giovedì 3 gennaio 2008

Siamo decisamente più razzisti di quanto vogliamo far credere


di Cristina Marrone
(Giornalista)



da Corriere.it del 29 dicembre 2007


Bergamo sgominata la «banda» della panda nera.
I raid dei carabinieri anti-immigrati.
In ventuno ogni venerdì sera davano vita a pestaggi contro extracomunitari.


Bergamo – La chiamavano la «caccia grossa» con la Panda nera. Carabinieri e vigili urbani usavano un’auto con una targa rubata e, secondo l’accusa, ogni venerdì sera davano vita a raid punitivi contro extracomunitari.

Prima il briefing in caserma a Calcio, nella Bergamasca, poi via.

Ma su quella Panda c’era una microspia. E ora le conversazioni concitate, i pestaggi degli stranieri, le urla durante perquisizioni «dure» a caccia di droga (che talvolta spariva con denaro e cellulari dei fermati) sono finite in un dossier della Procura.

Il gruppo aveva scelto il venerdì probabilmente per poter apparire sui giornali della domenica. Perché il giorno dopo, ai cronisti, raccontavano di arresti e di «brillanti operazioni antidroga».

Solo dopo sono emersi i metodi usati.

Una «banda» – così la definiscono gli inquirenti – di 21 persone, (UNA DOZZINA I CARABINIERI) cinque delle quali accusate di associazione per delinquere.

Qualcuno è ancora ai domiciliari, altri sono stati sospesi, altri ancora trasferiti.

Eppure sono stati rimpianti dagli abitanti di Calcio: poco dopo gli arresti dello scorso luglio, sono comparse scritte del tipo: «Rivogliamo i nostri carabinieri», «Deidda sindaco» e via così.

Ora, a sei mesi dagli arresti, arrivano le prime richieste di patteggiamento: un carabiniere di Calcio, Danilo D’Alessandro (1 anno e 8 mesi) e un vigile di Cortenuova, Andrea Merisio (3 anni).

Molti hanno chiesto il rito abbreviato, compreso il maresciallo Massimo Deidda, «Herr kommandant», come lo soprannominavano gli altri della banda. «Il capo indiscusso» del gruppo, per i pm di Bergamo. Un tipo dai modi spicci, carismatico.

E’ l’ex comandante della stazione di Calcio, che in questi giorni, fino alla fine del processo (prevista per il 14 febbraio) è stato autorizzato a tornare ai domiciliari proprio nella stazione che comandava.

Le violenze. Per l’accusa era tutto studiato, a partire dalla Panda recuperata prima di essere demolita sui cui era stata piazzata una microspia.

E dalle vittime: preferibilmente extracomunitari clandestini che difficilmente avrebbero trovato il coraggio di denunciare.

Invece qualcuno lo ha fatto. Agivano armati, scrive nella sua ordinanza il giudice delle indagini preliminari Raffaella Mascarino, in «un clima di violenza, di esaltazione collettiva e di autocompiacimento», in un paese di neppure cinquemila anime, Calcio, (sindaco leghista), dove le parti si sono invertite: i carabinieri sono diventati delinquenti e i marocchini i loro accusatori.

A una vittima viene rotto il naso. A un’altra il timpano. A un’altra ancora i denti.

La voce di Deidda, con marcato accento sardo: «Tu sei troppo agitato, mo ti piazzo un cazzotto in testa. Da chi hai comprato? Ti porto in caserma e ti sfondo a mazzate».

Parla di un altro controllo: «Uno di Martinengo ... poi si è messo a sputare i denti e l’ho mandato via ... perché appena gli ho dato un destro, caz..., ha cominciato a sanguinare, ha sputato i denti».

Quando un marocchino, per sfuggire a un inseguimento, si butta da un tetto quelli commentano: «Perché anziché finire nelle nostre mani preferiscono suicidarsi?».

Gli adepti. La banda cercava anche nuovi adepti.

La filosofia era questa: «Più siamo più danni facciamo», si spinge a dire Andrea Merisio, vigile di Cortemilia a un aspirante «picchiatore».

L’8 giugno esordisce nel raid uno studente di 29 anni. Merisio e Deidda sono compiaciuti del nuovo acquisto: «Ci ha chiesto perché non lo abbiamo picchiato quello con la camicia bianca ... La mentalità c’è».

L’obiettivo della «caccia grossa» era spesso quello di aumentare le statistiche degli stupefacenti sequestrati.

Per il capitano Massimo Pani (che non ha partecipato ai raid), allora comandante della Compagnia di Treviglio, e nel frattempo promosso maggiore, i numeri erano una fissa.

Tanto che Monacelli avrebbe mostrato a colleghi un sms di Pani, in cui lo invitava a sequestrare «almeno 25 chili di droga, in modo da poter battere il record del suo predecessore».

Avrebbe fatto pressioni su due subordinati, minacciando di farli trasferire perché non testimoniassero contro Monacelli, sospettato di procurata evasione e cessione di droga.

Ultimo guaio: avrebbe restituito un chilo di hashish a uno spacciatore che minacciava di raccontare certi metodi.

Il razzismo. L’odio per gli extracomunitari emerge nelle conversazioni del gruppo.

Mauro Martini, carabiniere di Calcio, al telefono con la fidanzata è esplicito: «‘Sti marocchini, li ammazzerei tutti, non muoiono mai».

Deidda non è da meno: «... Me ne sbatto i c… e ‘sti marocchini di merda mi hanno veramente rotto i c…».

