lunedì 1 settembre 2008

La riforma rispetti l’autonomia della magistratura



di Nicola Saracino
(Magistrato)



da Il Riformista del 29 agosto 2008


Nel procedimento disciplinare contro un magistrato non vengono in gioco soltanto i suoi personali interessi e le sue ambizioni, ma vi sono coinvolti valori che appartengono alla collettività: la soggezione del giudice soltanto alla legge, la sua inamovibilità e, in definitiva, la sua indipendenza.

L’attuale Giudice disciplinare è il C.S.M., in una sua articolazione ridotta; è un giudice di natura elettiva composto, oltre che da magistrati, anche da professori universitari ed avvocati indicati dal Parlamento.

In epoca recente si sono registrati interventi pubblici di alcuni suoi componenti che, nel rispondere alle sollecitazioni provenienti dal ceto politico, additanti supposti sconfinamenti dei giudici, hanno invocato o promesso l’intervento della “scure” disciplinare.

Questo accade anche perché il C.S.M. ha assunto, nel tempo, il ruolo di organo di “governo” della magistratura e quindi, agli occhi dell’opinione pubblica, di soggetto politicamente responsabile del buon andamento della giurisdizione.

La sovrapposizione di ruoli, quindi, risalta e pone in crisi l’immagine di terzietà di un Giudice che non può, da solo, sopportare il peso “politico” del buon andamento della giurisdizione e quello della competenza disciplinare nei confronti dei magistrati.

In questa cornice è concreto il rischio che il giudice disciplinare si preoccupi più di difendere la propria immagine pubblica di responsabile dell’efficienza della giurisdizione, che di fornire la giustizia del caso concreto.

L’attuale conformazione del Giudice disciplinare rappresenta, inoltre, un singolare esempio di giudice “speciale”, per di più elettivo, che ripete cioè la sua legittimazione dal voto dei giudicabili.

Proprio questo è, forse, il motivo che più di altri è alla base dell’addebito di eccessiva indulgenza che viene rivolto alla Sezione Disciplinare del C.S.M. e suona persino beffardo per il magistrato assolto che, oltre ad aver subito un giudizio disciplinare, non evita l’onta della disapprovazione sociale.

Lo stesso congegno elettivo, nelle ipotesi di condanna, provoca un effetto non meno dannoso, generando il sospetto che la decisione sia il frutto di un atteggiamento “odioso” nei confronti dell’incolpato.

Sarebbe, tuttavia, stolto e rischioso mettere in discussione il principio dell’estrazione del giudice disciplinare dallo stesso ordine professionale dei giudicabili, trattandosi di una connotazione accomunante tutti gli organi della giustizia disciplinare nei più svariati settori, dalle libere professioni al pubblico impiego.

Tale caratteristica risulta ancor più indispensabile nel caso della magistratura, se si desidera conservare un senso alla sua “indipendenza da ogni altro potere”.

Affidare a soggetti estranei all’ordine giudiziario questa delicata funzione significherebbe rinnegare il principio dell’autonomia della magistratura, assoggettando gli incolpati alle decisioni di chi, non essendo magistrato, non condivide con i giudicabili la specifica esperienza professionale che deve giudicare.

I giornalisti sono giudicati da giornalisti, i medici da medici, gli avvocati da avvocati e così via.

Lo impone la funzione stessa della responsabilità disciplinare, tesa a sanzionare la violazione di precetti deontologici e di specifiche regole tecniche peculiari di ogni professione intellettuale: solo chi quotidianamente pratica la stessa attività dell’incolpato è in grado di cogliere il disvalore delle violazioni.

Una volta evitato che gli architetti giudichino i medici e viceversa, l’individuazione della soluzione alternativa a quella attuale è rimessa al Legislatore.

In definitiva, una diversa collocazione del giudizio disciplinare rispetto all’attuale non contrasterebbe, di per sé, con i fondamentali vincoli di cui s’è detto, purché ci si muova nel rispetto dell’autonomia dell’ordine giudiziario da ogni altro potere.

Non è poi così difficile concepire un sistema che preservi le esigenze di terzietà e di sufficiente “lontananza”, anche geografica, del giudice dal giudicabile, sulla falsariga di quanto il Legislatore ha già previsto per le ipotesi di sottoposizione a procedimento penale di un magistrato, mediante il criterio della competenza territoriale dell’art. 11 del codice di procedura penale.

Se si ritiene che il Tribunale - che giudica dei reati ascritti al magistrato - non sia in grado di valutare una violazione disciplinare, si può ipotizzare una sezione specializzata presso le Corti d’Appello.

Allontanarsi da soluzioni come quelle appena proposte denoterebbe una spericolata sottovalutazione del principio di autonomia dell’ordine giudiziario e dei molti mali collegati al suo indebolimento.



43 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

L'ipotesi di modifica del giudice disciplinare per i magistrati sottoposti a procedimento disciplinare, che ricalchi lo stesso modello oggi utilizzato per i magistrati sottoposti a procedimento penale, appare 'icto oculi' ragionevole, decisamente ragionevole.
Però mi domando e le domando: davvero lei crede, oltre ad auspicare, che una modifica così radicale della composizione del giudice e del giudizio disciplinare, sottratto all'organo di autogoverno della magistratura, il Consiglio Superiore della Magistratura, abbia una qualche non dico probabilità, ma almeno possibilità di successo ?
Se sì, lei è decisamente un ottimista.
Io, invece, penso che accadrà il peggio, che sarà riformato il CSM, riducendo la presenza del componenti togati ad un terzo rispetto agli attuali due terzi, e che ciò accadrà perche la maggioranza è blindata.
Non solo, vedo segnali di apertura anche dalla c.d. "opposizione", ad esempio in tema di intercettazioni, ambientali e telefoniche, e di pubblicazione dei testi delle intercettazioni, aventi attinenza con l'indagine penale in corso, una volta divenute pubbliche, quindi di pubblico dominio e pubblicabili.
Lei cosa ne pensa ?
Grazie.
luigi morsello

La Redazione ha detto...

