domenica 31 ottobre 2010

L'amore e la legge





di Felice Lima
(Giudice del Tribunale di Catania)






da Il Fatto Quotidiano online del 31 ottobre 2010


Mi scuso se quella che segue apparirà una digressione – ma solo apparentemente tale – dai temi che tratto di solito (giustizia e legalità), ma spero di riuscire a convincervi della pertinenza di queste righe con le questioni che tratto abitualmente.

La mia modesta opinione sulla crisi nella quale versa il nostro Paese è che essa non è una crisi di leadership o di strumenti formali di amministrazione e governo, ma una crisi profonda e diffusa di valori e contenuti della vita sociale.

Immaginando il corpo sociale in maniera simile a un corpo umano, non siamo vittime di un virus che attacca un singolo organo, ma di un decadimento del benessere complessivo del corpo, con riferimento ai fondamentali parametri vitali.

Se un uomo non si nutre, se assume pochi cibi e per di più inquinati, se sta sempre sdraiato su un divano e non fa alcun tipo di allenamento fisico, il ritorno alla salute non passa da formule salvifiche, da idee più o meno geniali, da pilloline azzurre o rosa, ma da una impegnativa e faticosa opera ricostituente.

Non ci sono soluzioni formali a problemi sostanziali.

Ciò di cui abbiamo bisogno non è (solo) un diverso governo politico, ma una ricostruzione culturale e morale collettiva.

Il “resistere, resistere, resistere” di Francesco Saverio Borrelli, che tanto ci è caro, va inteso come una nuova guerra di liberazione. Dall’incultura, dalla rozzezza intellettuale e morale. Dalla barbarie.

Uno dei più gravi problemi sostanziali che abbiamo è lo smarrimento delle idee e dei valori che produce (e passa attraverso) la consunzione e infine l’abuso delle parole.

Ha scritto Carlo Levi che “le parole sono pietre”. Perché danno “corpo” alle idee e ai valori.

Una società è i valori (e disvalori) che in concreto vive e di cui si nutre.

Uno dei significati della parola “cultura” che si trova nel vocabolario è «il complesso delle manifestazioni della vita materiale, sociale e spirituale di un popolo o di un gruppo etnico …».

Ieri il Presidente del Consiglio – “il nostro Presidente”, come giustamente lo chiamava in TV Peter Gomez, per sottolineare il suo dovere di renderci conto delle sue azioni –, il più alto rappresentante del nostro Paese, dopo il Presidente della Repubblica, ha commentato l’ennesimo scandalo di prostitute e minorenni che lo coinvolge e ci coinvolge dicendo: «Amo le donne».

La parola “amore” è usata da noi in maniera non univoca. Diciamo “amo mia moglie”, ma anche “amo la mia motocicletta”, e ancora “la provola dolce”, “dormire”, “giocare a pallone”, “la mamma”, ecc..

In questo Paese, nel quale decerebrati idolatri del “dio Po” evocano continuamente le “radici cristiane”, che non sanno neppure cosa sono, ritenendole probabilmente una questione botanica che seppelliscono sotto una montagna di letame immorale e illegale, mi permetto di evocare San Tommaso, che distingueva l’“amore di concupiscenza” dall’“amore di benevolenza”.

E spiegava che l’“amore di concupiscenza” è il desiderio di qualcosa per il bene che ne traiamo, mentre l’“amore di benevolenza” è il trasporto per qualcuno che ci porta a desiderarne il bene.

La natura delle cose impone di amare di concupiscenza le cose (perché non avrebbe alcun senso desiderare il bene della mia motocicletta per sé, anche se io la mia moto la amo molto), e di amare di benevolenza le persone.

Perché le persone sono un valore in sé e un valore assoluto e usarle è la cosa più immorale che si possa fare.

Gesù (“la” radice cristiana) ha detto: «Amerai il Signore Dio tuo [e non te stesso, né il denaro, né il sesso, né il “dio Po” o il “sole delle Alpi”] con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Matteo 22, 37-40).

E su questo – benché sia cosa del tutto dimenticata – si fondano anche la Costituzione italiana, le nostre leggi e la nostra speranza di dare vita a una società umana.

Solo il rispetto degli altri, della loro essenza e dei loro diritti, consente, infatti, l’esistenza di una società umana. L’alternativa è il branco delle bestie.

