martedì 2 giugno 2020

Sorteggio e rotazione per ridare dignità ai magistrati (parte prima)



di Giuliano Castiglia
Magistrato



La giurisdizione è una delle funzioni sovrane dello Stato e per questo “la giustizia è amministrata in nome del popolo” (art. 101, co. 1°, Cost.).

In ossequio al fondamentale principio montesquieuiano della separazione dei poteri e affinché la giurisdizione sia imparziale e indipendente nonché tale da garantire l’uguaglianza di tutti dinanzi alla legge, la Costituzione stabilisce:

  • ­che “i giudici sono soggetti soltanto alla legge” (art. 101, co. 2°, Cost.);
  • che “la funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati ordinari istituiti e regolati dalle norme sull’ordinamento giudiziario” (art. 102, co. 1°, Cost.);
  • che “le nomine dei magistrati hanno luogo per concorso” (art. 106, co. 1°, Cost.);
  • che “le norme sull’ordinamento giudiziario e su ogni magistratura sono stabile con legge” (art. 108, co. 1°, Cost.);
  • che “la giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge” (art. 111, co. 1°, Cost.).
Indipendenza, imparzialità, legalità, sono dunque i connotati essenziali della giurisdizione.

È ovvio che, affinché questo sia possibile, anche l’organizzazione alla quale appartengono coloro che sono chiamati a esercitare la giurisdizione – i magistrati – deve essere improntata agli stessi principi.

A tal fine è costituito un “ordine”, quello della magistratura, “autonomo e indipendente da ogni altro potere” (art. 104, co. 1°, Cost.), strumentale alla garanzia delle prerogative della giurisdizione e di coloro che sono chiamati a esercitarla.

L’amministrazione di tale ordine è affidata al Consiglio Superiore della Magistratura al quale “spettano, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati” (art. 105 Cost.).

Il CSM, quindi, è un organo istituito per sottrarre l’amministrazione dei magistrati al Governo – e, segnatamente, al Ministro della Giustizia, al quale, diversamente, essa avrebbe dovuto essere ricondotta – e, in tal modo, per garantire l’effettività dei principi di indipendenza, imparzialità e neutralità politica della giurisdizione.

Un organo, dunque, non politico ma tecnico-amministrativo, chiamato a dare attuazione alle “norme dell’ordinamento giudiziario” e composto da tecnici del diritto: magistrati; professori ordinari di università in materie giuridiche; avvocati dopo quindici anni di esercizio (art. 104 Cost.).

Come è noto, però, una cosa sono i principi, il dover essere; altra cosa è la prassi, l’essere. Altrimenti detto, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare!

Nel tempo, associazioni private chiamate “correnti”, spacciandolo falsamente per un organo di rappresentanza politica, si sono letteralmente impadronite del CSM e lo hanno gestito come cosa propria.

Tali associazioni private, formalmente finalizzate a operare nella società, oltre che tra i magistrati, per scopi di promozione culturale e scientifica nonché di riflessione politica in materia di giurisdizione, con la scusa della meritocrazia, hanno trasformato i magistrati che dovrebbero occuparsi dell’organizzazione degli uffici e delle loro articolazioni interne, in questo senso seguiti anche dal lessico normativo, in “capi” degli uffici.

Ciò in radicale contrasto con la Costituzione, che sancisce l’indipendenza e soggezione dei giudici soltanto alla legge e, affermando che “i magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni” (art. 107, co. 3°, Cost.), bandisce dall’ambito della giurisdizione la stessa idea del “capo”.

Il CSM è così divenuto un “nominificio” se non un vero e proprio “poltronificio”, inserito nel grande scacchiere del potere italiano, gestito in gran parte secondo logiche indifferenti all’imparzialità, all’indipendenza e alla legalità e invece ispirate ai criteri dell’appartenenza, della convenienza e dello scambio di favori.

La politica si è adattata e, anziché mandare al CSM tecnici di altissimo profilo come richiesto dalla Costituzione, ha cominciato e poi sempre più intensificato a nominare componenti del CSM, anche in questo caso secondo biasimevoli logiche spartitorie, uomini di stretta osservanza partitica.

Tutto questo ha mandato in malora i principi costituzionali, trasformando di fatto il CSM in una sorta di organo di gestione e soddisfazione degli interessi spartitori interni ed esterni alla magistratura.

Prima tutti sapevano ma la maggior parte poteva fare lo struzzo; adesso, dopo la pubblicazione di parte delle chat del telefono sequestrato a Luca Palamara, questo non è più possibile.

Pseudo politici, uomini di governo, parlamentari, magistrati senza alcun titolo al riguardo, boiardi di Stato vengono colti, insieme a componenti o ex componenti del CSM, in un turbinio infinito di spartizioni e piazzamenti, piccoli e grandi, in cui tutto conta tranne i principi costituzionali e la legge.

Un terreno di coltura perfetto per la proliferazione di affarismi e giochi di potere e persino di sconcertanti vicende che vanno dall’induzione a ritirare domande per concorsi, ai condizionamenti nell’instaurazione o nell’esito delle più delicate procedure del CSM a scopo puramente educativo e/o punitivo di magistrati non allineati fino a vere e proprie interferenze nell’attività giudiziaria.

A proposito di quanto rappresentato dalle chat di Palamara, il Senatore Primo Di Nicola, del Movimento 5 stelle, ha parlato di “mercanteggiamenti interni all’organo di autogoverno, alla magistratura nel suo complesso, vittima e protagonista, allo stesso tempo, di pratiche inaccettabili”; ha affermato che “occorre una riflessione del Parlamento sul mercimonio degli incarichi direttivi e sul corollario di dossieraggi e scambi inconfessabili per assegnare a questo o a quel magistrato le postazioni, con lotte interne trasformatesi ormai in autentiche guerre tra bande”; ha infine espresso la necessità di “porre fine a questo spettacolo indecente e a quest’insulto alla democrazia, che mortifica il diritto dei cittadini ad avere un giudice naturale competente e imparziale”.

E tutto questo soltanto per una parte delle chat di un solo magistrato! Chissà cosa sarebbe venuto fuori se, accanto a quelle di Palamara, fossero state disvelate le chat di qualche altro collega, magari uno per ciascuna delle altre “correnti"?

Sol che lo si volesse, non ci vorrebbe molto a porre fine a “questo spettacolo indecente e a quest’insulto alla democrazia”.

Chiunque si accosti senza pregiudizio al problema delle pratiche spartitorie, interne ed esterne, consustanziali alla correntocrazia, comprende che per porvi fine occorrono due passi tanto semplici quanto indispensabili: liberare il CSM dalle correnti e porre fine al gioco ormai sempre più compromesso delle nomine dei “capi” degli uffici.

Il sorteggio dei candidati al CSM e la rotazione dei dirigenti degli uffici secondo criteri legali sono gli strumenti su cui deve essere imperniata una riforma che intenda realizzare tali obiettivi.

(continua…)

2 commenti:

francesco Grasso ha detto...

PURTROPPO allo stato in cui siamo giunti, sorteggio e rotazione non possono risolvere più nulla!!! Bisogna agire sui provvedimenti del giudice abnormi. Potenziando in modo serio l'ufficio degli affari della giustizia presso il Quirinale, e predisponendo un sito per le denunce da parte dei cittadini.

bartolo ha detto...

Quasi quasi mi dispiace più per Lei che insiste sui provvedimenti dei giudici abnormi, che per me che ho letto solo quelle mi hanno interessato. comprendo il Suo dolore