da Repubblica.it del 14 maggio 2008
Il presidente dell’associazione dei magistrati annuncia che lascerà la carica.
Aveva incontrato Antonio Saladino, coinvolto nell’inchiesta di De Magistris.
Roma – Una decisione “per evitare strumentalizzazioni e tutelare l’indipendenza dei magistrati”. Con queste parole il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Simone Luerti, ha annunciato le dimissioni dal suo incarico.
Un gesto legato alle polemiche seguite alla notizia riportata da “l’Espresso” di un suo incontro con l’imprenditore calabrese Antonio Saladino, coinvolto nell’inchiesta Why not del pm di Catanzaro Luigi De Magistris, e l’allora Guardasigilli Clemente Mastella.
“Incontro occasionale”. Luerti si era difeso parlando di un “fatto occasionale avvenuto in tempi non sospetti” e aveva affermato di non vedere Saladino da oltre 10 anni. L’incontro in questione risaliva, però, al 25 ottobre del 2006. La notizia aveva creato non pochi malumori all’interno dell’associazione dei magistrati. A chiedere formalmente le dimissioni sono stati i rappresentanti di “Magistratura democratica” e dei “Movimenti per la giustizia” che avevano minacciato di abbandonare la giunta.
Le motivazioni. Il presidente dell’Anm ha motivato la sua decisione facendo riferimento a “recenti articoli di stampa che hanno riportato informazioni incomplete e non approfondite che si sono tradotte in un sostanziale travisamento dei fatti in danno dell’immagine del presidente dell’Anm e, di conseguenza, dell’Anm stessa”.
“Il senso di responsabilità verso l’intera magistratura – ha spiegato Luerti –, che mi ha determinato ad accettare a suo tempo il gravoso incarico e il desiderio di assoluta trasparenza mi suggeriscono di rassegnare le dimissioni al comitato direttivo centrale al fine di evitare strumentalizzazioni e condizionamenti esterni all’indipendenza delle scelte dell’Anm”.
Le dimissioni di Luerti saranno formalizzate il prossimo sabato davanti al comitato direttivo centrale dell’Anm. Nello stesso giorno il “parlamentino” dell’Anm potrebbe scegliere il successore: in pole position il pm di Roma Luca Palamara, di Unicost come Luerti.
Il commento di Mastella. “Io quasi non me lo ricordo nemmeno”. È quanto dice l’ex Guardasigilli Clemente Mastella sull’incontro avvenuto al ministero della Giustizia con Antonio Saladino e Simone Luerti. “Comunque non fu nulla di particolare. – aggiunge Mastella – Era mio compito di ministro parlare con i magistrati”. La presenza di Saladino spiega il leader dell’Udeur “fu del tutto casuale e non accadde nulla di importante. Fu un incontro assolutamente innocente”.
L’inchiesta. L’indagine “Why not” prende il nome da una delle società interinali riconducibili proprio ad Antonio Saladino, svelando secondo l’accusa un presunto comitato di affari per la gestione di fondi pubblici europei, fino all’affiliazione ad una loggia massonica.
Tra gli indagati della Procura della Repubblica finirono anche l’allora presidente del Consiglio, Romano Prodi e l’ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, con posizioni successivamente archiviate.
Dopo alcuni mesi dall’avvio l’inchiesta è stata avocata al pm De Magistris, per essere assegnata a un pool di magistrati che sta proseguendo le indagini.
Non vi è alcun elemento per dubitare della legittimità dell'incontro.
RispondiEliminaMa, sul piano dell'apparenza, non giova all'immagine di chi rappresenta la magistratura associata e quindi della magistratura associata che si affermi l'assenza di rapporti da dieci anni con il Saladino e poi si venga smentiti da questi fatti, a quanto ho capito ora ammessi ma ancora non del tutto chiariti.
Sarebbe bene che ciò, al di là delle dimissioni, avvenisse quanto prima.
E, purtroppo, non giova, sul piano della stessa apparenza, questo tipo di contatti, per le ragioni che ho già esposto in altro topic.
Il nuovo Procuratore Generale di Catanzaro Enzo Iannelli, nonostante la Sua Autorità, non è riuscito a portare il sereno in quella Procura. Convocato dal CSM, ha detto che si respira un brutto clima. Causa, il caso de Magistris!
RispondiEliminaPer chiarezza, mi pare giusto ricordare al CSM e allo stesso Iannelli, che quel clima, brutto per i magistrati, per i calabresi poveri e onesti risulta essere pane quotidiano. E poi, aggiungere, che man mano che si allontana il ciclone de Magistris, per i poveri calabresi, quel pane diventa sempre più nero. Ma non importa!!! L'importante è, che il sole ritorni in Procura a Catanzaro.
bartolo iamonte
In un precedente post si discuteva sulla legittimità dell'iscrizione di Mastella sul registro degli indagati per la conoscenza dell'indagato Saladino.