La nostra Costituzione non disegna soltanto (come vorrebbe il nostro Presidente del Consiglio) un sistema di gestione del potere; organizza un modello culturale e morale collettivo, fondato sul rispetto profondo e sincero delle persone, di ogni persona, non di un “branco” di elettori/consumatori.

Si ricorda sempre che la Chiesa ha scomunicato il marxismo. Ed è vero ed è giusto, perché quella di Marx (mi riferisco alla dottrina filosofica e non a questo o quel partito che la richiamano) è una dottrina radicalmente materialista, nella quale l’uomo non esiste come persona (“rationalis naturae individua substantia”), ma solo come individuo funzionale al branco.

Ma non si ricorda mai che la Chiesa ha scomunicato con uguale convinzione il liberalismo. La teoria dell’egoismo reso valore fondante. L’idea che si sta insieme solo perché conviene. L’idea che l’uomo sia naturalmente rapace. L’idea hobbesiana dell’“homo homini lupus”. L’idea del puttaniere.

Dunque, amare qualcuno e anche “amare le donne” vuol dire rispettarle, godere della loro esistenza (“come è bello che tu sia” è lo stupore che sta all’origine della filosofia), desiderare il loro bene e la loro felicità, sperare di condividerla per sempre (il sempre umano e, per chi ci crede, quello eterno).

“Ti amo” nel suo senso più proprio non vuol dire “ti voglio” (anche lo stupratore “vuole” la donna che violenta), ma “voglio farti felice”, “voglio il tuo bene”.

L’art. 609 quinquies del codice penale punisce la «corruzione di minorenni» proprio perché la legge considera un valore il rispetto della persona e del suo mondo interiore, dei valori che dobbiamo desiderare abbia e che non dobbiamo distruggere in lei.

Dunque, sulla base di ciò che lui dice di sé, sembra evidente che il nostro Presidente, il nostro Capo che ci rappresenta tutti, non ama le donne, le vuole, le usa. Come dice lui, per passare delle serate di svago dopo le fatiche del potere.

Dall’insieme delle cose che dice sembra anche, purtroppo, che non solo non ami, ma che non sia capace di farlo e che, come accade a tanti, vittime dell’abuso e dell’usura delle parole di cui ho detto, neppure si renda conto di questa sua “disumana” (questo aggettivo duro lo traggo dalla rivista Famiglia Cristiana) incapacità, tanto da dire: «Questo fa parte della mia personalità e nessuno mi farà cambiare uno stile di vita di cui sono assolutamente orgoglioso».

Tutto questo sembra estraneo alla questione della legge, ma, invece, sta nel cuore più profondo di essa.

Per essere sintetico e risparmiarvi dotte citazioni filosofiche, rimando a una bella pagina di cinema.

In “Mission”, padre Gabriel (interpretato da Jeremy Irons), quando Rodrigo (interpretato da Robert De Niro) gli comunica che ha deciso di combattere a fianco degli Indios, gli dice: «Se è la forza che determina il diritto, allora non c’è posto per l’amore in questo mondo».

Ed è sotto gli occhi di tutti che questi sono anni nei quali la forza, solo la forza, il potere più arrogante e fine a se stesso, determina il contenuto delle leggi.

Quella del “partito dell’amore” è una evidente menzogna e, purtroppo, non una delle tantissime che riempiono ogni giorno telegiornali e resoconti parlamentari, ma la peggiore e la più pericolosa.

Ho due figli adolescenti. Non sono tanto preoccupato che facciano delle monellerie, che commettano questo o quel peccato (spero che non lo facciano, ma anche peccare è umano). Sono terrorizzato dal pericolo che non sappiano cosa vuol dire amare, perché questo li porterebbe a un egoismo rapace e, dunque, inevitabilmente violento.

Il fondamento della legge è il rispetto degli altri e non ci può essere rispetto senza amore e non ci può essere amore senza conoscenza e verità.

Per questo un governo, una televisione, un intero Paese bugiardi sono un corpo malato come più gravemente non si potrebbe.


________


P.S. – Per coloro che usano l’espressione priva di senso “antiberlusconismo”, preciso che non ho nulla contro il Presidente del Consiglio e che mi occupo di lui solo perché tutto ciò che lui fa per un verso ci rappresenta tutti, in quanto Capo del nostro Governo, e, per altro verso, incide massicciamente nella cultura diffusa del mio Paese.





