di Marco Travaglio
(Giornalista)
da L’Unità del 16 luglio 2008
Ogni giorno, in Italia, vengono arrestate centinaia di persone.
Per lo più stranieri o tossicodipendenti. Accusati di piccoli furti, truffe, scippi, spacci di droga.
Tutti «presunti non colpevoli», secondo la nostra Costituzione. Eppure finiscono in carcere lo stesso in custodia cautelare perché lo prevede la legge, onde evitare che fuggano, inquinino le prove, ripetano il reato.
Poi, dopo qualche anno – una decina, almeno – sapremo se erano colpevoli e innocenti.
Molti verranno assolti, o perché non c’entravano nulla, o perché alla fine le prove raccolte dall’accusa non sono giudicate sufficienti. Altri li salverà la prescrizione, grazie ai tempi biblici della giustizia italiana che, unica al mondo, prevede cinque fasi e tre gradi di giudizio. Altri ancora saranno condannati.
È sempre accaduto così, da che mondo è mondo.
Accade però ogni tanto, in Italia più spesso che altrove, che venga arrestato un politico accusato di rubare.
Di solito la refurtiva che gli viene addebitata è mille volte superiore a quella media di un ladruncolo, uno scippatore, un rapinatore, uno spacciatore, un truffatore.
Eppure il politico riceve subito la solidarietà degli alleati e, ultimamente, anche degli avversari.
Ma soprattutto quella del presidente del Consiglio che, non sapendo nulla dell’inchiesta, un minuto dopo aver appreso la notizia fa sapere da Parigi che è tutto «un teorema» (nel suo linguaggio, un errore giudiziario) e bisogna impedire che cose del genere si ripetano con una supersonica riforma della giustizia.
Poi escono i giornali, ed è il momento più spettacolare: a parte rare eccezioni, essi riportano in prima pagina un commento scritto da un tizio, di solito un intellettuale o presunto tale, che non sa nulla, anzi non deve sapere nulla dei fatti che sta commentando (i lettori li troveranno a pagina 2).
Altrimenti non potrebbe mai scrivere le scempiaggini che scrive.
Ieri, per esempio, a proposito dell’arresto del governatore abruzzese Ottaviano Del Turco, il Corriere pubblicava un editoriale di Angelo Panebianco, dal titolo stupefacente «Giudici, la svolta che serve al Pd», dall’occhiello ancor più marziano «Il rapporto con i pm», e dal contenuto, se possibile, ancor più demenziale.
Nemmeno una parola sui fatti, cioè sulle mazzette fascettate che – secondo l’accusa, corroborata da fotografie e filmati – un imprenditore soleva consegnare nella casa del governatore.
I fatti sono a pagina 2, rigorosamente separati dalle opinioni che stanno a pagina 1 per non esserne disturbate.
Panebianco non parla della corruzione.
Parla dei giudici, dei pm, del Pd e naturalmente dell’«incresciosa manifestazione di piazza Navona».
E domanda: «A parte l’esigenza di ottenere il massimo impatto mediatico, c’è stata anche qualche altra ragione dietro la decisione di arrestare la massima autorità politico-amministrativa della Regione?».
Se avesse voltato pagina, avrebbe scoperto che dietro l’arresto ci sono le confessioni, ampiamente riscontrate, dell’imprenditore che consegnò almeno sei-sette volte mazzette per un totale di 5,8 milioni di euro al governatore e al suo braccio destro; e un Codice penale, sventuratamente ancora in vigore, che prevede la custodia cautelare per chi è accusato di rubare galline e, a maggior ragione, di rubare 5,8 milioni alla sanità pubblica.
Ma questi sono fatti, e il professor Panebianco, solitario a pagina 1, non se ne occupa.
Che cos’è un arresto per mazzette senza le mazzette?
Un abuso, frutto malato dell’eterno «problema dei rapporti fra giustizia e politica», ultima «invasione di campo» dei pm dotati di un «potere discrezionale eccessivo» (qui l’arresto l’ha disposto un gip, ma anche questo è un fatto e Panebianco, schifato, vuol restarne fuori: tant’è che, come antidoto, suggerisce «la separazione della carriere», come se i gip, una volta separati dai pm, respingessero automaticamente le richieste di arresto per i politici accusati di rubare).
Manca solo un luogo comune: quello del «tintinnio di manette», che troviamo però sul Giornale, nell’editoriale della voce bianca che lo dirige: «Non ci piace il tintinnare di manette».
Infatti Il Giornale è per la schedatura dei bimbi rom e per l’aggravante razziale istituita dal governo per lo straniero irregolare che delinque.
Anziché menarla con i sacri princìpi del garantismo, che non c’entrano nulla, questi razzisti della penna farebbero prima a pubblicare l’elenco delle persone – familiari, amici, politici e vip – che non devono più essere processate.
Così facciamo prima e morta lì.
Oscar, Brescia, avvocato penalista.
RispondiEliminaPremesso che, per ragioni professionali, non sono certo un giustizialista, trovo inconcepibile l'idea della riforma della giustizia come priorità. Quello che serve alla giustizia (ma anche all'istruzione, alla sanità, alla sicurezza pubblica, ai trasporti, alle infrastrutture, alle imprese, ecc. ecc.) sono fondi! In questa situazione, invece, si cerca di replicare a colpi di riforme parlamentari a chi fa il proprio lavoro.
All'"incredibile" di Tania Marteddu io aggiungo anche un "allucinante".
RispondiEliminaPenso di essere sopra ogni parte e di vedere con "buon senso". Ebbene, ogni giorno che passa, mi sembra che il nostro paese vada impazzendo, al punto che, sgomento, mi chiedo se sono io a essere matto.