RispondiEliminaL'iscrizione era avvenuta ad opera di De Magistris.
I reati ipotizzati a carico di Mastella erano abuso d'ufficio, truffa e violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti.
Il Giudice Lima sosteneva che De Magistris aveva agito correttamente.
In tal senso si esprimeva anche il Giudice Di Maio.
Dunque adesso Luerti andrebbe indagato, essendo emerso che anch'egli, al pari di Mastella, conosceva Saladino?
E per quali reati?
Certo, caro Bartolo...se il trasferimento di De Magistris sarà operativo, tranquillo...in Procura qui a Catanzaro tornerà il sereno.
RispondiEliminaTorneranno tutti a farsi le loro pacche sulle spalle e a voltarsi dall'altra parte per non vedere, non sentire, non parlare.
Non ci sarà più un De Magistris a rompere le scatole vedendo, sentendo e parlando.
Spero solo che questo non accada.
Mazio Brunetta osserva e chiede:
RispondiElimina"In un precedente post si discuteva sulla legittimità dell'iscrizione di Mastella sul registro degli indagati per la conoscenza dell'indagato Saladino.
(...)
L'iscrizione era avvenuta ad opera di De Magistris.
(...)
Il Giudice Lima sosteneva che De Magistris aveva agito correttamente.
(...)
Dunque adesso Luerti andrebbe indagato, essendo emerso che anch'egli, al pari di Mastella, conosceva Saladino?"
Rispondo:
Clemente Mastella non è mai stato indagato "perchè conosceva Saladino", ma per verificare se, come sembrava, egli fosse il referente di Saladino in una serie di affari.
Dunque, allo stato, non credo si possa ipotizzare che Luerti venga indagato per il solo fatto di conoscere Saladino ed essersi incontrato con Lui e Mastella.
In ogni caso, io, che in passato ho fatto anche altro, oggi faccio il giudice civile.
Dunque, non compete a me decidere se e chi indagare.
Felice Lima
L'articolo pubblicato dall'espresso fa qualche errore sia cronologico e sia poi nel non precisare quindi alcune cose nei commenti finali che possono indurre un lettore che non abbia seguito attentamente il caso o che abbia scarsa memoria dei fatti.
RispondiEliminaRiporto qui il testo dove si evince ciò:
"L’inchiesta. L’indagine “Why not” prende il nome da una delle società interinali riconducibili proprio ad Antonio Saladino, svelando secondo l’accusa un presunto comitato di affari per la gestione di fondi pubblici europei, fino all’affiliazione ad una loggia massonica.
Tra gli indagati della Procura della Repubblica finirono anche l’allora presidente del Consiglio, Romano Prodi e l’ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, con posizioni successivamente archiviate.
Dopo alcuni mesi dall’avvio l’inchiesta è stata avocata al pm De Magistris, per essere assegnata a un pool di magistrati che sta proseguendo le indagini."
Omette di dire che nell'inchiesta erano coinvolti anche altri politici e vari clan della ndrangheta... quindi non solo Saladino e una loggia massonica di cui non si fa nemmeno il nome...
L'archiviazione di Prodi e Mastella è avvenuta dopo che l'inchiesta fu tolta al pm De Magistris. E questo non viene peraltro nemmeno specificato nell'articolo. Quindi uno potrebbe credere che prima sia stata archiviata la posizione di Mastella e Prodi e poi che successivamente si sia proceduto all'avocazione dell'inchiesta...
Non si tratta di pignoleria... queste inesattezze o mancanze pesano molto su chi non è ben informato...
Quando finalmente gli italiani sopravvissuti al potente narcotico somministratogli via etere, si sveglieranno, rifiuteranno di credere allo spettacolo che gli anestesisti governanti hanno confezionato per loro, in tutto questo tempo!!!
RispondiEliminaNelle vicende Forleo-de Magistris, nulla di diverso mi viene in mente!!!
bartolo
Illustre dr. Lima
RispondiEliminadalla lettura dei commenti appare sempre che il cd. "cittadino comune", vale a dire non addetto ai lavori, si forma un'idea distorta non tanto del sistema "giustizia" (che certamente è carente nella maggior parte delle sue espressioni) quanto del sistema normativo inteso, appunto, come l'insieme delle norme sostanziali e processuali.
Il continuo fiume di notizie riguardanti procedimenti d'indagini (oggi ad esempio le intercettazioni telefoniche in relazione ai giocatori dell'inter) ha comportato un effetto negativo ulteriore : il "pressapochismo" giuridico diventa postulato sostanziale e processuale del quale dissertare.....magari a pranzo nel mentre si guarda il TG.
Spesso nella mia attività mi capita di dover ricordare ai miei interlocutori che bisogna rapportare i fatti alle norme esistenti in Italia e non a film visti o a "sentito dire".
