giovedì 15 maggio 2008

Femminicidio a Niscemi


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di Gennaro Carotenuto
(Professore e ricercatore di Storia del Giornalismo e Storia Contemporanea presso la Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università di Macerata)



da Giornalismo partecipativo


Se sarà confermato così come lo raccontano il fatto di cronaca di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, è andata alla maniera del più classico femminicidio: lei, Lorena, 14 anni, era rimasta incinta e il padre del suo bambino, 15 anni, ha chiamato due amici, 16 e 17 anni.

L’hanno eliminata strangolandola e l’hanno fatta sparire buttandola in fondo ad un pozzo con una pietra al collo, perchè il suo corpo non risalisse.

Questa la straordinaria crudezza di un caso uguale a tanti nell’incontro/scontro tra sessismo arcaico e sessismo moderno usa e getta.

Così usa e getta, oltretutto lei bambina siciliana, uccisa da ragazzi siciliani, da meritare a stento uno spazio tra i titoli in cronaca.

A poco serve notare che se i suoi assassini fossero stati stranieri saremmo oggi ossessivamente bombardati da ogni dettaglio macabro e avremo il fiammante Presidente della Camera, Gianfranco Fini, col suo trench stile Bogart, in pellegrinaggio alla sommità del pozzo dove hanno gettato la povera Lorena e saremo aiutati dalle parole coraggiose di Walter Veltroni, nel rompere i tabù della sinistra ed invocare legge e ordine.

La sorte di Lorena è quella delle ragazze di Ciudad Juárez, in Messico, vittime della modernità neoliberale, vittime dell’aver voglia e diritto di uscire di casa in una società colpevolmente impreparata ad accettare la loro presenza al di fuori della sfera casalinga.

La sorte di Lorena è quella delle ragazze nigeriane uccise e buttate in giro per il Norditalia dai loro clienti dopo averle usate, che meritano una breve in cronaca o neanche quella a volte. A chi importa di una puttana negra?

La sorte di Lorena è quella delle mille Barbara Cicioni, la ragazza di Perugia incinta di nove mesi, massacrata di botte dal marito e per la quale un giudice preistorico dispose l’esame del DNA sul feto per vedere se quel marito non avesse avuto qualche buon motivo (nell’Italia di Pietro Germi le chiamavamo corna) per ammazzarla.

La sorte di Lorena è quella di una società che corre con una gamba che va avanti e un’altra che va indietro. Corre e inciampa, corre e cade rovinosamente, e quando si rialza non vuol capire che è quella sua corsa impossibile, sgraziata, a farla cadere.

Inciampa da sola, cade da sola e cerca sempre colpevoli esterni, gli ebrei del caso, i meridionali, i negri, gli immigrati, i rom, i romeni, il nemico, per cadere ancora più rovinosamente.

Hanno un bel dire che le “nostre donne” (nostre?) debbano temere i romeni stupratori.

I politici che lo affermano sono in malafede. Mentono e sanno di mentire come affermano tutti i dati, quelli del Ministero dell’Interno e quelli della Caritas a dispetto dei falsificatori di professione, Gianni Riotta ed Emilio Fede che lavorano instancabilmente per ingannare l’opinione pubblica e preparare il terreno ai pogrom.

Pogrom dopo i quali, anche se avessimo espulso fino all’ultimo rom, fino all’ultimo romeno, fino all’ultimo extracomunitario, mille Lorena e mille Barbara continuerebbero a morire come a Juárez in quel Messico lontano che la società italiana percepisce falsamente come più arretrato e che forse è solo più moderno.

Verso il fidanzatino quindicenne che uccide perchè non ha più la dignità arcaica di “riparare” ma non ha nemmeno (ancora?) una sensibilità moderna di rispetto e concepisce l’eliminazione fisica del problema, come da copione di diecimila telefilm con i quali è stato bombardato dalla nascita, verso il marito picchiatore che instaura in casa la legge della giungla, verso il ragioniere che va a puttane e si sente libero di prendere loro anche la vita, non c’è pacchetto sicurezza che tenga, non ci sono leggi speciali, rotture di Schengen che servano e non c’è ronda che salvi.

Per quanto arduo e di lunga durata possa apparire c’è solo la cultura che ci può salvare. Se ancora ci si può salvare.

Non l’alta cultura, ma la cultura della vita, del rispetto dell’altro, dell’altro donna in questo caso, ma anche dell’altro lavoratore senza diritti, o mille altri esempi.

Ovunque ci sia una possibilità di istaurare un rapporto gerarchico (anche solo per forza fisica come avviene tra uomo e donna), un rapporto verticale tra forte e debole, questo va criticato, deve essere oggetto di riflessione e bisogna lavorare per abbattere tale gerarchia.

Sta venendo il momento di fare le nostre ronde, ma diverse dalle loro. Sta venendo il momento del non chiuderci più in casa, ma dell’uscire e tessere reti, non con i nostri simili, ma con quelli che la pensano diversamente da noi.

Altrimenti il modello di società che è alla base di questa corsa sgraziata travolgerà tutti noi.

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie per questo post,piccola lezione di vita.Sono nata a Palermo,vivo a Palermo felice di vivervi.Questo orribile femminicidio riporta la Sicilia indietro di un secolo solo perchè venuto alla luce,ma succedono ancora queste cose non solo nella mia terra.La rabbia e l'amarezza mi portano a pensare che non sapremo mai come siano andate le cose,cioè i fatti,adesso ne stanno infangado anche la memoria,non può difendersi.14 anni,una bambina.La madre vuole farsi giustizia da sola,cosa si aspettava il giornalista che le ha messo il microfono davanti? che perdonasse i tre "ragazzi"? Ringrazio il vostro blog vi leggo ogni giorno.Carmela Salvaggio.

