di Francesco Faro
(Avvocato del Foro di Catania)
E’ indispensabile riflettere sulla democrazia e sui temi ad essa collegati.
L’ argomento è molto vasto e io mi limiterò ad alcune riflessioni
Ritengo si possa senz’altro affermare che la democrazia (intesa come partecipazione e controllo dei cittadini sul Potere) e quindi come democrazia sostanziale e non solo formale, è in crisi.
Infatti, vi è da diversi anni un dato comune a tutte le democrazie parlamentari: l’affluenza alle urne è in costante calo, con la conseguenza che si sta creando una democrazia in cui governano e decidono delle minoranze.
Ad es. negli USA la metà degli aventi diritto al voto non è neppure iscritta negli elenchi elettorali; di questi la metà non si reca alle urne e dei votanti meno della metà si è espresso per Bush.
In pratica Bush ha governato con il consenso del 10% degli aventi diritto al voto.
I motivi sono diversi e si mescolano cause ed effetti.
Elencandone alcuni si può dire che ciò deriva:
- Da una diffidenza crescente degli elettori nei confronti dei partiti politici;
- Da un’attenuazione delle distinzioni ideologiche. E se ciò consente un approccio alla politica più laico, causa anche un’idea dei partiti come associazioni in cui conta di più l’appartenenza che le idee.
- Dalla circostanza che i partiti tendono a spoliticizzarsi, rivolgendosi non più ai cittadini, ma a consumatori e telespettatori (quasi dovessero soltanto vendere un prodotto)
- Dall’affermarsi di un’idea secondo la quale, nell’era della comunicazione veloce, le decisioni devono essere rapide, con la conseguenza che si ha la necessità di liberarsi delle cose che si considerano inutili intralci democratici e partecipativi, quando invece la politica ha bisogno di ricerca, di riflessione, di spazi di meditazione.
- Dalla convinzione (fomentata da un’ideologia liberista e individualista) secondo la quale la partecipazione politica debba esprimersi solo quando si possono acquisire vantaggi personali.
- Dall’idea populista che è meglio delegare al capo le scelte politiche
Ma il problema non è solo che si sta affermando una democrazia in cui governano delle minoranze, ma è palese che le scelte degli elettori e il loro consenso sono ampiamente determinate dalla capacità economica dei candidati alle elezioni e dalla loro possibilità di utilizzare i mass media, ponendo ciò delle condizioni non paritarie fra partiti e candidati prima e durante la campagna elettorale
Inoltre il problema del controllo dei mass media (di quello che divulgano o nascondano) attiene non solo alle scelte elettorali, ma incide profondamente sulla cultura e sul senso comune dei cittadini che poi andranno a votare.
Voglio fare solo un paio di esempi:
- Negli USA il 40% dei cittadini era convinto che gli attentatori delle Torre Gemelle erano iracheni (e ciò ha facilitato la giustificazione della guerra in Iraq)
- In Italia il senso comune afferma che vi sia troppo poca flessibilità nel mondo del lavoro; viceversa vi è un turn over che è secondo solo all’ Inghilterra
- In Italia si ritiene che la criminalità sia più alta degli altri paesi. Viceversa, le statistiche dimostrano che siamo fra i paesi europei con i tassi più bassi.
Altro elemento centrale di riflessione è che l’ economia e la finanza prevalgono sulla politica.
Sempre di più le decisioni più importanti per la vita di un paese, vengono prese non nei luoghi deputati a decidere (Parlamento, Governo) ed in maniera trasparente; ma in luoghi lontani da ogni controllo democratico (es. consiglio di amministrazione di una Multinazionale), con il rischio (se già non è così) che i politici non siano altro che gli amministratori di quello che il potere finanziario ha già deciso altrove e segretamente.
Se tutto ciò è vero, alla crisi della democrazia sostanziale non si può rispondere solo con riforme elettorali e istituzionali, ma affrontando ciò che più incide sulla democrazia e cioè la riforma della politica.
