mercoledì 26 agosto 2020

Lockdown del dibattito tra i magistrati



Con un breve post della vigilia di ferragosto lamentavamo il blocco della mailing list dell’ANM.

Mentre imperversava lo scandalo delle nomine dei magistrati direttivi platealmente condizionate dal sistema dell’appartenenza partitica, il luogo principe del dibattito tra i magistrati, e unico per quelli non appartenenti alle correnti, la mailing list dell’ANM, era inspiegabilmente off-limits.

Quello stesso giorno, miracolosamente, la mailing list tornava operativa; e, nonostante la mezza estate non rappresenti di certo un incentivo alla trattazione di argomenti non precisamente ameni, tornavano a fioccare i messaggi.

Ma è durato poco.

Dal 22 agosto la mailing list è di nuovo bloccata e non inoltra più alcun messaggio.

Come se non ci fosse di che parlare! Per dirne solo alcune: sono alle porte (ottobre) le elezioni del Comitato Direttivo Centrale dell’ANM (il c.d. “parlamentino dei giudici”) e quelle dei consigli giudiziari (i “piccoli CSM” locali); la Magistratura è scossa e la credibilità della giurisdizione fatta a brandelli dal c.d. “scandalo delle nomine” e il Governo avverte l’urgenza, in piena estate, di espungere sostanzialmente dall’ordinamento l’abuso d’ufficio senza trovare, questa volta, nessun quartetto a bloccare la strada come accadde al c.d. “decreto Biondi”; per il 19 settembre è fissata l’Assemblea Generale dell’ANM chiamata a pronunciarsi sul ricorso di Luca Palamara contro la delibera del CDC che, senza avergli dato la parola, ha espulso il suo ex Presidente dall’Associazione; il Parlamento ha avviato l’esame del disegno di legge costituzionale sulla separazione tra le carriere di giudici e pubblici ministeri; il Governo ha licenziato il disegno di legge di riforma dell’ordinamento giudiziario che dovrebbe – mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo – porre fine alla correntocrazia e liberare finalmente i magistrati dalle lusinghe e dai condizionamenti della politica.

Il mezzo principale a disposizione dei magistrati per discutere di tutto questo e di altro ancora, però, è fuori uso.
 
Ancora!

Spiegazioni ufficiali? Nessuna!

E il silenzio ha tutta l’aria di non dispiacere ai vertici dell’ANM e delle Correnti.

Diventa davvero difficile, a questo punto, credere che il perdurare del “lockdown” della mailing list dell’ANM sia frutto di uno spiacevole e non desiderato imprevisto.



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Il ricorso del dott. Palamara contro la sua espulsione dall'Anm


Pubblichiamo il ricorso proposto da Luca Palamara contro la decisione del Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati che, su proposta del collegio dei probiviri, l'ho ha espulso dalla associazione.

L’assemblea generale degli associati che, a norma di statuto, dovrà valutarlo si terrà, in presenza, nei giorni del 19 e 20 settembre a Roma (modalità questa imposta dallo Statuto ma quanto mai inopportuna visto il periodo di emergenza sanitaria in cui ci troviamo).

A quanto ci consta è la prima volta nella storia dell’associazione che si verifica un caso del genere poiché finora i magistrati incolpati o si sono sottratti al procedimento disciplinare, dimettendosi dalla associazione, o hanno prestato acquiescenza alla decisione adottata nei loro confronti.

Ulteriori elementi che valgono a conferire particolare rilievo a questo precedente sono dati dalla caratura dell’incolpato (già presidente dell’Anm nonchè componente della commissione che redasse la versione del codice etico sulla base del quale viene giudicato) e per uno dei temi che il procedimento disciplinare involgerà ovvero quello della influenza delle correnti nella vita associativa e nell’autogoverno dei magistrati.


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giovedì 20 agosto 2020

Fazioni

di Donato D'Auria - Magistrato


Negli ultimi giorni sulla stampa locale di Reggio Emilia si è acceso il dibattito sulla nomina del procuratore capo di quella città, avvenuta in data 4/7/18.

            La Gazzetta di Reggio e il Resto del Carlino (sia nella edizione di Reggio Emilia che in quella di Bologna) hanno riportato ampi stralci degli scambi di messaggi whatsapp intercorsi tra il dott. Marco Mescolini, attuale procuratore della Repubblica di Reggio Emilia ed il dott. Luca Palamara, all’epoca dei fatti consigliere superiore.


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mercoledì 19 agosto 2020

Sul concorso in magistratura


Riceviamo e pubblichiamo una riflessione sull'attuale conformazione del concorso in magistratura



La tempistica problematica
del concorso in magistratura

di Maria Grazia Sodano


Il deludente esito delle prove scritte dell’ultimo concorso di magistratura che ha visto ammettere agli orali su oltre tremila consegnanti solo 301 candidati, peraltro in numero di molto inferiore ai posti messi a concorso, offre l’occasione per riflettere approfonditamente sulla necessità di un’adeguata riforma del concorso stesso.

