mercoledì 3 agosto 2022



Gentile collega,

Mi chiamo Paolo Moroni e sono un giudice di merito del Tribunale di Lecce.

Sono candidato per la componente togata del prossimo CSM solo perché sono stato sorteggiato dal comitato Altra Proposta per il collegio 4 dei giudici di merito (Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia).

Appunto perché un “mero” sorteggiato non rappresento nessun altro se non me stesso, le mie idee e la mia azione.

Sicuramente non interessi organizzati, nessuna “sensibilità” correntizia.

Non sono espressione di cooptazione alcuna e, pertanto, non sono tenuto a dover riscontrare gli interessi di alcun gruppo, tanto meno del comitato Altra Proposta la cui azione ho condiviso proprio perché non è costituita in corrente e che ha solo messo a disposizione dei colleghi un metodo alternativo di selezione dei candidati al CSM.

Sono espressione di un metodo di selezione che ha come unico fine quello di spezzare il collegamento correnti/ANM/CSM, non avendo l’organo di autogoverno carattere rappresentativo dei magistrati e nemmeno svolgendo funzioni di rappresentanza politica, non essendo la scelta dei fini un’opzione che rientra nelle sue attribuzioni poiché organo soggetto solo alla legge.

In ogni caso qualunque altro metodo avrebbe la mia approvazione se orientato allo stesso scopo.

Ti scrivo poche righe solo per darti un’idea di come intendo l’esercizio della giurisdizione, giacché con la stessa dedizione svolgerei il compito per cui sono candidato, ispirando la mia azione agli stessi principi etici.

Non credo serva una foto di presentazione per definirmi.

La faccia ce la metto tutti i giorni in Tribunale da 23 anni ed è quella di un normalissimo magistrato che per quasi 22 anni ha svolto funzioni giudicanti di merito, prima penali (per quattro anni – dibattimento e riesame), poi civili (cambiando per tre volte ufficio: Sezione distaccata – Sezione famiglia e contratti – oggi Sezione esecuzioni, proc. concorsuali e contenzioso collegato).

Niente fuori ruolo o altri incarichi extra, da me neanche cercati, per non sottrarmi all’unico dovere a cui sono chiamato e per il quale si diventa magistrati: amministrare giustizia e dare riposte a chi ne domanda.

Se ti riconosci in un magistrato che passa la quasi totalità del suo tempo a lavorare, concentrato nella definizione degli affari pendenti, senza sentirsi attratto dalle lusinghe egotiche di un ambizioso quanto futile “carrierismo”, ti sarà facile riconoscerti in quello che scrivo.

 Se sei un magistrato che ha sempre tentato di sottrarsi alla giurisdizione, che non conosce la fatica, il peso di un ruolo di centinaia di cause (nella mia esperienza anche di migliaia), dei tempi che ne scandiscono inesorabilmente la loro amministrazione, se tendi ad evitare sistematicamente la trattazione delle cause procrastinandone la decisione (istruttoria o di merito), non è a te che mi rivolgo.

Così come queste parole non sono rivolte al collega che ritiene di avere bisogno di appoggi informali per sostenere le proprie domande al CSM, che aspira ad un posto da presidente e da semi/presidente alzando il telefono per autoraccomandarsi, direttamente o indirettamente, al consigliere di riferimento e che ritiene tale prassi del tutto legittima, come insindacabilmente (quanto esecrabilmente) stabilito dal titolare dell’azione disciplinare uscente.

Mi rivolgo a chi pensa che l’azione del CSM debba ispirarsi a criteri di legalità e trasparenza e ad essi improntare le determinazioni da assumere nell’azione di autogoverno della magistratura, la cui discrezionalità è solo amministrativa, perciò da ricondurre sempre alla legge.

Ci sarà tempo per disquisire dei temi di attualità che interessano profili ordinamentali e del nostro agire quotidiano necessari a garantire la piena terzietà ed indipendenza del magistrato (trasferimento per incompatibilità ambientale ex art. 2 L. Ord. Giud., valutazioni di professionalità, ordinamento delle Procure, dirigenza, “carichi esigibili”, fuori ruolo, riforme procedimentali civili e penali).

Quello che mi preme evidenziare con queste poche righe è il valore a cui deve ispirarsi l’azione del CSM, che - laddove la fonti normative di rango primario o secondario lascino spazio a profili di scelta - va improntata ad un corretto esercizio della discrezionalità amministrativa, che non può essere libera o arbitraria, ma funzionale al perseguimento dell’interesse primario predeterminato dal legislatore.

Questi i criteri di selezione su cui dividersi o convergere, e che devono sempre essere sottoposti al vaglio degli organi di giustizia amministrativa, non altri, di natura prettamente politica, del tutto estranei a come la nostra Costituzione incardina il CSM tra gli organi di rilevanza costituzionale che valgono a delineare lo Stato-apparato.

Se queste mie parole ti hanno incuriosito, ci sarà  senz’altro occasione per discutere ed approfondire le diverse tematiche di interesse comune.

Se hai interesse puoi contattarmi per mail (su Giustizia)

 

 Paolo Moroni


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