martedì 30 giugno 2020

Uomini immagine?


Il Procuratore Generale Giovanni Salvi presenta alla stampa l’iniziativa disciplinare del suo ufficio contro Luca Palamara. Nel rispondere alla domanda di un cronista, quasi corrucciato, lamenta l’appannamento dell’”immagine” pubblica della magistratura, così faticosamente  costruita negli anni, come se il consenso   del popolo rappresentasse uno dei principali scopi dell’azione giudiziaria. 

S’insedia a Perugia il neo procuratore Raffaele Cantone ed anche lui, presentandosi alla stampa,  si preoccupa dell’”immagine” della magistratura,  a suo avviso ingiustamente attinta dai fatti relativi al solo Luca Palamara,  dei quali il suo ufficio dovrà occuparsi in sede penale. 

Sono due magistrati relativamente freschi nei loro rispettivi incarichi, il primo Procuratore Generale della Cassazione, il secondo procuratore  della Repubblica di Perugia ed entrambi sono espressione della corrente (o meglio del cartello elettorale) denominato AREA che, per intendersi, rappresenta la cd sinistra giudiziaria, quella che per effetto delle  rocambolesche dimissioni di alcuni consiglieri superiori dello scorso anno,  si ritrova ad essere rappresentata più   dei suoi meriti elettorali  al CSM.
  

Di cosa si occupa l’uno e di cosa si occupa l’altro. 

Il dott. Giovanni Salvi è impegnato, non moltissimo a dire il vero, sul versante disciplinare.  L’oggetto del relativo procedimento, infatti, riguarda l'isolato episodio dell’Hotel Champagne, quello dell’incontro tra consiglieri superiori ed alcuni “estranei” nel quale si confabulò del futuro procuratore di Roma. 


Il dott. Raffaele Cantone è invece alle prese col problema di una veranda ed altre minuzie, individuate dalla procura perugina come il "prezzo" dell’ipotizzato  mercimonio delle funzioni del dott. Luca Palamara. 

All'apparenza, insomma, i due uffici, stanno al momento trascurando il “mondo” che è emerso dalle captazioni del trojan, che hanno svelato a tutti il sistema magistratura, già meritatamente appellato da alcuni giornali come “toghe sporche”.

I fatti, davvero tanti, che rivelano sistematiche e trasversali pratiche lottizzatorie non costituiscono allo stato materia d'accusa, nè sul versante penale nè su quello disciplinare.

Vi sono solide ragioni giuridiche per ritenere che la spartizione degli incarichi in base alle appartenenze attuata nel CSM costituisca reato e, con molta probabilità , illecito disciplinare  a meno che non si voglia sostenere che il condizionamento del CSM sia punibile solo se riguarda il procuratore di Roma e non , ad esempio, la nomina di Avvocati generali presso la stessa Procura Generale della Cassazione.   


Eppure entrambi gli uffici, la Procura Generale e la Procura di Perugia,   hanno già da tempo a disposizione non solo l’ingente materiale probatorio (le innumerevoli chat) il cui unico uso al momento sembra essere stato quello della  diffusione mediatica, ma persino la più volte dichiarata disponibilità del dott. Luca Palamara a vuotare il sacco, dire molto di più su come operasse il sistema  e sul coinvolgimento del mondo politico, per lo più di sinistra a quanto sin qui emerso. La prevedibile collaborazione del dott. Palamara  è un'occasione unica, di  quelle che nessun inquirente si farebbe sfuggire.  

Va fugato, a questo punto,  il dubbio che quelle carte siano invece destinate a sfuggire al vaglio di un giudice, sia esso quello disciplinare o quello penale e che si attenda la rimozione del dott. Luca Palamara dalla magistratura per depotenziarne le chiamate in correità.   

I cittadini si aspettano dalle due procure  che facciano i PM,  pubblici ministeri  che indagano ed accusano dove c'è da accusare;  non i PR,  addetti alle pubbliche relazioni impegnati a curare l'immagine di una  magistratura che purtroppo riflette esattamente il suo gravissimo stato patologico.  

Mai come oggi si avverte forte l'esigenza che la sostanza prevalga sull'immagine ed offrire   all'opinione pubblica  il capro espiatorio resterebbe imperdonabile operazione di mera facciata. Tanto più se compiuta con tempi e modi draconiani.   

Il chirurgo estetico ripristina il volto sfigurato dal male ma non elimina la malattia.  Il paziente morirà lo stesso, sebbene  con un bel volto “rifatto”,   a dispetto del suo corpo malato. 

3 commenti:

Gabriele Di Maio ha detto...

Sulla "collaborazione" di Palamara non sarei così sicuro.

bartolo ha detto...

Più che altro, perché sarebbe "disintegrato"... E lui non è così tonno,come definito da Cossiga.

francesco Grasso ha detto...

Da alcuni organi di stampa, di ordine secondario o inferiore, si parla: di tarallucci e vino, di intercettazioni che dovrebbero essere distrutte, di mille persone che dovrebbero essere indagate ridotte a 10, da scontare. Se non si tratta di taralluci e vino, saranno brioche e champagne. Comunque l'applicazione del "criterio giolittiano" non si può abrogare.