giovedì 4 giugno 2020

Ora come allora







L’analisi dello stato dell’autogoverno della magistratura, che segue, sembra scritta in questi giorni per spiegare il pauroso degrado disvelato dall’inchiesta di Perugia sull’ex componente del CSM ed ex presidente A.N.M Luca Palamara.

Invece risale a sette anni fa e servì ad illustrare le ragioni dell’iniziativa, assunta da alcuni magistrati indipendenti, di attuare, in vista delle elezioni del Consiglio Superiore della Magistratura del 2014, uno strumento di individuazione dei candidati impostato sul sorteggio (tutte le fasi di quell’esperienza sono documentate sul sito www.altraproposta.it).

Il sistema spartitorio che fu descritto in quella occasione adesso è conosciuto nel dettaglio anche dall’opinione pubblica e la politica d’ora in poi dovrà farsi carico di sconfiggerlo, non potendo addurre nessuna giustificazione.

L'unica strada per riguadagnare alla magistratura quella indipendenza interna che sembra irrimediabilmente perduta sono delle riforme legislative che eliminino alla radice l’influenza nefasta delle correnti sull’attività del C.S.M.

Su questo blog ne proponiamo tre che riteniamo risolutive perché ora come allora non ci rassegniamo ad essere complici, con l’inerzia e il silenzio, “delle continue plateali violazioni delle regole del buon governo e delle non più difendibili degenerazioni dell’occupazione delle posizione di potere interno”.


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MARTEDI’ 4 giugno 2013
Presentazione del Comitato "Altra Proposta"
COMITATO “ALTRA PROPOSTA”

Gli ultimi anni della storia della magistratura sono stati caratterizzati da una sempre crescente disaffezione dei magistrati per ogni attività e partecipazione collettiva, a causa della perdita della concreta capacità di rappresentanza da parte dell’A.N.M. e della crisi di credibilità dell’autogoverno.

Da tempo siamo convinti che questa deriva sia dovuta, principalmente se non esclusivamente, alla decisiva influenza che le correnti hanno nella selezione dei rappresentanti dell’A.N.M. e nella vita dell’associazione, nonché, soprattutto, sull’operare del C.S.M. e degli altri organi di autogoverno, per il condizionamento che esse esercitano, secondo strettissime logiche di appartenenza, su ogni scelta di autogoverno della magistratura, a cominciare dalla selezione dei magistrati dirigenti.

Questa realtà è oggi nota a tutti anche a causa della recente involontaria diffusione di comunicazioni dalle quali chiaramente emerge come, da un lato, magistrati operanti in una corrente si rivolgono a componenti del C.S.M. appartenenti al loro gruppo per segnalare le “doti” di un candidato, tra le stesse includendo l’appartenenza di quest’ultimo allo stesso gruppo, e come, dall’altro lato, i componenti dell’organo istituzionale considerino nella loro scelta anche l’opportunità politica di sostenere, per l’attribuzione dell’incarico, il concorrente espressione della medesima area politico-associativa.

Simili metodi rallentano i processi decisionali del C.S.M. e, di conseguenza, hanno ricadute negative sul buon andamento degli uffici giudiziari, come ha ripetutamente evidenziato anche il Capo dello Stato, da ultimo in una lettera inviata al vicepresidente del Consiglio Superiore il 6 febbraio scorso, nella quale vengono stigmatizzati “i prolungati ritardi nelle decisioni di nomina (degli uffici direttivi) - riferibili anche al trascinarsi di contrasti e/o tentativi di accordo tra le diverse componenti della rappresentanza della magistratura in seno al Csm”.

Una situazione che sempre di più emerge anche all’esterno, presso i cittadini soprattutto, contribuendo a screditare l’intera magistratura.

Avvertiamo pertanto come indifferibili le esigenze, da un lato, di ripristinare un’autentica democrazia all’interno della vita associativa della magistratura, presupposto imprescindibile per affrontare senza preconcetti i temi fondamentali della giurisdizione e, dall’altro, di recuperare all’azione dell’autogoverno valori essenziali come la trasparenza e la riconduzione di ogni scelta solo alla legge e non a logiche diverse, come l’appartenenza correntizia.

Per queste ragioni crediamo sia anche indispensabile, oggi, dare vita ad un soggetto collettivo che rappresenti queste esigenze e si faccia parte attiva di ogni azione idonea a realizzarle.
Se per realizzare gli obiettivi sopra indicati si creasse una nuova corrente si rinnoverebbero però gli errori del passato.

Ecco perché nasce il Comitato “Altra Proposta”, i cui scopi statutari costituiscono soltanto obiettivi di METODO.

Un metodo diretto a ripristinare la partecipazione diffusa e libera dei magistrati alla vita associativa ed all’autogoverno e a superare la pseudo–rappresentanza attualmente veicolata dal peso degli apparati di corrente.

