giovedì 28 gennaio 2021

Il cecchinaggio.



Al cecchinaggio è dedicato un capitolo de "Il Sistema", libro intervista  di Luca Palalmara e Alessandro Sallusti che proprio in queste ore sta scuotendo il “palazzo”.

In cosa consiste?  

La vita dei magistrati, contrariamente a quanto vorrebbe la Costituzione, non è regolata “soltanto” dalla legge. 

Vi sono le mille  “circolari” adottate dal Consiglio Superiore della Magistratura   le quali, anziché limitarsi a porre norme di dettaglio che meglio specifichino quelle di rango legislativo, ne introducono di nuove ed autonome che “condizionano”  ogni aspetto della vita professionale di un togato.  

Uso volutamente il termine “condizionano” perché quella è la loro vera funzione. 

Spesso introducono una regola che immancabilmente s’accompagna alla possibilità di derogarvi quando il CSM,  in concreto e dopo le sue valutazioni discrezionali, lo ritenga opportuno


Questa tecnica è diffusissima, una sorta di  imprinting che rivela il suo autore ad una semplice lettura.   

Ed è adottata, ad esempio,  per stabilire se un precedente infortunio disciplinare sia d’ostacolo alla progressione in carriera o al conferimento di un particolare incarico, anche a distanza di un decennio dalla sanzione; oppure per disciplinare che rilievo conferire ai processi penali che coinvolgano un magistrato,  quando si tratti di assegnare un posto direttivo. 

Quindi ogni magistrato, anche il più specchiato ed irreprensibile  -  e che magari proprio per questo incappi nella denuncia di chi ha ragioni di malevolenza verso di lui -  si trova esposto all’arbitrio del CSM che può paralizzarne la “carriera”, spesso anche in termini economici ritardano le cd valutazioni di professionalità.

Come racconta Palamara non è affatto inusuale che molti importanti concorsi si risolvano grazie al “cecchino” di turno, vale a dire a chi predisponendo  o recuperando la pratica potenzialmente letale,  letteralmente “fa fuori” il malcapitato che spesso è indotto sua sponte a ritirare la candidatura. 

La tecnica normativa adottata, come detto, si presta all’uso più arbitrario che si possa immaginare. 

Da questo, e non dal potere politico, sono “condizionati” i magistrati.

Al punto che molti di coloro che sono loro malgrado citati nel saggio a firma Palamara- Sallusti, spesso personaggi assai importanti della magistratura,  non avrebbero conseguito l'incarico  se il testo  fosse uscito quando era ancora pendente il relativo concorso, né avrebbero raccolto voti per l’elezione come consigliere superiore (ma questo per libera scelta degli elettori). 

Alla luce dei fatti gravissimi che si leggono nel libro, molto diffuso e letto, sembra non operare per loro quella cautela e quella cura della pubblica immagine del magistrato che il CSM è solito anteporre alle garanzie delle quali egli dovrebbe, per Costituzione, godere. 

Ed oggi  tutti sembrano disinteressarsi dell’immagine dell’Ordine,  restando abbarbicati al loro posto.

A prescindere, sia detto, dalla fondatezza delle accuse loro apertamente mosse.  

Perché per tutti gli altri s'è sempre fatto riferimento ad un criterio di  ...  opportunità.   

1 commenti:

bartolo ha detto...

voglio evitare di torturarmi (anche perché è diventato reato) quindi non compro il libro. però ricordo in un hotel reggino, la "voce" di interessati personaggi che riferivano di una visita di "autorevoli magistrati" muniti di elenchi: all'interno risiedeva la corte che doveva emettere sentenza contro una ndrina. è questa la magistratura che hanno voluto i lottatori della mafia , ed è evidente quindi, come nella fattoria degli animali, che si sia arrivati, oggi, ad animali che sono più animali di altri animali.