L'Espresso ha pubblicato oggi sul suo sito l'audio di una conversazione telefonica intercorsa il 21 giugno 2007, fra Agostino Saccà, Presidente di Raificion, e Silvio Berlusconi, deputato in Parlamento e capo del principale partito dell'opposizione.
Per ascoltare quel file audio basta cliccare qui.
Ve lo segnaliamo qui senza alcuna particolare "passione".
Non intendiamo assumere, infatti, alcuna posizione sugli aspetti giudiziari della questione.
Ci sembra, però, che questa telefonata - nell'audio più ancora che nel testo - sia utile ad avere una idea concreta di come ci si riduce, quando si perde la cultura della propria dignità e del proprio ruolo nelle istituzioni.
In un articolo a nostro parere importante, che abbiamo ripreso anche qui, Gherardo Colombo spiega come il problema che collettivamente abbiamo sia un problema di cultura e non di questa o quella persona, di questa o quella singola legge.
Il nostro invito a chi ci legge è di approfittare dell'ascolto di questa telefonata messa in rete dal L'Espresso per maturare una forte determinazione a difendere la dignità di sé stessi e degli uffici - pubblici e privati - che occupiamo nella società, per avviare, ciascuno nel suo posto, una riforma culturale che ci allontani da ciò in cui collettivamente siamo immersi.
Sono rimasta colpita dall'alto lignaggio della conversazione.
RispondiEliminaSono questi individui la poltiglia sociale italiana.
Il drammatico è che si foraggiano con i nostri miseri stipendi.
Alessandra
Perdonerete la mia ignoranza giuridica, ma non è reato pubblicare un atto di indagine segreto?
RispondiEliminaO forse ho letto male gli articoli Art. 684 c.p. e 114 c.p.p.?
Ed infine domando: le intercettazioni non servono forse a un giudizio penale (fatto da un Giudice) e non a un giudizio morale (fatto da una piazza) ?
Grazie
Riccardo Arena
(www.radiocarcere.com)
In questo particolare tormentato momento come cittadina ho un forte senso di indignazione e l'ultima cosa che mi chiedo è se è un reato pubblicare un atto di indagine segreto. E' venuto il momento di fare un pubblico processo all'intera classe dirigente italiana. Ora mi aspetto che si possano sentire anche le intercettazioni telefoniche di D'Alema e compagnia.
RispondiEliminaRilevo dalla circolare 12.10.2007 Presidenza del Consiglio dei Ministri:
13 comma.
Appare evidente che la trasmissione di informazioni, qualora effettuata in base a rilievi ancora non vagliati dalle rispettive autorità competenti, potrebbe determinare l'inoltro alla Commissione europea di comunicazioni su presunte irregolarità (si tratta di finanziamenti Europei) che si rivelino ad un successivo e più completo esame in tutto o in parte inesistenti, con indubitabile pregiudizio per lo Stato, a carico del quale rimarrebbe intanto iscritta la posizione debitoria.
Quindi, oltre alle truffe alla Comunità Europea (vedi inchiesta De Magistris) per le quali gli italiani saranno subito iscritti al debito, dobbiamo mantenere con i loro alti costi, i più alti di Europa questa classe dirigente.
Dobbiamo invece pretendere garanzie e responsabilità dirette ai loro comportamenti illeciti altro che privacy.
Alessandra
Gentilissimo dr Arena,
RispondiEliminarispondiamo alle Sue domande (retoriche, perchè Lei mette in forma di domanda delle osservazioni critiche alla pubblicazione della telefonata in discussione) come segue:
1) si, è reato pubblicare un atto di indagine segreto;
2) non sappiamo se quello pubblicato da L'Espresso sia o no un atto segreto, non avendo noi alcuna conoscenza degli atti del processo in questione. Applicando la presunzione di innocenza, presumiamo che chi ha pubblicato la telefonata su L'Espresso abbia agito in condizioni che rendano lecita quella pubblicazione;
3) il problema, comunque, non ci riguarda minimamente, perchè noi non abbiamo pubblicato alcunché, ma solo segnalato chi e dove ha pubblicato un atto;
4) in natura, nella vita, nella società, in politica, in famiglia, non c'è nessuna regola (né filosofica, né giuridica, né di alcun altro genere) che obblighi le persone a "usare" le cose per un solo fine. Vi è anzi proprio la regola opposta. In società tutto serve a tutto. In una società complessa ognuno trae argomenti per tutto da tutto.
