domenica 17 gennaio 2021

La toppa ed il buco



La vicenda della “raccomandazione” in odio a Gabriella Nuzzi  ha suscitato dibattito tra i magistrati vivo a tal punto da determinare una spiegazione ulteriore  della singolare delibera,  riconoscendo così i suoi stessi autori che le  motivazioni espresse erano alquanto carenti.
 
Raccomandazione in odio perché, come insegna la Procura Generale della Cassazione,  sono legittime le raccomandazioni buone,  quelle che esaltano il raccomandato  e ci sono poi le  raccomandazioni cattive, quelle che gettando cattiva luce sui colleghi,  andrebbero invece punite.
 
Ebbene a colmare la cripticità di quella delibera sono intervenuti i consiglieri superiori di Area Democratica per la Giustizia che l’avevano sostenuta in blocco, monoliticamente, convintamente. 

Vediamo perché l'avevano votata e promossa.


 "Abbiamo saputo della (legittima, come tutte le critiche) doglianza della collega Nuzzi (e del dibattito che ne è seguito) in ordine alla delibera di Plenum che, pur confermando la sua nomina quale affidataria di un Mot, ha evidenziato il suo precedente disciplinare, affermando la inopportunità della nomina, ed ha suggerito al Consiglio giudiziario di prestare maggiore attenzione nel futuro a tale criticità.
 
Ci dispiace molto che il nostro voto sia stato frainteso e ci siano state attribuite finalità del tutto estranee alle motivazioni che lo hanno sorretto.
 
Come alcuni di voi sapranno, dopo che durante un dibattito in Plenum emerse che una collega nominata quale affidataria era ancora “indietro” nella progressione delle valutazioni di professionalità (ne riferimmo nel Diario del 6 novembre), la sesta commissione ha cominciato a vagliare con maggiore attenzione le proposte dei consigli giudiziari di nomina degli affidatari dei Mot, che spesso giungono senza alcuna concreta valutazione e motivazione sul profilo professionale dell’affidatario e che anche il CSM ha spesso confermato, con formule di stile anche in relazione a precedenti o pendenze disciplinari.
 
Pare giusto qui riportare il testo dell’art. 11 del regolamento sul tirocinio: “I magistrati affidatari sono nominati dal CSM su proposta del Consiglio Giudiziario, previa indicazione da parte dei magistrati collaboratori, e vengono scelti tra i magistrati che abbiano superato almeno la prima valutazione di professionalità e che siano dotati di particolare preparazione teorica e pratica, di elevato prestigio professionale e di capacità comunicative e didattiche. La pendenza di un procedimento disciplinare con richiesta di fissazione di udienza ovvero la precedente sanzione disciplinare non sono circostanze ostative alla nomina quale magistrato affidatario purché non incidano, tenuto conto dell’epoca dell’illecito, della natura, della sanzione inflitta e di eventuali successive positive valutazioni di professionalità, sul prestigio professionale ovvero sulle capacità formative e didattiche”. Il testo normativo rende chiarezza su dubbi od illazioni circa atteggiamenti persecutori nei confronti di chiunque.
La ratio del testo normativo è quella di tutelare l’interesse dei Mot ad avere magistrati affidatari selezionati per la loro validità e capacità professionale (non invece l’interesse del magistrato ad essere destinatario di un “incarico”), sicchè è interesse del Consiglio che nei (rari) casi in cui emergano criticità (come nel caso di precedenti disciplinari), l’idoneità ad assumere questa funzione debba essere vagliata e motivata dal CG, senza limitarsi al mero richiamo al tempo trascorso.
 
Nel caso della collega Nuzzi, il precedente, seppure risalente nel tempo, ha comportato una sanzione grave (la perdita di anzianità) e di certo non poteva essere omesso nella valutazione della delibera consiliare.  Certamente sarebbe rimasto (e rimarrebbe tuttora) subvalente a fronte dell’allegazione delle elevate doti professionali, anche solo sopravvenute, della collega se solo tale allegazione avesse accompagnato la sua proposta di nomina. In difetto di ciò, invece, la maggioranza della commissione e del Plenum ha ritenuto di fare quello che appariva corretto: confermare la nomina in questione, evidenziare tuttavia l’esistenza del precedente (omesso dal consiglio giudiziario) ed invitare il consiglio giudiziario a tenerne conto nel futuro (anche solo per reiterare la nomina, spiegando però che la successiva vita professionale della collega ha posto nel nulla la criticità legata al disciplinare).
 