Al punto in cui siamo oggi, cari amici della redazione, dovreste ri- titolare il vostro blog. Magari aggiungendo tra parentesi: la legge (non) è uguale per tutti.
RispondiEliminaForse, bisognerà tornare a parlare di privilegio.
La legge è diventata privilegio per le quattro cariche dello Stato.
La legge sarà privilegio con il ritorno dell'immunità parlamentare.
La legge è privilegio per quelli che sono stati assolti per la violazione dei diritti durante il g8, del 2001.
La legge sarà privilegio quando assoggetterà definitivamente il terzo potere dello stato,alla casta politica. (A proposito di questa, colgo l'occasione per manifestare il mio dissenso cu una certa paura che serpeggia in questo blog: quella di fare "politica".
Ho sostenuto perché è mia convinzione che, la politica, non può prescindere dal nostro status di cittadini/ne.La res-pubblica, la polis, sono luoghi del nostro agire e come tali definiscono il nostro essere comunità,spazi di co-operazione,ove,è possibile agìre la conoscenza. Non dobbiamo essere noi, ad avere paura di definirci politici, bensì, deve avere vergogna la "casta" ad abusare della polis(tica) e della res-pubblica, per la tutela dei suoi interessi particolaristici(privilegi).
La legge è privilegio quando, chiede un trattamento diverso per i corrotti,s-parlando di teoremi, e giustizia ad orologeria, in quel teatrino ove attori e maschere si confondono in questa o-scenità giornaliera.
La legge è privilegio quando ai "professionisti dell'antimafia" si sono sostituiti i "professionisti delle carte" punendo il "ribelle" che preferisce non sacrificare la verità pur sapendo che lo aspetta un destino di solitudine e di isolamento.E molto spesso a rischio della vita.
Alla fine come nel gioco degli specchi(rotti)il privilegio di maschera di uguaglianza quando il razzismo, la xenofobia,permetteranno di schedarci e rilevare le impronte per confinarci in quei lager "sicuri" che il 'sonno della ragione ha generato'.
Lia G.
Sono pienamente d'accordo con Marco Travaglio, finchè l'informazione sarà in mano a gente di tal fatta, siamo messi proprio male!!!
RispondiEliminaCome è possibile lasciare impuniti "presunti furfanti" (non tanto presunti sembrerebbe!) che si appropriano del denaro pubblico, indispensabile a risanare un settore decisamente in crisi (e non solo quello!),permettendo che vengano condannate esclusivamente quelle persone che "rubano una gallina", magari costretti dalla fame e dalle condizioni sempre più precarie del nostro Paese. Abbiamo proprio raschiato il fondo!
Tanta strada percorsa per affermare pari diritti ed opportunità a tutti i cittadini, e ci ritroviamo ad avere un oligarchia..., anzi no, una vera e propria dittatura, dove il tiranno decide e sentenzia e nessuno ha il coraggio di opporsi alle sue, per nulla interessate, prese di posizione, anche se acclaratamente incostituzionali e di "parte" (...la sua,naturalmente!). E sebbene siano coinvolti schieramenti diversi, non importa, anche questo è utile per convalidare le sue tesi sulla magistratura e per annientarla. Ormai il gioco è chiaro!!! Non solo le toghe rosse sono da mettere al bando, tutte le toghe sono scomode!!!
Antonella C.
"Il sonno della ragione genera mostri".
RispondiEliminaEra il titolo di un tema dell'esame di maturità del 1979, quello che sostenni io.
Ricordo bene il finale del mio tema: "che il sonno della ragione non degeneri in sonno della volontà".
Sostenevo, all'epoca, che la Ragione è una dea falsa e bugiarda, in nome della quale sono state commesse le più orride nefandezze della specie umana. Ne elencai qualcuna, a scanso di equivoci.
Ricordo anche che il Presidente della mia commissione d'esame era uno dei massimi esponenti locali dell'ultrasinistra. E allora i comunisti erano davvero comunisti! Ma fu imparziale: in effetti, modestia a parte, chi prese il voto più alto fu, fra tutti, il sottoscritto (per questo resto anonimo, per non peccare d'immodestia...).
State quindi attenti alla "ragione" e alle innumerevoli PORCHERIE che in suo nome sono state, sono e saranno commesse.
La legge è cosa umana, non siate intransigenti, né intolleranti. Date a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio (non alla "ragione") quello che è di Dio.
Con lo stesso metro con il quale giudicate, sarete (o almeno potreste essere) giudicati.
Anche in questa vita.
Saluti.
X Lia G.
RispondiEliminaMolto bello il commento, sono d'accordo tranne che su due punti, uno serio e uno faceto.
1) "Magari" gli attori si confondessero con le maschere, vorrebbe dire che stiamo parlando ancora di esseri umani. Purtroppo gli attori del teatrino si confondono ormai solo con le patacche lasciate dalle gomme da masticare sul pavimento...
2) se le impronte digitali vengono prese a tutti, anche agli italiani, a me va bene.
Tanto più che dal 2011 anche la comunità europea attuerà una norma simile.
Luciana
E che vuoi commentare.
RispondiEliminaI fatti si commentano da soli.
Non ho mai votato a sinistra. Mi turavo il naso e votavo dal centro alla sua destra.
Alle prossime elezioni penso che nella scheda scriverò:
IO speriamo che ...
Destra e sinistra sono tutti uguali.
Come diceva l'immenso Benigni, qui è tutto un "magna magna".
Se Del Turco fosse stato intercettato, sai che can can nel momento in cui le intercettazioni venissero divulgate.