Non a caso, nel pubblicare questa "cosa" abbiamo proprio precisato che ne volevamo trarre argomento di riflessione culturale, restando indifferenti all'aspetto giudiziario della cosa.
D'altra parte, siamo certi che un giornalista come Lei, se dovesse raccontare il fatto per esempio che il Presidente di una Repubblica qualunque è stato condannato per avere pestato la collaboratrice domestica, non lo racconterebbe solo con riferimento ai profili penali della vicenda, ma anche con riferimento a quelli culturali e sociali.
Infine, siamo pure certi del fatto che Lei consideri la "moralità" (intesa nel suo senso più ampio e non in quello esclusivamente confessionale) delle persone che occupano incarichi pubblici un fatto di estrema importanza sul quale i cittadini hanno il diritto di essere informati e il dovere di farsi delle opinioni. In piazza. La piazza è un luogo che tanti oggi temono, ma è uno degli elementi della democrazia.
La piazza nasconde dei pericoli. I palazzi del potere pure.
Dunque, una democrazia non deve ridursi alla piazza, ma non può, come fa Lei, insultare (seppure implicitamente) la piazza.
Stupisce non poco, poi, che il potere chieda alla "piazza" il voto e poi disprezzi la "piazza" quando questa gli chiede conto dell'uso che fa del voto che gli ha dato.
Se "il popolo" non vuole o non può farsi domande sull'etica dei titolari di incarichi pubblici vengono meno i presupposti stessi della democrazia. Che infatti in Italia sono venuti meno.
E purtroppo, non ce ne voglia (non è un discorso riferito a Lei, ma alla categoria in genere), fra i principali responsabili di questo venir meno dei presupposti della democrazia ci sono oggi in Italia proprio i giornalisti, che sono in troppa grande parte autentici servi del potere e, non contenti di servire in un modo inverecondo, si dedicano in grande massa a teorizzare distinzioni e steccati che oggi occultino i fatti, domani li sterilizzino, domani l'altro li rendano irrilevanti, domani l'altro ancora li pieghino alle esigenze politiche, quando non economiche, di questo e di quello.
Lascia stupefatti l'atteggiamento della grande maggioranza dei giornalisti, che si fanno senza pensiero e senza ritegno "portavoci" di tutto ciò che i potenti vogliono dire a mezzo stampa, senza curarsi di inserire critiche, obiezioni, precisazioni e simili e "giustificandosi" con il dire che loro hanno il dovere di "informare", di dare "la notizia" e poi, quando la notizia non fa comodo ai loro "padroni" stanno lì a spiegare che non danno la notizia perchè "non è giusto".
Abbiamo risposto alle Sue domande.
Gliene possiamo fare una noi?
Perchè i giornalisti scoprono di avere un'etica professionale sempre e solo quando ciò che dovrebbero scrivere è scomodo per qualche potente e poi macellano dalla mattina alla sera gente qualunque, sbattendo in prima pagina "mostri" di ogni genere, molto spesso addirittura del tutto inventati?
Grazie davvero della Sua preziosa presenza fra noi e del contributo che dà al nostro dibattito.
Un caro saluto.
La Redazione
Sì, va bene, siamo d'accordo...ma sei sicura, cara Alessandra, che sia solo questa la poltiglia sociale italiana ? O forse non comprende, detta "poltiglia", anche quelli che fanno tanto i "puri", i "casti" e gli "idealisti", quelli che pontificano e strombazzano "valori" ad ogni piè sospinto, forti del loro lauto e intangibile stipendio, sovvenzionato con il denaro delle nostre tasse ? Pensaci bene.
RispondiEliminaCaro Dottor Lima,
RispondiEliminaprima di risponderLe una precisazione. Io non ho insultato nessuno, tantomeno la piazza. Mi sono limitato a dire che non è compito della piazza fare i processi penali e analizzare i mezzi di ricerca della prova che sono riservati. D’altra parte non lo dico io, ma lo dice la legge.
Spero che su questo punto Lei dottor Lima, che è magistrato, voglia convenire con me.
Rispondo alla domanda, e le do ragione. Sono perfettamente d’accordo con Lei. Sa bene che io prima di curare Radio Carcere sono stato avvocato, e conosco bene i danni fatti, e che si fanno ancora, per penna di diversi giornalisti.
Sulla pagina di Radio Carcere del Riformista o anche su Radio carcere in onda su Radio Radicale, io faccio scrivere e parlare tutti. L’unica condizione è che si argomenti bene la propria idea, e questo nell’interesse del lettore o dell’ascoltatore. Ovvio.