Anonimo ha detto...

Se dei minorenni nel 2008 possono "ragionare" ancora con regole arcaiche ma con una "sicurezza" moderna sono straconvinta che, oltre le famiglie,è l'istruzione, tutto il corpo docente che deve fare una seria riflessione. Un mea culpa dei metodi e dei percorsi di formazione delle nuove generazioni. Pretendere con l'ausilio di esperti una attenta e seria riforma del sistema di formazione.Offrire in classe quotidianamente dibattiti sui vari temi di cambiamento della società, discutere costruttivamente dei fatti di cronaca negativi che per i giovani possono diventare, senza mediazioni, emulazione.
Non sono bacchettona se mi preoccupo che i giovani a 11 anni si drogano, fumano, bevono o fanno sesso.
Alessandra

Anonimo ha detto...

Tutto tristemente vero, però Lei non avrà indosso il trench come Fini ma non vedeva comunque l'ora (sociologicamente parlando) si presentasse un omicidio eseguito dal "branco" di ragazzi italiani.
L'università di macerata non è nuova ad imboccare, talvolta ad asfaltare, queste strade a senso unico.
Procediamo così, rimanendo in attesa che un italiano stupri un'italiana per leggere un articolo simile, facendo sempre il meglio per gli studenti.

Anonimo ha detto...

Salve. 8)

Scusate ma non sono per niente d'accordo con ciò che viene detto in questo post.

In primis perchè non è affatto vero che della notizia non ne parla nessuno, ne parlano in tutti i TG e la riportano tutti i giornali.
Forse la lamentela deriva dal fatto che non se ne è ancora occupato Cucuzza, con i suoi inviati "in diretta dalle viscere della vittima".
Non disperiamo, c'è tempo anche per questo, lasciate che il bravo "giornalista" si organizzi...

C'è poi da dire che non se ne può più di sentire sempre chi usa i reati commessi dagli italiani per giustificare gli stranieri che delinquono.
Questo è il famoso "benaltrismo" che ha padri illustri (Totò Riina dice che sono "ben altri" i mafiosi) e schiere nutrite di seguaci.

Così ragionando giustifichiamo gli uni e gli altri.

Detto questo, io non chiedo le ronde, mi basterebbe che chi commette un reato SCONTASSE PER INTERO LA PENA INFLITTA.
Italiano o straniero che sia, un assassino rimane un assassino.
Punto e basta.
Al punto in cui siamo arrivati non voglio sapere niente del suo lacrimevole passato, non mi interessa sapere se vive in un campo nomadi o in una lussuosa suite, non mi importa che sia ricco sfondato o povero in canna.
Un ASSASSINO è un ASSASSINO.

E con lui sono assassini i genitori o chi gli ha inculcato certe regole di comportamento.

E sono reswponsabili anche i legislatori che perdendosi dietro a ghirigori legislativi, pontificano sulle vite "degli altri", ammorbidendo, limando, smussando, alleggerendo SEMPRE il carico di responsabilità che ogni essere umano ha il dovere di accollarsi se commette un crimine.

Ricordiamoci che a forza di non punire nessuno, la gente esasperata punirà chiunque gli capiti a tiro, a caso.

"Femminicidio"?
No, non giriamoci intorno, questo è "solo" un omicidio come se ne consumano tanti.
Perchè la povera Lorena è vittima "femmina" solo per un caso.

Nelle fantasie oscene di molti ragazzini o ragazzi (ma anche di molte ragazzine o ragazze) si può morire per molto poco, anche per nulla.
Si può morire perchè non si hanno sigarette da regalare.
Si può essere pestati a sangue perchè non si consegna una merendina, perchè si è troppo bravi a scuola, perchè non si veste come usa fare la massa decerebrata, perchè si sogna di fare il ballerino.
Si può morire perchè si rimane incinta e lo si vuol dire in giro, certo.
Ma si può morire anche per i colori di una squadra di calcio, per un sorpasso mal digerito, per le pseudo idee sataniche di un branco di lobotomizzati, in fin dei conti si può morire anche per noia.

E non sono motivi meno aberranti di quello che ha portato alla morte Lorena.

Il nostro problema è che ci fermiamo a guardare ogni volta il dito, senza vedere la luna.

Il dito è il singolo delinquente, la luna è il permissivismo esasperato, il buonismo di facciata che nasconde la totale assenza di regole di cui la nostra società è vittima.

Ormai il sentir dire "sono ragazzate" mi fa rivoltare lo stomaco.

Non hanno importanza i motivi di un omicidio, ha importanza il messaggio che ormai impera nelle menti di chi vuol farsi i propri comodi alla faccia di tutti gli altri: posso fare quello che voglio perchè

1) se sono straniero, mi metteranno per qualche giorno in galera, poi mi metteranno fuori, mi consegneranno un foglio di via con il quale mi pulirò prontamente e ricomincerò tutto da capo.

2) Se sono italiano, idem come sopra, tranne il foglio di via e quindi per pulirmi sarò costretto a comperarmi un quotidiano o un libro, che dura più a lungo.

3) Se sono straniero minorenne ci facciamo tutti una bella risata sopra e avanti tutta come se niente fosse.

