di Liana Milella
(Giornalista)
da Repubblica.it del 7 marzo 2010
Roma - Non critica Napolitano, dissente da Di Pietro, benedice le proteste, boccia un decreto inconcepibile in uno Stato di diritto.
Gustavo Zagrebelsky inizia citando un episodio che, “nel suo piccolo”, indica lo stravolgimento dell’informazione.
Al Tg1 di venerdì sera va in onda la foto di Hans Kelsen, uno dei massimi giuristi del secolo scorso. “Gli fanno dire che la sostanza deve prevalere sulla forma: a lui, che ha sempre sostenuto che, in democrazia, le forme sono sostanza. Una disonestà, tra tante. Gli uomini di cultura dovrebbero protestare per l’arroganza di chi crede di potersi permettere di tutto”.
Professore, che succede?
“Apparentemente, un conflitto tra forma e sostanza”.
Apparentemente?
“Se guardiamo più a fondo, è un abuso, una corruzione della forza della legge per violare insieme uguaglianza e imparzialità”.
Perché? Non si trattava invece proprio di permettere a tutti di partecipare alle elezioni?
“Il diritto di tutti è perfettamente garantito dalla legge. Naturalmente, chi intende partecipare all’elezione deve sottostare ad alcuni ovvi adempimenti circa la presentazione delle candidature. Qualcuno non ha rispettato le regole. L’esclusione non è dovuta alla legge ma al suo mancato rispetto. È ovvio che la più ampia “offerta elettorale” è un bene per la democrazia. Ma se qualcuno, per colpa sua, non ne approfitta, con chi bisogna prendersela: con la legge o con chi ha sbagliato? Ora, il decreto del governo dice: dobbiamo prendercela con la legge e non con chi ha sbagliato”.
E con ciò?
“Con ciò si violano l’uguaglianza e l’imparzialità, importanti sempre, importantissime in materia elettorale. L’uguaglianza. In passato, quante sono state le esclusioni dalle elezioni di candidati e liste, per gli stessi motivi di oggi? Chi ha protestato? Tantomeno: chi ha mai pensato che si dovessero rivedere le regole per ammetterle? La legge garantiva l’uguaglianza nella partecipazione. Si dice: ma qui è questione del “principale contendente”. Il tarlo sta proprio in quel “principale”. Nelle elezioni non ci sono “principali” a priori. Come devono sentirsi i “secondari”? L’argomento del principale contendente è preoccupante. Il fatto che sia stato preso per buono mostra il virus che è entrato nelle nostre coscienze: il numero, la forza del numero determina un plusvalore in tema di diritti”.
E l’imparzialità?
“Il “principale contendente” è il beneficiario del decreto ch’esso stesso si è fatto. Le pare imparzialità? Forse, penseremmo diversamente se il beneficiario fosse una forza d’opposizione. Ma la politica non è il terreno dell’altruismo. Ci accontenteremmo allora dell’imparzialità”.
Anche lei, come l’ex presidente Onida, considera il dl una legge ad personam?
“Questa vicenda è il degno risultato di un atteggiamento sbagliato che per anni è stato tollerato. Abbiamo perso il significato della legge. Vorrei dire: della Legge con la maiuscola. Le leggi sono state piegate a interessi partigiani perché chi dispone della forza dei numeri ritiene di poter piegare a fini propri, anche privati, il più pubblico di tutti gli atti: la legge, appunto. Si è troppo tollerato e la somma degli abusi ha quasi creato una mentalità: che la legge possa rendere lecito ciò che più ci piace”.
Torniamo al decreto. Si poteva fare?
“La legge 400 dell’88 regola la decretazione d’urgenza. L’articolo 15, al comma 2, fa divieto di usare il decreto “in materia elettorale”. C’è stata innanzitutto la violazione di questa norma, dettata non per capriccio, ma per ragioni sostanziali: la materia elettorale è delicatissima, è la più refrattaria agli interventi d’urgenza e, soprattutto, non è materia del governo in carica, cioè del primo potenziale interessato a modificarla a suo vantaggio. Mi pare ovvio”.
Quindi, nel merito, il decreto viola la Costituzione?
