La legge! ... è ... dev'essere ... speriamo che sia ... dobbiamo fare in modo che sia ...
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sabato 26 luglio 2008
L'ultimo insulto a Napolitano
di Massimo Giannini
Un destino ineluttabile accomuna i presidenti della Repubblica che hanno avuto la ventura di condividere la difficile "coabitazione" istituzionale con un premier come Berlusconi. Per un pezzo d'Italia che considera il Cavaliere un «golpista», e non un presidente del Consiglio scelto democraticamente dai cittadini attraverso il sacro rito repubblicano delle libere elezioni, gli inquilini del Quirinale non fanno mai abbastanza per combattere o abbattere il Tiranno. È toccato a Carlo Azeglio Ciampi, che nonostante abbia bocciato e rinviato alle Camere le due leggi più politicamente «sensibili» della seconda legislatura dell'uomo di Arcore (la riforma delle tv e la riforma dell'ordinamento giudiziario) ha subìto più di un assedio dagli estremisti del girotondismo e patito più di un'accusa dai professionisti dell'antiberlusconismo. Oggi tocca a Giorgio Napolitano, che nonostante l'impeccabile gestione dei passaggi più delicati dell'innaturale metamorfosi del bipolarismo italiano (la crisi del governo Prodi, il fallimento delle riforma elettorale e l'avvento del terzo governo Berlusconi) subisce i soliti strattoni da un'opposizione di palazzo che non si rassegna alla sconfitta e pretende il sovvertimento dei principi della sovranità parlamentare. E patisce le offese da un'opposizione di piazza che non conosce le regole ed esige la battaglia tra le istituzioni al di fuori dei paletti dell'architettura costituzionale.
L'offensiva è partita con il «vaffa-day» grillista dell'8 luglio, che ha preso a pretesto (giusto) le leggi-canaglia del premier per sviluppare una forsennata (e insensata) batteria di «fuoco amico»: contro il Pd, contro Veltroni, e soprattutto contro il Quirinale. Poi è toccato a Di Pietro, che ha cavalcato Piazza Navona con una disinvoltura a dir poco irresponsabile, all'insegna del nuovo motto consolatorio e pre-rivoluzionario: «Il regime non passerà!». Poi è stata la volta dell'Unità, che sia pure con tutto il garbo possibile ha spiegato comunque al capo dello Stato che promulgare la legge sulle immunità delle quattro alte cariche dello Stato è come apporre la firma su quello che Guido Carli, in altri tempi, avrebbe chiamato un «atto sedizioso». Infine, in un crescendo di qualunquismo e di pressappochismo, è Beppe Grillo a tornare sul «luogo del delitto». E stavolta non con la critica politica, ma con l'insulto personale.
«Napolitano è in salute?», si chiede il nuovo Torquemada della mediocrazia italiana sul suo blog. Si fa la domanda, e si dà la risposta. «La salute può essere l'unica giustificazione del suo comportamento. Vorrei essere rassicurato se è in grado di esercitare ancora il suo incarico e per quanto tempo. Se possibile disporre della sua cartella sanitaria...». Sono parole che si commentano da sole. E non meriterebbero neanche una replica. Dopo la manifestazione dell´8 luglio avevamo parlato di "subcultura", suscitando su Internet la reazione sdegnata dei grillisti. Di fronte alla nuova invettiva del Grande Imbonitore, non sapremmo trovare una definizione migliore. Ma una replica s'impone, perché queste parole riflettono una malattia diffusa, che è nata in una certa destra ma ormai sembrano attecchita anche in una certa sinistra: l'uso congiunturale della Costituzione e l'abuso conflittuale delle istituzioni. Nel caso di specie (il lodo Alfano) Napolitano ha fatto il suo dovere. Ha firmato una legge varata dal Parlamento. Poteva respingerla, se vi fossero emerse antinomie palesi e profili di manifesta incostituzionalità (combinato disposto degli articoli 74 e 87 della Carta fondamentale). Ma nella legge sull'immunità queste «falle» pregiudiziali non compaiono. Il governo ha persino recepito alcuni rilievi con i quali la Corte costituzionale aveva decretato nel gennaio 2004 l'illegittimità dell'analogo Lodo Schifani.
Vogliamo rassicurare Grillo e i grillisti: il presidente della Repubblica non solo è in ottima salute sul piano fisico e mentale, ma è anche in perfetta forma sul piano politico e istituzionale. I militanti del «vaffa» dovrebbero sapere che Napolitano non è Sarkozy o Bush e che il nostro capo dello Stato non può prevaricare le Camere, senza trasformare la repubblica parlamentare in regime presidenziale. E dovrebbero sapere che il sindacato definitivo sulla costituzionalità delle leggi non spetta al Quirinale, ma compete invece alla Consulta. Non capire tutto questo, e continuare a sparare a casaccio sul Quartier Generale, per certa sinistra barricadera è un errore uguale e contrario a quello che sta compiendo la destra egemone. È un altro modo per snaturare la dialettica democratica, e per alterare il fisiologico bilanciamento dei poteri.
La critica al Colle non configura di per sé un reato di «lesa maestà». Ma andrebbe per lo meno ben motivata, e ben argomentata. A chi giova, invece, l'ingiuria gratuita? A chi conviene trascinare anche Napolitano dentro la palude indistinta del senso comune dominante, dove tutto è sempre e solo «casta», dove si annacquano i distinguo e si accorciano le distanze, dove tutti sono uguali e ugualmente meritevoli di sberleffo satirico, di disprezzo pubblico, di condanna morale? La vera, subdola insidia del berlusconismo, l'ossimoro della «rivoluzione istituzionale» che incarna, la deriva di «autoritarismo plebiscitario» che rappresenta, meritano risposte diverse, più forti e più alte. E regalare Napolitano al solo Popolo delle Libertà, invece che lasciarlo a rappresentare tutto il popolo italiano, non è solo un clamoroso svarione tattico, ma è anche e soprattutto un rovinoso errore politico.
100 commenti:
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Indubbiamente è blasfemo insultare il Capo dello Stato ma, altrettanto blasfemo è, anche, trattare il Popolo italiano da ebete: così mi sono sentito trattare con riferimento al mio diritto riconosciuto dalla Costituzione e negatomi nelle due ultime tornate elettorali, di scegliermi chi mi avrebbe dovuto rappresentare in Parlamento.
RispondiEliminab
Condivido in linea di principio che si devono esporre le proprie opinioni nell'ambito di un contradditorio civile e rispettoso.Ma da cittadina ho trovato a dir poco "incauta" la promulgazione del Presidente della repubblica delle ultime leggi emanate da un Parlamento di fatto "blindato" da una maggioranza che ricorre al voto di fiducia impedendo, in questo modo, il dibattito in aula.Quel dibattito che è assolutamente imprescindibile quando si vogliono emanare leggi che regolamentano materie che hanno più una natura giuridica costituzionale che ordinaria.Il Presidente avrebbe potuto esercitare il "diritto di veto" quanto meno per svolgere la Sua funzione sostanziale di organo super partes che può e deve usare i mezzi a Sua disposizione per tutelare la democrazia e la Costituzione.In ultimo, ma non meno importante il Veto del Presidente in questi casi sarebbe stato un forte segnale per tutte le istituzioni e per tutti i cittadini che ancora credono in esse.
RispondiEliminaGraziella Mattaliano
Ma cos'è questa, una religione laica? "Blasfemo" è insultare il Padre Eterno, non un presidente della repubblica! Per quanto degno di rispetto, non mi sembra che, specie in Italia, questi possa assumere la veste di Nostro Signore !
RispondiEliminaVogliono toglierci ancche il diritto di criticare. Complimenti a questi paladini della democrazia.
RispondiEliminaGiannini e tutta Repubblica non sono altro che il magafono del Pd.
Continuino pure nella loro opposizione, se così si può definire. Faranno molta strada. Auguri.
Per Graziella Mattaliano delle 14,49.
RispondiEliminaOccorre dare atto che il Presidente della Repubblica aveva autorevolmente fatto sentire la sua voce con riferimento al decreto cd. blocca processi.
Ed è stato ascoltato, con un enorme beneficio per il sistema giustizia, evitando un danno irreparabile.
Una lettura attenta della sentenza della Corte Costituzionale n.24 del 2004 (sul lodo Schifani) suggerisce che il Giudice delle leggi non ha escluso in modo assoluto che una legge ordinaria possa farsi carico delle esigenze sottese alla sospensione dei processi contro alcuni rappresentanti delle istituzioni.
Questo non implica che il lodo Alfano risulti sicuramente compatible col dettato costituzionale, ma solo che l'ipotesi della sua incostituzionalità non è così scontata ed evidente come la si fa apparire.
Il Capo dello Stato avrebbe sicuramente rinviato la legge alle Camere se avesse ravvisato "eclatanti" aspetti d'incostituzionalità.
Per l'anonimo delle 14,50.
RispondiEliminaScusi, ma cosa vuol dire per lei criticare?
E' proprio l'assenza di capacità critica dell'uditorio ad indurre gli oratori ad urlare qualsiasi slogan capace di strappare l'applauso del momento e forse qualche voto in più.
Ma con quale consapevolezza?
Mah, se devo essere sincera, nonostante io sia d'accordo nella sostanza, questo articolo non mi è piaciuto per niente.
RispondiEliminaUsa la forma tipica del giornalista di stato, argomentando le ragioni con i soliti metodi che propagandano un linguaggio intriso di luoghi comuni.
Ho l'impressione, nella mia ignoranza, che sia un veltroniano convinto e se è davvero così parlare di "svarioni tattici e rovinosi errori politici" non è un'affermazione che si possa fare a cuor leggero senza prima tener conto del trave nel proprio occhio!
Cinzia delle ore 15,37 individua il nodo del problema.
RispondiEliminaUn conto è il "merito politico" del lodo Alfano, e cioè se questa legge fosse opportuna ed utile per la collettività.
Altro discorso è quello che riguarda la questione "giuridica" della sua costituzionalità.
L'aver sovrapposto i due diversi piani ha determinato un discutibile coinvogimento nella querelle politca del Presidente della Repubblica, per definizione organo di garanzia e super partes.
"Lasciate in pace il Quirinale", ha scritto anche Polito. Nel commentare non Grillo, che non aveva ancora aperto bocca, ma Antonio Padellaro, direttore de L'Unità, che si era "permesso" di supplicare il Preseidente della Repubblica, sulla prima pagina del suo giornale. Apriti cielo! Qualunque rilievo, osservazione, critica, che riguarda il primo cittadino (ma temo, fra non molto, i 4 inimputabili e altri) è considerata un insulto. Ai limiti del vilipendio. A parte Grillo, che fa il suo mestiere (e io dico "lasciate stare i comici, li lasciavano stare anche i sovrani: il giullare poteva dire quel che voleva), qua si sta tappando la bocca alla stampa. Oggi Padellaro risponde con grande saggezza: "perchè, se no, che succede?".
RispondiEliminaVanna
Vi prego di non cancellare, è solo una domanda: ma Cinzia non è andata a Chianciano ? :)
RispondiEliminaMi piacerebbe rispondere a tutte le persone che pensano che definire "Morfeo" il Presidente della Repubblica sia un Insulto nonchè "un'Ingiuria Gratuita".
RispondiEliminaVorrei chiedere a queste persone: Definire il CSM "cloaca", NON E' FORSE UN INSULTO!!! Fare il gesto col "DITO MEDIO" mentre stanno suonando "L'Inno di Maneli", NON E' FORSE UN INSULTO!!! Dichiarare di "Volersi pulire il c..o con la Bandiera Italiana" NON E' FORSE UN INSULTO!!! Definire Giudici e Magistrati "Metastasi della Democrazia", NON E' FORSE UN INSULTO!!! Definire i Magistrati "Sovvertitori della Democrazia", NON E' FORSE UN INSULTO!!! Definire gran parte degli italiani dei "cog...ni", NON E' FORSE UN INSULTO!!! SI, TUTTO QUESTO E' VERAMENTE UN INSULTO, MA ALL'INTELLIGENZA UMANA!!!
p.s. se fosse possibile, consiglierei, a tutti i Magistrati, di intraprendere una Class Action contro tutti coloro che hanno "infangato" il loro buon nome ed in difesa della loro autorevole professione.
Tiziana Pierleoni
Mi spiace ma ribadisco, anche come risposta a distanza ad una precedente discussione, che sono rimasti in pochi, molto pochi, a saper leggere e comprendere la lingua italiana.
RispondiEliminaSacrosanto ciò che ha scritto a riguardo il giudice Messina (e non me ne voglia, ma a questo punto preciso che non è mai stata mia intenzione negare questo aspetto, forse mi sono solo espressa in modo un po' confusionario, non è stata un'inversione di rotta la mia): il significato delle parole risente anche del contesto in cui queste vengono espresse.
Francamente ritengo un insulto la "scoreggia" con cui Bossi -se non erro- ha apostrofato Ciampi qualche mese addietro, quand'era ancora presidente della Repubblica (per Marco Travaglio: aiuto! Sei tu la memoria storica, non ricordo esattamente quando e dove ha detto questo).
Un parlamentare, Bossi.
Grillo è un comico, sia quando parla in piazza sia quando scrive sul suo blog, che di istituzionale non ha nulla.
Lo si sente sempre nel modo che ha di parlare e di fare. Anche se si è dato un obiettivo lo fa con i mezzi che gli sono propri, sennò si sarebbe candidato al Parlamento, e allora avremmo potuto chiedergli un altro tono.
Sottoscrivo il commento dell'anonimo delle 14,50 e parte di quello di b delle 12,42: al di là della sacrosanta contropartita (il Capo dello Stato no ma gli italiani sono dei "co*****i"? Non solo per come ci trattano, ma anche per come ci apostrofano nel caso avessimo idee diverse dalle loro), questa non è mica una religione.
E poi ci risiamo: caspita, ma vogliamo imparare il significato della parola "argomentare" o no? Io l'ho imparato in una semplice scuola statale, non penso ci voglia una laurea. Se uno apostrofa qualcuno (chiunque per piacere, smettiamo di pensare che ci sia qualcuno di "intoccabile" solo perché rappresenta un'istituzione, sennò anche Mussolini e Hitler avrebbero diritto a non essere criticati, sempre Capi di Stato erano!) accostandolo a parole che di significato non ne hanno in relazione con il suo essere o il suo agire (tipo parlando di cloaca, ecc.), offende, insulta. Se uno per quanto cattivo accosta significati che hanno un nesso logico ("dorme" o "non sta bene" se firma cose che giudichiamo indecenti) critica! Saranno critiche dure, ma sempre critiche sono. Sono fatte in forma ironica, non c'è dubbio, ma sempre critiche sono.
Se il capo di un ufficio, o un semplice collega, ma fosse anche un tuo sublaterno, fa una battuta su di te che non ti comporti a dovere (tipo "oh, sei caduto dal letto sta mattina", riferendosi al fatto che solitamente arrivi in ritardo) deve essere denunciato per calunnia?
Infine, riferendomi al Capo dello Stato: se colui che è per definizione il garante della costituzione, potendo avvalersi di un istituto come quello del veto, non lo fa mai o rinvia (motivando) il tutto alle Camere solo una volta per non "esagerare", per non mettersi di traverso alla cosiddetta "rappresentanza del popolo" (su cui ci sarebbe da ridire), deve essere applaudito? O deve essere applaudito/criticato nel merito delle singole situazioni (servissero i veti su tutti i provvedimenti, che veti siano)?
Discutere sull'opportunità del suo comportamento nel caso specifico è diritto di tutti, ciascuno con le proprie convinzioni. Ma c'è sempre questo richiamo al "dialogo" (altra cosa che non è stata evidenziata, pur di giustificare Napolitano), alla collaborazione, al non fare ostruzione. Ma se serve serve! In qualche caso sarà pure ammesso fare barricate o dobbiamo sempre stenderci a terra e lasciare passare tutto, o lasciare passare un provvedimento bastardo e uno no per dimostrare che non siamo "ostruzionisti"? Cambiassero registro si potrebbe far passare molto di più, collaborare e dialogare meglio. Guarda te che è colpa di chi si oppone PERCHé si oppone, e non di chi impone PER QUANTO impone!
Silvia.
ps: a proposito: oltre all'argomentazione descritta, ironica e ovvia Grillo ne aggiunge anche un altra sul post che gli è stato criticato, leggere per credere.
Fa un parallelo con una società quotata in borsa dalla quale nel mondo "libero" occidentale si pretendono notizie private e personali in quanto il soggetto preso in causa ha forte rilevanza nell'andamento della suddetta società.
Ed essendo essa "pubblica" (pensiamo a tutti coloro che hanno investito in essa o che vogliono decidere se investirvi) deve spiegazioni.
Se il nostro vecchio re ha sporto un dito a Mussolini che si è preso un braccio dovremmo pur sapere se possiamo fidarci del Capo di Stato che abbiamo, l'Italia è nostra, non sua. Se lui decide di cederla, di venderla o di metterla in pericolo (o lo fa senza volontà, per ingenuità o altro), sarà nostro diritto chiedere spiegazioni?
E ovviamente resta scritto in forma di battuta.
Si, si, ma infatti premettevo che non è la sostanza che mi rende perplessa, quanto la forma. Per me forma e sostanza dovrebbero avere la stessa radice di onestà intellettuale così come fine e mezzo. Tutto qui.
RispondiEliminaLungi da me l'idea di difendere Grillo che a mio avviso fa un uso del tutto strumentale della sua critica a Napolitano, ma dal punto di vista dell'onestà intellettuale, appunto, non è poi così lontano da Giannini. Usano solo forme diverse, ognuno di loro critica quella dell'altro probabilmente, ma entrambi mi sembra che usino la strumentalizzazione degli argomenti per raccogliere consensi laddove hanno già seminato. E danno modo così di soddisfare l'esigenza primaria a chi ha bisogno di schierarsi per avere delle opinioni.
Parere del tutto personale.
PER Tiziana Pierleoni:
RispondiEliminacara Tiziana mi hai tolto le parole di bocca, condivido ogni sillaba che hai scritto. Avrei da aggiungere anche molto altro, ma sarei certamente bannato.
Ciao
In risposta a Vanna delle 16,14, a Tiziana Pierleoni delle 16,45 ed a Silvia delle 18,00.
RispondiEliminaSicuramente quelli riportati da Tiziana sono esempi, addirittura scurrili, di insulti, talvolta pronunciati da rappresentanti delle istituzioni. Come avevamo già detto in altra discussione l'ordinamento perdona, se avviene immediatamente dopo, la reazione di chi all'offesa risponde con la stessa moneta. E tuttavia, sebbene non punibile quando usato in risposta all'altrui provocazione, il dileggio resta un fatto in sé illecito. Di insulto in insulto non è possibile che si pervenga ad una qualche soluzione di un problema.
La critica attraverso espedienti retorici.
Nessuno invoca la censura, solo che occorre evitare che attraverso gli slogan passino messaggi privi di fondamento. L'idea che il Capo dello Stato abbia un “potere di veto” è un dato non vero.
Come in precedenza già evidenziato il massimo che avrebbe potuto fare sarebbe stato un rinvio, per una sola volta, della legge alle Camere; ma se le Camere l'avessero nuovamente approvata il Presidente l'avrebbe dovuta promulgare.
Una possibilità estrema e gravissima viene individuata, da una parte degli studiosi, nella possibilità, di sciogliere le Camere. Questo estremo rimedio è però testualmente previsto solo quando ne sia impossibile il funzionamento ed al solo scopo di provocare elezioni anticipate.
Come si nota poco o nulla sarebbe cambiato a fronte del rinvio della legge alle Camere, mentre qualcuno sbandiera, senza alcuna ragione, come "salvifici" i poteri presidenziali, che non possono usarsi nell'interesse di una pare politica in danno dell'altra.
Scusate, ma quando ho scritto e pubblicato il mio commento non c'erano tutti quelli che ora lo precedono quindi, tengo a precisare che stavo rispondendo direttamente all'osservazione mossa dalla Redazione al mio pensiero.
RispondiEliminaInoltre, visti i commenti successivi al mio e precedenti a questo, chiederei cortesemente all'Anonimo delle 16.35 di spiegarmi cosa sarei dovuta andare a fare a Chianciano.
Non soffro di reumatismi e comunque anche avessi voluto fare una vacanza salutista avrei scelto luoghi più adatti ai miei gusti, senza nulla togliere alla cittadina di Chianciano e ai suoi abitanti. ;c)
Siamo tutti/tte concordi che l'"insulto" non debba essere assunto a prassi politica. Ma è possibile che a fronte degli "insulti" che quotidianamente vengono portati alla Costituzione ( a dire il vero, più che di insulto, si perpetra cosa ben più grave, un progressivo depauperamento dei principi costituzionali) la questione prioritaria sia "l'ultimo insulto a Napolitano". A me sembra, che si voglia alzare un polverone mediatico (si vuole spingere a far aprire l'ennesimo fascicolo della Procura, per "vilipendio"?)tipico dell'azione "normalizzatrice" che da sempre, si attua a fronte della protesta popolare(non sono grillina, ho criticato le parole usate dalla Guzzanti verso la Carfagna,ma non possiamo negare che c'era in piazza una bella fetta di popolo).