In altri termini non sono assolutamente sufficienti un’opera di mera ingegneria istituzionale, ma occorre mettere mano alla riforma della politica, trovando nuove forme di partecipazione e rappresentanza dei cittadini
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Il problema di una democrazia reale e non solo formale ha in Italia una propria specificità.
C’è uno svuotamento della Costituzione preoccupante.
Siamo o no ai limiti dell’attentato alla Costituzione quando si colpisce progressivamente e cumulativamente:
- la libertà di informazione;
- l’ uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge;
- l’ indipendenza e l’ autonomia della magistratura;
- la scelta della guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali;
- la natura una e indivisibile della Repubblica;
- l’autonomia culturale della scuola?
In particolare, la già avvenuta coincidenza fra potere politico e potere mediatico, l’enorme e sproporzionata quantità di denaro a disposizione di alcune forze politiche, l’insofferenza per ogni forma di controllo e per l’indipendenza della magistratura, il gigantesco conflitto di interessi (TV, pubblicità, economia) di vasti settori politici e finanziari, configurano un preoccupante grado di involuzione democratica e di minaccia per alcuni principi costituzionali.
Ancora. Sappiamo che la personalizzazione della politica è un processo ormai acquisito in Italia e nel mondo.
Si guarda più all’immagine del leader che al contenuto delle sue proposte.
Credo però che non si debba rinunciare all’idea che la politica sia partecipazione, coinvolgimento dal basso, democrazia reale all’interno dei partiti e delle istituzioni, capacità di sapere parlare all’anima e al cuore delle persone.
E allora a me sembra un’idea del tutto insufficiente se si rimane fermi alla concezione del primato esclusivo dei partiti unici depositari di una sintesi politica superiore.
Un’idea che poteva avere una sua validità con i vecchi partiti la cui forza aggregante si basava sull’ideologia e su un sistema sociale ripartito in rigide classi oggi ampiamente superato.
Quindi se è vero che il ruolo dei partiti resta di grande importanza, essi però non possono rappresentare il tutto, né si può lasciare la politica solo ai professionisti in quanto ciò incrementerebbe un distacco e un conseguente autoritarismo che è un tratto dominante del nostro tempo.
Il tratto comune di tutto ciò è una domanda di partecipazione, di riappropriazione e di rifondazione della politica.
In pratica si chiede una profonda discontinuità rispetto ad un’idea e a una pratica professionistica, elitaria e autoreferenziale della politica che spesso ha evidenziato l’assenza di coerenza e di generosità.
Occorre pertanto più società civile. Non necessariamente contro i partiti ma al di sopra delle loro beghe, con la conseguenza che le organizzazioni, le associazioni e i movimenti della società civile debbono avere non solo un ruolo di stimolo sui partiti, ma invece rappresentare nuove e concrete forme di democrazia e rappresentanza, utilizzando anche le primarie nella scelta dei candidati, che possono essere uno strumento utile e giusto da mettere in campo.
Io non sono cattolico, però mi piace ricordare un’intervista dell’ex cardinale di Milano Martini, il quale distingueva i concetti di moderazione (da incoraggiare) e di moderatismo (da evitare).
Ecco io credo che sulla difesa e lo sviluppo di un democrazia reale e non solo formale, abbiamo il diritto–dovere di essere assolutamente radicali e intransigenti, fuggendo da ogni moderatismo e timidezza.
Se sotto il nome dell’Avv. Francesco Faro non avessi letto il riferimento al Foro di Catania non sarei intervenuto: non avrei avuto nulla da eccepire alla sua analisi sullo stato del nostro Paese (“bello e inutile”per dirla con le parole de “La Meglio Gioventù”) e sull’invito alla partecipazione rivolto alla società civile. Ma siamo a Catania e il mal comune col resto d’Italia cui mi fa pensare la sua riflessione è già un lusso che da siciliani non possiamo permetterci.
