giovedì 17 gennaio 2008

L'aggressione alla magistratura e la democrazia


di Francesco Moroni
(Praticante Avvocato)


La solidarietà bipartisan nei confronti del dimissionario Guardasigilli ripropone il vasto e ormai usurato repertorio di rozze estremizzazioni polemiche e diffamazioni all'ingrosso che caratterizzano le scomposte reazioni della classe politica alla progressiva estensione del controllo di legalità a santuari tradizionalmente impenetrabili.

Sostenere, con infinite variazioni sul tema, che la giustizia – come la guerra per Von Clausewitz – può diventare la «prosecuzione della politica con altri mezzi», significa inoculare nell'opinione pubblica un veleno sottile, che mina irrimediabilmente la fiducia dei cittadini nella magistratura, tacciata di irresponsabilità, golpismo ed esposta ad attacchi diretti a modificarne la collocazione istituzionale.

La storia giudiziaria degli ultimi anni ha registrato un incremento esponenziale delle aggressioni ingiuriose ai magistrati, nel quadro di una strategia massmediatica di difesa extraprocessuale di imputati
"eccellenti" e, più in generale, di un preoccupante degrado del costume politico che affonda le sue radici in uno spaventoso deficit di cultura istituzionale, non facilmente colmabile, almeno nel breve periodo.

La valenza democratica dell'esposizione dell'attività giudiziaria al controllo dell'opinione pubblica è un dato da tempo acquisito nella magistratura associata e la soggezione a critica dei provvedimenti giurisdizionali è il naturale portato della libertà di manifestazione del pensiero sancita dall'art. 21 Cost., prima ancora che un contrappeso all'autonomia e indipendenza della magistratura, purché non si perdano di vista i fatti, le motivazioni dei provvedimenti e, soprattutto, l'esigenza di marcare un preciso discrimine tra il pacifico diritto di criticare la condotta dei magistrati e l'inaccettabile delegittimazione della funzione giudiziaria.

In questo senso, al di là della presa di posizione dell’A.N.M., non può non auspicarsi un tempestivo intervento del C.S.M. di fronte all’ennesima campagna politico-giornalistica di disinformazione tesa a screditare il lavoro dei magistrati di Santa Maria Capua Vetere con dichiarazioni che, travalicando i livelli socialmente tollerabili di stile e di misura, appaiono gravemente lesive del prestigio della funzione giudiziaria e della dignità dei singoli magistrati.

Pur scontando una certa ripetitività e ritualità, le risoluzioni consiliari hanno assolto negli anni una preziosa funzione di scudo protettivo, dietro il quale il magistrato oggetto di calunniose esternazioni può riparare la propria indipendenza senza cedere alla pericolosa tentazione di un coinvolgimento diretto nella polemica politica, che acuirebbe il rischio di delegittimazione.

Piace ricordare, in questo senso, una lucida riflessione di Gustavo Zagrebelsky, secondo cui il magistrato che non è altrimenti tutelato è costretto ad autodifendersi e a mettersi in prima fila, esponendosi, con ciò, a una delegittimante critica di politicizzazione.

Va da sé, in ultima analisi, che i toni bellicosi e revanchisti che tornano oggi a riecheggiare nelle aule parlamentari sono il segno inequivocabile di una patologica involuzione degli equilibri istituzionali e creano un clima di incomunicabilità fra poteri non a lungo sopportabile in un sistema democratico.

Il magistrato ha bisogno che il popolo, nel cui nome amministra la giustizia, veda la sua indipendenza come irrinunciabile presidio di eguaglianza, ma ciò presuppone una corretta informazione televisiva, un’etica pubblica, un senso delle istituzioni e un esprit républicain che resteranno una mera utopia finché enormi interessi personali ostacoleranno la strada di una discussione che verta sul vero nodo da sciogliere nella giustizia italiana: l’essenzialità di un radicale recupero di efficienza della machina iustitiae dal punto di vista della garanzia costituzionale della ragionevole durata dei processi, la cui attuazione esige piuttosto una migliore allocazione di risorse umane e materiali all'interno degli uffici giudiziari (penalizzati da gravi carenze a livello di personale amministrativo e di strutture informatiche), nonché una urgente razionalizzazione delle discipline procedurali, soprattutto nel settore penale, in cui inutili complicazioni e formalismi legittimano le tattiche dilatorie di facoltosi imputati propensi a difendersi dal processo, anziché nel processo.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Ceppaloni: specchio fedele di un Paese e di un Mezzogiorno stritolato dalla dilagante illegalità e dall’insopportabile livello di corruzione.