RispondiEliminaE' stato ribadito qui, che "il massimo" che Napolitano poteva fare era quello di rinviare una sola volta la legge alle Camere.Allora? Il potere di rinvio non è forse,riconosciuto al Capo dello Stato dalla nostra Carta Costituzionale? Che aldilà di qualsiasi maggioranza presente, bilancia questo potere limitandone il numero.
E' stato pure scritto (dalla redazione) in merito al lodo alfano, "che l'ipotesi della sua incostituzionalità non è così scontata ed evidente come la si fa apparire.Mi risulta che ci sia un appello di cento costituzionalisti per sollevare la questione di incostituzionalità del Lo(r)do in questione.E che non riguardi soltanto la questione "tecnica" di quale legge (ordinaria o no) "possa farsi carico delle esigenze sottese alla sospensione dei processi contro alcuni rappresentanti delle istituzioni". Ma investe viceversa, i diritti costituzionali.
Tra tutti, quelli dell'eguaglianza e della libertà.
un saluto
Lia Gambino
Gentile Lia Gambino delle 21,09.
RispondiEliminaChe fare se non prendere atto delle Sue certezze, vista la tanto autorevole compagnia di 100 costituzionalisti? Lei lo sa quanti sono i Costituzionalisti in Italia?
Vorrebbe - perché la questione in discussione è questa - cortesemente spiegare quale effetto avrebbe prodotto un eventuale rinvio alle Camere del lodo Alfano, diverso dall'inutile inasprimento dei rapporti tra il vertice dello Stato e la maggioranza politica del Parlamento?
Se Le riesce di farlo senza l'uso di termini inappropriati Le saremmo ancora più grati.
Se il cambiamento dovesse misurarsi soltanto dalla quantità delle voci "contro", e non dalla volontà di evitare di delegitimare i diritti Costituzionali, allora dovremmo affermare che anche questo blog (e tanti altri che fanno in-formazione) è "inutile".
RispondiElimina..."perché la questione in discussione è questa - cortesemente spiegare quale effetto avrebbe prodotto un eventuale rinvio alle Camere del lodo Alfano, diverso dall'inutile inasprimento dei rapporti tra il vertice dello Stato e la maggioranza politica del Parlamento?"
Dato che uso termini inappropriati (vorrebbe gentilmente, la redazione, elencarmi quali sonoquesti termini?) le faccio rispondere da una autorevole personalità che sicuramente concorderà con me, è al di sopra di ogni "sospetto",Stefano Rodotà:
"... voglio sperare che non si accuserà di faziosità il primo giudice che solleverà una questione di costituzionalità: nell'un caso e nell'altro è ben difficile sostenere che sarebbe «manifestamente infondata». L'appello dei cento costituzionalisti sul lodo Alfano poteva essere letto come un invito al presidente della Repubblica a non firmarlo, ma è comunque un avallo per i giudici a sollevare la questione di costituzionalità."
Inoltre, io non credo di avere nessuna certezza ma molti e molti dubbi, che mi portano a pensare che più che all'inasprimento dei rapporti tra cariche dello stato dovremmo preoccuparci dell'"inasprimento" dei rapporti tra le istituzioni e i semplici cittadini/ne soprattutto oggi, per dirla alla Scarpinato, che il "Principe è tornato".
Lia G.
La carica di Presidente della Repubblica va ovviamente rispettata. L'uomo che occupa questa carica deve pero' essere valutato in funzione del suo operato. Questo Presidente della Repubblica si affretto' a mandare gli italiani alle urne senza una nuova legge elettorale che rispettasse la Costituzione. Ora vediamo come si sta comportando e i dubbi crescono.
RispondiEliminaIn quanto a Grillo, cercate di vederlo come un Aristofane contemporaneo e la smetterete di criticarlo (gli ateniesi, ovviamente assai piu' maturi di molti italiani, conferivano sempre il primo premio ad Aristofane nel festival dionisiaco annuale in cui lui escoriava i governatori incapaci come Cleone). E' anni che seguo Grillo e devo dire che il suo buon senso, le ottime osservazioni in campo finanziario e la validissima critica di un sistema politico e finanziario corrotto fino al midollo hanno un record di accuratezza del 99%. Lasciamo stare Grillo e occupiamoci di questa Italia che sta discendendo in un tragico baratro politico economico e, presto, giudiziario.
Gentile Lia G., il termine inappropriato era la "storpiatura" del termine "lodo" in altro di significato spregiativo.
RispondiEliminaRicondotta la discussione al suo tema centrale, questo consente di svilupparla ulteriormente.
Il lodo Alfano sarà con elevato grado di verosimiglianza portato all'attenzione della Corte Costituzionale giacché nessuno ha mai sostenuto che non si possa "dubitare" della sua compatibilità con la Carta fondamentale.
Una cosa è il dubbio di costituzionalità, altra cosa è la manifetsa incostituzionalità di una legge che impone al Presidente di non promulgarla.
Ciò detto, può essere utile ricordare che tra le numerose questioni che vennero poste dai giudici che avevano sollevato la questione sul lodo Schifani, che aveva poi condotto alla declaratoria d'illegittimità nel 2004 (sent. n. 24), vi era anche quella della necessità di adottare simili misure solo con legge costituzionale.
La Corte ha seguito la via meno breve ed ha argomentato il contrasto con singoli precetti costituzionali, diversi dall'art. 138 Cost.
Eppure sarebbe stato molto agevole "tagliare la testa al toro" dicendo che simili interventi richiedono una legge costituzionale.
Per di più, testualmente, ha premesso quanto segue: "La situazione cui si riconnette la sospensione disposta dalla norma censurata è costituita dalla coincidenza delle condizioni di imputato e di titolare di una delle cinque più alte cariche dello Stato ed il bene che la misura in esame vuol tutelare deve essere ravvisato nell'assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche.
Si tratta di un interesse apprezzabile che può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale. ... Occorre ora accertare e valutare come la norma incida sui principi del processo e sulle posizioni e sui diritti in esso coinvolti.".
Ecco perché nessuno può, alla luce della giurisprudenza costituzionale, anticipare il verdetto sul lodo Alfano, che non è scontato né in un senso né nell'altro senso.
Mi rendo conto che non sono, questi, temi che si prestino ad un "comizio" ma chi arriva su qesto blog cerca, probabilmente, un approfondimento.
Per Joe delle 22,23.
RispondiEliminaIl Suo appello trova in questa discussione ampio ascolto.
Lei invoca di non criticare Grillo, ma non si accorge che non è stata scritta una sola parola che possa apparire irriguardosa nei suoi confronti.
Difende, al contempo, il diritto di Grillo di canzonare gli altri.
Ci sta anche questo in democrazia.
Per quanto riguarda le critiche a Grillo, mi riferivo all'articolo di Massimo Giannini e ai media in generale.
RispondiEliminaIl diritto di Grillo di canzonare gli altri e' il diritto di ogni comico in una democrazia.
Grillo non è un comico, o meglio, non è più solo quello.
RispondiEliminaLa sua, ormai, non è solo satira e lui è il primo ad esserne consapevole.
Quindi il suo ruolo non è soltanto di pungolo ironico sul potere, ma, a suo modo, egli ha indossato la veste di interlocutore politico mobilitando "la piazza".
Io in un certo senso sono contenta che non abbia rimandato la legge alle camere, avrebbe solo allungato il brodo. Le camere a maggioranza lo avrebbero riapprovato e chissà magari, avendo ancora un po' tempo, avrebbero anche trovato il modo di migliorarlo e renderlo più scivoloso per la Corte Costituzionale. Ora invece, se un giudizio ci sarà, diverrà irrevocabile.
RispondiEliminaOra possiamo sperare in concreto che sarà quello più giusto.
Non è poi così facile passare dalla cruna di un ago, neanche per un cammello che s'è limato le gobbe!
Comunque tutto questo scalpitio di qua e di là della barricata è il ben noto e tristissimo gioco delle parti. Sono pochi coloro che alzano la voce solo per dire ciò che è necessario dire, i più colgono soltanto l'ennesima occasione per denigrarsi l'un l'altro, per mettere in mostra i denti, la solita farsa insomma e il pubblico non perde mai l'occasione di parteciparvi seguendo gli stimoli degli imbonitori invece di cercare da solo la prospettiva migliore.
Roma, 24 lug. - (Adnkronos/Ign) - ''Ogni ferita che si arreca all'ordine giudiziario è una ferita che si arreca alla democrazia''. Così il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, è intervenuto oggi durante la riunione del Consiglio superiore della Magistratura, che doveva discutere la pratica aperta a tutela dei magistrati del processo Mills dalle accuse lanciate dal premier Silvio Berlusconi.
RispondiEliminaIl plenum ha deciso per il rinvio della discussione a settembre, alla ripresa dei lavori, con la speranza, ha sottolineato Mancino, che si possa ritrovare un ''clima sereno'' per affrontare non solo questa vicenda ma anche il tema più ampio delle prerogative e delle funzioni del Csm. ''Dobbiamo elevarci - ha aggiunto il vicepresidente - rispetto a polemiche strumentali che sembrano avere investito non tanto le lacune, sempre possibili del nostro lavoro, ma direttamente la legittimazione del Csm''. Un organo che, ha precisato, ha funzioni ''di vigilanza dell'autonomia, dell'indipendenza'' ma che concorre anche ''a formare proposte da destinare al governo sull'organizzazione giudiziaria e le attività ad essa connesse''.
E' lecito farsi questa domanda?
Ma che senso ha questo rinvio?
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaX Cinzia.
RispondiEliminaA Chianciano si va per curarsi il fegato, quindi dovremmo andarci tutti. 8(P
X la Redazione
"L'idea che il Capo dello Stato abbia un “potere di veto” è un dato non vero.
il massimo che avrebbe potuto fare sarebbe stato un rinvio, per una sola volta, della legge alle Camere; ma se le Camere l'avessero nuovamente approvata il Presidente l'avrebbe dovuta promulgare"
Lo so che il Presidente non ha potere di veto, ma almeno uno sforzino per fargliela ripresentare una seconda volta?
No eh?
Si richiedeva solo un minimo di impegno, quando devi firmare fai finta di non trovare la penna e gliela rimandi indietro.
Luciana
Cinzia delle 1,14 si pone un quesito più che lecito.
RispondiEliminaLa discussione sulle espressioni usate da Berlusconi nei riguardi dei magistrati di Milano e dei magistrati in generale è stata rinviata all'unanimità dal CSM per due motivi, uno apparente l'altro meno.
Quello apparente è la volontà di "svelenire" il clima generale.
Quello meno evidente è che una parte dei consiglieri di estrazione parlamentare avrebbe fatto mancare il numero legale.
Facendo di necessità virtù, si è poi pervenuti alla delibera di rinvio all'unanimità.
Ho appena letto un'intervista pubblicata su "il Giornale" al Prof. Di Federico, ex membro laico del CSM. Sostiene che ai tempi delle indagini sul Presidente Scalfaro per i fondi riservati Sisde la Procura di Roma avrebbe sospeso le indagini interpretando "estensivamente" (?)l'art. 289 del codice penale (e ritenendo, in sostanza, che indagare nei confronti del Presidente della Repubblica costituisse un attentato alla "carica": scusate le imprecisioni, la sostanza è comunque questa). A me sembra una notizia molto rilevante (direi sconvolgente per certi versi), ed è ben strano che venga fuori a distanza di tanto tempo (l'intervistato naturalmente afferma trattasi di cosa stranota: ma a chi?). Qualcuno ne era a conoscenza?
RispondiEliminaSaluti a tutti,
Pierfrancesco La Spina
Partendo dal presupposto che ritengo pacifico il dover attendere le pronunce istituzionali per vedere se il lodo (ma su andiamo, "lordo" è una battuta, una critica, come "dolo", ecc. perfino Travaglio lo usa, lui che è sempre costretto a stare molto attento a non farsi beccare in fallo) viene riconosciuto incostituzionale o meno, ciò nonostante ritengo anche un diritto di ciascuno dare il proprio parere, foss'anche incompetente, sollevando questioni o aspetti a lui noti che possono essere spunto per ulteriore discussione, in attesa delle carte. Una volta avute le carte si discuta -ovviamente- solo in maniera idonea.
RispondiEliminaAd ogni modo sappiamo che il diritto di veto non esiste, ma quello dirinvio esiste eccome. Come scrivevo nel post precedente: se è necessario rinviare alle camere ogni provvedimento (e non entro nella questione se sia o meno effettivamente necessario) che sia fatto! Non si può parlare di non inasprire il clima o i rapporti, per cui bisogna essere almeno un po' accondiscendenti. Il compromesso del quieto vivere funziona:
1- solo a patto che sia cercato e avvicinato da entrambe le parti, non può essere cercato solo da uno dei due mentre l'altro -inamovibile- sforna "leggi-canaglia" a ritmi industriali, sennò non è un compromesso, un quieto vivere, ma un rapporto di prevaricazione e volontaria sottomissione.
2- a patto che non si tocchino principi fondamentali, diritti e doveri intoccabili. Faccio un esempio: dire che io ho diritto a fare le ferie (all'interno del periodo che mi assegna la mia azienda) il giorno che voglio e che però posso venire incontro ai miei colleghi (con analoghi diritti) e accordarmi per non coprire le loro ferie è una cosa. Dire che Napolitano ha diritto di rinviare una legge alle Camere e che però può venire incontro al Parlamento non facendolo non ha senso: dipende da cos'è scritto in quella legge, non da quali sono i rapporti tra le due istituzioni!
Silvia.
Silvia delle 10,40 consente di chiarire un concetto sull'uso dei termini.
RispondiEliminaAssuefazione.
L'effetto più dannoso che è indotto dal turpiloquio istituzionalizzato è la perdita della capacità di criticare non per epiteti ma per argomenti.
Che alcuni - come i politici che sono immuni per le espressioni che usano, o abili giornalisti che hanno alle spalle un editore ed anche una propria forza economica per fronteggiare i processi civili e penali, o anche lo stesso Grillo - si permettano l'uso di un linguagggio oltremodo "diretto" non deve farci perdere il contatto con la realtà, che è diversa per i comuni mortali.
Questo è un blog, un semplice luogo d'incontro tra persone che desiderano confrontarsi; solo che questo confronto è pubblico, aperto a tutti. Se non si presta attenzione al linguaggio si potrebbe facilmente scadere nell'area dell'illecito.
Non vogliamo che né il blog, né i suoi frequentatori, debbano mai sperimentare sulla loro pelle le diverse facce di una stessa realtà.
Quanto all'invocato rinvio della legge alle Camere si può solo rimandare a quanto già detto nei post precedenti.
Intervengo una volta ancora solo per dei chiarimenti.
RispondiEliminaAver usato l'"epiteto" (sarà poi questa la configurazione della locuzione da me usata?)lo(r)do (notate la parentesi)non credo che rientri tra le fattispecie che comportano "la perdita della capacità di criticare non per epiteti ma per argomenti". Mi pare che per quel che mi riguarda in questo blog, la mia "capacità di criticare per argomenti" sia stata dimostrata più di una volta. D'altra parte, se per esercitare il diritto di critica usando anche paradossi( che non sono né epiteti, né insulti)il/la semplice cittadino/na, deve prima procurarsi uno staff di avvocati o editori" forti", allora, siamo messi veramente male. Che Marco Travaglio ( o qualche altro "autorevole" giornalista)o qualunque cittadino/na, usi il termine "coniglio" superiore della magistratura (articolo da voi pubblicato, senza poi,dissociarvi a quel termine ritenendolo "inappropriato")personalmente, non fa nessuna differenza. Ha solo fotografato una realtà che il linguaggio struttura(Lacan).
Lungi da me mettere in dificoltà qualcuno /na, quel blog o questo,ma ribadisco che il Lodo( rigorosamente senza parentesi)Alfano, delegittimi quell'opera dei costituenti che portò alla Carta Costituzionale. Essa " fu un gettare il cuore oltre l'ostacolo,indicando un modello da raggiungere: la costruzione di uno Stato democratico di diritto che superava le possibilità etiche delle culture autoctone delle classi dirigenti e delle masse" (Scarpinato)
Lia G.
Le critiche al Presidente (da LA STAMPA 4 aprile 2008)Negli Stati Uniti qualunque cittadino si può permettere di criticare il suo Presidente (votato da tutti). In Italia invece se un cittadino (ancorché politico) si permette di commentare il presidente in carica (votato dagli altri) subito deve scusarsi e trovare dei sotterfugi per spiegare personalmente la sua buonafede e il rispetto (?) per le «istituzioni». Siamo una democrazia delle banane, come diceva la buonanima, e non riteniamo pertanto un dovere l'andare a votare. Anche perché, tra l'altro, siamo l'unico Stato che in sessant'anni non ha ancora trovato una legge decente per votare.----------------------------
RispondiEliminaOra il problema non è se Grillo e quantaltro/i abbia o no titolo a fare quello che fa ma se è credibile, se abbia autorevolezza e coerenza con quanto predica. In veste di "giullare", all'infinito, ma non mi pare che questa categoria guadagnasse tanto. Allora non c'era la distanza d'ora tra l'agorà (inquinata) e l'immensa area (incontaminata) di Castel Porzano: una distanza abissale! E di distanza, di incoerenza vorrei parlare. L'on.Napolitano (7-8 anni fa) scrisse a Aldo Grasso: "Bene la critica ma a che serve?" Dopo l'infinita polemica, innescata da Zanotti (LA STAMPA, 24/2/2008), tra giudici e la "efficiente" procura di Torino e dopo che l'ex pres. M.Garavelli aveva scritto, il 6/2, un ottimo articolo ... - apprezzato da S. Romano - seguito dai capi dei Gip e dei Pm (a proposito ma il dr. Maddalena non aveva detto di non fare i processi figli dell'indulto?), al solito nessuna lettera in merito da parte di milioni di utenti/"cittadini"...??? Il pres. Napolitano lancia moniti... che nemmeno i Suoi diretti "sottoposti", i magistrati, danno ascolto e nel contempo, in veste di Capo, afferma (1-2 luglio) che "Il C.S.M, non può dare pareri di costituzionalità" su progetti di legge (:::). Terreno scivoloso (conflittuale) da evitare e parlare invece di cose ("piccole"...come dice Garavelli) possibili; come di rispondere all'appello disperato di un giovane (e dei 2 genitori che erano da Giletti, il 4/5/08...) che gli scrive e chiede una risposta di giustizia sulla uccisione della nonna da parte di uno squilibrato, persino periziato, che i carabinieri non hanno nemmeno sequestrato l'arsenale (7 fucili, 1 pistola e tante munizioni!) e il P.m. che archivia il tutto per "incapacità di intendere e volere". Mentre in un'altra procura un pm "spara" 8 mesi di carcere, che il giudice accoglie, ad una persona illibata di 70 anni, senza alcun precedente e senza essere stata sentita (?), che oltre al regolare fucile da caccia, appeso al "chiodo" da 15 anni, aveva una canna di ricambio che all'acquisto (1969)non v'era obbligo di denuncia (più dei fatti vale il contesto!). Controlli "a tappeto" o mirati?, dal 2002, di Pisanù? Scrive Fernando Salvater: "La cittadinanza è un'opera d'arte sociale..." E sulle "ingiustizie" del nostro sistema politico, "...senza cittadinanza si possono avere solo sudditi o credenti, ma non uomini liberi capaci di costruirsi una vita mgliore". E noi "sudditi" persino degli Usa (debitori in eterno?) che nel laboratorio che produce le leggi non possono fare a meno di rifarsi al Diritto Romano. Che però ha partorito un mostro di nome "Rocco" - "provvidenz(i)a... le" per la dx - che persino la sx dell' "accanimento terapeutico" non ha voluto buttare nel Tevere! Mauro C.
Per Lia G. delle 12,19.
RispondiEliminaDiciamo che non siamo messi benissimo, visto quel che accade con alcune Istituzoni che fanno di tutto per deligittimarne altre.
I suoi comenti, a dfferenza di altri, sono stati tutti pubblicati e questo rende ragione che le argomentazioni addotte erano certamente preponderanti sul paradosso che non era fine a sé stesso.
Ciò che merita di essere ribadito è che nell'insulto - e non mi rifeisco a Lei - non c'è coraggio né virtù. E' un atto illecito.
Avrete letto su televideo che la Corte di Cassazione nei giorni scorsi ha affermato che un datore di lavoro commette ingiuria se dice ad un dipendente "Tu non capisci un ...".
Il diritto di impartire le direttive ad un dipendente non può trasmodare nella contumelia.
Fortunatamente è, ancora, questo il diritto di questo Paese.
L'articolo di Giannini mi spinge sempre di più a votare Di Pietro e leggere l'Unità, che paradossalmente è diventata più critica e indipendente dal Pd (nonostante questi detenga il 40% della proprietà) di un quotidiano non di partito come la Repubblica.
RispondiEliminaDefinire ancora una volta i girotondi come estremisti e giacobini, significa ignorare la realtà dei fatti e mistificare la protesta dei cittadini per portare acqua al solito mulino del dialogo a tutti i costi, anche quando dall'altra parte si continua a fare quello che si vuole.
Per essere più precisi Napolitano avrebbe dovuto rinviare il lodo Alfano per palese violazione dell'art.3 della Costituzione.