21 commenti:

francesco Grasso ha detto...

GRAZIE DOTT.LIMA
Con singolare efficacia, lei mette a fuoco gli elementi fondamentali alla base del grande problema che affligge il Paese.
Chiedo che questo suo rilevantissimo intervento sia posto,in questo Blog, in particolare rilevanza in modo che possa essere individuato e letto ogni giorno.
Grazie ancora.

francesco siciliano ha detto...

come al solito il dott. lima riesce con splendida originalità a dire cose importanti e ragionate con intelligenza:......ovviamente non farà politica(sic!)

menici60d15 ha detto...

No l’amore no

L’amore, base della vita privata, è anche una delle inevitabili e indispensabili componenti della vita civile; ma, con tutto il rispetto e la considerazione per le opinioni di Felice Lima, non credo che l’amore, anche l’amore inteso in un’accezione alta, sia sempre e necessariamente una forza positiva nella sfera pubblica; fondare poi sull’amore la legge riconduce a ideologie di tipo religioso che hanno dato cattiva prova, soprattutto quanto a giustizia. Allego, come possibile antidoto ad ebbrezze consolatorie sulla “civiltà dell’amore”, due brani, che mi pare descrivano quello che realmente avviene anziché le pie illusioni dei puri di cuore, le falsità di chi persegue il potere facendo leva sull’animo umano, e le visioni di compromesso dei più, di noi che stiamo nel mezzo:

“Col messaggio cristiano (…) amare l’altro, amore, sguardo e conoscenza sono diventati possibili in un orizzonte completamente nuovo. Ma esiste anche un nuovo pericolo: il tentativo di gestire, di assicurare, di garantire questo amore con la sua istituzionalizzazione, sottomettendolo a legislazione, trasformandolo in legge, e proteggendolo mediante la criminalizzazione del suo contrario”. I. Illich, In: Pervertimento del cristianesimo.

“Con questa parola (l’amore) si spiega tutto, si accetta tutto, perché non si cerca mai di conoscerne il contenuto. E’ la parola d’ordine che apre i cuori, i sessi, le sacrestie e le comunità umane. Copre di un velo falsamente disinteressato, persino trascendente, la ricerca della dominanza e il cosiddetto istinto di proprietà. E’ una parola che mente continuamente e questa menzogna è accettata con le lacrime agli occhi, senza discutere da tutti gli uomini. Procura una veste onorata all’assassino, alla madre di famiglia, al prete, ai militari, ai carnefici, agli inquisitori, agli uomini politici. Chi osasse (…) denudarla fino in fondo dei pregiudizi che la ricoprono, non sarebbe ritenuto lucido, ma cinico. Dà tranquillità di coscienza, senza grossi sforzi né grossi rischi, a tutto l’inconscio biologico.
Decolpevolizza: infatti, perché i gruppi sociali sopravvivano, cioè mantengano le strutture gerarchiche, le regole della dominanza, occorre che le motivazioni profonde di tutti gli atti umani siano ignorate.(…) Ai problemi che la vita pone in ciascuno di noi, non ho trovato (...) nulla in grado di dare risposta. Me l'ha data Cristo, ma (…) ho il sospetto che cambi il volto secondo il cliente.(…) Anche per lui, secondo me, la parola amore è sprecata. Nel contesto in cui è usata andrebbe bene anche la parola odio. C’è tanto amore nell’odio, quanto odio nell’amore, è una questione di endocrinologia. E’ più facile dire che si ama la specie umana, l’Uomo con la U maiuscola, che amare, e non solo far finta di amare, il proprio vicino di casa. Ma è anche più facile amare moglie e figli quando fanno parte degli oggetti gratificanti del nostro territorio spaziale e culturale, che amare il concetto astratto di Umanità nel suo insieme. Bisognerebbe non avere affatto territorio, cioè non avere sistema nervoso, oppure considerare territorio l’intero pianeta, per vivere in pace. (…). Amare l’altro dovrebbe significare ammettere che possa pensare, sentire, agire in modo non conforme ai nostri desideri, alla nostra gratificazione, accettare che viva secondo il suo sistema di gratificazione personale e non secondo il nostro. Ma l’apprendimento culturale, nel corso dei millenni, ha legato il sentimento amoroso a quello di possesso, di appropriazione, di dipendenza (…) a tal punto che colui che si comportasse così nei confronti dell’altro, sarebbe giudicato solo indifferente.”. H. Laborit, Elogio della fuga.

sil lan ha detto...