Manzoni direbbe:
S'ode a destra uno squillo di tromba
a sinistra risponde ... un trombone
Cari Magistrati che ci leggete in silenzio, ma non vi vergognate che ancora pretendete di arrestare chi ruba?
Non avete ancora capito che "sfruculea" oggi, "sfruculea" domani, questi fanno una bella bicamerale e promulgano la seguente norma costituzionale:
Art. 1 :
E' abolita la Magistratura.
Art. 2
Poi si vede come sostituirla.
Disposizioni transitoria:
Per chi nel frattempo pretendesse di vedere decidere una "sua propria" personale ed imprescindibile questione, è indetta una commissione provinciale nominata
quanto a due consiglieri dalla camera,
quanto ad altri due consiglieri dal senato,
altri due ce li mettono i sindacati,
due ancora tanto per non scontentare nessuno li nominano le associazioni dei consumatori.
E se qualcuno volesse rivendicare un proprio diritti di nomina potrà scrivere a:
Porta a Porta
oppure a
Matrix
Presidente della commissione risulterà essere il consigliere che abbia raccolto più preferenze nella elezione del condominio più grande posto a minore distanza dal circondario ove si sono svolti i fatti.
La presente disposizione ha effetto retroattivo a far tempo dal 1.01.1993
ottimo Travaglio come sempre. questo governo, in particolare il suo capo, vuole l'impunità per la casta politica, vuole essere al di sopra della legge. la situazione è davvero allucinante, siamo in un regime che puzza tremendamente di fascismo.
RispondiEliminaBuongiorno,
RispondiEliminaHo appena letto la Stampa di oggi e a pag. 2 la nuova pensata del Cavaliere:in futuro i giornali non dovranno più pubblicare nomi dei giudici che tengono le inchieste. Basta con questo protagonismo mediatico della magistratura!! Che poi la gente si affeziona ai vari De Magistris e Forleo....
Una sola richiesta: scendete in piazza voi, giudici,pm, gip e chi più ne ha ne metta, fate qualcosa...non è possibile arrivare a questi punti...ed è sempre peggio.
Una sola preghiera: continuate sempre ad informarci, secondo me siamo gli uni la salvezza degli altri.
Enrica
x Io Speriamo Che:
RispondiEliminasi può chiedere se Lei è un Avvocato penalista?
b
Per "b"
RispondiEliminaSpero di non deluderla, ma mi occupo prevalentemente di civile.
Anzi direi quasi esclusivamente di civile, e più in particolare di quel ramo del civile che potrebbe ricondursi al "commerciale" (societario, bancario, fallimentare, normativa Consob: in particolare collocazione di titoli fuori dei mercati regolamentati) insomma mi occupo di un settore che apparentemente potrebbe sembrare arido.
In linea più generale poi mi sono imbattutto in un po' di tutto, dai danni da uccisione, alle tragiche possessorie, ai diritti reali, marchi, successioni, ecc. ecc. . Insomma nel civile ho molto spaziato in lungo e largo, ma le materie diciamo "fisse" sono nell'ambito del commerciale.
Posso chiederle le ragioni della domanda?
IO speriamo che
Nonostante non mi piaccia il modo con il quale travaglio scriva è indubbio che dica delle verità inoppugnabili. A mio parere siamo arrivati a una lotta tra gli unici due poteri dello Stato rimasti (legislativo/esecutivo contro giustizia).
RispondiEliminaDall'articolo pubblicato in precedenza su questo blog, il dott. Lima lamentava la mancanza dei controlli precedenti a quello della Giustizia ordinaria e devo purtroppo ammettere che aveva ragione. Io lavoro presso la Ragioneria generale dello Stato (ufficio di controllo del Ministero dell'Economia) e ho notato come l'unico spauracchio sia ormai solo la magistratura in quanto sia i controlli interni sia quelli della Corte dei conti sono solo sulla carta e le probabilità di essere scoperti ed eventualmente puniti sono veramente minime.
La cosa più grave di questa situazione è che ormai nel cittadino non esiste più il senso dello Stato e ognuno cerca di difendersi come può! è un dispiacere vedere il popolo che discende dai Romani, culla del diritto, ridotto in questo stato!!!
Grazie
Andrea De Filippis
Se vuoele essere così gentile da fornirmi un indirizzo e-mail, vorrei risponderLe riservatamente. Grazie.
RispondiEliminabartoloiamonte@libero.it
@ Luciana:
RispondiEliminasono d'accordo con te. Il senso è nella direzione che tu hai inteso.Il significato di "maschere" l'ho usato come sinonimo di "persona" di junghiana memoria.Facce di una stessa medaglia : teatro, la cui regia, "è dietro le quinte" (o-scena)
Viceversa, cara Luciana, non sono affatto d'accordo che per mascherare il razzismo verso le diverse etnie, si scomodi l'uguaglianza per tutti/tte.
Le impronte di "sicurezza" non le voglio per nessuno. Né per noi, né per gli altri/e.
@ Anonimo delle 2,24
ho la presunzione di sapere che lei si lo stesso anonimo che, con tanto (strumentale) fervore, abbraccia la causa della liberazione delle donne "orientali".
Ma non sa che "nominare il nome di Dio invano" è peccato? Si controlli.
Lia G.
Che alcuni predicatori della carta stampata si sentano ormai degli intoccabili è un fatto innegabile.
RispondiEliminaMa continuo ad essere inorridito da tutti quegli italiani che continuano a finanziare certi giornalacci, acquistandoli.
Vorrei vedere, qualora ci fosse un calo vertiginoso nella loro vendita e molti di questi fossero costretti per sopravvivere ad altri lavori, se costoro riuscirebbero a capire che dietro tanto sfacelo si innalza la loro disonestà intellettuale e la loro minata deontologia professionale.
