di Norberto Lenzi
(Consigliere della Corte di Appello di Bologna)
da Il Fatto Quotidiano del 6 marzo 2010
E così la Cassazione ha deciso. Berlusconi dovrà riconoscere che esistono anche giudici antropologicamente uguali.
Si impongono però alcune riflessioni.
Un patto oggettivamente e soggettivamente omertoso tra gran parte della politica e buona parte della informazione ha condotto a una sostanziale equiparazione mediatica tra prescrizione ed assoluzione.
“Assolto, presidente, assolto!” giubilava al telefono l’avvocato Giulia Bongiorno quando la Corte d’Appello di Palermo aveva appena accertato l’appoggio di Andreotti alla mafia.
Assolto, e presentato come caso emblematico di persecuzione politica e di sperpero di denaro pubblico da parte della magistratura, anche quando la sentenza venne resa definitiva dalla Cassazione.
Sempre assolto anche Berlusconi, altro storico perseguitato, sebbene a volte prescritto per le attenuanti generiche (beneficio non previsto per gli innocenti, per i quali è prevista la assoluzione).
Questa fuorviante assimilazione, incuneata con malizia e perseveranza nell’opinione pubblica per fini che attenevano a una ristretta categoria di individui, non ha provocato soltanto una erronea percezione del reale, ma ha trascinato effetti devastanti nel sistema giustizia, rendendo il percorso del processo sempre più accidentato e il tempo della prescrizione sempre più breve, per consentire il raggiungimento di questo ambiguo status di semivergini che spetta ai prescritti.
E non ci si è preoccupati della vastità del danno, perché si doveva sapere che se un pescecane riesce a rompere la rete, uno sciame di pesciolini (senza meriti e senza colpe) lo segue verso la libertà.
E’ per questo che ormai la metà dei processi si conclude con una frustrante prescrizione.
Ed è strano che in questo mondo mediatizzato la gente accetti senza protestare questo black out improvviso della trama.
Immaginiamo una fiction che racconti un caso di omicidio. Un uomo penetra furtivamente in un appartamento, pugnala un signore che stava leggendo il giornale, fruga nei cassetti in cerca di refurtiva. Lo vediamo bene in volto, proviamo profonda repulsione per quello che sta facendo, partecipiamo emotivamente sperando che non la faccia franca e ci crediamo perché nei film arrivano sempre i nostri.
Quando, improvvisamente, mentre l’assassino si sta guardando intorno con occhio torvo, ecco la dissolvenza, seguita dalla pubblicità.
Aspettiamo con ansia che il film riprenda. Invece no, è finito.
Scendiamo per prendere una boccata d’aria e troviamo l’assassino, elegante ed azzimato, che sorseggia un aperitivo al bar.
Così è stato (e così sarà) di molti imputati, eccellenti e no, nei confronti dei quali sono state trovate le prove sufficienti per la condanna ma vi è stata la dissolvenza.
Per la fiction o per il film lo spettatore, che ha pagato il canone o il biglietto, non accetterebbe mai di essere trattato in questo modo.
I cittadini invece, che pure pagano le tasse e prestano i servizi che lo Stato richiede, si stringono nelle spalle, quando non se la prendono con i magistrati.
Nessuno pensa che in certi casi dovrebbe essere possibile pretendere di conoscere come finisce il film.
Perché se è comprensibile che un ladro o un rapinatore si ritenga appagato dalla prescrizione, questo dovrebbe essere considerato inaccettabile per chi ricopre incarichi pubblici.
La prescrizione non è un traguardo da raggiungere ansimando e alzando le braccia in segno di vittoria.
E’ una soluzione opaca che dà adito a sospetti e interrogativi, è il contrario di quella trasparenza che dovrebbe caratterizzare l’uomo pubblico, un velo oscuro sulla mitizzata casa di vetro.
Forse l’Italia poteva fare a meno di sapere se un avvocato londinese è corrotto, ma ha diritto di sapere se il suo presidente del Consiglio è un corruttore.
Tutti i cittadini a questo punto dovrebbero chiedere a Berlusconi di rinunciare alla prescrizione per poter plaudire ad una chiara assoluzione nel merito.
