E’ sempre più evidente che stiamo assistendo in questi anni a un’accelerazione violenta di un percorso “culturale” nel quale l’illegalità, il privilegio, la diseguaglianza fra i cittadini non sono più per la classe politica di questo Paese un disvalore da evitare, da biasimare, da tenere nascosto, ma un obiettivo da perseguire senza pudore.
Si tratta di un radicale sovvertimento dei valori costituzionali e di un vulnus gravissimo alla speranza di una democrazia che è sempre più solo nominale.
E’ ormai costante il ricorso a leggi ad personam, a salvacondotti, a indulti mirati, a “lodi” impensabili.
L’ennesimo caso è quello del salvacondotto a chi, al vertice di Alitalia, abbia fatto “pasticci” e/o illegalità.
Si tratta dell’ennesimo “condono tombale”: si parla del tutto genericamente de “la responsabilità per i relativi fatti”. Qualunque responsabilità per qualunque “relativo fatto”.
La cosa appare giuridicamente abnorme e logicamente inspiegabile. Perché i responsabili di Alitalia non dovrebbero rispondere di eventuali illegalità commesse?
Riportiamo sul punto un articolo del prof. Roberto Bin, tratto dal Forum di Quaderni Costituzionali.
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di Roberto Bin
(Professore Ordinario di Diritto Costituzionale nell’Università di Ferrara)
da Forum di Quaderni Costituzionali
“In relazione ai comportamenti, atti e provvedimenti che siano stati posti in essere dal 18 luglio 2007 fino alla data di entrata in vigore del presente decreto al fine di garantire la continuità aziendale di Alitalia-Linee aeree italiane S.p.A., nonché di Alitalia Servizi S.p.A. e delle società da queste controllate, in considerazione del preminente interesse pubblico alla necessità di assicurare il servizio pubblico di trasporto aereo passeggeri e merci in Italia, in particolare nei collegamenti con le aree periferiche, la responsabilità per i relativi fatti commessi dagli amministratori, dai componenti del collegio sindacale, dal dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, è posta a carico esclusivamente delle predette società. Negli stessi limiti è esclusa la responsabilità amministrativa-contabile dei citati soggetti, dei pubblici dipendenti e dei soggetti comunque titolari di incarichi pubblici. Lo svolgimento di funzioni di amministrazione, direzione e controllo, nonché di sindaco o di dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari nelle società indicate nel primo periodo non può costituire motivo per ritenere insussistente, in capo ai soggetti interessati, il possesso dei requisiti di professionalità richiesti per lo svolgimento delle predette funzioni in altre società.”
Questo non è uno scherzo, né il “caso” sottoposto da un collega fantasioso all’esercitazione degli studenti: è il testo dell’art. 3, comma 1, del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, “Disposizioni urgenti in materia di ristrutturazione di grandi imprese in crisi”.
Il mio non vuole essere un commento, ma piuttosto una richiesta di aiuto: vorrei tanto che qualcuno mi spiegasse che cosa significa questa disposizione.
Che l’Alitalia sia in condizioni gravissime lo sanno tutti; che il Governo se ne preoccupi è – finalmente – una buona notizia.
Ma il salvataggio dell’Alitalia – o meglio della parte “sana” di essa: dove andranno le sue amputazioni ormai necrotiche è un altro problema – può giustificare un provvedimento di “sanatoria” che mandi esenti da responsabilità amministratori, controllori, dirigenti, nonché “pubblici dipendenti” o “soggetti comunque titolari di incarichi pubblici” da “fatti commessi” e, in particolare, da irregolarità nella “redazione dei documenti contabili”?
A prima vista, per quanto riguarda i funzionari pubblici questa norma sembra cozzare con gli art. 28 e 103 Cost., che fissano il principio della responsabilità personale del pubblico funzionario: ma per la responsabilità degli amministratori di una società per azioni non c’è proprio alcuna “copertura” costituzionale?