Saluti
indiano
I "Romani" come etnia non esistevano quasi più già ai tempi di Augusto. Gli Italiani di oggi sono discendenti di moltissime etnie, principalmente di schiavi importati da tutto il mediterraneo, cui si sono aggiunti modesti contributi di popoli barbari del centro e del nord europa e un numero maggiore di popoolazioni arabe al Sud.
RispondiEliminaConsòlati, pertanto, e non scandalizzarti come coloro che andarono a combattere due secoli or sono per la libertà della Grecia credendo di trovare gli eredi di Pericle e trovando, invece, una manica di briganti, molto spesso peggiori dei loro oppressori turchi !
Si controlli lei, carissima Lia G., e non se la prenda con me se i suoi "ideali" sono andati a farsi friggere :). Non è colpa mia, mi creda. Ma qui ha almeno due soggetti che la pensano come lei. Se li faccia bastare.
RispondiEliminaL'anonimo delle 2.24.
X Lia G
RispondiElimina"maschere" l'ho usato come sinonimo di "persona" di junghiana memoria.Facce di una stessa medaglia
L'avevo capito ma secondo me rimanevano ancora troppo "umani". 8(P
Per ciò che riguarda le impronte, a me personalmente non crea nessuna ansia sapere che me le prenderanno.
Il concetto di fastidio o di preoccupazione può essere soggettivo, gli inglesi per esempio mal digeriscono una carta di identità, mentre noi la riteniamo un documento indispensabile.
Nei sistemi di identificazione non ci trovo niente di male.
Ma io parlo per me.
Non entro invece nel merito della repentina sterzata data dal nostro governo perchè si capisce da lontano che l'ha fatto per dare il contentino all'opposizione e che non era lì che voleva andare a parare.
Luciana
@Anonimo delle 16,50:
RispondiEliminaallora, avevo visto giusto. Inoltre,dato il suo timore ad inventarsi un nik, da oggi la soprannomino il "crociaro".
Lei comunque si contraddice(come sempre).Infatti, mi chiedo come faccia ad appiopparmi degli "ideali", quando, nei commenti da me postati si evince chiaramente che sono una "partigiana" dei "rom che rubano i bambini" e delle streghe che se li mangiano. O sono i cinesi?
Poco male, si possono "friggere" entrambi.
bye,bye
Lia G.
A proposito di leggi (non) uguali per tutti,privilegi, e "professionisti delle carte", leggete che combina l'im-pavido Csm.
RispondiEliminaLia G.
Csm: Di Pisa nuovo capo della procura di Marsala
di Alessandra Ziniti
La domanda l´aveva presentata con poca convinzione e solo per evitare che tra due anni, alla scadenza del suo incarico di procuratore a Termini Imerese, dovesse tornare a fare il sostituto. Ma, alla fine, per un sottile gioco di accordi e voltafaccia dell´ultimo momento, Alberto Di Pisa si è ritrovato, con sua stessa sorpresa, nuovo procuratore di Marsala e soprattutto ai danni del collega che, per quello stesso incarico, era già stato designato, Alfredo Morvillo, attuale procuratore aggiunto di Palermo e fratello della moglie di Giovanni Falcone. A sorpresa, scatenando una dura polemica, a strettissima maggioranza, il plenum del Csm ha ribaltato l´indicazione della commissione nominando Di Pisa, con tredici voti a favore e dodici contro e con l´astensione del vicepresidente Nicola Mancino.
«Sconcertante».
Così i membri togati di Magistratura democratica, Livio Pepino, Ezia Maccora, Fiorella Pilato e Elisabetta Cesqui, hanno definito la nomina di Di Pisa ritirando fuori la vecchia storia del Corvo di palazzo di giustizia di Palermo che nel 1989 vide proprio il magistrato protagonista del caso delle lettere anonime che aprirono una drammatica stagione di veleni. Ma da quelle accuse, processato a Caltanissetta e poi assolto, Di Pisa è stato definitivamente scagionato anche se chi avversava la sua nomina ieri ha ricordato che, per quella vicenda, fu comunque trasferito a Messina. «Non si tratta - dicono i togati di Md - di un singolare caso di omonimia: Alberto Di Pisa è lo stesso che nel 1989 fu trasferito d´ufficio da Palermo, la cui Procura era all´epoca dilaniata da contrasti ai quali non era estraneo, mentre Morvillo è lo stesso che subito dopo l´uccisione di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo rilanciò l´azione compatta della Procura di Palermo e Marsala è la stessa città dove Paolo Borsellino è stato procuratore nello stesso ufficio ora assegnato a Di Pisa».
Un attacco frontale al quale il neoprocuratore di Marsala replica a muso duro: «Ero primo in graduatoria, avevo tutte le carte in regola, avevo l´anzianità per essere nominato e il curriculum, quindi non capisco queste reazioni polemiche sulla mia nomina. Addirittura c´è qualcuno che si dice sconcertato. Incredibile. C´è una sentenza passata in giudicato che mi ha scagionato con formula piena. Non capisco tutte queste polemiche. A questi signori vorrei ricordare che ho fatto il maxi processo, ho seguito omicidi eccellenti, l´omicidio Insalaco, ma anche Vito Ciancimino. C´è un Consiglio superiore della magistratura che ha votato per me, e c´è perfino un esponente della loro area che ha votato per me».