Non so se l'espressione di Marzio Brunetta - Dunque adesso Luerti andrebbe indagato, essendo emerso che anch'egli, al pari di Mastella, conosceva Saladino?-
sia provocatoria o, al contrario, indice di una falsa rappresentazione della realtà. Resta comunque il problema che non è semplice poter spiegare al "non addetto ai lavori" come funziona il sistema e quali ne siano i fondamenti. Il Giudice Bruno Tinti ha lanciato un esempio che andrebbe proseguito, magari in un confronto tra tutti gli addetti i lavori ( inquirenti, giudicanti, avvocati, giornalisti forensi, forze dell'ordine) in un elaborato che possa mantenere una facilità di lettura ma che riesca a fornire l'idea per porre le basi necessarie per "meglio comprendere".
Grazie
Mathilda
Caro Salvatore,
RispondiEliminaignoro se tu sia calabrese. Ma se credi che il "putrido cadavere della Calabria", scoperto da de Magistris, sia opera della 'ndrangheta, provo non poca delusione: ti reputo molto intelligente!!! Dio solo sa quanto sarebbe meglio per i calabresi poveri e onesti che ad ucciderLa (la Calabria) fossero stati gli 'ndranghetisti; purtroppo bisogna prendere atto che è stato un raro caso di parricidio a sfondo raziale!!!
bartolo iamonte
La risposta del dottor Lima mi suggerisce quanto aggiungo al precedente commento.
RispondiEliminaL'incontro tra Mastella, Luerti e l'indagato Saladino sarebbe ancora più grave rispetto agli indizi che hanno portato all'iscrizione di Mastella nel registro degli indagati.
La vicenda Mastella-Luerti-Saladino nasce addirittura da un incontro fra i tre (sottolineo incontro e sottolineo tre, che in alcuni casi è condicio sine qua non), mentre nel caso Mastella-Saladino agli atti non risulta alcun incontro tra i due.
Il tutto seguito dalle due domande che ho fatto prima: "Dunque adesso Luerti andrebbe indagato, essendo emerso che anch'egli, al pari di Mastella, conosceva Saladino?
E per quali reati?"
Il Giudice Lima dice che Mastella non è mai stato indagato "perchè conosceva Saladino", ma per verificare se, come sembrava, egli fosse il referente di Saladino in una serie di affari.
Questa circostanza emerge ora dalle sue parole.
Da quale documento l'ha tratta?
Tralasciando la questione relativa all'incontro del magistrato Luerti con l'indagato Mastella, che, in quanto all'epoca Ministro della Giustizia, era tenuto a incontrare, a me appare quantomeno inopportuno che il Presidente dell'ANM abbia partecipato a una riunione con un soggetto sottoposto alle indagini da parte di un suo (oggi ex) associato.
RispondiEliminaLa circostanza però che a quell'incontro fossero presenti due soggetti correlati a una medesima indagine, raffrontata con la negazione di Luerti su incontri avvenuti con Saladino in tempi recenti e con l'atteggiamento tenuto dall'ANM nei confronti del "caso" De Magistris non può che condurre a supposizioni inquietanti, ma a mio avviso del tutto verosimili.
Sarei davvero curioso di sapere cosa si sarebbero detti nel corso del colloquio: avranno parlato di alta cucina o di bricolage?
Vincenzo Agosto
Per Marzio Brunetta.
RispondiEliminaLei scrive:
"L'incontro tra Mastella, Luerti e l'indagato Saladino sarebbe ancora più grave rispetto agli indizi che hanno portato all'iscrizione di Mastella nel registro degli indagati.
La vicenda Mastella-Luerti-Saladino nasce addirittura da un incontro fra i tre (sottolineo incontro e sottolineo tre, che in alcuni casi è condicio sine qua non), mentre nel caso Mastella-Saladino agli atti non risulta alcun incontro tra i due".
Questo, nella mia logica e nella mia modesta esperienza professionale non ha alcun senso, perchè si fonda sull'affermazione del tutto priva di senso giuridico secondo la quale incontrarsi - foss'anche con Belzebù - sarebbe in sé reato.
Il che ovviamente non è.
Incontrarsi con qualcuno non è di per sé solo reato.
Lei aggiunge:
"Il Giudice Lima dice che Mastella non è mai stato indagato "perchè conosceva Saladino", ma per verificare se, come sembrava, egli fosse il referente di Saladino in una serie di affari.
Questa circostanza emerge ora dalle sue parole.
Da quale documento l'ha tratta?"
Potrei risponderLe nel merito, ma questo richiederebbe pagine e pagine e sarebbe assolutamente fuorviante.
