lunedì 18 maggio 2020

Capitano! Mio capitano!


Un desolante tour nel mercato delle nomine


di Massimo Vaccari
Magistrato


È già stato scritto, anche su questo Blog, come le intercettazioni centellinate in questi giorni dal quotidiano “La verità” offrano un quadro molto vivo, e altrettanto sconfortante, della pervasività del sistema lottizzatorio radicato all’interno della magistratura italiana.

Solo leggendo attentamente gli stralci di conversazioni pubblicati ogni giorno è possibile rendersi conto del numero e della varietà (per rango, provenienza geografica e corrente) dei magistrati che si rivolgevano al "capitano" Palamara per ottenerne appoggio nelle progressioni delle carriere proprie o altri o nell’acquisizione di posti a loro graditi.
È così che in questo vero e proprio suk delle nomine troviamo l’attuale vice capo degli ispettori del ministero della Giustizia, che confida a Palamara di attendersi una rivincita (alias riconoscimento di carriera) dalla comune corrente (Unicost), per la quale "si è speso da oltre vent'anni con lealtà e onestà" e l’ex capo di gabinetto del Ministero che rassicura il P.M. romano sul fatto che porterà (a lavorare) al Ministero una collega “Se no che cazzo li piazziamo a fare i nostri?”

C'è anche la collega, che occupa un posto molto delicato presso il reparto di disciplina del ministero della Giustizia, ottenuto grazie agli offici di Palamara, che viene definita da un interlocutore di quest’ultimo come “un pericolo pubblico” e “disturbata”.

Non manca un magistrato, appartenente alla stessa corrente di Palamara, che in una occasione dichiara di “emozionarsi” nel parlare con lui e che in un’altra gli suggerisce di votare il tal collega per “fare uno sgambetto” a talaltro.

Una compagna di corrente di Palamara, attuale responsabile del DAG (dipartimento dell’amministrazione della giustizia) del Ministero, si lamenta invece con lui perché per il ruolo di capo del DAP (dipartimento amministrazione penitenziaria) è stato preferito un altro magistrato seppure appartenente alla stessa corrente.

E come dimenticare poi l'ex consigliere del CSM, della corrente Area, che ricorda a Palamara di aver votato un collega “a patto che” lui “gliene sistemasse” un altro e che in un’altra conversazione lo invita a non pubblicare un posto di presidente di sezione perché è quello in cui tornerà lui dopo la fine del mandato al Csm?

È evidente come questa serie di relazioni disveli uno svilimento delle funzioni giudiziarie, l'asservimento di molti alla corrente per fini di carriera, la mortificazione del merito e, più in generale, un abbrutimento morale e umano.

Come questo degrado si concili con gli impegni che ogni pubblico dipendente assume, nel prestare giuramento al momento della presa di servizio e con una giurisdizione indipendente e soggetta soltanto alla legge, resta invece un mistero.


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