Grazie, dottor Lima, per questo splendido articolo, che a mio parere coglie il fulcro della questione...
Proprio così: quest'uomo volgare, incapace di amare, avido di denaro e potere, "incide massicciamente nella cultura diffusa del mio Paese.": del NOSTRO Paese.

Anonimo ha detto...

io trovo sconcertante questo post del magistrato Lima...non ho parole.Si parla di religione,di stato etico,di costituzione che detterebbe anche precetti morali...il magistrato interviene pesantemente,poi,nella discussione che riguarda le inchieste in corso e i fatti che riguardano il PdC...un magistrato dovrebbe astenersi da queste dichiarazioni,ha una funazione molto delicata e deve apparire imparziale,oltre ad esserlo.Ormai da molti anni,sempre piu' magistrati sono diventati protagonisti sui media,andando oltre quello che sono le loro competenze e la funzione che é loro riservata.

Felice Lima ha detto...

Per Anonimo del 3.11 alle 22.24.

Mio "sconcertato" lettore, rispondo alle Sue osservazioni dicendoLe:

1. L'art. 21, 1° comma, della Costituzione dispone che "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".

"Tutti" e, quindi, anche i magistrati.

2. E' tipico di un "regime" cercare di impedire a questa o quella ctegoria di persone di parlare e di esprimere le proprie opinioni.

3. Esprimere opinioni non vuol dire affatto essere "parziali". "Parziale" è chi dà ragione a una parte "a prescindere".

Io, quando giudico, in ufficio, dò ragione o torto a questo o a quello del tutto motivatamente e la motivazione si trova scritta nelle mie sentenze.

In ogni caso, qui non sono in ufficio e non giudico. Opino, come qualunque cittadino.

4. Non mi occupo di alcun processo che riguardi il Presidente del Consiglio.

5. Per lo sconcerto di cui mi parla, spesso è efficace del buon bicarbonato.

Un caro saluto.

Felice Lima

francesco Grasso ha detto...

Il dott. Lima con argomentazione largamente condivisa,soprattutto nel mondo dell'Alta cultura, pone in evidenza il gravissimo pericolo di una cultura idonea a travolgere gli elementi primari sui quali si fonda la civiltà. Civiltà che ha avuto bisogno di decine di migliaia di anni,anzi centinaia,per raggiungere un livello accettabile,purtroppo ancora rimasto in gran parte astratto.
Lo smantellamento di tali principi fondanti,particolarmente incisivo nei tempi recenti,ha creato nella popolazione uno stato di grave disaggio. La conseguenza più seria è la caduta della concezione di sacralità della vita in tutti i suoi aspetti e della giustizia.
Si assiste a fenomeni incredibilmente contro natura. Il numero di vittime all'interno della famiglia e di persone vicine, supera quello prodotto dalla criminalità. La ragnatela dell'illegalità diventa ogni giorno più potente.
Per questi motivi l'arzigogolare,il sofisticare in senso contrario con espressioni di pura specie,spesso puerili, al solo fine di acquisire un'identità altrimenti impossibile,è attività caratterizzata da negatività evidente.

Unknown ha detto...

Stimatissimo Dott. Lima.
nel ringraziarla per la chiarezza illuminante dei sui scritti voglio esprimerLe la mia stima più profonda.
Vorrei, se possibile, cercare di difendere la posizione di chi, assumendo la posizione di “...idolatra del “dio Po”…”, probabilmente ha solo voluto, attraverso un messaggio forte di carica espressiva, stimolare le coscienze dei sui elettori.
Da “cittadino del Po’” le assicuro che le mie profonde radici cristiane non sono per nulla state disturbate dall’infelice metafora. Vengono, invece, come giustamente ha rimarcato Lei nel Suo rilevantissimo post, quotidianamente minate dai dis-valori enfatizzati dalla nostra classe dirigente.
La cosa che ritengo peggiore è che, un’informazione di questo tipo, raggiunge sicuramente l’obbiettivo di distogliere la mia attenzione da altri fatti … che sicuramente meriterebbero più spazio nei mass-media nazionali.
Marco

menici60d15 ha detto...

