre, quando Nicola Marvulli andrà in pensione) non si applica la norma introdotta dalla riforma dell'ordinamento giudiziario che esclude chi ha più di 68 anni dagli incarichi direttivi di legittimità. Ma solo la regola stabilita da una circolare dello stesso Consiglio, che il prescelto deve assicurare due anni di permanenza nel nuovo incarico. Un periodo che Delli Priscoli può garantire, visto che può rimanere in servizio sino al compimento dei 75 anni
26/4/2006

Indovinate chi faceva parte di quel plenum?

Forse qualche indagato di De Magistris?

Facciamo una scommessa che e' si?

Verifica facile facile (tutte le strade portano a Roma... per questo tutti vogliono andarci!)