Che la prescrizione sia diventata oramai la soluzione fisiologica di moltissimi processi penali è un dato acquisito; di moltissimi però non solo di pochi che vedono protagonisti i potenti questo lo dobbiamo dire se vogliamo essere sinceri fino in fondo. Io frequento le aule di giustizia ed assisto molte volte alla dichiaraizone di estinzione del reato per intervenuta prescrizione e vi assicuro che non riguardano solo i potenti. E, sempre per essere sinceri fino in fondo, tutto ciò accadeva anche prima degli recenti interventi legislativi che hanno inciso sulla prescrizione. Oggi si assiste alle (giuste) proteste con riferimento ad alcuni ristrettissimi casi che hanno visto e vedono protagonisti determinati soggetti ( i cd. potenti) da parte dei magistrati che, già domattina, sanno che si troveranno di fronte una serie di altri processi che si dovranno chiudere con una dichiarazione di prescrizione e tanto certamente non solo a causa delle leggi recenti in quanto, come già detto, il problema della prescrizione del reato c'è sempre stato ed ha sempre caratterizzato il processo penale che non può durare fino alle calende greche tenendo sulla graticola le persone all'infinito in nome della giustizia. La dichiarazione di estinzione del reato è ovviamente un'assoluzione (anche se tecnicamente il Giudice dichiara non doversi procedere) per cui l'idea che serpeggia nell'opinione pubblica ovverosia che con la dichiarazione di estinzione del reato l'imputato viene mandato assolto è assolutamente corretta. E' condivisibile l'articolo nella parte in cui evidenzia come sia interesse pubblico sapere se il presidente del consiglio sia stato o meno un corruttore, così come sarebbe interessante sapere se vi sono magistrati, che avvalendosi della prescrizione hanno potuto continuare a svolgere la funzione e tanto senza molto scalpore. Non capisco perché bisognerebbe rinunciare alla prescrizione se i magistrati comunque vanno ad accertae se il reato sia stato commesso o meno? Cordialmente Gianluca
RispondiEliminaNon sono un "Addetto ai lavori"ma non ritengo la prescrizione un problema.Essa piuttosto dovrebbe essere (e forse lo e')il naturale contraltare di un processo che protratto per lungo tempo,perde il suo fine naturale che non e' solo quello di assicurare alle patrie galere il colpevole ma anche quello di assicurare il corretto funzionamento del finalismo rieducativo della pena
RispondiEliminaIl problema e'che dall'essere avvenimento eccezionale,oggi la prescrizione e' divenuta il modo ordinario di conclusione del processo causato dalle "storture" del nostro sistema e questo non certamente per colpa dei magistrati
Non credo che una pronuncia di non doversi procedere debba considerarsi un'assoluzione in senso stretto(lo sara' in senso tecnico).A differenza di quest'ultima chi viene assolto per intervenuta prescrizione rimane confinato in una sorta di limbo:Di lui non si potra' certo dire che e' colpevole,ma nemmeno innocente.
Chi e' assolto con una simile sentenza gridera' a gran voce di essere stato ingiustamente perseguitato dalla giustizia nonostante sia palese la sua innocenza..la propria riabilitazione innanzi agli occhi della societa' passa semplicemente attraverso queste parole e non attraverso un proscioglimento con formula piena che consacra l'estraneita' ai fatti "al di la di ogni ragionevole dubbio".
Se si e' realmente convinti della propria innocenza perche' non si rinuncia alla prescrizione??
Abbiamo travolto la realtà.
RispondiEliminaLa prescrizione è la resa della giustizia e non ha ragione di esistere.
x Anonimo delle 17.19
RispondiEliminaContraltare? Quale contraltare?
La prescrizione scatta (dovrebbe scattare) dopo 30 anni e scatta per la resa della giustizia non di fronte al reo ma di fronte ai ricordi dei testimoni, alla senilità, alla morte ...e se 30anni sono troppi decidiamo pure altrimenti.
La prescrizione è una resa ma nel ns paese diventa un'abitudine.
"E’ per questo che ormai la metà dei processi si conclude con una frustrante prescrizione."
RispondiElimina"frustrante", ma per chi? E chi rifonde e risana l'ammanco causato dallo " sperpero di denaro pubblico"?
Non di certo gli operatori dell'amministrazione giudiziaria che essendo ben pagati non ne risentono (se al piccolo ma grande evasore - sponsorizzatore (brutta parola, come
"giurisdizione"
specie se "incompetente", non solo per territorio: con i costi per il doppione; penso a Giacomo Mancini: le 3 giudici, che durante i 14 mesi non gli davano la sedia per guardalo con occhi pieni d'odio, erano state avvertite da 2 valenti avvocati...) - dell'incriminata Fastweb - Valentino Rossi il fisco gli toglie un quinto del patrimonio (sulla moto nemmeno si suda e rischia meno di un muratore su di un ponteggio non a norma e magari è pure un irregolare), come a un pensionato (?) a 700 euro, che volete che sia?
Io penso che un evasore o un corruttore o un truffatore se preso in "flagranza" debba essere messo a nudo lasciandogli solo una rendita pari a una guardia che l'ha fermato.
Invece si assiste, a Milano: ai piani "alti" si vede il solito Ghedini (pagato da Noi, cioè quelli che di fatto gli si preclude/pregiudica una certa qualità di vita) che consegna al solito magistrato il solito foglio che da 15 anni (salvo una informale presenza) giustifica l'illeggittimo impedimento!!??
