martedì 9 febbraio 2021

L'arrocco della Cassazione

di Massimo Vaccari - Magistrato


Il 28 gennaio scorso, a nemmeno 48 ore dall’uscita del libro che raccoglie le confessioni dell’ex signore delle tessere, Luca Palamara, è stato diffuso un comunicato con il quale la Sezione della Cassazione dell’Associazione Nazionale Magistrati, “in relazione alle notizie di stampa legate alla recente pubblicazione del libro “il Sistema”, esprimeva “forte preoccupazione per il vulnus recato alle funzioni di fondamentale rilevanza ordinamentale della Procura generale ed esprime vicinanza e solidarietà al Collega Giovanni Salvi, di cui sono noti la correttezza professionale e il senso istituzionale.”

Ma cosa ha provocato questa presa di posizione ?

Ebbene, tra le tante condotte disdicevoli di magistrati il libro intervista racconta anche due episodi di auto-raccomandazione che Giovanni Salvi avrebbe compiuto presso Luca Palamara, il primo in occasione del concorso per la nomina del procuratore generale della Corte di Appello di Roma, nel 2015, e l’altro in occasione del concorso per la nomina del procuratore generale della Cassazione nel dicembre 2016.

I fatti appaiono di discreta gravità ma ciò che ha provocato un vero e proprio  sconcerto nel leggerli è stato il pensiero che Giovanni  Salvi è l’autore della direttiva del 4 giugno 2020, che ha escluso la rilevanza disciplinare dell’"attività di autopromozione, seppur petulante”, ossia propria della condotta che, secondo Luca Palamara, egli stesso avrebbe tenuto nelle due occasioni di cui si è detto.

Proprio l’esigenza di avere un chiarimento sul punto ha indotto un centinaio di magistrati a rivolgere un pubblico invito al procuratore generale, che è stato pubblicato anche su questo blog, a fornire una convincente spiegazione o, in mancanza di questa, a rassegnare le dimissioni.



Fino ad oggi l’interessato non ha risposto a tale richiesta così come non ha smentito quanto riportato sul proprio conto nel libro di Sallusti-Palamara.  

Ha preferito trincerarsi dietro un rigoroso silenzio che, anzichè fugare i dubbi, li alimenta ancor di più.  

La Sezione della Cassazione dell’Associazione Nazionale Magistrati ha però pensato bene di intervenire in difesa di Giovanni Salvi, senza attendere di vedere se e come egli avrebbe reagito alle notizie che lo riguardavano e pur a fronte del significativo silenzio degli organi nazionali della stessa Anm, protrattosi anch’esso fino ad oggi.

Siamo quindi al cospetto di una difesa sulla fiducia, o meglio di una difesa a prescindere, che appare del tutto fuori luogo.

Fuori luogo poiché non considera che, quando una carica istituzionale è oggetto di dichiarazioni o racconti, che possono anche essere infondati ma che, anche per il loro rilievo mediatico, sono idonei a minarne la credibilità, chi la riveste ha il dovere civico e morale di chiarire rapidamente la sua posizione, smentendo le accuse rivoltele o, se non è in grado di farlo, rassegnando le dimissioni e ciò a tutela prima ancora che della sua persona del ruolo che ricopre e della intera istituzione di cui fa parte .  

La questione, quando si verifca un caso del genere, non può quindi essere risolta sostenendo semplicemente che le accuse sono offensive, e dunque non veritiere,  come ha fatto in questo caso l’articolazione dell’Anm, sebbene un simile atteggiamento sia in linea con quello di un componente del Cdc dell'Anm, la dott.ssa Albano, che in occasione del Cdc del 6 e 7 febbraio, ha liquidato come "insinuazioni" le accuse di Luca Palamara.  

A ben vedere si tratta di atteggiamenti in stridente contrasto con quello che i vertici della stessa associazione nazionale magistrati tenne allorquando i mass media avevano dato risalto ad  un altro caso di malaffare, emerso nel corso della indagine perugina a carico di Luca Palamara.