4) Se sono minorenne italiano sono indubbiamente avvantaggiato, oltre a farmi le quattro risate di cui sopra, avrò dalla mia parte i cari genitori, che non si sono mai accorti di avere in casa una bestia perchè bestie a loro volta, e quindi mi difenderanno fino alla noia (di chi segue l'iter giudiziario di certi soggetti, vedi il caso Raciti) negando perfino le evidenze più elementari.

Castrazione chimica per i pedofili ultra recidivi?
MA NON SIA MAI!!!

Affibbiare un'accusa per "omicidio volontario" a chi beve fino a vomitare (e non aggiungo altre sostanze per pietà cristiana) e poi si mette alla guida uccidendo il primo disgraziato che gli capita a tiro?
SACRILEGIO!!!

Mettere a tosare l'erba lungo lo spartitraffico della A1 i simpaticoni che derubano e pestano i pensionati?
ARGH! ERESIA!!!

E potrei continuare a lungo con la lista delle oscenità.

Le nostre leggi partono dal presupposto che chi commette un reato lo faccia in un momento di bisogno, di perdita di lucidità, di sostanziale buona fede.
E invece la vita è piena di persone in malafede che sfruttano mostruose lacune, in parte messe lì ad arte, per favorire "amici degli amici" e che hanno finito per intossicare l'intero sistema giudiziario nazionale.

Le nostre leggi partono dal presupposto che in carcere si possa seguire la strada del recupero.
Ma non sempre è così, perchè non tutti gli educatori fanno il proprio dovere o non ne sono capaci, e perchè non tutti i carcerati hanno voglia di cambiare vita.
Anzi, molto spesso ti ridono in faccia mentre sei lì che li guardi, aspettando che tornino liberi, mentre i parenti delle vittime, dei morti, non avranno MAI la semi libertà per i loro cari.
Perchè uno stupro, un pestaggio, un coltello puntato alla gola, la perdita dei pochi ricordi messi insieme in tutta una vita di sacrifici ti rimangono dentro per sempre, non si prescrivono, non si condonano, non si graziano.
Una moglie, una sorella, una figlia dentro una bara bianca non te le restituisce nessuno.
Ma almeno facciamo in modo che nessuno debba più piangere quello che molte famiglie stanno piangendo!
Perlomeno NON PER COLPA DEI SOLITI NOTI!

...


La colpa poi è di chi non accoglie il diverso...

Qualcuno accolga me!
Sono io la "diversa", perchè sono onesta, perchè non mi sognerei mai di colpire o uccidere nessuno, perchè non calpesto nemmeno le formiche.

E gradirei che il mio prossimo facesse altrettanto.

Ma so per certo che fin quando un genitore aggredirà un preside perchè ha tolto il cellulare al figlio o ricorre al TAR per annullare una bocciatura sacrosanta, non ci sarà speranza per nessuno.

Questa è la mia personale opinione.

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo delle 10.09.

Non c'è bisogno di "rimanere in attesa che un italiano stupri un'italiana".

Da una indagine dell'Istat che si può leggere a questo link emerge che il 93,8 % (NOVANTATRE virgola otto) degli stupri sulle donne viene commesso in Italia da italiani, che il 55,5% è opera degli ex partner, il 14,2% è opera del partner attuale e il 17,4% degli stupri è opera di un conoscente. Solo il 6,2 % è opera di stranieri.

In sostanza, dunque, l'elemento qualificante non è la nazionalità e il problema deve per forza essere un altro.

Il guaio è che, se uno legge solo i giornali e vede solo la televisione, si convince che le statistiche sono esattamente all'opposto.

Quanto ai "branchi di ragazzi italiani", purtroppo al momento ne siamo pieni.

Dunque, l'articolo che abbiamo pubblicato ci sembra interessante, perchè prova a richiamare l'attenzione sul fatto che, con la scusa e l'ammuino sugli stranieri, si stanno nascondendo problemi che non dipendono dagli stranieri ma da fatti culturali più complessi.

Allo stato, in sostanza, ciò che accade è che ci sono in Italia tantissimi stupri e che l'unico approccio al problema sia approfittare della volta in cui lo stupratore è straniero per parlare non dello stupro e/o delle dinamiche che lo producono, ma dello straniero in quanto tale.

In sostanza, il problema della violenza, quello della violenza sessuale, quello della violenza in danno delle donne, quello della prevaricazione dei forti sui deboli e, per non farci mancare niente, quello del sempre più rozzo modo di trattare le donne (ormai anche per fare la giornalista televisiva il requisito non è intellettuale, ma si misura in lunghezza della coscia, mentre il Ministro delle pari opportunità è una aspirante velina: internet è piena di sue performance e pare che ieri sera "Striscia la notizia" abbia mandato in onda un suo impietoso provino) sono ridotti al problema degli stranieri.

Ma nascondere i problemi e camuffarne i segni è il miglior modo per fare in modo che non si risolvano mai e che peggiorino sempre di più.

Quanto all'Università di Macerata, della quale non sappiamo proprio nulla, ne approfittiamo per dire ancora una volta che non ce ne importa niente dell'eventuale "colore" partitico di questo o di quello.

Non giochiamo a questa partita fra "bande" che ormai diventano anche "branchi".

Giudichiamo l'interesse di ogni cosa sulla base di quanto appare argomentata e fondata.

La Redazione

"Uguale per tutti" ha detto...