A determinare il "ribaltone" è stato infatti il voto a sorpresa del membro laico del Csm, Celestina Tinelli dei Ds. A quel punto, diventando il suo voto doppio decisivo, il vicepresidente Nicola Mancino (che pare avesse assicurato il suo voto favorevole alla nomina di Morvillo) ha deciso di astenersi. E così, alla conta dei voti, a sostegno di Di Pisa si sono ritrovati i consiglieri del centrodestra di Unicost, la maggioranza di quelli di Magistratura Indipendente, il primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone e appunto la laica dei Ds Celestina Tinelli: tredici, uno solo di più del cartello che sosteneva Morvillo, composto dai togati delle correnti di sinistra, Magistratura democratica e Movimento per la giustizia, il consigliere Giulio Romano di Magistratura indipendente, la maggioranza dei laici di centrosinistra e il procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli.
repubblica di palermo
Gentile Lia G. delle 21,59
RispondiEliminaSembra che Lei parli di un condannato, ma non è così.
Replico quanto detto sotto altro post.
Il preferito era stato accusato di fatti molto gravi.
Era stato, però, assolto.
Ovviamente non ho gli elementi per dire chi dei due aspiranti fosse il più attrezzato per l'incarico richiesto; posso però dire che non è giusto che il solo fatto di subire un procedimento - dal quale si esce assolti - implichi di dover scontare una pena a vita, fondata solo sul sospetto.
E da questo non recedo.
Nicola Saracino
Egregio Sig.Nicola,
RispondiEliminaper dirla alla Catalano, tra un giudice indagato (e poi assolto) e un giudice mai indagato,mi "ispira" di più il secondo.
Poi, molto francamente, mi sembra una caduta di stile nominare il giudice indagato( e poi assolto)in una procura che vide operare il giudice Paolo Borsellino, amico di quel Giovanni Falcone, trucidato assieme alla mogle ( e la scorta) sorella, di quel giudice mai indagato, al quale si è preferito oggi, un giudice indagato (e poi assolto).
Fa molto bene a non re-cedere, io viceversa, non riesco e cedo alla tristezza.
Lia G.
bravo nicola saracino. così parla un magistrato!
RispondiEliminaGentile Lia G. delle 21,59.
RispondiEliminaNessuno sceglie di "essere indagato"; questo dipende da altri.
Che abbiano ragione oppure no a Lei poco interessa.
Purtroppo questo modo di ragionare ha convinto qualcuno che è opportuno imprigionare la giurisdizione ...
Nicola Saracino
Cara Lia,
RispondiEliminail problema è che Nicola (Saracino), io e altri ci battiamo per un C.S.M. che agisca nella legalità e nel rispetto delle regole.
Né io né Nicola conosciamo gli atti della pratica relativa alla Procura di Marsala. E né io né Nicola abbiamo alcun rapporto con il collega Di Pisa né ragioni per "preferirlo" o non "preferirlo".
Ma:
1. La nomina di un Procuratore Capo non è questione di "stile", ma di regole legali. Altrimenti, dovremmo accettare che altre volte il C.S.M. nomini o non nomini (come purtroppo a volte ha nominato o non nominato e sia io che Nicola abbiamo denunciato la cosa) Tizio o Caio per ragioni diverse da quelle rispettose delle leggi e dei regolamenti.
2. Il collega Di Pisa è attualmente e da diversi anni Procuratore Capo di Termini Imerese.
Dunque, non puoi dire a un magistrato che hai ritenuto idoneo a fare il Procuratore Capo a Termini Imerese che non è idoneo a fare il Procuratore Capo a Marsala (Procura un pochino più piccola di quella di Termini).
La nomina di Alberto Di Pisa a Marsala è finita sui giornali perchè i consiglieri del C.S.M. appartenenti a due correnti che avevano votato per un altro candidato (Alfredo Morvillo) si sono detti "scandalizzati" dall'esito della votazione.
Ora, può darsi - per mera ipotesi - che l'esito della votazione sia ingiusto, ma in questo caso i Consiglieri del C.S.M. "scandalizzati" dovrebbero fare la fatica di dirci perchè.
Ed essendo loro non persone qualunqui, ma magistrati e consiglieri del C.S.M. dovrebbero addurre argomenti tecnici e giuridicamente rilevanti.
Il che purtroppo non hanno fatto.
In sostanza, è legittimo che le persone opinino come meglio credono su fatti del genere. I magistrati, invece, devono opinare giuridicamente. Altrimenti siamo come sempre ai discursi berlusconiani, solo fatti dagli antiberlusconiani.
E che orribile e dannosa per la credibilità del C.S.M. è questa cosa del voto "per correnti" e quest'altra delle correnti "di sinistra" (traggo questi termini dell'articolo di stampa che tu hai riportato nel tuo commento delle 21.59.
E ribadisco che né io né Nicola pensiamo questo perchè abbiamo una qualche "simpatia" o "antipatia" per l'uno o l'altro candidato.
Come ho detto, ci battiamo soltanto perchè il C.S.M. decida queste cose secondo leggi e regolamenti e non secondo "umori" e, quando due "correnti" non "vincono", adducano argomenti tecnici contro la delibera, invece che creare inutile e ingiustificato clamore popolare, facendo - ma guarda ! - ciò di cui accusano i magistrati soggetti al loro giudizio (creare clamori di stampa).
Io mi rendo conto che non è facile per le persone informarsi bene su tutto e farsi idee argomentate su ogni cosa, ma il nostro impegno è questo: provare ad andare oltre gli slogan. Sia quelli "di destra" che quelli "di sinistra".
Oggi più che mai serve un impegno più approfondito, più argomentato, più "fondato".
Peraltro, francamente leggere l'indignazione per la nomina di Alberto Di Pisa da parte di Consiglieri del C.S.M. che non offrono a sostegno di questa indignazione alcun argomento "tecnico giuridico" e che vengono zittiti (ma non lo raccontano alla stampa) da poche semplici considerazioni tecniche di coloro che per Di Pisa hanno votato e constatare che i Consiglieri indignati sono (in parte) gli stessi che hanno votato contro Clementina Forleo in Prima Commissione, fa una certa impressione.