Lei sa bene che su diversi temi io e Lei non siamo d’accordo. Ma quante volte le ho chiesto di scrivere per Radio Carcere o di venire in trasmissione? Tante, tantissime volte e lei mi ha detto sempre di no.
Temo che Lei abbia azzeccato l’oggeto della domanda ma sbagliato il destinatario.
Colgo l’occasione per invitarLa nuovamente a scrivere per la pagina di Radio Carcere sul Riformista su un tema a sua scelta. La lunghezza del suo editoriale può essere di : 5.500 battute spazi inclusi. La e mail è info@radiocarcere.com
Oppure se lo desidera può intervenire in diretta su Radio Carcere in onda su Radio Radicale. Il telefono è: 06.488781.
Attendo fiducioso una Sua risposta.
Cordialità
Riccardo Arena
(www.radiocarcere.com)
Beh..., bisogna dire che sul versante giudiziario Berlusconi non goda di altrettanta fortuna che lo contraddistingue nella totalità degli altri campi. Un santo è bene averlo in tutte le procure, se da immorali si è scelto di fare politica. A Berlusconi, a differenza di altri che a volte ne hanno più di uno a procura, di santi generali, molte gli rimangono scoperte.
RispondiEliminabartolo iamonte
Anonimo ha detto:
RispondiEliminaAnche quelli che strombazzano valori sono mantenuti con le nostre tasse.
Ma divulgare valori è positivo. Vedi anche i nostri giovani come sono sbandati perchè anche l'struzione è nel caos?
Mi pare che anche Gesù abiia detto fate quel che dico non fate quel che faccio:
Mi fai venire in mente che nella biografia di Seneca lessi che possedeva 500 tavoli da giardino di ebano con zanne di elefante per gambe. Figurati il resto. Ma ha scritto un monumento di valori.
Anche se una una medicina è cara
per la cura va pagata.
La politica è sempre stata inciucio tradimenti e corruzione sin dai tempi antichi.Ma la cosa pubblica era il fine. Quello che ci scandalizza così tanto oggi è che è diventata il mezzo.
Alessandra
La piazza...quelli che vorrebbero comandare ma non ci riescono, e allora votano i loro "patroni"...bleah !
RispondiEliminaCaro Dottor Arena,
RispondiEliminaLei scrive:
"Io non ho insultato nessuno, tantomeno la piazza"
Ha ragione (e infatti nel commento che Lei commenta si parlava di un disprezzo "implicito"), ma aveva scritto:
"Ed infine domando: le intercettazioni non servono forse a un giudizio penale (fatto da un Giudice) e non a un giudizio morale (fatto da una piazza)?"
Questo che Lei ha scritto sta sulla linea di questo "disprezzo" della "piazza" che viene usato come "espediente" politico da chi non sa più fare politica.
La "piazza" è implicitamente equiparata alla "massa", ai rozzi, e viene chiamata esplicitamente "antipolitica", facendo autentica violenza alle parole e alla gente.
Non a caso si parla di "piazza", invece che di "gente", o di "cittadini", o di "elettori".
Lei scrive:
"Mi sono limitato a dire che non è compito della piazza fare i processi penali e analizzare i mezzi di ricerca della prova che sono riservati. D’altra parte non lo dico io, ma lo dice la legge.
Spero che su questo punto Lei dottor Lima, che è magistrato, voglia convenire con me".
Ma prima aveva scritto una cosa diversa. E precisamente:
"Ed infine domando: le intercettazioni non servono forse a un giudizio penale (fatto da un Giudice) e non a un giudizio morale (fatto da una piazza)?"
Dunque, la questione non è se la "piazza" può fare un processo penale. Perchè, come Lei stesso ha detto nel Suo primo intervento, la "piazza" non vuole fare processi penali (per quello ci sono i giudici). La "piazza" vuole dare un giudizio etico/politico. E questo alla piazza compete pienamente.
La questione sta proprio in questo.
Il Potere ormai è riuscito a demolire completamente la giustizia.
Il Potere, per non rendere conto del suo operato, ha devastato la giustizia, della quale non è rimasto nulla.
Dunque, ora resta solo il giudizio etico/politico della "piazza".
Dunque, ora il Potere si dedica a "demolire" anche la "piazza".
Proprio in questo disordine si collocano, peraltro, gli interventi pubblici di alcuni magistrati. Dinanzi alla presa d'atto che non c'è "giustizia", viene la tentazione di lasciar chiaro alla "piazza" cosa sta accadendo.