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara redazione,
i miei complimenti per questo post.
All'inizio del mio kafkiano processo per mafia, lo scorso secolo, il pm che aveva richiesto il mio arresto, un giovane neanche trentenne, credo, si aggirava per l'Aula bunker circondato da una squadriglia di polizziotti e carabinieri, che a me apparivano uno più esaltato dell'altro, mentre i miei coimputati una squadriglia di circa 30-40 persone erano lì uno più terrorizzato dell'altro, al punto che dentro di me ho fatto la seguente riflessione: o i ruoli se li stanno invertendo per finta o quì io non capisco più nulla. A distanza di pochi giorni ho letto che in un festino notturno la pistola di quel pubblico ministero, o di qualche altro della sua scorta, aveva sparato colpendo una povera ragazza che è rimasta sulla sedia a rotelle. Quando i pubblici ufficiali si comportano in modo simile a coloro che delinquono vuol dire che lo Stato è in serio affanno.
bartolo iamonte

Nicola Campostori ha detto...

E' veramente triste che l'Italia sia arrivata così in basso, ed è sconcertante che ormai fatti di questo tipo passino per "normali" o semplice "folklore".

Non dobbiamo perdere la capacità di indignarci.

(Mi sono permesso di linkare questo post e quello sull'omicidio da parte di un italiano della convivente rumena sul mio blog: http://garguz.blogspot.com/ Spero che non sia un problema)

"Uguale per tutti" ha detto...

A Garguz.

Mille grazie dell'attenzione e della citazione.

Non c'è alcun problema, ovviamente. Tutto ciò che mettiamo sul blog può essere preso e liberamente usato da chiunque come e dove vuole.

Quanto alla "notizia", a noi addolora enormemente.

Ci preoccupa moltissimo (e per certi versi ancora di più), inoltre, che notizie di questa gravità vengono date in trentesima pagina da un solo giornale, sei mesi dopo (un altro giornale aveva scritto dieci righe "in cronaca" all'epoca degli arresti), in modo, in sostanza, che la cosa passi più inosservata possibile.

A fronte della gravità di fatti come questi - una intera caserma di Carabinieri (sei militari dei sette in servizio lì) dedita a gravissimi e orrendi crimini -, se si inserisce in Google una stringa di ricerca "calcio carabinieri extracomunitari", si scopre che la notizia viene data con risalto solo da blog e siti underground, mentre la stampa "ufficiale" si limita a dieci righe in cronaca.

Paradossalmente, Google segnala anche una pagina del sito ufficiale dell'Arma dei Carabinieri, nel quale la caserma di Calcio viene citata solo per farle vanto del fatto che "i Carabinieri di Calcio (BG) hanno arrestato un indiano (S.J. classe 1979) ed un albanese (K.D. classe 1985), entrambi senza fissa dimora, per inottemperanza a provvedimenti di espulsione dal territorio Nazionale emessi il 15 febbraio 2007 nei loro confronti rispettivamente dal Questore di Ferrara e da quello di Brescia".

A noi “La normalità del male” fa veramente una paura enorme. E una stampa completamente serva è un indice di mancanza dei presupposti per una democrazia veramente inquietante.

La Redazione

Cinzia ha detto...

Sono sconvolta dopo aver letto questa notizia... non ho parole per descrivere ciò che provo nei confronti di questa stampa che nasconde, omette, minimizza fatti di questa gravità. E' terrificante.
Lo scenario di un paese che ha il nome di un gioco corrotto, per sindaco un leghista e come forze dell'ordine dei delinquenti violenti e invasati, sembra calzare perfettamente con la trama di un film di fantapolitica.
E invece è tutta realtà italiana doc&g!
Bèh, signori della Redazione non vi ringrazierò mai abbastanza per il lavoro d'informazione che svolgete, per la possibilità che mi date di riuscire a vedere cose che... per noi umani... sono solo nei films!

Anonimo ha detto...

Mi dispiace, ma come disse qualcun altro, diversi anni fa: "Io non ci sto" !

Non ci sto a sentire dei giudizi come quelli di Cinzia, che spero almeno non sia un magistrato, ove afferma che le forze dell'ordine sono "delinquenti invasati".

Non ci sto a leggere un blog fondato e diretto da magistrati che contribuisce ad alimentare diffidenza e pregiudizi verso chi, per 1.200 euro netti al mese, rischia ogni giorno la vita anche per proteggerli !

Non voglio dire che non vi possano essere delle "pecore nere" nei Carabinieri, ma ciò avviene in tutte le categorie, magistratura compresa. In ogni caso saranno espulsi dall'Arma, se colpevoli.

Ma siamo alle solite: ognuno vede il bruscolino nell'occhio altrui, ma non vede la trave nel suo occhio...

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo della 21.50.

Gentile Lettore,

grazie davvero dell'attenzione che ci presta e della Sua partecipazione al nostro blog, che consideriamo preziosa.

Il Suo commento testimonia con evidenza che esso è ispirato da nobili intenzioni.

Ci permettiamo, però, di replicare a ciò che Lei scrive e non per polemica, ma per la delicatezza dei temi da Lei trattati.

Insomma, per lasciare chiaro il senso della pubblicazione dell'articolo che stiamo commentando.

Dunque, La preghiamo di cuore di volere accogliere le precisazioni che seguono come un contributo al dibattito e in nessun modo come una risposta "ostile".

Partendo dalla fine del Suo intervento, Lei scrive:

"Ma siamo alle solite: ognuno vede il bruscolino nell'occhio altrui, ma non vede la trave nel suo occhio ..."

Ci permettiamo di segnalarLe che in questo blog i magistrati sono ESTREMAMENTE critici con sé stessi. Troverà qui molti articoli decisamente e documentatamente critici nei confronti sia di singoli magistrati che della magistratura nel suo insieme.

Cominciare ogni riflessione critica partendo da sé stessi è proprio il nostro preciso obiettivo e motto (veda anche il “biglietto da visita” del blog).

