venerdì 12 giugno 2020

I delitti del C.S.M.

di Bruno Tinti - magistrato in quiescenza



Come tutti sanno, 16 componenti del CSM su 24 sono giudici. Non ho i mezzi per accertare quanti e quali processi o indagini abbiano svolto nella loro carriera e se, tra questi, ci siano mai stati processi a carico di commissioni di esame per nomina di professori universitari, primari ospedalieri, dirigenti statali e via discorrendo. Sono però sicuro che di processi del genere abbiano sentito parlare e che dunque siano al corrente del tipo di reati contestati e delle condanne comminate.

Per non farla troppo lunga, riporto qui stralci dei quotidiani di varie epoche.

18 gennaio 2007, L’Espresso
"Un terremoto con epicentro a Bari, Firenze e Bologna che vede indagati un centinaio di professori. E che ha messo alla luce gli stessi giochi di potere in tutti gli atenei scandagliati. Scrive il giudice Giuseppe De Benectis: "I concorsi universitari erano dunque celebrati, discussi e decisi molto prima di quanto la loro effettuazione facesse pensare, a cura di commissari che sembravano simili a pochi 'associati' a una 'cosca' di sapore mafioso". Rincarano la dose i professori Mariano Giaquinta e Angelo Guerraggio: "'Sistema mafioso' vuole dire 'cupole di gestione' delle carriere e degli affari universitari, spesso camuffate come gruppi democratici di rappresentanza o gruppi di ricerca". Gino Giugni, nell'estate del 2005 denunciò in una lettera aperta ai professori di diritto del lavoro "la gestione combinata nella selezione dei giovani studiosi". Il padre dello Statuto dei lavoratori chiedeva che "tutti i colleghi di buona volontà" unissero il loro impegno "per riportare serenità, trasparenza, e ancor più equità nelle scelte accademiche". Raccolse un plauso tanto ampio quanto generico. Insomma, nessuno ebbe il coraggio di fare un nome o denunciare un concorso specifico. Tutte le accuse di abuso in atti d'ufficio, il reato classico delle selezioni addomesticate, verranno spazzate via: resteranno solo le più gravi, quelle per le quali viene contestata anche l'associazione per delinquere, la corruzione o la concussione."

25 settembre 2017, Il Fatto Quotidiano
"Da Firenze oggi arriva la notizia che il tentativo di far ritirare la candidatura a un ricercatore fiorentino non solo non è finito a buon fine, ma ha portato a un’inchiesta molto più ampia che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati ben 59 persone. Il gip ha firmato gli arresti domiciliari per sette docenti mentre per altri 22 ha deciso l’interdizione allo svolgimento delle funzioni di professore universitario e di quelle connesse ad ogni altro incarico assegnato in ambito accademico per la durata di 12 mesi. L’accusa è di corruzione. Cuore dell’indagine è la spartizione di cattedre universitarie e i concorsi truccati nelle università: scambi di favori, chiamate alle armi per far ottenere al prescelto un posto che meritava molto meno di un altro candidato. L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal pm Paolo Barlucchi, ha permesso di stabilire, al momento, che candidato al concorso per l’Abilitazione Scientifica Nazionale all’insegnamento nel settore del “diritto tributario”,  avrebbe dovuto “ritirare” la propria domanda,  per favorire un terzo soggetto in possesso di un profilo curriculare notevolmente inferiore, in cambio allo studioso sarebbe stato promesso che gli indagati si sarebbero adoperati con la competente Commissione giudicatrice per la sua abilitazione in una successiva tornata. “Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di accertare sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario – si legge in una nota – alcuni dei quali pubblici ufficiali in quanto componenti di diverse Commissioni nazionali (nominate dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per le procedure di Abilitazione Scientifica Nazionale all’insegnamento nel settore scientifico diritto tributario – finalizzati a rilasciare le citate abilitazioni secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori, con valutazioni non basate su criteri meritocratici bensì orientate a soddisfare interessi personali, professionali o associativi”.

Ce n’è una nuvola di resoconti così.

I reati contestati in questi processi.

Articolo 323 codice penale, abuso d’ufficio: il pubblico ufficiale che, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni.

Articolo 319, corruzione: Il pubblico ufficiale che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da sei a dieci anni.

Articolo 416, associazione a delinquere: Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che promuovono o costituiscono od organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a sette anni. Per il solo fatto di partecipare all'associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque anni.

Abuso d’ufficio: attribuire un posto direttivo quando i beneficiari non ne abbiano i requisiti o abbiano requisiti inferiori rispetto ad altri; conferire un incarico extra giudiziario quando ciò non sia richiesto da esigenze di servizio o attribuirlo a persone che non ne abbiano i requisiti o abbiano requisiti inferiori rispetto ad altri; indurre taluno a rinunciare alle proprie legittime aspettative prospettandogli la sicurezza del loro accoglimento successivamente; tutto ciò significa agire in violazione di legge. 