Quanto al fatto che le nostre domande fossero giuste, ma che Lei fosse l'interlocutore sbagliato, Lei dovrà prendere atto che ciò non è vero.
Anche qui Lei non deve cadere in confusione.
Lei non merita - per le ragioni che ha esposto - le critiche che abbiamo rivolto complessivamente alla categoria dei giornalisti (e infatti non per caso e neppure per piageria abbiamo precisato espressamente che quelle critiche non La riguardavano). Ma la domanda a Lei la dovevamo rivolgere, perchè Lei aveva rivolto a noi quelle alle quali abbiamo risposto.
E' Lei che ha deciso di porre la questione della ipotetica illegittimità della pubblicazione della telefonata di cui stiamo discutendo.
E' sempre Lei che, sentendo quella telefonata, ha scelto di trattare qui il tema della legittimità della pubblicazione invece che quello del suo contenuto.
E' ancora Lei che ha preteso prima di vietare alla "piazza" il giudizio morale e poi, quando Le abbiamo fatto notare che ciò non è possibile, ha modificato il divieto in quello di fare processi.
In sostanza, è Lei che ha posto il problema e che lo ha posto nei termini in cui lo ha posto.
A me e a tutta la Redazione i Suoi interventi fanno davvero sincero piacere - e in questi termini è stata la nostra risposta - ma, essendo qui a difendere alcuni principi, non possiamo fare "sconti" neppure ai lettori che ci sono più cari.
Quanto allo scrivere su Radio Carcere e/o all'intervenire a Radio Radicale, per un verso Le dò atto con piacere del fatto che Lei davvero mi ha invitato più volte e di questi inviti Le sono sinceramente grato, ma devo chiederLe di darmi atto qui che non è vero che io non Le ho risposto, come il Suo intervento sembra far ritenere. Noi ci siamo parlati al telefono per ore.
Io Le ho risposto. Non ho scritto e non sono intervenuto. Ma Le ho risposto.
E a questo proposito, colgo l'occasione per fare notare un'altra gravissima anomalia di questo Paese.
Se io andassi da Bruno Vespa, come fanno tanti miei colleghi, o a Ballarò, o a Matrix, o a Radio Radicale, nessuno avrebbe niente da ridire.
Ma se stasera andassi ad Anno Zero, dove si parlerà della vicenda Forleo, domani avrei l'ufficio pieno di ispettori.
Questo è davvero doloroso.
E mi rende difficile andare in tutti i posti dove nessuno ha niente da ridire a che io vada.
Un caro saluto.
Felice Lima
Anonimo delle 16.31 ha scritto:
RispondiElimina"Sì, va bene, siamo d'accordo ... ma sei sicura, cara Alessandra, che sia solo questa la poltiglia sociale italiana? O forse non comprende, detta "poltiglia", anche quelli che fanno tanto i "puri", i "casti" e gli "idealisti", quelli che pontificano e strombazzano "valori" ad ogni piè sospinto, forti del loro lauto e intangibile stipendio, sovvenzionato con il denaro delle nostre tasse? Pensaci bene".
Gentile Anonimo,
a noi francamente pare del tutto gratuito che Lei ci definisca "poltiglia sociale" perchè, come dice Lei, "strombazziamo valori".
Il Suo giudizio critico sarebbe fondato se Lei potesse addurre un qualunque argomento per dimostrare che chi "strombazza" qui poi tradisce i valori che propugna.
Altrimenti, francamente, il Suo discorso è del tutto illogico.
Come Le ha già detto bene Alessandra, difendere un valore è cosa in sé buona.
Il nostro Paese sta molto male perchè ormai i valori, oltre a non essere praticati, non vengono neppure predicati.
Dunque, a noi pare che se qualcuno ha delle cose buone da dire ciò sia buono.
Dobbiamo, poi, cercare di ottenere che, se qualcuno dice qualcosa di buono, sia anche coerente con ciò che dice.
Ma:
1. anche se quello non fosse coerente con ciò che dice, ciò che dice andrebbe detto ugualmente e sarebbe ugualmente buono che fosse detto;
2. Lei, pealtro, non adduce alcuna nostra incoerenza rispetto a ciò che diciamo e questo sembra decisivo.
Ci permetta di dire che tutti coloro che ci prendiamo la responsabilità di questo blog sappiamo di essere poveri peccatori, ma crediamo in tutta umiltà di avere finora onorato la toga che indossiamo e siamo prontissimi a rendere conto di ogni cosa che abbiamo fatto nell'esercizio della funzione conferitaci.