E siamo pienamente d'accordo con Lei sul fatto che "pecore nere" ce ne sono "in tutte le categorie, magistratura compresa".

Lei dice:

"Non ci sto a sentire dei giudizi come quelli di Cinzia, che spero almeno non sia un magistrato, ove afferma che le forze dell'ordine sono "delinquenti invasati"".

Se rileggerà con attenzione ciò che ha scritto Cinzia, vedrà che quelle espressioni non erano riferite alle forze dell'ordine in generale, ma a quelle che operavano nel paese dove sono avvenuti i fatti riferiti dall'articolo.

E sembra evidente che quelle espressioni appaiono del tutto adeguate ai fatti commessi da quei carabinieri.

Cinzia non è un magistrato, noi si e Le confermiamo che le parole usate da Cinzia sono il meno che si possa dire con riferimento a fatti della gravità di quelli riferiti dall'articolo.

Lei aggiunge ancora:

"Non ci sto a leggere un blog fondato e diretto da magistrati che contribuisce ad alimentare diffidenza e pregiudizi verso chi, per 1.200 euro netti al mese, rischia ogni giorno la vita anche per proteggerli!"

A noi pare che non ci sia alcun pregiudizio ostile alle forze dell'ordine e che, anzi, ci sia un pregiudizio favorevole che, come "pregiudizio" nuoce gravemente alla democrazia del Paese.

Perchè le cose vadano meglio bisogna, infatti, rifuggire dai pregiudizi e cercare, nei limiti in cui ne siamo capaci, di guardare le cose per come sono.

In Italia negli ultimi anni vi è una pericolosissima deriva nelle forze dell'ordine, che in molti casi purtroppo ha portato al compimento di crimini gravissimi.

Una parte della politica, per propri deplorevolissimi interessi di propaganda e non solo, ha promosso questa sorta di "poetica dell'eroe in divisa" che ha favorito la deriva testé detta.

I rappresentanti delle forze dell'ordine sono persone a cui in genere dobbiamo molto, come lo dobbiamo, peraltro, a tantissime altre categorie di eroici lavoratori.

Essi, in più, sono persone che hanno, per lavoro, grandissime responsabilità, che devono sapere onorare. Altrimenti devono licenziarsi.

Come è estremamente grave che un magistrato si venda una sentenza e per questo come magistrati siamo veramente contenti quando chi lo fa subisce le pene di legge che merita, così è estremamente grave che dei carabinieri pestino la gente, facciano saltare denti, falsifichino i verbali, minaccino, eccetera.

Nel nostro Paese, in pochi anni sono accaduti fatti di una gravità estrema. Per brevità, ci limitiamo a citare qui i fatti del G8 di Genova (pestaggio di inermi persone innocenti dentro una scuola e una caserma, creazione di prove false, eccetera) e prima ancora quelli di Napoli e più di recente un giovane ucciso senza una ragione in un autogrill e un latitante ucciso a Enna, colpito alle spalle mentre disarmato tentava di scappare.

Nessuno ha pregiudizi ostili nei confronti delle forze dell'ordine, ma è estremamente pericoloso per un Paese che aspiri a essere democratico che una parte di esso promuova cinicamente e strumentalmente una cultura di esaltazione degli aspetti peggiori dell'uso della forza e un'altra parte di esso "si distragga" mentre accadono fatti di estrema gravità, che devono destare un grande allarme e indurre ad adottare tempestivi ed efficaci rimedi.

E' importantissimo e di vitale importanza per la democrazia che chi porta addosso un'arma ed è autorizzato - a certe condizioni - a usare la forza nei confronti delle persone sappia che questo "potere" è fonte di grande responsabilità e non possa confidare in alcun modo in "coperture" e "salvacondotti".

Ci creda, gentile Lettore, i casi di "abusi" da parte delle forze dell'ordine sono, purtroppo, diffusi, ovviamente quasi sempre in danno delle persone più deboli e indifese, e questo è un pessimo segno di salute (o meglio di malattia) del nostro Paese.

Continui, dunque, come noi a rispettare chi indossa una divisa, ma non contribuisca a questa cultura alla quale abbiano fatto cenno, che produce l'"invasamento" del quale ha parlato Cinzia.

Grazie ancora di cuore della Sua presenza qui fra noi. Continui, per favore, ad aiutarci a dar vita a questo dibattito dal quale speriamo possa venire una crescita comune.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Gentile Redazione,

Voi avete indubbiamente ragione quando affermate che taluni sfruttano per loro fini elettorali la divisa, arrivando a giustificare (cosa che non ho assolutamente fatto) cose del tutto ingiustificabili.

Però, con tutti gli episodi di violenza in danno di cittadini inermi, assai più gravi di quelli, pur non lievi, ora descritti, vorrei vi rendeste conto che questi articoli ben si prestano a fare il gioco di chi chiama, in modo spregiativo, "sbirri" i Poliziotti e i Carabinieri, nonché a provocare reazioni di segno opposto, parimenti disdicevoli.

Quando ci si scandalizza per delle "botte" date a degli arrestati è giusto farlo, purché ci si scandalizzi anche in misura proporzionata per gli innumerevoli, molto spesso assai più gravi, episodi di violenza che i cittadini innocenti subiscono ogni giorno, e che solo nell'un per cento dei casi sono puniti !

Sono abbastanza vecchio da ricordare Pasolini, quando fece scandalo presso i ricchi "radical-chic" dell'epoca denunciando i "contestatori figli di papà" e dicendo che i veri "proletari" erano proprio gli appartenenti alle forze dell'ordine...

Non dubito che chi ha commesso quegli illeciti sarà immediatamente espulso dell'Arma, la cui uniforme ha infangato. Ma proprio per rispetto verso chi ci protegge tutti i giorni, non avrei calcato così la mano, ché non tutti hanno la Vostra serenità di giudizio.

