di Marco Imperato
(Sostituto Procuratore della Repubblica di Bologna)
Gentile Presidente del Consiglio,
Lei ha detto in più occasioni pubbliche, seppure con il tono goliardico di una boutade, che ritiene che fare il pubblico ministero (pm, i magistrati requirenti) consista nel fare del male.
L’astio e la sfiducia che rivolge a questa specifica parte della magistratura (salvo attaccare anche i giudici che non la ritengono estraneo ai fatti che le vengono contestati ...) mi fa pensare che la battuta sia sintomatica di un pensiero radicato realmente in Lei e che la sua posizione e popolarità diffonde o quanto meno insinua anche nell’opinione pubblica.
Questa sensazione mi viene confermata anche dal fatto che lei sempre più spesso si riferisce a questa parte della magistratura come gli “avvocati dell’accusa”, rivelando così il suo punto di vista: il ruolo dei pm è quello di indagare, sono dei poliziotti con la toga il cui scopo è trovare i colpevoli e il cui unico successo è la condanna dell’imputato.
In altre parole, un duro giustiziere che distribuisce male a chi lo commette, ma che nel fare ciò incappa anche in errori e così passa sopra anche la pelle e la vita di sfortunati innocenti che diventerebbero le vere vittime del processo.
No, signor Presidente. Per fortuna non è così.
Non è così per il sottoscritto, che sognava da quando aveva 14anni di fare questo lavoro proiettando i sogni e gli ideali di un giovanissimo ingenuo.
Non è così per la grande maggioranza dei colleghi che incontro e conosco in giro per l’Italia.
Ma soprattutto non è così per la Costituzione.
Non sono pagato, come lei ha lasciato intendere, per torturare psicologicamente i poveri imputati che trascino fino in Cassazione.
Il mio lavoro è innanzitutto quello di cercare la verità (con la “v” minuscola, per carità).
Per questo ho deciso di non fare la professione bellissima e affascinante dell’avvocato: perchè mi volevo e mi voglio sentire sempre libero di poter cercare solo la verità (e vado fiero del fatto di chiedere l’assoluzione al termine di un processo che ho istruito se quello mi pare l’esito corretto).
Non mi interessa la pressione dell’opinione pubblica che vuole un capro espiatorio, non mi devo preoccupare della necessità di portare a termine delle operazioni da parte delle forze di polizia: il successo del mio lavoro è rappresentato solo dal raggiungimento della verità processuale, dalla ricostruzione in tempi ragionevoli e con il rispetto delle norme di quanto è successo, così che la vittima trovi risposta alla sua istanza di giustizia e di difesa e che l’indagato debba rispondere solo di ciò che ha colpevolmente commesso, avendo tutte le opportunità che la legge italiana garantisce per difendersi e spiegare la propria versione dei fatti.
Spesso è davvero difficile prendere delle scelte e sebbene le decisioni finali appartengano solo ai giudici, io stesso, sentendomi magistrato prima ancora che pm, cerco di assumermi il peso della decisione facendo così richieste oggettive e solide, e non ispirate solo da una logica accusatoria (cosa che dall’altra parte dell’aula di udienza il difensore non si potrebbe permettere di fare specularmente, dovendo innanzitutto difendere al meglio gli interessi e la posizione del proprio assistito).
Il giorno in cui ho giurato sulla Costituzione (unico vero faro del nostro lavoro) sapevo che essendo un essere umano e come tale limitato e fallibile nonostante le mie migliori intenzioni, avrei commesso degli errori: questo vale per tutte le professioni ma ero e sono consapevole che commettere un errore nel mio lavoro può comportare gravi sofferenze e conseguenze per la vita delle persone.
Mi assumo la responsabilità di quello che faccio e la mia funzione pubblica può e deve essere sempre di più soggetta alla valutazione di professionalità (come previsto in maniera ancora più pressante dalle recenti riforme) e soprattutto il sistema prevede che ci siano molti altri soggetti che intervengono a controllare il mio operato (avvocatura) e prendere decisioni (i colleghi giudicanti dei vari gradi).
Il fatto poi che debbano potersi impugnare anche le sentenze di assoluzioni in primo grado (cosa che lei ha di recente nuovamente contestato) deriva dall’ovvia osservazione che anche il giudice può sbagliare e quindi anche lui deve sottostare alle verifiche di appello e cassazione volte a limitare entro i limiti dell’umanamente possibile errori giudiziari (salvo pensare che i pm siano antropologicamente diversi, ma anche questo riesce difficile poichè sono selezionati insieme ai futuri colleghi giudicanti con un concorso molto selettivo e basato principalmente su prove scritte teoriche).
C’è poi un altro aspetto del mio lavoro che Lei dimentica: la difesa delle vittime e delle loro istanze di giustizia e protezione.
Per me fare il pm vuole innanzitutto dire porre la mia professionalità al servizio del Paese per combattere le ingiustizie, difendere con la legge coloro che subiscono prepotenze e violenze: “la legalità è il potere dei senza potere”, disse lo statista ceco Dubcek.