Gentile Luigi, non sono un ingenuo e non mi aspetto niente di buono.

Ciò che accadrà dipenderà solo dalla forza e dalla volontà, molto meno dalla ragione.

Che posso fare se ciò che appare ragionevole suona, al giorno d'oggi, come provocazione?

Nicola Saracino

Pietro Gatto ha detto...

L'ipotesi è ragionevolissima e porterebbe con sé indiscutibili vantaggi:

1) attrarrebbe il procedimento disciplinare nell'alveo della giurisdizione in senso stretto, al contempo sottraendolo alle perverse logiche del correntismo e della politicizzazione delle decisioni del CSM;

2) darebbe al magistrato la garanzia di essere giudicato dai suoi "pari" (non dai politicanti che seggono sulle poltrone di Palazzo dei Marescialli);

3) avvicinerebbe il cittadino al procedimento, perché giustizia amministrata in nome del popolo significa anche controllo del popolo sui procedimenti disciplinari a carico di chi li giudica.

Si potrebbe pensare ad un allargamento del collegio giudicante anche ad un rappresentante dell'Ordine degli Avvocati.

Come tutte le proposte ragionevoli, non credo verrà minimamente presa in considerazione.

Vittorio Ferraro ha detto...

Dott. Saracino le sue sono proposte ragionevoli e rispettose del principio di autonomia della magistratura.

Ma, ahimè, è proprio quel principio che vuole essere minato!

Le ultime dichiarazioni mi portano ad essere molto pessimista... E l'opinione pubblica (?) sembra disinteressata.

Continui ad essere "un provocatore".

Anonimo ha detto...

Per quanto riguarda i procedimenti disciplinari sono d'accordo con il Dottor Saracino. Devono rimanere di competenza esclusiva della Magistratura. E' ovvio e naturalmente "giusto".

Altro discorso sarebbe da fare per i procedimenti civili e penali nei confronti dei Magistrati: lì c'è un'evidente disparità di trattamento con le altre categorie richiamate dal Dott. Saracino, poiché quelle hanno un "giudice" terzo a giudicarli, laddove i Magistrati a giudicarli hanno dei COLLEGHI.

Colleghi che possono ritrovare, in seguito, grazie ai trasferimenti, nello stesso Tribunale !

Pertanto, se tutti osteggiano l'attribuzione di una competenza speciale a un Giudice veramente "terzo" per le cause civili o i reati dei Magistrati Ordinari, la loro giusta protesta per la salvaguardia dell'autonomia e indipendenza del CSM viene di fatto a perdere di efficacia. Che riacquisterebbe se, come tutti, anche i Magistrati avessero Giudici veramente TERZI.

Senza tener conto del fatto che prima dell'attuale assetto del CSM, vale a dire nel dopoguerra e fino al 1958, la Giustizia in Italia funzionava decisamente MEGLIO di oggi. Ma questo è un altro discorso ...

Anonimo ha detto...

Gentile dottore Saracino,
l'Ordine Giudiziario è uno dei tre poteri che compongono la nostra forma di Stato. Sta a Voi Magistrati, in un sussulto d'orgoglio, intervenire d'autorità: annullare nei confronti degli indagati politici ogni tipo di garanzia giurisdizionale che invece vi dovete imporre di garantire ai comuni cittadini, l'esatto contrario di quello che avete fatto fino ad ora.
Ce la fate? O la proposta è scandalosa. Sarà pure scandalosa ma l'unica che può salvarci dall'implosione.

La Redazione ha detto...

Per l'anonimo delle 22,03.

Quella che suggerisce sarebbe la più grave delle implosioni: un giudice che viola deliberatamente le leggi smette, in quello stesso momento, di essere un magistrato per diventare il peggior despota che si possa concepire.

Nicola Saracino

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Sono totalmente d'accordo con lei.
Auguri, alla magistratura, alla nazione in mani così indifferenti del bene pubblico, allo Stato, che rischia di diventare ex Stato di diritto per trasformarsi in impunità, arbitrio e privilegio.
Ma la nostra classe politica merita questo obbrobrio e ciò mi rattrista non poco.
Se ha letto il mio profilo, capirà.
Ormai è la forza bruta che conta, non più la forza del diritto.
Aldo Grasso ha detto che se si tocca l'autonomia della magistratura si andrà sulle barricate.
A mio giudizio ci dovreste già essere sulle barricate !
Che non si rinnovi il funesto Aventivo del secolo scorso.
Grazie per la rispota.
luigi morsello

Anonimo ha detto...

Inutile dire che sono perfettamente d'accordo con l'ultima risposta del Dottor Saracino: senza contare che, quand'anche fosse possibile una cosa del genere (e state tranquilli che non lo è), il risultato segnerebbe VERAMENTE la fine della Magistratura. I suoi nemici non aspettano altro !

Anonimo ha detto...

siccome la legge non è uguale per tutti, a questo punto sarebbe più corretto dichiarare la resa davanti al popolino che ancora crede alla storia del mugnaio e del giudice di berlino....
non c'è cosa più brutta nel mantenere una facciata di integerrimi difensori della legalità e poi fare all'interno della corporazione peggio di quanto facciano i politici e gli italiani negli altri settori.
Dovreste veramente dare l'esempio per primi....
ultima riacutizzazione dell'ulcera l'ho avuta ieri guardando in tv, sì noi non-magistrati guardiamo la tv, su La7 "omnibus speciale Tortora" condotta da Antonello PIroso:
http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=omnibus

Anonimo ha detto...