Grazie a Voi, in ogni caso, dell'attenzione e della risposta.

"Uguale per tutti" ha detto...

Gentile Lettore,

grazie davvero a Lei dell'attenzione e del dialogo franco che ci offre.

Approfittando della Sua disponibilità a questo dialogo, ci permettiamo di portarlo avanti, affrontando i nuovi importanti temi che Lei propone.

Lei scrive:

"Quando ci si scandalizza per delle "botte" date a degli arrestati è giusto farlo, purché ci si scandalizzi anche in misura proporzionata per gli innumerevoli, molto spesso assai più gravi, episodi di violenza che i cittadini innocenti subiscono ogni giorno, e che solo nell'un per cento dei casi sono puniti!"

Ci permettiamo di sottolineare che questo è l'approccio che ci preoccupa moltissimo.

Quello che mette insieme i crimini commessi dai "delinquenti" e gli abusi dei carabinieri e dei poliziotti.

E' in questo schema che accade ciò che noi temiamo molto e che in Italia sta accadendo.

Che, persa - per precise responsabilità della politica - la battaglia per avere uno stato di diritto, si finisce in uno stato di polizia.

Non si deve fare mai alcun suggestivo abbinamento fra delitti commessi dai "delinquenti" e abusi della polizia e ciò per almeno due ragioni.

La prima è che in un Paese civile la polizia non usa gli stessi metodi dei criminali e non si attribuisce poteri che non ha.

Se un latitante (il caso di Enna) cerca di fuggire a piedi, in pigiama e disarmato, la polizia non gli può sparare un colpo alla nuca, perchè in Italia non è prevista la pena di morte per il tentativo di fuga.

La seconda perchè quasi sempre quando interviene la polizia non sa ancora con chi ha a che fare.

Non sa, cioè, se il giovane che sta pestando o al quale sta sparando sia un pericoloso assassino o un ragazzino che scappa perchè non ha la patente e non vuole che papà scopra che lui ha preso la macchina senza permesso.

Lei scrive:

"Però, con tutti gli episodi di violenza in danno di cittadini inermi, assai più gravi di quelli, pur non lievi, ora descritti, vorrei vi rendeste conto che questi articoli ben si prestano a fare il gioco di chi chiama, in modo spregiativo, "sbirri" i Poliziotti e i Carabinieri, nonché a provocare reazioni di segno opposto, parimenti disdicevoli".

Su questo consideri due cose.

La prima che Lei chiama "non lievi" i fatti riferiti nell'articolo di cui parliamo, incorrendo di certo involontariamente in questa mistificazione anche lessicale che è oggetto della nostra iniziativa.

I fatti di Calcio non sono "non lievi", sono "gravissimi, vergognosi e indegni di qualunque Paese, anche non civile".

La seconda è che è vero che tante parti della popolazione chiamano "sbirri" i poliziotti e i carabinieri.

Noi non sappiamo Lei chi sia e, dunque, come appaia a un agente di polizia che in ipotesi la fermi per strada. Deve sapere, però, che purtroppo di questi tempi un numero troppo elevato di poliziotti e carabinieri tratta molto male e in maniera per niente protocollare le persone appartenenti a fasce deboli della popolazione.

Sappia - glielo diciamo per esperienza personale e professionale - che di questi tempi poliziotti e carabinieri danno direttamente del tu a extracomunitari, pregiudicati e persone socialmente "deboli", usano modi spicci e arroganti, e, per rispettare la Sua sensibilità, ci fermiamo qui nel racconto.

Alcuni chiamano "sbirri" i poliziotti e i carabinieri perchè appartengo ad aree culturali nelle quali la legge è "antagonista", ma altri, purtroppo, chiamano "sbirri" i poliziotti e i carabinieri perchè hanno subito da loro trattamenti "sbirreschi".

Se noi non mettiamo in chiaro che vogliamo una polizia civile e non bande di "sbirri" che pestano extracomunitari, i poliziotti non sapranno esattamente cosa il Paese vuole da loro e soprattutto cosa le leggi e la costituzione impongono loro.

Atteggiamenti come quello sotteso al Suo ultimo intervento, per il quale qualche "abuso" anche "non lieve" va compreso se messo in relazione alle tante brutte cose che succedono portano le forze dell'ordine verso un modello assolutamente inaccettabile.

I fatti del G8 sono accaduti in un contesto nel quale il potere politico e la stampa avevano fatto di tutto per "spingere" le forze dell'ordine verso un approccio "sbirresco" (per usare il termine opportunamente scelto da Lei).

Lei scrive:

"Non dubito che chi ha commesso quegli illeciti sarà immediatamente espulso dell'Arma, la cui uniforme ha infangato".

Purtroppo, invece, non se ne può essere così sicuri.

Come dice l'articolo di stampa, uno dei militari è agli arresti domiciliari proprio in caserma, dalla quale, quindi, a sei mesi di distanza non è ancora stato "buttato fuori".

Poi, i dirigenti della polizia accusati - con elementi di prova a carico assai gravi - dei fatti di Genova non solo non sono stati "espulsi", ma addirittura occupano ancora posti di primissimo rilievo (in alcuni casi anche ancora più alti di prima) nella gerarchia della polizia.

Proprio qui sta il problema che volevamo porre: che la "cultura" diffusa su questi temi fa ritenere omicidi, pestaggi e abusi di estrema gravità "marachelle", "piccoli errori", "eccessi giustificabili", per cui scatta in favore di chi li commette una diffusa solidarietà.

Questo, ci creda, è di estrema gravità e pericolosità.

Non c'è alcuna somiglianza fra un "errore" comprensibile nel corso di una complessa operazione di polizia e un approccio sbirresco e canagliesco a un normale servizio di routine.