Arcipelago Ceppalonia, e vai al grido di “Chiu pilu pe tutti”

Di Maurizio Bolognetti

Ceppaloni: specchio fedele di un Paese e di un Mezzogiorno stritolato dalla dilagante illegalità e dall’insopportabile livello di corruzione. No, non esprimo e non esprimerò nessuna solidarietà al ministro Mastella; non intendo unirmi allo stucchevole e solidaristico coro bipartisan rivolto al clan Mastella. E certo non esprimerò solidarietà al ceto oligarchico partitocratico, a quella partitocrazia che avvilisce la vita democratica di questa nostra Italia. E certo non esprimerò solidarietà agli interpreti e protagonisti di un sistema che produce degrado della vita politica, istituzionale, sociale ed economica di questo nostro sud.
Ceppaloni è l’Italia, e il nostro sud è pieno zeppo di clan che occupano i municipi e si spartiscono tutto ciò che c’è da spartirsi, comportandosi come lanzichenecchi, derubandoci di un futuro altro.
Chissà perché, ascoltando certe dichiarazioni e certe intercettazioni, viene in mente l’Antonio Albanese di “Chiu pilu pe tutti”.
Abbiamo detto per mesi “Caso Basilicata/Caso Calabria come simbolo/emblema/paradigma del caso Italia”; oggi possiamo dire Ceppaloni simbolo del Caso Italia.
Le cosche, i palermitani e i corleonesi, che occupano il territorio con i loro famigli e i loro clienti, sono pronte a tutto, e c’è sempre spazio per un primario in più in qualche inutile presidio ospedaliero, perché nel sistema la Asl diventa un collettore di voti.
Questa è l’Italia delle caste: caste partitocratiche, caste giudiziarie, caste giornalistiche. Questa è Ceppalonia, il paese dove inizi a costruire una strada e poco importa se i lavori verranno mai completati e dove i finanziamenti europei sono la nuova frontiera del finanziamento illecito dei partiti.
Questa è l’Italia della Pax mastelliana; del parlamento che si affretta a tributare un’ovazione a ‘O Ministro.
Perché tanto si sa: oggi a te, ma domani può toccare a me.
E lor signori, come dei dannati su una barca alla deriva, si dicono: “Abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene”.
Questa è l’Italia di una fetta di magistratura complice del disastro che abbiamo sotto gli occhi e delle correnti dell’Anm che di fatto silurano un inquirente che ha voglia di fare il proprio lavoro.
Sono davvero stufo di ascoltare ogni volta che c’è un inchiesta il solito refrain: il complotto, l’attacco alla democrazia, ecc.ecc. Ma quale attacco alla democrazia?! Al limite dovremmo parlare di partitocrazia, di caste, di faide…..Quale democrazia?! Quella con rito ceppalonese o quella con rito demitiano? O, magari, quella con rito bassoliniano? La verità è che non ci sono i partiti, ma “il Partito”, il PUP (partito unico della pagnotta); il partito della prescrizione garantita per reati gravissimi a cominciare da quelli ambientali.
C’è in questo Paese la certezza dell’impunità; c’è una classe di intoccabili tracotanti, arroganti e, a volte, fottutamente ignoranti.
E intanto si lavora per limitare la possibilità di utilizzare le intercettazioni e per impedire ai giornali di pubblicarle.
Perché, si sa, i panni sporchi si lavano in famiglia. Infatti, Mastella ha subito invocato la famiglia e ha adombrato un complotto anticattolico….. Ma che c….c’entra la fede, la religione, con la concussione, il peculato, l’abuso d’ufficio?
La famiglia, la NCO e la Nuova famiglia, i poli che convergono al centro di non si sa cosa, le spartizioni, ‘o mandulino e ‘o triccaballacche.
I panni sporchi si lavano in famiglia e la monnezza a volte la si nasconde sotto il tappeto.
Certo è difficile immaginare un Bassolino concusso(si dice così) dalla Lonardo; difficile proprio alla luce del “sistema”….. ma è certamente vero che l’UDEUR rappresenta la perfetta sintesi del tumore prodotto dalla partitocrazia. I metodi Udeur sono i metodi di quasi tutti, ma, sia chiaro, questa non può essere una giustificazione, ma semmai un’aggravante: quella di un sistema associato a delinquere.
Sono un garantista. Sono stato al fianco di Tortora, ma non esprimerò solidarietà a Mastella. La solidarietà, se permettete, la riservo al tizio risultato primo dei “non eletti” in quel concorso truccato di cui leggo questa mattina(certo…certo…la presunzione di innocenza).
Intanto, ogni giorno affondiamo un po’ di più, mi si consenta la metafora, nell’arcipelago ceppalonia.
In questa realtà è davvero possibile avere i margini necessari per una azione politica riformatrice?
..…Se le cose non dovessero cambiare, iniziamo a prendere in considerazione la strada dell’emigrazione.
W Ceppalonia, W L’Italia.