La mia posizione in questa vicenda come in tutte le altre che commento da estraneo al processo (perchè ovviamente qui parlo da comune cittadino e, come ho scritto tante volte, non ho alcun accesso privilegiato ad atti che non siano di dominio pubblico) è che io non intendo in alcun modo sostituirmi alle autorità competenti a giudicare ciò che va giudicato.
Mi limito, come cittadino, a reclamare correttezza da chi esercita poteri di controllo.
Dunque, leggo gli atti con i quali i "controllori" motivano i loro provvedimenti ed esprimo le mie libere opinioni sugli stessi.
Ne faccio questione di metodo.
Dunque - e torno a Marzio Brunetta -, per dimostrare il mio assunto in brevissimo tempo, la metto così.
Gentilissimo Marzio, Lei scrive:
"Il Giudice Lima dice che Mastella non è mai stato indagato "perchè conosceva Saladino", ma per verificare se, come sembrava, egli fosse il referente di Saladino in una serie di affari.
Questa circostanza emerge ora dalle sue parole.
Da quale documento l'ha tratta?"
Io Le rispondo: Marzio le dirò da quale documento l'ho tratta se Lei mi dirà da quale documento ha tratto l'affermazione sulla quale si fonda tutto il Suo ragionamento e cioè che Clemente Mastella sarebbe stato iscritto solo "per la conoscenza dell'indagato Saladino".
Poiché è Lei che ha dato avvio a questa discussione, ponendo come assioma di partenza l'affermazione che Mastella è stato indagato "solo per la conoscenza con Saladino" e ora pretende da me la prova del mio assunto, attendo per darglieLa che Lei mi dia la prova del Suo.
Nell'attesa, accetti un caro saluto.
Felice Lima
Mi comprenderà il Giudice Lima, ma non vedo la necessità di dimostrare cose logiche e chiare, togliendo quel pò di confusione fatta nell'ultimo commento del magistrato.
RispondiEliminaAssicuro che ho basato le mie domande sui documenti riguardanti l'archiviata vicenda Mastella-Saladino, sull'articolo intitolato "La notte della Repubblica, ma anche della democrazia e della Ragione" a firma del dottor Lima e sui commenti allo stesso articolo.
I documenti, l'articolo e i commenti citati sono stati letti tutti e per intero.
Ricambio il caro saluto.
Chiedo perdono, nel post delle 13.38 ho usato il termine parricidio. Volevo invece indicare quel reato che non è neanche contemplato nel nostro lessico per quanto è sovrumano e per fortuna rarissimo: il padre che uccide la sua creatura!
RispondiEliminabartolo
La lettera.
RispondiEliminaGentile De Luca,
Scendendo da casa mia, alle pendici di Pentedattilo, mi si è presentato davanti uno spettacolo meraviglioso! I non residenti pagherebbero esoso biglietto per questo splendido spettacolo. Gratuitamente, io, ne usufruisco giornalmente: il Mare piatto colorato d'azzurro intenso a sprazzi velato di bianco, invita a corrergli sopra; ai lati gli alberi di Bergamotto sono facilmente scambiabili per distese di verdi prati, nelle circostanti Colline, il colore prevalente è il giallo forte dei fiori.
Ecco, mi son tornate in mente le parole di Borsellino: “...è bellissimo respirare il dolce profumo della Libertà, Bellezza e Legalità e non il puzzo del compromesso...”. Mi perdoni Borsellino, ma, suppergiu è così!
Mi son preso di coraggio: ho letto che il Presidente dell'A.N.M. ha negato di aver incontrato Saladino e invece risulta il contrario; Travaglio viene accusato di essersi fatto pagare il soggiorno siciliano da un mafioso; i vertici della società calcistica dell'Inter sono stati intercettati in rapporti amichevoli con mafiosi. In attesa che il Professore Ciconte aggiorni i suoi studi sulla 'ndrangheta, io, che ho soltanto frequentato i miei omonimi e vicini di casa, mi sento un perfetto verginello!!!
Con la solita stima, bartolo iamonte.
Per la precisione, non mi sembra di essermi mai espresso sulla correttezza o meno di iscrizioni da parte del collega De Magistris di nominativi nel registro degli indagati.
RispondiEliminaTantomeno ora mi viene anche solo di pensare che l'incontro del quale si parla costituisca un reato.
Il punto mi sembra un altro, ed è stato ben colto da Vincenzo Agosto, con riferimento alla circostanza "che a quell'incontro fossero presenti due soggetti correlati a una medesima indagine, raffrontata con la negazione di Luerti su incontri avvenuti con Saladino in tempi recenti e con l'atteggiamento tenuto dall'ANM nei confronti del "caso" De Magistris".
A prescindere da ogni altro profilo questa, se confermata, sul solo (ma non meno importante) piano dell'apparenza e della credibilità, sarebbe una circostanza negativamente valutabile e di tanto credo abbia dato lo stesso Luerti, dimettendosi.