Lei scrive, infine:

"Ma proprio per rispetto verso chi ci protegge tutti i giorni, non avrei calcato così la mano, ché non tutti hanno la Vostra serenità di giudizio".

La Sua è una preoccupazione nobile e La ringraziamo per avere offerto a tutti qui questa opportuna riflessione, che ci aiuta e chiarire meglio il senso della nostra iniziativa.

Consideri, però, che davvero nessuno difende le ragioni che abbiamo esposto fin qui e che davvero la situazione è molto grave.

Dunque, ci è sembrato doveroso dare il nostro modesto contributo a mettere in luce questo problema, nella speranza che proprio il fatto che a porre il problema siano dei magistrati richiami in qualche modo l'attenzione e renda credibile la "denuncia".

Fra l'altro, crediamo che sarebbe proprio interesse dei rappresentanti delle forze dell'ordine prende decisamente e con chiarezza le distanze da abusi come quelli denunciati dall'articolo che stiamo commentando, perchè invece questo "coprire", "minimizzare", mentire nuoce molto gravemente all'immagine e alla credibilità delle forze dell'ordine medesime.

In ogni caso, troviamo vermanete grave il silenzio complice di quasi tutta la stampa. Si tratta di cosa indegna di qualunque democrazia e molto pericolosa per la democrazia medesima.

Grazie ancora della Sua attenzione e partecipazione.

La Redazione

Anonimo ha detto...

gentile redazione, alcune osservazioni in ordine sparso:
la prima, noto senza stupore che non siete molto bravi ad accettare critiche. niente di male, ci mancherebbe. oltretutto, dovendo giudicare per mestiere, è forse una sorta di deformazione professionale ritenersi infallibili....
nel merito:
dite che quelli commessi dai carabinieri di Calcio non sono atti "non lievi", ma invece "gravissimi, vergognosi e indegni di qualunque Paese, anche non civile". e che in Italia le FDO compiono altri abusi intollerabili, fino ad arrivare a dare del "tu" a poveri extracomunitari innocenti. bum! addirittura!
è dunque invece degno di un paese, civile o no, che una persona possa spacciare due etti di cocaina al giorno, sulla pubblica via per diversi mesi, SAPENDO che l'unica punizione che rischia è forse una sonora bastonata in occasione di uno dei numerosi ACRI (arresti con rilascio immediato) che costelleranno la sua carriera di delinquente?
come magistrati dovreste sapere (almeno lo spero) che i criminali sono estremamente astuti, e che si avvalgono di tutti i mezzi che la legge mette loro a disposizione, quando non possono più approfittare della loro prepotenza .
avete tirato in mezzo i fatti di Genova del 2001, non vedo proprio quale relazione possano avere con quanto successo a Calcio sei anni dopo. volevate usarli per dimostrare l'ennesimo abuso delle FDO? sapete che non m'ero accorto di vivere a Cuba, ma che pensavo invece di abitare in un paese comunque civile, nonostante la preoccupante crescita della delinquenza generica e specializzata?
ha perfettamente ragione l'anonimo di qui sopra, quando teme l'uso strumentale che si può fare di certe notizie per "dare addosso agli sbirri".
gli sbirri sono quelli che ci guardano le spalle, facendo il possibile (nel senso del poco che la legge loro consente) per svolgere il loro lavoro con competenza e serenità, e sono elevatissime entrambe. gli sbirri sono quelli che, guadagnando quanto un portalettere, rischiano la salute, l'integrità fisica, la vita e spesso (soprattutto per colpa di certa stampa) anche l'onore. sono gli stessi che vedono continuamente vanificati i loro sforzi ad opera ANCHE dei magistrati. sono gli stessi che quando finisce la benzina continuano a guidare, e quando finiscono le munizioni devono continuare a sparare. sono gli stessi (carabinieri e finanzieri) che rischiano, dopo processi e condanne, l'espulsione dal loro corpo dopo mesi o anni di carcere militare.
il fatto straordinario, nella vicenda di Calcio, è la sua eccezionalità, viste le condizioni nelle quali le FDO sono costrette a lavorare ci si dovrebbe stupire che certi comportamenti non siano la norma. altro che sordidi criminali, biechi assassini torturatori.
ma fateci il piacere, carissimi magistrati, di cercare di tenere in galera i delinquenti veri, invece di fare le pulci a chi cerca di proteggere la popolazione dalla prepotenza dei criminali.
ultime due cose, chiedendo in anticipo perdono per lo sfogo che potrebbe avere offeso qualcuno:
1 prendete a esempio la posizione in carriera del carabiniere di Calcio e dei dirigenti di polizia dopo il G8. vi ricordo, casomai servisse, che non sono ancora stati giudicati in via definitiva.
2 proprio in relazione a questo, nell'articolo di stampa (come solito confuso e malfatto) si dice che la banda della panda nera è stata sgominata grazie ad una microspia posta nell'auto. bene, fa piacere saperlo, manca soltanto un particolare (non so se a conoscenza del giornalista o meno): chi ha disposto l'intercettazione? quale autorità ha ordinato che su un mezzo a disposizione dei CC venisse impiantata una cimice? in base a quale fascicolo d'indagine? l'ha messa il tribunale o invece qualcun altro?
perché, vedete, non è una questione di lana caprina. se l'intercettazione infatti fosse stata disposta su iniziativa del comando provinciale? chi sarebbe allora in cerca delle mele marce, l'eroica magistratura inquirente oppure i sordidi carabinieri?

bernardo gonella

Cinzia ha detto...

