sabato 5 gennaio 2008

Imprese, politici e camorra ecco i colpevoli della peste



di Roberto Saviano
(Scrittore)


da La Repubblica del 5 gennaio 2008

È un territorio che non esce dalla notte. E che non troverà soluzione.

Quello che sta accadendo è grave, perché divengono straordinari i diritti più semplici: avere una strada accessibile, respirare aria non marcia, vivere con speranze di vita nella media di un paese europeo. Vivere senza dovere avere l’ossessione di emigrare o di arruolarsi.

E’ una notte cupa quella che cala su queste terre, perché morire divorati dal cancro diviene qualcosa che somiglia ad un destino condiviso e inevitabile come il nascere e il morire, perché chi amministra continua a parlare di cultura e democrazia elettorale, comete più vane delle discussioni bizantine e chi è all’opposizione sembra divorato dal terrore di non partecipare agli affari piuttosto che interessato a modificarne i meccanismi.

Si muore di una peste silenziosa che ti nasce in corpo dove vivi e ti porta a finire nei reparti oncologici di mezza Italia.

Gli ultimi dati pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano che la situazione campana è incredibile, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro.

Pancreas, polmoni, dotti biliari più del 12% rispetto alla media nazionale.

La rivista medica The Lancet Oncology già nel settembre 2004 parlava di un aumento del 24% dei tumori al fegato nei territori delle discariche e le donne sono le più colpite. Val la pena ricordare che il dato nelle zone più a rischio del nord Italia è un aumento del 14%.

Ma forse queste vicende avvengono in un altro paese. Perché chi governa e chi è all’opposizione, chi racconta e chi discute, vive in un altro paese.

Perché se vivessero nello stesso paese sarebbe impensabile accorgersi di tutto questo solo quando le strade sono colme di rifiuti.

Forse accadeva in un altro paese che il presidente della Commissione Affari Generali della Regione Campania fosse proprietario di un’impresa – l’Ecocampania – che raccoglieva rifiuti in ogni angolo della regione e oltre, e non avesse il certificato antimafia.

Eppure non avviene in un altro paese che i rifiuti sono un enorme business. Ci guadagnano tutti: è una risorsa per le imprese, per la politica, per i clan, una risorsa pagata maciullando i corpi e avvelenando le terre.

Guadagnano le imprese di raccolta: oggi le imprese di raccolta rifiuti campane sono tra le migliori in Italia e addirittura capaci di entrare in relazione con i più importanti gruppi di raccolta rifiuti del mondo.

Le imprese di rifiuti napoletane infatti sono le uniche italiane a far parte della EMAS, francese, un Sistema di Gestione Ambientale, con lo scopo di prevenire e ridurre gli impatti ambientali legati alle attività che si esercitano sul territorio.

Se si va in Liguria o in Piemonte numerosissime attività che vengono gestite da società campane operano secondo tutti i criteri normativi e nel miglior modo possibile.

A nord si pulisce, si raccoglie, si è in equilibrio con l’ambiente, a sud si sotterra, si lercia, si brucia.

Guadagna la politica perché come dimostra l’inchiesta dei Pm Milita e Cantone, dell’antimafia di Napoli sui fratelli Orsi (imprenditori passati dal centrodestra al centrosinistra) in questo momento il meccanismo criminogeno attraverso cui si fondono tre poteri – politico imprenditoriale e camorristico – è il sistema dei consorzi.

Il Consorzio privato-pubblico rappresenta il sistema ideale per aggirare tutti i meccanismi di controllo.

Nella pratica è servito a creare situazioni di monopolio sulla scelta di imprenditori spesso erano vicino alla camorra.

Gli imprenditori hanno ritenuto che la società pubblica avesse diritto a fare la raccolta rifiuti in tutti i comuni della realtà consorziale, di diritto.

Questo ha avuto come effetto pratico di avere situazioni di monopolio e di guadagno enorme che in passato non esistevano.

Nel caso dell’inchiesta di Milite e Cantone accadde che il Consorzio acquistò per una cifra enorme e gonfiata (circa nove milioni di euro) attraverso fatturazioni false la società di raccolta ECO4.

I privati tennero per se gli utili e scaricarono sul Consorzio le perdite.

La politica ha tratto dal sistema dei consorzi 13.000 voti e 9 milioni di euro all’anno, mentre il fatturato dei clan è stato di 6 miliardi di euro in due anni.

Ma guadagnano cifre immense anche i proprietari delle discariche come dimostra il caso di Cipriano Chianese, un avvocato imprenditore di un paesino, Parete, il suo feudo.