A parere di chi scrive essa deve muovere da un’analisi approfondita delle problematiche che affliggono l’attuale accesso alla magistratura, a cominciare dalla tempistica di espletamento del concorso che non esitiamo a definire biblica, tanto da consentire l’entrata in carriera di candidati “invecchiati” sui libri, lontanissimi dalla laurea e, privi, nella maggior parte dei casi, anche di un’adeguata pratica giudiziaria.

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martedì 18 agosto 2020

Con ... sob! (Ovvero dell’autodistruzione secondo Berruti)


di Andrea Mirenda - Magistrato 

Eccolo qua! 
Dopo i consueti sermoni degli illustri pensionati protagonisti del “pensiero unico giudiziario”, da tempo riuniti nella celebre formazione dei Tre Tenori (al secolo Spataro, Bruti Liberati e Caselli), ecco giungere sul giornalone di turno  (La Stampa, 17.08.2020)  altro infaticabile “ex” che, con divertita iattanza,  ci canta i mali che condurranno la magistratura all’implosione.

Per i non addetti ai lavori parliamo del buon Giuseppe Maria Berruti, già nel gotha dei leader di Unità per la Costituzione nonché esponente di spicco di quel “pancorrentismo” che, di riffa o di raffa, ha portato la magistratura nel gravissimo stato di coma morale e deontologico  in cui versa.

Il “bravo opinionista”, emulo del bravo presentatore di marca arboriana nonché fratello dell’ottimo Massimo Maria Berruti (di cui possiamo leggere il simpatico ritratto su Wikipedia), è stato dal 1986 al 1990 Magistrato dell'Ufficio Studi del Consiglio superiore della  Magistratura e dal 2006 al  2010 Componente del Consiglio Superiore della Magistratura; fino al settembre del 2000 e successivamente fino al 12 marzo 2004, esperto Giuridico della Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ai sensi dell'art. 11 della legge n. 287 del 1990, e poi,ancora, Presidente della Commissione del Concorso per la nomina a Notaio, e poi ancora Magistrato  componente la "Commissione dei Ricorsi contro i Provvedimenti dell'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi" (su indicazione del Primo Presidente della Corte di Cassazione), e poi, ancora, dal 25 novembre del 2013, Direttore dell'Ufficio del Massimario della Corte e poi, ancora , il  2 maggio 2014, con decreto del Ministro della Giustizia, Presidente della "Commissione  ministeriale per gli interventi urgenti di riforma sul processo civile". 
Infine, deposta la toga,  il nostro Berruti è ora membro della Consob… per chiamata politica. 

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venerdì 14 agosto 2020

Una questione di credibilità

di Luciano Varotti - Magistrato 



E alla fine ci siamo…

Dopo la pubblicazione su numerosi quotidiani, nazionali e locali, delle riunioni avvenute in luoghi non istituzionali tra componenti ed ex componenti del Consiglio superiore della magistratura e personaggi politici (fatti, come noto, avvenuti nel maggio 2019), si assistite oggi a divulgazione di messaggi tra magistrati di uffici più periferici, quali ad es. la Procura di Reggio Emilia (https://www.ilrestodelcarlino.it/reggio-emilia/cronaca/grande-pal-sei-il-re-de-roma-le-chat-tra-mescolini-e-palamara-1.5409995).

In tutti i casi, sia in quelli di interesse nazionale, sia in quelli locali, le persone coinvolte si sono spesso difese con i soliti e noti argomenti.

Si è replicato asserendo che, in fondo, non vi sarebbe nulla di male a chiedere informazioni sul proprio procedimento di nomina e che, comunque, tali incontri o scambi di messaggi non avrebbero di fatto avuto alcuna ripercussione concreta sui processi decisionali del Consiglio superiore.

In altri casi le giustificazioni sono state più tragicomiche: “io non c’ero”, “c’ero ma dormivo”, “sarei dovuto andare via subito”, “si è sempre fatto così”, “abbiamo comunque nominato i migliori”, “non ci sono prove di commissione di reati”, “siamo alla cultura del sospetto”, “bisogna contestualizzare”, ecc…, sino ad arrivare, in qualche caso, a prese di posizioni in difesa di quello o di quel partito politico.

In realtà il vero danno arrecato alla magistratura nel suo complesso è molto più grave di quello che deriva da una nomina errata o caduta su un soggetto inidoneo (evento che anche in un sistema sano può verificarsi).