Bene, poiché non sono un magistrato posso godere della mancanza di pacatezza e in tutta libertà affermare di non sentirmi né protetta né tanto meno rappresentata da "certe" forze dell'ordine. Non credo sostanzialmente nella loro motivazione di servizio che, ben descritta dagli interventi precedenti (anonimi e non), raffigura persone frustrate da condizioni di lavoro umilianti, pericolose e mal pagate. Come si può lavorare nel rispetto dei diritti e delle regole in situazioni di degrado culturale e povertà di mezzi io non lo so, ma questo non mi lascia spazio alla giustificazione di comportamenti criminali come quelli descritti nell'articolo, che nella esposizione dei fatti non mi sembra per nulla confuso. Il problema non è così recente, non è solo in questi ultimi tempi che vengono stentatamente alla luce comportamenti di questo tipo. In realtà n’abbiamo viste di tutti i colori fin dal tempo dei tempi e non basta una vita per citarle tutte, ma non per questo vanno dimenticate (da Pinelli ad Aldovrandi, passando per Napoli o Bolzaneto).
La verità sta forse nel fatto che quello delle forze dell'ordine è un lavoro delicato e difficile da gestire, bisogna possedere un forte equilibrio psichico accompagnato da una profonda motivazione di servizio e non credo proprio che siano cose insegnate in caserma. E’ un lavoro a rischio e non solo quello che si affronta durante le azioni svolte, che già basterebbe a renderlo difficile da sostenere, ma anche quello meno visibile e velenoso dell’abuso di potere. Purtroppo mi convinco sempre più del fatto che al Potere sia più congeniale una polizia (carabinieri, finanza, milizie varie e finanche vigili urbani) povera, arrabbiata e pronta a rifarsi sul primo che capita.
D’altronde il padrone tiene il cane da guardia alla catena, gli lascia mangiare l'indispensabile e non di più e lo fa dormire fuori, altrimenti che cane da guardia sarebbe!
E cosi, la guerra resta sempre fuori delle porte dei palazzi, sempre tra poveri ci si scanna.
In tutto questo, non voglio però tralasciare un pensiero di solidarietà per i vari Montalbano o Montale del caso, che spero e sono certa vivono sparsi e isolati nel nostro paese continuando a fare il loro lavoro con difficoltà, ma con dignità e onestà intellettuale.
Grazie.

"Uguale per tutti" ha detto...

Ci sarebbero tante considerazioni da aggiungere a commento della vicenda qui in discussione.

Fra le tante, ne sottolineamo una in risposta ai nostri lettori che trovano eccessivo il nostro allarme.

Nel caso qui in discussione sei su sette carabinieri in servizio nella caserma si Calcio facevano parte della banda di picchiatori razzisti (e, fra l'altro, il comandante).

Dunque, i casi possibili sono due: o i comandi superiori hanno scelto apposta il personale da mandare a Calcio, individuando e mettendo insieme quelle che uno dei nostri lettori chiama "mele marce", o i sei si sono trovati insieme lì per caso.

La prima delle due ipotesi non appare praticabile. Dunque, non resta che la seconda.

E allora che dire del fatto che sei su sette carabinieri presi a caso si sono trovati d'accordo nel commettere i crimini di cui si discute qui?

Che dire del fatto che nessuno dei sei abbia detto "io non ci sto" e nessuno dei sette abbia denunciato la cosa a chi di competenza?

Non si tratta di "un incidente", di un abuso occasionale, verificatosi in un contesto particolare, ma di un gruppo di carabinieri che si organizza per fare sistematica violenza alle persone, con determinazione mantenuta nel tempo.

E' decisamente inquietante.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Ancora vorrei approfittare della pazienza della redazione, per sottolineare le differenze tra la vostra valutazione dei fatti e la mia.

Premetto, inoltre, che sono a conoscenza soltanto di quanto avete ora descritto.

In breve, pare che questi Carabinieri abbiano commesso i seguenti fatti:

1) Urla durante perquisizioni;
2) Rottura del setto nasale e rottura del timpano a spacciatori arrestati in flagranza;
3) Altri episodi analoghi di violenza.

Ora, scusate se insisto, a me questi fatti appaiono sì gravi, ma INCOMPARABILMENTE più lievi di quelli commessi dagli spacciatori, che siano "marocchini" o italiani poco importa.

E se, paradossalmente, questi "metodi" avessero contribuito a metter dentro più spacciatori, magari recidivi reiterati, proporrei, pur condannandoli, di applicare a chi li avesse usati una circostanza attenuante speciale !

Perché, e voi lo sapete bene, questi fatti hanno un'offensività assai minore rispetto a quelli commessi da chi spaccia stupefacenti a minori, per i quali solo la possibilità dell'errore giudiziario (in Italia più che in altri paesi...) irreparabile mi impedisce di optare per la pena di morte !

Sarà anche vero, come sostenete, che i metodi delle forze dell'Ordine si stanno incrudendo, e che sta tornando di moda il famoso "passage a tabac" della polizia francese.

E' del pari vero, tuttavia, che in questa "fogna" che è diventata l'Italia, vero paradiso per ogni delinquente, prima indigeno e ora anche immigrato, non ci si deve meravigliare troppo di questo fenomeno.

E finché le pene non saranno da un lato CONGRUE, dall'altro CERTE, la situazione non credo potrà migliorare.

Pur sapendo, infine, che non dipende certo da voi legiferare e prevedere le sanzioni, mi farebbe piacere che il vostro associazionismo, anziché limitarsi alla tutela della categoria, facesse pressione sugli organi legislativi per una riforma dell'ordinamento penale, e penitenziario, che tenga conto in primo luogo della sicurezza dei cittadini.

Perché sono sicuro che una "pressione" in questo senso non passerebbe inascoltata dai vari parlamentari. Ne sono PIU' che sicuro.