Pietro Gatto ha detto...

Caro Maurizio,

sottoscrivo ogni singola parola del tuo post.
In Parlamento sono tutti garantisti, certo.
Sono garantisti quando stabiliscono pene di cinque-sei anni per l'extracomuitario che masterizza un cd o per chi viola la sorveglianza speciale.
Sono garantisti quando equiparano lo spaccio di hashish a quello dell'eroina.
Sono garantisti quando non hanno tempo per eliminare dal nostro codice il vergognoso rito degli irreperibili (ovviamente tutti extracomunitari), per il quale tutta l'Europa ci ride dietro.

Non c'è garantismo se non c'è cultura della giuridizione, che significa rispetto delle regole indifferenza per il risultato della decisione giudiziaria.

Le vicende di questi giorni ci dicono quanto consolidata sia la cultura della giurisdizione nel nostro Paese.

P.S. La strada dell'emigrazione non risolve il problema. Ti scrivo da Londra, e ti assicuro che soffro ancora di più nel vedere com'è ridotta la nostra povera Italia.

Anonimo ha detto...

caro Pietro, anch'io sottoscrivo il tuo intervento.

Magari potresti offrirmi asilo politico...salutami Londra e che Dio salvi la regina.

Un abbraccio Maurizio B.

salvatore d'urso ha detto...

incredibile...I

Proprio ora ho finito di vedere la diretta su Skytg24, si parlava del caso Mastella, gli invitati erano Il senatore Castelli (ex ministro della Giustizia) il senatore Salvi (membro della commissione giustizia al Senato) e Luca Palamara (segretario generale dell'Anm).

Il dibattito è andato avanti normalmente, ognuno esprimeva le proprie opinioni sul caso e le eventuali conseguenze politiche... si è accennato al fatto del perchè Mastella viene colpito ed altri no, non solo in Campania ma nel resto d'Italia... si è discusso sulla questione delle nomine nella sanità pubblica che secondo Castelli la sanità va privatizzata e secondo Salvi invece la politica non deve incidere sulle nomine ma che i dirigenti vengano individuati tramite concorso premiando il merito.

Ma la conduttrice ha invitato telefonicamente a partecipare alla trasmissione l'Ex presidente della repubblica, senatore a vita, Francesco Cossiga...