Che cosa vuol dire che la “responsabilità per i fatti commessi” è “posta a carico esclusivamente” della società?
Di quale responsabilità si sta parlando?
Fosse anche solo quella civile, l’azionista o il creditore perdono l’azione contro gli amministratori e possono agire solo contro la società, magari inciampando nel suo fallimento?
È più che evidente che il decreto-legge incide nei rapporti tra privati, con effetti retroattivi, modificando i termini in cui si esercita il diritto di difesa e – c’è da supporre, perché non conosco la realtà processuale – interferendo nella funzione giurisdizionale, con buona pace di una bella serie di principi costituzionali, a partire da quello di eguaglianza per atterrare su quello di separazione dei poteri.
Insomma, il tenore di questa norma mi sembra incompatibile con i fondamenti primi dello Stato di diritto: qui si fa della ragion di stato (identificata nell’aver operato per la “continuità aziendale”) l’unica giustificazione di un provvedimento del tutto abnorme.
Si pensi infatti che, non solo coloro che hanno commesso dei “fatti” tutt’altro che commendevoli (dal punto di vista del rispetto delle regole vigenti, s’intende) sono mandati esenti da responsabilità personale, ma addirittura si vieta di considerarli per quello che sono: il fatto che abbiano falsificato i bilanci o commesso altri illeciti (a proposito, siamo forse di fronte al primo caso di notitia criminis con forza di legge?) “non può costituire motivo per ritenere insussistente, in capo ai soggetti interessati, il possesso dei requisiti di professionalità richiesti per lo svolgimento delle predette funzioni in altre società”.
Fantastico! Si profila l’illegittimità delle delibere amministrative che motivassero la scelta comparativa di un dirigente sulla base dei trascorsi amministrativi in Alitalia dell’altro candidato?
Oppure la denuncia per diffamazione del consigliere di amministrazione di una società privata che fa mettere a verbale il suo dissenso motivato (questo è il punto) rispetto alla nomina di uno dei nostri Alitalia boys?
Qualcuno mi aiuta, per favore?
Si, capisco, sono ipotesi paradossali, quasi fantascientifiche. Ma questa disposizione non lo è forse?
Le leggi ad personam non sono una rarità nel nostro Paese, e non mi riferisco certo alla mitica “legge Bacchelli”.
Ma ormai, come si vede, sta diventando un genere di massa.
Poi andremo a spiegare agli immigrati clandestini il valore della legalità: non hanno mica da salvare la Compagnia di bandiera, loro; egoisticamente pensano a salvare solo se stessi.
Più che "spiegare" agli immigrati, sarebbe il caso di farli arrivare in modo non clandestino, e di rispedire tutti i delinquenti a casa loro, ché già bastano (e avanzano) i nostri !
RispondiEliminanon so perché ma continuo a restare a bocca aperta di fronte a notizie come queste... eppure ormai dovrei essere abituata...
RispondiEliminagrazie a chi si prende la briga (ancora non gli sono cascate del tutto le braccia!) di spulciare documenti e di segnalarle.
Anna Bonardi - Milano
In Italia abbiamo costruito, con pubblico denaro, reti autostradali, telefoniche, elettriche e ferroviarie che, stranamente, sono finite in mano alle solite famiglie di potenti.
RispondiEliminaAbbiamo costruito, sempre con soldi pubblici, una delle più efficienti compagnie aeree - l'Alitalia - che non ha visto mai cadere un proprio aereo, tranne quello di Ustica, abbattuto da un missile e adesso, anch'essa, sta per finire in mano alla solita cricca di potenti.
L'Alitalia! Svenduta, ripulita dai debiti, la cui stima del valore è stata fatta da un Istituto bancario in mano ad alcuni di coloro che la dovranno comprare.
In passato è stato così anche per le frequenze televisive, assegnate per Decreto e sarà così anche per la RAI, prima o poi sarà così, con una bella "cordata" di Banchieri che rileverà quella che ci appare, oggi, come l'ultimo e unico mezzo di pubblica informazione.