“Se fosse stato adottato indipendentemente dalla tornata elettorale e non dal governo, le valutazioni sarebbero del tutto diverse. Dire che il termine utile è quello non della “presentazione” delle liste, ma quello della “presenza dei presentatori” nei locali a ciò adibiti, può essere addirittura ragionevole. Non è questo il punto. È che la modifica non è fatta nell’interesse di tutti, ma nell’interesse di alcuni, ben noti, e, per di più, a partita in corso. È un intervento fintamente generale, è una “norma fotografia”“.
Siamo di fronte a una semplice norma interpretativa?
“Quando si sostituisce la presentazione delle liste con la presenza dei presentatori non possiamo parlare di interpretazione. È un’innovazione bella e buona”.
E la soluzione trovata per Milano?
“Qui si trattava dell’autenticazione. Le formule usate per risolvere il problema milanese sono talmente generiche da permettere ai giudici, in caso di difetti nella certificazione, di fare quello che vogliono. Così, li si espone a tutte le possibili pressioni. Nell’attuale clima di tensione, questa pessima legislazione è un pericolo per tutti; è la via aperta alle intimidazioni”.
Lei boccia del tutto il decreto?
“Primo: un decreto in questa materia non si poteva fare. Secondo: soggetti politici interessati modificano unilateralmente la legislazione elettorale a proprio favore. Terzo: si finge che sia un interpretazione, laddove è evidente l’innovazione. Quarto: l’innovazione avviene con formule del tutto generiche che espongono l’autorità giudiziaria, quale che sia la sua decisione, all’accusa di partigianeria”.
Di Pietro e Napolitano. È giusta la critica dell’ex pm al Colle?
“Le reazioni di Di Pietro, quando accusa il Capo dello Stato di essere venuto meno ai suoi doveri, mi sembrano del tutto fuori luogo. Ciascuno di noi è libero di preferire un comportamento a un altro. Ma è facile, da fuori, pronunciare sentenze. La politica è l’arte di agire per i giusti principi nelle condizioni politiche date. Queste condizioni non sempre consentono ciò che ci aspetteremmo. Quali sono le condizioni cui alludo? Sono una sorta di violenza latente che talora viene anche minacciata. La violenza è la fine della democrazia. Il Capo dello Stato fa benissimo a operare affinché non abbia mai a scoppiare”.
Ma Di Pietro, nella firma del Presidente, vede un attentato.
“La vita politica non si svolge nel vuoto delle tensioni, ma nel campo del possibile. Il presidente ha agito usando l’etica della responsabilità, mentre evocare iniziative come l’impeachment significa agire secondo l’etica dell’irresponsabilità”.
Lei è preoccupato da tutto questo?
“Sì, è anche molto. Perché vedo il tentativo di far prevalere le ragioni della forza sul quelle del diritto. Bisogna dire basta alla prepotenza dei numeri e chiamare tutte le persone responsabili a riflettere sulla violenza che la mera logica dei numeri porta in sé”.
L’opposizione è in rivolta. Le prossime manifestazioni e le centinaia di messaggi sul web non rischiano di produrre una spirale inarrestabile?
“Ogni forma di mobilitazione contro gli abusi del potere è da approvare. L’unica cautela è far sì che l’obiettivo sia difendere la Costituzione e non alimentare solo la rissa. C’è chi cerca di provocare lo scontro. Per evitarlo non si può rinunciare a difendere i principi fondamentali. Speriamo che ci si riesca. La mobilitazione dell’opposizione responsabile e di quella che si chiama la società civile può servire proprio a far aprire gli occhi ai molti che finora non vedono”.
All'estero, è noto a tutti, quando la legge prevede una data essa suona come "ENTRO LE ORE....DEL....
RispondiEliminaIn Italia suona invece come " ENTRO E NON OLTRE LE ORE....DEL...
Noi abbiamo bisogno del rafforzativo.
Ed io mi chiedevo quale formuletta avrebbero inventato per interpretare diversamente quel "ENTRO E NON OLTRE..."
E' bellissimo! Un articolo di legge in cui si prevede come il ENTRO E NON OLTRE debba essere interpretato!
All'università, nelle lezioni di diritto costituzionale, mi spiegarono che un divieto di legiferare fatto con legge ordinaria serviva come il due di coppe quando la briscola è a denari.
RispondiEliminaNon ha quindi senso richiamare leggi o normative.
questi governanti, dato che sono quelli del "fare", fanno quello che (stavo per dire una parolaccia) gli pare.