Un caro saluto, Lia, e un grazie di cuore per la tua (l'ho scritto minuscolo :-) preziosa presenza.
Felice Lima
Ci risiamo. Infatti il Gip "famoso" di Mani pulite, Italo Ghitti, fu scettico sul lavoro del pool e alla fine della sua disavventura (fu con Di Pietro oggetto di provvedimento disciplinare...)disse che l'azione sarebbe servita a poco. Chi indagato potente (e sodali) non ha pronunciato frasi (ipocrite) di rito: “...ampia, assoluta e incondizionata fiducia nell'operato della magistratura”..."lasciamoli lavorare..."? Tutti fiduciosi del “diritto mite” coniato da Zagrebelsky?... convinto che la mitezza è spesso una fuga dalle responsabilità, un comodo scarico di coscienza, una grande sordità rispetto alle istanze che salgono da un corpo sociale esasperato, che si sente inerme di fronte alla prepotenza dilagante. Il guru del garantismo, Cesare Beccaria, diceva “il fine delle pene non è altro che d' impedire al reo di far nuovi danni ai suoi cittadini, e di rimuovere gli altri dal farne uguali".Ormai sono 15 anni che dura lo scontro e lo scarico di responsabilità tra politici e magistrati (in sintesi: Di Pietro contro Berlusconi), che a loro volta - si è scritto - “non amano la Polizia...che si sente scoraggiata da leggi, e applicazioni, troppo garantiste e permissive". Insomma la invocata certezza della pena. Frustrazioni e tensioni accumulate e da scaricare, "naturalmente", alla prima occasione, in tenuta antisommossa (al G 8 di Genova c'era qualcuno bardato da una sorta di armatura medievale, trattasi, appunto di clima da medioevo!), senza possibilità di essere identificati...(come in svezia che hanno la sigla scritta sul casco) attaccando i protestanti anziché solo fermarli. Mauro C.
RispondiEliminaCaro Felice,
RispondiEliminaperfettamente d'accordo. E' vero che nessuna regola è stata violata nel caso della nomina del Di Pisa. Come nessuna regola fu violata nel caso della nomina del Meli al posto di Falcone. Come nessuna regola viene violata nel caso in cui, un procuratore aggiunto, convoca il csm, per relazionare su un'indagine che sta conducendo ma per non discuterne il Csm,"regolarmente" fa venir meno il numero legale.Isolandolo.
Pur comprendendo le vostre motivazioni, io da semplice "civile", voglio continuare a indignarmi aldilà (e prescidendo) dai clamori della stampa.Indotti.
un grazie a voi.
Per Lia G.:
RispondiEliminaE' liberissima di sfottermi come meglio crede. Non lo sarebbe, a stretto rigore, ma glielo concedo ugualmente.
Comunque, ha mai provato con il forum di "annozero"? Lì troverà una concentrazione mai vista di persone che la pensano come lei.
Peccato che ora è chiuso. Comprendo, quindi, che da qualche parte doveva pur andare.
Ma non disperi. Ne nasceranno altri. Del resto, come le monadi, anche i forum di "aficionados" non hanno finestre :)
So long.
Cara Lia (immagino sia tuo il commento delle 0.08),
RispondiEliminatu scrivi:
"Pur comprendendo le vostre motivazioni, io da semplice "civile", voglio continuare a indignarmi aldilà (e prescidendo) dai clamori della stampa".
E infatti io, nel mio commento delle 23.55, ho detto espressamente che ritengo "legittimo che le persone opinino come meglio credono su fatti del genere". Aggiungendo che "i magistrati, invece, devono opinare giuridicamente. Altrimenti siamo come sempre ai discorsi berlusconiani, solo fatti dagli antiberlusconiani".
Sto approfittando di questa vicenda per mettere in evidenza due cose che mi paiono importanti in relazione a una terza, che mi appare fondamentale.
La cosa che mi appare fondamentale è considerare che l'indignazione e la protesta sono indispensabili strumenti della democrazia e prima ancora diritti costituzionalmente tutelati della persona. Ma, se vogliamo che siano anche "utili" a una qualche buona causa, dobbiamo allenarci a "raffinarli".
Cinzia (una delle protagoniste del nostro blog) ha scritto un bel commento/resoconto della manifestazione di Piazza Navona del'8 luglio e il problema che sottolineava era, in sostanza, quello di andare oltre la denuncia, per evitare che quest'ultima diventi inutile (SOTTOLINEO che questo che sto scrivendo non è né pro né contro la manifestazione di piazza Navona).
In sostanza, la cosa che mi appare fondamentale è che non ci limitiamo a indignarci, perchè altrimenti diventiamo tristi noi (sempre indignati) e inefficaci, perchè la nostra indignazione diventa come un elemento dell'arredo civico del Paese e nessuno fa più caso ai suoi contenuti.
Non avendo mezzi per fare di più e di meglio, ciò che io considero un "fare utile" (e questo è il senso di questa iniziativa del blog) è provare a "raffinare" l'indignazione così che sia "tagliente", sia nei contenuti che nei metodi.
Ed è quello che tu fai abitualmente e benissimo nei blog che curi (a proposito, posso segnalarli qui?).
Per fare un esempio recente, con riferimento ai nostri temi, tanti si sono indignati per la sentenza di Genova sui fatti del G8. La cosa, per chi pensa che la sentenza sia ingiusta, può essere buona. Ma ancora di quella sentenza non sono state scritte le motivazioni. La protesta generica ha un certo senso, valore, efficacia. Molto diversa e maggiore sarebbe/sarà, però, una critica fondata su argomenti (se ce ne saranno, perchè non si può dire a priori se la sentenza sarà ben motivata o no) tratti dalla motivazione della sentenza medesima.