Se non l'ha fatto è quanto meno ragionevole una critica libera e indipendente da parte di chi non condivide la decisione, a meno che il Presidente della Repubblica non sia toccato dall'infallibilità papale.
Infine speriamo che la Consulta deciderà nel merito in maniera definitiva.
Resta il fatto che, a mio modesto parere, Giannini e la Repubblica (i Berselli, i Ceccarelli, i Gad Lerner..) continuano a gettare fango su una fetta importante della popolazione italiana che non ci sta all'uso esclusivo del Parlamento per mere questioni personali.
Questo non è terrorismo giustizialista ma buon senso civile e democratico.
Sempre per Lia G. delle 12,19 con riferimento al lodo.
RispondiEliminaI Costituenti avevano previsto ben di più del lodo, nell'art. 68 Cost., poi modificato solo nel 1993.
Alcuni pensano che i tempi sono diversi e questo non giustificherebbe la reintroduzione dell'autorizzazione a procedere; altri la pensano diversamente.
E' solo una questione politica, non giuridica.
Se il Parlamento, con le maggioranze stabilite, la ripristinasse, nessuno potrebbe ipotizzare la violazione del diritto.
Potrebbe, tuttavia, dolersi "politicamente" di questa scelta.
Chissà perché mi viene sempre da pensare male e leggendo la notizia in trasparenza a me il motivo del rinvio era sembrato di ravvisarlo più in questo passaggio, che in altri...
RispondiElimina"Un organo che, ha precisato, ha funzioni ''di vigilanza dell'autonomia, dell'indipendenza'' ma che concorre anche ''a formare proposte da destinare al governo sull'organizzazione giudiziaria e le attività ad essa connesse''."
Previsioni di scambio per un futuro molto prossimo.
Gentile redazione,
RispondiEliminanon credo che il problema sia soltanto la "violazione" del diritto, ma se, un diritto seppur approvato, sia ingiusto o no.
Perché viceversa, si arriva a gistificare le abnormità giuridiche.
Per fare un esempio(ma la storia ce ne ha consegnati tanti altri) "attuale", nel 1938, fu emanato "il Manifesto della razza umana"(o manifesto degli scienziati razzisti).Su questa linea si formulò il corpus legistativo del razzismo in Italia.
Che dire, era legge dello Stato e come tale doveva essere osservata. Ma era e rimane una legge razzista.
Francamente con tutta la buona volontà, non riesco a concepire ( perché così mi hanno insegnato gli studi giuridici) questa netta separazione tra la questione politica e la legge. Quest'ultima, non è ( o dovrebbe ) essere attenta alle istanze che provengono dalla società (che è polis)e ai cambiamenti della stessa? Il diritto non è un corpus "neutrale" o pura esteriorità. Non è tutela di pochi, ma giurisdizione "civile" che ha nello Stato il suo garante.
"Ridefinire un diritto giusto implica necessariamente che si ridefinisca un (o i) diritto(diritti) indiviuali corrispondente/ti a persone reali, donne e uomini. Nella prospettiva di un tale diritto l'autorità civile diventa servizio e non potere..." (Irigaray).
E a proposito di potere, l'"autorevole" Travaglio, dà notizia dell'atto di citazione di Schifani, avverso il primo depositato presso il tribunale di Torino, e la quantificazione dei presunti danni patrimoniali e non,in appena 1,3 milioni di euro.
Direi che l'effetto lodo, non si è fatto attendere.
Lia G.
Per Lia G elle 14,34.
RispondiEliminaConosce la posizione della redazione sul razzismo.
Esso viola alla radice il senso della convivenza civile; nè è la negazione.
Detto questo il "giusto" e l'"ingiusto" si determinano in base ad un parametro, di forma o di valore.
In democrazia i valori si affermano legalmente nel rispetto delle forme prestabilite e del principio di maggioranza.
Ecco perché bisogna sempre distingure il merito politico da quello giuridico.
Non possiamo definire ingiusto tutto ciò che non ci piace; ma si può agire democraticamente affinchè si cambi.
Per chi l'avesse dimenticato:
RispondiEliminaArticolo 3 della
Costituzione Italiana:
" Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese"
PER redazione
RispondiEliminaper me criticare signifca avere la libertà di dire che anche il Capo dello Stato sbaglia. Credo che il diritto di critica sia un diritto riconosciuto nel nostro paese ancora forse per poco tempo democratico.
Per masssimo giannini questo non deve accadere. Bisogna solo tacere e accettare passivamente tutto quello che ci viene propinato da questo lurido governo. Perché così si mantiene aperta per il Pd quella piccola fessura di dialogo con una maggioranza con cui a mio parere non si può dialogare. Contenti voi.
Mi auguro che Napolitano campi cent'anni perche' se cosi non fosse dopo di lui c'e' lo Schifani, io credo che Berlusconi non pensi che Napolitano arrivi alla fine del suo mandato e si sta' organizzando con l'aiuto del PD. Mettiamoci in testa che il nostro non e' piu' un paese democratico ,a LORO(destra e sinistra)di noi non gliene frega niente pensano solo ai loro particolarismi. Ho 52 anni e se potessi me ne andrei da questo paese, qui non c'e' futuro per i giovani e non c'e' speranza per quelli della mia eta'. LORO usano il paese per i loro affari e tolgono di mezzo chi sbarra loro la strada.
RispondiEliminaBuonasera.
RispondiEliminaGuardiamo al Presidente della Repubblica con rispetto. Rispettarlo però significa anche farlo partecipe della battaglia, di chi come me, ha il desiderio di preservare questa Democrazia e di tutelare la relativa Costituzione.
Dire che il Presidente ultimamente ha sonnecchiato, non deve scandalizzare, è la realtà. Molto peggiori sono i comportamenti di alcuni Ministri della Repubblica, che giurano sulla Costituzione, per poi deriderla ed aggirarla alla prima occasione. Bossi e Berlusconi ad esempio. Scontato? Sarebbe gravissimo non accorgersi e non parlare di questo Governo cialtrone e spregiudicato.
Ma ritorniamo al Presidente. I poteri lo limitano, e nessuno gli chiede il Colpo di Stato. Semplicemente il cittadino vorrebbe vedere il lui una figura che lo tutela, il massimo garante della Legge dello Stato e della buona politica. Approvare qualsiasi cosa non fa bene al paese, anche se la volta successiva non ci sarebbe la possibilità di fare altro se non accettare, firmando.
Io, e tanti come me, vogliono un Presidente della Repubblica dinamico, carismatico. Che partecipi a qualche celebrazione in meno, ma che dia qualche ceffone istituzionale in più.
Dobbiamo ritornare a scegliere noi i Parlamentari, i Presidenti, le alte cariche dello Stato. Noi, è nostra la sovranità. Il Parlamento ormai è il braccio armato dei partiti, che vi piazzano ormai chiunque, cocainomani, condannati, ignoranti, cialtroni. Non tutti certo, ma il cittadino sta venendo estromesso dalla vita istituzionale.
C'è rimasta la Magistratura, sempre più zoppa e priva di strumenti. Ora nemmeno la simpatia della gente l'aiuta a fare il proprio dovere. Napolitano, da presidente del Csm, la richiama all'ordine, invece di prenderne le difese in maniera ferrea.
Di certo le riforme sono necessarie, ma da qui a diventare priorità fondamentali, ce ne passa.
Qualcosa bolle in pentola, ma spero di sbagliarmi.
A presto.
Wil C - nonleggerlo.blogspot.com
benini piero, quello che tu dici io lo feci appena laureato. Vinsi un concorso , ma il posto fu assegnato a un raccomandato con molti meno punti di me. Decisi di non volere spendere il resto della mia vita in un paese di questo tipo ed emigrai. Questa fu la migliore decisione che presi in vita mia. Seguo le vicende italiane da lontano in quanto ho molti cari amici e parenti in Italia per i quali sono ora molto preoccupato. Dal punto di vista del sistema legale e governativo anglosassone quello che sta succedendo ora in Italia e' un'aberrazione inconcepibile. Mi spiace dirlo, ma di democratico in Italia non e' rimasto piu' niente.
RispondiEliminawil, ottimi commenti.
@JOE
RispondiEliminaGrazie Joe, quanto vorrei che la situazione fosse diversa. Cerco di scavare, e più scavo e più mi accorgo che la superficialità risparmierebbe molte cose.
Dopo anni, ne ho 25, in cui ho vissuto la politica con la sola lettura ed informazione, da poco ho deciso di scriverne. Ognuno di noi, per come può, deve impegnarsi al massimo per non lasciare andare alla deriva l'intero sistema.
Noi italiani sai quando esaltiamo le nostre capacità? Durante e dopo le crisi. Per una volta sarebbe bello leggerne i sintomi per tempo, e prevenire il lento sfacelo. Siamo incollati all'Europa, ma stiamo boccheggiando.
Proprio ieri ho partecipato ad una conferenza con Leoluca Orlando, ETICA E LEGALITA' ...
E' l'etica che sta venendo meno. Ho riassunto sul blog alcuni spunti che a mio parere sono stati buoni, al di la' della collocazione politica di Orlando (non sono mai stato tesserato, ne mi immedesimo in un partito).
Ti aspetto, e trascrivo un breve pensiero, dal blog:
"In nessun Paese Democraticamente Avanzato è vietata la partecipazione politica a Persone Condannate: nonostante ciò, l'Etica va in soccorso alla legislazione vigente, scoraggiando da un lato chi ha la Fedina Penale sporca a Candidarsi, e dall'altro il Cittadino ad eleggere taluni individui. Valori condivisi che funzionano alla perfezione, senza il bisogno di referendum o leggi".
Nel 90 % delle volte è il semplice comportamento del cittadino a creare a catena un sistema vincente, senza leggi su misura ...
Vorrei fare una domanda tecnica,
RispondiEliminaper gli addetti ai lavori.
Spero di formularla nel modo più giusto.
E' vero che il lodo potrà essere portato all'attenzione della Corte Costituzionale solo da un giudice ed esclusivamente nel caso in cui all'interno di un procedimento egli ne ravvisi l'incostituzionalità?
Caro Giannini, leggo e rileggo il Suo articolo “ l’ultimo insulto a Napolitano”. Non escludo che nella forma Lei abbia ragione ma dal punto di vista del cittadino le Sue tesi mi terrorizzano: una cosa è giusta - Lei dice - se rispetta le procedure e la ribellione ad essa è considerata impropria quando non addirittura criminale. Ho sempre avuto una grande stima nei Suoi confronti ma questa proprio non gliela posso lasciar passare! Veniamo ai fatti: Lei sostiene che è improprio e lascia addirittura trapelare che sia criminoso, accusare Napolitano di non essersi opposto ai criminali - quelli sì criminali - progetti immunitari della Banda Berlusconi. Non sta al Presidente della Repubblica giudicare se un provvedimento è o non è costituzionale. Spetta alla Consulta. La Consulta non ci ha trovato nulla di incostituzionale e pertanto il Presidente era tenuto a sottoscrivere la legge che gli era stata presentata. Già: ma se la Consulta sbaglia? Chi ha l’ autorità di correggerla? Veniamo di nuovo al dunque: il cittadino, questo minuscolo e insignificante essere, questo inadeguato dettaglio della società, proprio perché insignificante e inadeguato, ama, nella sua modestia, le cose semplici e chiare. Ora: cosa c’è di più semplice e chiaro dell’ articolo 3 della nostra Costituzione là dove afferma che”tutti i cittadini sono uguali di fronte alla Legge? ....” Più semplice e più chiaro di così! Nessun fronzolo da azzeccagarbugli, nessuna possibilità di chiosa. I cittadini sono tutti, TUTTI, uguali di fronte alla Legge! Non c’è scritto da nessuna parte che quattro cittadini sono autorizzati a delinquere senza subirne le conseguenze. Questo, ne sono certo, il Presidente della Repubblica, lo sa perfettamente come lo so io, perché è semplice, chiaro ed elementare. Allora come cittadino, doveva rifiutarsi di avallare un così macroscopico attentato alla legalità. Come cittadino, non come Presidente della Repubblica. E se il comico, il satiro, il tribuno insorgono, ciascuno con i propri mezzi per ricordargli i suoi doveri di cittadino il Presidente non subisce un insulto, ma un invito - senza i se e senza i ma veltroniani - ad affrontare i mascalzoni che lo circondano e a rispedirne le malefatte al mittente. Con immutata considerazione RO MARCENARO che La invita a seguirlo su www.asinaro.it
RispondiEliminaPer Cinzia delle 2,08.
RispondiEliminaSi, soltanto un giudice nel corso di un processo può adire la Corte costituzionale se sospetta dell'illegittimità di una legge.
In tutta questa forzatura voluta da Berlusconi l'unica cosa positiva è stata quell'emendamento che consente di utilizzare soltanto una volta l'immunità e che ne impedisce la reiterazione in caso di mutamento di ruolo istituzionale.
RispondiEliminaNel senso, come avevo a modo mio letto fra le righe:
Se il Presidente si fosse rifiutato la seconda volta di firmare avrebbe dovuto dimettersi e quindi questa maggioranza avrebbe potuto anche votare Berlusconi come Presidente della Repubblica.Sua massima personalissima aspirazione.
Voglio precisare che non sono mai stata di sinistra ma nemmeno di questa destra e non ho votato.
Questa spregiudicatezza di esercizio di potere non è la forma di gestione di una repubblica democratica.
Questi sono i mezzi adoperati dalla grandi imprese che mirano unicamente al maggior utile con i minori costi.
Questa repubblica italiana è fondata sul sacrificio individuale del popolo italiano e principalmente del sacrificio di tante famiglie: Un sacrificio perennemente in perdita perchè sopperisce alle tante carenze strutturali di questa nazione ormai governata da imprenditori che mirano anzi aumentano tutti i giorni il loro capitale.
Mettiamoci d'accordo, o siamo tutti degli inetti, che nell'arco della vita dopo aver lavorato e tirato su famiglie siamo riusciti magari ad acquistare una piccola casa a fronte delle "capacità straordinarie" di uno solo che potendo con leggi varate nell'interesse dei suoi interessi ha scippato all'intera nazione la redistribuzione dei benenfici necessari all'andamento democratico. E non lasciamoci confondere dal debito pubblico. Non sono le nostre mancate pretese di cittadini ma la enorme truffa perpetrata in danno dei cittadini a favore della politica. Ogni regione d'Italia ha scippato sperperato e favorito ingentissime somme e finanziamenti europei per foraggiare iniziative non certamente rivolte all'interesse generale.
A quanto pare il nostro primo nemico è la politica in sè come si è andata formando. Alimenta soltanto sè stessa e ne aumenta i privilegi nonostante la crisi che sia mondiale o nazionale.Stipendi d'oro pensioni d'oro eccetera.
Se trent'anni fa questa voce di spesa, male necessario, era marginale adesso credo che sia divenuta maggioritaria e insostenibile.
Quale rimedio?
Alessandra
A chi invoca che il Presidente della Repubblica segua la "piazza", suggerisco la lettura di questa istruttiva intervista al Ministro Frattini:
RispondiEliminahttp://quotidianonet.ilsole24ore.com/politica/2008/07/28/107560-frattini_costretti_governare.shtml
Eccone uno stralcio significativo.
A proposito di immigrazione, c’è chi giudica esorbitante lo ‘stato di emergenza nazionale’...
«Vedo, ma vedo anche che l’ultimo sondaggio di Sky Tg24 dice che l’80 per cento degli italiani è d’accordo. A spaventare è forse la dizione ‘stato di emergenza’, ma vorrei fosse chiaro che l’obiettivo è solo quello di affrontare con efficacia i nuovi arrivi e combattere con fermezza i criminali che li gestiscono. Di leggi speciali non ne abbiamo fatte né ne faremo».
Bastano quelle attuali?
«Bastano le norme previste dal pacchetto sicurezza, ma è vitale che siano applicate per intero».
Perché lo dice?
«Perché abbiamo ad esempio stabilito che chi è riconosciuto responsabile di tratta degli esseri umani debba essere punito al pari dei mafiosi, ma ci sono magistrati, evidentemente compiacenti nei confronti degli scafisti, che si ostinano a non voler applicare la norma».
Sono d'accordo con la Redazione.
RispondiEliminaIn effetti relativamente alla funzione di controllo preventivo da parte del Presidente della Repubblica in materia di costituzionalità di leggi e decreti non esistono posizioni univoche anche in dottrina, e continuano pertanto a sussistere numerosi dubbi, anche perché sostanzialmente ogni Presidente si è comportato, sia pure nei limiti dettati dalla Costituzione (art. 74 e 87), alla sua maniera. Non mi risulta che un Presidente della Repubblica abbia mai negato al Governo l'autorizzazione a presentare alle Camere un disegno di legge come si sarebbe preteso dal Presidente Napolitano.
Se qualcuno è in grado di smentirmi, sarò lieta di ricredermi. Il Presidente ha l'obbligo costituzionale di promulgare una legge, gli compete solo la facoltà di veto sospensivo ( ossia il rinvio), che tutti i Presidenti hanno sempre usato con grande parsimonia (a mio avviso correttamente).Mi pare che in questo frangente i mezzi di informazione, soprattutto dell'opposizione (fatta eccezione per qualche lodevole eccezione, come questo articolo), non abbiano reso un buon servizio nel banalizzare simili problematiche, di non facile risoluzione perfino per gli addetti ai lavori. La questione non è appurare se l'estensore dell'articolo sia un entusiasta sostenitore di Veltroni. Si tratta di capire cosa può, per dettato costituzionale, fare o non fare il nostro Presidente. Promuovere la disaffezione dei cittadini alle istituzioni, suscitare ad arte lo scontro violento fra istituzioni inasprendo il clima politico non giova a nessuno, non è mai una buona e responsabile politica.
Il Presidente della Repubblica deve essere super partes, ha il compito di mediare, non può agire al di là dei limiti del dettato costituzionale, non può far trasparire le proprie opinioni politiche né agire per favorire questa o quella parte politica. Non è questa la natura del suo delicato incarico. La critica è legittima, per carità, ma deve anche essere rispettosa e mossa essendo ben informati su quelli che sono i limiti dettati dalla Costituzione all'operato del Presidente della Repubblica. Che poi possa non piacere è un altro discorso.
Cordiali saluti a tutti,
Paola
Un'altra domanda, conseguente alla precedente.
RispondiEliminaMa come è possibile che si ponga questa eventualità se i processi riguardanti le figure previste dal lodo vengono congelati?
Mi potreste fare un esempio?
Nella mia ignoranza penso che ad esempio l'articolo di Travaglio apparso sabato sull'unità
(http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/)
espone con estrema chiarezza attraverso la sua vicenda con Schifani, il conflitto e l'iniqua disparità di trattamento che genera tale norma, ma non so se sia sufficiente dal punto di vista giuridico per un'impugnazione.
Certo che, "...magistrati compiacenti con gli scafisti, che si ostinano a non voler applicare la norma.", è proprio grossa, così grossa che non merita commenti!
La sospensione deve essere dichiarata con un provvedimento del giudice; nel farlo egli può sollevare la questione di costituzionalità che, a sua volta, sospende in ogni caso il processo sino alla pronuncia della Consulta.
RispondiEliminaSpero di contribuire ad arricchire il dibattito citando alcuni passi dello scritto del prof. Riccardo Guastini "Teoria e ideologia della funzione presidenziale", che contraddicono quanto da me asserito nel mio intervento precedente.
RispondiEliminaLo scritto è consultabile integralmente presso il link:
http://www.associazionedeicostituzionalisti.it/dottrina/organizzazionestato/guastini.html
[…]le norme costituzionali, e ancor più le tesi dogmatiche (stante il loro contenuto normativo), non possono essere “confermate” – e neppure infirmate, beninteso – dalla “prassi”. Teniamo ben distinti il Sein e il Sollen, perbacco: l’evasione fiscale, tanto per dire, non smentisce le leggi tributarie, e il pagamento delle imposte non le conferma. Che i presidenti della Repubblica si siano per lo più comportati in un dato modo non implica che ne abbiano l’obbligo. A meno di ipotizzare che si sia formata una consuetudine “praeter (se non contra) constitutionem”, il cui accertamento sarebbe assai problematico, a causa della intrinseca evanescenza dei fenomeni consuetudinari (specie in materia costituzionale), e la cui ammissibilità sarebbe comunque discutibile in punto di diritto[…]
[…](iv) Che il Presidente della Repubblica non possa ostacolare il Governo nell’attuazione del suo programma politico, né imporre al Governo un indirizzo politico suo proprio, è tesi dogmatica (discende dalla dogmatica del governo parlamentare), priva di qualsivoglia fondamento testuale in costituzione. Pare al contrario che il potere presidenziale di autorizzare o non autorizzare la presentazione alle Camere dei disegni di legge governativi sia uno strumento potente nelle sue mani per interferire – in negativo ma, indirettamente, anche in positivo – nell’indirizzo politico governativo.
Che il Presidente possa negare l’autorizzazione solo per ragioni di legittimità costituzionale è una pura invenzione dottrinale.