Per la parte del commento di Anonima delle 10.54 ove Ella si lamenta GIUSTAMENTE della diffusa impunità che caratterizza il nostro sistema penale, ci permettiamo di segnalare quanto scritto da Bruno Tinti in un capitolo di "Toghe Rotte" che si può leggere a questo link.

L'altra parte del commento di Anonima lo lasciamo alla pubblica discussione, segnalando soltanto che il nostro intento non era e non è "giustificare" nessuno, né essere "buonisti", ma solo provare a segnalare problemi specifici quasi sempre taciuti o misconosciuti.

In particolare, la violenza di genere è un problema specifico.

Non si tratta di distinguerla per fare buonismo. Si tratta di provare a trovare le cause di un tipo di violenza specifico che ha radici culturali specifiche.

Dopo di che, che un assassinio sia "di genere" o sia "comune", resta un assassinio e in nessuna parte di questo blog si troverà nulla che possa essere inetrpretato come forma di condiscendenza verso nessun tipo di crimine, nazionale o estero :-)

La Redazione

Anonimo ha detto...

Senza parole!!!
Nulla potrà mai analizzare quanto successo alla povera Lorena!
O meglio, una sola considerazione: totale fallimento della teoria darwiniana! (evoluzione della Specie).
O meglio ancora, totale affossamento del disegno divino!
bartolo

Anonimo ha detto...

Ehm, scusate ancora ma...io, alle 10:54, non sono "anonima"!
Ho messo il mio nome: Luciana

E non mi rivolgevo in particolare a voi quando denunciavo la totale mancanza di contatto con la realtà che hanno i nostri legislatori, il mio è un discorso generale che coinvolge le famiglie (sempre convinte di avere cresciuto degli angeli, salvo scoprire tragicamente che non è così), gli psicologi (...no comment), i legislatori, i giudici, gli assistenti sociali e per ultima ci metto anche la scuola.
La metto per ultima perchè alcune delle sue colpe derivano dal clima di intimidazione che regna intorno agli insegnanti.
E' vero che parecchi sono dei lavativi e spesso anche ignoranti a loro volta, ma è anche vero che quelli che vorrebbero impegnarsi si trovano costretti ad abbozzare per paura di ritorsioni, anche penali oltre che fisiche.

Detto questo, complimenti per il blog, che seguo giornalmente anche se non sono una addetta ai lavori e del quale riprendo gli articoli più interessanti cercando di diffonderli

Luciana

"Uguale per tutti" ha detto...

Carissima Luciana,

accetti le nostre scuse davvero sincere per l'imperdonabile svista che ce l'ha fatta definire "anonima".

Quanto al Suo intervento, a noi era sembrato e sembra ancora di grandissimo interesse.

Non a caso Le abbiamo anche dato man forte sulla questione del generale "buonismo" (in realtà "opportunismo") della legislazione penale.

Le precisazioni volevano essere solo questo: precisazioni.

Per favore resti con noi e intervenga ancora.

Grazie di cuore per il generoso incoraggiamento.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Ho letto con interesse il commento di Luciana e devo dire pero' che rimango perplesso innanzi ad alcune affermazioni che non condivido. (Saro' sintetico).
Riporto testualmente:

1)"Al punto in cui siamo arrivati non voglio sapere niente del suo lacrimevole passato, non mi interessa sapere se vive in un campo nomadi o in una lussuosa suite, non mi importa che sia ricco sfondato o povero in canna.
Un ASSASSINO è un ASSASSINO".

io credo che sia invece importante conoscere le condizioni di chi commette un reato per capirne le motivazioni che lo hanno spinto a delinquere ( i delinquenti non sono tutti uguali)

2)"E con lui sono assassini i genitori o chi gli ha inculcato certe regole di comportamento".

Questa e'l'affermazione che proprio non mando giu'.
Posso capire una critica sulle capacita' educative di un genitore( ma nello stesso tempo mi guardo bene dal salire in cattedra perche' anche io potrei sbagliare e anche piu' degli altri) ma non accetto che li si accusi di esser praticamente i responsabili delle azioni dei figli ( questa e' cattiveria gratuita)..
La formazione di un soggetto inizia certamente nella famiglia ma prosegue anche nella scuola e nel substrato sociale in cui si ritrova e non e' detto che gli insegnamenti dei genitori riescano a neutralizzare le "deviazioni" che gli altri ambienti possono produrre..

E per continuare sinteticamente: non condivido la castrazione chimica perche' non mi piace l'idea di rispondere ad una violenza con un altra violenza( spero ci possano essere strumenti alternativi);ritengo approssimativo parificare l'omicidio commesso da chi ubriaco si mette alla guida di un automobile( si parla di colpa cosciente ma non e' volonta') con quello commesso da chi con coscienza e soprattutto volonta' impugna un arma al solo scopo di togliere la vita ad un altro essere umano; i presupposti da cui parte la legge sono svariati e la riabilitazione non e' un obbligo ma solo un' aspirazione... e via discorrendo

Insomma gradirei vedere discorrere di problemi cosi delicati cercando di eliminare sentimenti di rabbia ( del tutto giustificata e condivisibile)che possono indurre a conclusioni affrettate

Anonimo ha detto...

8D
Scuse accettate.
So che le vostre erano delle precisazioni pure e semplici, come le mie.
Non c'è polemica nè rimprovero nelle mie parole. 8)

Continuerò senza dubbio a seguirvi come ho sempre fatto.