Possiamo garantire che nello stesso modo ci siamo comportati in precedenza e ci comporteremo in futuro con altri colleghi nelle medesime condizioni, in relazione a proposte di nomina da parte dei consigli giudiziari ugualmente carenti nella parte motiva.
 
Nessun pregiudizio, dunque, per la collega o per tutti i colleghi, attinti da precedenti disciplinari sempre che sussistano ragioni espresse e motivate che consentano di superarli.
 
Altro ed interessante tema, tutto de iure condendo, è quello della riabilitazione disciplinare, al cui dibattito non ci sottrarremo certo.". 
Elisabetta Chinaglia, Alessandra Dal Moro, Giuseppe Cascini, Mario Suriano, Ciccio Zaccaro
 
Va premesso che si deve sempre apprezzare chi non si sottrae al confronto, specialmente quando propugna l’idea della natura politica del CSM, che da sempre non condividiamo, ritenendo che la vita dei magistrati debba sempre essere disciplinata dalla legge, dalle regole, e mai dall’”opportunità politica”.

Tuttavia le spiegazioni offerte non dissipano, anzi aumentano, le perplessità suscitate dalla delibera che avevamo indicato dal “sapore vendicativo” verso la collega Gabriella Nuzzi. 

Eccone le ragioni. 

Nel testo della delibera originaria vi è riportata una argomentazione assai significativa che suona più o meno così: “ma tra tutti i magistrati che ci sono a Napoli proprio la Nuzzi dovevate scegliere?”

I consiglieri democratici (che tutti gli altri son dittatoriali) ricordano che “…la sesta commissione ha cominciato a vagliare con maggiore attenzione le proposte dei consigli giudiziari di nomina degli affidatari dei Mot …”.   

Vien da osservare: e voi proprio adesso che viene in discussione Gabriella Nuzzi vi mettete a fare le pulci?  Dopo che alla collega erano stati  affidati,  senza interruzioni,  gli uditori dal 2016 ad oggi e le  era stato assegnato anche il compito di collaboratore per i MOT del febbraio 2018?
  
Avranno allora avuto traccia documentale che la dottoressa Gabriella Nuzzi non aveva bene adempiuto al suo compito di formatrice delle nuove leve. 

No.

La spiegazione è diversa. 

Lamentano di non avere trovato nel fascicolo attestazioni delle elevate doti professionali di Gabriella Nuzzi, le sole che potevano superare la vecchissima sanzione disciplinare. 

Ora, premesso che agli “incensurati” sono richieste normali doti professionali per seguire i giovani magistrati,    due ordini di obiezioni sono d'immediata evidenza. 

Il primo.

Il fascicolo personale di ogni magistrato della  Repubblica è custodito (indovinate dove?) presso Palazzo dei Marescialli, la sede del Consiglio Superiore della Magistratura.  
Sol che fossero stati un pelino più curiosi avrebbero  potuto farselo portare da un commesso e, seduta stante, apprendere che la collega Nuzzi  - dopo la sanzione disciplinare - aveva conseguito  molto lusinghiere valutazioni di professionalità. E sapete da chi erano espresse quelle valutazioni? Ma dal CSM signori! Lo stesso che se ne professa inconsapevole.  Della serie non so quello ho (già) fatto!

Il secondo. 

Bene, sei ignorante, lo ammetti tu stesso. Nel senso che lamenti la mancanza di “allegazioni” circa le capacità della dottoressa Nuzzi.  E allora che fa uno sensato che non abbia  voglia di svolgere un – doveroso a questo punto -  supplemento di istruttoria? Boccia la pratica, cioè dice  non approvo questo programma perché non è istruito nè io ho voglia di farlo. 

Invece no, approva il programma! 

E poi che fa sulla base di quella stessa istruttoria ritenuta carente? 

“Raccomanda” per il futuro non già di istruire meglio le pratiche ma – udite udite – di non scegliere mai più la dottoressa Nuzzi e questo, per ammissione del CSM,  senza avere contezza dei fondamentali elementi di valutazione della professionalità (elevatissima a dar retta ai colleghi napoletani) della collega. 

Quindi cari consiglieri democratici, la vostra spiegazione non merita di essere approvata. 

Se sarà meglio istruita, però, non ne escludiamo un futuro positivo vaglio. 


1 commenti:

francesco Grasso ha detto...

Summum ius summa iniuria. Il dibattito e le spiegazioni fanno parte della vita, il silenzio, della morte. Nel caso in questione, purtroppo, va rilevato che neppure la massima di Cicerone può trovare posto, in quanto non si tratta di una esasperazione del diritto, mossa da alta purezza d'animo, bensì, da una grave ingiustizia ab origine.