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giovedì 8 maggio 2008

Referendum consultivo fra i magistrati

Versione stampabile

Pubblichiamo il manifesto di presentazione di una iniziativa referendaria promossa da Tertium datur fra tutti i magistrati.

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Tertium datur - DALLA PARTE DELLA COSTITUZIONE

PROPOSTA DI REFERENDUM CONSULTIVO TRA TUTTI I MAGISTRATI
(art. 55, comma 2, e 30, lett. O, dello Statuto
dell’Associazione Nazionale Magistrati)



La conclusione della vicenda legislativa in tema di riforma dell’ordinamento giudiziario consente l’avvio di una riflessione che si auspica quanto più partecipata possibile.

Questa partecipazione, allo stato, e sia pur con qualche recente segnale diverso, sembra esistere solo in occasione delle varie scadenze elettorali, associative o istituzionali.

In realtà, anche l’Associazione Nazionale Magistrati e la varie correnti che ad essa si rifanno, partecipano delle stesse difficoltà che si evidenziano, a livello generale nel rapporto tra partiti politici e singoli cittadini: l’autoreferenzialità.

Parimenti, anche al nostro interno, l’ormai evidente compressione e subordinazione dell’autonomia del Consiglio Superiore della Magistratura e dei vari momenti istituzionali a vantaggio delle istanze associative (che saranno ancor più esaltate dalla riforma recente dell’ordinamento giudiziario) impongono a tutti i giudici che hanno a cuore l’autonomia interna ed esterna della magistratura di iniziare a compiere, senza nessuna necessità di scelte clamorose od eclatanti abbandoni, alcuni passi nella direzione opposta a quella sopra ricordata.

Si avverte sempre più l’esigenza di consentire ai magistrati italiani di individuare ed eleggere – per conoscenza diretta della loro storia professionale – le personalità umanamente e professionalmente più rappresentative del ruolo della Magistratura nella società e, quindi, più capaci anche di affrontare nel C.S.M. le responsabilità di politica giudiziaria che a tale organismo competono.

Ciò non attenuerà il valore dei diversi orientamenti ideali, ma combatterà la tentazione di chi volesse far eleggere alcuni candidati solo per la loro posizione nelle correnti e favorirà l’emergere di magistrati non schierati secondo “logiche di steccato” e di stretta appartenenza, capaci di superare anche possibili pressioni localistiche e clientelari, perché individuati dai magistrati per la loro ispirazione ideale e la loro professionalità.

Sotto altro profilo l’attenuarsi del ruolo di “cinghia di trasmissione” delle correnti rispetto alla istituzione consiliare contribuirà a recuperare all’associazionismo giudiziario il senso autentico del suo pluralismo ideale e del suo ruolo di “luogo” di confronto sui valori dell’autonomia ed indipendenza della Magistratura e di “laboratorio” di proposte sulle problematiche inerenti l’amministrazione della giustizia.

Non si può pensare che i sistemi elettorali siano ininfluenti e neutri rispetto a questi problemi e, pur non immaginando che il solo metodo elettorale possa risolverli, è evidente che esso può fortemente influenzare, in un modo o nell’altro, la selezione dei rappresentanti e l’atmosfera culturale in cui questi si trovano a vivere le loro responsabilità.

Uno di tali passi può essere il quesito referendario, a norma dell’art. 55, comma 2, e 30, lett. O), dello Statuto dell’A.N.M., sotto riportato. Una iniziativa che vuole essere soltanto un piccolo segnale di quanto sia sentito il tema di un cambiamento di rotta delle pratiche associative, anche al fine di aiutare l’A.N.M. a recuperare un rapporto più libero con i suoi associati, più funzionale al superamento dei problemi sopra evidenziati ed, in definitiva, a riscoprire la sua stessa ragion d’essere.

Pur nella consapevolezza che una mera riforma tecnico-giuridica non possa supplire a guasti di natura politica, che celano disagi e difficoltà ormai annosi, iniziative di tal natura devono essere incoraggiate a meno di non voler contribuire a sospingere l’intera magistratura italiana nell’indifferenza e nell’anomia, aprendo la strada a preoccupanti involuzioni autoritarie ovvero a soluzioni elitarie eteroimposte.

Chi ritiene di sottoscrivere la richiesta di referendum consultivo sul metodo elettorale del C.S.M. non fa una scelta di appartenenza ad una o ad altra corrente dell’A.N.M., né manifesta aprioristicamente la sua opinione in merito all’oggetto del referendum.

Manifesta solamente l’idea che di queste problematiche sia bene discutere e che lo si debba fare partendo dalla consultazione di tutti i magistrati italiani e tenendo conto dei loro orientamenti e non solo delle opinioni maturate all’interno delle organizzazioni di corrente dell’Associazione.


Quesito referendario


RITIENI CHE UN SISTEMA ELETTORALE UNINOMINALE SU BASE DISTRETTUALE DEGLI ORGANI DI AUTOGOVERNO DELLA MAGISTRATURA POSSA ASSICURARE UNA SELEZIONE DEGLI ELETTI SVINCOLATA DAI CONDIZIONAMENTI DEGLI APPARATI DI CORRENTE?


3 commenti:

  1. un quesito veramente molto interessante... ciao da Maria

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  2. Anticipo soltanto la mia impressione: a mio avviso, la risposta è "NO". Occorrono soluzioni ben più radicali.

    Cordiali saluti.

    RispondiElimina
  3. Collaboro con l'associazione promotrice, e questo non mi impedisce di ritenere preferibili soluzioni più radicali (in particolare, il sorteggio con gli opportuni accorgimenti).
    Allo stesso tempo, vorrei sottolineare che in questa fase l'invito che si rivolge non è a votare per un sì o un no, ma a riflettere su questi argomenti.
    Chi firma per l'iniziativa non vota pro o contro il quesito, ma solo per consentire che si rifletta e ci si esprima su di esso.
    Inoltre, pur essendo anche io propenso a soluzioni più incisive,
    mi rendo conto che esse sono più difficili da realizzare e che iniziative meno forti possono avere maggiori possibilità di realizzazione quantomeno sperimentale o anche solo di discussione.
    Grazie comunque a questo blog per avere favorito questa riflessione.

    RispondiElimina

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