martedì 15 dicembre 2020

Sul controllo ministeriale dei giudici italiani



ArticoloCentouno

Condividiamo in pieno la presa di posizione di Magistratura Democratica sul c.d. caso Brescia.

Il contenuto della smentita dell’avvio di un’indagine su quanto accaduto non solo non convince per la sua inspiegabile tardività ma suscita ulteriori gravi perplessità e interrogativi.

Perché mai una fisiologica decisione assolutoria, vieppiù in pendenza del termine per la motivazione, dovrebbe essere trasmessa quale “notizia agli uffici competenti”? E quali sarebbero questi uffici? E quali “valutazioni” e “accertamenti” sarebbero chiamati a compiere? E quale sarebbe la richiamata “prassi” in base alla quale tutto ciò accade? Esistono atti – circolari, direttive, risoluzioni… – in materia?

E, su altro versante, resta senza risposta l’interrogativo enormemente preoccupante sul perché – come si legge sul sito del Corriere della Sera – “dai giudici bresciani è arrivata una nota ufficiale che precisa i perché dell’assoluzione”.

Qualcuno gliel’ha richiesta? Chi? E perché?

Il caso riflette chiaramente che la cultura dell’indipendenza della giurisdizione è sempre più deficitaria nella classe dirigente politica e magistratuale.

Al contempo, esso impone con sempre maggiore urgenza la necessità di rimuovere le cause di tale deficit culturale e di adottare, superando gli sterili proclami, iniziative idonee a tutelare effettivamente l’indipendente esercizio della giurisdizione.

Occorre, tra l’altro, valorizzare al massimo il ruolo sindacale dell’A.N.M. secondo quanto specificamente previsto dall’art. 2 dello Statuto dell’Associazione (tutelare gli interessi morali ed economici dei magistrati, il prestigio ed il rispetto della funzione giudiziaria), arginare la deriva delle nomine fiduciarie di magistrati nelle più varie collocazioni fuori ruolo (inevitabilmente foriere di un’inaccettabile commistione di interessi), chiudere le porte girevoli fra magistratura e politica.


Maria Angioni, Giuliano Castiglia, Ida Moretti e Andrea Reale
Componenti del Comitato direttivo centrale dell’ANM
 

3 commenti:

GiammauroPASQUALE ha detto...

Condivido la risposta della magistratura associata e dei magistrati di art. 101 al Ministro Bonafede, che ha già dato in passato prove del suo indiscutibile valore. a proposito del caso Brescia
Non ricordo però reazioni particolari qualche mese fa, quando divenne di dominio pubblico il Caso Di Matteo, emerso dopo anni tra l'altro, e qualcosa anche questo vorrà dire.
Non ci furono allora che timide proteste. Di Matteo aveva detto chiaramente che il Ministro lo aveva silurato, dopo un'iniziale (investitura) Bonafede ha balbettato. Uno dei due ha mentito o tutti e due. Ricordo che Di Matteo è componente del CSM a mio giudizio per meriti mediatici e Bonafede il nostro Ministro di Giustizia. In un qualunque paese normale uno dei due non sarebbe più al suo posto. Cosa ne pensano i magistrati di art. 101?. grazie per ospitalità

Anonimo ha detto...

davvero preoccupante lo stato dei rapporti politica-giustizia... da cittadino del popolo, identicamente come lo è ogni singolo magistrato quando non esercita la sua funzione, spero che l'intero ordine giudiziario abbia un sussulto di bramosia di chiarezza. le mie ridotte risorse intellettuali mi inducono sempre più nella preoccupazione. l'italia è il paese che ha lasciato sul selciato trucidati miglia di suoi cittadini colpevoli di fare soltanto il proprio dovere, ed altre vittime di guerre tra bande di criminali; che ha incarcerato (escludiamo i cittadini comuni) tortora, contrada, dell'utri, mannino, e altre centinaia di politici, amministratori, imprenditori e moltissimi esponenti della classe dirigente e professionale. magistrati inclusi. la stragrande maggioranza è stata assolta da ogni accusa o dalle accuse più gravi, e solo una minoranza è stata riconosciuta colpevole secondo l'impianto accusatorio. detta minoranza, occorre dire, era impossibile assolverla. una gravissima anomalia nel paese dove imperversano pericolose organizzazioni criminali, le quali dalle anomalie traggono linfa per colludere e corrompere la pubblica amministrazione, la politica ed anche la magistratura stessa. la separazione, quindi, dei tre poteri dello stato deve essere netta. anche perché da quanto si legge anche su questo blog, i tre poteri già ridotti a due sono talmente mescolati tra loro che i cittadini comuni fanno fatica a capire se è la magistratura che ha sopraffatto la politica o il contrario. o ancora peggio, se sono i magistrati che si offrono per aiutare la politica in ciò che è incapace a fare da se, o è la politica che si offre per aiutare una magistratura che appare incartata nella capacità di autodeterminarsi.

francesco Grasso ha detto...

C'è una polizia interna al ministero, una sorta di OVRA ? Zanardelli, Rocco e suo fratello, Vassalli leggevano le sentenze, ma questo, con tutti i sigilli che deve guardare, finisce per diventare strabico. Comunque il potere/facoltà di promuovere l'azione disciplinare(residuato dell'ordinamento pre-repubblicano) nei confronti dei magistrati, compreso il P.G. presso la S.C. che a sua volta ha l'obbligo, e non facoltà, di promuovere l'azione, lo detiene.