Infatti nel settembre del 2019 il Cdc dell’Anm invitò i consiglieri del Csm coinvolti negli incontri con Luca Palamara presso l’hotel Champagne a dimettersi, avendo rilevato, da un lato, che gli interessati non avevano smentito le notizie che li riguardavano e, dall'altro lato, come quei fatti, così come riportati dagli organi di informazione, avessero arrecato un incalcolabile danno “all'Istituzione e ai singoli magistrati che si ispirano, nel loro operare quotidiano, a rigorosi principi di correttezza”.

Ma la presa di posizione della sezione della Cassazione dell’Anm su Giovanni Salvi è ancor più inopportuna se si considera che proprio la Corte di Cassazione sarà chiamata a pronunciarsi in sede disciplinare sul ricorso che Luca Palamara ha promosso contro la delibera del Csm che lo ha radiato dalla magistratura.  

Ebbene si potrebbe sostenere che i giudici di legittimità, sia pure sotto forma di organo associativo, si sono già espressi sulla attendibilità delle dichiarazioni dell’incolpato.

Proprio la singolare eccentricità del comunicato fa però sorgere il dubbio che la vera ragione di esso possa essere un’altra ed in particolare che possa essersi trattato soprattutto di una forma di autodifesa, anticipata.

La sua lettura ci ha richiamato subito alla mente un altro passo del volume “Il Sistema”, nel quale Palamara racconta, con disarmante naturalezza, la scientifica lottizzazione tra le correnti dei posti di Cassazione: “Ci sono faccio un esempio, quaranta posti da assegnare tra giudici della Cassazione e procuratori generali. Bene. I quattro capicorrente si siedono informalmente e prima di qualsiasi votazione ufficiale attorno a un tavolo (normalmente quello del capogruppo della corrente più importante, ubicato al primo piano del palazzo del Csm), ognuno con il suo elenco che agli altri non deve interessare. E si comincia: a me ne spettano quindici, all’altro dieci, al terzo sette e così via fino a riempire tutte le caselle. Parliamo di candidati bravi e preparati? Può essere, a volte sì, altre meno. È che non si va per curriculum, come si dovrebbe; si va per mera spartizione e un magistrato altrettanto bravo ma non iscritto a una corrente è fuori, non ha speranza che la sua domanda venga accolta”.

Ma se il reale l’obiettivo degli estensori del comunicato era contestare la veridicità anche di questa parte del racconto dell'ex presidente dell'Anm non si comprende perché l'Anm non abbia ancora promosso una azione risarcitoria nei confronti  degli autori del libro, a tutela della immagine di tutti i magistrati che ne sono interessati, ovviamente con la correlativa assunzione del rischio di risultare soccombente a seguito di una fondata exceptio veritatis. 





2 commenti:

bartolo ha detto...

davvero una bella gatta da pelare. una triste pagina per tutti i magistrati, sia componenti dellANM sia del CSM sia della suprema corte. solo il nuovo ministro della giustizia e l'intero nuovo governo potranno osare (le dimissioni collettive degli interessati della chat sarebbero un ulteriore ingarbugliamento). indubbiamente, non ci sono colpevoli ... è stato , appunto, "il sistema" che a furia di incartarsi su se stesso è finito per incartare l'intero funzionamento dello stato.
la domanda a cui nessuno potrà dare risposta è, quanto è importante fare il procuratore dell'eterna città?

francesco Grasso ha detto...

In molti non si aspettavano il libro Sallusti-Palamara, evento terribile che spesso si rimuove anche in modo subliminale: una persuasione occulta in grado di agire nel subconscio. Con un'operazione di immutato veri, ci si convince di una falsitas quae nemini nocet, non punibile ex art. 49 c.p. La storia ci insegna che nei grandi eventi in molti commettono questo errore che porta alla ghigliottina.La S.C. se vuole uscire dal pantano deve immediatamente agire stroncando il passaggio in giudicato delle sentenze abnormi. L'unica cosa(volendolo) semplice da fare e di enorme efficacia.