Berlusconi crede che ottenere la maggioranza dei voti significhi ricevere l'investitura divina di fare quello che gli pare...
Io per il momento continuo a votare coloro che, purtroppo, litigano sempre...sperando che rinsaviscano
Al di là delle considerazioni giuridiche, quale valore avrebbe un'elezione dalla quale fossero esclusi 15 MILIONI di italiani?
RispondiEliminaE come eserciterebbero il loro mandato gli eletti, sapendo che la loro elezione sarebbe dovuta soltanto all'impossibilità per 15 MILIONI di cittadini di esprimersi?
A meno che non si voglia credere che le liste ammesse esprimano soggetti che vogliono solo comandare, alla faccia di quindici milioni di italiani che avrebbero potuto, invece, mandarli a casa.
Non lo sapremo mai, ma il sospetto non è del tutto infondato ...
http://wapedia.mobi/it/Presidente_della_Repubblica_Italiana
RispondiEliminaIl presidente della Repubblica può dar vita ad illeciti anche nell'esercizio delle sue funzioni. In tal caso, stando alla lettera della Costituzione, il presidente della Repubblica sarebbe irresponsabile, tranne appunto che per attentato alla Costituzione e alto tradimento. Nella realtà le cose stanno diversamente, dovendosi distinguere almeno quattro diverse ipotesi di patologie comportamentali e tre tipi di responsabilità:
•Comportamenti discutibili, o istituzionalmente inopportuni o comunque reputati scorretti sul piano dei rapporti politici. Il tal caso le sue azioni, pur formalmente legittime, potrebbero ingenerare la sensazione di un tentativo di modificare la Carta costituzionale contra constitutionem. Questo determinerebbe una responsabilità politico-costituzionale, che sarebbe idonea a determinarne le dimissioni, sotto pressanti influenze politiche.
•Comportamenti penalmente rilevanti, sempre compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, diversi però dall'attentato alla costituzione o dall'alto tradimento. Si tratterebbe di crimini comuni e, configurandosi una semplice violazione della Costituzione, realizzata attraverso meri atti incostituzionali, che comportano una mera responsabilità giuridico-costituzionale, discenderebbe l'obbligo di immediate dimissioni.
•Comportamenti invasivi o menomativi di altro potere dello Stato, risolvibili attraverso l'esperimento di un conflitto di attribuzioni dinanzi alla Corte costituzionale.
•Comportamenti caratterizzati da dolo specifico (consapevolezza del danno che si vuole arrecare con quel comportamento), che sarebbero anti-costituzionali, determinerebbero una responsabilità giuridico-penale costituzionale del presidente della Repubblica, necessariamente soggetto al giudizio d'accusa della Corte.
Come si può interpretare?
x Anonimo delle 00.11
RispondiEliminaIl suo problema non si pone perchè provvede la legge a regolamentare PER TEMPO la materia.
Si poteva risolvere in maniera politica. Il PdL avrebbe potuto invitare gli elettori del PdL a votare per MARIO ROSSI, candidato di una lista "amica".
La percentuale di voti ottenuta da Mario Rossi sarebbe stato il peso politico del PdL (non ammesso) all'interno della coalizione.
Al di là delle consideazioni giuridiche:
Uno entra in Tribunale sapendo che ENTRO E NON OLTRE...lascia i documenti su una panca e va a farsi gli affari suoi tornando con molto comodo...questa come si chiama?
Mancanza di rispetto, sfacciataggine,menefreghismo, chissefrega tanto chi può dirmi cosa, perchè noi siamo noi e gli altri....
PS. Ma per decreto, visto che un precedente c'è, si può escludere dalle liste quei partiti che hanno un simbolo rosso, o azzurro?
Parrebbe di si visto che siamo riusciti ad interpretare il ENTRO E NON OLTRE in maniera elastica!
Quando ero uno studente di Leggi ho studiato sul testo del Professore.
RispondiEliminaLo stimo molto.
Credo che abbia mostrato equilibrio e non partigianeria di partito.
Il suo giudizio sulla vergognosa violazione della legge e della Costituzione è chiarissimo, piaccia o non piaccia al PDL, al PD, IDV o altri partiti.
Il rispetto delle regole non esiste più!
Luca da Sassari
Besugo.
RispondiEliminaL'operato del presidente della repubblica è bilanciato dalla Corte Costituzionale e quindi il problema non si pone.