La donna che subisce violenze, il cittadino vittima di una rapina o di una truffa, il bambino abusato, l’imprenditore derubato da qualche furbetto, la famiglia straziata dal dramma della droga e quella orfana di un lavoratore morto in cantiere per il mancato rispetto della legge ... sono queste le persone che affidano alla magistratura (anche quella requirente) la loro speranza di giustizia, che peraltro non dovrebbe esaurirsi nella punizione del colpevole.
Il male non è l’obiettivo del mio lavoro ... bensì il suo nemico, signor Presidente.
E non separare le carriere per restare parte di un unico ordine insieme ai miei colleghi giudici ha proprio il principale merito di ricordare a noi pm che siamo anzitutto dei magistrati, che siamo soggetti solo alla legge e il nostro unico obiettivo è la ricerca della verità nella lotta contro le ingiustizie.
Gli eccessi negativi di quei pm troppo votati solo all’accusa e che difettano di serenità e della capacità anche di cambiare idea in base alle emergenze probatorie sono figli proprio di un atteggiamento poliziesco di colui che si sente solo avvocato dell’accusa e rischia così di dimenticarsi che il grande potere che gli è dato è solo in vista dell’affermazione della legalità: sarebbe opportuno rifletterci profondamente quando si invoca la separazione delle carriere, che potrebbe solo di aggravare il problema che si dice all’opinione pubblica di voler risolvere.
Per queste ragioni continuo a credere che il mio lavoro sia tanto difficile e delicato quanto appassionante, consentendomi di guadagnarmi da vivere non dovendo pensare al mio tornaconto personale ma solo al servizio e nell’interesse della collettività e dell’affermazione della legalità.
Spero che quando i miei piccoli due maschietti saranno cresciuti fare il pm in Italia continui a significare questo.
Cordiali saluti.
Marco Imperato
magistrato (e pubblico ministero per ora ...)
Trovo tutto molto condivisibile, a parte una cosa...il destinatario! parlate alla gente!..parlate alla gente!..ormai anche rivolgersi ai parlamentari è inutile!...buona parte di essi sono avvocati!potranno mai fare leggi contro i loro assistiti?,aiutare la magistratura nella ricerca della verità?...parlate alla gente!
RispondiEliminaAuguri.
Oliver.
Anche il cinema è cultura!
RispondiEliminaSappiamo tutto del procuratore distrettuale americano e nulla del Procuratore della Repubblica o del Sostituto procuratore ed ancor meno del Pubblico ministero. Non sappiamo neppure se il pubblico ministero è un sostituto procuratore che cambia definizione secondo il ruolo che svolge o se sono due cose diverse. Non sappiamo neppure chi è o cosa fa un giudice istruttore e siamo tanto stupidi da non farci una semplice domanda:
Perchè in America entra in gioco sempre il detective della difesa ed Italia no?
E sopratutto chi paga il detective?
Perchè in Italia il detective privato non serve?
Che succede se il pm non ha approfondito una certa pista o non ha controllato ciò che l'imputato ha dichiarato?
La scuola non ci ha insegnato nulla, il cinema ancora meno, testi semplici da leggere pochi e scarsi, educazione civica in TV neanche a parlarne,.....
stringo calorosamente la mano all'Uomo Marco Imperato che cosi' bene ci ha illustrato quale e' la vera professione del pm.
RispondiEliminacordialita'.
candido balucca
Pur apprezzando i valori dichiarati dal Dott. Marco Imperato, non posso tuttavia condividere quanto espresso sul presunto indirizzo del PM nella ricerca della verità. Ciò seppur previsto dalla Costituzione e fatto proprio da una parte dei PM, viene stravolto nella sostanza da un'altrattanta buona parte di altri PM, che per cinica ambizione, per miopia o per semplice pigrizia o negligenza, davanti ad un'ipotesi di reato non vanno a cercare la verità (che a volte richiede uno studio ed un'analisi minuziosa dei fatti...chiamata appunto indagine), ma realizzando un puzzle di "fatti"...mettono in piedi una improbabile verità accusatoria, utile quanto basta a mettere sù un processo...che, dopo tempo (tanto tempo) non può non acclarare la fragilità inquisitoria. In ciò fregandosene delle vite private e professionali dei soggetti estranei o inoccenti (che vengono pesantemente intaccate per tutto il tempo del procedeimento giudiziario...spesso non definitibile o peggio inverosimilmente estensibile) che si trovano, loro malgrado, ad essere considerati pezzetti del puzzle.
RispondiEliminaIn questo ahimè, anche indirettamente, non si fa altro nella sostanza di dare ragione a questo Capo del Governo, che certamente per altri fini non perde occasione di evidenziare le deficienze, o presunte tali, della magistratura inquirente.
Si dice che per essere "rivoluzionari" bisogna essere impeccabili e preparatissimi...la magistratura si guardi allo specchio!!!!