Che grande anomalia vedere i Banchieri che diventano Impresa! Che grande anomalia vederli piazzare Titoli che non valgono nulla a cittadini che affidano loro i risparmi di una vita. Che Grande anomalia vedere i loro profitti alle stelle, mentre da tante parti ci sono uomini e donne ridotte alla poverta.
Che grande anomalia non vederli marcire nelle Patrie galere, quando si scoprono essere i Killer di tanti igrari risparmiatori.
Che grande anomalia vedere l'Italia di oggi in ginocchio, quando nei primi anni 60 è stata un Paese che guadagnava il Nobel della crescita economica.
Che desolazione!
Arrivederci, SPERIAMO, Italia!
Quando eminenti professori universitari smettono i loro, per vestire i panni di denunzianti e giornalisti (l'altro ieri circa una cinquantina hanno firmato una lettera inviata e pubblicata dal Corriere della Sera sempre sul caso Alitalia e prima ancora, molti altri erano intervenuti allarmati per denunciare la incostituzionalità di alcune leggi che il parlamento si aggingeva e succesivamente con la sfacciataggine che lo contraddistingue ha fatto passare) vuol proprio dire che la società civile è in piena fase di trasformazione: da animali sociali in animali normali (in parole semplici: da cittadini che difendono i propri diritti in gregge che si fa condurre al pascolo. Almeno ci fosse erba, neanche quella)!
RispondiEliminab
Più che agli immigrati dobbiamo spiegare il valore della legalità a tutti!!!! A noi, ai nostri figli, ai turisti (perché non potrebbero venire e rubare anziché comprare al supermercato?), oltre che agli immigrati.
RispondiEliminaMa io perché devo essere responsabile di qualcosa che faccio (qualunque cosa) se loro non lo sono per legge per cose molto più gravi di quelle che potrei fare io? Ma perché stiamo ancora tutti qua? Cosa aspettiamo a trasferirci in massa nella giungla? Almeno non saremmo ipocriti!
Silvia.
ps: ma non esiste un modo per fermare questa deriva?
Di Pietro vuole raccogliere firme per abrogare il lodo Alfano, ma perché non raccogliamo firme per abrogarle tutte queste leggi maledette? Ogni una che fanno: referendum, abrogata. Tutte di seguito, man mano che escono. Come dice Grillo "loro non molleranno mai", l'unico modo per non farci sotterrare è "noi neppure".
Fra poco diventerà un reato essere "onesti"...
RispondiEliminaLEX
le carceri a che servono!?
RispondiEliminaLo riporto l'art. 28 della Costituzione:
RispondiElimina"I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici."
Nel commento il professore, poi, ha anche menzionato l'art. 103 e, indirettamente, richiamato l'art. 3della Carta.
Quello che fa andare su tutte le furie, leggendo l'articolo incriminato, è la spudoratezza con la quale si approvano articoli che sono palesemente incostituzionali.
Sia chiaro articoli incostituzionali ce ne sono sempre stati e probabilmente ce ne saranno sempre. Non è questo il problema.
Il problema ultimo è la continua e, ripeto, palese offesa perpetrata nei confronti della Carta Costituzionale.
P.S. Il P. M. ha sollevato l'eccezione di incostituzionalità del "Lodo Alfano."
Fabio De Pasquale, pm nel processo che vede imputato, l’attuale Presidente del Consiglio per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediaset, ha sollevato un'eccezione di costituzionalità del Lodo Alfano.
RispondiEliminaIl Magistrato, da quanto si apprende dai primi dispacci, basa la propria eccezione su i seguenti punti:
o Violazione dell'art.3 della Costituzione, che garantisce l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge;
o il vettore legislativo è inidoneo, trattandosi di legge ordinaria;
o viola l’art. 136 cost. in quanto non tiene consto del giudicato costituzionale in relazione alla sentenza del 2004 con cui era stato bocciato il lodo Schifani.
