di Carlo Vulpio
(Giornalista)
da Corriere della Sera del 3 dicembre 2008
Perquisita la Procura di Catanzaro sui filoni «Why not» e «Poseidone».
Nella 1.700 pagine si ipotizza il concorso in corruzione in atti giudiziari.
Catanzaro – Non era mai accaduto prima in Italia, che una procura della Repubblica fosse «circondata» come un fortino della malavita.
Ieri è successo alla procura di Catanzaro, che per tutta la giornata e fino a tarda sera è stata letteralmente accerchiata da cento carabinieri e una ventina di poliziotti, tutti arrivati da Salerno.
Con i carabinieri del Reparto operativo e i poliziotti della Digos, sono entrati in procura ben sette magistrati, tra i quali il procuratore di Salerno, Luigi Apicella, e i titolari dell'inchiesta, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani.
Hanno notificato avvisi di garanzia e perquisito case e uffici dei magistrati calabresi che hanno scippato le inchieste «Poseidone» e «Why Not» all'ex pm Luigi de Magistris (ora giudice del Riesame a Napoli) e dei magistrati che queste inchieste hanno ereditato, «per smembrarle, disintegrarle e favorire alcuni indagati», scrivono i pm salernitani.
Tra gli indagati «favoriti», l'ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, il segretario nazionale Udc, Lorenzo Cesa, l'ex governatore di Calabria, nonché ex procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, il generale della Guardia di Finanza, Walter Cretella Lombardo, l'ex sottosegretario con delega al Cipe, Giuseppe Galati (Udc), Giancarlo Pittelli, deputato di Forza Italia, il ras della Compagnia delle Opere per il Sud Italia, Antonio Saladino.
Ma questo è solo il troncone calabro.
Gli stessi magistrati salernitani, infatti, stanno indagando anche in altre due direzioni.
La prima riguarda uno stuolo di giudici lucani coinvolti nella «madre di tutte le inchieste» sul marcio nella magistratura (l'inchiesta «Toghe Lucane», che de Magistris è riuscito a «chiudere» prima di essere frettolosamente trasferito).
La seconda andrebbe diritta verso alcuni membri del Csm: per esempio, il vicepresidente Nicola Mancino e i presunti legami con Antonio Saladino, figura chiave di «Why Not», il procuratore generale della Corte di Cassazione, Mario Delli Priscoli, andato in pensione qualche giorno fa, e il sostituto procuratore generale della Cassazione, nonché governatore (Ds) delle Marche per dieci anni, Vito D'Ambrosio, che in Csm sostenne l'accusa per far trasferire de Magistris.
Ce n'è anche per l'Associazione nazionale magistrati e per il suo presidente, Simone Luerti. Molto amico di diversi indagati eccellenti quando faceva il magistrato in Calabria, Luerti non ha mai perso occasione di esternare contro De Magistris.
Quando poi, qualche mese fa, si è scoperto che incontrava regolarmente Saladino e Mastella nella sede del ministero della Giustizia, mentre lui negava, Luerti s'è dovuto dimettere dalla carica di presidente dell'Anm.
Nel decreto di perquisizione eseguito ieri, 1.700 pagine, i pm di Salerno accusano di concorso in corruzione in atti giudiziari – per aver tolto «illegalmente» a de Magistris «Why Not» e «Poseidone» – il procuratore di Catanzaro, Mariano Lombardi, il procuratore aggiunto, Salvatore Murone, il procuratore generale reggente, Dolcino Favi, il parlamentare Giancarlo Pittelli e «l'uomo ovunque» Antonio Saladino.
Ma accusano anche il sostituto procuratore generale Alfredo Garbati, il sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello Domenico De Lorenzo e il pm Salvatore Curcio di aver preso in eredità quelle scottanti inchieste al solo scopo di farle a pezzi.
Mentre il procuratore generale Vincenzo Iannelli e il presidente di Sezione del tribunale Bruno Arcuri si sarebbero dati da fare non solo «per archiviare illegalmente» la posizione di Mastella («la cui iscrizione tra gli indagati era invece doverosa»), ma anche «per calunniare De Magistris e disintegrarlo professionalmente».
Poi, dicono i pm campani, Iannelli, per una causa che gli sta, a cuore, fa intervenire Chiaravalloti su Patrizia Pasquin, giudice del tribunale di Vibo Valentia, che poi sarebbe stata arrestata.
Così, da magistrato a magistrato, come da compare a compare.
Grasso: ''Entita' esterne hanno armato Cosa Nostra''. Ma chi sono?
RispondiEliminadi Giorgio Bongiovanni - 8 novembre 2008
E’ passata poco più di una settimana da quando il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ...
... invitato all’inaugurazione dell’istituto superiore di tecniche investigative dell’Arma a Velletri, ha spiegato ancora una volta, con parole più che preoccupanti, la reale natura di Cosa Nostra.
“E’ un errore grossolano considerare Cosa nostra un ‘antistato’ perché talvolta è dentro lo Stato e la sua connivenza con il sistema di potere è molto più di una semplice ipotesi investigativa”. Nonostante queste gravissime dichiarazioni la notizia non ha avuto praticamente nessuna eco. La grancassa mediatica continua a propugnare una concezione della mafia siciliana (ma si potrebbe applicare un discorso analogo anche alle altre organizzazioni criminali) limitata alla violenza o alla scontro tra famiglie per il predominio del territorio e per la spartizione del pizzo all’indomani della cattura di Provenzano e degli altri superlatitanti lasciando presagire una sconfitta del sodalizio mafioso. O facendo credere che la repressione giudiziaria o militare possano bastare per risolvere questo atavico problema che affligge il nostro Paese.