Salutandovi auguro un buon lavoro a tutta la redazione e mi permetto di suggerire un argomento che con questo post c'entra poco o niente ma che, secondo me, è inquietante: il dossier Lombardo.
Sapete di cosa si tratta, no?
E' quell'enorme archivio di nomi di gente raccomandata e raccomandante che gira in Rete e che dopo i primi riscontri sta portando a degli esposti presso alcune Procure.
Ecco, mi pare strano che TV e giornali non ne parlino, nemmeno per sbaglio.

Luciana

Cinzia ha detto...

ROMA, 15 MAGGIO: ITALIANO AGGREDISCE E VIOLENTA RUMENA

Aspettiamo tg, gr e giornali...

di Onofrio Dispenza
La notizia è questa : a Roma, una giovane rumena è stata aggredita e stuprata da un 39enne italiano. La ragazza faceva le pulizie in un call center. Ad aggredirla alle spalle è stato il convivente della responsabile della cooperativa dove la giovane rumena lavora. Maria - chiamiamola così - aveva appena iniziato a fare le pulizie quando il suo violentatore l'ha aggredita.

Minacciandola con un taglierino, l'ha costretta a subire violenza sessuale. Dopo la violenza, Maria ha chiesto aiuto in un bar vicino, è arrivata la polizia, l'aggressore è stato facilmente individuato ed arrestato. Questa la notizia. Adesso aspettiamo, vogliamo vedere quanto spazio avrà nei tg, nei gr e nei giornali che troveremo domani in edicola.
Una ragazza rumena violentata da un italiano, non una italiana violentata da un rumeno. Si accettano scommesse sullo spazio che sarà riservato alla notizia di Roma. Se finirà come pensiamo, chiediamo scusa a Maria.



15/05/2008 - tratto dal sito di Articolo 21

Anonimo ha detto...

X Anonimo delle 13:49

Tu dici

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"io credo che sia invece importante conoscere le condizioni di chi commette un reato per capirne le motivazioni"
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Ho scritto quella frase per chiarire che non sono mossa da pensieri razzisti.
Non voglio sapere se il delinquente è italiano, romeno o bulgaro, voglio solo che paghi ciò che deve pagare.

E non sarò certo io a decidere la pena, ci sono i tribunali per questo.

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2)"E con lui sono assassini i genitori o chi gli ha inculcato certe regole di comportamento".

Questa e'l'affermazione che proprio non mando giu'.
Posso capire una critica sulle capacita' educative di un genitore
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E infatti questo è: una critica alle capacità educative di certi genitori, che continuano in maniera stucchevole a difendere l'indifendibile.
E' ovvio che se un figlio nasce tondo non lo farai morire quadrato, ma almeno non mentire a te stesso dicendo che tuo figlio è un santo e che la sorte ria e cattiva trama contro di voi.

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( ma nello stesso tempo mi guardo bene dal salire in cattedra

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Io non salgo in cattedra, esprimo un'opinione.

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ma non accetto che li si accusi di esser praticamente i responsabili delle azioni dei figli ( questa e' cattiveria gratuita)..

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Allora è la legge dello Stato italiano ad essere cattiva gratuitamente, visto che delle azioni dei figli minori devono rispondere SEMPRE i genitori.

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La formazione di un soggetto inizia certamente nella famiglia

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Appunto.
Prendi i genitori degli sciagurati di Verona.
Nelle interviste si dicevano sorpresi, addolorati, increduli.
Eppure queste mezze calzette collezionavano da mesi denunce per rissa e lesioni e richiami in caserma, avevano anche l'obbligo di firma durante le partite, in casa avevano materiale nazista.
Che facevano i genitori?
Che significato danno alla parola "normale"?
Chi è per loro un "bravo ragazzo"?
Stavano pettinando le bambole mentre i loro rampolli tappezzavano la stanzetta di svastiche e poster di Mussolini?

Ma per piacere...

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E per continuare sinteticamente: non condivido la castrazione chimica perche' non mi piace l'idea di rispondere ad una violenza con un altra violenza( spero ci possano essere strumenti alternativi);

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Come le cronache dimostrano ampiamente, "non c'è una alternativa valida" perchè non puoi mettere un poliziotto dietro ad ogni pedofilo per vedere dove va, che fa, chi frequenta.
Il non voler rispondere con una violenza (?) alla violenza, genera violenza.
Altri bambini verranno violentati dal pedofilo lasciato in preda alle proprie pulsioni.
E questa è violenza.
E non cerchiamo aiuto da certe istituzioni, se solo penso che uno come Izzo, è stato considerato "recuperato" e messo allo sportello addetto all'aiuto delle donne in difficoltà... mi chiedo "chi" lo ha recuperato, Landrù?

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ritengo approssimativo parificare l'omicidio commesso da chi ubriaco si mette alla guida di un automobile( si parla di colpa cosciente ma non e' volonta') con quello commesso da chi con coscienza e soprattutto volonta' impugna un arma al solo scopo di togliere la vita ad un altro essere umano;

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Bravo.
Infatti non sono io quella che li parifica, sono le sentenze.
In entrambi i casi i colpevoli sono fuori quasi subito.
E comunque, chi guida ubriaco non lo fa una volta e via, ripete l'azione e spesso lo fa anche dopo che la patente gli è stata ritirata.
Se non è volontà di uccidere questa...

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la riabilitazione non e' un obbligo ma solo un' aspirazione...

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Non di tutti.