Non a caso, per contestare la sentenza disciplinare a carico di Luigi De Magistris, Nicola e io (e Francesco Siciliano) ci siamo fatti carico di analizzare tecnicamente in profondità la motivazione.
In mancanza di questa analisi, il valore della nostra critica sarebbe stato nullo.
E questo è lo schema che piace a chi ha il potere.
Lo schema è: da un lato c'è il C.S.M. che dice che De Magistris è "cattivo", dall'altro ci sono due magistrati che difendono un loro collega.
Sembra ovvio a chi si debba credere (al C.S.M.).
L'unico modo che c'è per spezzare quello che è l'abuso (culturale) dell'"argomento d'autorità" è farsi carico del merito delle questioni.
Così che non sia più questione di "alte cariche", di "credibilità" o di chi strilla di più, ma di fatti. Oggettivati, descritti, analizzati, "pesati".
E questa è stata, a mio modesto parere, la "novità" del "caso De Magistris": che per la prima volta il C.S.M. è stato messo in discussione dai magistrati con specifico riferimento ai suoi doveri "tecnici". Con argomenti tecnici e non consentendo che la si buttasse in caciara.
La cosa costa moltissima fatica e richiede tempo e competenze.
Ma un popolo che voglia esercitare i suo diritti democratici e voglia "contare" deve smettere di illudersi di potere fare tutto questo "nel tempo libero", continuando a dedicare la maggior parte del suo tempo ai frizzi e ai lazzi (pare che ogni italiano veda circa due ore di televisione al giorno).
Posto questo tema che considero fondamentale, i due temi che volevo segnalare con riferimento alle questioni da te poste sono quello dei diversi piani della discussione e quello della "determinatezza" delle discussioni.
Quanto ai piani, bisogna fare in modo che la gente sappia che una società è una realtà complessa nella quale le cose hanno vari piani di "esistenza" e discutibilità.
Se un assassino reo confesso viene scarcerato perchè il reato è prescritto, c'è un piano rispetto al quale legittimamente ci dobbiamo indignare (spiace che un assassino resti impunito), ma ce n'è un altro rispetto al quale non ci possiamo indignare e dobbiamo, anzi, essere lieti: in Italia gli assassini non vengono linciati e hanno diritto all'applicazione - anche in loro favore - delle leggi, ivi comprese quelle sulla prescrizione.
Fare confusione fra i due piani è fare il gioco di chi sta portando il Paese verso un populismo che è profondamente antidemocratico.
Dunque, campagne di stampa come quelle fondate sui titoli "Ustica, strage senza colpevoli" vanno bandite, perchè non ci servono "dei" colpevoli, ma "i" colpevoli. E, in mancanza di quelli, non possiamo procurarci capri espiatori.
Dunque - e parlo ancora di Ustica - ci indigneremo giustamente se staremo sul piano giusto: coperture di Stato, opacità quando non mendacità dell'informazione, ecc. Ma non avrà senso chiedere la condanna di chiunque non si sa perchè.
E in ultimo la "determinatezza" delle discussioni (uso questa espressione per evocare il principio di determinatezza dell'essere elaborato da Aristotele, l'ignoranza o meglio la violenza al quale a me pare il crimine intellettuale e morale che sta a fondamento di tutto lo scempio del nostro tempo).
Le cose sono ciò che sono, non ciò che noi pensiamo che siano (è il manifesto dei "realisti" contro gli "idealisti", intese entrambe come correnti di pensiero filosofico).
Dunque, vanno individuati i diversi piani delle questioni e ciascun piano va trattato secondo le sue specificità proprie.
Confondere i piani e/o le specificità è ignoranza e/o ingenuità da parte dei "buoni". Ma purtroppo è mistificazione, trama, imbroglio, espediente da parte dei "cattivi".
Dunque, nulla da dire se quisque de populo opina come vuole su Di Pisa. Al contrario, obbligo di rigore formale e materiale nelle opinioni di chi ha IL DOVERE di opinare stricto iure (per esempio i Consiglieri del C.S.M.).
La nomina di Alberto Di Pisa a Procuratore di Marsala potrà essere commentata con la più totale libertà da chiunque, ma se il tema sarà "com'è che il C.S.M. ha nominato Alberto Di Pisa Procuratore di Marsala", allora, ferma restando la libertà di tutti di fare chiacchiere da bar, il tema testé virgolettato ha una sua essenza ontologica e delle sue regole specifiche. Rispettare entrambe le cose è l'unico modo di "parlare sensatamente". Non rispettarle testimonia solo disinteresse per la sostanza delle cose e l'efficacia dei ragionamenti (da parte di quisque de populo, che ha tutto il diritto di fare ciò che gli pare) e disprezzo per la verità e i propri doveri deontologici da parte di chi non ha il diritto di fare ciò che gli pare.
E, dunque, se il tema è "com'è che il C.S.M. ha nominato Alberto Di Pisa Procuratore di Marsala", la risposta è: bisogna vedere gli atti del procedimento e tenere presente che la nomina di un Procuratore della Repubblica non può e non deve essere affidata agli umori della piazza, ma a delle precise regole tecniche dettate dalla Costituzione e dalle leggi che vi hanno dato attuazione.
Diversamente, vincerà chi, come il Presidente del Consiglio e i suoi "alleati", dice che i Procuratori devono essere "eletti" dal popolo, o chi, come Violante, ha parlato di accettare una responsabilità politica dei magistrati (cosa non si fa per piacere a una "maggioranza qualificata"!).