Molto strano, soprattutto in relazione all’ultimo punto. E’ strano perché Napoletano con propria nota aveva sostenuto che il lodo Alfano teneva conto di tutte le eccezioni di incostituzionalità rilevate dalla Corte Costituzionale. Ed infatti, il difensore di Berlusconi, l’avvocato Ghedini, taccia di manifesta infondatezza l’eccezione di costituzionalità promossa dal pm De Pasquale, proprio perché Napolitano aveva messo in evidenza che nella valutazione di costituzionalità del lodo “l’ unico punto di riferimento è stato la sentenza della Corte costituzionale del gennaio 2004 per cui ogni altra valutazione appartiene esclusivamente alla politica”. Ma a questo punto mi chiedo: ma nei servizi costituzionali del Colle chi ci lavora? Spero sappiano leggere una sentenza della Corte Costituzionale. E mi do anche una risposta: la sanno leggere altrimenti sarebbe difficile continuare la propria attività in uffici di tale importanza. Resta un solo motivo che spiega la firma del Presidente Napoletano su quella legge, un motivo di carattere politico, considerato che motivazioni di carattere tecnico/giuridico sembra proprio non possano essere addotte. Un motivo che personalmente mi sembra debba essere trovato nella follia “dialoghista” di Veltroni (limitiamoci a questa motivazione).
Quella firma di Napolitano peraltro ha aperto l’autostrada a nuove e più sofisticate forme di impunità, come quella oggetto di questo post o come l’invocata impunità per i ministri. Infatti secondo la logica della legislazione d’impunità berlusconiana, a cui Napoletano con la sua firma ha dato il via, anche i Ministri dovrebbero godere delle stesse prerogative godute dal Presidente di quel Consiglio di cui loro stessi sono componenti. E così anche per i parlamentari. Insomma di tutti gli organi collegiali il cui Presidente gode dell’improcessabilità.
E come se non bastasse l’avvocato di Berlusconi attacca il pm sventolando le dichiarazioni di Napoletano. Non c’è che dire questi del centro sinistra sono dei geni politici.
Si attende adesso il responso dei giudici della prima sezione penale del tribunale di Milano riunitisi in camera di consiglio per decidere se inviare o meno alla Consulta gli atti del processo in relazione alla costituzionalità del Lodo Alfano.
da:http://www.strill.it/index.php?option=com_content&task=view&id=23333
RispondiEliminadi Angela Chirico e Antonio Aprile - E’ stato oggetto di polemiche e protagonista, più o meno involontario, del clamore mediatico. Emblema, per alcuni e in specie per chi lo ha condannato, di protagonismo e di una concezione distorta della professione del magistrato, vissuta- si è detto- come “missione”. Per altri, e soprattutto per i giovani e i tanti che ne hanno sostenuto la battaglia, alfiere di quella Calabria pulita ed onesta che in lui si è identificata senza riserve. In soli dieci mesi, Luigi De Magistris ha compiuto un viaggio senza ritorno, passando dal ruolo, quotidianamente esercitato, di magistrato inquirente presso la Procura di Catanzaro, dove stava seguendo inchieste scottanti come “Why Not”, “Poseidone” e “Toghe lucane”, a quello, inatteso, di accusato. Ha subìto, infatti, l’ avocazione di “Why Not” e “Poseidone” e la dura condanna del plenum del Csm, che ne ha disposto all’ unanimità la censura, la perdita delle funzioni di pm, e il trasferimento da Catanzaro a Napoli, per “gravi anomalie” nella gestione dell’ inchiesta “Toghe lucane”. Unica indagine, quest’ ultima, che gli è stato concesso di concludere, sebbene il trasferimento a Napoli, prima confermato dalla Cassazione e poi reso operativo il 9 settembre scorso con decreto del Ministro della Giustizia, sia scattato prima che trascorresse il termine di venti giorni previsto per le eventuali memorie delle parti, dopo il quale il pm avrebbe valutato la formulazione delle richieste di rinvio a giudizio. Oggi Luigi De Magistris ricopre le funzioni di giudice civile presso il Tribunale di Napoli, un provvedimento che – dice- “accetto da uomo delle istituzioni, ma che reputo profondamente sbagliato ed ingiusto, non tanto per me, perché noi magistrati sappiamo che c’è un prezzo da pagare, quanto per il messaggio negativo che trasmette”. La sua vicenda, però, non è ancora chiusa. Il magistrato rischia infatti un nuovo provvedimento disciplinare per avere autorizzato l’ acquisizione di tabulati telefonici dell’ex Guardasigilli Mastella, che era tutelato dalle prerogative costituzionali per i membri del Governo e i parlamentari. A difenderlo, dinanzi al Csm, sarà il collega Antonio Ingroia, sostituto procuratore della DDA di Palermo, che sul caso De Magistris aveva già preso una posizione molto netta, parlando di “avocazione impensabile” ( in riferimento a Why Not e Poseidone) e di “crisi dello Stato di diritto”.