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Insomma gradirei vedere discorrere di problemi cosi delicati cercando di eliminare sentimenti di rabbia (

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Non sono un lord inglese, rivendico il diritto alla mia personale dose di rabbia.


Luciana

Anonimo ha detto...

Cara Luciana

La rabbia cui fai cenno alla fine del tuo commento e' proprio quella che inficia il tuo ragionamento

A mio modesto avviso utilizzi un termine inappropriato e soprattutto offensivo ( non me ne volere) nei confronti di chi giornalmente si spende anima e corpo per dare una corretta educazione ai propri figli.

Utilizzi nello specifico il termine "inculcare"che vuol dire:Imprimere qualcosa nella mente o nell'animo di qualcuno con la persuasione e l'insistenza.

Questo termine non e' corretto in quanto dovremmo concludere che un genitore insegna ( in questo specifico caso) ad uccidere

Avrei preferito leggere magari:"non corregge i comportamenti malsani"
Al di la del termine, sono del parere che non sempre ed in ogni caso la colpa e' dei genitori
Tu puoi provare a seminare un campo che speri sia fertile, lo puoi irrigare giornalmente.. ma se la pianta non attecchisce la colpa non e' tua.
Cerchiamo di essere sereni quando giudichiamo..puntare il dito e' facile per tutti ma chissa' cosa faremmo noi al loro posto
Dici che la legge ci grava della responsabilita' per le azioni dei nostri figli.. vero, ma aggiungo che si e' responsabili anche dei danni provocati dal proprio cane
mentre pero' quest ultimo lo tieni in gabbia, altrettanto non puoi fare con un figlio.. il quale diversamente da un animale ha capacita' di autodeterminarsi e a volte diversamente da quanto gli hai insegnato.

Sull' automobilista folle siamo in totale disaccordo

Se una sera esco con gli amici mi ubriaco e inizio a correre con la macchina finendo per travolgere la vecchietta di turno che attraversa le strisce pedonali, non sono un assassino ma solo un povero idiota( detto in termini piu' formali manca la volonta' dell'evento come manca nel lanciatore di coltelli che, facendo affidamento sulla sua abilita', uccide la malcapitata bionda di turno che gli fa da assistente)..

Forse senza rabbia riusciresti a veder le cose da un altra prospettiva.

Un cordiale saluto :-)

Anonimo ha detto...

Caro anonimo. 8)

Ma tu come credi che io possa "usare" la mia rabbia?

E' vero che non sono un lord inglese, ma nemmeno dormo con la clava sotto il cuscino.

Io so esattamente dove finiscono la mia libertà e il mio libero arbitrio: finiscono dove cominciano quelli degli altri.
E il limite non lo supero mai.

In quanto al termine "inculcare", se leggi il mio post vedrai che non è usato per i genitori ma per "o chi gli ha inculcato certe regole di comportamento".
Benchè anche i genitori possano essere degli inculcatori di comportamenti sbagliati, in questo caso mi riferivo ai gruppi, ai branchi, alle "famiglie", alle sette, ai cattivi maestri che si possono radunare intorno ad un giovane.

E comunque è fuori di dubbio che "anche" i genitori possono spingere i figli ad uccidere.
Altrimenti le faide e le stragi mafiose sarebbero storie da fantascienza.

Dici che non sempre è colpa dei genitori.
Verità sacrosanta, l'ho detto e lo ripeto che se nasco tondo non morirò quadrato, questo però non autorizza i miei genitori ad assolvermi a priori da qualsiasi accusa mi venga mossa.
Certi genitori, continuando ad ignorare le piccole storture caratteriali dei propri figli, finiscono con il doverne affrontare di più grandi e tragiche.

Fai anche un bel paragone calzante, tra i figli e i cani.

E s a t t o!

I genitori di cui parlo io sono proprio come quei burini/cafoni proprietari di molossi che non sanno gestire.
Cosa fanno con i propri figli?
Esattamente quello che fanno con i propri cani: non li controllano, li incitano, li incattiviscono, li rendono mortalmente pericolosi.

E alla fine il morto ci scappa.

Dici anche "Se una sera esco con gli amici mi ubriaco e inizio a correre con la macchina finendo per travolgere la vecchietta di turno che attraversa le strisce pedonali, non sono un assassino ma solo un povero idiota"
E fin qui posso anche essere d'accordo.
Se lo fai "una" sera, non se lo fai più e più volte e se al posto della vecchietta non ti porti via una mamma con bambino di 10 anni o cinque disgraziate che aspettano lo scuolabus.

La maggior parte degli ubriachi al volante è recidiva e anche imbottita di tutto ciò che può essere fumato, iniettato, ingoiato o leccato...e non si procura mai nemmeno un graffio.

E non si possono nemmeno paragonare i morti che aspettano lo scuolabus con la bionda infilzata dal lanciatore di coltelli maldestro.
La bionda "lo sa" che può rimetterci le penne facendo quel lavoro, il cappottino di mogano lo mette in conto.
Le bambine alla fermata dello scuolabus no.

E no, non mi piacerebbe il non essere arrabbiata e il vedere le cose da un altro punto di vista.

