di Dario Quintavalle
(Dirigente del Tribunale di Sorveglianza e della Procura Generale della Corte di Appello di Roma)
Antefatto: un ex ministro (dei trasporti !), Claudio Burlando, entra contromano in autostrada, va avanti per un chilometro. Quando viene fermato dalla Polizia Stradale mostra un tesserino da deputato (scaduto, non è più parlamentare) e non viene multato. Certo per i politici non si applica direttamente il DPCM 28 novembre 2000, "Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni" che recita:
Art. 9.
Comportamento nella vita sociale
“1. Il dipendente non sfrutta la posizione che ricopre nell'amministrazione per ottenere utilità che non gli spettino. Nei rapporti privati, in particolare con pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni, non menziona né fa altrimenti intendere, di propria iniziativa, tale posizione, qualora ciò possa nuocere all'immagine dell'amministrazione”.
Però la capacità della nostra classe politica di screditarsi in un momento in cui è sotto schiaffo da parte dell'opinione pubblica è davvero strabiliante.
Gustavo Selva (destra), Cosimo Mele (centro), ora Claudio Burlando (sinistra): la figuraccia è ormai genuinamente bipartisan.
La vicenda Burlando offre altri spunti di riflessione. Che un uomo politico si sia talmente abituato a viaggiare con l’autista da aver letteralmente disimparato a guidare, così da fare un errore madornale, degno di un principiante o di un nonnetto rimbambito, la dice più di mille discorsi ed analisi su quanto i politici vivano ormai in un mondo tutto loro.
A me le grillate e i vaffaday non piacciono. Non mi piace l’antipolitica.
Però, buon Dio, la politica dov’è?
Dove sono i luoghi dove poter dibattere, partecipare, fare proposte?
Dove sono gli strumenti meno grossolani di partecipazione rispetto al V-day visto che televisioni e giornali sono praticamente proprietà dei partiti e nessuno va più ad ascoltare le persone comuni nelle piazze, nei luoghi di lavoro o nelle università? Come fa il cittadino a farsi sentire, se le elezioni da strumento di scelta sono diventate solo il modo di sanzionare decisioni prese altrove, a priori?
Dopo il fascismo, i partiti si incaricarono di un'opera di educazione delle masse alla politica. Si trattava di ascoltare istanze e bisogni, di codificare il bisogno di esprimersi e partecipare, di inventare linguaggi comuni per capirsi, di trasformare "umori" in proposte. Tutto questo, semplicemente, non esiste più.
La politica sul territorio e nei luoghi di lavoro è stata disertata. Roba vecchia, si dirà, adesso c'è Internet. Ebbene, tempo fa mi presi la briga di fare un giro sui siti dei partiti. Sorprendentemente difficile trovare un link per iscriversi: come se la militanza non interessasse più a nessuno.
Sganciati dal rapporto con gli elettori e il territorio, i politici sembravano aver preso il volo, eterei, come palloncini, allegramente noncuranti dell'opinione pubblica, persino strafottenti. Iniziò Gustavo Selva, che, non pago di aver usato un'ambulanza come taxi, osò anche vantarsene. Poi il deputato puttaniere, che si giustificò dicendo che "anche i cattolici scopano". Ora l'ex ministro dei trasporti, che inaugura la "sinistra contromano". Si direbbe che destra, centro e sinistra si siano messi d'accordo, animati da un bipartisan cupio dissolvi, per far fare figuracce alle istituzioni. Per chi, come me, nelle istituzioni ci lavora, tutto questo è molto amaro.
Il blog di Burlando è stato chiuso ai commenti anonimi dopo mezza giornata. Erano di una violenza inaudita, pieni di disprezzo. I politici estraniati dal mondo si accorgono del malcontento, del malumore popolare, solo quando diventa invettiva ed insulto. L'atterraggio sul mondo reale è doloroso. Sono spaventati: il timore espresso dal direttore del TG2 è meno campato in aria di quello che sembri, un esaltato che metta mano alla pistola si trova sempre. Ma se i politici avessero saputo ascoltare e dialogare (cioè, in definitiva, "fare politica", cioè il loro mestiere) oggi non saremmo a questo punto.
Non è stato Grillo ad aver ucciso la politica. Si era suicidata tanto tempo fa.
Adesso qualcuno la sta seppellendo.
Nel ridicolo.
Penso che la crisi della giustizia non sia solamente da ravvisare nel problema delle correnti e della casta, ma anche nel fatto che il livello giuridico di chi l'applica è teriibimente sceso. La cultura della prova è diventata un illustre sconosciuto. Ho letto un post su www.radiocarcere.com dove si discute proprio di questo argomento. E condivido quando richiamano il fatto che per arrivare all'emissione di misure cautelari o di condanne vi devono essere inequivocabili elementi probatori. Onestamente mi sembrano affermazioni ovvie, che però guardando le nostre aule di giustizia tanto ovvie non sembrano.
RispondiEliminaFlavio Arena