GRAZIE all'Anonimo delle 11.40.
Ha espresso in maniera chiara e corretta quello che io avrei voluto rispondere al dottore Saracino.
b

Anonimo ha detto...

@ anonimo 2 settembre 2008 11.40

prima di esprimere i soliti pregiudizi triti e ritriti sulla Magistratura, abbia almeno la bontà di leggere i numerosi interventi dei curatori del blog in cui essi avanzano proposte per migliorare la magistratura e non risparmiano critiche, laddove necessario, alla loro categoria, con grande onestà intellettuale. Poi, magari, si curi di effettuare una semplice ricerca in google per sapere qualcosa di più su di loro, e mi faccia sapere se anche lei, per difendere la legalità, ha ricevuto pallottole recapitate via posta a casa sua.
Infine, la prego di leggere "I complici" di Peter Gomez e Lirio Abbate, Fazi editore, sui rapporti fra mafia e politica.
Poi, magari, potremo anche discutere.
Saluti,

Irene

La Redazione ha detto...

Per anonimo delle 11,40 e b delle 13,57.

Lei prende spunto dalla vicenda di Enzo Tortora per scrivere: “siccome la legge non è uguale per tutti, a questo punto sarebbe più corretto dichiarare la resa davanti al popolino che ancora crede alla storia del mugnaio e del giudice di berlino.....”.

Vede, io, noi magistrati, non dobbiamo dichiarare alcuna resa, perché non possiamo dichiarare guerra. Se la giurisdizione è messa in discussione non spetta alla magistratura apprestare una sua difesa; la giurisdizione non vive per far piacere ai magistrati, che ne sono solo interpreti, ma in funzione della tutela dei diritti di tutti.

La vicenda di Enzo Tortora.

All'epoca della sua morte ero ancora uno studente di giurisprudenza e ricordo con sgomento il senso di ingiustizia che mi pervase l'animo al pensiero di un innocente che aveva dovuto subire un simile torto. Quella vicenda ha influito sull'elaborazione di regole maggiormente garantiste in materia di uso delle dichiarazioni dei pentiti e del carcere preventivo, poi sfociata nel nuovo codice di procedura penale entrato in vigore proprio nel 1988 e modificato, negli anni a venire, in senso ancor più libertario (ecco, ad esempio, il motivo per il quale sono stati subito scarcerati alcuni dei tifosi teppisti arrestati domenica a Roma).

Che si trattasse di una condanna ingiusta è certificato dalla sentenza di assoluzione della Corte d'Appello poi confermata in Cassazione. Anche questi ultimi due organi, le ricordo, sono dei “giudici” ed è stato grazie al loro intervento correttivo che si evitò il protrarsi di quella tragedia.

Ora il passaggio più difficile.

Non ogni errore giudiziario è anche un errore giuridico o valutativo in senso proprio.
Quella giudiziaria è un'attività non matematica, specialmente quando non si tratti di individuare la legge regolatrice di una fattispecie, ma di ricostruire fatti umani.

Le farò un esempio concreto.

Perché si debba applicare una misura cautelare (per evitare l'inquinamento della prova, la fuga dell'indagato o la commissione di altri reati) è necessario che sussistano “gravi indizi di colpevolezza”. La gravità degli indizi, tuttavia, non ha un criterio di valutazione sicuro, fisico, che consenta di misurarli in centimetri o di pesarli in grammi. E' richiesto un giudizio di verosimiglianza, necessariamente caratterizzato da una certa vaghezza. E non dobbiamo stupirci se, a fronte dei medesimi elementi obiettivi, una persona sia disposta ad affermare che un fatto si sia verificato in un certo modo, mentre l'altra esprime un convincimento contrario.
Proprio perché è in discussione la libertà delle persone sono previsti più giudizi consecutivi sulla stessa vicenda e si conferisce valore a quello espresso per ultimo, poiché chi lo pone ha potuto elaborare i ragionamenti dei predecessori.

Detto questo, ed annoverata la vicenda Tortora tra le colpe “storiche” della magistratura italiana, non vedo il nesso con le annunciate riforme, alcune delle quali palesemente trascuranti il principio della separazione dei poteri.

Guardi che come è agghiacciante la figura di un giudice che viola deliberatamente la legge, poco rassicurante è anche quella del politico capace di piegare l'applicazione delle leggi, che lui stesso si è dato, a suo vantaggio scegliendosi giudici amici dei quali condiziona la carriera.

Sulle responsabilità della “corporazione”, ci riconoscerà, non siamo mai stati reticenti ma questa, purtroppo, è soltanto una scusa, un pretesto, poiché esistono rimedi per risolvere l'errata impostazione dell'autogoverno della magistratura senza rinunciare alla sua indipendenza.

Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

Gentile Irene,
non mi sono accorto delle offese dell'anonimo delle 11.40 ai Signori di questo Blog. Comunque, rileggendolo non riesco ancora ad accorgermi (comincio a preoccuparmi): dove stanno queste offese? ONORE alla Redazione, formata per intero da Uomini Illuminati, che riesce a fare Autocrita all'interno del loro Ordine con i fatti. Cosa che in Italia non sa fare nessuna categoria professionale e nessun altro potere dello Stato. Neanche a parole!!!
b

Anonimo ha detto...

Il caso "Tortora" lo ricordo molto bene perchè ero già iscritto alla facoltà di giurisprudenza.
Così come ricordo che sono state le sentenze di magistrati italiani (e non nuove leggi parlamentari) ad accertare la sua innocenza.