Partecipare alle decisioni del CSM che riguardino persone facenti parte della corrente di appartenenza del consigliere che vi partecipa, significa violazione del dovere di astensione in presenza di interesse proprio e del candidato che beneficia della mancata astensione. Compiere queste azioni quando il beneficiario di esse ne trae vantaggio economico (aumento di stipendio o di indennità) significa agire al fine di procurare a sé o ad altri ingiusto vantaggio patrimoniale. Compiere queste azioni significa sempre cagionare un danno ingiusto alle persone che avrebbero diritto alle nomine, ai trasferimenti o agli incarichi e che vengono pretermesse.

Corruzione: quanto appena descritto comporta il conseguimento di potere per sé e per la corrente di appartenenza, derivante dalla conquista dei posti, trasferimenti ed incarichi che dimostrano il vantaggio di essere iscritti alla corrente e di essere sodale, amico, beneficiante o beneficiario del componente del CSM che li ha conseguiti. È ovvio che, se vi sono “ringraziamenti” in denaro o altra utilità, il reato è ancora più evidente.

Associazione a delinquere: la sistematica attività sopra descritta dimostra l’esistenza di un patto intra e intercorrentizio. Nessun componente del CSM può conseguire simili risultati da solo: occorre la necessaria collaborazione degli altri componenti della sua corrente (sempre) e delle altre correnti (tutte le volte che non vi sia una maggioranza sufficiente costituita da una corrente sola). Questo patto ha per oggetto la realizzazione di attività vietate dalla legge e penalmente sanzionate.

Le prove: da ultimo, le intercettazioni di Palamara e dei suoi interlocutori. Ma ancora prima, e per decenni, i provvedimenti del CSM nei quali nomine, trasferimenti e incarichi sono stati attribuiti secondo criteri di volta in volta funzionali a privilegiare il prescelto in danno di altri più meritevoli ma opposti tra loro secondo necessità. Esemplificando: assoluta necessità di una precedente esperienza di posto direttivo contrapposta a non necessità di simile esperienza in altri casi identici; patente violazione di leggi o regolamenti; procurati ritardi nelle nomine finalizzati alla distribuzione dei posti direttivi in un unico contesto spartitorio; nomine a pacchetto contenenti sempre e solo associati alle correnti.

Va sottolineato che esiste una legge (24 marzo 1958 n. 195) - ordinaria e non costituzionale – che, all’articolo 32 bis prevede l’immunità per i consiglieri del CSM: “I componenti del Consiglio superiore non sono punibili per le opinioni espresse nell'esercizio delle loro funzioni e concernenti l'oggetto della discussione”. Secondo la giurisprudenza, tale immunità riguarda ogni tipo di responsabilità, sia essa civile, penale o disciplinare. Gli illeciti restano impuniti anche dopo la scadenza del mandato di consigliere del CSM.

In questo quadro, quale riforma diversa dal sorteggio dei componenti del CSM, potrebbe mai aver successo? 

I correntocrati possono fare quello che vogliono, anche in patente violazione di legge; resteranno impuniti e, soprattutto, sostenuti dalle migliaia di magistrati che hanno ricevuto utilità indebite o che sperano di riceverne.


2 commenti:

francesco Grasso ha detto...

Cento concorsi per professore universitario su cento, fatta eccezione di qualche incidente di percorso, come agli inizi del secolo scorso diceva Salvemini, si fanno con candidato che ha già vinto il concorso. Molti anni fa, due professori mi chiesero di firmare una denuncia penale nei confronti di un barone di peso, che coinvolgeva fianco il rettore. Chiesi loro di fornirmi prove precise(rectius: indizi gravi, precisi e concordati) in ordine al presunto reato denunciato. Dopo qualche giorno i due professori mi recapitano un voluminoso fascicolo che dopo aver ben esaminato, ho deciso di accogliere e firmare. Risultato: i denunciati furono assolti mentre i denuncianti condannati penalmente e costretti a dare le dimissioni !!!! Stranamente, ma non molto, tra i firmatari l'unico a non essere denunciato sono stato io.

bartolo ha detto...

Nel mentre era d'obbligo elogiare l'autogoverno della magistratura, ben separato dagli altri governi, a garanzia dell'imparzialità del giudice, si sparava a palle incatenate su "La Casta" (G. A. Stella, prima e dopo): si comprende il motivo per cui, da decenni, in politica, anziché statisti purosangue abbiamo statisti "brocchi". E, soprattutto, ottimi raccontatori di barzellette sugli asini, e altro, che faranno storia.