Sarei davvero curioso di sapere cosa si sarebbero detti nel corso del colloquio: avranno parlato di alta cucina o di bricolage?
RispondiEliminaVincenzo Agosto
Caro Vincenzo,
nessuna curiosità! Da chi utilizza le sedi istituzionali come fossero sgabuzzini delle proprie abitazioni, ci si puo aspettare di tutto! E infatti, è proprio quello che sta accadendo nel nostro Paese!
bartolo
Giudice Di Maio, carta canta, come dice Travaglio.
RispondiEliminaIn fondo all'articolo, ed ai relativi commenti, "La notte della Repubblica, ma anche della democrazia e della ragione" c'é scritto:
"Gabriele Di Maio ha detto...
Mi sembra che il ragionamento di Felice Lima sia del tutto logico e convincente.
14 maggio 2008 10.12".
L'entrata in scena di Luerti nella vicenda Mastella-Saladino ha messo in difficoltà il vostro ragionamento (relativamente alla correttezza della procedura di iscrizione seguita da De Magistris), per non dire che ne ha dimostrato l'assurdità.
Gradirei sentire, inoltre, il parere di "Uguale per tutti" sul punto, sempre nell'ottica dei buoni propositi perseguiti dal blog.
Caro Signor (ignoro i suoi titoli; anche Lei, tuttavia, non credo sia il caso mi indichi con una qualità che non mi spetta in questa sede, nella quale parlo da libero cittadino) Brunetta: carta canta, appunto.
RispondiEliminaNel commento da Lei riportato non c'è alcuna mia specifica valutazione sulla correttezza della vicenda dell'iscrizione del nominativo x o y. Per una specifica valutazione di tale tipo, del resto, dovrei avere la disponibilità di leggere atti processuali che non ho. E non mancherei di esporre gli elementi di fatto a base di una tale valutazione.
Il commento si riferisce, invece, in tutta evidenza, al ragionamento esposto dal collega Lima e per il quale, in sintesi, ed in termini chiaramente generali, "L’iscrizione di qualcuno nel registro degli indagati è atto a sua garanzia e non contro di lui" "L’iscrizione si fa all’inizio delle indagini, prima di cominciarle e per poterle cominciare" sicchè "non ha senso pretendere che all’inizio delle indagini ci siano già le prove che servirebbero per una condanna"; "Il pubblico ministero deve indagare ogni volta che sembra che ci sia un reato e nei confronti di tutti quelli che ne potrebbero essere autori" e questo spiega perchè "tantissime volte, alla fine delle indagini, chiede l’archiviazione. Perché spessissimo l’ipotesi di accusa si rivela infondata" "Si indaga per verificare “se” e non “che” uno è colpevole" e "Il fatto che qualcuno pretenda delle scuse solo perché ci si è permessi di “sospettare di lui” (questo è ciò che dà luogo alla iscrizione di qualcuno nel registro degli indagati) dà la misura di quanto profonda sia la notte della ragione, della Repubblica e della democrazia in Italia oggi".
Si tratta di una questione, alla quale non a caso è intitolato il topic di riferimento, che, al di là dell'applicabilità a vicende specifiche, prescinde da esse, e pone una questione di diritto di carattere generale: se cioè l'iscrizione a registro di un indagato sia un atto dovuto ed a garanzia dell'indagato stesso, o meno.
La tesi positiva del collega sul punto mi convince. Se Lei non la condivide, sarebbe interessante conoscerne le motivazioni.
Ove invece la condividesse, accederebbe forse anche Lei all'ulteriore conclusione che un PM non dovrebbe essere criticabile per l'aver posto in essere un atto dovuto ed a garanzia dell'indagato.
Per Marzio Brunetta, in risposta alla Sua richiesta delle 9.51.
RispondiEliminaLa posizione della Redazione su ciò su cui Lei ci interroga :-) è la seguente.
1. L'iscrizione nel registro degli indagati è atto assolutamente insindacabile del pubblico ministero e proprio per le ragioni che lo rendono insindacabile atto privo di motivazione (d'altra parte, come ben esposto da Felice Lima nell'articolo da Lei citato e che si può leggere a questo link, è atto esclusivamente a favore e non in danno dell'indagato).
2. Dunque, nessuno - se non il P.M. che lo ha fatto - può propriamente dire perchè taluno sia stato iscritto nel registro degli indagati.
3. La ragione dell'iscrizione si evince di solito per deduzione dalla lettura degli atti del processo.
4. Come ha detto del tutto correttamente Gabriele Di Maio, nessuno di noi ha copia di quegli atti e, dunque, qualsiasi affermazione sul punto sarebbe inevitabilmente arbitraria.
5. Come pure del tutto correttamente ha osservato Gabriele Di Maio, l'articolo di Felice Lima al quale Lei fa riferimento e che abbiamo appena linkato non prendeva alcuna posizione di merito sul caso Mastella/De Magistris, ma esponeva soltanto questioni di principio.