Dott. De Magistris, le sue indagini hanno portato alla luce l’ intreccio tra mafia, politica e massoneria. Qual è lo scenario che si sente di ricostruire?
«Il discorso riguarda soprattutto i poteri occulti, nel senso che il problema che si pone è quanto è ramificato, quanto è consolidato il potere occulto all’ interno delle Istituzioni di questo Paese. Dal lavoro che ho fatto in questi anni, ho percepito che all’interno delle Istituzioni ci sia anche un governo occulto delle stesse e che all’interno di questo governo occulto delle Istituzioni ci sia una componente di un certo rilievo, che è quella di tipo massonico. Ovviamente, si tratta di una massoneria deviata, cioè di personaggi che hanno fatto parte nel passato, o che tuttora fanno parte della massoneria.»
Perché l’ informazione nel nostro Paese non pone in luce le commistioni ad alto livello?
«Quello che posso dire è che non se ne parla perché non se ne vuole parlare. Quando si parla di mafia si cerca di sminuire e di parlare solo del livello militare, ma la criminalità organizzata, quella più pericolosa, in questo momento è altra, è quella di cui ho parlato prima. E’ la mafia economico- finanziaria, la mafia che c’è nelle Istituzioni e in parte le governa, che manda i propri rappresentanti , che ormai si è infiltrata nella magistratura e nelle forze dell’ ordine».
Lei ha subìto l’ avocazione delle inchieste “Why Not” e “Poseidone”. Di recente, i lavoratori di Why Not hanno manifestato davanti al Consiglio Regionale. Che fine faranno quelle indagini?
«Non lo so, so solo che mi hanno fermato compromettendo in modo credo determinante le indagini. Non so cosa faranno gli altri magistrati. Ritengo che avocarmi quelle inchieste in modo illegale abbia portato un danno credo irreparabile a queste stesse indagini».
Crede ancora nella giustizia e nel ruolo della magistratura?
«Certo, credo nella giustizia e nella magistratura. Sono convinto che nella magistratura ci siano tanti magistrati perbene ed onesti, che vogliano portare con dignità la toga e quindi fare giustizia e verità in questo Paese».
L’ anno scorso, lei ci disse che nutriva “un’ estrema fiducia”. Oggi si sentirebbe ancora di dirlo?
«Sì, ho sempre un’ estrema fiducia, ma è una fiducia razionale, nella convinzione cioè che all’ interno della magistratura e delle Istituzioni ci siano delle persone perbene, così come tanti disonesti. Il nostro compito è quello di denunciare i disonesti e far sì che non ce ne siano più nella magistratura e nelle forze dell’ ordine. Perché all’ interno della magistratura e delle Istituzioni devono stare solo persone integre e irreprensibili».
Fra poco diventerà un reato essere "onesti"...
RispondiEliminaLEX
Caro LEX,
evidentemente tu abiti al Nord!