Ovvio che, parlando a chi non è associato, il mio appello non potrà esser accolto. Ma vale comunque a ribadire ciò che molti avvertono come un'esigenza improcrastinabile.

Grazie, e a risentirci.

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo dell'1.21.

Gentile Lettore, ci scusi la franchezza, ma appare evidente, purtroppo, che Lei non conosce le cose di cui parla e ha un sacco di certezze del tutto prive di fondamento.

Lei scrive:
"Pur sapendo, infine, che non dipende certo da voi legiferare e prevedere le sanzioni, mi farebbe piacere che il vostro associazionismo, anziché limitarsi alla tutela della categoria, facesse pressione sugli organi legislativi per una riforma dell'ordinamento penale, e penitenziario, che tenga conto in primo luogo della sicurezza dei cittadini.
Perché sono sicuro che una "pressione" in questo senso non passerebbe inascoltata dai vari parlamentari. Ne sono PIU' che sicuro".

Per essere sicuri e addirittura "più che sicuri" di qualcosa bisogna documentarsi.

Appare evidente, invece, che Lei fonda le Sue sicurezze sulla sola autoconvinzione.

Lei, cioè, si è convinto di una cosa senza alcuna ragione e, siccome ne è convinto, ne è anche "sicuro", anzi "più che sicuro".

Sappia che la magistratura a mezzo di decine di singoli magistrati, la magistratura associata a mezzo di tutte le sue componenti e dell'Associazione Nazionale Magistrati e la magistratura come istituzione a mezzo del C.S.M. hanno COSTANTEMENTE e SISTEMATICAMENTE "pregato" in tutte le forme possibili - pareri del C.S.M. sulle singole leggi, ricorsi alla Corte Costituzionale, convegni, proclami, scioperi, ecc. - il potere politico di rendere efficiente o almeno di smetterla di rendere intenzionalmente inefficiente il sistema penale.

E il potere politico non ha prestato la minima attenzione a queste istanze, per la semplice ragione che il potere politico vuole intenzionalmente una giustizia inefficiente, per non essere sottoposto ai controlli di legalità.

Anche nel nostro modesto blog abbiamo più volte sottolineato queste cose.

Fra i tanti articoli, Le segnaliamo:

“Le responsabilità della politica nella crisi della giustizia”

“Il legislatore non vuole che la giustizia penale funzioni”

“Una giustizia forte con i deboli e debole con i forti”

Quanto al fatto che, secondo Lei, le violenze commesse dai carabinieri nel caso in questione sarebbero meno gravi dello spaccio di stupefacenti, osserviamo quanto segue.

Scusi, ma Lei da dove trae la circostanza che le violenze venissero commesse in danno di spacciatori?

Perchè guardi che le violenze venivano commesse in genere nei confronti degli extracomunitari.

Ovviamente non glielo auguriamo, ma il giorno in cui suo figlio tornasse a casa con la mascella rotta o morto (come è accaduto a Federico Aldrovandi: ragazzo del tutto innocente morto in circostanze per le quali dei poliziotti sono sotto processo) perchè dei bravi poliziotti, ... credendo ... che fosse colpevole di qualcosa, lo hanno pestato per bene, Lei riconsiderebbe la cosa.

E ciò senza dire che la sola idea di fare una "graduatoria" di gravità fra aggressioni fisiche criminali a dei cittadini da parte delle forze dell'ordine ed eventuali crimini dei cittadini medesimi è fuori da ogni logica civile.

Gentile Lettore, questo che emerge da ciò che Lei scrive è il problema: il nazismo, lo stalinismo, tutte le dittature assassine sono figlie di questi ragionamenti.

Alcune persone "perbene", "infastidite" dal disordine e dalla delinquenza, pensano bene di autorizzare qualcuno a spaccare nasi, picchiare, ammazzare, eccetera.

La cosa - è la storia che lo insegna - prende una brutta piega e il disordine, invece di diminuire, aumenta.

Allora il "qualcuno autorizzato" chiede "chiarezza" e "nuove autorizzazioni" e questo apre la strada all'"ordine". Ovviamente un ordine "forte".

Se oltre a "convincersi" delle cose, vorrà avere la pazienza di studiare, potrà apprendere dalla storia.

Per cominciare, può cercare sotto le voci: Terzo Reich, Stalin, Cile, Argentina, Polpot, Mussolini, Shoah.

Vedrà che MAI è finita bene.

Ci scusi per la franchezza e durezza di questa risposta, ma consideri che davvero Lei ha scritto cose gravi, che esprimono principi che violano violentemente diversi precetti costituzionali, che nella nostra società dovrebbero essere come dei capisaldi e che, comunque, sono dei presupposti indispensabili per una convivenza democratica.

RisponderLe con più "cortesia" significherebbe non lasciare chiaro quanto giuridicamente e moralmente inaccettabili siano le Sue posizioni.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Gentile Redazione,

Non mi dovete alcuna scusa. Apprezzo, anzi, la vostra franchezza, ma qui giochiamo a non capirci. Con la medesima franchezza vorrei rispondere che la retorica del vostro ragionamento non può mutare ciò che ho scritto e non può falsarne il senso:

1) Il fatto che i "picchiati" fossero spacciatori lo avevo desunto sia dal tenore degli articoli, sia dalle proteste della popolazione, che ogni tanto, magari, "ci azzecca" pure ! Mi sembrava anche che aveste parlato di decine di chili di droga sequestrata...

2) La "graduatoria" che ho fatto è QUELLA CHE VOI APPLICATE OGNI GIORNO: mi riferisco alla variabilità delle pene, della pena edittale (art. 133 c.p.) e delle differenti sanzioni previste per i vari reati. Se non condividete questa graduatoria (cosa legittima, per carità...), DATE LE DIMISSIONI dalla magistratura, candidatevi in un partito estremista (se ve ne fossero ancora) e "lottate", duramente e senza paura, per far sì che sia più grave picchiare uno spacciatore dello spacciare !