(v) Il Presidente della Repubblica, si usa dire, emana (tutti) i decreti del Governo. Ma l’espressione “emanare decreti del Governo” è equivoca e destinata a trarre in inganno, tra l’altro a causa della apparente simmetria tra promulgazione delle leggi ed emanazione dei decreti (“del Governo”). Il fatto è che la simmetria è, per l’appunto, solo apparente.
Le leggi sono atti del Parlamento (non certo del Presidente), e il Presidente, generalmente parlando, ha l’obbligo di promulgarle perché così espressamente statuisce la costituzione. Per contro, tecnicamente parlando, i cosiddetti decreti “del Governo” sono precisamente atti del Presidente stesso, ancorché deliberati nel loro contenuto dal Consiglio dei ministri, e non è sostenibile che il Presidente abbia l’obbligo di decretare in assenza di qualsivoglia norma costituzionale che glielo imponga (proprio come non sarebbe sostenibile che il Parlamento abbia l’obbligo di legiferare).
L’unico argomento che si può addurre in favore di una tesi siffatta è, al solito, un argomento squisitamente dogmatico, privo di basi testuali: la presunta neutralità politica del Presidente in quanto “garante della costituzione”.
(vi) Il Presidente della Repubblica, si diceva, ha l’obbligo di promulgare le leggi. Più precisamente, ha l’obbligo di promulgarle salvo che non intenda opporre il veto sospensivo; ed ha comunque l’obbligo di promulgarle allorché, avendo opposto il veto, le Camere le abbiano “approvate nuovamente”, ossia le abbiano riapprovate nell’identico testo. (Sulla stampa quotidiana aleggia persino l’idea fantasiosa che il Presidente abbia senz’altro l’obbligo di promulgare una legge già rinviata e riapprovata dalle Camere con modificazioni, come se si trattasse della “stessa” legge, e non di una legge “nuova”.)
Ma che il Presidente possa rinviare le leggi solo per ragioni di legittimità costituzionale – malgrado che il controllo di legittimità costituzionale competa non al Presidente, ma alla Corte costituzionale – non ha alcun fondamento, se non, di nuovo, la tesi dogmatica precostituita secondo cui il Presidente è “potere neutro”, incompetente ad esprimere un qualsivoglia indirizzo politico […]
Paola
Ringrazio la redazione per averci offerto spunti di riflessione sulla figura del presidente della repubblica.
RispondiEliminaE' importante ricordare quali sono i paletti al suo operato, anche se comprendo la frustrazione di chi avrebbe voluto in lui un argine all'approvazione del lodo Alfano.
Comunque sia non mi piace che la Repubblica si affretti a stigmatizzare Grillo, in quei termini.
Innanzitutto l'8 Luglio non si è trattato affatto di un "vaffa-day" ma di una manifestazione promossa da intellettuali e parlamentari che avevano a cuore il risveglio delle coscienze.
(giusto come inciso Grillo aveva in programma una sua manifestazione per il 25 Luglio ma non ha avuto i permessi dalla Questura di Roma)
Non mi piace che lo si definisca un Torquemada o che si parli di subcultura, che si cerchi di sminuire il suo contributo insomma.
Perchè non si ricordano di sostenere le sue battaglie quando invece parla di morti bianche, dell'incremento di tumori nei bambini rispetto alla media europea, delle torture di Bolzaneto, delle conseguenze del Trattato di Lisbona? E mi sono limitata solo agli ultimi argomenti trattati sul suo blog...
Ci si ricorda solo di criticare le sue scorrettezze - a ragione, sono la prima a trovarlo spesso discutibile - ma mai di apprezzare gli stimoli e l'impulso al dibattito che arrivano dal suo blog, per tanti cittadini.
Ed etichettarli come grillisti o militanti del "vaffa" è un triste modo per sminuire anche loro...
Ringraziamo Paola per averci segnalato l'interessante contributo del Prof. Guastini.
RispondiEliminaBene, a seguire la sua tesi avremmo risolto tutti i nostri problemi.
Oppure no.
Dipende da chi incarna, in un dato momento storico, il ruolo di Presidente della Repubblica.
Direi che la tesi, se praticata, aumenterebbe il lavoro della Consulta non tanto nella materia dei giudizi sulla costituzionalità delle leggi, ma in quella del conflitto tra i poteri dello Stato. Con una inevitabile paralisi del sistema.
Mi riconosco molto nella direzione in cui è andata questa discussione verso la fine, ma vorrei comunque sottolineare 2 cose:
RispondiElimina1- se anche la Consulta dovesse incrementare il suo lavoro per giudcicare dei conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato, pur se difficoltosa, ritengo si tratti di una situazione che non può fare altro che bene.
Mi spiego: se tutte le forze politiche, le istituzioni e gli organi dello Stato lavorassero con onestà, probità morale, pensando al bene del Paese e non ai propri interessi e via dicendo, sarei d'accordo nel ritenere inutile e dannoso il "muro contro muro" che costringerebbe la Consulta a fare gli straordinari (magari ha già tante altre cose più importanti da risolvere).
Ma se il "muro contro muro" è l'unica arma che resta a quella parte di istituzioni che ancora speriamo, crediamo oneste ecc. (in questa parte inserisco Napolitano) per scongiurare attacchi autoritari da parte di chi ha volutamente "frainteso" i propri compiti istituzionali, beh, che sia! Non vorrei che un giorno i nostri discendenti si ritrovassero di nuovo a studiare sui libri di scuola che in questo periodo si poteva fermare lo sfacelo, ma non c'è stata abbastanza forza, coscienza, volontà. Quest'onta ce l'abbiamo già sulla nostra storia, di quante lezioni abbiamo bisogno?
2- sull'intervista al Ministro Frattini riportata in stralcio:
a parte il fatto che sarebbe ora di finirla con questi sondaggi perché:
a- vorrei proprio vederli i dati di tutti questi sondaggi, ognuno ne ha un tot nel cassetto che contraddicono i sondaggi degli altri;
b- io ci ho lavorato per i "sondaggisti" e so come funzionano: su campioni estremamente ridotti (tipo 2-300 persone, quando sono bravi ne coinvolgono 1000, e la percentuale poi si applica su 60 MILIONI di italiani!), anche ammesso che tutte le risposte siano date in maniera veritiera e con cognizione di causa;
inoltre chi mi sa spiegare che senso pratico abbia o che correttezza, coerenza ci sia nel dichiarare lo stato di emergenza sapendo di avere l'intenzione di non fare alcuna legge speciale per affrontarla, sapendo che ciò che serviva esisteva già (pacchetto sicurezza) e affermando che l'unica conseguenza è la maggiore "efficacia", cioè il fatto che le norme "siano applicate per intero"?
Che senso ha dire che si dichiara lo stato di emergenza per i clandestini se poi dichiariamo che la vera emergenza sono i "magistrati che si ostinano a non applicare la norma" (data per pacifica l'infondatezza dell'accusa)? Ma allora perseguiamo i magistrati che non fanno il loro dovere, e basta! O vogliamo dichiarare lo stato d'emergenza "magistratura" pur senza fare "leggi speciali", solo per essere più "efficaci" nei confronti di tali magistrati troppo "compiacenti"?
Silvia.
Per Tdf delle 14,29.
RispondiEliminaLa discussione non ha riguardato le posizioni espresse, in generale, da questo o da quello.
Essa riguardava, in concreto, se fosse giustificato attribuire al Presidente (un parte del)la responsabilità "politica" di una legge voluta dal Parlamento.
Riteniamo che le tesi non siano mai giuste o sbagliate a seconda dell'autore che le sostiene, ma in base agli argomenti che militano a loro favore e queli contrari.
Del resto, nell'aticolo che ha dato il via al dibattito, gli argomenti apparivano preponderanti sulla critica politica fine a sè stessa verso il movimento che è sceso in piazza l'8 luglio, rispetto al quale non serve a nessuno una nostra specifica presa di posizione.
L'obiettivo di discutere della questione "sostanziale" mi sembra sia stato avvicinato.
Per redazione: ma infatti io ho aperto il mio commento ringraziando per le riflessioni sulla figura del presidente della repubblica.
RispondiEliminaE ringrazierei anche il giornalista di Repubblica, che nella sostanza ha espresso concetti analoghi, se non fosse che li ha abbondantemente usati per sminuire la protesta dell'8 Luglio e il contributo di Grillo.
Avrebbe fatto meglio a criticarlo sul punto specifico e non allargarsi a giudizi più ampi.
Il problema è sia giuridico che politico.
RispondiEliminaSe il Presidente della Repubblica ha promulgato il "lodo Alfano" è perchè ha ritenuto che non vi fossero evidenti profili di incostituzionalità.
Scelta discrezionale e giuridicamente ineccepibile.
Però, il singolo cittadino - l'opinione pubblica - ben può criticare tale scelta. E ritenere, come hanno fatto cento costituzionalisti - sappiamo bene che non sono tutti i costituzionalisti italiani... -, che tale legge ordinaria "solleva insuperabili perplessità di legittimità costituzionale...".
In tal modo - da comuni cittadini - speravamo che il Capo dello Stato chiedesse alle Camere una nuova deliberazione e motivasse i profili di incostituzionalità della legge.
Cosa che non è avvenuta. Comportamento ineccepibile ma criticabile.
Però, in tale vicenda vi è anche il risvolto politico.
Se il Presidente della Repubblica avesse rispedito al mittente la legge e avesse indicato con chiarezza i profili di incostituzionalità avrebbe messo la maggioranza di fronte a un dilemma non facilmente risolvibile e messo in primo piano il fatto che tale legge era stata confezionata per difendere (salvare) uno solo dei quattro cittadini immuni.
Se il Parlamento - la maggioranza -avesse approvato nuovamente la legge senza apportare nessuna modifica al Capo dello Stato non restava altro da fare che promulgarla. Però si sarebbe affacciato in tutta la sua evidenza per la seconda volta il profilo politico: quello di doversi giustificare di fronte all'opinione pubblica e spiegare perchè con tanta urgenza e tracotanza si voleva approvare una legge incostituzionale. Senza contare, poi, il conseguente inasprimento del conflitto tra poteri Istituzionali.
Allora è stato meglio promulgare la legge così com'è. Sarà poi la Corte Costituzionale - se e quando gli sarà rimessa la legge a seguito di una sollevata eccezione di incostituzionalità ritenuta fondata - a dover decidere sulla legittimità costituzionale della legge.
Possiamo dire, in fine, che il ruolo del Presidente della Repubblica è davvero delicato. Speriamo solo che in futuro possa essere ricoperto da persone equilibrate e degne!
P.S. L'articolo di Giannini non mi è piaciuto per niente.
Per Vittorio Ferraro dele 17,30.
RispondiEliminaL'articolo non è stato pubblicato perché esso piace alla redazione o debba piacere ai nostri lettori, del cui senso critico siamo convinti.
E' solo uno strumento per avviare una discussione e confrontarci sui temi all'attenzione generale.
Le sue riflessioni sulla delicatezza del ruolo presidenziale sono profondamente fondate.
Riporto qualche informazione e passo a formulare le mie considerazioni, scusandomi per la lunghezza:
RispondiElimina(1) Premetto che il confronto per qualità e quantità tra l'appello dei "100 costituzionalisti" e la risposta "dei 36" non sembra lasciare dubbi; so bene però che questa non è un argomentazione e passo al fatto.
Ho ascoltato qualche settimana fa su RadioPopolare un dibattito sull'argomento tra Alessandro Paci (dei 100) e Annibale Marini (primo firmatario dei 36): ritengo di non aver sentito da parte di Marini nessuna argomentazione nel merito ma solo la rivendicazione formale di poter avere un'idea diversa.
L'impressione era di sentir parlare un politico e non un preseidente emerito della Corte.
(2) Il 10 luglio scorso ho assistito a Milano ad un dibattito con Valerio Onida e Gustavo Zagrebelsky; quest'ultimo a proposito della sentenza del 2004 ha detto testualmente:
Nel 2004 la Corte Costituzionale si è pronunziata: quando è stata licenziata la sentanza eravamo contenti (del dispositivo) ma rileggendola ora ... [ Zagrebelsky ha lasciata incompiuta la frase ] La sentenza ha bocciato la legge per argomenti "marginali" ma non ha ritenuto di mettere in campo il mega-argomento. Comunque quella sentenza non ha minimamente dato via libera alla modifica con legge ordinaria [ E nella replica ha ribadito: ] La sentenza della Corte è stata tormentata e si è trovato quel terreno minimalista ....
Io capisco: anche la Corte quando si ritrova una patata bollente tra le mani fa uso del "mestiere".
(3) Napolitano ha ribadito oggi: "Il Lodo è stato promulgato nel modo più meditato e motivato ... indipendentemente da sollecitazioni in qualsiasi senso ... Ogni altro giudizio appartiene alla politica e non può coinvolgere o chiamare il causa il presidente della Repubblica. Si stia attenti, da parte di tutti a doverose distinzioni di posizioni e di ruoli.
Le considerazioni:
(A) Il Presidente dovrebbe "garantire il rispetto del dettato costituzionale" anche se, come noto, può rinviare una legge al Parlamento solo una volta. Beh, se lo fa almeno si salva l'anima (e casomai fa bella figura); dopo le dichiarazioni odierne se con Napolitano in carica la Corte boccia il lodo non oso pensare cosa potranno dire Grillo o la Guzzanti ...
(B) Ho visto uno spettacolo di Grillo (è bravissimo) e ho seguito qualche sua polemica ma anche le critiche "strutturali" (i legami societari, i compensi); certo non è il mio leader e - con la scelta del 25 aprile per l'iniziativa - penso si sia guadagnato un posto all'inferno.
E' ovvio che fa politica: riempie quel famoso vuoto che tutti i politici di professione giurano che non esiste.
(C) L'articolo di Giannini è viscido e presuntuoso quanto Grillo è "forsennato" e Di Pietro "disnvolto e irresponsabile". Ma questa è polemica; ben più grave è la sostanza (schizofrenica) contenuta nel secondo paragrafo ("L'offensiva è partita con il vaffa-day grillista ..."); le leggi-canaglia sono giustamente chiamate così, ma se fanno ombra a Veltroni e Napolitano diventano un "pretesto" !
(D) La pubblicazione dell'articolo senza commenti mi ha incuriosito e ho dato una scorsa ai commenti e soprattutto alle risposte della Redazione per cercare di capirne l'atteggiamento (solo poco fa appare che è "uno strumento per avviare una discussione e confrontarci" e che "le sue riflessioni sulla delicatezza del ruolo presidenziale sono profondamente fondate").
Chiedo, se possibile, un outing più chiaro; in particolare sul (presunto) conflitto tra sostanza e forme della protesta/critica e sulla "delicatezza" del ruolo presidenziale (a me sembra che Napolitano entri nella polemica politica in continuazione e senza remore - anticipazioni di future Repubbliche ?).
Perfetto.
RispondiEliminaQuello che dice Vittorio Ferraro lo condivido a pieno, ma vogliamo valutare la dura nuda e cruda realtà dei fatti. Gli italiani, a maggioranza e non direi relativa anche se non oceanica, hanno votato lui e gli credono. Chi lo ha votato di riflesso (alleati assimilati e non), lo tollera e comunque in sostanza lo approva.
Crediamo davvero che il popolo (chiamiamolo così) abbia acquistato una tale diffusa sensibilità politica da creare dissenso?
Quelli di piazza Navona, e includo anche chi non c’era fisicamente ma solo idealmente, sono una tragica minoranza (addirittura in conflitto sulle forme e le opportunità d’espressione), che non per questo deve sottovalutarsi o farsi da parte, ma l’incisività che può avere sulle azioni di governo, non essendo appoggiata neanche da una sostanziosa e sostanziale opposizione in parlamento, conta come il due di coppe quando regna bastoni!
Elementare ma chiaro.
Sono passati solo tre mesi dalle elezioni,
forse a gente come me e Voi sembrano secoli di buio per la loro intensità, ma sono solo tre, miseri e sconsolanti mesi (sob!).
Ora, mediaticamente avrebbero avuto uno spazio sconfinato per dire tutto e il contrario di tutto e, sia ben chiaro, non per giustificarsi perché non sentono affatto di doversi giustificare, ma semplicemente per martellare la solita semplicistica e popolarmente accettata tesi che chi governa ha bisogno di pace e non può stare a perdere tempo nelle aule di tribunale dietro a magistrati faziosi e psicologicamente deviati.
Ed è inutile che ce lo neghiamo, ancora funziona la storiella. Vuoi perché chi deve preoccuparsi di arrivare alla fine della giornata ha la vista corta, vuoi perché altri per ignoranza, ingenuità, manipolazione mediatica ci credono davvero.
Non solo, c'è di più (qui oramai ogni eventualità porta in sé un'insidia) con quel manipolo di avvocati rampanti dalle menti diaboliche che è parte fondamentale della struttura, avrebbero anche trovato il tempo di migliorarlo. Ciò che è stato fatto in fretta e furia (e sappiamo il perché), avrebbe avuto una concessione di proroga per essere affinato e si può intuire che se al peggio non v’è fine, figuriamoci al meglio del peggio.
Mi sono un po’ contorta, lo so, ma spero di essere comunque riuscita a manifestare il succo.
"Allora", vengo alla Sua ultima affermazione
“…è stato meglio promulgare la legge così com'è. Sarà poi la Corte Costituzionale - se e quando” [e succederà per forza, statene certi] “gli sarà rimessa la legge a seguito di una sollevata eccezione di incostituzionalità ritenuta fondata - a dover decidere sulla sua legittimità costituzionale” aggiungo io, in via definitiva.
Punto.
E se esiste un dio della giustizia… che ce la mandi buona d’incontrare, come lo definisce Scarpinato, un giudice dalla schiena dritta.
E l’articolo di Giannini pare proprio che non sia piaciuto a nessuno, almeno di noi.
Siamo una bella comunità, mi appago sempre più del piacere di essere in Vostra compagnia.
Scusate se intervengo in maniera molto sintetica e, dunque, inevitabilmente rozza. Ma non riesco a resistere alla tentazione, anche se sono in vacanza e mi connetto solo saltuariamente.
RispondiEliminaVoglio condividere, in particolare, due dei commenti che ho letto (senza nulla togliere, ovviamente, a tutti gli altri che esprimono idee simili).
Il primo è quello di Vittorio Ferraro del 28 luglio alle 17.30. Anche a me, come a lui, l’articolo di Giannini “non è piaciuto per niente”. Ma proprio per niente.
E’ un articolo nel quale il richiamo al rispetto delle istituzioni è solo un alibi per fare politica. E fare un tipo di politica che a me appare veramente pessima, perché consiste nell’etichettare come “eccessive”, “estremiste”, “indebite” forme di manifestazione della critica e della opposizione che sono più che legittime.
In ipotesi (e NON STO PRENDENDO POSIZIONE IN TAL SENSO) non condivisibili, ma di certo più che legittime e, in questi tempi di “scomparsa dell’opposizione”, preziose.
Questo “prendere le distanze”, questo essere contentissimi di trovare qualcosa su cui dare ragione a chi sta minando sempre più irreversibilmente la democrazia, questo sognare il dialogo con chi non dialoga mi ricorda gli studi di Hannah Arendt e le riflessioni di Simone Veil sulle dinamiche oppressori/oppressi al tempo del nazismo.
E poi, restando al buon senso e alla banale evidenza dei fatti: ma definire “estremisti” i manifestanti di piazza Navona, non è un’opera di inaudita mistificazione lessicale, intellettuale e morale?
Ma se quello è “estremismo”, allora dobbiamo rivedere vocabolari e libri di storia.
E definire quello “estremismo” non significa squilibrare completamente il piano di ogni possibile analisi e di ogni possibile discussione?
E fare questo non è operazione profondamente e violentemente antidemocratica?
Il secondo commento che voglio condividere è quello di Paola del 28 luglio alle 14.01.
Di quel commento condivido integralmente, parola per parola, le considerazioni tecniche del prof. Guastini, alle quali interamente rinvio.
Concludo dicendo che non voglio esprimere opinioni personali sul Presidente Napolitano, che ha, nel Suo ruolo, tutto il mio rispetto. Ma credo sia deontologicamente possibile anche a un magistrato opinare che il Presidente della Repubblica (non questo o quello, ma chiunque), diversamente da ciò che si sosteneva dei re, non è una persona “sacra” o assistita da particolari grazie o doni sopranaturali.
E’ un uomo come tutti gli altri. Commette errori come tutti gli altri. E’ pienamente democratico discutere del suo operato e, se lo si ritiene, criticarlo. Senza che questo debba o possa suscitare falsi e opportunistici sdegni.
Non voglio prendere posizione nel merito sul se abbia fatto bene o no a firmare la legge qui in discussione.
Sono convinto che, così come è possibile che abbia, in ipotesi (e NON STO PRENDENDO POSIZIONE in tal senso), fatto bene a firmarla, poteva benissimo non firmarla e chiedere alle Camere di confermare la loro intenzione di vararla.
Credo che sia bene che anche il Presidente della Repubblica, come ognuno di noi, mantenga le proprie responsabilità e, nel caso di specie, mi pare che sostenere che si trattasse di atto dovuto, lo sottragga pericolosamente a quelle responsabilità.
Ha firmato. Punto.
Si può legittimamente opinare che fosse giusto o no farlo.