Cossiga si è rivolto a Palamara, il tono di voce era molto irato, il respiro affannoso, tra una breve frase e un'altra il senatore tirava 3 o 4 profondi respiri, si percepiva che era emotivamente molto provato ed irato... ha cominciato a dire "ma tu con quella faccia fai il magistrato" oppure "lei si chiama palamara (respiro) lei ha lo stesso nome del tonno", il Palamara sorrideva nervosamente a tali offese, Cossiga continuava ad insistere con le offese insistendo sul suo nome (marca di tonno in scatola) e sulla sua faccia e sul suo sorriso... la conduttrice imbarazzata non sapeva come intervenire, timidamente cercava di riprendere il senatore a vita, poi di cambiare argomento ponendo delle domande al senatore sulla vicenda mastella, il senatore a vita ha continuato a rispondere con tono minaccioso alle domande della conduttrice facendo riferimento sempre a palamara e alla magistratura tutta... poi ha sfidato palamara a querelarlo, infine ha concluso dicendo che secondo lui palamara non può fare quel mestiere e rivestire quel ruolo, che finche non saranno presi seri provvedimenti gli arresti continueranno e che ha indicato a Prodi che il prossimo ministro della giustizia deve essere Di Pietro... Le mie impressioni su questo intervento sono quelle di un boss mafioso che minaccia velatamente e velenosamente un suo rivale... il punto però è che lo fa con una tale arroganza da sembrare un gigante contro un misero topolino di campagna...

Non ho potuto registrare li video, spero di riuscirlo a ritrovare sul web o di poterlo scaricare da skytg24.

wberlino ha detto...

Si, d'accordo, la gran parte della gentaglia che ci governa e ci uccide (inserendo ai vertici degli ospedali e delle aziende che dovrebbero tutelare l'ambiente personaggi qualificati per la sola appartenenza partitica) e che ci deruba (con la moltiplicazione degli enti che servono solo a succhiare il sangue della povera gente, per arricchire gl amici degli amici) non meritano nessuna solidarietà, ma non dimentichiamo che siamo noi che continuiamo a votarli, forse perchè speriamo che prima o poi tocchi anche a noi di godere dei loro sporchi favori (come se fosse sensato pensare a sessanta milioni di raccomandati e di beneficiati .... che vivono sulle spalle di trenta milioni di contribuenti).
Ma, forse (solamente "forse"), la magistratura sarebbe un poco più credibile e un poco più rispettata se tantissimi magistrati non difendessero con le unghie e con i denti il medievale privilegio di essere giudicati esclusivamente dai colleghi (privilegio ormai condiviso esclusivamente con i nobili dei regimi feudali e gli ajatollah dei regimi teocratici): l'esperienza di ogni giorno documenta, accanto ai tanti che sono seri e onesti, se non addirittura eroi (o, dio non voglia, martiri), la presenza di tanti altri magistrati sciatti, incompetenti, irresponsabili o addirittura sensibili alle tentazioni: quasi ogni giorno leggiamo di decisioni del CSM o dei giudici penali tanto, tanto comprensivi per comportamenti che, se commessi da qualsiasi altro cittadino, ricevono, dagli stessi magistrati, censure o punizioni ben più pesanti.
La casta dei politici non è credibile quando attacca vergognosamente la casta dei magistrati, .... ma vale anche il contrario.
Medice, cura te ipse!
Giuseppe Verzaro

Pietro Gatto ha detto...

Peccato non averlo visto.

Cossiga appartiene a quella categoria di persone, tipo Ferrara o D'Alema, ai quali tutti riconoscono una superiore intelligenza rispetto a noi, povero volgo.

Cossiga può dire quello che vuole, può affermare A un giorno e Z il giorno dopo, ma nessuno gli fa notare l'aporia. Tanto siamo noi che non capiamo: lui è più intelligente.

Cossiga può intervenire sugli argomenti più disparati, può parlare dell'universo mondo, tanto ne sa sempre più di noi.

Cossiga può annunciare le dimissioni da senatore a vita e revocarle il giorno dopo, senza vergogna.

Cossiga calca la scena pubblica da una quarantina d'anni, a nostre spese. Con le pensioni che prende, io al posto suo mi sarei già trasferito da un pezzo su un'isola caraibica.

Ma la colpa non è sua: è di chi continua imperterrito a invitarlo ad illuminarci con la sua inarrivabile intelligenza.

Generazione V ha detto...

Spero di cuore sia la volta buona che la magistratura diciamo "neutra" reagisca a queste offese infondate che gli vengono rivolte da mastella e, con gli applausi a scena aperta, dall'intera classe politica...è ora di rimarcare il fatto che l'indipendenza e la serietà di questa categoria non debba essere calpestata da chi non Vuole Essere Processato a prescindere...BASTA. Roberto

Anonimo ha detto...