6. Come del tutto correttamente Le ha fatto osservare Felice Lima, Lei fonda tutto il Suo ragionamento sull'affermazione secondo la quale l'allora sen. Mastella sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati solo perchè conoscente del sig. Saladino.
7. Questa Sua affermazione non è condivisa da nessuno di noi, che la troviamo palesemente priva di fondamento in fatto e in diritto, ma è rispettatissima qui, come le opinioni di tutti.
Grazie di cuore per la Sua partecipazione al nostro dibattito, che lo arricchisce di opinioni diverse dalle nostre.
Un caro saluto.
La Redazione
Cari Signor Di Maio e Redazione, gli atti processuali sono facilmente ottenibili tramite link nel blog (il contenuto di quelli mancanti è richiamato in quelli presenti).
RispondiEliminaPerchè dite di non averli?
Viene fuori che un indagato conosce (e nient'altro) uno che si chiama Mastella e che fa il ministro e si procede, secondo il vostro ragionamento ed in termini generali di diritto, alla iscrizione del Mastella nel registro degli indagati a garanzia di questi.
Le indagini avviate vengono archiviate dopo un pò.
Passa del tempo e viene fuori che i primi due non solo si conoscono, ma pure si incontrarono, unitamente al presidente dell'ANM, in un determinato posto per motivi non noti, durante le indagini a carico del primo indagato e durante quelle nate dalla scoperta della conoscenza tra l'indagato e il ministro.
Si chiedeva, di conseguenza, e sempre in termini generali di diritto, se sia doveroso procedere con l'iscrizione del presidente dell'ANM nel registro degli indagati, a sua garanzia, per analogia e coerenza con il precedente (lo stesso cpp vale a Catanzaro e a Roma).
La domanda veniva rivolta a persone che in occasione dell'archiviazione della posizione del Mastella, perche la stessa iscrizione risultava priva di fondamento giuridico (secondo un ufficio del pubblico ministero diverso da quello originario e secondo il gip), avevano intravisto nel fatto e nelle scuse richeste dal Mastella "La notte della Repubblica, ma anche della democrazia e della Ragione".
In conclusione, o il ragionamento sulla corretta iscrizione di Mastella è sbagliato, o dovreste sostenere l'iscrizione del presidente dell'ANM nel registro degli indagati, quantomeno per gli stessi reati supposti a carico del Mastella, sempre in termini generali di diritto.
Gentile Signor Brunetta, evidentemente continuiamo a parlare di cose diverse.
RispondiEliminaLei mi attribuisce un "ragionamento sulla corretta iscrizione di Mastella", ragionamento che, tra l'altro non conoscendo adeguatamente nemmeno gli atti processuali, non ho mai fatto. E quindi non vedo come potrebbe essere sbagliato.
Comunque, se Lei o la Redazione mi indicheranno il link al quale trovare tutti gli atti processuali legittimamente consultabili, e ne avrò la disponibilità di tempo, proverò a farmi un'idea tecnica anche su questa vicenda specifica.
Lei non mi dice comunque in cosa sarebbe sbagliato il ragionamento sulla natura dell'iscrizione di un indagato che ha fatto il Dr. Lima, ragionamento che è ciò che io ho effettivamente condiviso e continuo a condividere. Ne deduco che forse anche Lei conviene sulla correttezza dei principi ivi esposti, al di là della valutazione che fà circa vicende specifiche.
Se così fosse, sarebbe già un buon passo in avanti per la comprensione reciproca.
Sostiene infine che il Dr. Luerti, seguendo il predetto ragionamento, dovrebbe essere indagato.
Mi scusi, ma mi sembra che, ancora una volta, per calare un ragionamento generale in una fattispecie concreta, bisognerebbe misurarsi coi fatti.
Lei stesso mi dice che i fatti a conoscenza sono solo che si sono incontrate delle persone per motivi ignoti. E quindi, per quale reato bisognerebbe procedere all'iscrizione?
Sotto altro profilo, questo non significa che tale incontro, seppure effettivamente vi sia stato e risulti perfettamente legittimo, non ponga problemi sul piano della credibilità rappresentativa del magistrato coinvolto, il quale, sempre da quanto si legge, avrebbe negato recenti frequentazioni con chi avrebbe incontrato.
Sul piano dell'immagine, infatti, questa vicenda può indurre nell'opinione dei cittadini (e taluni commenti letti anche in questo blog lo confermano) che rappresentanti della magistratura abbiano rapporti non ufficiali e pubblici con persone di potere diverso.