Aveva gestito per anni la Setri, società specializzata nel trasporto di rifiuti speciali dall’estero: da ogni parte d’Europa trasferiva rifiuti a Giugliano-Villaricca, trasporti irregolari senza aver mai avuto l’autorizzazione dalla Regione. Aveva però l’unica autorizzazione necessaria, quella della camorra.

Accusato dai pm antimafia Raffaele Marino, Alessandro Milita e Giuseppe Narducci di concorso esterno in associazione camorristica ed estorsione aggravata e continuata, è l’unico destinatario della misura cautelare firmata dal gip di Napoli.

Al centro dell’inchiesta la gestione delle cave X e Z, discariche abusive di località Scafarea, a Giugliano, di proprietà della Resit e acquisite dal Commissariato di governo durante l’emergenza rifiuti del 2003.

Chianese – secondo le accuse – è uno di quegli imprenditori in grado di sfruttare l’emergenza e quindi riuscì con l’attività di smaltimento della sua Resit a fatturare al Commissariato straordinario un importo di oltre 35 milioni di euro, per il solo periodo compreso tra il 2001 e il 2003.

Gli impianti utilizzati da Chianese avrebbero dovuto essere chiusi e bonificati.

Invece sono divenute miniere in tempo di emergenza.

Grazie all’amicizia con alcuni esponenti del clan dei Casalesi, hanno raccontato i collaboratori di giustizia, Chianese aveva acquistato a prezzi stracciati terreni e fabbricati di valore, aveva ottenuto l’appoggio elettorale nelle politiche del 1994 (candidato nelle liste di Forza Italia, non fu eletto) e il nulla osta allo smaltimento dei rifiuti sul territorio del clan.

La Procura ha posto sotto sequestro preventivo i beni riconducibili all’avvocato-imprenditore di Parete: complessi turistici e discoteche a Formia e Gaeta oltre che di numerosi appartamenti tra Napoli e Caserta.

L’emergenza di allora, la città colma di rifiuti, i cassonetti traboccanti, le proteste, i politici sotto elezione hanno trovato nella Resit con sede in località Tre Ponti, al confine tra Parete e Giugliano, la loro soluzione.

Sullo smaltimento dei rifiuti in Campania ci guadagnano le imprese del nord-est.

Come ha dimostrato l’operazione Houdini del 2004, il costo di mercato per smaltire correttamente i rifiuti tossici imponeva prezzi che andavano dai 21 centesimi a 62 centesimi al chilo.

I clan fornivano lo stesso servizio a 9 o 10 centesimi al chilo.

I clan di camorra sono riusciti a garantire che 800 tonnellate di terre contaminate da idrocarburi, proprietà di un’azienda chimica, fossero trattate al prezzo di 25 centesimi al chilo, trasporto compreso. Un risparmio dell’80% sui prezzi ordinari.

Se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati diverrebbero una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari, sarebbe la più grande montagna esistente ma sulla terra.

Persino alla Moby Prince, il traghetto che prese fuoco e che nessuno voleva smaltire, i clan non hanno detto di no.

Secondo Legambiente è stata smaltita nelle discariche del casertano, sezionata e lasciata marcire in campagne e discariche.

In questo paese bisognerebbe far conoscere "Biùtiful cauntri" (scritto alla napoletana) un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero: vedere il veleno che da ogni angolo d’Italia è stato intombato a sud massacrando pecore e bufale e facendo uscire puzza di acido dal cuore delle pesche e delle mele annurche.

Ma forse è in un altro paese che si conoscono i volti di chi ha avvelenato questa terra.

E’ in un altro paese che i nomi dei responsabili si conoscono eppure ciò non basta a renderli colpevoli.

E’ in un altro paese che la maggiore forza economica è il crimine organizzato eppure l’ossessione dell’informazione resta la politica che riempie il dibattito quotidiano di intenzioni polemiche, mentre i clan che distruggono e costruiscono il paese lo fanno senza che ci sia un reale contrasto da parte dell’informazione, troppo episodica, troppo distratta sui meccanismi.

Non è affatto la camorra ad aver innescato quest’emergenza.

La camorra non ha piacere di creare emergenze, la camorra non ne ha bisogno, i suoi interessi e guadagni sui rifiuti come su tutto il resto li fa sempre, li fa comunque, col sole e con la pioggia, con l’emergenza e con l’apparente normalità, quando segue meglio i propri interessi e nessuno si interessa del suo territorio, quando il resto del paese gli affida i propri veleni per un costo imbattibile e crede di potersene lavare le mani e dormire sonni tranquilli.