È stato infatti compromesso – direi sbriciolato – un bene forse non molto percepibile in prima battuta, ma di sostanziale importanza, ossia la credibilità dell’istituzione “magistratura”, che riguarda non solo il singolo partecipante a questo o a quell’incontro incontro o colloquio, ma l’intero sistema.

Qualunque persona, qualunque cittadino, oggi può legittimamente chiedersi (e sollevare quindi il dubbio) se le indagini, le decisioni e, in generale, gli atti della magistratura - sia essa di importanti uffici giudiziari, come pure di uffici periferici - siano stati assunti in piena indipendenza, oppure se essi siano stati condizionati da altre vicende e favori, oppure se siano il mezzo per ottenere future utilità in cambio.

E questo enorme fardello (del quale siamo tutti testimoni leggendo i quotidiani) grava non solo sulle indagini e sulle sentenze assunte nel passato dalla magistratura, ma anche sulle indagini e sulle decisioni che verranno assunte in futuro.

C’è dunque da chiedersi se, oggi, si possa permettere che alcuni uffici giudiziari siano guidati e diretti da magistrati implicati in questo anomalo e malato sistema di scambio delle correnti, oppure se essi non vadano in qualche modo rimossi, eventualmente mediante una volontaria iniziativa dei singoli stessi (quale ad es. una domanda di trasferimento).

I mezzi per procedere non mancherebbero, se si pensa che, oltre alla (probabilmente utopica) domanda di trasferimento della persona coinvolta, sussiste per il Csm la possibilità di non concedere al soggetto interessato la proroga quadriennale nelle funzioni, oppure la possibilità di trasferimento d’ufficio ex art. 2 del rd n° 511 del 1946, oppure, infine, l’annullamento d’ufficio dell’atto di nomina, ai sensi dell’art. 21-nonies della legge n° 241 del 1990, ove applicabile.

I mezzi, dunque, ci sono.

Speriamo che alla fine sopraggiunga - un po’ come il settimo cavalleggeri nei film western - anche la volontà di procedere.



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Zitti zitti (il silenzio è d'oro)


Mentre imperversa sulla stampa lo scempio delle nomine di magistrati direttivi platealmente truccate dal sistema dell’appartenenza politica,  l’Associazione Nazionale Magistrati  altro non fa se non oscurare l’unico luogo di dibattito interno, vale a dire la sua mailing list nazionale che è bloccata da circa 10 giorni. 

Per di più in una fase preparatoria della assemblea che sfocerà nel primo esperimento di votazione telematica,   la cui organizzazione appare oggetto di auto-boicottaggio: pochissimi saranno i magistrati in grado di parteciparvi visto che non si sta offrendo alcuna pubblicità all’evento. 

Insomma, lo struzzo che s'insabbia è un esibizionista al confronto.

In caso di pericolo tutti zitti, la parola d’ordine è omertà!


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sabato 8 agosto 2020

La farsa.

di Nicola Saracino - Magistrato 



E poi biasimano le fake news!

Dal quotidiano La Repubblica dell’8 agosto 2020,  Liana Milella riempie di vuoto un articolo dal titolo: “Csm, la riforma Bonafede stronca le correnti ma è rivolta tra le toghe”.

Sulla stessa linea La Stampa: “Varata anche la riforma del Csm, Bonafede: scardinato il correntismo. Giustizia, stretta sulle nomine del Csm. E stop alle porte girevoli toghe-politica” Con un sottotitolo ancora più propaganda di quello principale “Via libera del Consiglio dei ministri alla riforma. Bonafede: scardiniamo il correntismo componenti delle Commissioni saranno estratti per sorteggio. E arrivano le quote rosa.”. 

I lettori del blog sanno sin dall’inizio che quella messa in scena dal Governo è una gattopardesca manovra per non cambiare un bel nulla e per conservare proprio quei rapporti stretti tra politica a magistratura che almeno ad una fazione (oggi si capisce ancor meglio) deve apparire irrinunciabile. 

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martedì 4 agosto 2020

In confronto il processo di Kafka era uno scherzo.

di Cristiana Valentini

Professore Ordinario di Procedura Penale

Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara




Tra le varie immagini da incubo che popolano le notti dei lettori i quali, psicologicamente impreparati, si avventurino nella lettura dei media degli ultimi mesi, compare all’improvviso quella tracciata da una notizia surreale: il dr. Davigo sarà giudice nello stesso processo in cui è chiamato a testimoniare, perché il Collegio del CSM che valuterà la situazione disciplinare del dr. Palamara ha ritenuto infondata la ricusazione proposta dal difensore di quest’ultimo. 

Ammettiamolo, lo scenario è davvero –come suol dirsi- kafkiano e si presta a fornire materia a sogni angosciosi.

Ma proviamo a tradurre la situazione senza giuridichese.

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