Se a questo punto Lei considera che, per dettato costituzionale, la magistratura costituisce un ordine "autonomo e indipendente da ogni altro potere" converrà forse che questi collegamenti (non gli unici, e che hanno riguardato anche gruppi e soggetti politici di schieramenti diversi, basti pensare alle collocazioni politiche attribuite dai giornali alle correnti dell'ANM ed alle carriere politiche seguite a carriere associative in magistratura) non giovano, già sul solo piano dell'immagine, all'indipendenza che deve non solo essere posseduta, ma che deve anche apparire trasparentemente come tale.
Le dimissioni del Dr. Luerti mi sembra contengano implicitamente un riconoscimento di tale assunto.
Traggo le mie conclusioni, per evitare di annoiare tutti, compreso me stesso.
RispondiEliminaL'assurdità dell'iscrizione di Mastella nel registro degli indagati (valutazione già anticipata nel commento delle 09.51), è palese.
Ne deriva che sarebbe assurda anche l'iscrizione di Luerto, solo per il fatto dell'incontro con Saladino e Mastella.
Funziona anche al contrario: è assurda l'iscrizione di Luerto, quindi è assurda quella di Mastella.
Consegue, inoltre, che non c'è alcuna notte della Repubblica, della democrazia e della ragione per i fatti trattati dal dottor Lima.
La notte c'è, ma per altri motivi.
Le suggerisco, se volesse consultare gli atti(dichiarazioni di Tursi Prato e decreto del Gip), di cliccare sul link all'interno del soprastante commento di Uguale per tutti, e di seguire i collegamenti che troverà man mano.
Saluti
Gentile Signor Brunetta, io tengo a che siano chiari i concetti generali. Perchè, quando sono chiari quelli, è molto più agevole, e spesso automatico, valutare dei fatti concreti.
RispondiEliminaIl concetto generale che non mi annoio di ribadire, e che è quello che mi sembra abbia esposto anche il Dr. Lima meritando la mia condivisione, è che, se si vuole indagare su qualcuno per verificare SE ha commesso un reato, si DEVE iscriverlo nel registro degli indagati, e questa iscrizione è una GARANZIA e non una pena per lo stesso soggetto.
Mi sembra del resto che lei stesso continui a non obiettare alcunchè in diritto sotto tale profilo.
Applichi a questo punto Lei stesso questo principio alla prima vicenda specifica che La interessa e valuti quindi, sotto un profilo meramente tecnico, se, ritenendo il PM di indagare un soggetto per un'ipotesi di reato, possa esimersi dall'iscrivere obbligatoriamente tale soggetto nel registro degli indagati, a garanzia dello stesso indagato.
Il problema che Lei pone, a ben vedere, riguarda forse una questione diversa e che sta a monte, riguardante non tanto il se debba essere fatta l'iscrizione (adempimento formale obbligatorio e garantistico una volta avviata l'indagine nei confronti di Tizio), ma il se vi siano gli elementi per avviare un'indagine.
Non il se iscrivere (atto dovuto), ma il se indagare (atto discrezionale nelle indagini di iniziativa).
Quello di cui probabilmente Lei veramente dubita, nel caso che le sta per primo a cuore, non sembra quindi essere tanto che il PM avesse l'obbligo giuridico di iscrivere un soggetto una volta iniziata l'indagine nei confronti di quest'ultimo, ma che il PM non avesse gli elementi per avviare un'indagine.
Mi consenta, ma è appunto una questione ben diversa rispetto a quella sulla quale stiamo discutendo giuridicamente da un pò.
Un aspetto è infatti quello delle garanzie formali che il PM deve doverosamente rispettare quando avvia un'indagine nei confronti di un soggetto (quale appunto è l'iscrizione), altro aspetto è invece quello dei limiti ai quali possa ritenersi soggetto il PM nello stabilire SE quella indagine vada avviata.
Mi sembra quindi più aderente alla questione che Lei propone chiedersi non tanto se il PM, ritenendo di indagare Tizio per un'ipotesi di reato, possa o meno iscriverlo (cosa, per quanto detto, doverosa, a garanzia dell'indagato), ma se il PM sia completamente libero nello stabilire di fare tale indagine o sia invece soggetto a delle limitazioni alle quali doversi attenere.
E' una questione, quest'ultima, molto complessa, che probabilmente può essere valutata diversamente anche a seconda di differenti orientamenti in materia di politica giudiziaria.
In particolare (e tralasciando per il momento la non meno delicata questione sul quando si intenda integrata una notitia criminis) il PM deve indagare solo quando gli perviene una notitia criminis, o può assumere iniziative per acquisirla, quando ancora non ne dispone?
Il c.p.p., nel prevedere all'art. 335 che il P.M. possa svolgere indagini di iniziativa, non circonda espressamente tale attività di espresse limitazioni, nè individua una soglia "minima" di elementi tali da giustificare l'indagine, e nemmeno impone l'espressione di una motivazione a base della scelta di indagare.