RispondiEliminaSono uno studente di giurisprudenza. Entro l’anno dovrei laurearmi e mi è chiaro che non avendo santi in questo inferno (altro che paradiso!) non avrò altra scelta che spostarmi altrove per fare pratica. E dico pratica: figuriamoci trovare spazio per intraprendere la professione di avvocato!
Non è né facile né bello dover andare via. Sia chiaro, questa puntualizzazione non vuole essere il solito piagnisteo alla “cantan tuch(tutti) luntan de Napoli se mer(muore) e pi vengan chi a Milan” ; è solo che avrei preferito partecipare alla crescita della nostra stramaledettissima bella terra piuttosto che andare altrove,esclusivamente alla ricerca del riscatto personale.
Ciò premesso, cercherò di spersonalizzare le mie considerazioni.
L’Avv. Francesco Faro, presuppone nella sua analisi qualcosa che a mio sommesso parere in Sicilia non c’è, e che Leonardo Sciascia in un’intervista indicava come l’incapacità dei siciliani di credere che le idee possano cambiare il mondo. Imputo a questo la logica clientelare che trasfigura il senso e la funzione della politica. Qui il liberismo, cui l’ Avv. F.F. fa riferimento, sarebbe già una conquista: un’idea – discutibile quanto si vuole ma pur sempre un’idea – di economia e politica. E invece a molta gente dalle nostre parti manca il senso del bene comune (anche a prescindere dal liberismo) e l’individualismo è frutto di un’indigenza che è prima di tutto di idee e che non risparmia neppure chi deputiamo a governarci.
Salvo poi a cercare redenzione dal tratto consapevolmente colpevole della nostra penna sulla scheda elettorale, nella partecipazione a “incontri-sciacquacoscienze” cui si invita a partecipare gente, che preferibilmente venga da fuori, che si prende la briga di denunciare il malcostume di una politica da cui non ci sentiamo rappresentati: né secondo aspettative tornacontistiche di sudditi(il più delle volte disattese) né secondo quelle legittime di cittadini.
Sono convinto e condivido in questo la conclusione dell’intervento dell’Avv. Francesco Faro che il riscatto possa venire dalla partecipazione ai processi democratici. Aggiungerei solo che essa deve essere quotidiana. Ma prima occorrerebbe formare una società civile, una pubblica opinione e invece mi sa tanto che la nostra stramaledettissima bella terra continua a partorire grandi individualità ma aborti sociali da laboratorio di barbarie.
Chiedo scusa all’Avvocato Francesco Faro: ho preso spunto da una Sua riflessione sul senso della democrazia reale per rappresentare, ritenendolo un tema collegato alla sua mancanza, il senso della mia rabbia.
Salvo Costarelli
La politica che conta si fa al di fuori del Parlamento, la perdita di "democrazia" e di uguaglianza ne è conseguenza naturale.
RispondiEliminaCome può una magistratura essere indipendente quando essa stessa si suddivide in correnti (se non associazionismi) che ne comportano irrimediabilmente, per la natura stessa delle "aggregazioni", perdita di autonomia ed indipendenza dell'individuo?
Chi di loro ha la forza per rimanere tale, lo si colpisce.
Colpirne 1 per "educarne" 100diceva qualcuno...
Diventare magistrato richiede un iter, il che credo significhi la volontà di fare un determinato "lavoro". Non si richiede venga fatto come missione... ma con passione.
Se poi i colleghi correntisti o meno ti lasciano andare alla deriva, sopraffatti da "altra corrente", allora credo possa sparire anche la passione e non solo...
Troppo spesso vedo Prefetti, Procuratori, Imprenditori, tutori della legge, Avvocati, Politici, Cardinali etc presenziare alle medesime inagurazioni. Mi limito a chiedermi perchè...