Si è deliberatamente esclusa la previsione anche di obiettivi di merito, attinenti alle molte tematiche che pure interessano e investono oggi la giurisdizione e che sono importantissime per la magistratura e la giustizia, per due motivi.

Il primo è che assumere anche obiettivi specifici, di merito, avrebbe inevitabilmente comportato il rischio di giungere, alla fine, a creare un’altra corrente: cosa che non ci interessa. Su tutti i temi di rilievo per la magistratura e la giurisdizione ogni aderente al Comitato resta del tutto libero di agire come crede per il loro perseguimento ed eventuali ulteriori iniziative da assumersi nell’ambito del medesimo saranno valutate da tutti i colleghi che aderiranno al nuovo percorso.

Il secondo motivo è che siamo convinti che, se nel dibattito interno all’A.N.M. si superano le logiche di schieramento e di appartenenza, il libero e leale confronto tra tutti i magistrati produrrà gli esiti migliori e, in modo analogo, che ogni magistrato chiamato a svolgere il delicato ruolo di componente degli organi di autogoverno opera al meglio se si limita a rispettare la legge e la sua coscienza e a cercare i contributi per le proprie scelte guardando alla platea diffusa dei magistrati (e non già al circolo degli amici della corrente che lo ha fatto eleggere).

Chiediamo dunque ai colleghi di aderire al Comitato “Altra Proposta” e di dare il loro contributo per realizzare gli scopi individuati, o anche soltanto qualcuno di essi qualora non tutti vengano condivisi. Come si potrà vedere lo Statuto consente infatti l’adesione anche soltanto parziale agli scopi ed alle attività del Comitato.

La struttura operativa è snella, non prevede organi direttivi e mira ad attuare nel massimo grado il principio di democrazia diretta. L’unica carica elettiva prevista – soggetta a frequente turnazione e ad un serio sistema di incompatibilità - è quella del Portavoce, al contempo organo rappresentativo e di servizio. Non sono previsti impegni o vincoli di sorta per gli aderenti. Ciascuno potrà farsi promotore di concrete iniziative che saranno sottoposte al gradimento della maggioranza e potrà scegliere, con la massima libertà, se e quando partecipare alle singole attività. Per consentire la più ampia ed agevole partecipazione, si è scelto il mezzo telematico quale ordinario strumento di dibattito e di voto.

In attesa della elezione del Portavoce tra una terna di magistrati sorteggiata tra gli aderenti dichiaratisi disponibili – ciò che costituirà il primo atto del Comitato – le adesioni potranno pervenire via mail all’indirizzo altraproposta@yahoo.it.

Questo non è il “nostro” Comitato, è il Comitato di tutti i magistrati che vogliono provare a cambiare il volto dell’autogoverno per ricondurlo a quella dimensione diffusa e trasparente che il legislatore costituente aveva immaginato, nella convinzione che si tratti del primo ed indispensabile passo perché ciascuno di noi vi si possa senza imbarazzo riconoscere e perché sia restituita alla Magistratura un’immagine non offuscata di credibilità, imparzialità ed efficienza al servizio dei cittadini.

Roma, 2 Giugno 2013.
Franca Amadori – Tribunale di Roma
Milena Balsamo – Tribunale di Pisa
Francesco Bretone – Procura della Repubblica di Bari
Giuliano Castiglia – Tribunale di Palermo
Donato D’Auria – Tribunale di Pisa
Giovanni Fanticini – Tribunale di Reggio Emilia
Felice Lima – Tribunale di Catania
Ida Moretti – Tribunale di Benevento
Pietro Murano – Tribunale di Pisa
Giorgio Piziali – Tribunale di Verona
Andrea Reale – Tribunale di Ragusa
Gianni Reynaud – Tribunale di Pinerolo
Nicola Saracino – Tribunale di Roma
Stefano Sernia – Tribunale di Lecce
Massimo Vaccari – Tribunale di Verona



4 commenti:

francesco Grasso ha detto...

UNA NUOVA BELLISSIMA CORRENTE !!! Non per non rinnovare i benedetti errori del passato, ma per far si che mai più nessuno osi disvelarli! E così deve essere fatto! Il fetore di bruciato è già nell'aria.

Unknown ha detto...

Caro Grasso

forse dovrebbe spiegare da dove abbia desunto che sia nata una nuova corrente.
Evidentemente non ha letto con attenzione il documento riportato nell'editoriale, che dà conto dell'esperienza di un comitato di scopo, sorto sette anni fa, che concluse la sua attività al momento delle elezioni per il Csm del luglio 2014.

francesco Grasso ha detto...

PARDON mi riferisco a ciò che bolle in pentola nei cantieri del ministro della giustizia in ordine alla riforma per la salvezza della magistratura. .....una nuova corrente, lato sensu. Un vento di tramontana maligno.

bartolo ha detto...

magari è lo stesso vento utilizzato da chi da genova voleva spazzare tutto e finì per essere spazzato egli stesso