Ciò posto, sarebbe anche il caso di riflettere sui tanti fatti accaduti DOPO quegli eventi, compresi quelli emersi nel corso di alcuni processi per reati di mafia.
Quei fatti vanno poi ragguagliati a quella che è stata la storia dei rapporti fra potere politico e potere giudiziario in Italia dopo il 1948 e, quindi, PRIMA del singolo caso "Tortora".

Dietro le parole come "garantismo" e "giustizialismo" (che, a mio sommesso avviso, non significano assolutamanente nulla e che, nell'esperienza italiana, hanno spesso rappresentato solo delle stereotipie linguistiche dietro le quali nascondere la propria inadeguatezza/superficialità a riflettere sulla Giustizia come fatto complesso), si sono portati attacchi alla magistratura come Istituzione e ai magistrati come "persone" che non ha uguali nel mondo occidentale.
E si sono perseguite strategie politiche che hanno strumentalizzato la vicende dei singoli (come, appunto, il "caso Tortora") per raggiungere un unico vero scopo: evitare la possibilità di controllo professionale e diffuso di legalità, nel tempo e sul territorio.

Non conosco un Paese dove possono essere usati i diversi termini denigratori che sono stati utilizzati verso i magistrati italiani negli ultimi quindi anni, senza temere alcuna seria conseguenza da parte dell'opinione pubblica, delle forze politiche e delle altre associazioni sindacali di settore.
In proposito io ricordo astensioni dalle udienze proclamate dagli avvocati per i motivi più vari (addirittura anche a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale, quella riguardante l'art. 513 c.p.p.).
Ma non ne ricordo una sola che sia stata indetta per solidarietà e al fine di stigmatizzare i tanti e variegati "epiteti" che da anni vengono rivolti alla mia categoria da rappresentanti delle Istituzioni.

Naturalmente non sto a nascondere le neghittosità, gli errori, le inadempienze di qualcuno che fa parte della mia categoria professionale.
Anche perchè forse ci si dimentica che è stata una parte della stessa magistratura a esplicitare -quasi 40 anni fa- il valore e la necessità della critica ai provvedimenti giurisdizionali (i lettori non giuristi provino a digitare su qualsiasi motore di ricerca le parole "ordine del giorno Tolin" e troveranno notizie più dettagliate) o ai metodi di lavoro.

La logica e il senso delle proporzioni permettono, però, a chi ha l'onestà intellettuale di riflettere su ciò che sta accadendo in Italia da oltre un decennio.
E sopratutto qual'è la prospettiva finale alla quale si tende mediante iniziative legislative che non hanno alcuna attinenza con la funzionalità del "servizio giustizia" o con la tutela della riservatezza.

Francesco Messina

Anonimo ha detto...

Ma scusate... a voi sembra "ovvio" che il CSM sia composto per due terzi da togati scelti e nominati dai magistrati stessi?

Se non erro solo l'Albania e la Slovenia hanno un sistema analogo.

Logico che poi se le cose non vanno si presta il fianco a critiche basate sulla difesa corporativa.

La Redazione ha detto...

Scusi, ma a Lei sembra logico e coerente col principio di autonomia affidare il governo della magistratura a non magistrati?

Se sì, allora anche il federalismo si può fare attribuendo la nomina dei presidenti di Regione al Governo centrale.

Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

Per b.

se per lei non è indelicato scrivere in un blog di magistrati:

"non c'è cosa più brutta nel mantenere una facciata di integerrimi difensori della legalità e poi fare all'interno della corporazione peggio di quanto facciano i politici e gli italiani negli altri settori.
Dovreste veramente dare l'esempio per primi....",

non so proprio cosa dire... trovo francamente inopportuno dire di dare il buon esempio per primi proprio ai giudici che qui in questo blog e altrove fanno tutto quello che possono per fare il proprio dovere, essendo spesso oggetto di ingiustificati attacchi .
cordialmente,
Irene

Anonimo ha detto...

@ Anonimo 3 settembre 2008 10.58

mi scusi ma...a lei sembra invece logico delegare il giudizio disciplinare sui giudici a un CSM composto per la maggior parte da esponenti politici? le sembra logico che a scrivere le leggi che i magistrati dovranno applicare siano gli ex segretari e gli avvocati difensori di politici variamente inquisiti o prescritti o condannati
con sentenza definitiva o assolti per insufficienza di prove? le sembra logico delegare a questi politici il giudizio disciplinare sui giudici che devono giudicarli, sovente mentre i processi sono in corso, cambiando continuamente le carte in tavola? le sembra degno di un paese civile sottoporre la magistratura al controllo e al pesante condizionamento di politici insofferenti a ogni controllo di legalità come la nostra classe dirigente ha dimostrato di essere? crede davvero che i magistrati potranno esercitare tale controllo senza alcun condizionamento, autonomamente, una volta che il CSM sia costituito per la maggior parte da quei politici e che la politica abbia la possibilità di dire ai magistrati quali reati debbano o non debbano indagare? (abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale)
saluti,

Irene

Vittorio Ferraro ha detto...

"Non ogni errore giudiziario è anche un errore giuridico o valutativo in senso proprio.
Quella giudiziaria è un'attività non matematica, specialmente quando non si tratti di individuare la legge regolatrice di una fattispecie, MA DI RICOSTRUIRE FATTI UMANI."

"...Proprio perchè è in discussione la libertà delle persone..."

"E' richiesto UN GIUDIZIO di verosimiglianza."

Mi sono sempre figurato - da avvocato - quante difficoltà incontra un giudice il quale è impegnato a "ricostruire un fatto umano" al fine di emettere la sua decisione.
E quanto sia, a volte, sofferta quella decisione.

Efficace è stato il suo percorso argomentativo.