Quando si getta qualcosa nell’immondizia, lì nel secchio sotto il lavandino in cucina, o si chiude il sacchetto nero bisogna pensare che non si trasformerà in concime, in compost, in materia fetosa che ingozzerà topi e gabbiani ma si trasformerà direttamente in azioni societarie, capitali, squadre di calcio, palazzi, flussi finanziari, imprese, voti. E dall’emergenza non si vuole e non si può uscire perché è uno dei momenti in cui si guadagna di più.

L’emergenza non è mai creata direttamente dai clan, ma il problema è che la politica degli ultimi anni non è riuscita a chiudere il ciclo dei rifiuti.

Le discariche si esauriscono.

Si è finto di non capire che fino a quando sarebbe finito tutto in discarica non si poteva non arrivare a una situazione di saturazione.

In discarica dovrebbe andare pochissimo, invece quando tutto viene smaltito lì, la discarica si intasa.

Ciò che rende tragico tutto questo è che non sono questi i giorni ad essere compromessi, non sono le strade che oggi solo colpite delle “sacchette” di spazzatura a subire danno.

Sono le nuove generazioni a essere danneggiate.

Il futuro stesso è compromesso.

Chi nasce neanche potrà più tentare di cambiare quello che chi li ha preceduti non è riuscito a fermare e a mutare.

L’80 per cento delle malformazioni fetali in più rispetto alla media nazionale avvengono in queste terre martoriate.

Varrebbe la pena ricordare la lezione di Beowulf, l’eroe epico che strappa le braccia all’Orco che appestava la Danimarca: “il nemico più scaltro non è colui che ti porta via tutto, ma colui che lentamente ti abitua a non avere più nulla”.

Proprio così, abituarsi a non avere il diritto di vivere nella propria terra, di capire quello che sta accadendo, di decidere di se stessi.

Abituarsi a non avere più nulla.

_______________

Una rassegna stampa sul documentario "Biutiful Cauntry" citato da Roberto Saviano si trova a questo link.

11 commenti:

tdf ha detto...

Grazie per aver postato questo articolo.
Leggo troppo spesso semplificazioni - tipo "è colpa della gente che vuole inceneritori e discariche ovunque eccetto che sotto casa propria" - che fanno il gioco di chi ha interesse a perpetuare indefinitamente questa "emergenza".
Abbiamo bisogno che il paese capisca dove stanno le responsabilità. Napoli potrebbe essere una città normale, ha voglia di esserlo ma resta schiacciata dal lassismo e dalla complicità dei suoi amministratori.

Gennaro Giugliano ha detto...

Sono oltre 25 anni che con un susseguirsi tra sindaci,commissiari straordinari e varie non riusciamo a scrollarci questa situazione,il business è cosi di portate stratosferiche ( dove tutti partecipano al banchetto,criminalità organizzata,politica.imprenditoria e chi piu ne ha piu ne metta) che la vita delle persone ( vedi alta densità in aree ben delineate di patologie tumorali di ogni tipo) sembra non avere alcun valore,la gente muore ma a nessuno sembra interessare,ma in che cloaca di nazione viviamo ?

Anonimo ha detto...

... forse l'articolo si riferiva al 5 gennaio 2008 e non al 5 dicembre. Me ne sono accorto perchè ho riportato il vostro post anche sul mio blog.

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Enorbalac.

Grazie mille della segnalazione.

Abbiamo corretto l'errore.

La Redazione

Monnie ha detto...

Ci sarebbe un altro piccolo errore , anzi un imprecisione : l'EMAS citato nell'articolo non è una società francese , ma un regolamento europeo , una certificazione ambientale insomma , che viene rilasciata alle aziende che hanno un piano ambientale riscontrabile.

La colpa è anche della gente. Detto questo qualcuno dovrebbe avere il pudore di dimettersi. In un altro paese ovviamente.

Anonimo ha detto...

Una cosa mi ha colpito oltre ai rifiuti e alle forze dell'ordine che presediavano l'ingresso alla discarica scelta come unico sito del territorio disponibile per lo smaltimento, anzi accatastamento ,di tutte quelle tonnellate di rifiuti,

quella melma velenosa che scaturiva dal terreno, che più volte è stata inquadrata dalle telecamere.
Nessuno, ma proprio nessuno, nemmeno il Ministro della Sanità che ne chiedesse una immediata analisi affinchè l'intero paese di Pianura fosse evacuato.
E che nessuno abbia rilevato che oltre alle dimissioni di Bassolino tutti i Commissari devono restituire ogni euro percepito per l'incarico non
espletato e sostituito. Se continua così senza nessuna responsabilità diretta cosa ci stiamo a raccontare.
Alessandra

Anonimo ha detto...