Qui

http://fraba.splinder.com/post/15550589

il testo integrale del provvedimento della Procura di Santa Maria Capua Vetere.

Non sembra che li colpiscano perche' difendono i valori cattolici....

Raffaella ha detto...

Scusatemi..chiedo lumi su questa agenzia appena passata..

MASTELLA:PARLAMENTARI UDEUR IN VISITA A INDAGATI A DOMICILIARI =
(AGI) - Ceppaloni, 17 gen. - Il capogruppo alla Camera
dell'Udeur, Mauro Fabris, insieme a una delegazione di
parlamentari del Campanile, tra i quali Sandra Cioffi, Nuccio
Cusumano e Tommaso Barbato, e' stato circa tre ore nella villa
di San Giovanni a Ceppaloni, residenza di coniugi Mastella. Una
visita per manifestare soprattutto solidarieta', che si
ripetera' per ogni indagato ai domiciliari da ieri, su mandato
del gip della procura di Santa Maria Capua Vetere. I
parlamentari, infatti, all'uscita dell'abitazione dei Mastella,
si sono recati dal sindaco di Benevento, Fausto Pepe e
l'intenzione e' quella di recarsi anche dagli altri esponenti
del Campanile arrestati. (AGI)

Non sono un avvocato ma mi pareva che per ricevere visite ai domiciliari ci vorrebbe un autorizzazione..
Per le visite non autorizzate mi pare che ci sia la revoca dei domiciliari...
Avvocati penalisti mi illuminereste in proposito?

Raffaella ha detto...

RICHIEDO SPIEGAZIONI PER LE VISITE RICEVUTE DAI MASTELLA MENTRE SONO AI DOMICILIARI...

MASTELLA: BERLUSCONI; NON MI RISULTANO REATI, E' POLITICA

(ANSA) - ROMA, 17 GEN - ''Non so niente di Mastella, ma
leggendo i giornali non risulta nulla che possa essere indicato
come un reato''. Silvio Berlusconi, conversando con i
giornalisti alla Camera, torna sul 'caso Mastella'.
''Il fatto di dire che in un posto debba andare una
determinata persona - ha proseguito il leader di Forza Italia -
e' la vita politica di tutti i giorni, l'unico che non lo fa
sono io, per attitudine. Altrimenti nella vita politica i
partiti si combattono e dicono in quella posizione ci devo
mandare qualcuno che dico io''.
''E' la normalita' della vita politica - ha concluso
Berlusconi -, se questo fosse reato tutti in Parlamento dovremmo
essere sotto processo, ma non e' reato perche' e' la politica''.

Anonimo ha detto...

ma e' ipotizzabile, dal punto di vista del diritto penale (e non da quello politico)il tentativo di concussione contestato alla Lonardo?
Secondo me anche dilatando sino alla rottura gli elementi oggettivi e soggettivi del reato ex art. 317 c.p. non credo che ricorra UNO solo degli elelemtni. Sicchè dalpunto di vista penale la signora deve esser prosciolta per insussistenza del fatto.
Dal punto di vista politico sicuramente è meritevole di una bella sentenza di condanna condanna; ma ad irrogare questa i magistrati in quanto tali sono privi di ogni potere.
Spetta solo al cittadino emettere la sentenza di condanna NON votandoli alle elezioni.
Se, al contrario, continuano a votarli, i giudici non possono sopperire a questo masochismo. E se lo fanno sono ugualmente colpevoli: cercano di conquistare il potere per via giudiziaria..
Buonasera.
franco

Pietro Gatto ha detto...

Mastella è membro del Parlamento. Come tale ha diritto a visitare, senza alcuna autorizzazione, le persone in stato di restrizione della libertà personale. Anche se sono suoi coindagati.

Anonimo ha detto...