Cordialmente e senza astio
Luciana 8)

Anonimo ha detto...

salve a tutti, ho 28 anni e sto effettuando il tirocinio come psicologa presso il carcere minorile di firenze. i ragazzi che vedo sono per la maggior parte extracomunitari, sono ragazzi che arrivano in italia con un sogno, con il sogno di migliorare la loro condizione, di aiutare le loro famiglie. sono ragazzi che hanno commesso un reato, ma non per questo non valgono nulla, anzi, sono ragazzi che hanno un mondo interno ricchissimo, molto piu' dei nostri "bravi" ragazzi italiani che si passano la ragazza per farci sesso e poi la ammazzano a sangue freddo. sono ragazzi per cui la 448 non funziona, sono ragazzi che passano 3 mesi di custodia cautelare in carcere (quando va bene) in attesa del processo perchè la legge italiana funziona solo per gli italiani: per lo stesso reato un ragazzo italiano resta in custodia cautelare per un mese appena, mentre un extracomunitario resta in carcere fino al processo.
questa e' la nostra giustizia, questo e' il nostro paese i cui ragazzi di 14 anni si trovano in carcere e tentano di ammazzarsi per la disperazione. questa e' la nostra italia dove la giustizia se la fanno gli agenti della polizia penitenziaria, perche' e' facile picchiare un ragazzino. questa e' la nostra italia in cui i cittadini si arrogano il diritto di farsi la giustizia da soli, in cui le pene valgono solo per il diverso, in cui i reati commessi dagli italiani passano sotto silenzio o quasi. questo e' il nostro mondo in cui nei telegiornali gli autori di reato vengono definiti in base alla nazionalità solo se sono stranieri... ma quando sono italiani i nostri giornalisti li definiscono come “un uomo”, “tre ragazzi”, “una donna”... questa italia fa schifo.

Alessandra

Anonimo ha detto...

Parto dal titolo di Carotenuto "femminicidio a Niscemi", perché mi pare che poco, si è soffermati sul significato che quel termine esprime, se non per negarlo (come nel caso di Luciana). Non è un caso che la parola femminicidio, è nata proprio nelle vicende delle donne di Ciudad(bene ha fatto Carotenuto a nominarla, collegandola alle vicende delle altre donne massacrate) Esso fin dall'inizio ha sempre avuto un significato inequivocabile: violenza di genere. Il femminicidio non è un insieme di uccisioni in serie di donne, in alternativa all'uccisione in serie di uomini o di bambini(in questo ultimo caso, c'è da rilevare il valore simbolico che lo ri-congiunge al feminicidio,visto che i bambini nascono da donne)bensì in esso si riconosce che le donne vengono, violate, uccise, massacrate,in quanto donne,in relazione alla loro differenza (di genere).Genocidio delle donne dove la diversità, la differenza, deve essere cancellata in nome di una supremazia della genealogia maschile. Stiamo attenti a sottovalutare o negare il femminicidio, perché così facendo ne limitiamo, ma sarebbe bene dire,gli neghiamo (anche)quella rilevanza processuale indispensabile per chiedere e fare giustizia.
Se riconosciamo che un Olocausto è differente da chi uccide un pedone perché ubriaco, o guida senza mani,credo che abbiamo fatto un passo avanti nella comprensione di ciò che sta alla base del femminicidio: la resistenza(violenta) a che l'identità femminile possa assurgere a nuovo modello per creare relazioni diverse tra donne e, tra i due generi.Resistenza esercitata da quel prototipo di maschile che si pone come unico modello del genere umano.Coloro che violentano, uccidono le donne, non sono "malati" o presi da raptus, quindi, bisognosi di essere curati (anche attraverso la castrazione chimica)ma sono uomini che esercitano il dominio che gli deriva dalla loro cultura.Una cultura dove le donne non esistono se non come creature degli stessi uomini. Le donne non sono un genere ma in quanto "nostre" (degli uomini) possono essere cedute, vendute, fatte oggetto di scambio. Inoltre violentare una donna "altrui" è prova di doppia potenza (e virilità)così accade per fare un esempio,negli stupri etnici.
Allora,ha ragione Luciana, quando si chiede (e chiede) quali siano i modelli educativi che noi trasmettiamo ai nostri figli. Purtroppo sono ancora quelli di una stereotopia sessuale: le donne (le bambine) livellate al livello più basso)gli uomini(i bambini)privilegiati nella differenza genealogica e sociale.Solo il riconoscimento dell'altro/tra, della differenza/ze, è un gesto che permetterà di tessere relazioni scevre dalla paura, perchè:
"La violenza è indice di una mancanza di presenza a se stessi e di un sentimento di insicurezza profondo. Dietro la violenza maschile, in filigrana si può riconoscere una doppia paura: la paura della propria insignificanza, della propria inutilità, del proprio ruolo affettivo e insieme paradossalmente la paura della relazione e del conflitto. Queste due paure finiscono per intrecciarsi in modo tale che una riconduce continuamente all'altra e entrambe spingono verso il tentativo di controllare e di sottomettere la propria partner". (Marco Deriu)

Lia G.

Anonimo ha detto...

Salve.
2 precisazioni:

1) dicendo che in questo caso non si tratta di femminicidio non ho negato tutto ciò che il termine rappresenta.
Dico solo che non è questo il caso perchè ho l'impressione che certi soggetti siano in grado di fare lo stesso con qualsiasi altra vittima sacrificale gli si pari davanti.
Certi adolescenti sono così freddi e privi di compassione per il prossimo da far paura non solo alle donne, ma a chiunque possa essere considerato un ostacolo.