Ritengo che l'unica possibilità per questo paese, per il bene di questo paese, siano coloro che non si lasciano tentare dai giochi di potere, tra collusioni e ricatti, e con un occhio alla "banca".
I buoni ci sono, ma sono troppo sparpagliati e non organizzati, voci fuori dal coro.
Il singolo non può far nulla,sarà schiacciato, ci si deve unire per restare uniti, concetrare le forze e gli sforzi.
Credo questa sia attualmente la più grave mancanza.
(scusate lo sfogo e se ho fatto "propaganda" pur se non faccio politica )
Vi lascio a questo video (il 6° di 6),
un pezzo di storia dai "connotati" attuali
Clicca
OT
p.s. ho notato che a Catania è stato nominato procuratore D'Agata adottando la formula che il voto di Mancino (in qualità di vice del CSM) vale doppio data la parità raggiunta tra i due contendenti.
Come dire... il "mio" voto è un pò più uguale degli altri...
Tralascio altre polemiche che meriterebbero cmq una menzione.
ppss a volte preferirei questo spazio come forum, anzichè come blog.
Non conosco quest'avvocato, hai comunque scritto un bell'articolo. Maria
RispondiEliminaPer Onelio.
RispondiEliminaGentile Onelio,
Lei scrive:
"ppss a volte preferirei questo spazio come forum, anzichè come blog".
Ha ragione. Almeno in parte, nel senso che noi pensiamo al forum non "in alternativa" ma "a fianco" del blog
Anche noi ci siamo resi conto che i "commnenti" ai post non sono uno strumento versatile per consentire ai lettori di esprimersi con la maggiore libertà e pensiamo che nel nostro blog starebbero benissimo un forum e una mailing list.
L'unico motivo per cui non ci sono è che richiederebbero parecchio tempo per essere curati e il nostro webmaster è già schiacciato da ogni tipo di impegni.
Insomma, per il momento non ce la facciamo.
Ma è una delle cose che speriamo un giorno di poter fare.
Grazie per l'attenzione e la pazienza.
La Redazione
Gentilissimi,
RispondiEliminami avete letto nel pensiero (anche se precedentemente espresso molto sinteticamente visto l'argomento OT).
La formula del blog va benissimo per la pubblicazione, agevola la lettura, aiuta l'"impaginazione". I commenti del resto, se rimandassero ad un forum esterno, permetterebbero di mantenere vive anche le pubblicazioni più datate che il blog, per sua natura, tende ad inghiottire.
Ma è chiaro che vi è... chiaro :)
Indipendentemente da ciò, l'importante, è che questo spazio (decisamente non vuoto), in qualunque forma "grafica" si presenti, ci sia.
Il grazie è da parte mia e va a tutti voi, commentatori compresi.
Chiedo scusa per la divagazione.
Redazione sono commossa ^_^ è da tempo che ho l'impressione che certi blog siano come palchi per comizi virtuali dove uno si esprime e gli altri possono solo acclamare o fischiare, senza ricevere risposta.
RispondiEliminaMi danno questa impressione i blog di Grillo di Di Pietro o voglioscendere - che comunque ha contenuti interessanti! - mi sembra che i commenti servano solo come "indice di gradimento".
(ho anche chiesto a chiarelettere un forum o comunque uno spazio dove i lettori possano confrontarsi ma dopo un iniziale vago interesse non mi pare abbiano concretizzato nulla)
Sono contenta che almeno voi abbiate notato che i commenti sono un po' angusti per avviare una discussione :)
La democrazia in Italia è quasi totalmente fasulla...