Al Sud avviene già da diverso tempo: se hai voglia leggi l'intervista di de Magistris: http://www.strill.it/index.php?option=com_content&task=view&id=23333
b
Il prof. Bin scrive in modo provocatorio, quando chiede aiuto per essergli spiegata la norma del decreto-legge che riporta in premessa.
RispondiEliminaSi capisce che la considera incostituzionale e, forse, in cuor suo si chiede cosa resta della Costituzione repubblicana oggi, la c.d. "costituzionaìe materiale" non ha forse svuotato e non sta continuando a svuotare quella formale ?
Aggiungo quanto detto dal prof. Schlesinger ieri sera in ANNO ZERO: il solo fatto che la C.A.I. dovrà restituire il c.d. "prestito ponte" ad Alitalia, ormai defunta, sarà motivo per chiedere fra uno-due anni (quando la richiesta di restituzione sarà formalizzata), lo scioglimento della cordata italiana e la "goog company" andrà per pochi spiccioli an un vettore estero (Air France e Lufthansa già si fanno la guerra), mentre la "bad company" la pagherà la fiscalità generale, cioè noi idioti.
Mentre i 18 patrioti si sarano pappati un patrimonio di due miliardi di euro per i soli aerei, pagando, forse, solo un centinaio di milioni e spiccioli.
Non è forse morta, certamente è moribonda, la Costituzione repubblicana ?
Bellissimo questo articolo...
RispondiEliminaPerchè hanno fatto questo ddl?...
Io lo so...
Andate a leggervi i bilanci di Alitalia del 2003 - 2004 - 2005... e ne scoprirete delle belle...
anche se il piano di distruzione dell'Alitalia è cominciato molto prima... ma che in quegli anni sono state fatte le peggiori porcate...
E per questo Cimoli ha avuto 8 mln di euro di buon'uscita...
@Anonimo del 26 settembre h. 16,46
RispondiEliminaSì, sono nato e abito al Nord, ma conosco la tragica realtà del sud grazie a cari amici meridionali che me ne parlano.
Riguardo all'incostituzionalità del Lodo Alfano è evidente il contrasto con l'art. 3, contrasto che è anche nei confronti dei più elementari principi etici e del credo cristiano.
Napolitano non avrebbe potuto far molto, ma, fossi stato in lui, non avrei firmato e mi sarei dimesso, non senza prima aver giustificato le dimissioni con la gravità della situazione, con questo lento procedere verso uno stato dittatoriale, palesemente in contrasto con i principi della democrazia e con la nostra Costituzione.
A un presidente della repubblica non si chiede molto, se non di salvaguardare i principi costituzionali.
LEX
Caro LEX,
RispondiEliminanon sono anonimo, mi chiamo bartolo.
Non so in che termini i tuoi amici del Sud ti parlano del loro Meridione. Ne conoscono una infinità (tra cui anche parenti miei) che andondosene via da qui si vergonano e denigrano la loro terra, come quell'anonimo che diceva che qui è peggio del Far-West. Invero, ho molti amici del Nord che adorano le regioni Meridionali, mi auguro tu sii tra questi.
Un Caro Saluto.
b
Chi ha letto il bel libro "Il ritorno del principe" di Scarpinato e Lodato sarà rimasto impressionato dalla teoria della dicotomia scena-osceno, sulla quale si svolge il balletto della nostra classe dirigente.
RispondiEliminaEbbene, alla luce di questa norma di legge e di altre già varate o in cantiere, questa teoria può dirsi già superata.
L'osceno non serve più. La licenza di delinquere è sancita per legge. Il principio di legalità sostanziale, che prima - almeno formamente - veniva protetto dalla disposizione legislativa, oggi tollera numerosissime eccezioni stabilite per legge, sempre (ovvio) a favore dei manovratori.
La lex perfecta dei giuristi latini (ad un comportamento illecito corrisponde una sanzione) oramai vale per i soliti poveri cristi.