Un caro saluto e un abbraccio.
Felice Lima
P.S. - Mi scuso con tutti per l'assurda lunghezza di questo commento, ma purtroppo sono convinto che non ci sono soluzioni semplici a problemi complessi e diffido di chi riduce tutto a slogan.
Ciao a tutti,
RispondiEliminapremetto che non e' mia intenzione sindacare sulla decisione di Di Pisa o Morvillo, non conosco nessuno dei due ne ho mai letto il loro curriculum.
Quello che invece mi preme cercare di capire e' se e' l'ennesimo messaggio subliminale.
Mi spiego meglio. Negli ultimi tempi ci sono stati vari messaggi e in varie situazioni come ad esempio l'attacco contro il pm Raffaele Cantone, lo scrittore Roberto Saviano e la cronista giudiziaria del "Mattino" Rosaria Capacchione. Oltre all'attacco in se c'e' chi sostiene che ci sia la possibilita' che volesse essere anche un via libera a possibili attentati eccellenti, soprattutto se i giudici e i giurati popolari confermeranno le condanne (ex procuratore antimafia Vigna), io ho pensato che fosse anche un monito a chi e' in carcere di tenere la bocca chiusa.
Durante la campagna elettorale nessun partito si e' schierato in maniera convincente contro la mafia (c'e' chi e' stato 'tiepido' e chi ha detto che mangano era un eroe). Poco tempo fa e' stato proposto per la procura di Messina il dott. Cassata e su questo e' stata fatta un'interrogazione parlamentare (chissa' poi come e' andata a finire, ovviamente sui tg nemmeno una parola).
Da cittadina, che un po' cerca di informarsi, tutti questi eventi (e molti altri) vengono letti come messaggi che vanno in un'unica direzione e non mi fanno sentire piu' confortata e tranquilla.
Quindi quello che mi domando e': il curriculum di Di Pisa e' migliore di quello di Morvillo? Se si il problema non si pone, se invece no lo devo leggere come l'ennesimo messaggio mandato a chi di dovere?
Se i due invece fossero alla pari allora non sarebbe stato meglio eleggere Morvillo per dare un messaggio ma stavolta controcorrente?
Ribadisco che non voglio assolutamente sindacare su l'operato di Di Pisa, se un giudice l'ha assolto da tutte le accuse per me e' come se non fosse mai successo niente (anzi forse gliele avevano mosse ingiustamente apposta e quindi sarei contenta che almeno lui e' riuscito a tutelarsi), pero' il dubbio e' che sia stata usata la sua persona per mandare un segnale.
Insomma quello che mi preme e': quand'e' che lo Stato mandera' un bel messaggino chiaro e forte CONTRO la mafia?
Buona giornata
Consuelo
p.s.
Sempre riguardo i messaggi subliminali mandati a chi di dovere.
Allora aveva ragione il ragazzo che l'altro giorno sosteneva che l'articolo di Panebianco fosse un messaggio per Violante (batti un colpo cosi' anche quelli di destra ti appoggiano) viste le sue ultime dichiarazioni?!
Caro Felice,
RispondiEliminasi,sono io l'"anonima" alla quale ti riferisce. Ho dimenticato di firmarmi e me ne scuso(quanto invidio gli/le amici/che, che hanno il nik blu, ma come si fa?)
Entrando nel merito, posso solo partire da me per continuare a dialogare e chiarirci. Ovviamente, non vi racconterò la mia vita(per carità) ma il partire da se stessi serve per dare significanza alle parole ché altrimenti rimarrebbero prive di senso.Personalmente l'indignazione (ma anche altri sentimenti a questa affini) non mi hanno mai portato ad un ripiegamento, semmai all'azione.In questo "battagliare" mi sono ritrovata a volte sola, altre volte ho condiviso con altri uomini e donne la concretezza dei gesti.
La difficoltà consiste nel cercare spazi o luoghi dove potersi esprimere in modo da rendere fruttosi gli incontri, cercando una mediazione tra ciò che esiste e (forse) ha già esaurito una parte di necessità, e ciò che ancora deve emergere. Di tutti gli incontri che questa prassi mi ha consegnato durante la mia esistenza, due, sono stati fondamentali e hanno confermato le mie convinzioni: l'incontro con due magistrati,lontani tra loro nel tempo, ma entrambi pieni del senso di equità e dalla volontà di allontanare il confine tra il possibile e l'impossibile. Del primo, ho già parlato all'inizio della mia partecipazione a questo blog e del quale domani, si "commemora" la morte : Paolo Borsellino. Dell'altro, ho solo accennato qualche volta, per motivi che in questo momento sono lunghi da spiegare, ma che passato il periodo di "eccezionalità", sarò ben contenta di nominare ( rinnovando ancora una volta, la mia gratitudine nei suoi confronti).
Due esempi per me, di fedeltà a se stessi,e a ciò che hanno creduto o credono, nonostante il sovvertimento di certe procedure e protocolli.
Piccoli gesti democratici, come parlare ai suoi cittadini/ne, con parole di verità, passione, dubbi,aldilà delle regole, e dei protocolli ha significato ( e significa) ridurre quei limiti tra uomini (e donne) che parlano una lingua (tecnicamente) "organizzata" e una comunità o folla o singolo/a che hanno dalla loro soltanto risvegli individuali.
Piccoli insorti, "cuori pazzi". Che hanno condiviso (e che tutt'oggi,condividono) nello spazio di una sera, la progettualità di una giurisdizione che renda possibile la ricerca della verità.
Un vero miracolo.
Lia G.
Ps= Sarà un onore per me, caro Felice, la tua segnalazione.