di Antonio Massari
(Giornalista)
da La Stampa del 5 giugno 2008
Novecento pagine. La richiesta di archiviazione per il pm Luigi de Magistris ha vagliato minuziosamente tutta la sua attività investigativa e i suoi «discussi» rapporti con i giornalisti.
Novecento pagine che, come una medaglia rovesciata, da un lato «assolvono» il pm di Catanzaro, ma dall’altro lasciano intravedere un pesante impianto accusatorio.
Sullo sfondo si staglia una sorta di complotto che, se fosse provato, innescherebbe un’autentica bomba all’interno della magistratura, della politica, dei rapporti con il mondo dell’informazione.
«E al vaglio di questo ufficio – scrive la pm Gabriella Nuzzi – la presunta strategia delegittimatoria ideata e attuata in danno di De Magistris e dei principali testi delle sue inchieste, per bloccare la sua azione inquirente».
Si legge di un’altra ipotesi investigativa: quella «sulla indebita strumentalizzazione dell’attività di indagine, coordinate dalle procure di Matera e Catanzaro, nei confronti di collaboratori di polizia giudiziaria e giornalisti di cronaca giudiziaria».
Procure che hanno indagato e perquisito, in procedimenti diversi, il giornalista del Corriere della Sera Carlo Vulpio e del Quotidiano di Basilicata Chiara Spagnolo.
Al centro dell’inchiesta di Salerno figurano almeno tre indagini condotte da De Magistris: Poseidone (revocatagli dal suo capo, riguardava la depurazione delle acque in Calabria), Why Not (avocatagli dal procuratore generale, riguardava l’utilizzo dei fondi europei) e infine Toghe Lucane, l’ultima inchiesta nelle mani del pm, che ipotizza un comitato d’affari, in Lucania, composto da magistrati, politici e forze dell’ordine.
E la maggior parte delle accuse per le quali si chiede l’archiviazione provengono proprio da Toghe lucane: lo hanno denunciato la pm Felicia Genovese, il procuratore capo di Potenza Vincenzo Tufano e il suo aggiunto Gaetano Bonomi, l’ex capo della squadra mobile di Potenza Luisa Fasano. Tutti indagati da De Magistris nell’inchiesta.
Tra gli atti inseriti nella richiesta di archiviazione anche un’intercettazione tra un membro del Csm, Antonio Patrono, e la pm Felicia Genovese, indagata da De Magistris.
«Si richiama al riguardo il contenuto della intercettazione telefonica acquisita agli atti, intercorsa tra la Genovese e altro noto esponente di Magistratura Indipendente, Patrono, presidente della prima commissione del Csm, deputata a verificare l’apertura di una pratica di trasferimento di incompatibilità ambientale incolpevole di De Magistris».
«Io dalla Procura me ne voglio andare – dice la Genovese – ma io non me ne devo andare solo io da perché qua se io me ne vado .... Se ne devono andare anche gli altri ... quelli che valuterete che hanno fatto cose che non dovevano fare ... che io vi dirò ...».
«Va bene – risponde Patrono – ma questa è una cosa più che ragionevole ... (...) adesso ne parliamo anche a Giulio Romano (membro del Csm, ndr) ...».
Lo stesso Romano che, mesi più tardi, sarà relatore della sentenza contro De Magistris al Csm.
Intanto, scrive la procura di Salerno, la Genovese «chiede l’intervento della Prima Commissione»: «(...) Però da quello che mi risulta voi siete stati invasi da informazioni di vario genere e di vario tipo ... voi sapete qual è la situazione di Potenza e questo è uno de-gli effetti della situazione di Potenza che è stata già denunciata non da me che sono l’ultima ruota del carro, ma ... da persone che hanno ben altra valenza basta detto questo non ti dico niente più ...».
Patrono risponde: «La situazione per chi se ne intende è abbastanza chiara .... Insomma stai tranquilla».
Al vaglio degli inquirenti anche l’escalation di controlli, ispezioni ministeriali, interrogazioni parlamentari che, nell’arco di due anni, hanno portato alla condanna di De Magistris da parte del Csm (il pm ha fatto ricorso in Cassazione).
Nelle carte si fa il nome del procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone: «Il suo insediamento ai vertici della Procura segnava cronologicamente l’inizio di un’articolata serie di azioni “ostative” all’operato del pm De Magistris esterne e interne agli ambiti giudiziari».
I pm di Salerno hanno avviato procedimenti penali «per gravi reati» a carico, tra gli altri, di Mariano Lombardi (capo della procura di Catanzaro), dell’aggiunto Murone, del presidente del tribunale del riesame Adalgisa Rinardo, «attualmente in fase d’indagini coperte da segreto».
Forza Salerno!!!
RispondiEliminaE speriamo che De Magistris riceva... GIUSTIZIA!!!
Ieri sera, appena letta la notizia, ho postato sul mio blog il mio personale "Alleluja" e poi ho brindato con Nero d'Avola...
RispondiEliminaMi fa ancora male la testa, ma esulto: forza, ragazzi di Salerno! Fate piazza pulita, per favore!
Prosit!
Come dice Grillo nella home di oggi "non può piovere per sempre"!
RispondiEliminaChe venga ristabilita la verità in questo paese degli imbrogli!
Giustizia per gli uomini onesti!
natalia, meetup sassi e-migranti, Matera
Mi rimane un interrogativo. Perchè Repubblica, quando il PG della Cassazione chiese al CSM la condanna di De Magistris titolò (inesattamente e maliziosamente) "La Cassazione chiede la condanna di De Magistris" ed in seguito, a condanna intervenuta, diede molta enfasi all'evento, mentre oggi, a fronte dei gravissimi fatti di rilevanza non solo disciplinare bensì penale che hanno coinvolto altri magistrati, NON DA' NESSUN CONTO, nemmeno una riga (vedi www.repubblica.it del 5 giugno 2008, ore 18.00).
RispondiEliminaPer loro la legge è certo uguale per tutti, ma qualcuno è più uguale degli altri.
Mi sembra evidente che su tutte queste vicende debba essere fatta completa chiarezza.
RispondiEliminaLa magistratura ed il suo organo di autogoverno devono essere una casa di vetro, anche le semplici apparenze negative sono deleterie e vanno fugate.
Credo che nessuno obietterà su questo, e che un accertamento completo, rigoroso e sereno potrà solo essere ben accetto.
Non è tutto oro quel che luce.....
RispondiEliminaMathilda
l'archiviazione è dovuta, e de magistris dovrebbe riavere le sue inchieste, in teoria. sarebbe il minimo. vedremo.
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