Qui parliamo di un decreto-legge che forza la Cosituzione creando un precedente pericoloso.
la Costituzione sancisce che ad occuparsene sia il parlamento e non il governo e la legge elettorale ribadisce ulteriormente questo concetto. Come al solito il divieto più il rafforzativo.
Con la stessa logica si possono rimandare le elezioni, se conviene, alle calende greche, o escludere le formazioni politiche con il nome partito o perchp hanno il rosso ed il verde nel loro simbolo.
Ed inoltre: e se l'avessero fatto apposta per forzare la mano?
Caro Antonino Gala,
RispondiEliminaLe sue osservazioni sono condivisibilli, ma siccome questo è il paese dei TANTI formalismi e della POCA sostanza, constato che non ha risposto alla domanda: quale valore politico avrebbe un'elezione qualora risultasse eletto chi con ogni verosimiglianza non lo sarebbe mai stato, se non grazie alla burocrazia?
Quale valore avrebbe un'elezione dove 15 MILIONI di italiani, per un cavillo burocratico, non possono votare?
Glielo dico io, se permette: lo stesso valore di una sentenza civile di primo grado depositata dopo quindici anni, grazie al formalismo della nostra procedura civile.
Vale a dire, ZERO!
E ciò anche se la sentenza fosse "formalmente" ineccepibile.
Ma guai a parlare di sostanza con chi ha studiato diritti soggettivi e interessi legittimi ... e la dottrina "pura" del diritto!:)
Per anonimo delle 0.11 Come sono calcolati 15 milioni. Il problema riguarda gli elettori del PDL della provincia di Roma e dell'intera Lombardia per il listino Formigoni. Vada a consultare l'annuario De Agostini per accertare quanti abitanti abbiano questi due territori, poi sottragga quelli che non votano e sul resto calcoli una percentuale del 30-40%. Ma forse che sono quindici milioni l oha sentito dire a Capezzone?
RispondiElimina> Non critica Napolitano...
RispondiEliminamolto male, su quel decreto infame c'è anche la sua firma! troppo comodo criticare solo berlusca...
Buongiorno, ho una domanda, ma se un partito per scelta non si presentasse alle elezioni, sarebbe necessario legiferare per garantire gli elettori del partito la rappresentatività?
RispondiEliminaForse perchè sono amante della dietrologia, ma il tutto mi sembra anomalo perchè le persone delegate alla presentazione non erano dei principianti.
Quindi la domanda è se l'intenzione era distogliere il paese da altri fatti, escludere i candidati non graditi, spostare la data delle elezioni, creare una discussione sulla "forma" e sulla "sostanza" alfine di giustificare future decisioni a discapito della rispetto delle leggi.
Oppure è semplicemente arroganza?
P.S da elettore del centrodestra mi vergogno un pò..
Circa il quesito pregresso, si sovrappongono notiie sorprendenti, come l'Ordinanza del Tar del Lazio che ha respinto la sospensiva del provvedimento della Corte d'Appello che aveva decretato la non ammissione della lista provinciale del Pdl. Questo il contenuto dell'ordinanza emessa dal Tar e letta dal presidente della seconda sezione bis, Eduardo Pugliese. Tra le motivazioni la non applicabilita' del decreto legge interpretativo varato dal Consiglio dei ministri il 5 marzo in quanto, ha spiegato il presidente Pugliese, "nella regione Lazio la materia elettorale e' disciplinata dalla legge 2 del 2008" e "il sistema di elezione e' oggi disciplinato nei limiti dei principi di legge". Inoltre, per il Tar non puo' essere considerato sufficiente la circostanza che, prima delle 12 dell'ultimo giorno utile della cosnegna delle liste elettoriali al tribunale di competenza, i rappresentanti del Pdl fossero all'intero del perimetro dell'Aula giudiziaria, in quanto non e' dismostrabile che avessero con se' l'intera documentazione necessaria a depositare le liste .
RispondiEliminaInoltre, si ritiene che valga la pena di ascoltare
Anche queste interpretazioni .
All'anonimo delle 20,59: se un partito PER SCELTA non si presenta alle elezioni, il problema non si pone, visto che il giorno dopo nessun elettore VORRA' più votarlo.
RispondiEliminaIl fatto è che, in questo caso, gli elettori VOGLIONO votare, ma NON POSSONO.
C'è una bella differenza!