Della maggior parte di noi potrà agevolmente ricostruire pezzi di storia professionale e, senza voler vantare alcun merito, ma anzi alla ricerca di difetti da emendare e di pensieri e azioni da migliorare, crediamo di non dovere temere il Suo giudizio.
A queste condizioni, ci sembra che insultarci sia del tutto gratuito.
Quanto allo stipendio, esso non ci viene dato per fare un blog. Questa è una cosa che facciamo gratis, togliendo tempo alle nostre vite.
Lo stipendio compensa il lavoro che facciamo ogni giorno in ufficio, schiacciati da una montagna di carte, aspettando Natale per smaltire un po' di arretrato!
Ovviamente, Lei è libero di ritenere che gli stipendi dei giudici siano soldi buttati, ma rifletta davvero sulle conseguenze del nostro licenziamento.
Un caro saluto.
La Redazione
Seguendo la discussione tra il Dott. Riccardo Arena e il dott. Felice Lima sento il dovere di dare anche io il mio contributo alla discussione intrapresa sulla questione della pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, sul fatto che se sia giusto o meno che i cittadini italiani vengano messi a conoscenza dei comportamenti anomali dei propri rappresentanti, sulle "bic difettose" (parlo in generale e non faccio riferimento a nessun giornalista in particolare) dove queste scrivono e dicono solo una parte dei fatti, a volte spesso e volentieri anche distorta o completamente alterata ed infine sul potere quasi assoluto incentrato nelle mani di pochissimi personaggi che utilizzano tale potere per riconfermarsi e spazzar via qualunque oppositore gli attraversi la strada (anche se si tratta di persone che si disinteressano ad aspirazioni politiche ma si limitano al ruolo di moralizzatori).
RispondiEliminaSorvolando quanto già detto sul fatto che è un reato pubblicare le intercettazioni telefoniche su indigini in corso e confermo che è giusto così, non vedo poi cosa ci sia di male che una volta divulgate le notizie e rese pubbliche sul fatto che i cittadini o la "piazza" (termine che veniva usato per indicare le folle che qualche decennio o secolo fa impiccavano o decapitavano chi opprimeva e sfruttava il paese traendone vantaggio per se e per la ristretta cerchia di persone che sosteneva tale regime) come piace chiamarla oggi sempre più spesso... beh forse è giusto precisare che di quella barbarica piazza ne faccio parte anche io, come ne fa parte anche lei signor Riccardo Arena e lei signor Felice Lima, o sbaglio? O forse in Italia esiste il termine "piazza" per indicare chi non viene escluso dal regime? O meglio come scrive Beha chi è nella palude... il resto non è "piazza"... ma "palazzo" o "cortile del palazzo"... ma non "piazza" o "palude"... lei concorda su tali conclusioni signor Riccardo Arena? E lei signor Felice Lima? Siamo arrivati a questo? O si vuol arrivare a questo? La mente di questa strategia magari è politica ma chi la attua sono le "bic"... in quanto in un altro paese tale frase difficilmente sarebbe divenuta di tal uso comune per descrivere tali situazioni giudiziarie.
Inoltre si punta sempre l'attenzione del lettore o dell'ascoltatore sul dito... e non sulla luna... la presunta incolpazione di corruzione sta diventando il caso delle intercettazioni pubblicate... come se, ad esempio se fosse vero, il leader dell'opposizione che corrompe senatori della maggioranza fosse una cosa da nulla, si cerca addirittura per farla passare per una cosa normale e di non far capire al lettore la gravità di tale atto, mentre su chi ha commesso il reato sulla pubblicazione di tali intercettazioni merita maggior attenzione e viene maggiormente evidenziato... lei stesso signor Arena su questa vicenda non ha commentato per nulla il caso della probabile corruzione perpetrata dall'ex Premier ma ha subito puntato il dito e l'attenzione sul reato commesso dal giornalista.