Ai piani medio-alti si vede il solito Tanzi, tutto cas(s)a e chiesa che, tramite avv.
"difensori", offre l'obolo in cambio della somma truffata!
Al piano "basso" si pratica la giustizia (calcistica, spesso invocata nel "civile" per disperazione e rabbia da stadio!) "celer...ina"
Ragazzi vi assicuro che di prescrizioni sono pieni i Tribunali italiani. Non c'entrano i piani alti o bassi. E una realtà diffusissima a tutti i livelli. Che la prescrizone sia una resa della giustizia è una parola grossa; ovviamente viene percepita tale dai non addetti ai lavori ma nasce da esigenze specifche (secondo me molto nobili) che però si sono via via svuotate di contenuto. Chi beneficia della prescrizione non viene punito, ma il Magistrato ha il dovere di accertare prima di dichiarare estinto il reato per intervenuta prescrizone, se il reato stesso sia stato o meno commesso; altrimenti deve assolvere l'imputato con le formule classiche prescritte dal codice. Non è un limbo la prescrizione, in quanto con essa si è certi che il reato è stato commesso, ma non può essere punito per il troppo tempo passato. Mi farebbe piacere se intervenisse sul punto un magistrato per spiegare bene l'istituto e la sua ratio onde evitare distorsioni e soprattutto perché si percepisca bene, fino in fondo a cosa serve. Cordialmente Gianluca
RispondiEliminaAll'Avv. Gianluca e al Magistrato che, forse, come da Sua richiesta, Le risponderà: se un reato è già prescritto prima che venga richiesto il rinvio a giudizio (o rinviato a giudizio nei casi di citazione diretta), come la mettiamo? E se è già prescritto prima che venga effettuata l'iscrizione nel registro degli indagati? E se l'indagato o il denunciato (non ancora iscritto ai sensi del 335 c.p.p.) volesse rinunciare alla prescrizione? Mettiamo il caso che sia un Magistrato e che non voglia che una piccola macchia possa minacciare la sua carriera, come deve fare?
RispondiEliminaCordialità.
.Colpa, forse, di leggi “eguali per non eguali”…“tributo di tutti al comodo di pochi,una “giustizia” che punisce le colpe inevitabili del povero, i delitti “della miseria e della disperazione”: Cesare Beccaria (Però Byron riferisce l' insistenza di Beccaria per l' impiccagione di un suo domestico, autore del furto di un orologio in casa sua).
RispondiEliminaE dopo 230, il delitto (e la pena) non è uguale per il “plebeo” e il “nobile”( “il grande”...non di statura morale) Leggi mal scritte da "penne sciagurate" che lascino spazi interpretativi (in modo estensivo, che consentono ad una “toga rossa”di rispedire a casa l’avv. Cesare Previti) tra sillogismi giuridici e atti di mera esecuzione da rendere l’uomo cosa, oggetto teatrale, persino di Shakespeare, in senso tragico, s’intende.
Infatti, l’11 sett. 2007 a “Chi l’ha visto?”, Birgit Hamer, la sorella del “plebeo” vittima del sig. Savoia a "Cavallo" (delle situazioni...se ha fregato i giudici francesi si figuri i n/s), ad affermare che “il processo è stato un pezzo di teatro”. E non a caso un esperto di tv come Doglio vede la monarchia "a/emanue(le)nse" (la scrittura a mano che per le sentenze non è rispettosa di chi deve leggerla...e altro lamentano gli Ermellini - a fronte di un ricorso di 2 condannati che non hanno capito ciò che era scritto - lo stesso giorno che una delle sezioni della SS CC ha scritto una sentenza a mano? la 26991/09) alle porte... non occorre nemmeno votare, il "sultano" è già seduto sul trono, per "alzata di mano"! Resta “il tintinnio di manette” che da SCALFARO è passato a Ciampi e ora al Napol(e)itano che "tira a campa'" con Al-famo al caso...!
Ma le frustrazioni si acculano ed è naturale che si debbano scaricare. Magari proprio su quelli che, come vorrebbe Gherardo Colombo e lo stesso estensore, in un certo qual modo si ribellano scrivendo qua e là di fatti incresciosi ma veri e vissuti, inimicadosi a destra e a manca... E la Verità spesso se tocca gli stessi che dovrebbero ricercarla non è gradita e chi ne parla va punito. Eppure A. Preziosi, in veste dell'avv. Agostino, insiste sulla verità dei fatti e non delle parole...e spesso, nel voler smontare il cinico e più anziano collega (che più o meno dice: "la verità è quella che l'abilità dell'avv. riesce a far prevalere...") si rifà a Cicerone nell'affermare che "solo la verità può rendere felice...e gli uomini vogliono essere felici". (Uno studio di neuroscienze Usa, del 2008, rivela che la giustizia oltre che è "un vero piacere", per il cervello è "un bisogno primario e fondamentale, al pari di quello alimentare") Ma poi finisce per rifugiarsi per sempre nella comoda verità "putativa", anzi metafisica.
