di Marco Travaglio
(Giornalista)
da L’Unità del 12 dicembre 2008
Il Presidente del Consiglio comunica alla Nazione che riscrive la Costituzione a colpi di maggioranza e a propria immagine e somiglianza per metter la Giustizia alle dipendenze del governo, cioè sue.
Ma nessuno dei presenti ha nulla da obiettare.
Anche perché l’annuncio eversivo non lo dà in Parlamento o in Consiglio dei ministri, ma al Tempio di Adriano, dove presenta l’ultimo libro di Bruno Vespa pubblicato da Mondadori, cioè da lui.
Il libro, rapidamente entrato e ancor più rapidamente uscito dalle classifiche dei più venduti, è definito dal premier editore (che non l’ha letto) «un poema dantesco, dall’Inferno della sinistra al Paradiso del mio governo: regalàtelo a Natale, così fate contenti gli editori». Cioè lui.
L’insetto se la ride di gusto e ne ha ben donde: il premier lo mantiene da anni con tutta la famiglia.
Pur pensionato, Vespa va in onda su Rai1 quattro sere a settimana per 1,2 milioni l’anno grazie a Del Noce, cioè a Berlusconi.
Il quale gli pubblica i libri e paga lautamente una rubrica su Panorama.
Qui lavora pure il fratello, Stefano Vespa, mentre la signora Augusta Iannini in Vespa dirige l’ufficio legislativo del ministero della Giustizia del governo Berlusconi: la paghiamo per scrivere le controriforme di Angelino Jolie.
Il vernissage si chiude con sapide battute sugli sport preferiti dal satrapo («le donne e la caccia, ovviamente alle donne»): entusiasmo incontenibile.
Nelle stesse ore il Csm anticipa la riforma e diventa il plotone di esecuzione della politica: via tutti i pm di Salerno che osano indagare sul verminaio di Catanzaro, allarmando tanti bravi ladri.
E’ vero, questo non è un regime. E’ peggio.
Fin quando si potranno scrivere articoli come questi, chiarissimi nella consuetà lucidità di linguaggio, ci possiamo illudere di essere ancora in una nazione libera.
RispondiEliminaQuando a nessuno sarà concesso di farlo, allora sapremo che la libertà e la democrazia sono andate a farsi benedire.
"Fin quando vedremo un ragazzo sfrecciare con la sua moto a 300km/h, senza casco, ci possiamo illudere che sia libero di viaggiare. Quando si sarà schiantato e maciullato il cranio contro un muro, allora sapremo che la sua vita è la sua anima, insieme alle nostre, sono andate a farsi benedire."
RispondiEliminaFermarlo e togliergli la patente e la moto, per il suo bene, no eh???
La storia si ripete, e si ripeterà. Gli italiani sono come quel motociclista, la stampa come l'osservatore non-attivo, i controllori ed i governanti sono ad una festa in costa smeralda ...
Una prece a questa finta democrazia.