Mi sembrano pericolosissime per la democrazia le tesi di Giannini (e devo dire che “tesi” con riferimento a un articolo “politicante” è forse parola eccessiva).
Felice Lima
...Il webcoso non ha resistito al richiamo degli internauti.
RispondiEliminaPiacere di sentirLa e di averLa tra noi.
Vorrei condensare tutto il mio disgusto per l'articolo di Giannini, e il disagio per una certa -diciamo così- opacità che ha connotato la componente "Redazione" in questo post e nei relativi commenti, in un unico auspicio: che dio ci conservi Felice Lima!!!
RispondiEliminaImperdonabile avergli rovinato anche la vacanza, però in un attimo ha spazzato via le mie pesanti, fastidiosissime perplessità, e restituito il suo senso e il suo valore a questo altissimo, impagabile spazio di riflessione critica e scambio.
Ancora una volta, e più che mai: grazie.
siu
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RispondiEliminaA Siu (commento delle 7.06)
RispondiEliminaCarissima Siu,
intanto grazie dell’augurio di lunga vita :-)
Mi permetta, però, di dirLe che mi sembra ingiusto definire “opaca” la posizione della Redazione.
E non lo scrivo solo per rendere onore a chi tanto faticosamente si fa carico di rispondere alle osservazioni di tutti (attività che richiede moltissimo impegno di tempo e di attenzione), ma perché è evidente la chiarezza delle posizioni espresse. Condivisibili o meno. Ma siamo tutti d’accordo che ciò che ci preme qui è il dialogo argomentato e costruttivo e la Redazione di argomenti ne a offerti davvero tanti.
La Redazione ha posto un tema (fra l’altro, nel commento del 28 luglio alle 20.02, è stato chiarito che la pubblicazione di un articolo non significa necessariamente la sua condivisione) e lo ha sviluppato con coerenza e trasparente correttezza.
Peraltro, si tratta di un problema complesso, del quale io ho affrontato solo gli aspetti che mi stavano a cuore.
Molti altri ce ne sono.
Fra questi la pericolosità – in tutti i sensi – di un uso strumentale delle “piazze” e degli “umori del popolo”, sulla quale la Redazione ha richiamato l’attenzione con commenti che non sono stati riscontrati, ma che segnalano temi molto importanti.
Lei ringrazia me. Permetta a me i ringraziare – e di vero cuore – chi ha dato vita al dibattito che può leggere qui sopra e, con pazienza e grande eleganza, vi ha partecipato, rispettando le posizioni di tutti e facendo sì che un tema che a tanti sta bene trattare solo per slogan e buttare in caciara sia stato analizzato e discusso con molteplicità di vedute e ricchezza di contributi.
Devo confessarle che, avendo io un carattere un po’ “primario”, credo non sarei stato capace.
Credo sinceramente che ogni persona di buone intenzioni dia contributi preziosi alla vita comune.
Ognuno con il proprio carattere, con le proprie virtù e i propri omologhi difetti, il proprio modo di affrontare le situazioni, ecc.
Non sarebbe bello un mondo fatto solo da “focosi”; non sarebbe bello un mondo fatto solo da “riflessivi”; non sarebbe bello un mondo fatto solo da intellettuali, né solo da poeti, Né solo eccetera.
E’ bello un mondo così “complesso”, anche se questo lo rende a volte “complicato”.
Grazie ancora Siu (e grazie per altri Suoi preziosi commenti che hanno raggiunto il cuore di tanti). E grazie alla Redazione, che abbraccio con un affetto enorme.
A tutti mi permetto di dire: non è facile moderare un dibattito. E' molto più facile parteciparvi, perchè ognuno può difendere con libertà la propria tesi. Il moderatore non deve solo difendere le proprie tesi, ma creare le condizioni perchè tutte si possano esprimere. E' veramente "un lavoro"!
Felice Lima
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RispondiEliminaUna breve replica agli ultimi messaggi, compreso quello del Titolare, che presto rientrerà, con sollievo di molti.
RispondiEliminaUniquique suum.
Raffaele Simonetti ci informa che il prof. Zabgrebelski, pur soddisfatto del dispositivo della sentenza del 2004, lo è di meno della motivazione che ha concorso a scrivere.
Resta il fatto che le sentenze non sono soggette ad interpretazione autentica ma solo, eventualmente, a correzione di errore materiale se vi è stato.
Dire, oggi, che quella decisione era stata "molto tormentata" non fa che confermare la ragionevolezza dei dubbi proprio sul "mega-argomento".
Non si può, allora, vantare certezze sul "mega- argomento", a meno che la Corte Costituzionale non abbia minore autorevolezza del Presidente della Repubblica nella materia del sindacato di legittimità costituzionale della legge ordinaria, al punto che ciò che non ha potuto o voluto fare la prima sarebbe, invece, imposto al secondo. L'argomento, mi sembra, non stia in piedi.
L'indirizzo politico del Presidente della Repubblica.
La tesi del prof. Guastini (uno dei firmatari dell'appello dei 100) è scaricabile da internet.
Le otto pagine che la compendiano si concludono così: “Giugno 2008. Sperando che il Presidente Napolitano legga queste pagine.”.
Si tratta di una rispettabilissima, ma isolata, posizione dottrinaria che muove da un'analisi delle norme costituzionali di carattere prettamente logico-strutturale; il limite più evidente di tale teoria è quello di allontanare eccessivamente la titolarità dell'indirizzo politico dal corpo elettorale, visto che il Capo dello Stato è eletto dal Parlamento in seduta comune con maggioranze spesso molto più ampie della effettiva maggioranza politica e che la durata del mandato presidenziale (di sette anni) è più lunga di quella della legislatura (cinque anni).
La validità di una tesi scientifica, poi, non si misura con riferimento alla persona fisica (il Presidente Napolitano) cui essa è, in questa contingenza, riferita.
Essa deve valere sempre, chiunque rivesta la carica.
Senza voler usare concetti inappropriati, lascio alla comune capacità di analisi e di previsione l'enorme numero di problemi che la sua attuazione provocherebbe, a meno di non integrare detta teoria con un potere di “sfiducia” del Parlamento in seduta comune nei confronti del Presidente della Repubblica, ma questo potere proprio non c'è nella Costituzione.
In definitiva rientro tra coloro che annettono tutta la responsabilità politica del lodo Alfano alla sola maggioranza che lo ha approvato, senza se e senza ma. Alla stessa maggioranza sarà – ed in via esclusiva - addebitabile l'eventuale pronuncia d'incostituzionalità e non al Presidente della Repubblica che ha posto in essere un atto dovuto, forse anche per colpa dell'incerta e “tormentata” motivazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 24 del 2004.
La Redazione ha animato la discussione con grande equilibrio e dato a tutti la possibilità di esprimere il proprio pensiero in maniera civile ed argomentata. Trovo ingiuste ed estremamente ingenerose le riviste rivoltele, credo che diversi modi di affrontare un problema e differenti temperamenti fra i componenti della Redazione siano per noi solamente una ricchezza. Bisogna essere in grado di tollerare anche pareri diversi cercando di accogliere, qualora ve ne siano, le ragioni fondate proposte anche da chi sostiene una tesi contraria alla nostra. Relativamente alla questione in oggetto, io la penso fondamentalmente come la Redazione, ma ammetto che le ragioni avanzate da chi sostiene il contrario (ad es. il prof. Guastini, di cui ho citato lo scritto per correttezza intellettuale) sono di estremo interesse e sicuramente ben fondate, anche se pongono problematiche di carattere politico (oltre che di diritto) di non facile risoluzione, come giustamente ha fatto notare la Redazione.
RispondiEliminaLa verità è che, nell'ambito del diritto costituzionale, le questioni dei poteri presidenziali e dell'istituto del rinvio rappresentano problemi enormi, molto dibattuti proprio perché il dettato costituzionale lascia adito a diverse interpretazioni. Merito di questo dibattito, ottimente moderato dalla Redazione, che ringrazio, è stato consentire di far emergere tali problematiche al di là degli slogans politici.
Con rinnovata stima per la Redazione e per il Dott. Lima
Paola
Al PdR la costituzione attribuisce il compito di assicurare una tutela anticipata dei principi e valori riconosciuti nel testo costituzionale, attraverso un potere di veto sospensivo, superabile con una nuova deliberazione del Parlamento. Se tale potere non fosse riconosciuto, la legge già entrata in vigore potrebbe soltanto essere oggetto del sindacato della corte Costituzionale. Ma se si considerano le caratteristiche del giudizio di costituzionalità (che viene attivato nel corso di un giudizio o direttamente da organi dello Stato o delle Regione) si comprende bene come questa tutela successiva possa essere inadeguata o non attivarsi mai, con nocumento per il sistema giuridico nel suo complesso, il quale nei suoi aspetti formali potrebbe tradire i principi programmatici e i valori sanciti e riconosciuti dalla Costituzione.
RispondiEliminaTutto ciò per dire che il ruolo del Presidente della Repubblica, nonostante la visione assemblearista della democrazia che non da oggi in Italia alligna, nel corso del processo di produzione legislativa non è affatto marginale. Anzi ha un ruolo fondamentale nella tutela delle minoranza. In un certo senso democrazia sta a significare che nel processo decisionale il concorso delle minoranze è sempre tutelato. Ma il percorso di approvazione di una legge di tale portata, approvata in poco più di 2 settimane, la quale nella sua prima formulazione era già stata oggetto di una sonora bocciature da parte del Giudice delle Leggi, preclude qualsiasi dibattito e confronto con le minoranze.
Quando Giannini parla di “sovvertimento dei principi della sovranità parlamentare” non si capisce di cosa si stia parlando. Cos’è la “sovranità parlamentare”? Semplicemente un modo per impressionare il lettore (certo molto impressionabile). Un modo per suggestionarlo, così che si pensi che se il Presidente della Repubblica chiede una nuova deliberazione al Parlamento in relazione a rilievi motivati, ciò costituisce un atteggiamento sovversivo di principi della “sovranità parlamentare”, E aggiungerei: “questa sconosciuta”. Infatti la nostra costituzione, per chi l’avesse mai aperta, nel primo dei suoi “disposti” sancisce che la Sovranità (il potere supremo di governo) appartiene al popolo e non al parlamento. Considerando che la Sovranità indica il potere supremo di governo, essa non ammette “pari grado” (nelle argomentazioni di Giannini dovrebbe essere la sovranità parlamentare) ma solo “subordinate”. Quindi la Sovranità è unica e appartiene al popolo, si direbbe, per costituzione.
Sgombrato il campo dalle amenità terminologiche, rimane la sostanza di ciò che Giannini con quel termine intendeva richiamare: la sovranità sì appartiene al popolo, ma da esso è esercitata nelle forme e nei limiti (soprattutto nei limiti per Giannini) della Costituzione. Il popolo italiano esercita la Sovranità attraverso il modello della democrazia rappresentativa (che non è la sovranità parlamentare), in cui il parlamento è lo strumento della rappresentanza di una Sovranità che non ad esso appartiene, bensì al popolo. Come la Sovranità non appartiene né a Dio né al Re. Almeno nel nostro ordinamento repubblicano.
Ma che ci volete fare, non solo i girotondi sono estremisti, anche i cultori dell’assemblearismo. Peraltro, lo si dica chiaramente, i girotondi sono pericolosi, sono giochi estremi. Ricordo infatti che una volta vidi in televisione alcune donne che tenevano per mano bambini, che a loro volta tenevano per mano registi esistenzialisti e un po’ radical chic, che si spericolavano in un girotondo così arrabbiato e violento, pestando i piedi come muli da soma, che quasi facevano venir giù Palazzo Madama, oggetto del loro macabro rituale.
Sinceramente mi piacerebbe, e soprattutto mi divertirei a riconsiderare in chiave un po’ serie ed un po’ ironica le uscite davvero esilaranti di Giannini, ovvero dei suoi tentativi di dare del poco avveduto a chi non abbraccia la strategia del dialogo di Veltroni. Ma purtroppo è già notte fonda e domani devo lavorare. Mi limito quindi a rilevare che bisognerebbe spiegare (ma Giannini non sembra averlo capito) che Belusconi non vuole dialogare, come lo deve dire. La strategia del dialogo sembra il tipico caso dell’amante abbandonato, il quale continua a tenere aperta la porta del dialogo nell’illusoria speranza che non tutto sia peduto. Berlusconi non vuole il dialogo. Lui vuole fare ciò che dice lui. Ha fatto votare, dagli elettori di destra e non solo, i futuri parlamentari che lui voleva (cosa che probabilmente accadrà anche alla europee) proprio per fare ciò che più gli interessa. Non gli interessa il dialogo. Noi si può anche sbagliare tatticamente (i famosi svarioni tattici del Giannini, li ricordate?), ma l’errore strategico del dialogo risulta più esiziale per la tenuta del sistema democratico rappresentativo, che Berlusconi sta erodendo dal di dentro, lasciandone intatta la forma, ma alterando i meccanismi di funzionamento delle nostre istituzioni rappresentative, politiche e giurisdizionali. Si tratta di un golpe legale, di cui ho avuto modo di dare qualche spiegazione in altro post.
Tuttavia Giannini, ha in qualche modo ragione. Non per nulla è giornalista di (meritata) fama e ha contatti con il mondo politico e certe cose le sa. Io certe cose non le so. Perché non ho contatti con il mondo politico. Ma per fortuna, leggo il blog uguale per tutti, quello dei magistrati, nel quale apprendo molto. Infatti qualcuno, qualche intervento più sopra, ha portato alla mia mente un fatto di estremo interesse che non avevo colto. Ovvero la presunta strategia di Berlusconi di indebolire il Colle per sostituirsi a Napolitano. E per questo dunque che Giannini ci accusa di imperizia tattica? A mio avviso potrebbe essere. Purtroppo però costi quel che costi Berlusconi il Colle lo tenterà, perché Napolitano deve scendere prima che la legislatura giunga alla sua scadenza naturale. E’ il regalino di Mastella (che ha fatto cadere il governo Prodi per tempo) e di Cossiga (suo Mentore) agli amici di sempre: i comunisti. Se si vuole tentare di ostacolare l’ascesa dell’attuale Premier al Colle si devono mettere a nudo le incompatibilità profonde che la sua azione istituzionale manifesta rispetto al ruolo di tutela della costituzione che il Presidente della Repubblica esercita. Quale migliore occasione dell’irragionevole lodo?.
Come tutti sappiamo non sono io che considero irragionevole la legge in questione, basta leggere Tinti. Al quale, considerata l’irragionevolezza della legge (in particolare in riferimento all’art. 24 della costituzione, declinazione ulteriore del principio di uguaglianza) sarà sembrato ben strano che il Presidente della Repubblica dopo poco più di 2 settimane dalla presentazione del DDL Lodo abbia potuto promulgare la relativa legge a cuor leggero. Anche perché la legge è in palese contrasto con le norme costituzionali. E per capirlo basta prendere la più volte citata sentenza 24/2004 della corte e analizzare la legge approvata in ultima lettura al senato.
C’è da ricordare, non me ne voglia la redazione (la quale ringrazio per i numerosi interventi, non sempre da me condivisi, con i quali anima e dà sostanza al confronto delle posizioni), che la promulgazione di una legge particolarmente controversa come il Lodo, potrebbe mettere in difficoltà l’azione giurisdizionale della Consulta, che comunque avrebbe difficoltà a sconfessare del tutto una legge che ha superato il primo vaglio costituzionale della Presidenza della Repubblica.
Probabilmente per questo “la sentenza non si misura fino in fondo con il problema della natura extrafunzionale e privata dei reati cui il lodo fa da scudo, dicendo dove va corretto il lodo, ma non come debba essere corretto, cioè attraverso quale vettore normativo (una legge ordinaria o costituzionale?)”. La legge relativa al legittimo impedimento per le 4 cariche dello Stato (neanche le più alte ormai, considerata l’esclusione del Presidente della Consulta), quindi “una presunzione assoluta di legittimo impedimento processuale per status istituzionale rappresenta una impropria addizione, per via legislativa, al dettato costituzionale, il quale non disciplinando in merito al regime processuale dei reati extrafunzionali contestati ad un'alta carica va inteso - per ragioni sistematiche e per il loro carattere derogatorio del principio di eguaglianza davanti alla giurisdizione - come divieto di regimi speciali ulteriori a quelli dettati dagli artt.68, 90, 96 Cost”. La sentenza questi aspetti li richiama ma non li affronta. Infatti se effettivamente il lodo rappresentasse (come effettivamente a mio giudizio rappresenta) una illegittima espansione di precetti costituzionali previsti agli articolo 68, 90 e 96, perché la presidenza Ciampi non lo ha anticipato nel controllo di legittimità di propria competenza? E cos’ abbiamo una sentenza della Consulta che molti definiscono minimalista. Quello di Ciampi purtroppo è stato un precedente nefasto, che ha indotto Napolitano, a sbagliare nuovamente. A riprova del carattere di precedente assunto dalla Presidenza Ciampi, si consideri che il giorno dopo la manifestazioni dell’8 luglio da tutti denigrata, esce un bell’articolo sul Corriere.it con il seguente titolo “Napolitano firmerà il lodo: E’ una scelta obbligata”. E perché è una scelta obbligata? Ci chiediamo: “per diversi motivi” ci risponde l’articolo di Marzio Breda che ci spiega “la linea del Colle”. Innanzitutto – ci ricorda l’articolo - perché c’è un precedente: Ciampi, da Presidente della Repubblica, autorizzò il lodo Schifani/Maccanico. Primo motivo che obbliga Napolitano a promulgare la legge, così come fece Ciampi a suo tempo. Ma l’articolo non ci spiega cosa successe dopo la promulgazione della “legge impunità” da parte di Ciampi. Com’è notorio, a seguito della sua impugnazione di fronte alla Corte costituzionale da parte del tribunale di Milano, dove era imputato Berlusconi, la legge impunità (o meglio l’art. 1 di tale legge), come era facilmente prevedibile, fu dichiarata incostituzionale dalla Consulta con sentenza n. 24 del 2004. Quindi l’attuale Presidenza della Repubblica, visto che nel 2003 la Presidenza Ciampi autorizzò una legge incostituzionale, oggi è obbligata a fare lo stesso: autorizzare una legge incostituzionale. S’intende a tutela della Costituzione. Lo ammetto! Ho qualche difficoltà a comprendere la “politica moderna”. Fanno bene quelli del blog che non vogliono parlare dell’attualità politica. L’unico posto dove si dovrebbe parlare della nostra attualità politica è nello studio ovattato dello psichiatra.
Ricordiamo sempre che il ricorso al giudizio di legittimità costituzionale della Consulta è una tutela successiva della Costituzione. Infatti molte leggi fasciste hanno continuato ad operare nel nostro ordinamento proprio perché nessuno aveva richiesto il giudizio di costituzionalità della Consulta. Per questo il ruolo del Presidente della Repubblica è di notevole importanza sotto il profilo della valutazione di costituzionalità. Tuttavia il Presidente non è la Consulta, ha un ruolo politico di notevole rilievo (ciò è evidenziato da parte della dottrina, ma soprattutto dai fatti, si consideri il settennato di Scalfaro con i suoi governi). E quindi deve anche valutare i riflessi sulle istituzioni dei suoi atti. E così nell’ambito della propria discrezionalità politica il Presidente della Repubblica ha considerato che mettersi di traverso a quella legge fosse inopportuno. In quanto il parlamento e la magistratura erano sotto scatto, sotto sequestro, dalla norma blocca processi. Alla quale neanche l’attuale Presidente della Repubblica avrebbe acconsentito. Quindi piuttosto che richiedere una nuova deliberazione alle camere ha pensato di lasciar correre, solvo poi sentir dire al suo vice al CSM (il nostro immancabile Mancino) che è meglio confezionare una legge costituzionale altrimenti la Consulta rischia di sconfessare, come già fatto per Ciampi e il suo collaboratore Maccanico, anche il Presidente Napolitano. E lo farà. Però attenzione! La difesa di Berlusconi quando il tribunale di Milano impugnò la legge davanti la Consulta, sostenne che essendo incorsa già la sospensione del processo il Tribunale medesimo non aveva titolo ad adire, sul quel processo e su quella legge, la Consulta. Insomma, una volta promulgata la legge lodo Schifani/Maccanico da Ciampi, nessuno avrebbe più, di fatto, valutato la sua legittimità costituzionale. Fortunatamente la Consulta ha respinto la tesi. Ecco perché il ruolo del Presidente della Repubblica non è di facciata, ma sostanziale, se non si vuole cadere vittima della dittatura della maggioranza. Questi sono precedenti deleteri per la tenuta del nostro assetto costituzionale. Perché si fa finta di non capire e ci si trastulla con Grillo e le sue metafore graffianti o con il dipinto realista che il genio della Guzzanti propone in piazza.