3) In ogni caso, non ho mai detto che era da elogiare il comportameno di chi picchia gli arrestati, anzi, ho detto proprio il contrario ! Soltanto, ho precisato che nel contesto attuale della criminalità e delle sanzioni applicate in Italia questo era ampiamente prevedibile.

4) Riguardo al fatto che voi non contiate nulla, semplicemente non ci credo ! E' un'opinione, naturalmente, non è verità assoluta, ma non lo è neppure la vostra. Siete una delle categorie più forti, è inutile nasconderlo, visto che potete decidere della carriera politica, e della vita, delle persone...il vostro problema è che siete veramente uniti soltanto per difendere gli interessi di categoria laddove, per altri argomenti, al vostro interno si manifestano le stesse divergenze che si trovano in politica. Badate bene, anche questa è un'opinione, che potrei cambiare se qualcuno mi dimostrasse il contrario.

5) Infine, non scomodate Hitler, Stalin, Mussolini, Pol Pot, per darmi dell'incolto e rozzo "perbenista" ... sono artifizi retorici che non vi fanno onore. Come qualcun altro ha già detto, mi permetto anch'io, a questo punto, di consigliarvi di non attaccare chi non la pensa interamente come voi, perché non sempre costui è un vostro "nemico", anzi ! Sempre che amici stiate cercando, e non soltanto pavidi "famuli". Tra amici ci si confronta, ma i servi possono solo servire, e molto spesso possono anche tradire !

Vi saluto in ogni caso cordialmente e con immutata stima, lasciando a voi il compito di metter la parola fine al mio plurimo intervento, se vorrete.

"Uguale per tutti" ha detto...

Ad Anonimo delle 12.29.

Gentile Lettore,

grazie davvero sinceramente e di cuore dell'opportunità di dialogo che ci offre.

Reinterveniamo solo per dire che davvero Le siamo grati del dialogo e che non facciamo questione di "avere l'ultima parola".

Ci premeva che restassero chiare le posizioni in discussione e ci pare che adesso lo siamo.

Dunque, grazie.

La Redazione

Anonimo ha detto...

gentilissima redazione, volevo farvi notare che l'anonimo che voi tanto duramente sgridate non ha affatto preteso che si "giustificassero" o tantomeno si "autorizzassero" le FDO a commettere reati e abusi. si limitava semplicemente a rilevare quanto alcuni atti di violenza (moralmente e penalmente censurabili, ci mancherebbe) commessi dai carabinieri di Calcio fossero infinitamente minori per gravità e per numero rispetto alle decine di migliaia di atti molto più gravi commessi quotidianamente dai delinquenti, autoctoni e foresti.
voi invece avete preso la palla al balzo, dopo aver in un precedente commento dato giudizi morali del tutto gratuiti, per accusare l'anonimo anche di velleità naziste o staliniste, che non mi pare di ravvedere nelle sue parole.
ulteriore dimostrazione di una certa arroganza da parte vostra, e di una pretesa infallibilità e superiorità morale e civile dettatavi certamente dal vostro difficile magistero.
niente di male, per carità, questione di gusti e di abitudini, oltre che di buona educazione.
però leggermente preoccupante se soltanto viene il sospetto che uguale applicazione del principio di induzione venga usata sul lavoro, quando si tratta di comminare una pena. lascio a voi il compito non grato di soppesare le derive che tale atteggiamento potrebbero scatenare. (o, per essere più chiari: pavento e aborro grandemente un uso ideologico degli strumenti processuali, certo non nuovo in questa disgraziata nazione).
per concludere, rivolgo qui pubblicamente la stessa richiesta cui non avete risposto in una mia lettera di qualche giorno fa, e che proprio si può ricondurre alla critica fatta dall'anonimo sulla mancata pressione dei magistrati sul potere politico perché il sistema giudiziario sia più efficiente.
la richiesta era di commentare sul vostro blog la decisione del GUP (o GIP, non ricordo) di Torino, che aveva mandati liberi un manipolo di delinquenti perché, considerate tutte le condizioni e gli aspetti del procedimento cui andavano incontro, non si sarebbero fatti nemmeno un giorno di galera, pur colpevolissimi.
la mancanza di risposta da parte vostra (non ve ne faccio una colpa, beninteso, avete sicuramente parecchio da fare), e la notizia dei fatti di Calcio, seguita dai commenti, mi ha spinto a ricerche più estese, durante le quali sono incappato nel bel pezzo del dott. Tinti, che ben spiega i meccanismi che hanno portato il suo collega dell'udienza preliminare a prendere quella curiosa decisione.
e allora la mia domanda muta leggermente: fermo restando il mio desiderio di veder commentata quella decisione da parte di addetti ai lavori, non potrebbe essere questo uno strumento di pressione, magari un po' brutale ma di sicuro effetto, per cercare di smuovere le putride acque del parlamento? non celebrare i processi che non avrebbero esito, oltre a far risparmiare soldi e tempo e carta per fotocopie (e guastare i bilanci di qualche avvocato), non porterebbe ad una pressione sociale tale da "spaventare" il politico, e spingerlo magari a rivedere certe norme palesemente assurde, ma delle quali ora come ora non riesce a cogliere la demenza? e il tutto senza uscire dal seminato (senza infrangere la legge, cioè, ma semplicemente saltando alcuni passaggi inesorabili quanto indecenti)?
il secondo suggerimento ve lo mando nel prossimo commento.

p.s., questo è l'ultimo commento che firmo col mio nome vero, per i prossimi userò il nomignolo cui sono affezionato, certo della vostra comprensione.

bernardo gonella/baron litron