Quali sarebbero questi principi nobili che giustificano la prescrizione?
RispondiEliminaForse ci sono: non è giusto che un reo viva tutta la sua vita nell'ansia e nella paura di essere beccato! Si, mi sembra giusto.
Ma per piacere! E' un misero espediente per sfoltire i processi. Costa molto meno dell'investimento.
Di fatto è gratis!
Per "centrocampo" e "Gala":
RispondiEliminai suoi interrogativi sono assolutamente comprensibili in quanto capita spessissimo che un reato si sia prescritto quando ancora non si sia celebrata la prima uidienza; per quanto riguarda i magistrati, essi al pari tutti gli altri cittadini, possono rinunciare alla prescrizione e richiedere un giudizio di merito; anche qui i casi si contano sulle dita di una mano e le ragioni sono molteplici e legate agli imprevedibili sviluppi che il processo penale può avere. La sicurezza di essere innocenti non sempre si traduce nella certezza di dimosrarlo nel processo; perchè, lo dovete sapere tutti, oggi il processo penale si gioca soprattutto nella dimostrazione della propria innocenza anziché, come dovrebbe essere, nella dimostrazione da parte del PM della colpevolezza. Che la prescrizone spesso si traduca in una escamotage è indubbio, ma questo non c'entra niente con la sua ratio che, secondo me, rimane degna di altissima considerazione giuridica. Cordialmente Gianluca.
Per l'Avv. Gianluca e, ovviamente, per chiunque altro voglia dare un contributo.
RispondiEliminaLa ringrazio per la risposta che però, ancorché condivisibile sulle forzature dell'imposta "inversione dell'onere della prova", non prende in considerazione le storture dell'istituto della prescrizione (anche a volerlo considerare "degno di altissima considerazione giuridica"), quando è applicato in fase di indagine:
- alla persona offesa non viene riconosciuto alcun rimborso , a differenza del processo Mills dove, alla Presidenza del Consiglio (sic!), sono stati riconosciuti € 250.000,00 di danni all'immagine;
- l'indagato (che non ha modo di rinunciare alla prescrizione perché, ai sensi del 408 c.p.p., non viene neanche avvisato) può essere esposto ad una sorta di diffamazione legale da parte del querelante che, semplicemente raccontando il fatto (cioè la prescrizione) può metterlo in cattiva luce.
Mi sembra che ci siano profili di incostituzionalità.
Cordialità.
Nel telefilm “The practice” è un giudice a dire:”Ogni giudice, dato il numero di cause, esercita una coercizione, a parte le tante ingiustizie”; e Scott Turow, in "Lesioni personali" (il più inqiuetante legal thriller, una storia vera) racconta di giudici corrotti nelle aule dei tribunali [...interviene l’FBI, con metodi border-line, e anche i più "sovrappesati" ne escono dimezzati…dal carcere; se però a perseguirli è uno famoso per la sua indipendenza e “tolleranza zero”, che decise di fare il procuratore dopo che uno zio truffato, da Lui invitato ad andare in tribunale, ridendo, rispose:”Non ho i soldi per comprare un giudice”. “Che invece si può raggirare se si è un abile avvocato come la spregiudicata Melanie Griffith (a costo zero o pagamento in natura?) in “Il profumo dell’inganno”!]. L'avv. Turow, nel libro introduce una frase di John Dryden, Tutto per amore: "Benvenuto, dolce ingannatore! Tu principe dei ladri; tu che hai la chiave Per aprire la vita e, da noi inavvertito, financo rubi a noi stessi." (l'inganno sulle liste, il principe, i ladri, ...mah?).
RispondiEliminaMa J. D. ha pensato anche al resto...? "Solo i crimini che hanno successo sono giustificati. Ragione per governare ma clemenza per perdonare: La prima è legge, privilegio l & apos; altra. Perché i politici non amano né odiano."
E invece, dopo 350 anni succede il contrario: abbiamo i politici del cdx ("con)fusi" nel Pdl che "amano" e quelli del csx ("ordinati)separati" nel Pd che "odiano"?
Volete per favore farmi sui lati postivi della prescrizione?
RispondiEliminaIo sostengo che è una resa e che tale resa deve essere determinata solo dal trascorrere del tempo.
Ergo: dopo 25-30 è pressochè impossibile celebrare un processo.
Testimoni defunti, testimomi con alzeihmer, carte ingiallite dal tempo,impossibilità a ricordarsi le cose....
Il resto è bieco ripiego per risparmiare soldi alla faccia del conceto di giustizia.
Ed allora: qual'è quest'alta considerazione giuridica?
Gradito un esempio per farmi cambiare idea.