Per quanto riguarda i rilievi di incostituzionalità alla legge, essi sono tanti, ve li espongo in modo non esaustivo indicando quelli considerati dalla sentenza 24/2004 ed in maiuscolo quelli che l’attuale lodo tenta di “aggirare”. Il nuovo Lodo per rispondere ai rilievi di incostituzionalità dovrebbe prevedere in particolare, e fatto salvo il ricorso all’assorbimento di ogni altro profilo di illegittimità costituzionale, i seguenti elementi:
1. allargamento della sospensione processuale a tutti i membri degli organi costituzionali interessati;
2. previsione di un meccanismo autorizzatorio subordinato ad una valutazione caso per caso;
3. RINUNCIABILITÀ ALLA SOSPENSIONE PROCESSUALE;
4. SUA DURATA TEMPORALE FINO ALLA SCADENZA DEL MANDATO ISTITUZIONALE (in risposta a tale elemento è stato presentato l’emendamento, successivamente approvato, del centro sinistra che però è stato limitato dall’eccezione prevista per il Premier, e qui mi fermo sapendo di non essere esaustivo);
5. POSSIBILITÀ PER LA PARTE CIVILE DI PROSEGUIRE L'AZIONE RISARCITORIA IN SEDE CIVILE INDIPENDENTEMENTE DALLA INTERRUZIONE DEL PROCESSO PENALE.
Di questi 5 elementi che la consulta richiede per potere considerare la legittimità costituzionale della legge (non considero l’istituto dell’assorbimento, che consente alla Corte di non sciogliere i nodi costituzionali di fondo della disciplina scrutinata nella sentenza 24) la normativa promulgata da Napolitano ne contiene 2, al massimo due e mezzo. E’ ictu oculi incostituzionale. La redazione potrà essere di altro avviso, ed è un avviso che non possiamo non tenere in considerazione; tuttavia noi si pensa altrimenti.
Si pensa che il Presidente della Repubblica avrebbe avuto la possibilità, considerata la struttura della disciplina ad Egli sottoposta, di frenare il corso troppo veloce di una legge al quanto controversa (per molti se non per tutti), le cui lacune costituzionali le vedrebbe anche un orbo. Tuttavia il Presidente ha valutato nel merito la propria azione istituzionale e non ha inteso approfondire le crepe che si stanno generando nel nostro sistema istituzionale. Legittimo! Ma qui sta il secondo sbaglio! Il primo è di fare passare una legge manifestamente incostituzionale, il secondo di non far leva sulla centralità della Carica di Presidente della repubblica in relazione all’equlibrio dei poteri costituzionali per determinare un argine contro l’azione incostituzionale, nella forma e nella sostanza, dell’attuale potere esecutivo, sostenuta da una maggioranza asservita ai desiderata del premier (dittatura della maggioranza).
Insomma se l’azione disgregatrice di Berlusconi non trova un argine travolgerà le istituzioni democratiche e rappresentative.
Per ultimo si presentano le situazioni che si sarebbero determinare in caso di riunvio:
- se il Presidente della Repubblica avesse richiesto una nuova deliberazione alle Camere avrebbe dovuto motivare tale richieste limitandosi a suggerire al Parlamento l’integrazione nel dispositivo di legge degli elementi, in precedenza presentati, richiesti dalla Consulta. Allora il Parlamento avrebbe potuto rispedire la legge al Colle senza alcun emendamento, il Presidente della Repubblica avrebbe avuto l’obbligo di promulgarla, ma la sua incostituzionalità sarebbe stata fin da subito evidente, in attesa della tutela successiva della Consulta;
- oppure il Parlamento avrebbe potuto accogliere parte dei rilievi, la norma sarebbe stata ancora incostituzionale, ma le motivazioni espresse dal Presidente della Repubblica sarebbero rimaste agli atti, a riprova dell’importanza del controllo di legittimità costituzionale effettuata dal Presidente, il quale peraltro avrebbe potuto nuovamente richiedere una nuova deliberazione alle Camere, in quanto Egli ha l’obbligo di promulgare quando la legge non è stata oggetto di emendamenti. Tuttavia è evidente che l’obiettivo politico della Presidenza non sarebbe dovuto essere il muro contro muro, bensì anticipare il giudizio di incostituzionalità della legge. Quindi una volta agli atti le motivazioni di incostituzionalità rilevati dalla Presidenza, anche se emendata parzialmente la seconda deliberazione del Parlamento, il Presidente avrebbe dovuto ritenere opportuno promulgarla;
- se i rilievi del Presidente fossero stati accolti in toto, la promulgazione sarebbe stato, solo in quel caso, un atto dovuto. E, se adita, la Consulta avrebbe potuto finalmente sciogliere i nodi di fondo della legittimità costituzionale della disciplina, tralasciando il ricorso all’istituto dell’assorbimento.
E con queste ultime considerazioni rispondo alla Redazione (delle 21,45 del 26) che chiede a Lia Gambino (delle 21,09) di spiegare “cortesemente quale effetto avrebbe prodotto un eventuale rinvio alle Camere del lodo Alfano diverso dall’inutile inasprimento dei rapporti tra il vertice dello Stato e la maggioranza politica del parlamento”.
Tante altre cose da rilevare ci sono, ma mi sembra di aver oltremodo provato la pazienza dei lettori/amici del blog (ovviamente includo la redazione senza la quale l’interessante dibattito non avrebbe avuto la profondità che ha). Approposito, l’articolo di Giannini è un po’ mistificatorio, dipinge una realtà caricaturale, in cui nessuno capace di giudizio critico può riconoscersi. E quindi mi unisco al coro di indignazione per un articolo che non è affatto all’altezza di un bravo ed equilibrato giornalista come Giannini. Pazienza manderemo giù anche questa.
Un abbraccio fraterno agli incursori vacanzieri e un saluto a tutti.
Silvio Liotta
E' la redazione a ringraziare chi ha animato la discussione.
RispondiEliminaPrende atto, peraltro, di non essersi accorta che l'Italia è già una repubblica presidenziale, con la sola singolarità che il Presidente non è indicato dagli elettori.
Ciò rende superfluo a chi vi mira di predisporre faticosi disegni di riforma costituzionale: basta arrivare alla più alta carica ( che assomma compiti di governo, legislativi e persino giurisdizionali sulla costituzionalità delle leggi, oltre a presiedere il CSM) ed il gioco è, definitivamente, fatto!
Ad averci pensato prima ...
Se per caso qualcuno avesse sentito il bisogno di un'ulteriore conferma della statura umana e morale, oltre che professionale, del dott. Lima, la sua risposta delle 9.42 al mio commento credo ne costituisca un'ennesima e ben più che rara espressione. Mi dichiaro touchée, perchè mi ha costretto a riflettere più a fondo sulla pubblicazione nel blog dell'articolo di Giannini e su alcuni aspetti della successiva discussione che io, istintivamente, non avevo colto, o forse (e peggio) avevo interpretato in senso partigianamente unidirezionale.
RispondiEliminaE qui entra in gioco un "carattere un po' "primario"" che sicuramente connota anche me, e che mi condiziona; lo stesso dicasi per "le proprie virtù e i propri omologhi difetti, il proprio modo di affrontare le situazioni, ecc." Ai tratti che, in questo ambito, mi caratterizzano credo vada ascritto il senso
-indubbio, inequivocabile- di disagio e difficoltà a rispecchiarmi che ho provato; con una certa sorpresa rispetto alla consueta e grosso modo piena adesione, di testa e di cuore, ai contenuti e al senso di questo blog, e che dio ci conservi pure lui.
Avevo anche buttato giù qualche riga, che poi ho cancellato senza inviarla, in cui dicevo che il blog mi sembrava improvvisamente passato in gestione ad un pompiere anziano, specificando peraltro subito di nutrire, da sempre, grandissima ammirazione per i vigili del fuoco, e di non essere esattamente giovane.
Adesso aggiungerei che (anche) di pompieri anziani (e spero si capisca cosa intendo) c'è bisogno, come forse mai prima.
Un caro saluto.
siu
@ Silvio Liotta,
RispondiEliminaCaro Silvio,
due postille al tuo intervento.
1) Nella nostra Costituzione in nessun articolo è scritto espressamente che al PdR spetti la funzione di preventivo vaglio costituzionale di leggi e decreti.
2) Riguardo al comportamento tenuto dal Presidente Ciampi in occasione dell'emanazione del Lodo Schifani-Maccanico, è interessante leggere la risposta che lo stesso Presidente, in occasione di una sua visita in Germania, diede a una studentessa che gliene domandava conto. Il Presidente della Repubblica ha precisato che, secondo la nostra Costituzione, “decisioni, valutazioni e giudizio di rispondenza delle leggi alla Costituzione competono alla Corte Costituzionale. Il Presidente della Repubblica solo in caso di manifesta non costituzionalità delle leggi rinvia quelle leggi al Parlamento, che può però riapprovarle, e in quel caso il Capo dello Stato è tenuto a promulgarle”.
Quindi il Capo dello Stato ha ritenuto la legge non manifestamente incostituzionale, rinviando poi al giudizio della Corte costituzionale la decisione sulla sua legittimità costituzionale, confortato peraltro dall'autorevole parere di ben che tre presidenti emeriti della Corte Costituzionale sui quattro chiamati dal Quirinale a darne una valutazione anticipata, (Casavola, Conso, Vassalli, da una parte, dall' altra il solo Elia).
Cordiali saluti
Volevo porre una domanda alla gentile redazione: oggi nell'intervista che l'onorevole Di Pietro ha rilasciato al quotidiano La Repubblica, si afferma che il presidente Napolitano ha accolto i rilievi della Consulta che non ha definito anti-costituzionale il lodo Alfano. Quindi non è la Consulta ma la Corte Costituzionale che deve pronunciarsi in ultima istanza?
RispondiEliminaGrazie per l'eventuale chiarimento.
Complimenti davvero per il blog che seguo spesso volentieri (anche se i commenti a volte diventano troppo lunghi...)
Gentile Elia Banelli delle 15,30, la Consulta e la Corte Costituzionale sono la stessa cosa; il primo è un sinonimo d'uso comune, tratto dal nome del palazzo romano che ospita il Giudice delle Leggi, edificio nel quale, un tempo, operava il Tribunale Ecclesiastico della Consulta ...
RispondiElimina"Ciò premesso, ritengo di dover formulare alcune osservazioni in merito alla compatibilità di talune disposizioni della legge in esame con la sentenza n.466/2002 della Corte Costituzionale”
RispondiEliminaCosì scrive il Presidente della Repubblica Ciampi che “Per i motivi innanzi illustrati, chiedo, alle Camere, a norma dell'articolo 74 primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge a me trasmessa il 5 dicembre 2003".
“Onorevoli parlamentari mi è stata sottoposta per la promulgazione la legge recante 'modifiche al codice di procedura penale' (legge Pecorella), in materia di inappellabilità delle sentenze di proscioglimento' approvata dalla Camera il 21 settembre 2005 e dal Senato il 12 gennaio 2006. Dopo accurata disamina ritengo di dover formulare alcune osservazioni di fondo che attengono alla costituzionalità di disposizioni contenute nel testo a me inviato”
Così legge di fronte al parlamento il presidente Ciampi che richiede la seconda deliberazione alle Camere in ordine alla c.d legge Pecorella.
All’art. 74 cost. non c’è scritto che il Presidente valuta la costituzionalità ma “Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione”. Il primo comma dell’art. 74 non dice che il rinvio deve essere fondato su valutazioni di legittimità costituzionale, ma ovviamente non lo esclude. Infatti lascia alla valutazione del Presidente un’ampia discrezionalità. Tuttavia nella prassi, per motivi non troppo complessi, il Presidente della repubblica si è trovato a richiedere la seconda deliberazione del Parlamento ed in particolare per rilievi di carattere costituzionale. Nel caso di Ciampi la legge Gasparri fu rinviata alle Camere perché incompatibile con alcune sentenza della Consulta. Infatti io ho sostenuto che l’attuale Lodo Alfano è incompatibile con la sentenza della Consulta 24/2004. Ne ho indicato le parti in cui tale incoerenza si mostra in modo chiaro e manifesto. L’argomentazione in ambito di diritto costituzionale è cosa assai complessa e per questo non intendo avere ragione, in quanto non sono neanche un tecnico, ma qualcosina l’ho studiata e sulla base di questo studio, molto limitato, esprimo mie considerazioni, ovviamente confortato da argomentazioni apprese su testi di diritto costituzionale e su paper di professori della materia, come qualcuno più erudito di me ha facilmente compreso leggendo le mie riflessioni. Allora perché la promulgazione di Ciampi del lodo Schifani/Meccanico è un precedente e invece il rinvio alle Camere della legge Gasparri e della legge Pecorella, basata su una valutazione di legittimità costituzionale, non deve esserlo?
Ho sostenuto che il Presidente della Repubblica non è tenuto necessariamente a richiedere la seconda deliberazione. Ho espressamente detto che è legittimo che Egli promulghi nonostante le controversie. Ho detto bensì che si tratta di un errore, in quanto ritengo il Lodo Alfano incoerente con la sentenza 24/2004, per le motivazioni espresse. Un errore tecnico che non facilita la pronunziazione di carattere giurisdizionale della Consulta. Ed un errore politico strategico in quanto permette a leggi incostituzionali di determinare un cambiamento progressivo, in pejus, della nostra forma di governo.
Per quanto riguarda il presidenzialismo c’è da dire che la repubblica presidenziale è una forma di governo in cui il potere esecutivo si concentra nella figura del Presidente che è sia il capo dello Stato sia il capo del governo (fatte salve le varie gradazioni di presidenzialismo). Non mi sembra di avere definito, con quanto detto in precedenza, una forma di governo di tipo presidenziale. Ho solo sostenuto che il Presidente può richiedere la seconda deliberazione. Non ho neanche detto che il presidente ha una funzione giurisdizionale in quanto la sua è una tutela anticipata che non ha carattere giurisdizionale, la dottrina lo definisce “potere di veto sospensivo”, e infatti non si sostituisce al giudizio della consulta, né può in via definitiva annullare gli effetti di una legge. Egli solamente richiede una seconda deliberazione. In funzione di tutela costituzionale e giusto equilibrio tra i poteri.
Ciò che però mi sembra di maggiore interesse, per il quale mi piacerebbe avere un riscontro, è la comparazione tra la sentenza 24/2004 e il Lodo Alfano. Comparazione che mi induce a considerare l’incopatibilità della disciplina con la sentenza stessa.
Un saluto
Silvio
Ps. Capisco il dubbio di Elia Banelli, ma purtroppo la Repubblica ha abbracciato la tesi della promulgazione del lodo Alfano quindi è poco chiara nelle interviste, nonostante questa a cui ti riferisci sia stata fatta da una giornalista di cui ho una grandissima considerazione: Liana Milella. La giornalista chiede, un po’ piccata della pervicacia del parlamentare, ad un Di Pietro convito dell’incostituzionalità ed immoralità del Lodo: “ma il Presidente ha seguito la consulta”. Purtroppo non è così: in quanto la Consulta o Corte costituzionale ha considerato il lodo Schifani/Meccanico incostituzionale. Il lodo Schifani/Meccanico è il “progenitore” dell’attuale lodo Alfano. Quest’ultimo è incostituzionale sulla base della sentenza della Corte Costituzionale (o Consulta) n.24 del 2004, in quanto non accoglie tutti i rilievi di incostituzionalità mossi dalla Consulta nella sua sentenza.
Bè, che dire, avete tutti autorevoli argomentazioni, non tutte perfettamente chiare al mio occhio profano, ma a leggerle sembrano ineccepibili per sostenere l’una e l’altra tesi. Confesso che la semplicità da mercato che metto nelle mie parole mi fa arrossire di fronte alla competenza giuridica e politica degli argomenti fin qui sostenuti. Però ci sono elementi concreti, non di poco conto, che pensavo mi fossero chiari e invece più Vi leggo e più s’intrigano nel dubbio. Ad esempio Silvio Liotta dice:
RispondiElimina“…che la promulgazione di una legge particolarmente controversa come il Lodo, potrebbe mettere in difficoltà l’azione giurisdizionale della Consulta, che comunque avrebbe difficoltà a sconfessare del tutto una legge che ha superato il primo vaglio costituzionale della Presidenza della Repubblica.”
Ma non ne capisco il motivo, se la Consulta è l’organo preposto al giudizio di costituzionalità delle leggi, unico e insindacabile giudizio può essere solo il Suo e non può lasciarsi influenzare dalle scelte di un vaglio più superficiale che invece spetta a un Presidente.
Inoltre sostiene che:
“Quello di Ciampi purtroppo è stato un precedente nefasto, che ha indotto Napolitano, a sbagliare nuovamente.”
Però, per quanto possa essere prassi quella di vagliare i precedenti per prendere una posizione che sia organica, può davvero ritenersi come una regola da non poter tradire?
Io non conosco i motivi che hanno spinto il Presidente a fare questa scelta, sono certa che fosse nei suoi pieni poteri anche decidere il contrario, ma sindacare su questi motivi può essere interessante e utile se ci si pone in un'ottica di comprensione. Credo che sia molto più questo “…avrebbe dovuto fare… non avrebbe dovuto fare…” a determinare la fragilità politica del suo ruolo. Il Presidente ha dei compiti relativi che possono avere un’importante valenza politica, ma sempre all’interno della relatività dei suoi poteri. RiconoscerGli l’autorevolezza di scegliere, rispettando quella scelta, vuol dire non solo riconoscere l’importanza di un ruolo istituzionale, ma accettare e cercare di capire la valutazione, certamente anche politica, che Egli può aver fatto al momento della decisione presa, e non credo tanto a cuor leggero. Non voglio con questo dire che non siano criticabili e soprattutto non è mia intenzione difendere l’uomo politico Giorgio Napolitano, che in tutta sincerità tra i cosiddetti “comunisti” è sempre stato troppo a destra per i miei gusti, ma mai tanto a destra quanto si trova ora tutto il PD, compresi i giornalisti che lo sostengono.
“Però attenzione! La difesa di Berlusconi quando il tribunale di Milano impugnò la legge davanti la Consulta, sostenne che essendo incorsa già la sospensione del processo il Tribunale medesimo non aveva titolo ad adire, sul quel processo e su quella legge, la Consulta. Insomma, una volta promulgata la legge lodo Schifani/Maccanico da Ciampi, nessuno avrebbe più, di fatto, valutato la sua legittimità costituzionale. Fortunatamente la Consulta ha respinto la tesi.”
Per quale motivo Lei sostenga che la Consulta abbia respinto la tesi in base ad una “fortuna” non sono riuscita ad afferrarlo. Io non conosco le motivazioni di rigetto di quella tesi, ma non posso credere che siano fortuite.
“Quindi piuttosto che richiedere una nuova deliberazione alle camere ha pensato di lasciar correre, salvo poi sentir dire al suo vice al CSM (il nostro immancabile Mancino) che è meglio confezionare una legge costituzionale altrimenti la Consulta rischia di sconfessare, come già fatto per Ciampi e il suo collaboratore Maccanico, anche il Presidente Napolitano.”
Ecco, io vestita della mia più profonda ignoranza, trovo oltremodo inopportune e inqualificabili le parole di Mancino, così allo stesso modo valuto la decisione dell’intero CSM di rinviare il processo Mills con motivazioni assolutamente pretestuose, giacché i processi che riguardano il premier non troveranno mai tempi di distensione del clima, perché il clima caldo è lui stesso a fomentarlo.
Per Caesar delle 17,26 e per Cinzia dele 17,33.
RispondiEliminaSilvio, tu sei intervenuto a tema già piuttosto sviluppato, quando avevamo appena metabolizzato la tesi del Prof. Guastini che, aggiunta ai tuoi rilievi, dirige univocamente verso un sistema autoritario, che assegna ad un Presidente non eletto dal popolo (sovrano come tu sottolinei) dei "superpoteri" (ho dimenticato di aggiungere che il Presidente è anche il capo supremo delle forze armate...).
Per Cinzia: no, cara Cinzia, le posizioni espresse sono nettamente distinte, anche se entrambe espresse in modo pacato. E non si può essere d'accordo con tutte.
Caesar delle 17, 26 merita risposta anche sulla seconda questione.
RispondiEliminaI punti di contrasto che hai lasciato in minuscolo sono:
1.allargamento della sospensione processuale a tutti i membri degli organi costituzionali interessati;
2. previsione di un meccanismo autorizzatorio subordinato ad una valutazione caso per caso;
Premetto che non essendo un giudice costituzionale (nessuno lo è individualmente) prospetto solo delle possibilità.
Sul punto 1: la questione di costituzionalità potrebbe essere proposta anche in un processo contro un parlamentare, nel caso in cui egli si dolesse della mancata inclusione della sua posizione tra quelle beneficianti della temporanea esenzione dalla giurisdizione. Uno dei possibili esiti potrebbe essere quello della sentenza di accoglimento cd. additiva, vale a dire una pronuncia che nell'accertare la disparità di trattamento, non elimina il beneficio, ma lo estende anche ad altre situazioni assimilabili a quelle espressamente considerate dal legislatore.
Sul punto 2.
L'automatismo della sospensione era criticato non tanto per l'assenza di un meccanismo autorizzatorio, bensì in relazione all'irrinunciabilità, che è stata eliminata (par. 6 della motivazione).
La Redazione ha detto:
RispondiElimina"Gentile Lia Gambino delle 21,09.
Che fare se non prendere atto delle Sue certezze, vista la tanto autorevole compagnia di 100 costituzionalisti? Lei lo sa quanti sono i Costituzionalisti in Italia?