Eppure il procuratore nazionale è stato piuttosto chiaro: “La forza della mafia è quell’area grigia costituita da individui che vivono nella legalità, forniscono un supporto di consulenza per le questioni legali, per gli investimenti, per l’occultamento dei fondi, per manovrare l’immenso potenziale economico dell’organizzazione criminale”.
E ancora più drammatico: “la mafia pur avendo sempre avuto interessi propri è stata anche portatrice di interessi altrui: in tantissime occasioni entità esterne hanno armato la sua mano”.
Una dichiarazione del genere avrebbe dovuto sollevare un vespaio, il procuratore sarebbe dovuto essere subissato di domande e contestazioni da parte dei grandi media tutti in fila a chiedergli spiegazioni delle sue parole che fanno il paio con quelle di qualche anno fa: Cosa Nostra in qualche occasione è stata anche il braccio armato dello Stato.
E invece nulla. Silenzio e il silenzio, spiega il procuratore, è l’ossigeno della mafia. Forse ci siamo fin troppo abituati al muro di gomma contro cui rimbalzano isolate le voci disperate dei familiari delle vittime. La mafia, il suo vero potere e lo stragismo eversivo di cui si è resa protagonista non fanno più notizia. Non interessano più.
Dal nostro piccolo osservatorio, invece, noi vorremmo sapere dal Procuratore Nazionale Antimafia chi sono queste “entità” che hanno armato la mano di Cosa Nostra? Dove sono? In quali settori concreti del potere si annidano? Quello Bancario? Finanziario? Religioso? Istituzionale? Sono nelle Forze dell’Ordine? Nei Ministeri? Nelle Università? Nella Massoneria? Nei servizi segreti? Nell’imprenditoria? Nell’avvocatura? Nei Comuni? In Paesi stranieri? Nei sindacati?
Quale potere rappresentano? Hanno a che fare con i mandanti esterni delle stragi del 92 e del 93 e con quelle precedenti? Che relazione hanno con l’area grigia? Quali interessi hanno soddisfatto le stragi? Economici? Politici? Eversivi? Tutti e tre? Altri?
Sappiamo che non è possibile conoscere i nomi di soggetti singoli magari sottoposti ad indagine, ma a queste domande vorremmo che potesse rispondere il Procuratore così da tenere desta l’attenzione di tutti e riportare la questione mafia nel suo alveo reale: quello di un potere tra i poteri. Sempre forte e così infiltrato nelle pieghe della società da apparire invisibile e tuttora molto lontano dall’essere sconfitto.
Ma quanto è solerte il nostro Presidente della Repubblica.
RispondiEliminaChissà perchè, quando ad essere passato al frullatore era De Magistris, manco un fiato sulla vicenda.
Adesso che si prospetta l'ipotesi di fare un bel pacco natalizio dell'intera Procura di Catanzaro (e si spera presto anche di quella di Matera) e di spedirla dove deve essere spedita...si è svegliato.
Incontra ministri (Alfano), richiede atti, si informa, insomma, partecipa.
Sarà lo Spirito del Natale o è la Fatina dei denti che lo fa agitare tanto?
Luciana
Francesco Siciliano
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De Magistris, guerra tra Procure
RispondiEliminaNapolitano chiede atti ai giudici
http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/cronaca/de-magistris/mancino-csm/mancino-csm.html
Aggiungo... è davvero sconcertante l'improvviso intervento di Napolitano... ad indagini ancora da ultimare... e per giunta delicatissime... il modo poi dell'intervento è al quanto brutale e senza precedenti...
Insomma... è confermato ormai... democrazia e stato di diritto... sono solo per loro...
Ma verrà un giorno che la loro vergogna sarà così grande e insopportabile agli occhi di tutti... e che quel giorno non credo sia tanto lontano... da come stanno andando le cose...
Luciana...
RispondiEliminati quoto in pieno!!!!
b
In "LESIONI PERSONALI”, Scott Turow introduce una frase di John Dryden: “Benvenuto dolce ingannatore! Tu principe dei ladri; tu che hai la chiave Per aprire la vita e, da noi inavvertito, Financo noi rubi a noi stessi”. Parla della corruzione dei giudici presi di mira da un procuratore famoso per la “tolleranza zero” che, con l'aiuto dell'Fbi, e obiettivi del tipo, “se sparo al re non devo mancarlo” prende di mira persino un pres. di sezione e probabile pres. della Corte superiore. Opta per questo mestiere dopo che uno zio, truffato e da lui invitato ad andare in tribunale, rispose: “non ho soldi per comprare un giudice".
RispondiEliminaPare che il popolo dei fax in Italia si sia risvegliato e modernizzato passando all'email, e al momento viene fatto passare come prioritario ed unico il problema di Sky (l'iva la pagano per legge i contribuenti, quindi i miliardari non vengono toccati!)e non casomai la legge retroattiva che penalizzava chi si era ed aveva speso per la salvaguardia dell'ambiente,senza togliere ma casomai non far incassare soldi allo stato (anche se non c'erano soldi in cassa ... infatti non si trattava di un rimborso)
RispondiEliminaINVITO TUTTI NOI A INONDARE LA CASELLA DEL NOSTRO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CON LE NOSTRE RICHIESTE, CERTA CHE DELLA COSA NON VERRA' DATA NOTIZIA.
LO FACCIAMO?
Mariagrazia Raffaelli