Ogni tanto non sarebbe male se ogni uno di noi si spogliasse per un attimo dei "suoi panni abituali" e vestisse quelli degli altri.

Sarebbe utile soprattutto per comprendere il senso profondo delle cose.

Grazie dott. Saracino.

Anonimo ha detto...

non so proprio cosa dire... trovo francamente inopportuno dire di dare il buon esempio per primi proprio ai giudici che qui in questo blog e altrove fanno tutto quello che possono per fare il proprio dovere, essendo spesso oggetto di ingiustificati attacchi .
Cara Irene,
ho inteso che l'anonimo, per primi, si riferisse al CSM (Organo di autogoverno della Magistratura):
Se non vado errato, mi pare che a fronte di tanti magistrati che "sbagliano" questo organismo ha usato la clava con l'unico che aveva acceso un po di primavera in Calabria!
Poverino non si era accorto che qui è sempre estate!
b

Anonimo ha detto...

Caro b.,

so che la vicenda dell'ingiustizia perpetrata ai danni di De Magistris ti sta particolarmente a cuore, ma l'anonimo non precisava affatto se la sua critica fosse rivolta al solo CSM, e quindi ho inteso il suo discorso al pluurale come la solita critica generalizzata indirizzata a tutta la magistratura. Il suo intervento si concludeva con l'accenno al caso Tortora, che viene sempre usato dai detrattori della magistratura per tracciarne un ritratto a tinte fosche e in momenti di riforme della giustizia per attaccarli indiscriminatamente. Se si parlasse un po' di più dei moltissimi magistrati che invece fanno scrupolosamente il proprio lavoro, delle intimidazioni e pressioni che devono subìre per essere quei giudici veramente indipendenti, non sarebbe male. Per questo mi permetto di suggerire caldamente la lettura del libro "I complici" di Lirio Abbate e Peter Gomez. Vi si racconta anche dei vergognosi e infamanti attacchi che i magistrati della procura palermitana hanno dovuto subìre da parte di politici di destra e sinistra, variamente collusi con la mafia, che addirittura si ammantavano del titolo di esponenti di spicco dell'antimafia...politici del genere, che adesso siedono in Parlamento e al Governo, non sono proprio le persone più adatte per portare avanti le pur necessarie riforme della giustizia, credo.

ciao

Irene

Anonimo ha detto...

Gentile Irene,
a cuore mi sta la sorte della disperata Calabria che tutti i politici durante le campagne elettorali dichiarano sia loro figlia prediletta per poi trattarla, invece, da figlia di p....
Per quanto riguarda i Giudi de Magistris, Forleo (a proposito, Piroso tra tutti i magistrati che si sono accupati del caso Tortora, in negativo, ha citato soltanto Lei che di quel caso non si è mai occupata) Lima, Messina, Saracino (che ringrazio della risposta)e tanti altri che trovano l'umiltà di confrontarsi pubblicamente in questo Blog e non; dico soltanto che non mi stanno a cuore ma voglio ringraziarli perché esistano insieme a tutti coloro che sanno essere Umili, onesti, cortesi e professionali.
Anche a Te Grazie e Cari Saluti.
b

Anonimo ha detto...

sono l'anonimo delle 11:40 (chi gestisce il blog potrà confermare tramite controllo dell'ip), mi rivolgo principalmente ad Irene e b.

spiace che sia stato frainteso, il mio intervento, o meglio il mio sfogo è rivolto, come ben percepito da b., al csm.
Ho conosciuto e conosco giudici che mi fanno dimenticare tutti i problemi dei quali qui si discute quotidianamente per la professionalità con cui svolgono il proprio lavoro.
Sono questi i magistrati che mi spingono ancora a varcare la soglia dei tribunali.

Credo che sia giunto però il momento di finirla con i discorsi da salotto, le tavole rotonde, i seminari, le riunioni e via dicendo.
In precedenti incontri ho sentito il bisogno di manifestare la mia solidarietà ad altri interventi di magistrati in cui mi sentivo parte di una resistenza sulle barricate contro lotte demagoghe provenienti dalla politica.
Allo stesso tempo mostro perplessità in ordine ad un sottile ragionamento, un leitmotiv di difficile comprensione per chi non riveste il ruolo di magistrato.
il nesso della riforma dell'ordine giudiziario con la vicenda Tortora, tanto per portare un esempio è lampante: l'opinione pubblica appoggerà le mosse politiche fino a quando la magistratura non riuscirà da sola ad arginare ingiustizie (sì a volte lo sono, indifendibili sul piano di obbligatorietà dell'azione penale..etc) perpetrare da colleghi.
Non mi inoltro in possibili intrecci o linee d'ombra tra csm e politica però i casi di magistrati a cui sono state tolte le indagini, quelli promossi come nel caso Tortora di fronte ad una vicenda giudiziaria che in un paese normale si sarebbe chiusa in poco tempo, sono le conseguenze di Vostri colleghi, e gli italiani questo avvertono.

Ora, i discorsi vanno bene, però continuare a fare come quel comico "Tafazzi" che si picchiava con una clava i genitali tutto esultante mi sembra ormai inflazionato....per cui, cosa realmente potete fare Voi magistrati per effettuare un cambio rotta?
o meglio, potete fare qualcosa?
Ci sono Vostri colleghi rassegnati (traspare rassegnazione anche nell'intervento del Dott. Saracino del 01.09 ore 12:05) forse sono più realisti di fronte ad una situazione che, la storia riporta come una Vostra esclusiva responsabilità, in primis con le vicende dell'anm che conoscete meglio di me.
Avete troppo a lungo,(quando mi rivolgo al plurale non attacco singoli magistrati Irene ma la categoria in quanto tale) tollerato comportamenti, logiche ed ingiustizie, che hanno portato anche i cittadini comuni a girarVi le spalle.
Ora spiace che Vi ritroviate da soli in questa battaglia e che, come in tutte le vicende, paghino tutti per gli errori di qualcuno.

