domenica 16 gennaio 2022

Crisi ... d'astensione.



di Nicola Saracino - Magistrato 

A leggere certa stampa la sentenza del Consiglio di Stato che ha appena annullato la nomina del Presidente della Corte di Cassazione  è additabile a sospetto di parzialità perché l’estensore era divenuto tale in quanto vincitore del concorso per consigliere di Stato quando della relativa commissione faceva parte  il ricorrente. 

Debito eterno di gratitudine, dunque, verso chi ti ha dato il “posto”. 

Inoltre  s’è detto che quella sentenza ha anche mancato di rispetto al Presidente della Repubblica che aveva avallato la nomina del presidente così fragorosamente caducato. 


Se potesse sposarsi la “logica” propugnata da certi giornalisti non dovremmo credere ad una parola di ciò che scrivono per la semplice ragione che devono il loro posto ai gruppi editoriali proprietari dei loro giornali. 

E così sarebbe lecito dubitare della loro libertà ed imparzialità di giudizio. Quindi dovrebbero astenersi dalla scrittura destinata al pubblico. 

L’aspetto maggiormente arbitrario dello schema  avventatamente proposto al lettore è l’aver del tutto omesso di spiegare che il Consiglio di Stato è un giudice collegiale, composto di ben cinque togati.  

Sicchè, nella mente di questi cronisti, l’estensore avrebbe la capacità di indirizzare il senso critico dei quattro colleghi nella direzione da lui voluta, dovendosi sicuramente escludere che nella fattispecie  - si trattava del ricorso contro la nomina del primo presidente della Corte di Cassazione -  l’attenzione dell’intero collegio non fosse massima e rivolta ad ogni dettaglio delle questioni trattate.  

Ma se così fosse sarebbe del tutto inutile prevedere che alcune decisioni vengano assunte non da un giudice monocratico ma da un collegio di giudici. Basta l'estensore! 

Fermo restando che non sussisteva alcun obbligo di astensione e neppure l’opportunità di astenersi visto che il ricorrente aveva composto le commissioni di molti concorsi per consigliere di Stato, sicchè sarebbe risultato problematico comporre un collegio senza uno dei relativi vincitori.  

Ma la notazione più bislacca resta  quella che adombra una mancanza di rispetto verso il Capo dello Stato che, in qualità di Presidente del CSM, aveva avallato la nomina poi cassata. 

E fa sorridere che una simile ipotesi di lesa maestà campeggi tra le pagine di un quotidiano che si fregia del titolo “La Repubblica”.

Perché la differenza tra una repubblica ed una monarchia è che nella prima anche il capo dello Stato soggiace alle leggi. 

Solo un monarca s’offende  se un giudice gli annulla un atto. 

2 commenti:

bartolo ha detto...

Si comprende perché Mattarella non vede l'ora di scappare da quella carica. Ogni sciacallo lo strattona ora di qua ora di la. Non parliamo di Draghi, una delle accuse ricorrenti è che non parla mai di lotta alla mafia. Figuriamoci, aspettano Harry Potter perché ciò che hanno realizzato in termini di danni allo Stato i leader politici negli ultimi trent'anni con la complicità dei media, li risolva lui con un tocco di bacchetta magica. La mano di Dio ci aiuti, a seguito, speriamo, di esercitazioni sulle facce toste che hanno e che continuano ad esporla senza ritegno, nonostante lo sfascio.

ROSARIO RUSSO ha detto...

I giornalisti fanno male a seminare vaghi sospetti sui giudici amministrativi. Ma mi sembra ancora più grave che illustri Magistrati come quelli che dirigono Giustizia Insieme accusino il CDS di consapevole eccesso di potere senza avere analizzato la nota sentenza. Non è quello che i magistrati ordinari pretendono da chi valuta le loro decisioni?
Rosario Russo