L’amore come forza antiegualitaria

“Mi piace lì…”.

(Slogan della campagna dell’autunno 2010 per lo screening del tumore al seno, mentre tiene banco lo scandalo sulle prostitute minorenni di Berlusconi)

Sosterrò che l’ideologia dell’amore confligge con l’art. 3 della Costituzione, che dà il nome al blog. Per rendersene conto basterebbe leggere gli aspri insulti apparsi nei commenti all’indirizzo di quelli che non la pensano come Felice Lima sull’amore e la legge. E’ impressionante la prontezza con la quale molti dei sostenitori del primato dell’amore stabiliscono gerarchie e recinti, definendo come esseri inferiori e disperati coloro che mettono in dubbio la liceità e l’utilità di tale primato. Non è la prima volta che vedo chi si dice mosso dall’amore rimuovere dalla discussione come prive di identità, e quindi non esistenti, le persone che non sono d’accordo con lui. “Amore”, come “libertà” è un termine eterologo: quante ghigliottine si erigono in suo nome.



Con tutto il rispetto e la stima per Felice Lima, non sono affatto d’accordo con quanto egli, trasportato da convinzioni cattoliche accoppiate a un’evidente buona fede, afferma. Tutti, anche i migliori, se sono vicini al potere, se abitano nelle stanze ben riscaldate del Palazzo, come i giudici, mentre acquistano alcune sensibilità ne perdono altre, e se per alcuni aspetti vedono ciò che la gente comune non vede, non sempre vedono quanto lontane dalla realtà siano alcune loro concezioni. Ricordo che quando un questore di Brescia se ne andò, a dirigere la sicurezza che lo Stato italiano fornisce al Vaticano, nel conferirgli la massima onorificenza cittadina il sindaco – uno specialista della retorica buonista a favore dei potenti e dei loro crimini – disse che il questore aveva un “supplemento d’anima”. Io invece tra me consideravo che avesse una “picana elettronica”, per il suo costume di farmi puntualmente incrociare pantere della polizia ogni volta che mi muovevo, cioè che uscivo di casa; con un supplemento di volanti quando scrivevo qualcosa che volevano non scrivessi.



A onor del vero, il primo e miglior vaccino contro la retorica dell’amore, cavallo di battaglia dei preti e di tanti malfattori, l’ho ricevuto da una suora Leggi tutto.

Felice Lima ha detto...

Per "menici60d15" e per tutti.

Mi scuso per il fatto che non ho adesso il tempo di rispondere in maniera adeguata e completa alle questioni poste da "menici" (che saluto caramente e ringrazio per i Suoi sempre preziosi contributi) in ordine al tema dell'amore.

Una sola cosa ci tengo a chiarire brevemente.

Con il mio scritto non ho inteso proporre una sorta di "dovere dell'amore" né ho inteso dire che l'amore sia un obbligo giuridico.

Ho cercato di dire solo che senza il rispetto degli altri, un rispetto convinto e fondato su basi solide non è possibile una società "umana".

Il riferimento all'"amore" è risultato necessitato in relazione al fatto che commentavo la frase del dr Berlusconi "Amo le donne" e che ho citato una frase di Gesù che legava l'amore alla legge.

Penso, dunque, che sia certamente possibile convivere senza l'amore. Sono convinto che non è possibile farlo in maniera umana senza il rispetto.

Senza il rispetto, infatti, la convivenza può essere difesa solo dalla forza delle armi o dall'utilitarismo.

Entrambe le cose rendono non umana la società.

Un caro saluto.

Felice Lima

menici60d15 ha detto...

Rispetto senza amore

Per Felice Lima.