RispondiEliminaOltre alle considerazioni fatte dall'avvocato Francesco Faro c'è da aggiungere un elemento che spesso viene sottovalutato o volutamente ignorato e cioè che gran parte del potere oligarchico dei partiti fin oggi si è basato e strutturato soprattutto sulle varie realtà locali. Difatti nelle elezioni amministrative dei vari comuni grandi e piccoli, nelle elezioni provinciali e nelle elezioni regionali tutte le persone che vi partecipano fanno parte di questo o quel partito, tutto ciò convalidato da uno scambio di favori reciproco dove l'amministratore locale o il politico provinciale o regionale in cambio di favori sostanzialmente economici e politici garantiscono al partito il loro serbatoio di voti. E' così la politica italiana fino ad oggi ha sempre funzionato ed è così che vogliono continuare a far funzionare, per questo poi il pubblico impiego conta così tanti assunti, spesso anche inutili, vedi i netturbini di Napoli o i forestali della Calabria, per non parlare di alcuni assurdi settori della sanità o peggio delle agenzie di somministrazione del lavoro... Ma non è solo questo... ci sono i favori politici tipo l'approvazione di assurdi piani regolatori per alcuni comuni a dispetto della preservazione dell'ambiente paesaggistico di questo o quel comune... oppure finanziamenti per determinate opere spesso inutili o superflue senza nemmeno poi accertarsi se son state poi realizzate... e tanti e tanti altri esempi. Ma da questa situazione assurda fino ad oggi sembra impossibile uscirne fuori poichè questo sistema determina matematicamente che la soglia dei votanti non scenda al di sotto del 60%, insomma buona parte dei cittadini andrà comunque a votare perchè il politico a quei cittadini vicini li convince comunque a votare...
Oltre che poi riguardo alla democrazia ci sarebbero un paio di regole da cambiare tanto per garantire un minimo di rappresentatività rispetto a quella che fino ad oggi ci è stata trasmessa. Tipo la modifica dell'Art. 67 della Costituzione, dove il mandato parlamentare dovrebbe essere quantomeno vincolato al programma elettorale, almeno così da garantire che le promesse elettorali siano mantenute, difatti in questi giorni stiamo assistendo ancora ad una insulsa campagna elettorale dove si promette di tutto sapendo di non poter mantenere tali impegni e allo stesso tempo quindi prendere in giro il popolo elettore senza che poi questo possa rivalersi in alcun modo su tali chiacchieroni della politica...
quindi le liste civiche, un sistema politico alternativo a quello dei partiti, quello che dice Beppe Grillo non è poi tanto assurdo, se si riesce a garantire una trasparenza efficace delle liste civiche sfruttando soprattutto le potenzialità di internet, dove l'informazione è immediata e visibile a tutti e dove tutti possono intervenire acclamando o contestando determinate azioni politiche o rappresentanti dei cittadini in modo da evitare già che alle prossime elezioni politiche questo o quel personaggio possa candidarsi col sistema delle liste civiche.
Basterebbe che i partiti odierni si autoregolassero in tal modo affinchè le fondamentali regole democratiche siano garantite, ma il percorso di tali partiti è stato esattemente l'opposto e ancora oggi, nonostante tutto il clamore suscitato dalla presunta antipolitica si continua a voler ridimensionare il potere della sovranità popolare anche attraverso la modifica di leggi nate per garantire il pluralismo sia dell'informazione che della rappresentatività, con leggi elettorali taroccate o modifiche alla legge sulla par condicio, o addirittura attaccando il potere giudiziario cercando di sottometterlo alla volontà e al controllo politico dei partiti...
Quindi a mio avviso solo sostituendo la spina dorsale dei partiti costituiti dai vari sindaci e consiglieri comunali, provinciali e regionali si può invertire drasticamente la rotta di questo potere oligarchico, ma per farlo abbiamo bisogno della collaborazione di tanta gente onesta e per bene, che si svegli dal coma dell'indifferenza e decida finalmente di combattere questa difficile ma non impossibile battaglia democratica, se non per loro stessi che lo facciano almeno per i loro figli e nipoti...
Il PROTOCOLLO C3 sviluppa la democrazia REALE.
RispondiEliminaPROTOCOLLO C3: WHY NOT?
Associazione Protocollo C3
www.protc3.org