Vi prego di aprire gli occhi davanti a ciò che sta accadendo fuori dal Vostro settore e che si ripercuote su di esso come un boomerang.
Nel mio piccolo le persone mi chiedono come sarà e come non sarà quel magistrato e se ci si possa fidare di lui.
Incredulo rispondo che se non mi fidassi di chi ho davanti rinuncerei a questo lavoro.
Sono il primo a dire che in un sistema dove un cittadino si fida più di un legale che di un giudice c'è qualcosa che non torna.
Anche per questo motivo nel post "la ragazza del lago" ho consigliato al magistrato autore del post di guardare la televisione e seguire i mass media, oltre che di cercare un contatto umano con le persone che hanno la sfortuna di finire nelle maglie deli tribunali, riportando tra l'altro l'esempio di un procuratore capo che non delega mai alla pg la richiesta dell'indagato di essere sentito ex 415 bis. cpp.

mi scuso per il post prolisso, dettato dai miei rari interventi, chiudo mantenendo un dubbio, su cosa sia peggio, se una riforma fatta interamente dai politici o una riforma fatta interamente dal csm....ci sarebbero così grandi differenze?

Anonimo ha detto...

Gentile Avvocato,
mi scuso se ho involontariamente frainteso il Suo intervento, ma almeno ho avuto il piacere di poterla rileggere. Non sorrida di me se penso, da comune cittadina, che sarebbe bello se le riforme potessero farle coloro che sono competenti tecnici in materia, ossia magistrati e avvocati insieme, finalmente riuniti intorno a un tavolo a discutere senza guardarsi, come sovente avviene, con reciproca diffidenza. Questo blog mi piace molto proprio perché rappresenta un primo tentativo, molto ben riuscito, di instaurare questo costruttivo dialogo, e devo dire che mi appassiona sempre molto sentire il diverso punto di vista degli avvocati, che è subito riconoscibile anche se scrivono da anonimi :-).
Cordiali saluti, a presto spero

Irene

Anonimo ha detto...

@Anonimo delle 17,11:
voglio ringraziarla, per il suo commento, al quale mi sento di aderire interamente.
Il suo è un intervento di una lucidità e concretezza come pochi.
Credo che solamente chi, ha dovuto constastare sulla proprio pelle, l'ingiustizia di certi "poteri forti" (come direbbe Scarpinato o-sceni)può sapere cosa c'è dietro (e oltre)le sue parole.
Lei ha perfettamente ragione, quando, con molto garbo, invita ad una maggiore attenzione a certe problematiche.Se mi permette, aggiungerei che sarebbe ora che le cose si chiamassero per nome.Mi è successo, a volte, che a fronte di tante discussioni,molto tecniche, mi perdessi (nonostante le mie reminiscenze giuridiche). Non tanto per l'incomprensibilità, quanto perché dentro di me, mi risuonava (ed oggi è il giorno adatto per ricordarlo) la frase di Pappalardo nell'omelia per l'uccisione di Dalla Chiesa: "mentre Roma pensa Sagunto viene espugnata". Sempre valida.
Esistono giudici integerrimi, giudici, che credono nel valore delle loro scelte, giudici,che non si fanno intimorire pagando un alto prezzo per la loro irriducibilità. Ma non esiste una magistratura da "mulino bianco".
Chi vuol far credere il contrario è in malafede.

Un grazie ancora

Lia G.

Anonimo ha detto...

Sono fortemente d'accordo con Nicola Saracino.

Peraltro, credo che oggi come oggi lasciare al CSM il giudizio disciplinare lasci troppi problemi irrisolti:
- è un giudice le cui caratteristiche sono incompatibili con quelle del giudice terzo ed imparziale voluto dall'art. 111 Cost.
- è un giudice composto da soggetti che al tempo stesso amministrano
- è un giudice in gran parte eletto da un sistema che presenta forti degenerazioni correntizie
- è un giudice i cui errori non sono facilmente rimediabili
- è un giudice in definitiva le cui anomalie rispetto al sistema non riescono nemmeno ad assicurare il rafforzamento della garanzia voluta per l'indipendenza della magistratura.

Basta leggere il forum per comprendere cosa tutto questo determini in concreto.

Meglio sanzioni applicate da un CSM-amministratore (comunque composto) ma impugnabili dinanzi ad un giudice terzo, come può essere già il G.A., con doppio grado di giudizio.

Sembra singolare, ma un fattorino di un Ministero è, sotto il profilo disciplinare, molto più garantito di un magistrato, e questa tutela non pone alcun problema di ordine sistemico.

Sbaglio?

Anonimo ha detto...

Tg5 delle 7.30 di oggi, il conduttore:
Colombo ti do due notizie da commentare, una buona e una cattiva.
La buona, l'ultimo sondaggio da al 70% il gradimento al Governo B;
La cattiva, Famiglia cristiana torna, ancora, questa settimana, ad attaccare B e i suoi Ministri. ... (alla fine del commento del volatile) ..."Ecco, come si può constatare, il nostro tg è imparziale da sia le notizie buone sia quelle cattive"...
Non ho mai nutrito dubbi sulla fine di B: Affogato tra le bave di un esercito di servi in attesa di leccarlo!
b

Anonimo ha detto...