Il signor Felice Lima, infine diceva, che preferisce non partecipare a nessuna trasmissione televisiva, perchè in alcune dove ci sono poltrone ben accomodanti non si rischia poi di inimicarsi questo o quel potente per poi trovarsi a fare i conti con i suoi cani da guardia... e in altre dove ci sono poltrone meno accomodanti ma più libere di dire ciò che si vuole, ma quando poi si esce dallo studio ci sono già i cani che ti attendono... questo è davvero insopportabile ma bene o male è risaputo da chi frequenta il web... e rispetto le decisioni prese dal dott. Lima, solo che questo atteggiamento prevenuto nei confronti di chi tende a fare davvero libera informazione non è rischioso per questi ultimi? Si rischia che vengano isolati nella lotta... in quanto manca ogni giorno sempre più il contributo di chi ha la possibilità di apportare il suo contributo etico e morale ai cittadini che attendono di formare il loro bagaglio culturale e morale... Certo ci potrebbe essere un prezzo da pagare... ma se il signor Arena Riccardo... come il signor Michele Santoro magari... non si tirasse indietro nel dare voce in seconda battuta a chi ha avuto il coraggio di denunciare o di moralizzare la pubblica opionione... questo magari potrebbe dar luogo ad una catena molto forte... dove però ci sarebbe da valutare prima la solidità degli anelli che la compongono... e mi permetta signor Arena, non la conosco e non conosco bene l'ambiente dove lei lavora, anche se devo ammettere giustamente il gran lavoro di cronaca che fa la sua radio nella maggior parte dei casi a favore del suo pubblico, a differenza di altre emittenti radiofoniche e televisive... lei questa solidità la può garantire? a davvero le mani libere?...
Caro Arena,
RispondiEliminami perdonerà la rozzezza, ma: mi è consentito come essere pensante di farmi un'idea su una data conversazione tra due individui? Oppure devo portare il cervello all'ammasso per il solo fatto che quella data conversazione è racchiusa in un nastro al quale il codice di rito attribuisce determinate qualità ed effetti? Davvero non capisco, mi creda.
Pietro Gatto
Sono quello a cui avete risposto che vi considero "poltiglia".
RispondiEliminaVeramente avevo risposto ad Alessandra, che parlava di "poltiglia sociale italiana", non a voi della redazione !
Non mi riferivo a chi mi ha risposto: era solo una considerazione generale, prendetela come volete.
La vostra è poi un'excusatio non petita: non ho insultato nessuno in particolare (né ho titoli o lo "stile" per insultare alcuno), fuorché i sepolcri imbiancati di cui è pieno il nostro paese, a qualsiasi "categoria" appartengano !
Cordiali saluti.
Caro Anonimo delle 23.17, grazie del chiarimento e scusi per il malinteso al quale abbiamo dato vita (che comunque è servito a ottenere il chiarimento :-) ).
RispondiEliminaSiamo contenti di non essere ritenuti "poltiglia" e Le siamo grati per l'attenzione che ci presta, preziosa per la vita del nostro blog.
Un caro saluto.
La Redazione
Gentile Sig. Riccardo Arena,
RispondiEliminaNon mi permetto di dissentire dalle sue conclusioni, perchè, non essendo un tecnico probabilmente ha ragione lei.
Quindi non indirizzero' il mio commento su una questione squisitamente giuridica che non mi compete.
Ma da cittadino, quale sono, posso ben dire che il giudizio morale, dal quale lei vorrebbe sottrarre i due personaggi della telefonata in questione non è la normalità in tutti i paesi democratici? (Non raccontiamocela, l'Italia, di fatto non è uno stato Democratico)
Si pubblicano in ogni dove le telefonate di quei ragazzi di perugia, quello di alberto di Garlasco, quelle della Franzoni, E queste sono tutte prove documentali di processi tutt'ora in corso, ma nessuno strilla per questo...Ma se invece si pubblica la telefonata del politico di turno (che ripeto: deve rendere conto del suo operato al cittadino) abbiamo una selva di Giornalai pronti a contorcersi, a urlare al colpo di stato e chissà a quali altre cose!
Mi sono chiesto se effettivamente il diritto di eguaglianza, sancito nella nostra costituzione dall'art.3 non sia diventato che semplice contenitore vuoto\carta straccia\dichiarazione inutile elusa nella sostanza.
Mi chiedo come facciano a lavorare tanti magistrati onesti, chiusi nei loro studi, e come facciano a condurre un'indagine serana dei magistrati come Forleo e De Magistris, quando si ritrovano tutti i giorni gli ispettori nei loro studi.....
Purtroppo ogni principio fondamentale è stato eluso nella sostanza,ed è inutile discutere sull'opportunità di pubblicare o meno delle intercettazioni imbarazzanti tra due persone (mia opinione personale) di dubbia moralità....in tutto questo si guarda a cio' che potrebbe accadere se il popolo ignorante sapesse...ma si parla di aria fritta! è come lo stolto al quale indicarono la luna, ma guardo' il dito. Credo di essermi spiegato..La ringrazio anticipatamente e saluto tutta la redazione
Daniele Firenze
Cara Alessandra, volevo solo dirti che non è di Gesù la massima "fate quel che dico, non fate quel che faccio" : è solo una massima anticlericale di vecchia data, riferita a quello che avrebbe detto un immaginario prete dall'altare !