Se a 14, 15 anni arrivi a pianificare un omicidio via SMS e dopo averlo commesso te ne stai in pace con te stesso per 15 giorni, cioè fin quando non ti sgamano, c'è qualcosa di profondamente sbagliato in te, non lo fai perchè devi riaffermare la supremazia del maschio sulla femmina, lo fai perchè sei..."cosa" sei?
"Chi" sarà la prossima vittima se non ti fermano?
Perchè questo gruppo, legato da un segreto tanto orribile, cosa arebbe fatto in seguito, se avesse avuto bisogno di zittire altre persone, anche per altri motivi, avrebbe avuto problemi ad uccidere?
Non credo.

PURTROPPO la questione è più generale. Negando il delitto di genere non mi sento più al sicuro, anzi, perchè il delitto di genere può rimanere circoscritto all'ambiente, al genere, puoi cercare di spiegare, di capire, di istruire, di cambiare.
La violenza diffusa rivolta contro tutto ciò che si muove, disabili compresi, è PEGGIORE perchè non ha senso (se mai un delitto a sfondo sessuale può averne), è cattiveria pura senza freni.
E' distacco dalla realtà, mancanza di punti di riferimento.
E' un bubbone spaventoso che non dobbiamo ignorare.

E guardate che la maggior parte delle "bravate" è questa (vedere il video dove viene appiccato il fuoco ai capelli della vittima di turno), solo che gli va bene e non ci scappa il morto.

La ragazzina è incinta? bon, game over e via con una nuova partita.
Si è persa la misura, tutto è lecito, tutto è un gioco, tutto è "finto", tutto è su You Tube, tutto è virtuale, anche la vita e la morte.


2) io sono rimasta allibita nel sentire le DONNE, le RAGAZZE di Niscemi fare delle affermazioni da cella di isolamento.
Avevano dei sorrisini pietosi e dicevano che "c'è troppa libertà tra i giovani", sottintendendo che era lei, la vittima, ad essere troppo libera.
Sono state le compagne di scula della povera ragazza a depistare le prime ricerche, loro sapevano chi frequentava e hanno taciuto, anzi, hanno mentito.
Loro sapevano di quel casolare ma hanno preferito i sorrisini ammiccanti piuttosto che parlarne con i genitori di Lorena.

Se "una donna" ragiona così, qualcuno mi sa spiegare perchè un uomo, dovrebbe sentirsi in colpa mentre pesta la propria compagna?

Questa mentalità grezza non è prerogativa dei maschi, grande importanza ha anche l'educazione che le madri danno "ai figli" e alle figlie.

Luciana


P.S.

Stiamo attenti con il delitto di genere perchè può creare attenuanti (eh poverino, la scarsa cultura, l'ambiente, i retaggi...).
Poi finisce come in Germania dove hanno concesso uno sconto di pena al cameriere omicida...perchè era sardo.

Anonimo ha detto...

La tesi di Luciana che cerca e trova le cause nella famiglia mi trova molto d'accordo. Non sono giudice, nè poliziotto o politico, nè giornalista o scrittrice. Il mio sforzo quotidiano, il mio modesto apporto alla società è questo, educare.

T.

Anonimo ha detto...

@Luciana

il femminicidio, assumendo rilevanza giuridica e processuale diverrebe reato autonomo.E' l'assenza della rilevanza penale che porta alle abnormità giuridiche. Non il contrario.
Il caso specifico non è avulso dalle tematiche di fondo della discriminazione e violenza di genere. E' l'ennesima conseguenza.

Un saluto

Lia Gambino

Anonimo ha detto...

X Lia

Il caso specifico non è avulso dalle tematiche di fondo della discriminazione e violenza di genere. E' l'ennesima conseguenza.

Un saluto

Lia Gambino

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Carissima Lia... me stò a sderenà per partecipare a questa discussione. =_=
Di solito non intervengo quasi mai perchè mi conosco, sono logorroica e poi mi incarto da sola.

Comunque...

Io credo che il caso in questione non sia avulso... da niente.
E' perfettamente inserito nella nostra società che vive completamente al di sopra delle proprie possibilità, al di sopra delle leggi, al di sopra dei sentimenti, al di sopra delle righe.

E vive anche al di fuori, al di fuori della realtà.

Guardate che questi non si erano nemmeno resi conto di avere ucciso, non dico che non hanno dato importanza alla morte di una ragazza, no, non erano nemmeno arrivati a capire che avevano ucciso un essere umano!
Glielo hanno dovuto ripetere per giorni.
Alla fine ci sono arrivati.
Ma credo che non gli abbia fatto nè caldo nè freddo se è vero che uno dei tre se ne è uscito con un "adesso che ho confessato posso tornare a casa?"

Se penso che uno di loro ha 17 anni e che tra 12 mesi potrebbe avere in mano una patente di guida...non voglio sapere altro.

Tu dici anche:

"il femminicidio, assumendo rilevanza giuridica e processuale diverrebe reato autonomo."

Ma non è nemmeno giusto nei confronti delle altre categorie di vittime.

L'idea che ho della giustizia è che nessuna vittima deve essere ghettizzata, rinchiusa in una "riserva" giuridica.
Vorrei che non le venisse appiccicata un'etichetta (vittima femmina, vittima maschio, vittima di colore, vittima omosessuale, vittima di destra, vittima di sinistra, vittima bassa, vittima alta).
Le vittime di omicidio devono solo essere considerate delle persone.
Se andiamo per etichette ci sarà sempre qualcuno per il quale c'è l'etichetta che vale di più e quella che vale di meno.

Non si scappa, la mamma dei cretini è sempre incinta.

Almeno io la vedo così.

Luciana