Uliwood party
di Marco Travaglio
(Giornalista)
da L'Unità del 4 dicembre 2007
Gioco di società. Sostituire, nelle intercettazioni di Azouz Marzouk, il suo nome con quello di un politico, un imprenditore, un banchiere, un dirigente Rai o Mediaset (tanto spesso è lo stesso), un principe di casa Savoia e immaginare l’effetto che fa.
Se, al posto del superstite della strage di Erba, ci fosse un intoccabile delle caste italiote, avremmo tg e giornali intasati da dichiarazioni sdegnate per la «pubblicazione indebita delle intercettazioni», severi moniti dagli alti Colli contro la «violazione del segreto istruttorio», plotoni di garanti mobilitati «a tutela della privacy», giornalisti masochisti che domandano «chi passa le carte ai giornalisti?», ispettori mastelliani in assetto di guerra contro i pm che «inseriscono negli atti conversazioni prive di rilevanza penale», appelli bipartisan per «approvare al più presto la legge Mastella sulle intercettazioni».
Invece si tratta di Azouz Marzouk, arrestato per spaccio di droga, dunque chi se ne frega.
Si bada al sodo, cioè al contenuto delle intercettazioni, che dipingono un personaggio senza scrupoli: «che me ne frega del colore delle bare», la morte di moglie e figlioletto «disturbano i miei affari», «voglio vestiti firmati e auto di lusso per tornare in Tunisia come un pascià», «gente ricca e potente mi offre lavoro e soldi in cambio di sesso sporco», «mi vergogno, mi hanno comprato».
Cose moralmente orribili, d’accordo. Ma dove sarebbe la rilevanza penale di queste conversazioni? Nessuna di esse (diversamente da altre contenute nella stessa ordinanza del gip, relative al traffico di droga) dimostra un reato: eppure sono finite agli atti pure queste, perché i giudici devono lumeggiare la personalità criminale dell’indagato che accusano.
Esattamente come era giusto che i giudici di Potenza citassero le telefonate di Vittorio Emanuele sulle «puchiacche» dell’Est, il gip Forleo quelle dei politici con i furbetti delle scalate, i giudici di Napoli quelle su Moggi & C., i giudici di Milano quelle sul patto Rai-Mediaset e così via.
E com’era giusto che i giornali, trattandosi di atti depositati e non più segreti, li pubblicassero.
Eppure, in tutti i casi citati, si son levati gli alti lai delle massime e minime cariche dello Stato, mentre per Azouz non protesta nessuno.
Anzi il direttore de Il Giornale quello che, sulle intercettazioni Raiset, delirava di «giustizia a orologeria per sabotare il dialogo Berlusconi-Veltroni» intima di «chiedere scusa a Erba» perché qualcuno, a suo tempo, aveva parlato di razzismo a proposito dei sospetti (poi rivelatisi infondati) sul coinvolgimento del tunisino nella strage.
In realtà quanto sta accadendo conferma il razzismo di certa politica e «informazione».
Chi fosse Azouz lo si sapeva da sempre: era uscito dal carcere - dove scontava una pena definitiva per traffico di droga- grazie all’indulto.
E, se qualcuno aveva qualche dubbio sul suo spessore morale, la frequentazione del duo Corona & Mora tagliava la testa al toro.
Eppure, quando fu scagionato dai sospetti sulla strage, venne beatificato: come se un trafficante di droga diventasse una brava persona solo perché non ha ucciso nessuno.
Ora si scopre che continuava a trafficare in droga e speculava sulla morte dei suoi cari per diventare un vip. Sai che novità.
Resta da capire in quale altro paese un pregiudicato possa pensare di diventare un vip perché gli hanno sterminato la famiglia.
Gli indignati speciali dovrebbero spiegare la differenza tra Marzouk, che passa direttamente dai funerali alla scuderia di Mora & Corona, dal carcere alla tv, conteso a colpi di esclusive da Vespa e Mentana, e chi gli ha consentito tutto questo mettendo in piedi il Mortality Show che infesta le tv a reti unificate.