RispondiEliminaSpett/le Redazione,
RispondiEliminavi ringrazio di poter leggere questo blog.
Complimenti
Mi scuso con Anonimo per l'errata citazione. L'ho sempre soltanto sentita dire.
RispondiEliminaVolevo invece ringraziare il Dott.Lima per aver difeso la dignità di noi "cittadini" elettori"troppo spesso definiti "piazza" o "dal basso" dai media, dai politici,dai giornalisti e usati secondo le convenienze.
Ritengo di far parte del gran numero di persone, donne e uomini che evidentemente sbagliando la riposta fiducia o perchè senza scelta, hanno elevato a casta altre persone, donne e uomini come noi che oggi ci definiscono "piazza" o 2dal basso" (quest'ultimo termine proprio non lo digerisco).
Ritengo di contribuire, forse con un pò di presunzione ma con orgoglio e dignità ai miei doveri di cittadina ma ben consapevole dei miei diritti e nonostante i miei diritti mi faccio carico delle mancate risposte di chi dovrebbe garantirmeli, pagando specialisti se ho urgenza di un risultato medico perchè il SSN non me lo offre,occupandomi dei miei anziani senza aiuti perchè negati per prassi e ottenuti solo seguendo certi soliti canali blindati ,lavorando nel privato con molteplici competenze senza potere o volere rispondere "non è di mia competenza".
Questo solo per affermare il mio diritto di sentirmi persona e cittadina e non "massa" in questa nazione che invece si è ridotta al "teatrino della politica" e "regole del gioco" questi i termini poco appropriati spesso usati dai politici per definire i
loro operati.
Cari saluti
Alessandra
Vi invio un post che trovate su www.radiocarcere.com
RispondiEliminaIl cabbarettisco duetto Berlusconi-Saccà captato dalla dott. Piscittiello della procura di Napoli, da ieri costituisce il principale argomento di discussione del nostro Paese. Al riguardo si è detto tutto e il contrario di tutto. Il dibattito ha coinvolto politici, opinionisti, tuttologi e pure scienziati del diritto. I poli della discussione sono costituiti da chi si duole della pubblicazione dell’intercettazioni e da chi sottolinea che è giusto conoscere l’intercettazione al fine di giudicare chi amministra il paese. L’opinione pubblica si sostiene ha il diritto alla conoscenza di questi fatti al fine di mettere un giudizio morale e non penale. E’ necessario distinguere. L’opinione pubblica ha il diritto di conoscere, ha il diritto di essere informata e soprattutto ha il diritto di giudicare. E’ ultroneo esplicitare il giudizio inerente l’incriminata chiacchierata telefonica. La compravendita di voti delle aule parlamentari non necessita di commenti. Il rapporto tra il dirigente rai e il potente politico segnato da una completa sudditanza e piageria genera disgusto. E’ difficoltoso ascoltare l’intera conversazione. Deprime constatare che la Rai venga gestita non come un’azienda, ma come uno strumento idoneo a raggiungere fini personali: favori politici e sessuali. L’opinione pubblica deve essere informata, deve conoscere come è amministrato il bene pubblico, informazione e conoscenza devono però avvenire nel rispetto delle regole. Non si può contestare il non rispetto di regole morali e giuridiche se la contestazione è generata da un altrettanto non rispetto delle regole. Il malaffare deve essere combattuto attraverso l’applicazione regola e non attraverso la sua violazione. Il fine non giustifica la violazione. La conoscenza dell’opinione pubblica relativamente al citato duetto telefonico è maturata nella palese violazione di più regole. La pubblicazione della conversazione ha violato più norme del codice di procedura penale e di quello penale. Coloro che hanno permesso la fuoriuscita di trascrizioni e materiale audio dall’ufficio del dott. Piscitello si sono resi responsabili di più reati. Delitti di cui sono corresponsabili coloro che hanno dato i testi alle stampe o messo in onda la registrazione. Delitti che nel nostro paese sono caratterizzati dalla singolarità che nonostatnte vengono commessi in uffici giudiziari rimangono però solitamente impuniti. Delitto quest’ultimo che appare pure inutile. Non era necessario ascoltare lo squallido colloquio per avere la consapevolezza del fatto che il Parlamento è sede di mercimonio. Poltrone in cambio di voti sono un leit motiv. I due interlocutori non ci hanno sicuramente illuminato sullo strano funzionamento del servizio pubblico televisivo. Non costituisce infatti una novità il fatto che l’azienda di Stato è amministrata secondo logiche politiche e non economiche. Logiche politiche sui generis, intese nel senso di gratificare un politico piuttosto che un altro. Inutile il delitto come inutile il dibattito, il quale si dovrebbe soffermare non sul se è giusto delinquere per far conoscere un fatto all’opinione pubblica. Un dibattito che si dovrebbe articolare sul: che fare per impedire che ciò avvenga. Un dibattito che si prolunga da decenni ed al quale andrebbero sostituiti fatti concludenti.