Condivido pienamente per vita visduta
EliminaMi domando, qualora l'autore di questa lettera fosse incaricato di procedere per un reato commesso dal Presidente del Consiglio, quando il lodo Alfano non lo proteggerà più, se l'imputato potrebbe dire di esser accusato da un PM imparziale. Me lo domando non giuridicamente, ma alla luce del semplice buon senso.
RispondiEliminaI PM descritti da Giovanni P. ci sono e non vedo dove sia lo scandalo.
RispondiEliminaUna minima parte ci sarà sempre e questo vale per tutti gli ordinamenti giudiziari. In Italia sono troppi? Allora cerchiamo di eliminarli alla fonte.Reimpostiamo le regole del concorso tenendo l'italica proponsione alla raccomandazione, reimpostiamo il metodo su come deferire davanti al CSM un PM, non lo so, non sono del mestiere.
All'anonimo delle 15.42
RispondiEliminaIl giudice è imparziale,il PM è parte del processo.
Una parte particolare perchè persegue interessi pubblici che trascendono la dimensione individuale e perchè è tenuto per legge ai sensi dell'art 358 c.p.p. a "..svolge(re) altresì accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini."
Per queste ragioni il Calamandrei parlava del PM come di una "parte imparziale"
Non sai neanche cosa dici.
Fatti un piacere:evitaci queste magre figure.
X Anonimo del 13 giugno 2009 15.42
RispondiEliminaMa in realtà il pm non fa altro che rispondere alle illazioni denigratorie del presidente del consiglio sull'intera categoria dei magistrati.
Non si nota nessun odio particolare provenire da tale lettera.
Fa solo notare al presidente del consiglio che lui non è un pm cattivo pronto a fare del male così come ha fatto prospettare Berlusconi per tutta la categoria della magistratura.
E per rispondere a Giovanni P.
E' verissimo parte della magistratura è malata... ma per questo motivo la cura non è di certo la fucilazione per tutti indistintamente... anche perchè la parte cattiva continuerà a fare la parte cattiva come prima e probabilmente sarà anche più agevolata a farla.
Chi ne pagherà le conseguenze... di un sistema giudiziario già in ginocchio e per questo motivo a tutta la cittadinanza italiana vengono negati o fatti rispettare amlamente i loro diritti... ora spezzandogli le gambe... non portà altro che essere peggio.
Chi sta archiettendo tutto ciò... a mio avviso è il vero malvagio... colui cioè che fa del male.
Ora riguardo alla lettera scritta dal dott. Marco Imperato...
RispondiEliminaNon c'è che dire... davvero impeccabile... e alle persone che svolgono l'attività di magistrato come lei che va tutta la mia solidarietà e soprattutto l'invito a non mollare.
Vi prego non mollate... non ora che c'è maggior dbisogno di persone come voi.
A Pierluigi Fauzia: ma tu sei un magistrato? Scusami innanzitutto se ti do del "tu", ma sei stato tu, appunto, a interpellarmi in seconda persona singolare, e non vedo perché non ricambiare il favore.
RispondiEliminaComunque, se lo sei, e ne sai così tanto di diritto come affermi, allora rileggi, ti prego, quello che hai appena scritto, e domandati se quel soggetto, destinatario della lettera di cui in epigrafe, una volta accusato da quel PM potrebbe davvero dire di esser accusato da una "parte (come tu stesso dici)... IMPARZIALE"!
Dott.Imperato,
RispondiEliminaun bravo PM fa del male solo a chi delinque in quanto lo condanna pagare per i reati commessi.Chiunque esso sia in rispetto all'art.3 della nostra Costituzione. Per gli onesti il PM è il Magistrato che lo tutela da chi delinque e quindi non fa del male ma fa del bene.Io amo il PM Dott. De Magistris ed è il PM che io ed i miei figli abbiamo sempre sognato di incontrare sulla nostra strada.
Da quello che Lei ha scritto si deduce che Lei è un ottimo e coraggioso PM.Diventerà mai Procuratore Capo?Noi cittadini onesti per essere tutelati non abbiamo bisogno di Lei come Sostituto Procuratore ma come Procuratore Capo.Quasi tutti i Procuratori Capo sono Magistrati che la Dott.ssa Vacca definirebbe ottimi Magistrati.Quando le indagini coinvolgono gli intoccabili rimangono nelle mani del Procuratore Capo oppure affidate a Sostituti Procuratori non certo come Lei.A Lei vengono affidate solo indagini che non coinvolgono gli intoccabili.Non è forse vero?Che ce ne facciamo di tanti e ottimi Sostituti Procuratori come Lei se poi non arrivano ai vertici delle Procure e del CSM?Non si abbassi a scrivere al Presidente del Consiglio,per esperienza ho capito ciò che Gesù ha detto:Non gettate le Vostre perle ai porci affinche non vi sbranino.Le sue parole,Dott. Imperato sono perle che adornano la Magistratura,lasci che sia questo CSM a gettare le ghiande.Con l'augurio,per il bene del Nostro Paese,di trovarla ai vertici della Magistratura Le auguro ciò che in fondo conta veramente nella vita
Pax et Bonum
dina riccioni