Questo sembrerebbe autorizzare l'assunto che il PM abbia un'ampia libertà nel determinare dove dirigere di iniziativa le proprie indagini, fermi restando appunto il rispetto delle garanzie per i soggetti indagati (tra cui l'iscrizione) ed il controllo giudiziale. Per inciso, sotto tale ultimo profilo mi sembra non casuale che il Giudice venga chiamato a valutare la fondatezza della notitia criminis, più che la legittimità dell'iscrizione. Se l'indagine ha apportato elementi significativi o meno, non se l'indagine potesse essere avviata o meno, posto che il PM questo potere sembrerebbe averlo comunque.
Resterebbero, a questo punto, solo delle valutazioni di mera opportunità, anche di politica giudiziaria. Ci si potrebbe ad esempio chiedere se sia opportuno che il PM gradui in qualche modo l'impegno nelle indagini di iniziativa. "Rebus sic stantibus", le valutazioni del PM sottese all'avvio di un'indagine resterebbero tuttavia ampiamente discrezionali e non soggette a motivazione, come tali difficilmente sindacabili anche su di un mero profilo di opportunità, ove lo si ritenesse percorribile.
Per di più, valutazioni del genere, nella prima delle vicende che mi invita a considerare, credo non siano nemmeno apprezzabili sotto un profilo meramente congetturale, in mancanza di tutti gli atti processuali dai quali poter intuire quale fosse lo scenario complessivo dell'azione investigativa e quindi quali direzioni plausibilmente l'indagine potesse prendere.
Atti, mi perdoni, che non sono riuscito a trovare nella loro interezza.
Ovviamente, il ragionamento giuridico non muta per la seconda vicenda: ai sensi dell'art. 335 c.p.p., un P.M. potrebbe in teoria decidere di indagare di iniziativa. Ma questo, in assenza di una notizia criminis, non significa che lo si debba fare, e la relativa scelta discrezionale mi sembrerebbe difficilmente sindacabile. Ove invece un'indagine venisse avviata individuando un'ipotesi di reato, non vedo per quale motivo non dovrebbe essere rispettata la garanzia dell'iscrizione degli indagati.
Spero di essere stato chiaro e, soprattutto, di non averLa annoiata.
“L’A.N.M. è divenuta, con il tempo, un luogo di esercizio del potere, con scambi di ruoli tra magistrati che oggi ricoprono incarichi associativi, domani siedono al C.S.M., dopodomani ai vertici del ministero e poi, magari, finito il “giro”, si trovano a ricoprire posti apicali ai vertici degli uffici giudiziari.”
RispondiEliminaQuello che ho riportato è un passaggio di una lunga lettera, con la quale, il 24 gennaio 2008, Luigi De Magistris annuncia la sua decisione di dimettersi dall’Anm.
Ribadiamolo: il linciaggio e la delegittimazione di De Magistris sono stati di fatto avallati dai vertici dell’ANM. Senza timore di essere smentiti, affermiamo che sulla vicenda l’Associazione Nazionale Magistrati ha tenuto un silenzio omertoso.
L’ANM non poteva difendere De Magistris, perchè l’ANM è dedita a pratiche lottizzatorie e spartitorie, che determinano, per esempio, l’occupazione di tutte le cariche apicali del ministero di Grazia e Giustizia.
L’ANM non ha voluto difendere un inquirente che nelle sue indagini ha inquisito anche numerosi magistrati, portando alla luce livelli di connivenza e di complicità che spiegano come mai in certe zone del nostro Mezzogiorno la corruzione e l’illegalità abbiano raggiunto livelli di guardia.
Ci sono magistrati che tentano, in contesti difficili, di svolgere il loro lavoro; e ci sono magistrati che, invece, preferiscono dare la “caccia” ai colleghi non allineati.
Ci sono magistrati che indagano su consorterie e comitati d’affari che infestato il nostro Mezzogiorno, e poi ci sono magistrati che viaggiano a braccetto con gli indagati, magari premurandosi anche di informarli sulle indagini condotte dai loro colleghi.
Apprendo delle dimissioni del Presidente dell’ANM Luerti, e non posso che compiacermi per la saggia decisione assunta.
Certo, verrebbe da chiedere al Presidente come mai abbia avvertito la necessità di mentire sui suoi rapporti con Antonio Saladino, già esponente di spicco della Compagnia delle Opere in Calabria.
Saladino, gioverà ricordarlo, è tra gli indagati nell’inchiesta “Why not”.
Gioverà anche ricordare che l’inchiesta “Why not” fu avocata al dott. De Magistris dall’ottimo Dolcino Favi.
In un paese normale tutto ciò che è emerso, e sta emergendo, in relazione al “Caso De Magistris” farebbe scattare una reazione forte da parte della classe politica, ma di tutta evidenza non siamo un paese normale.
In Italia, i Mastella e i Luerti viaggiano a braccetto e sembrano avere unità d’intenti.