I ricatti economici, e se non basta la violenza omicida, morale e materiale, per avere il rispetto, ovvero per piegare all’ingiustizia, o per continuare a esercitare forme criminali di sfruttamento mettendo a tacere qualcuno, sono parte integrante della società umana; anche quando sono commessi da coloro che ricevono lo stipendio dello Stato. Non è che così la società non sia umana; lo è fin troppo; ma forse è fuorviante parlare di convivenza. Si tratta di sopravvivenza darwiniana. Nella nostra cultura abbiamo una concezione umanistica forte, che vede lo stato normale della società come uno stato di civiltà, e i soprusi e la violenza come deviazioni; ma l’autentica convivenza civile è uno stato artificiale, lontano dall’equilibrio naturale, che richiede energia per essere raggiunto e anche per essere mantenuto. Si sopravvaluta la nostra distanza dal regno animale, e si sottovaluta lo sforzo di ragione e volontà richiesto per non ricadere, ingannati da fondali dipinti con la stessa pittura che serve ad imbiancare i sepolcri, nello stato di natura. C’è un rischio di cortocircuito tra le concezioni troppo elevate, come il sublime “Il fondamento della legge è il rispetto degli altri e non ci può essere rispetto senza amore”, e lo zoologico, per il quale ”Dio sa che è lui che ha voluto farsi ammazzare”.

Ricambio con affetto i saluti.

menici60d15

Gabriele Di Maio ha detto...

E' mia opinione che la grandezza di un Paese si fonda sulle capacità e le opere dei suoi cittadini, ancor prima che sulle qualità dei rappresentanti di questi ultimi.
A ben vedere, questo è il principio per il quale l'art. 4 della Costituzione assegna ad "ogni cittadino" il "dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società".
Nessuno può quindi "chiamarsi fuori" dalla profonda caduta dei valori istituzionali e culturali alla quale assistiamo.
Tutti, al contrario, dovrebbero, pur senza chiusure al cambiamento, avvertire l'esigenza di concorrere alla salvaguardia di ciò che si sta perdendo.
Questo a partire appunto dal piano culturale, il che, per la magistratura a mio avviso significa recuperare un generale senso di indipendenza non solo esterna ma anche interna, aumentare l'attenzione sul rispetto anche delle regole interne, rifiutare il diffuso atteggiamento di disinteresse per le vicende dell'autogoverno, comprendere che si tratta di materia non rinunziabile nè completamente delegabile.

Anonimo ha detto...

Sono ormai sessanta anni che non passa giorno senza che esploda uno scandalo. In certi periodi la grandinata degli scandali è di una tale intensità da far sospettare che siano coloro che li provocano a pubblicizzarli convinti con ragione che gli scandali nuovi faranno dimenticare i vecchi. Molte persone di buona volontà denunciano le storture e in continuazione incitano i cittadini a svegliarsi senza alcun risultato pratico. Ormai siamo arrivati ad un tal degrado che è praticamente impossibile mantenersi al potere se si opera disinteressatamente per il bene comune. Fino a qualche tempo fa avevo qualche speranza, ma ormai sono arrivato alla conclusione che esiste una unica associazione politico finanziaria che pur divisa in famiglie e in scuole ideologiche persegue sostanzialmente l'interesse preminente dell'associazione stessa da cui i semplici cittadini e i loro interessi sono definitivamente esclusi.
Dato che da più parti piovono critiche e accuse contro la massa dei cittadini accusandoli di essere egoisti e di interessarsi poco alla cosa pubblica io posso dire che ho potuto, coll'andare del temo, portare a termine un esperimento in corpore vili, ossia su me stesso.
Fino a qualche tempo fa aspettavo con forte interesse quanto di nuovo potevo reperire su questo blog, sui blog di Travaglio e Vulpio, andavo alla caccia degli articoli del giudice Tinti, seguivo Salvatore Borsellino, compravo i libri di De Magistris e seguivo con passione le vicende dei cattivi giudici, partecipavo (non anonimamente) agli appelli e....attendevo. Ora l'interesse si è smorzato e le denunce mi fanno l'effetto di un monotono rumore di fondo: sono diventato insensibile e dunque mi sto uniformizzando a quella massa tanto cara a chi ha come bersaglio preferito, non la massa dei potenti, ma i propri concittadini.
La verità è che da decenni il popolo è totalmente escluso dal potere esercitato ormai in esclusiva da una congrega di individui che hanno il potere di farsi le leggi di loro comodo e quando non basta possono in tutta impunità trasgredire alle leggi che non hanno ancora cambiato. Nessuna riforma, nessun cambiamento sarà mai possibile se il popolo non parteciperà direttamente al potere, almeno esercitando un costante ed effettivo potere di controllo che certamente non si ottiene tramite cambiamenti della legge elettorale.
Ormai le denunce e le proposte che prescindono dall'entrata in scena del popolo non possono più sollevare l'interesse dei cittadini e purtroppo niente di nuovo viene da coloro i quali, avendo ancora la possibilità di farsi intendere, non hanno mai cercato di affrontare questo tema centrale, vero nodo gordiano della nostra repubblica.