Dopodichè, se non si vergognano troppo, dovrebbero annotarsi le parole pronunciate un mese fa a Montecatini da Berlusconi abbracciato a Dell’Utri: «Vittorio Mangano non fu mai condannato per mafia: faceva il chierichetto nella mia cappella di Arcore». Visto che Mangano fu condannato per associazione a delinquere con la mafia nel processo Spatola e per traffico di droga nel maxiprocesso alla Cupola, la domanda è semplice: che aspetta il Cavaliere a ingaggiare Azouz Marzouk come stalliere o come chierichetto nella villa di Arcore?
non vorrei vi fosse anche il dubbio che la strage ad erba sia stata fatta per punire lui da persone a cui aveva pestato i piedi nei suoi affari
RispondiEliminacomunque sia lo shock è stato quello di sapere che alla fin fine non gli importava nulla
come se la sua famiglia fosse solo la copertura per i suoi affari e questa saltando lo abbia messo in luce
che schifo
Il quadro che si sta delineando in questi ultimi tempi è a dir poco sconcertante. Soprattutto, ho avuto occasione di reperire in you tube una delle ultime interviste a Paolo Borsellino, prima che fosse ucciso. In occasione di tale intervista Borsellino aveva esplicitamente parlato delle indagini riguardanti Mangano e Dell'Utri. Fatti talmente gravi da essere inconcepibili in qualsivoglia paese civile. Si sta chiaramente portando avanti un progetto per smantellare lo Stato di Diritto e garantire a un'oligarchia la continuità nell'esercizio del potere (cfr. indulto, legge Boato, petizione dei valenti senatori di rifondazione comunista per l'abolizione dell'ergastolo, etc etc): chi ancora s'illude di vivere in una democrazia deve prendere atto che ormai non è più così da tempo. Ma ciò che risulta più inquietante è l'esaltazione della figura di Berlusconi in molti blog, giornali, mass media in generale quasi fosse un genio della comunicazione e dell'imprenditoria, un uomo che vuole rinnovare e movimentare le acque stagnanti della politica italiana, un salvatore della patria....il progetto di formare un'immane palude di centro con Veltroni poi...e quella pagliacciata dei gazebo portata avanti da entrambe le parti, per suscitare l'impressione di un vuoto involucro di democrazia, per dispensare al popolo il panem et circenses di poter decidere in qualche modo...
RispondiEliminaGrazie per il vostro coraggio e impegno. Leggo sempre il vostro bel blog, dove posso trovare un'informazione seria e onesta, ben documentata, dai toni pacati. Siete un faro di civiltà in questo oceano di tenebra incombente.
Paola Risi, Genova
Come bruciare un'inchiesta?
RispondiEliminaGioacchino Genchi lo spiega in un'intervista...
http://www.gioacchinogenchi.it/atti/docs/Rassegna_Stampa/T01R7Z.PDF
Berlusconi non chiamerebbe mai Azouz come stalliere, dato che Azouz non è nessuno; Mangano invece era qualcuno.
RispondiEliminaMi preoccupa sentire da molte persone ormai (e su tantissimi blog) che i magistrati sono rossi, che si tratta di fuoco amico, che la Forleo e chi l'ha trasferita stanno dalla stessa parte politica; ciò significa che anni e anni di calunnie e insulti a reti unificate contro la magistratura, uniti ad alcune leggi che, è un dato di fatto, impediscono ai giudici di tenere in prigione chi delinque in nome di un ipergarantismo volto solo a preservare i potenti, hanno avuto il pericolosissimo risultato di far perdere ai cittadini la fiducia nella magistratura. Perché anche se a volte ci sono mobilitazioni importanti (come nel caso De Magistris), sono troppo lontani i tempi in cui il pool di Mani Pulite era visto come una squadra di eroi. Gli italiani non hanno più fiducia nei giudici, anche se ovviamente la colpa non è dei giudici, ma di chi da pulpiti importanti ha convinto la gente che questi sono matti o che sono schierati.
Ciò che ho sentito giovedì scorso dalla bocca del sindaco di Verona è emblematico, ovvero che anche se era stato condannato per una raccolta di firme razzista, i suoi concittadini gli avevano dato ragione e lo avevano eletto sindaco. Forse in una città come Verona, ad alta concentrazione xenofoba, essere razzista è una nota di merito: ma vantarsene in televisione è quanto meno azzardato.
Elio Veltri
RispondiEliminahttp://www.genovaweb.org/rassegna/2007/20071205_forleo_wanted.htm