lunedì 9 novembre 2020

Senza titolo

di Donato D'Auria - Magistrato 

Sabato e domenica scorsi si è tenuto il primo Comitato Direttivo Centrale della Associazione Nazionale Magistrati del dopo Palamara.

Erano stati scritti fiumi di inchiostro, programmi correntizi, dichiarazioni di intenti da parte dei vari gruppi che operano nell’associazione, tutti nel senso di dare un nuovo corso alla azione associativa, ma alla resa dei conti penso si possa affermare senza tema di smentita che nulla è cambiato, purtroppo.
Basti considerare che metà della mattinata di sabato è stata occupata da una surreale discussione relativa alla nomina del presidente della seduta, che il comma 6 dell’art. 31 dello Statuto rimette in maniera chiara ed inequivoca alla elezione del CDC [In ogni riunione esso (il CDC, n.d.r.) elegge un Presidente di seduta], mentre una parte dei membri voleva che la presidenza della seduta fosse affidata al membro più anziano in ruolo, secondo una prassi invalsa fino ad ora.
Ora, se tutti fossero stati d’accordo, nulla quaestio. Tuttavia, nel momento in cui è stata chiesta la applicazione delle norme dello Statuto, in un consesso davvero animato dalla volontà di cambiamento e di discontinuità con la vecchia gestione della associazione, non ci sarebbe dovuta essere più discussione. Invece, il presidente uscente è arrivato al punto di proporre di mettere in votazione una mozione che, per usare un eufemismo, pare davvero singolare: applicare le regole statutarie o la prassi? 
Proprio quella stessa prassi che di guasti ne ha già provocati troppi, oscurando le regole: si veda qui fino a che punto (di non ritorno?) si è giunti.      

Chiamare trentasei magistrati (tanti sono i componenti del CDC) a pronunciarsi su una siffatta alternativa lascia davvero esterrefatti!

Ma non è finita, perché - quando si è compreso che non sarebbe passata una simile mistificazione - è stato sollevato il problema della validità dei voti espressi dai membri del CDC che erano collegati da remoto, ai quali peraltro erano state già fornite le credenziali per esercitare in segretezza ed in sicurezza il voto.

Questa questione è parsa ancor più inspiegabile, tenuto conto del fatto che a rigore la prima riunione del CDC, in considerazione della pandemia in atto, avrebbe dovuto svolgersi tutta da remoto, non costituendo una valida occasione per superare divieti (ad esempio, la Lombardia, zona di provenienza di taluni dei componenti, è stata classificata zona rossa) o forti raccomandazioni di evitare gli spostamenti.
La ciliegina finale, però, è stata il rinvio secco della riunione al 21 novembre prossimo, dato questo che ci costringe a prendere atto che il primo CDC si è concluso con un nulla di fatto, celato dietro la foglia di fico della volontà di costituire una giunta unitaria, di cui all’evidenza non esistono le condizioni.
Si tratta di un rinvio - al quale si sono opposti solo i quattro colleghi eletti nella lista ArticoloCentouno - che delegittima l’intero CDC, incapace di autodeterminarsi nella sede sua propria, che squalifica i suoi componenti, bisognosi delle direttive dei presidenti e segretari di corrente, silentemente presenti alla riunione.

Dunque, ancora una volta le decisioni verranno prese all’esterno del CDC, nelle stanze segrete, frutto di inciuci tra le solite correnti, per poi essere semplicemente ratificate in CDC.

Se questo è il nuovo corso …

1 commenti:

Giammauro PASQUALE ha detto...

Buongiorno i problemi della Magistratura sono gravi e durano da decenni, da molto prima che il dr Palamara vi entrasse. Si e' deciso, per la convenienza di tutti, magistrati in primo luogo ma non solo, di non affrontarli seriamente. Si e' preferita la via semplice del (sacrificio) rituale del dr Palamara Questi sono i risultati, quando alle analisi serie si preferiscono i giudizi sommari e autoassolutori. Giammauro PASQUALE Genova