Besugo ha detto...

RAI TRE REPLAY ... ... ... Vieni via con me

siu ha detto...

Mi rattristano, anche se le rispetto (tanto più in parte condividendole), le amare considerazioni dell'Anonimo del 09 novembre 2010, 15:07.
Però finchè esistono, e soprattutto non taccono, persone, e magistrati, con la schiena dritta come Anna Maria Fiorillo, e gli ospiti della trasmissione di cui Besugo ci ha offerto il link, continuerà dentro di me a restare accesa una fiammella.

Anonimo ha detto...

Concordo con quanto ha scritto Marco.
L'uso opportunistico che fa delle parole il presidente del consiglio non cambia assolutamente la sostanza. Disonora l'istituzione che rappresenta.Ma sa anche che tutti impegnati a esaminare queste questioni con cui ha abituato gli italiani metabolizzandoli,viene sviata l'attenzione dai suoi intenti.
Ha ridotto la Costituzione ad una agenda degli appuntamenti.
Ieri la parola d'ordine dei fedelissimi era che questa è una repubblica parlamentare per cui se lo vogliono sfiduciare devono farlo in parlamento.
Dopo se crisi ci sarà tuona che dobbiamo fare subito le elezioni anticipate.
Quindi la Costituzione diventa "materiale" in forza di una legge definita "porcata" dal suo stesso autore in quanto con l'indicazione del premier questi
" è elett0 dal popolo" per "volontà
popolare" in pratica unto dal signore.
Hai voglia a spiegargli che la prerogativa del Capo dello Stato è di verificare se c'è altra maggioranza.
Questo è lo slogan della sua già iniziata campagna elettorale "la caccia al traditore".
Anche il dibattito sul lodo alfano
"in molti altri paesi esiste" riferendosi a paesi come la Francia ma omettendo di nominare la parola presidenzialismo, in quanto sì c'è lo scudo ma il mandato è solo per due volte, compreso in Brasile.
Ma qui in Italia ci si può presentare per sei volte ed evitare a vita i processi.
E tutto questo con buona pace dell'opposizione.
Alessandra

Anonimo ha detto...

da Il Fatto Quotidiano
di Simone Perotti
Se cade Berlusconi esporrò il tricolore.
Bellissimo!
Anch'io.
Alessandra

Anonimo ha detto...

Ieri a "Vieni via con me" mi aspettavo che i due politici facessero l'elenco delle leggi ad personam con l'impegno a cancellarle.Era di destra e di sinistra.
C'è qualcuno di buona volontà che vuol fare l'elenco?
Alessandra

Anonimo ha detto...

Forse non è a tono, ma segnaloquesto link. Invece mi sa che è proprio a tono..
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-20283.htm

Cordialità

Besugo ha detto...

QUINDICI ANNI DI LEGGI AD PERSONAM

Anonimo ha detto...

"Ma non si ricorda mai che la Chiesa ha scomunicato con uguale convinzione il liberalismo. La teoria dell’egoismo reso valore fondante. L’idea che si sta insieme solo perché conviene. L’idea che l’uomo sia naturalmente rapace. L’idea hobbesiana dell’“homo homini lupus”. L’idea del puttaniere"
Ma che c'entrano queste cose?E cosa c'entra l'idea del puttaniere con hobbes?Ma stiamo scheranzdo?Qui lei dimostra il suo orientamenteo politico,il suo anti liberalismo...e chi lo stabilisce che invece bisogna stare insieme perchè ci si vuole bene?IL compito di uno stato non é di fare moralismi o di educare le persone all'amore,ma di regolare la loro convivenza....io lo vedo come un vanto che la chiesa abbia scomunicato il liberalismo...
e continuo a ritenere che i magistrati dovrebbero apparire imparziali,oltre ad esserlo...e vista la loro delicata funzione,evitare di entrare nel dibattito politico.Altrimenti poi non si lamentino se qualcuno poi li accusa di non essere imparziali.