martedì 24 maggio 2022

Punto è a capo

di Nicola Saracino - Magistrato 




Solo il 5,7 % dei candidati è stato ammesso all’orale del concorso in magistratura. 

Non è tanto la percentuale a sorprendere,  quanto il dato che il numero degli ammessi alla prova orale è notevolmente inferiore a quello dei posti da magistrato messi a concorso, restandone  sicuramente scoperti almeno 90.
 
A sottoporsi al giudizio della commissione esaminatrice erano stati oltre 3.500 dottori in giurisprudenza che avevano variamente integrato la preparazione con ulteriori percorsi di studio, oggi imposti dalla legge prima di poter accedere al concorso. 

Si legge di un livello non adeguato della preparazione e, soprattutto, di una lingua italiana poco fluente espressa dai candidati ai quali s'imputa scarsa conoscenza del corretto uso della punteggiatura. Un problema piuttosto serio.  

Affermazioni che suscitano sconforto. 

Per i giovani laureati che sicuramente hanno profuso tutto il loro impegno per superare l’ostica prova concorsuale,  senza riuscirvi; per le gravi scoperture d’organico che saranno determinate dal basso numero di nuove leve; perché tra i tanti che non hanno superato le prove scritte molti sono verosimilmente già impegnati negli uffici giudiziari come coadiutori nel cd. “ufficio del processo”, questi ultimi selezionati in gran numero ed in brevissimo tempo. 

Ed allora s’impone un interrogativo. 

Perché è evidente il divario tra i criteri impiegati per selezionare i giovani laureati addetti all’ufficio del processo ed i nuovi magistrati. 

I primi, nel pensiero del PNRR,    dovrebbero alleviare non di poco il lavoro dei magistrati professionali, sotto la loro guida, collaborando all’attività di studio preventivo dei fascicoli oltre che alla redazione di bozze di provvedimenti tanto da far preventivare ottimistici incrementi della “produttività” degli uffici giudiziari,  con l’immissione di una forza sì  giovane e magari anche volenterosa, ma probabilmente selezionata con criteri piuttosto blandi; si tratta di giovani sottopagati e sicuramente precari. 
  
Di questi l’amministrazione della giustizia ha saputo far rapida incetta,  affidando alla risorsa messa a disposizione degli uffici giudiziari l’improbo compito di elevarne a dismisura il rendimento.
 
Molto più schizzinosa la stessa amministrazione si è manifestata  quando si è trattato di assumere magistrati professionali, retribuiti da professionisti e stabili nel loro impiego. 

Non si dispone degli elaborati scrutinati dalla commissione esaminatrice e quindi sarebbe azzardata ogni valutazione del relativo operato. 

Certo è che quella commissione aveva il preciso compito di “selezionare” i migliori tra i partecipanti alle prove scritte in una percentuale congrua rispetto ai posti  da assegnare con un concorso di per sé molto costoso per le casse pubbliche. 

Pare che la moltitudine dei neolaureati non abbia raggiunto, per così dire,  il “minimo etico” per fare ingresso con la toga da magistrato in un tribunale.

A quella stessa moltitudine,  nelle ambizioni del Ministro della Giustizia - subito scimmiottate da dirigenti degli uffici giudiziari  preoccupati più  ad assecondare il potente che  della qualità  del servizio offerto -  è affidato l’impensabile obiettivo di un sostanziale raddoppio della produttività degli uffici giudiziari. 

Quasi a dire che una malpagata e precaria manovalanza intellettuale è rimedio più a buon mercato per far funzionare la “giustizia” rispetto alla effettiva formazione delle nuove leve togate. 

Ignoro quale sia il livello preteso dai commissari dell’ultimo concorso, quanto alta fosse l’asticella da superare per accedere alla prova orale. 

So per certo che alla commissione si chiedeva di operare una selezione di idonei tra i giovani dottori in giurisprudenza di questo Paese e che il risultato non è stato raggiunto. 

Una brutta pagina. 

Il punto è al  capo …

3 commenti:

bartolo ha detto...

Caro Giudice, sarà perché le letture sono cattive (ultima "il mostro" di Renzi) ma secondo me, per i candidati e anche per gli imputati è tutta una questione di fortuna, e di qualità del sonno.

francesco Grasso ha detto...

Il problema sta nella scuola che assieme alla giustizia è andata sempre più a fondo. In molti pensano di essere portatori di diritti assoluti, solo loro però. I doveri li hanno solo e sempre gli altri.

bartolo ha detto...

Alla Sette di Cairo è sfuggito che il senatore Renzi, segretario di Italia Viva e autore del libro “Il mostro”, ha scritto “quasi” chiaramente chi gli ha impedito di nominare Gratteri Ministro della giustizia del suo governo. Gliel’ha ricordato, al conduttore, lo stesso dottore Nicola Gratteri “Lei fa così: inviti Renzi al mio posto e si fa raccontare per filo e per segno ciò che è successo al Quirinale tra i due Presidenti”.
Certo, poi ha debordato: da Capo della Procura presso il Tribunale di Catanzaro si è catapultato a futuro Presidente dell’ONU. Anche se, nel caso riuscisse questo Organismo a riorganizzarsi, speriamo, dopo lo scampato pericolo della disintegrazione planetaria, i cittadini poveri, ma onesti, se lo augurano certamente.