Vorrebbe - perché la questione in discussione è questa - cortesemente spiegare quale effetto avrebbe prodotto un eventuale rinvio alle Camere del lodo Alfano, diverso dall'inutile inasprimento dei rapporti tra il vertice dello Stato e la maggioranza politica del Parlamento?
Se Le riesce di farlo senza l'uso di termini inappropriati Le saremmo ancora più grati."
La norma risulta ambigua costituzionalmente?...
Se si il Presidente della Repubblica doveva rimandarla alle camere... chiedendo di modificarla in modo che rispettasse gli articoli della Costituzione... a questo serve il rinvio alle camere...
Se no ha fatto bene a firmarla...
Ma a parere di molti sembra che sia incostituzionale... e sembra che non ci siano tesi a favore di tale norma... che sostengano il fatto della sua compatibilità con la nostra costituzione...
il fatto che sia stato inutile il rinvio... è assurdo pensarlo...
altrimenti un giudice potrebbe benissimo evitare di processare chiunque abbia commesso un reato dove la prescrizione è facilmente raggiungibile...
altrimenti un medico potrebbe rinunciare a curare un malato di cancro poichè questo dovrà morire...
ecc...
se al capo dello stato è stato affidato quel potere... c'è un motivo serio...
e se ci affidiamo a tali ragionamenti per svuotare il significato di quel potere... allora come potremmo mai pensare che un giudice possa chiedere alla corte costituzionale un parere sulla costituzionalità di tale norma... se anche il capo dello stato ha rinunciato ad un suo diritto/dovere in nome del dialogo...
Ho letto anche il resto dei commenti...
RispondiEliminatantissimi... e lunghi per giunta...
sono lieto del fatto che la discussione sia stata abbastanza accesa ed intensa...
questo vuol dire che c'è qualcosa che ha meritato queste attenzioni... così tante e di vario tipo da mettere in discussione sia l'articolo stesso... che l'operato del Presidente della Repubblica... e infine della maggioranza e delle diverse opposizioni...
L'articolo di Massimo Giannini... sembra scritto da un provocatore più che altro... e lo paragono in questo caso al bassissimo livello di Facci che scrive su "Il Giornale"...
Napolitano insultato...
Il presunto professionista giornalista... mente... partendo con l'attribuire la manifestazione dell'8 luglio a beppe grillo definendola l'ennesimo "vaffa-day"... un giornalista professionista non può mentire... soprattutto se lo scopo di tali menzogne sono il discredito sia del comico stesso che della manifestazione poi e dell'area politica che l'ha voluta...
Parla di manifestazione contro il PD, contro Veltroni e contro Napolitano... quando invece, e spero l'abbiamo inteso chiaramente tutti, che quella manifestazione, il cuore di essa, aveva come scopo la difesa della costituzione, della democrazia e il dissenso da certe leggi tanto care alla maggioranza.
Poi ci sono state delle ovvie critiche al PD... dove molti suoi esponenti non hanno ritenuto valido partecipare a quella manifestazione, a Veltroni che ha criticato quel modo di fare opposizione e sempre a Veltroni che fa un'opposizione non proporzionata al danno che questa maggioranza rischia di fare alla nsotra democrazia, e poi Napolitano... poco identificato nel ruolo che gli compete...
Poi il presunto professionista... ricita Grillo con il suo ultimo articolo sul suo blog... dicendo che ha insultato il capo dello stato... citando le parole di grillo e dicendo che si commentano da sole... ma se il giornalista scrive un articolo descrivendo che un cittadino ha offeso il capo dello stato deve anche specificare quali sono stati gli insulti... non riportare solo delle parole e dire che sono insulti... dove poi lo stesso giornalista invece insulta grillo definendolo "grande imbonitore"...
Poi per finire la ciliegina sulla torta... difendendo a spada tratta la decisione di napolitano e il lodo alfano... dove dice in pratica che napolitano non poteva fare altrimenti (falso)... e che il lodo alfano non presenta dubbi di incostituzionalità (falso - 100 costituzionalisti hanno firmato a proposito)...
E in merito ai 100 costituzionalisti... avevo letto una risposta della redazione che diceva che i 100 costituzionalisti sono una piccola parte di tutti i costituzionalisti presenti in Italia... e che quindi, questo sembra trasparire dal commento, non hanno gran rilevanza, mi sembra inopportuno come commento, poichè 100 credo sia solo un numero simbolico che si è voluto raggiungere, di certo non si son messi a recuperare le firme di tutti i costituzionalisti presenti in Italia che sono dubbiosi sulla costituzionalità del lodo alfano... e tantomeno questo commento possa poi sminuire l'intento e l'impegno mosso da tali costituzionalisti per evitare precedenti che attentino alla nostra fragile democrazia.
Tornando al nostro presunto giornalista... alla fine del suo articolo parla dunque dell'offese? Macchè... dice che Napolitano è in gran forma... poi fa lezione sul fatto che Napolitano non ha il potere di Sarcozy e di Bush ricordandoci che non siamo una repubblica presidenziale... e che quindi non poteva fare nulla... ma ben quasi 5 anni fa il suo predecessore, Ciampi, rinvio alle camere la legge gasparri... e con lo stesso potere di ciampi e le stesse perplessità di incostituzionalità, anche su articoli diversi, si poteva fare con il lodo... io penso che si doveva...
Infine fa valutazioni politiche sulle critiche mosse a Napolitano... mi sembra in questo caso Polito... l'ex parlamentare del PD che ad annozero disse che il programma elettorale dell'unione era una presa in giro... Ma in questo caso nessuno vuole trascinare Napolitano in nessuna palude... ma di svolgere il suo ruolo soprattutto quando si cercano di varare leggi che possono rendere dei cittadini davanti alla legge diversi rispetto ad altri... dove tali leggi risultano dubbi di incostituzionalità... dove tali leggi mirano a sottrarre alcuni cittadini con ampi poteri al controllo democratico della giustizia... e Napolitano a prescindere da qualsiasi posizione politica potesse essere intesa dal suo comportamento, doveva fare ciò che era giusto fare, ciò che la costituzione gli aveva affidato come ruolo, ciò che era suo diritto e dovere di fare.
Per ora basta così... all'articolo spero di aver ben risposto...
Penso che se con astute manovre si tenta di modificare la Costituzione a colpi di DDL noi cittadini abbiamo il DIRITTO di essere consultati con Referendum per approvarne o meno il contenuto.
RispondiEliminaArt.75 Costituzione.
Alessandra
Alessandra, delle 11,24, propone una prospettiva sensata.
RispondiEliminaA fronte dell'affermazione contenuta nella sentenza della Corte Costituzionale n. 24 del 2004, secondo la quale l'esenzione dalla giurisdizione per favorire lo svolgimento di funzioni costituzinali importanti può essere attuata "in armonia con i principi fondamentali dell'ordinamento", l'eventualità di un pronuncia d'illegittimità costituzionale appare piuttosto problematica.
A meno che la Corte, correggendosi sullo specifico punto, non chiarisca che è necessaria una legge costituzionale.
In definitiva, è stata proprio la Consulta a dare ingresso all'ipotesi di una legge ordinaria capace di realizzare gli obiettivi presi di mira dal lodo.
Gli ultimi commenti mi spingono ad una riflessione.
RispondiElimina"In armonia con i principi fondamentali dell'ordinamento"...
L'art. 1, comma secondo della Carta Costituzionale, recita che "la sovranità appartiene al popolo, che la esercita NELLE FORME E NEI LIMITI DELLA COSTITUZIONE".
Quindi, quella sovranità tato invocata dall'attuale Primo Ministro non conferisce un potere illimitato: "abbiamo la maggioranza, facciamo quello che vogliamo, perchè il popolo ci ha votato!" (populismo). Ma un potere da esercitarsi NELLE FORME E NEI LIMITI DELLA COSTITUZIONE. Il che vuo dire che non tutto è consentito.
La nostra Carta fondamentale è strutturata in due parti, legate tra di loro in maniera da formare un unico corpo armonico ed equilibrato. Qualsiasi intervento di riforma dovrebbe essere fatto in maniera tale da non alterare quell'equilibrio. Anche la modifica di una singola norma può alterare quel corpo armonico.
Si pensi al federalismo fiscale. E' una riforma che interessa la seconda parte della Carta. Ebbene: tale intervento non potrà mai porsi in contrasto con i principi di cui all'art. 3, comma secondo, prima parte della Carta.
Inoltre, la nostra Norma fondamentale essendo nata dalla Resistenza ed essendo stata il frutto del compromesso di diverse anime - quella cattolica, quella comunista, quella socialista, quella liberale, ecc. - che ne hanno plasmato l'impianto non può essere offesa così facilmente. Io mi chiedo: perchè si continua a modificarLa a colpi di maggioranza? Perchè si continua ad offenderLa con interventi di parte? Perchè si straparla dei Principi in essa contenuti?
Gli inteventi di riforma a colpi di maggioranza con conseguente referendum - quello del centro sinistra come quello del centro destra per intenderci -, i continui attacchi ai poteri dello stato, il ricorso a norme o minaccia di norme incostituzionali, mettono continuamente in tensione quel fragile equilibrio. E quello che è peggio trasmettono all'opinione pubblica una cosa non vera: che quel testo può essere facilmente modificato! Cosa che non è vero affatto. Ed anche questo contribuisce a screditare la carta; che invece andrebbe difesa da tutti proprio perchè frutto della RESISTENZA: di un evento comune a tutto il popolo Italiano.
Ho in precedenza parlato - in riferimento al "Lodo Alfano" - di problemi giuridici e politici e del difficile ruolo del Presidente della Repubblica e della speranza che quel ruolo venga in futuro coperto da persone sagge, equilibrate e degne.
Nel mio piccolo ritengo che il "LODO" presenti "insuperabili perplessità di legittimità costituzionale", per contrasto con l'art. 3 della Costituzione. E che l'immunità - semmai - doveva essere fatta con legge Costituzionale e riguardare solo fatti o atti commessi nell'esercizio della funzione e non fatti o atti personali... anche per rispetto ed in coerenza ("in armonia con i principi fondamentali dell'ordinamento") con l'art. 90, comma primo, della Carta.
Sarò curioso di leggere ed imparare - se e quando ci sarà - dalla sentenza della Corte... a proposito ancora composta da 14 elementi!
@Vittorio Ferraro delle 19,32.
RispondiEliminaUn paio di notazioni.
Il riferimento agli illeciti cd funzionali non aiuta troppo a comprendere il fenomeno in discussione perché la Corte ha chiarito, richiamando il concetto di legittimo impedimento a comparire dell'imputato, che l'ostacolo all'esercizio delle funzioni da rimuovere è proprio quello che dipende dalla necessità di difendersi in un processo, anche se relativo a reati commessi al di fuori dell'esercizio delle funzioni.
La collegialità della Corte è una sicura garanzia di approfondimento delle questioni e non è mai esclusa la possibilità di un ripensamento delle posizioni già espresse in precedenti decisioni, magari assunte in diversa composizione.
E' bene ribadire, pertanto, quanto costantemente affermato circa l'esito assolutamente incerto di un eventuale giudizio di legittimtà costituzionale sul lodo, esistendo altri percorsi argomentativi capaci di condurre a soluzioni diverse da quella, incidentalmente ed apparentemente, accolta dalla Corte nel 2004.
Ho riletto la sentenza n. 24/2004.
RispondiEliminaVi è un passaggio in essa che mi colpisce; quando la Corte, dopo aver disquisito sul principio di eguaglianza di cui all'art.3 della Carta, scrive: "Ed è appena il caso di osservare che, in considerazione dell'interesse generale sotteso alle questioni di legittimità costituzionali , è ininfluente l'atteggiamento difensivo assunto dall'imputato nella concretezza del giudizio."
Quella questione la Corte la ritenne fondata in riferimento agli art. 3 e 24 della Carta Costituzionale. Ed oggi, sicuramente, in riferimento anche all'art. 111, secondo comma, della Carta Costituzionale.
Quel collegio aveva come componenti, tra gli altri, Gustavo Zagrebelsky e Valerio Onida.
Concordo in pieno quando sottolineate che la collegialità è una sicura garanzia di approfondimento...
A Siu (con riferimento al suo commento del 29 luglio alle 13.03)
RispondiEliminaCarissima Siu,
grazie ancora per la Sua squisita cortesia e per la Sua generosità nei miei confronti.
Vorrei approfittare del dibattito – faticoso e impegnativo, ma molto ricco – che si sviluppato intorno a questo post per alcune osservazioni che mi stanno a cuore.
La prima riguarda il fatto che abbiamo scritto tante volte – a anche nella Presentazione di questo blog – che la sua Redazione è composta da persone con opinioni e orientamenti molto diversi fra loro.
A volte alcuni lettori non ci hanno creduti e hanno cercato di etichettarci in qualche modo.
Mi sembra che questo dibattito sia la prova che eravamo sinceri nel dire che non siamo una “fazione”.
Siamo un gruppo di persone che non si sono ritrovate intorno a una appartenenza ideologica o politica, ma intorno a un comune denominatore diverso: l’idea che la democrazia presuppone consapevolezza e confronto sincero. E che perché ci siano entrambe le cose è necessario non farsi imbonire dagli slogan e dalle posizioni preconfezionate, ma sforzarsi di argomentare e di considerare gli argomenti degli altri.
Io francamente l’articolo di Massimo Giannini non l’avrei pubblicato, perché mi ha solo disgustato. Ma come si può non prendere atto che, se non lo si fosse pubblicato, quelli che abbiamo partecipato a questo dibattito saremmo ancora convinti con molta semplicità e forse superficialità (io sicuramente) alcuni che il Presidente Napolitano è magnifico e altri che è pessimo? Ma privati gli uni e gli altri di un sacco di argomenti che fanno comprendere quanto complessa sia la situazione e quanto sia bene che ognuno opini con libertà, restando convinto se del caso dell’una o dell’altra cosa, ma considerando tanti aspetti del problema che ictu oculi non appaiono.
E come non apprezzare ed essere grati dello sforzo di tutti di illustrare le proprie ragioni, offrendo agli altri argomenti che essi non conoscevano o non avevano elaborato?
Io, poi, ci tengo a dire che sono veramente grato alla sorte di avermi fatto incontrare – anche proprio con l’occasione di questa iniziativa – alcuni colleghi (e in particolare “La Redazione” di questi giorni) di rara competenza tecnica e di raro acume logico e giuridico. Per alcuni non saranno cose fondamentali, ma a me invece lo appaiono, perché credo che oltre al cuore, per fare il bene serva la testa.
La seconda considerazione riguarda il fatto che, come ho scritto tante volte, la cosa migliore di questo blog non sono le cose – giuste o sbagliate – che possiamo proporre alla lettura di tutti grazie a internet, ma la possibilità di un vero dialogo e di una vera partecipazione di chi le legge e le condivide o le critica.
Questa era l’idea che avevamo quando abbiamo aperto questo blog: creare un luogo in cui inizialmente dei magistrati e degli avvocati e poi tanti altri potessero parlarsi e confrontarsi fra loro e con gli altri. Creando un’opportunità perché “gli altri” potessero dare uno sguardo dentro i palazzi di giustizia e contemporaneamente chi sta dentro i palazzi di giustizia potesse sapere cosa pensano quelli che ne stanno fuori.
A me pare che questa idea si sia rivelata buona.
E, in sintesi, che la cosa migliore di questo blog non siano le cose che possiamo scrivere noi che lo abbiamo messo su, ma la vita che in esso è venuta da chi lo legge e ci onora con la Sua attenzione e partecipazione.
Insomma, la vera essenza del blog, la sua anima sia la piccola comunità di persone che lo ha adottato.
La terza considerazione riguarda una cosa che ho sempre pensato e della quale continuo ad avere sempre nuove prove.
Tutti abbiamo la tendenza a cercare verifiche dei “risultati” delle nostre opere, del successo o dell’insuccesso delle nostre iniziative e, nel farlo, utilizziamo schemi un po’ superficiali che attingono ai luoghi comuni diffusi.
Dunque, un’iniziativa ha successo se riscuote consensi numerosi, se ci fa eleggere in Parlamento, se produce denaro, se dà una qualche forma di notorietà e così via.
In realtà noi non sappiamo mai quali e quante conseguenze ha il nostro agire con gli altri e verso gli altri.
Non sapremo mai se e come abbiamo aiutato qualcuno nel bene o nel male; a fare o a non fare; a sorridere o a piangere; a sentirsi incoraggiato o scoraggiato.
Nel mio commento del 29 luglio alle 9.42 ho ringraziato Siu “per altri Suoi preziosi commenti che hanno raggiunto il cuore di tanti”.
Carissima Siu, non era un complimento gratuito.
Una ventina di giorni fa mi ha telefonato un collega. Un uomo davvero eccellente. E un magistrato valoroso. E mi ha detto: “Ti chiamo per dirti una cosa che mi è capitata. Oggi ero veramente scoraggiatissimo. E’ un periodo di lavoro difficilissimo. Tantissima fatica, pochi risultati. Molte delusioni. Ero decisamente depresso e mi sono preso una pausa per leggere il blog. Ci ho trovato un commento di tale Siu [è quello del 3 luglio alle 16.44 al post “Regimi e propaganda”] e mi sono veramente commosso. E ho pensato che grazie a questo commento per un paio di mesi non mi deprimo più”.
Ecco, carissima Siu. Lei non lo sa, ma quel Suo commento è stato un motivo di rinnovato impegno almeno per un’altra persona. E forse anche per tante di più che non lo hanno raccontato a nessuno.
Nessun uomo è un’isola e aprirci agli altri è ad un tempo una grande opportunità e un grande dono.
Grazie davvero di cuore a tutti Voi che avete voluto parlare con noi.
Grazie per la pazienza che avete avuto, perché noi questa cosa non l’avevamo mai fatta e di sbagli ne abbiamo fatti di sicuro tanti.
Grazie per il credito che ci avete dato e per l’affetto che ci avete dimostrato.
Un grazie particolare a tutti coloro che non la pensano come noi e hanno avuto la generosità di dircelo, con la pazienza e la cortesia di subire a volte risposte anche decise.
Solo chi è generoso spende del tempo a prospettare obiezioni critiche. Chi “non se ne importa” clicca su un altro sito e via.
Infine, permettetemi due citazioni da un libro davvero bello: “Diario di Hetty Hillesum”.
E’ il diario di una ragazza ebrea morta infine in un lager nazista.
Era di formazione ebraica, non molto credente e molto poco praticante.
Il suo diario è il racconto di un percorso di scoperta di Dio fatto senza che apparentemente ve ne fossero le premesse, dentro la tragedia del lager.
Non prendetelo come una forma di apologia della fede e di una fede in particolare, ma come un invito a scoprire che la partita più importante non la giochiamo fuori di noi, ma nel nostro cuore. Indipendentemente dall’avere o no una fede.
Il problema è certamente provare a vincere alcune importanti battaglie che ci impegnano “fuori”, ma molto di più quello di conservare il nostro cuore come è giusto e bello che sia. Per la gioia nostra e per quella degli altri. E perché solo da un approccio corretto alle cose potrà venire un qualche successo per qualunque nostra iniziativa.
La sciagura più grande di questo tempo non mi sembra il calo del pil o la crisi dell’Alitalia (che pure sono cose molto gravi), ma una società in cui troppe persone producono nei loro cuori e diffondono – molto spesso senza che ve ne siano ragioni adeguate – insoddisfazione, rabbia, rancore, infine spesso purtroppo anche odio.
Dunque, dal “Diario di Hetty Hillesum”:
“Si, mio Dio, sembra che tu non possa fare molto per modificare una situazione ormai indissociabile da questa vita. Non ti chiedo una spiegazione. Sarai invece tu a chiederci una spiegazione, un giorno. Mi sembra sempre più chiaro, a ogni pulsazione del mio cuore, che tu non puoi aiutarci, ma che tocca a noi aiutare te e difendere fino alla fine la dimora che ti custodisce in noi. Ci sono persone - chi potrebbe immaginarlo? - che, all’ultimo momento, cercano di mettere al sicuro aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento, invece di proteggere te, mio Dio. E ci sono persone che cercano di salvare il proprio corpo, che è solo più il ricettacolo di mille angosce e di mille odi. Dicono: “Io non finirò mai tra le loro grinfie!”. Dimenticano che non si finisce mai sotto le grinfie di qualcuno, finché si è tra le tue braccia. Questa conversazione con te, mio Dio, comincia a restituirmi un po’ di calma. Ne avrò molte altre con te, e così ti impedirò di sfuggirmi. Forse in me conoscerai anche momenti di carestia, mio Dio, in cui il mio abbandono non ti nutrirà più così abbondantemente. Ma, credimi, continuerò a lavorare per te, ti resterò fedele e non ti scaccerò dal mio piccolo podere” (Etty Hillesum, 12 luglio 1942).
“So che lei sta soffrendo e condivido questa sofferenza. Sia buona con la sua sofferenza, e questa sarà altrettanto buona con lei. Essa aumenta con i nostri desideri e le nostre avversioni. Ma se l’accogliamo con serenità, essa si calma e si addormenta, come un bambino. C’è così tanto amore in lei! Lo rivolga interamente verso gli uomini, i bambini, le cose, e anche verso di sé e verso il suo dolore. Non si rinchiuda nella sua solitudine, si rifiuti di rinchiudersi in essa. Superi questo isolamento. Guardi in faccia la sua sofferenza: essa non è nulla”. Walther Rathenau, citato da Etty Hillesum.