Dott. Saracino e gentile Irene

Mi permetto di insistere. Autonomia della magistratura non significa irresponsabilita' e autogoverno.
Non e' possibile che non vi debba essere un controllo di ultima istanza, se pur stemperato e garantito, da parte del popolo.
I poteri Politico ed Esecutivo nella loro autonomia devono prima o poi rendere conto allo stato della qualita' del loro operato per mezzo delle elezioni.

Proprio per evitare un'assurda autoreferenzialita' in TUTTI gli ordinamenti dei paesi civili (con le eccezioni sopra ricordate dell'Albania e della Slovenia) il CSM (quando previsto) o la legislazione relativa al controllo della magistratura NON PREVEDE organi di nomina e composizione a maggioranza togata.

Non sono un fan del copiare dagli altri perche' penso che si possa anche fare meglio, ma quando (come nel caso italiano) i risultati non sembrano affatto dare ragione al nostro sistema il sospetto che siano gli altri ad avere ragione forse affiora.

Che poi si cerchino le garanzie migliori: membri del csm nominati dal parlamento (che non dimentichiamolo, non e' "la politica" ma sono i nostri rappresentanti, anche se non a tutti piacciono) a maggioranza di due terzi cosi' da evitare forzature, terzo di nomina presidenziale come dice Violante, scelta parlamentare all'interno di una rosa di nomi proposta dalla magistratura come in Spagna... pero' e' assurdo che con il feticcio dell'autonomia si possa difendere l'irresponsabilita' corporativa che e' cosa ben diversa.

Ripeto: il csm a maggioranza togata e nominato dai magistrati stessi e' un'evidente anomalia fra tutti gli ordinamenti. Vogliamo riflettere su cio'?

Anonimo ha detto...

secondo me invece la cosa peggiore è quando i giudici (che prendono 40.000 euro al mese) si lamentano, per quelle cifre e con i bonus che gli permettono di viaggiare gratis su mezzi di trasporto e aerei io non mi lamenterei proprio. Inoltre se mi devo comprare un pc io lo pago il prezzo intero, voi per legge l'80% in meno e non importa se lo usate voi o vostro figlio.
Inoltre se io o un comune italiano compie un reato finisce dentro se - faccio un'ipotesi estrema - un magistrato decidesse un brutto giorno di impugnare un mitra e fare una strage - al massimo rischierebbe una multa o il posto.

insomma perché lamentarsi tanto e magari attaccare i privilegi dei politici se poi li avete anche voi!

La Redazione ha detto...

Per l'anonimo delle 12,36.

Lei è incorso in una inesattezza:
lo stipendio non è di 40.000 euro, bensì 38.780 euro. Sa quando si danno i numeri occorre essere precisi :-)

Nicola Saracino

La Redazione ha detto...

Per l'anonimo delle 11,13.

Non è necessario che i giudici disciplinari siano eletti dai giudici: basta che siano giudici, meglio ancora se non eletti.

Lei confonde la responsabilità politica, che è sanzionata dal voto popolare, con quella disciplinare, che è ben altra cosa.

Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

l'anonimo delle 12,36 ripropone (o fa taglia/incolla) un vecchio messaggio pubblicato su questo blog.

Anonimo ha detto...

38.780 euro annui o mensili? l'anonimo diceva mensili, e non credo proprio che un giudice ordinario percepisca un simile stipendio...

Anonimo ha detto...

Quale stipendio ? :-)

Quello dell'uditore o quello del magistrato settanta(sic)cinquenne ?

Per non parlare della PENSIONE !

Anzi, vogliamo parlarne ? :-)

Anonimo ha detto...

Gentile Avvocato ( anonimo delle 11,13)
in linea teorica su quanto dice si potrebbe senz'altro discutere. Si tratta di osservazioni pertinenti, se non fosse per un dettagio: semplicemente non credo che l'attuale classe politica ( che governa ininterrottamente da decenni, senza alcuna forma di ricambio democratico della nomenclatura), possa avanzare proposte di riforma della giustizia nell'interesse comune. Temo che il fine che la classe politica si propone sia solo quello di mettere sotto controllo e condizionare la magistratura per garantirsi l'assoluta impunità. Negli altri paesi europei che lei ha menzionato esiste un sistema di contrappesi e un'etica della politica che nel nostro paese sono completamente sconosciuti. In quei paesi corrompere un testimone o la guardia di finanza o un giudice, rubare sarebbero comportamenti duramente riprovati dall'opinione pubblica, impensabili, così come offendere la magistratura, ossia dipendenti dello Stato, con termini offensivi. Non mi risulta che negli altri paesi vi siano premier o parlamentari che siano stati condannati per gravi reati contro la pubblica amministrazione, corruzione, concussione, abuso d'ufficio, associazione mafiosa eccetera. Ci vorrebbe una classe politica all'altezza, di altissimo profilo, come quella rappresentata dai nostri Padri Costituenti (lo so, chiedo molto, ma non voglio accontentarmi), non m'importa di quale schieramento politico, purché onesta intellettualemente, preparata e moralmente irreprensibile. Mi commuove sempre rileggere la discussione relativa all'art.112 in seno alla Costituente (obbligatorietà dell'azione penale), gli scrupoli di Calamandrei, le giuste obiezioni degli altri deputati. Si sente, si avverte che loro veramente agivano con senso di responsabilità e che cercavano davvero la soluzione migliore per tutti.
L'attuale classe dirigente, inoltre, in realtà non è sottoposta ad alcun giudizio da parte del popolo in quanto, grazie alla recente riforma elettorale, i deputati vengono scelti dai segretari di partito, e ad essi rispondono del loro operato, non certo agli elettori. Inoltre non si può certo definire compiutamente democratico un sistema in cui chi detiene il potere (sia politico che economico)controlla pressoché tutti i mezzi di comunicazione, insegnando ai cittadini a scegliere i partiti in base alla simpatia piuttosto che alla bontà dei programmi e alla moralità e capacità dei candidati.
Lei, nel suo ruolo, con le sue cognizioni, potrebbe fare molto per aiutare i magistrati di buona volontà (e sono moltio, credo)a evitare il disastro che si sta preparando ai danni di noi tutti. Spero che vorrà riflettere. Mi permetto di dirle questo proprio perché la stimo molto.
Cordliali saluti,

Irene

La Redazione ha detto...