E se prima il paracadute era assicurato dall'inquinamento delle inchieste giudiziarie, adesso si fa qualcosa di più efficace: lo si fornisce per legge.
Si tratta di una tragedia, che molti non vedono o fingono di non vedere.
Per Pietro Gatto.
RispondiEliminaCaro avv. Gatto,
sono, ovviamente, d'accordissimo.
Aggiungo che è la fine dello stato di diritto e, davvero, anche la morte del diritto come inteso dopo la rivoluzione francese.
E' il ritorno al diritto prerivoluzionario.
Non più la legge come strumento di tutela dei diritti e presidio dell'uguaglianza, ma di nuovo - come nell'antichità - la legge come manifestazione della volontà del potere e strumento del potere.
Il ritorno della barbarie. La fine dell'illusione della democrazia. La rozzezza, l'arroganza, il privilegio, la prepotenza al potere.
In un momento nel quale numerosi fattori assolutamente imprevisti e sconosciuti richiederebbo, a livello mondiale, governanti illuminati, competenti e generosi.
Ci avvitiamo in caduta libera e temo che proprio la mancanza delle qualità appena dette nella nostra classe dirigente - tutta (e per "classe dirigente" io intendo la politica e tutte le professioni che gestiscono potere: dunque,politici, professionisti, banche, magistrati, avvocati, giornalisti, professori ecc. - farà sì che ci porterà fino al fondo.
Felice Lima
E no! Gentilissimo dottor Lima!
RispondiEliminaNoi popolo dobbiamo usare il Suo linguaggio, e, ha ragione!
Voi Illuminati, avete il dovere di darci delle speranze!
b
La rivoluzione francese: taglio di teste, sangue alla folla plaudente, massacro e pulizia etnica ante litteram in Vandea ... un'orgia di sangue solo per riconoscere che tutti sono "uguali", ma chi ha più soldi, come i ricchi borghesi massoni che l'hanno iniziata, diretta e signoreggiata, finendo per scannarsi tra loro, è più uguale degli altri !
RispondiEliminaUna brutta, pessima, copia della rivoluzione americana, che era in realtà semplicemente una presa d'atto della distanza infinita dall'Inghilterra e, in concreto, soltanto un episodio della guerra franco-inglese (infatti la vinsero militarmente i Francesi, più che i quattro gatti di Americani di allora).
I "Lumi" ... almeno per i pochi che li hanno potuti avere sulla loro tomba, uno scopo l'hanno raggiunto.
La "barbarie", caro Dottor Lima, è stato il frutto della rivoluzione francese: basta contare i morti che ha cagionato, direttamente e indirettamente, sino ad oggi. Sono centinaia di milioni.
Molto meglio il Medio Evo! Almeno, in quella società comandava chi sapeva combattere, non chi sapeva solo imbrogliare il prossimo e infinocchiare la gente ...
P.S. - Un bel saggio sul Medio Evo, divulgativo e adatto a tutti, è "L'uomo medievale", raccolta di autori vari a cura di Jacques Le Goff.
Caro anonimo qui sopra,
RispondiEliminasiamo alle solite. Lei così cambia discorso e sfugge al tema che si sta dibattendo! Ora, potremmo anche impiantare un'interminabile discussione sul male della "rivoluzione francese" e sul bene del "Medio Evo" ma il punto è che non è questo l'oggetto del dibattito.
Non è qui in discussione, infatti, ciò che di buono e di cattivo c'è stato, come in ogni momento storico, nel periodo della "rivoluzione francese".
E' in discussione il Potere oggi, qui in Italia all'inizio del terzo millennio; il Potere che sta abbattendo, anzi ha in gran parte già abbattuto quel poco di stato di diritto che abbiamo e che rappresenta l'unico sistema con il quale possiamo pensare di salvaguardare e promuovere i valori di giustizia, libertà e uguaglianza (e per avere l'idea di stato di diritto che abbiamo dobbiamo molto alla "rivoluzione francese", è per questo che la si cita; non certo per gli orrori che, non più del "Medio Evo", l'hanno caratterizzata).