Grazie di cuore Siu. E grazie di cuore a tutti Voi.
Scusatemi per queste confidenze forse un po’ ingenue. Ma mi sembrava che non farVele per pudore fosse un tacerVi una parte importante delle mie ragioni e del mio affetto.
Felice Lima
Bentornato, Dottor Lima.
RispondiEliminaAnche se non la penso proprio come Lei su alcuni argomenti, credo di saper guardare oltre.
Come Lei.
Cari amici del blog,
RispondiEliminanon scrivo da diversi mesi ma vi seguo sempre con attenzione.
Ho letto le varie tesi, ho apprezzato in molte di esse lo sforzo argomentativo e la cultura giuridica di fondo.
Tuttavia nessuna mi trova d'accordo. O meglio, trovo il dibattito fuorviante. Perché loro si fanno le leggi che vogliono, anche le più scandalose, e poi, come contentino, ci lasciano giocare con le parole, valorizzare o meno quell'obiter dictum della Corte Costituzionale piuttosto che quel combinato disposto tra l'ordinanza tot e la sentenza tot.
Noi Italiani abbiamo smarrito il concetto di etica, ma in compenso a discettare sul sesso degli angeli siamo ancora bravissimi.
Sono innamorato del diritto, ancor più se affrontato con il rigore filosofico-analitico di Guastini. Ma qui la questione è diversa, ed è tutta politica.
Il nostro presidente della Repubblica avrà seguito la genesi del lodo alfano e del suo progenitore blocca processi, furtivamente inserito nel decreto sicurezza, poi smentito, poi riproposto e sostenuto con un dispiegamento di mezzi politico-mediatico mai visto sino ad ora.
Avrà preso atto della tecnica della maggioranza, che spara pretese così inaccettabili che quelle non troppo indecenti sono viste dai più come male minore, dunque accettabili ed effettivamente accettate.
Avrà udito con le sue orecchie un intero schieramento politico che, ponendo in essere un vero e proprio eccesso di potere legislativo, candidamente ammette che una norma che blocca 100.000 processi ha il solo scopo di non permetterne la celebrazione di uno solo, quello del capo.
Avrà letto, come tutti noi, un disegno di legge, il lodo Alfano, affetto dallo stesso eccesso di potere legislativo, prima ancora che da (fondatissimi) dubbi di costituzionalità.
Alla fine lo ha firmato. E mi ha deluso.
Perché un presidente della repubblica davvero meritevole del rispetto che Giannini vuole attribuirgli ex cathedra avrebbe convocato le Camere e le televisioni unificate e avrebbe dichiarato: "Signori miei, prima ancora di ogni tipo di valutazione di carattere costituzionale, questo lodo alfano è una porcata. E' un insulto allo stato di diritto, è il tentativo di prevaricazione di un uomo che si fa beffe delle regole. Pertanto io non lo firmerò mai, perché non mi voglio compromettere. E se non vi sta bene mi dimetto prima di domani mattina, perché domani voglio guardarmi allo specchio senza dover voltare lo sguardo per la vergogna".
Avrei voluto sentire queste parole dal presidente della repubblica: un gesto di dissociazione da un fare politico che ormai appesta l'Italia e che ci fa coprire di ridicolo all'estero.
Sarebbe davvero stato il gesto di un vero garante della Costituzione.
Invece non lo ha fatto, e in un certo senso ne è costretto a condividere le responsabilità morali. Perché, per dirla tutta, appartiene alla stessa congrega. E non da adesso, da una sessantina d'anni. Anzi, è lì per quello.
Lo so, il mio è un post rozzo e qualunquista. Ma quando lo stato di diritto è preso a cannonate, l'arma della puntualizzazione in punto di diritto (che tanto in Italia non rispetta più nessuno) mi pare alquanto spuntata.
Un saluto a tutti,
Pietro Gatto
Pietro Gatto
Egregio Pietro Gatto,
RispondiEliminaquesto deve essere stato il conflitto del Presidente.
Con le sue dimissioni questa maggioranza avrebbe potuto anche eleggere un "suo" Presidente della Repubblica.
E il gioco era fatto.
Alessandra
Cara Alessandra,
RispondiEliminacapisco, ma... e allora?
Ognuno si assume le proprie responsabilità: la maggioranza nel proseguire la sua strategia di assalto alle istituzioni, il presidente nel promulagare una legge indifendibile eticamente, ancor prima che costituzionalmente.
Se Napolitano ha ragionato nel modo che tu dici, ha sbagliato due volte. Perché, a questo punto, il tormento sottendeva una valutazione di bassa cucina politica.
È questo l'approccio della politica italiana che personalmente detesto: il retropensiero, la "politicizzazione" (nel senso deteriore del termine) di qualsiasi questione sul tavolo (etica, economica, giudiziaria).
Almeno il garante della Costituzione dovrebbe ragionare in modo diverso.
Caro Pietro Gatto,
RispondiEliminaforse è come dici tu.
Ho letto che D'Ambrosio (ex magistrato ora nel PD) ritiene inutile anche un eventuale referendum Con tono molto rassegnato ne paventa il raggiungimento del quorum.
Questa scarsa tensione mi sembra che in fondo si cerchi solo di proteggere quella poltrona sotto le gambe. Opppure certe cose poi in fondo sotto sotto fanno comodo a tutti.
E noi paladini delle cause perse in partenza ci logoriamo il fegato in ufficio con 36 gradi all'ombra il primo di agosto.
Ma non molliamo. E la compagnia è oltremodo interessante.
un caro saluto Alessandra
Per Cinzia, in risposta alle prime due domande, scusandomi per il ritardo con cui rispondo e sperando di essere un po’ più chiaro.
RispondiElimina“…che la promulgazione di una legge particolarmente controversa come il Lodo, potrebbe mettere in difficoltà l’azione giurisdizionale della Consulta, che comunque avrebbe difficoltà a sconfessare del tutto una legge che ha superato il primo vaglio costituzionale della Presidenza della Repubblica.”
Certamente dal punto di vista giuridico il concetto espresso non è del tutto ortodosso. E’ risulta un’interpretazione personale, ovviamente.
Sono partito dalla considerazione che nei rapporti tra organi costituzionali (come appunto La Presidenza della repubblica e la Corte Costituzionale) vi è la necessità di una continua legittimazione reciproca.
Per esempio: il Presidente della Repubblica richiede una seconda deliberazione alle camere su una legge per motivi di legittimità costituzionale; le Camere, senza apportare alcuna modifica, approvano nuovamente la legge e il Presidente assolve il proprio obbligo di promulgazione; successivamente viene richiesto il giudizio di costituzionalità alla Corte, che non può non tenere conto dei rilievi mossi dal Presidente della Repubblica e cercherà, per quanto possibile in veste di organo giurisdizionale (differente da quello di organo politico del Presidente) di minimizzare i punti di contrasto interpretativo tra i due organi costituzionali coinvolti. Ciò determinerebbe un processo coerente di interazione tra gli organi costituzionali e rimanderebbe un’immagine di efficiente e sinergica capacità di dirimere le controversie che sorgono nel quadro politico e giuridico.
In poche parole potremmo dire che i nostri organi costituzionali funzionano bene e sono in grado di prevenire, attraverso la loro azione congiunta, crisi del sistema politico-istituzionale. Viceversa, se sorgesse un contrasto evidente tra Consulta e PdR, anche se ciascuno opera nel proprio ambito di competenza, potrebbero determinarsi delle strumentalizzazioni politiche attraverso le quali si possa sostenere che il PdR vuole prevaricare la Corte o viceversa, con l’effetto di indebolire la legittimazione politica degli organi in questione. Insomma se il rapporto tra le nostre istituzioni di rango costituzionale si svolge in modo armonico (rientrando in questa ”armonia” anche la capacità di dirimere le controversie) allora il nostro sistema politico-istituzionale funziona bene ed è una garanzia di libertà per tutti.
La corte costituzionale, nel nostro caso, ha utilizzato l’istituto dell’assorbimento (“Resta assorbito ogni profilo di illegittimità costituzionale”, ultima frase, punto 8, Considerato in diritto) “ che consente alla corte di non sciogliere i nodi costituzionale di fondo della disciplina scrutinata” (Pugiotto “Diritto e giustizia” 2004 N.5). L’autore citato sostiene che la motivazione della sentenza 24/2004 risulta “minimalista” in quanto “ non si misura fino in fondo con il problema della natura extrafunzionale e privata dei reati (comuni e non funzionali aggiungo io) cui il lodo fa da scudo” e “Perché dice dove va corretto il lodo, ma non come debba essere corretto, cioè attraverso quale vettore normativo (una legge ordinaria o costituzionale?)” Questa “approccio minimalista”, a mio personalissimo avviso, potrebbe essere una scelta voluta per non considerare aspetti manifestamente incostituzionali, come appunto la necessità di una legge costituzionale (e il relativo iter legislativo) per legiferare sull’”immunità” delle cariche apicali di organi costituzionali. I giudici costituzionali considerano la questione di legittimità in relazione ad un istituto processuale (come appunto ci diceva la redazione): il legittimo impedimento e quindi superano il problema della natura costituzionale della legge ammettendo indirettamente il ricorso alla legge ordinaria, confortati dal tenore dell’ordinanza di remissione del Tribunale di Milano, che non impugna la legge per profili di incostituzionalità in relazione all’art. 138 C., consentendo alla Corte di non pronunciarsi in merito, ma “assorbendo” possibili ulteriori profili di incostituzionalità.
La mia ricostruzione, giova ribadirlo, è personale e ammette posizioni discordanti, in quanto non fondata su un processo di induzione empirica (ovvero su un fatto realmente accaduto), bensì su un processo deduttivo/logico (ovvero l’interpretazione dei fatti sulla base di un modello teorico; tale modello teorico nella mia interpretazione è costituito dalla tendenza degli organi costituzionali al movimento armonico e all’interazione coerente).
“Quello di Ciampi purtroppo è stato un precedente nefasto, che ha indotto Napolitano, a sbagliare nuovamente.”
Questo punto si giustifica con il fatto che comunque l’intenzione politica di Napolitano era proprio quella di promulgare il lodo, non perché è un cattivo presidente, bensì perché è probabile ci siano delle convergenze politiche in parlamento sull’istituzione di qualche forma di improcedibilità da indirizzare prima alle cariche apicali e successivamente da estendere nei confronti dei parlamentari (sperando non nella forma dell’additività come prospettava la redazione nell’ambito di una sentenza della Corte questo sì che sarebbe poco rispettoso delle prerogative parlamentari). Comunque, come appunto dimostra l’articolo del quirinalista del corriere a cui facevo riferimento nel mio primo commento, il Presidente Napolitano ha inteso rifarsi, per rafforzare la legittimità dalla propria azione istituzionale, al precedente Ciampi proprio sulla stessa materia; ciò lo mette al riparo da critiche di improvvisazione istituzionale. Un procedente, così in politica come nell’esercizio della giurisdizione è sempre un “fatto” da tenere nella dovuta considerazione.
Le scienze politiche nonché giuridiche non sono scienze esatte; entrano in gioco interpretazioni, interessi, politici e non, considerazioni di opportunità e strategia che inducono spesso ad interpretazioni non concordanti. Ecco perché a mio giudizio possono coesistere tesi opposte ma comunque valide su uno stesso argomento di carattere politico nonché giuridico. Scegliere tra l’una o l’altra delle tesi lo si può fare considerando gli obiettivi che vogliamo perseguire. Per esempio io mi batto contro la deriva oligarchica della nostra democrazia e ciò mi spinge a ritenere che il Presidente della Repubblica per contrastare posizioni di “impunità” che potrebbero facilitare tale deriva (vedi estensione dell’impunità ai parlamentari) avrebbe dovuto richiedere la seconda deliberazione visto che comunque i presupposti non mancano. Altri invece (la redazione), se non prendo errore, non sostengono che la promulgazione in questo caso era necessariamente un atto dovuto (come invece sostiene Veltroni) bensì un atto inopportuno che non avrebbe sortito altri effetti se non quelli di creare un contrasto di difficile soluzione tra il parlamento e il governo da una parte ed il presidente dall’altra. Quindi il punto del discorso è di natura politica ed in questo caso prende le forme del discorso giuridico, in quanto ciò che si modifica, per un preciso obiettivo politico (l’immunità dei politici), è l’ordinamento giuridico (nonché costituzionale).
Un saluto affettuoso
Silvio
@caesare delle 17,15.
RispondiEliminaSolo per chiarire la posizione della redazione.
La dottrina costituzionalista maggioritaria ammette il rinvio della legge nel caso di manifesta incostituzionalità.
Per tutte le ragioni già esaminate, l'incostituzionalità del lodo non emerge con solare evidenza e questo soprattutto a causa dell'incerta e tormentata motivazione della sentenza n. 24 del 2004 che, a tutto voler concedere, non è stata chiara nè in un senso, né nell'altro senso, in punto di necessità di una legge costituzionale per sospendere i processi contro le alte cariche.
Il Presidente della Repubblica, nel decidere sulla promulgazione del lodo, doveva necessariamente rifarsi alla motivazione della sentenza della Consulta, che non poteva essere trascurata neppure in virtù dell'appello dei "cento".
E questo ha fatto.
Se non lo avesse fatto, le conseguenze sul piano politico possono soltanto immaginarsi.
Tutto mi sembra possa dirsi, tranne che la questione fosse di semplicità tale che il non averla risolta "alla radice" sia addebitabile a scarsa lucidità.
Con questo credo di poter lasciare il testimone della redazione a chi rientra dalle ferie e che ringrazio per la stima, ricambiata in misura esponenziale.
Ringrazio tutti Voi per avere, insieme alla redazione, ragionato su temi difficili nonostante temperature torride.
Saluto, infine, con simpatia "siu", che mi ha attribuito le capacità di un "pompiere anziano", anche se, a leggere qui sopra il gran numero di commenti, ho avuto la sensazione di averlo appiccato "il fuoco", piuttosto che domarlo; l'importante, in fondo, è che sia un fuoco ristoratore e non un fuoco distruttivo.
Un arrivederci a tutti Voi.
Stimatissimo Caesare,
RispondiEliminami permetta di chiamarLa così per scatenare nel mio immaginario una visione di forum romano in cui poterLe rispondere.
La ringrazio per la Sua replica perfettamente argomentata, dovrò certamente rileggerla più volte perché le mie povere sinapsi cerebrali digiune di giurisprudenza in alcuni punti hanno riscontrato qualche sussulto. Nonostante questa mia limitatezza, dal Suo gentilissimo intervento e dall'ultima precisazione fatta a quest’ultimo dalla Redazione mi sembra finalmente di aver capito meglio il nocciolo della questione (spero!).
Nella sintesi più estrema ho chiara la percezione di un futuro che si prospetta molto incerto.
Si naviga sulle acque non proprio limpide di un possibilismo interpretativo che se nella teoria mi appare come un alto esercizio intellettuale e democratico, nella pratica si rivela, almeno a me, alquanto fumoso e poco rassicurante; pronto a dare sostegno anche ai risvolti meno edificanti che potrebbe produrre, scegliendo una strada piuttosto che un’altra, e tutto ciò seguendo una logica che proprio attraverso le vie tortuose dell'interpretazione può trovare in ogni caso un percorso che giustifichi se stesso e la sua causa.
Siamo in un punto in cui qualsiasi scelta non può più essere politica, e la giurisprudenza è per sua natura, Lei m’insegna, soggetta a interpretazione. Inoltre anche i precedenti che hanno, o comunque possono avere, la loro incidenza non volgono a favore dei miei auspici.
Un'estate così infausta di produttività parlamentare non credo di ricordarla e l’autunno che le seguirà non si presenta migliore.
Che dire, una bella batosta per il mio già fragile ottimismo. Detto ciò confino le mie considerazioni nelle mie personali reazioni e se riesco a salvare un po' d'ironia, questa so che mi aiuterà a vivere.
Purtroppo anch’io come Scarpinato non ho in serbo la carta della Provvidenza, vorrà dire che mi applicherò in un assiduo lavoro di meditazione profonda sulla frase da lui citata di Francis Scott Fitzgerald per riconquistare una lucida presenza!
Grazie per la pazienza.
Un saluto affettuoso a tutti.
@ Felice Lima
RispondiEliminaCarissimo dott. Lima, ho potuto leggere solo oggi il Suo commento del 31 luglio 2008 h 21.35 (e i successivi, fra cui quello firmato "La Redazione" del 1° agosto 2008 h 17.56).
Sono così felice (Lei di nome, io di fatto...) di aver contribuito a regalare a quel Suo collega -di fronte al quale mi sento un microbo, ma che ugualmente saluto con grande stima e affetto- fosse anche solo un istante di maggiore serenità!
La ringrazio per le parole che ha voluto indirizzarmi, che mi toccano profondamente, mi commuovono e mi rallegrano insieme, anche se credo siano per buona parte immotivate.
E qui sta forse il bello di tutta la faccenda: perchè quando un luogo è abitato, come questo blog, da un coesistere di spinte, pensieri, propositi e ideali fecondi perchè semplicemente umani, volti alla giustizia in quanto presupposto di libertà e uguaglianza per ognuno, nell'ottica di un (possibile) miglior benessere di tutti, incredibilmente a quanto pare anche i microbi, come ufo-robot, hanno la possibilità di trasformarsi in vagoncini per scaricare in questo bel via-vai qualcosa di non del tutto inutile.
Sono miracoli che all'interno di questo spazio avvengono, io credo, grazie sia all'altissimo livello di dignità e di autorevolezza professionale dei suoi "addetti ai lavori", che alle loro non comuni "qualità umane": così è nata quest'agorà che pulsa di vita, qualificata e insieme accogliente, propizia ad amplificare gl'istinti migliori e geneticamente estranea a quelli perversi (che purtroppo, salvo pochi altrove più unici che rari, dilagano ormai senza alcun freno nè ritegno, e con tutta la loro profusione di miasmi).
Forse non è superfluo sottolineare che ogni atteggiamento di rispetto, di apertura, di ascolto e di disponibilità a mettersi in discussione nella razionalità, si dimostra alla fine contagioso e può fare, appunto, miracoli. Possibili, possibilissimi. Esportabili ovunque, ne sono sicura, se solo qualcun altro vivaddìo lo volesse...!
Una risposta ben più lunga e complessa di questo mio -per cause di forza maggiore- veloce riscontro meriterebbero, una per una, caro Felice Lima, Le Sue considerazioni, così profondamente sentite, meditate, circostanziate e articolate.
Non voglio però dimenticarmi di ringraziarLa anche per quel brano dal "Diario di Hetty Hillesum", che fa tremare le vene ai polsi, e sentire microbi in scala ulteriormente ridotta. Attraverso la sua luce si fa ancora più duro il guardare dentro di sé, nel proprio abisso d'incapacità e inessenzialità; lo scoprire, l'ennesimo riscoprire, con qualche poco gradevole e ancor meno onorevole sorpresa, quanto, comunque, annaspiamo -parlo ovviamente per me- appiattiti nel conformismo e nella sterile comodità.
Continuando poi a ragionarci su mi sembra d'imboccare una strada che passa anche dal motto gandhiano in testata al vostro/nostro blog, quel "siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo" che, come in genere le cose estremamente semplici, è in realtà difficilissimo. Almeno per noi microbi.
Che però non ci scoraggiamo, nè ci stancheremo mai di aver ben presenti ideali, forse utopici, in direzione dei quali però, se riusciamo a sollevarci anche solo di un quasi niente, di quel quasi già siamo contenti. Traendone un motivo che, insieme all'esempio di chi ci riesce più e meglio di noi, ci induce a non abbassare mai nè lo sguardo, nè le aspettative. A non accontentarci, ma anche a non disperare, mai.
@ "La Redazione", che ha temporaneamente sostituito il dott. Lima:
ringrazio di tutto cuore per i saluti del 1° agosto 2008 h 17.56, che contraccambio insieme alla simpatia, non senza prima essere arrossita per un più che dovuto accesso di vergogna...
E' stata una lezione importante, il cui ricordo e il cui valore continueranno, credo, ad occupare un posto dentro di me. La devo, insieme: all'esempio di grande statura intellettuale e morale oltrechè di smisurata, ammirevole pazienza del signor "Redazione"; e alla non comune, limpidissima onestà e sensibilità del dott. Lima.
Ancora grazie a entrambi.
Continuerò a firmare col mio nick ma mi fa piacere -se, come credo, anche avvolgersi di troppo mistero non è in fondo che attribuirsi eccessiva importanza- dirVi che mi chiamo Susanna Cassoni, ho 59 anni e sono triestina.
Un saluto affettuoso, e alla prossima!
siu
Carissima Susanna (Siu),
RispondiEliminagrazie da tutti noi per le Sue affettuose parole.
Vorremmo chiederLe se potesse inviarci un Suo indirizzo di posta elettronica al nostro della Redazione (che si ottiene cliccando nell’apposito link sulla destra della homepage del blog, circa a metà della pagina), in modo da poterLe scrivere anche in privato.
Un caro affettuoso saluto.
La Redazione (tutta)