Sì, si parlava di stipendio mensile, ma, ovviamente, per scherzo, visto che il burlone è recidivo...

Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

... recidivo reiterato, pure ! :)

Anonimo ha detto...

Cara Irene, la ringrazio per le parole di stima ma le confesso che c'e' un punto del suo ragionamento che non riesco a condividere.

Lei dice che si, in effetti il fatto di avere un CSM che e' un'anomalia rispetto a tutti gli altri ordinamenti e' un problema di cui si puo' discutere, ma non con questi politici perche' non ci piacciono, i costituenti erano meglio.

Ora, dato che i costituenti sono morti e quelli rimasti neppure quelli ci piacciono molto (tipo Andreotti) che facciamo? Aspettiamo di avere dei parlamentari che ci piacciono di piu'? E con che criterio poi? Gia' ci sono precise garanzie, o maggioranza qualificata o referendum confermativo. Penso che bastino e avanzino.

Altrimenti se aspettiamo il politico che abbia il consenso del 100% il problema lo risolvera' lui, purtroppo con la spada.

Anonimo ha detto...

Gentile Avvocato,
non è questione di avere una classe politica più o meno simpatica. Si tratta di avere anche nel nostro paese quelle garanzie e quei presupposti che (non essendo esperta della materia, mi fido di quanto da Lei asserito)negli altri paesi europei consentono di far sì che il potere legislativo e il potere esecutivo esercitino una qualche forma di controllo sul potere giudiziario senza che si corra il rischio di un indebito sconfinamento e condizionamento da parte di questi due poteri nel terzo. In Italia non esistono, a mio parere, le condizioni in termini sia culturali, sia etici che giuridici(come ho cercato di dimostrare precedentemente, non credo siano molti i paesi europei nel cui Parlamento siedono numerosi deputati che hanno avuto o hanno problemi con la giustizia).
Lei ha affermato che "I poteri Politico ed Esecutivo nella loro autonomia devono prima o poi rendere conto allo stato della qualita' del loro operato per mezzo delle elezioni": questo in Italia non è più vero, e ne abbiamo la riprova tutti i giorni. Quante volte la giunta per le autorizzazioni a procedere ha negato alla magistratura la possibilità di effettuare indagini nei confronti di parlamentari e ministri, assumendo un'assurda posizione difensiva a priori, comune a tutti gli schieramenti politici? davvero secondo Lei costoro rendono conto al popolo della "qualità" della loro azione politica? A me sembra invece evidente che, a differenza di quanto avviene negli altri paesi, essa non accetti alcuna forma di controllo democratico, né da parte dell'elettorato (la legge elettorale a liste bloccate non consente ai cittadini di evitare l'elezione di politici che si siano macchiati di gravi reati o in attesa di giudizio definitivo, imposti con atto di prepotenza dalle segreterie di partito), né da parte della magistratura. Mi domando quindi se sia opportuno lasciare a una siffatta classe politica il potere di decidere quali reati la magistratura debba perseguire e l'arma terribile dell'azione disciplinare, che consentirebbe di ridurre a più mite consiglio i "cattivi magistrati" di cui abbiamo sentito parlare la prof.ssa Vacca, membro laico del CSM, in occasione della vicenda De Magistris. Mi sembra assurdo, per cercare di rimediare a un male, ossia l'eccessiva politizzazione del CSM, proporre di accrescere ulteriormente la componente di nomina politica. Le soluzioni per migliorare il funzionamento del CSM ci sarebbero, pur nel rispetto della divisione dei poteri e dell'autonomia della magistratura. Il guaio è che non si vogliono trovare, perché l'intento è in realtà un altro: mettere a tacere i magistrati scomodi, ossia veramente indipendenti, per poter continuare i propri maneggi indisturbati, non soggetti ad alcun controllo, né popolare, né della legge.

cari saluti,
Irene

Anonimo ha detto...

dall'intervista di Saverio Lodato al p.m. Antonio Ingroia:

"...è proprio pensando a uomini come Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino che mi pongo la domanda: non sarebbe più urgente, invece che intervenire sulla carriera dei magistrati e sulle intercettazioni telefoniche, lavorare all’antico progetto di un testo unico antimafia? E magari anche a un testo unico della legislazione antiriciclaggio, visto che, proprio per gli uomini che abbiamo ricordato, il vero nodo da tagliare è sempre stato quello fra mafia ed economia? Come si vede, il letargo dell’attuale stagione forse non è del tutto innocente, del tutto disinteressato..."



http://www.antimafiaduemila.com/content/view/8822/48/

Anonimo ha detto...

la riforma va fatta perchè vanno garantiti processi rapidi perché noi cittadini siamo stufi che tutto si blocca in tribunale e qui in italia ci sono 5000 omicidi al mese e qui bisogna metterci d'accordo e risolvere tutto questo e con una riforma si può risolvere il problema definitivamente.

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo delle 13.23.

Gentile Lettore,

il guaio è che la riforma non prevede proprio nulla che acceleri i processi.

La riforma, per quello che se ne sa fino ad ora, serve solo a evitare che i politici corrotti possano essere scoperti e processati.

Se facessero una riforma che accelera i processi saremmo tutti d'accordo e pure contentissimi.

La Redazione