A Lei, forse, l'abbattimento dello stato di diritto farà piacere. Se è così, sia così gentile da spiegarci perchè e, inoltre, perchè la cosa dovrebbe far piacere anche agli altri.
Ci dica perchè, in particolare, dovremmo farci piacere la prepotenza e l'interesse privato esercitati e perseguiti in spregio e a danno dell'interesse generale.
Saluti
Chiazzese
Caro Chiazzese,
RispondiEliminaLa prego, non faccia di ogni osservazione una polemica. Sia chiaro che nessuno qui è tenuto a rispettare rigidamente il filo logico delle discussioni, ammesso che ve ne sia, effettivamente, uno.
Se Lei crede nei "lumi" della Dea Ragione, o nell' "Interesse Generale" di Rousseau e io no, non credo che costituisca un valido motivo per far polemica nei miei confronti.
Come pure se Lei ritiene che i morti della rivoluzione francese e tutti gli altri morti che ne sono, negli anni, conseguiti, siano morti per una "buona causa" e io no, giacché l'Inghilterra è diventata "democratica" senza tagliare alcuna testa, anche questo non mi sembra un valido motivo per far polemica.
Per ultimo, vorrei pregarLa ancora una volta di non trarre facili conclusioni e soprattutto di non fare delle "interpretazioni estensive" rispetto a quanto ho scritto.
Né di attribuirmi, a Sua mera discrezione, rectius, arbitrio, concetti che non ho mai espresso e neppure voluto esprimere.
Cordiali saluti.
Caro Anonimo qui sopra,
RispondiEliminami spiace doverLa contraddire ma in quello che ho scritto non c’è alcun intento polemico.
Ci sono solo, nella prima parte, una constatazione e, nella seconda, una ipotesi con richiesta di chiarimenti.
La constatazione è che Lei parla d’altro rispetto al tema del dibattito. Mentre stiamo commentando un post che ha come oggetto un articolo di legge che viola macroscopicamente il principio di uguaglianza di tutti davanti alla legge (e che pure offende spudoratamente la logica, ché mentre richiama l’interesse pubblico esonera da responsabilità chi ha condotto a morte una Compagnia di proprietà dello Stato) e mentre Felice Lima afferma che siamo di fronte alla “morte del diritto come inteso dopo la rivoluzione francese” e ancora che questo significa intendere “non più la legge come strumento di tutela dei diritti e presidio dell'uguaglianza, ma di nuovo - come nell'antichità - la legge come manifestazione della volontà del potere e strumento del potere”, Lei ribatte dicendo degli orrori della “rivoluzione francese” e del bene del “Medio Evo”.
Questo mi sembra cambiare discorso, sfuggire all’oggetto del dibattito e farlo constatare non è polemica, almeno da parte mia.
Quanto alla seconda parte, considerata la Sua risposta a Felice Lima, ho fatto un’ipotesi e l’ho fatta espressamente (“forse … Se è così …): che a Lei l’abbattimento dello stato di diritto faccia piacere. E le ho chiesto, se così fosse, perché la cosa dovrebbe far piacere anche a noi. Dal tenore della Sua risposta e, soprattutto, dal fatto che non risponde alla mia richiesta di chiarimenti mi sembra di capire che la mia ipotesi è infondata e la mia domanda, quindi, inutile; la cosa non può che farmi piacere.
Cordiali saluti.
Chiazzese
Caro Chiazzese,
RispondiEliminaColgo bene la Sua ironia. Se esistesse qualcuno che non l'avesse colta, ripeto espressamente che non è mia intenzione contribuire in alcun modo ad abbattere lo stato di diritto, nonostante vi sia, oggi, molto "Stato" e assai poco "diritto" ... come sempre, del resto.
Cordiali saluti.