Ma di cosa stiamo cianciando?
RispondiEliminaIntanto non è una questione di numeri. Violare i diritti du UNO ha la stessa gravità che violarne 15.000.000, detto fra parentesi è una bufala, 15.000.000 ad ochhio e croce è 1/3 del corpo elettorale nazionale.
Il diritto di voto di questi soggetti non è penalizzato. Essi possono
a) votare per un altro partito di idee consimili
b) votare per l'opposizione per penalizzare/punire il proprio partito.
c) votare tutti per lo stesso soggetto di una lista amica. Questa percentuale di voti sarà il peso politico del PdL.
d) Prendere a sputi i dirigenti del proprio partito.
IL DIRITTO DI NON VOTO NON E' INFICIATO,LA COSTITUZIONE E' INVECE STATA STUPRATA.
Leggendo Passaparola di Marco Travaglio ho trovato un passo interessante. Nella sua semplicità non ci avevo pensato.
RispondiEliminaCome facciamo a dire che gli elettori del PdL a Roma sono 100 o 15.000.000?
Non lo sappiamo quanti sono gli elettori del PdL tanto che facciamo le....elezioni.
Prima delle elezioni sappiamo solo che i simpatizzanti di un certo partito sono pari o superiore al numero legale ( quanto per formare una lista? non ricordo), liberi comuque di cambiare idea all'ultimo momento.
1) "Violare i diritti du UNO ha la stessa gravità che violarne 15.000.000".
RispondiEliminaNo, assolutamente NO!
Violare i diritti di uno NON ha la stessa gravità del violare i diritti di milioni di persone, caro Antonino Gala! Né giuridica, né morale.
2) "La Costituzione è stata stuprata"
Un altro adoratore del Verbo scritto nella Legge, sacra e
immutabile? "Sacer esto"?
Basta, per favore, con questi richiami - RETORICISSIMI - alla Costituzione!
E' una legge fatta da uomini in un preciso momento storico, perdiana, non è mica stata scolpita nelle Tavole dalla mano di Dio!
Quanti articoli della Costituzione sono rimasti "aria fritta", quando faceva comodo a certe parti politiche? Vedi ad esempio la personalità giuridica dei sindacati, i limiti al diritto di sciopero, ecc., ecc. Non potete SCINDERNE I CONTENUTI, e invocare soltanto quello che vi fa più comodo al momento!
E comunque, cosa tutela maggiormente la Costituzione, il diritto a votare dei cittadini o le formalità burocratiche?
"Torniamo allo Statuto", verrebbe ironicamente da replicare, ma pochi capirebbero di cosa sto parlando.
Del resto, i radicali, che di diritti se ne intendono, stanno suggerendo proprio adesso di rinviare le elezioni in Lazio, per consentire la partecipazione di tutti i candidati. Mossa, questa, abile anche dal punto di vista propagandistico.
A chi invece insiste per far svolgere elezioni falsate suggerisco di meditare su cosa diceva Hitler di Goebbels: "Goebbels mi piace, è un perfetto BUROCRATE"!
le leggi valgono per tutti, non solo per le liste minori... e chi non ha rispettato la legge sulle firme deve stare fuori, ovviamente, come è sempre successo in passato. se c'è gente che non ha le firme in regola, non è certo colpa della legge...
RispondiElimina"... come è SEMPRE successo in passato".
RispondiEliminaI casi sono due: o lei non vive in Italia ... oppure ha uno spiccato sense of humour!
L' Anonimo delle 20.59 vive i Italia e non ha uno spiccato senso dell'Humor.
RispondiEliminaSi riferiva al perido pre-berlsconiano.
le vostre critiche al dl sono fuori luogo e improduttive. faccio notare un paio di cose
RispondiEliminaberlusconi ha il diritto di governare come meglio credere e - se vuole - modificare o abbrogare la costituzione.
criticare questo decreto vuol dire criticare berlusconi ma vi faccio notare che l'italia non è del cittadino ma di chi governa.
per berlusconi l'italia è una propria industria e come tale la vuole governare. cosa c'è di male?
da quando il mondo è mondo il politico non è responsabile di fronte a nessuno delle sue azioni e può e deve agire anche in contrasto con il sentire comune e con i cittadini, anche contro i cittadini se vuole.
vi consiglio di studiare legge
saluti
giovanni esposito