In questi mesi in questo blog in molti di voi hanno riconosciuto che c'è (e spero d'ora in poi di poter dire al passato, stata) responsabilità dei giudici nella crisi della giustizia.
E l'abitudine all'impunità ha prodotto molti guasti a questo Paese che ha però in sè le forze della Fenice,sa risorgere dalle proprie ceneri specialmente quando è sottoposto al peggior massacro.
Mi ricordo altri due periodi sorici in cui la magistratura era sottoposta a critiche per il suo funzionamento: Prima dei fenomeno delle brigate rosse e prima di tangentopoli.
In entrambi i periodi i cittadini hanno ridato e ritrovato fiducia nei giudici.
E' impensabile per una civiltà non poter far affidamento sulla Giustizia.
Voglio essere pienamente fiduciosa che questo infelice periodo possa aver risvegliato l'orgoglio della categoria riconoscendo lo sbaglio di chi forse per ideali ormai scomparsi aveva attribuito meriti e credito ad una squallida e mediocre classe politica e che distaccandosene riprenda il suo cammino rimettendosi al disopra delle parti ridandosi da sola il prestigio che sicuramente con i risultati ne vedranno subito il nostro riconoscimento.
Alessandra

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Franco delle 18.55.

Gentile Lettore,

davvero siamo stupefatti del fatto che Lei riesca a esprimere un giudizio di innocenza di un indagato senza avere letto gli atti del processo.

Ci creda: si tratta veramente di una cosa del tutto surreale.

Noi crediamo che il giudizio di innocenza o colpevolezza di questi indagati, come di tutti, potrà essere formulato solo causa cognita.

Dunque, non ci siamo sognati e non ci sognamo di dire nulla sul punto.

Invochiamo solo il rispetto dell'art. 3 della Costituzione e ci aiuterebbe a sentirci cittadini di un Paese civile il fatto che tutti gli indagati, di qualunque censo e rango, avessero lo stesso trattamento.

Sotto il profilo della astratta configurabilità dell'ipotesi di reato di cui all'art. 317 c.p. e, fermo restando quanto abbiamo appena detto in ordine al fatto che non ci sognamo di dire che la signora Lonardo sia colpevole o innocente (parliamo solo della configurabilità astratta del reato, dato che questo Lei espressamente contesta), le segnaliamo che quella norma recita testualmente:
"Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe o induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni"

A questo indirizzo, segnalatoci qui da Francesca, che ringraziamo, trova i capi di imputazione del caso Lonardo/Mastella e potrà agevolmente verificare la pacifica e incontrovertibile configurabilità del reato in questione nel caso di specie (ferma restando, lo ribadiamo con pedanteria, che non possiamo e non vogliamo essere noi a dire se e chi lo abbia commesso).

Grazie per la Sua presenza e partecipazione al nostro blog.

Un saluto cordiale.

La Redazione

Pietro Gatto ha detto...

Caro dottor Lima,

ovviamente ha centrato il problema, che altri non riescono o non vogliono vedere. In un mio precedente post ho parlato dell'articolo di Stella, ma anche Giannini di Repubblica non scherza. Dice Giannini: dove sono i soldi che giustificherebbero le manovre di lady Mastella? E' solo politica, il diritto penale non c'entra nulla, fa capire.

Dico, ma scherziamo? E lo stipendio che il designato percepirà a seguito delle pressioni cos'è, aria fritta? Non è denaro o (quanto meno) altra utilità per Mastella, che così consolida il suo potere politico?

Ci siamo così abituati alla corruzione che certe ormai certe pratiche ci sembrano normali.

Anonimo ha detto...

Caro avv. Gatto,

grazie per il Suo consenso.

Stimolato proprio dal Suo precedente intervento al quale fa riferimento, ho scritto un articolo su questo aspetto del problema, che è a questo link.

Un caro saluto.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente l'analisi di Francesco Moroni. La frase che compare in ogni tribunale "La legge è uguale per tutti" è forse la più sbeffeggiata di tutt'Italia. Nessuno ha fatto qualcosa per far funzionare veramente la macchina della giustizia, tantomeno Mastella, anzi si è deciso che in carcere vadano solo i poveri, quelli che non possono difendersi e magari sono condannati innocenti, mentre i veri colpevoli (e tra i politici ce ne sono tanti) stanno fuori a godersi i loro privilegi e a prendere in giro tutta la Nazione. Destra, sinistra, centro: "la politica è una cosa sporca" diceva mia nonna donna dell'800. E' qualunquismo, ma è la verità. L'elettore che ha un ideale politico è sempre più un povero cretino.