la redazione di www.radiocarcere.com
Alla redazione
RispondiEliminaHo letto la risposta data alle domande metaforiche di Riccardo Arena. Desidero ringraziarvi per aver espresso in modo così chiaro e preciso quello che era (più confusamente) il mio pensiero: sono d'accordo al 100%. Cordialmente
Insomma, ora dobbiamo pure vergognarci per esserci fatta un'opinione morale viaggiando fuori delle regole?! A parte il fatto che le regole di pubblicazione non è stato il cittadino ad infrangerle, vogliamo fare i puri e non tener conto di ciò che è stato detto? Mica siamo in un tribunale che si può non mettere agli atti qualcosa perché viziato da qualche mancanza. Sulla "piazza", come la chiama lei, ciò che si palesa resta, almeno nelle menti di chi non si lascia portare per il naso! Ci si riempie tanto la bocca con la parola popolo, cittadinanza ecc. solo quando in prossimità delle elezioni andiamo rabboniti e rincitrulliti!
RispondiEliminaVogliamo parlare della faccia di bronzo di Berlusconi che al microfono dei giornalisti è stato capace di dire, oltre alla sequela di volgari accuse rivolte a non si sa bene chi, un’enormità come: "Se avessi saputo che dall'altra parte qualcuno ascoltava, ci si sarebbe espressi in altro modo"(forse ha pensato che Urbani si offendesse per l'appellativo).
Come a dire: "Se avessi saputo che andando a rubare mi avrebbe scoperto la polizia, bhè non ci sarei andato!" E i giornalisti lì ad ascoltare, ce ne fosse stato uno che ha contestato qualcosa.
Li lasciano parlare da soli questi politici, senza mai chiedergli di giustificare e meglio argomentare ciò che dicono, non è possibile.
Ma è roba da matti, altro che dito e luna. Qui ormai la luna è caduta nel pozzo e il dito qualcuno cerca proprio di infilarcelo in un occhio!
Ma io non ci sto! Il mio giudizio morale è durissimo, anche se non è certo quest’episodio che peggiora la reputazione di Berlusconi.
Chi riesce a tenere gli occhi bene aperti, sa da tempo con chi ha a che fare. E questo vale anche per i vari D'Alema o Mastella, la sfrontatezza dei politici, quella si che è trasversale.
Un saluto a tutti
ps l'obbiezione di Berlusconi mi ha ricordato un certo Craxi che nel momento più buio, addirittura in Parlamento, cercava di legittimare il comportamento suo e del partito chiedendo ai puri di scagliare la prima pietra... della serie: a volte tornano, specialmente quando vengono dallo stesso paese: quello degli ARROGANTI.
Non mi piacciono i giudizi morali.
RispondiEliminaA maggior ragione quando non si sa nulla di chi giudica il comportamento morale altrui.
Peggio ancora, quando non si sa QUALE morale viene applicata al caso concreto:
1) Quella relativista;
2) Quella nichilista;
3) Quella "liberal";
4) Quella "conservatrice";
5) Quella Cattolica;
6) Quella Protestante;
7) Quella Islamica;
8) Quella Buddista;
9) Quella Atea militante;
10) Quella ...
"Morale" della favola: lasciate perdere i giudizi morali, per piacere !
non capisco perchè si tiri in mezzo la piazza solo quando fa comodo ai giornalisti,penso sia un vero insulto alla intelligenza delle persone,salvando la pace di pochi nella categoria,cercate di darvi una regolata perchè almeno parlo al singolare in prima persona senza generalizzare mi sono scocciato di questa tipologia di stampa sia dei giornali che in tv poco rispettosa del pensiero del cittadino e per me non dovrebbe esistere nessun segreto istruttorio e tutto dovrebbe essere trasparente alla portata di tutti e reso pubblico in qualsiasi settore amministrativo,giuridico,politico ed istituzinale,ma siccome la trasparenza non è di questo paese a voi conviene navigare in questa melma,la risposta è più semplice di quanto si voglia pensare
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