Brava Alessandra, mi auguro che Lei sia un giudice.
Quando sento parlare della responsabilità della camorra nell'immondezzaio di Napoli mi viene una rabbia incredibile.
Ma che è stata la camorra a fare da commissaria straordinaria del governo per l'emergenza rifiuti in Camapania per 15 anni?
bartolo iamonte
p.s.
E che non si venga a dire che essa si trova infiltrata nelle istituzioni, in questo caso non capisco perché non si sia proceduto allo scioglimento dell'istituzione infiltrata. Oppure lo capisco bene: l'art. 416 bis si applica solo agli idioti che sono ben felici di riceverlo!!!
bartolo iamonte

Anonimo ha detto...

Mi chiedo e chiedo cosa ha ha fatto la Procura della Repubblica competente sul territorio casertano su fenomeni ambientali di siffatta gravità atteso che trattasi di una problematica ultradecennale.
Mi chiedo e chiedo se, piuttosto che perdere tempo in indagini eclatanti coinvolgenti "poveri cristi" e foto di gruppo sui giornali locali, non fosse stato meglio impiegare il proprio tempo professionale ad accertare le responsabilità dei politici del posto.
Forse perchè, poi, il posticino al Ministero competente proprio per l'ambiente non sarebbe arrivato?
Caro dott. Lima, lei è un onesto ma la disonestà coinvolge tutti anche i giudici.
E questi, specie se PM, non possono rimanere a vita su un territorio a fare sempre la stessa funzione perchè altrimenti si "fanno infiltrare".
Solo queste infiltrazioni giustificano la tragedia annunciata - non evitata soprattuttto dalle istituzioni locali, giudici-consulenti del Ministero compresi - in essere da troppo tempo.
Questo è la vero ecomafia che ha infiltrato pure le istituzioni "insospettabili" e che, perciò, nessuno può debellare.

Anonimo ha detto...

Per Anonimo delle 14.10.

Gentile Lettore,

grazie del Suo contributo.

Non conosco i fatti specifici e le persone alle quali Lei concretamente si riferisce e, dunque, nulla posso dire su questo.

In generale, Lei scrive:

"... la disonestà coinvolge tutti anche i giudici".

e anche:

"E questi, specie se PM, non possono rimanere a vita su un territorio a fare sempre la stessa funzione perchè altrimenti si "fanno infiltrare"".

Condivido entrambe queste Sue affermazioni.

Con riferimento alle lunghe permanenze di magistrati negli stessi uffici, una delle poche cose buone che ci sono nella riforma Castelli/Mastella dell'ordinamento giudiziario è la temporaneità degli incarichi, direttivi e non.

Se i magistrati non "saboteranno" questa parte della riforma (cosa purtroppo possibile), l'inconveniente che Lei segnala dovrebbe significativamente ridursi.

Sul punto, abbiamo pubblicato oggi uno scritto del cons. Berruti, che può leggere cliccando qui.

Un caro saluto.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Illustre dott. Lima,
come Lei sa, la temporaneità riguarda tutte le funzioni (giudice civile, giudice del lavoro, DDA, ora incarichi direttivi) ma, non si sa perchè, non l'Ufficio del PM che pure è una funzione che comporta un notevole potere, specie se esercitata su un piccolo territorio di provincia (non ne parliamo, poi, se al Meridione).
Non lo trova una discrasia del sistema? Non trova che sul territorio un giudice ultradecennale competente per sfratti ed incidenti stradali acquisisca meno potere di un PM ultradecennale?
E perchè non si interviene su questo?
Grazie se mi vorrà rispondere e grazie anche perchè consente, con questo suo blog, anche ai comuni cittadini di far sentire le proprie doglianze e di esprimere le proprie amarezze.
Quanto al mio anonimato, me ne scuso ma non ne posso fare a meno.

Anonimo ha detto...

caro anonimo delle 15.43,
la discrasia da lei segnalata è stata eliminata con la recente riforma Castelli, che prevede la temporaneità degli incarichi per tutti magistrati e quindi anche per quelli che esercitano funzioni requirenti, ovvero i P.M.

l'applicazione di questa regola, tuttavia, credo che comporterà non pochi problemi e disagi, visto che deve fare i conti anche con la nuova previsione del divieto di passaggio dalle funzioni requirenti a quelle giudicanti se non cambiando distretto

il che signfica che chi lavora in un ufficio di procura di piccole dimensioni, non suddiviso in gruppi di lavoro per materia - in questo caso il principio della temporaneità è rispettatto anche con il passaggio da un gruppo ad un altro - dopo il limite massimo di permanenza nell'ufficio di procura di appartenenza, non potendo andare ad esercitare nel medesimo distretto funzioni giudicanti, non potrà che cambiare distretto.


Stefania Barbagallo