di Nicola Saracino - Magistrato
E’ di oggi la pubblicazione sul quotidiano La Verità della conversazione intervenuta tra un aspirante presidente di sezione di Salerno ed il regista delle nomine, il solito dott. Luca Palamara, quello che secondo i suoi amici di ieri - e nemici di oggi - faceva tutto
da solo.
Quel che maggiormente sconcerta, in questo caso, è l'irremovibile pretesa del
questuante ad una nomina platealmente inattaccabile, da adottare assolutamente all’unanimità, ci tiene moltissimo perché è il più bravo (se lo dice lui stesso!), è alla sua ultima possibilità e, non ultimo, si è speso anima e corpo per la corrente di appartenenza.
Ci mancava solo che costui esigesse la diretta e personale partecipazione del Presidente della Repubblica alla sua beatificazione.
Insomma, voleva essere nella classica “botte di ferro” e, dal suo punto di vista, l’operazione riuscì: il 20 dicembre del 2017 il plenum del CSM lo accontenta, proprio all’unanimità come richiesto.
Ma in quella botte c’era del fango che solo il
trojan poteva mostrare.
La chiacchierata è interessante perchè plasticamente documenta che in un simile
sistema sono nulle le possibilità degli aspiranti non schierati. A proposito, chi vi scrive ha 55 anni e non è per nulla preoccupato, non avendo nulla da chiedere; l'ambizione è accantonata da anni, perché non c'era bisogno del
trojan per leggere
la realtà e quindi regolarsi nell'unico modo possibile: stare lontano da quel sistema e denunciarlo!
Di quel surreale pressing riportiamo le parti più significative.
Il 3 novembre Sgroia scrive al collega: «Caro Luca, complimenti per la presidenza della Quinta. Quando posso chiamarti?». Poco dopo Palamara risponde: «Grazie caro Gaetano, ci sentiamo lunedì».
Sgroia: «D’accordo! Ti abbraccio». Il lunedì Sgroia è puntuale: «Ciao caro Luca a che ora posso chiamarti?».
Palamara però rinvia ancora una volta la chiamata: «Caro Gaetano, ci sentiamo domattina?». Sgroia risponde: «Va bene, a domani. Ti abbraccio». Il giorno seguente la toga salernitana ci riprova: «Caro
Luca, quando posso chiamarti?». Palamara: «Gaetano ti chiamo fra pochissimo». È il 7 novembre 2017. Tra i due probabilmente deve essere intercorsa una telefonata, visto che per qualche giorno Sgroia ha lasciato prendere fiato a Palamara. Lo contatta di nuovo una settimana più tardi: il 14 novembre. Scrive: «Buon giorno caro Luca, ti prego di tenermi aggiornato sulla vostra discussione in Commissione. Dimmi se devo chiamare gli altri togati. Scusami ma sono in ansia perché per me è l’ultima possibilità». Palamara risponde: «Ok, ti aggiorno appena ho notizie. Un abbraccio». Ma nonostante gli abbracci Sgroia è preoccupato e insiste: «Caro Luca, ti prego di cominciare a parlarne con gli altri il più presto possibile. Come sai c’era già un accordo e la pratica non si è chiusa solo perché Fracassi (Valerio Fracassi di Area, ndr) non ha voluto metterla all’ordine del giorno. Forteleoni (Luca Forteleoni di Magistratura indipendente, ndr) era già pronto a votarmi. Fammi sapere come la pensano Morgigni (Aldo Morgigni di Automia&Indipendenza, ndr) e Ardituro (Antonio Ardituro di Area, ndr). Per i laici penso che con la tua bravura non avrò problemi». Paiamara è lapidario: «Ci penso io». L’ansia per quella nomina però non tiene a freno Sgroia, che si lascia andare a una filippica: «Fai presto caro Luca, ti prego. Penso che questo posto mi spetti sotto tutti i profili, ma so anche che nulla è scontato al Consiglio. Conto moltissimo su di te. Ti sono sempre stato vicino e non dimenticherò mai quello che farai per me. È importante l’unanimità. Insomma mi sembra che ci siano tutte le condizioni». Nel messaggio successivo ripete: «L’unanimità». Ed è implacabile. Continua a scrivere anche se Palamara non risponde. E scopre completamente le carte: «Il posto a cui aspiro è presidente sezione riesame e misure di prevenzione. Sezione che presiedo da quasi cinque anni prima come anziano e da oltre un anno come facente funzioni con le statistiche comparate migliori in tutti gli uffici in cui sono stato. Senza ritardi e senza incidenti». «Ho dato tutto per Unicost sempre e comunque. Anche e soprattutto dopo aver perso le primarie di quattro anni fa. Tanto è vero che a Salerno i consensi sono addirittura aumentati. Insomma penso che con le tue grandissime capacità tu sia nelle condizioni di ottenere un risultato che è innanzitutto giusto. Senza il quale la mia carriera rimarrà bloccata per i prossimi otto anni e cioè per sempre, perché io ho 55 anni». Fino al 30 novembre Sgroia non molla la presa con Palamara. Chiede ancora di poterlo chiamare. Palamara lo rinvia. «La mia carriera e nelle tue mani», gli scrive la sera del 30 novembre. Il 4 dicembre Palamara gli dà un consiglio: «Pressa Aldo (Morgigni, ndr)». Sgroia risponde: «Ok! Forteleoni è dalla mia parte. E Ardituro?». Palamara: «Ardituro aveva detto di sì. Però ora conta che tu passi». Ma Sgroia non vuole soltanto spuntarla, vuole stravincere. E risponde: «Sì, però conta anche l’unanimità». Per ottenere il risultato comunica a Palamara la sua strategia: «Mando loro un messaggio con cui lì ringrazio per la stima che hanno espresso nei miei confronti. Che ne dici? Come ho già fatto con Forteleoni». Palamara lo placa: «Aspetta stasera. Fammi fare passaggio m commissione». Sgroia: «Allora ti prego di aggiornarmi. Grazie carissimo Luca. Sei un vero amico». Il 6 dicembre Sgroia tira fuori un’altra teoria, sperando di accattivare Palamara: «Se non ti sembra realistico che Unicost possa avere tutti i semidirettivi di Salerno allora tanto vale fare un accordo con gli altri e chiudere tutte le pratiche all’unanimità». E poco dopo comunica a Luca di essere stato contattato dagli altri consiglieri che, probabilmente per trovare la quadratura, hanno avanzato delle richieste: «Morgigni mi ha detto che vorrebbe che tu sostenessi Sergio Amato aggiunto su Salerno, ma mi ha anche detto che se non è possibile lui mi vota comunque. Ardituro ha detto a Morgigni che vorreb¬be che tu sostenessi Giorgio Iachia su presidenza sezione tribunale civile. Mi sembra che se accontenti Ardituro è fatta». E infatti alla fine Palamara gli dà la buona notizia: «Sei unanime». Sgroia risponde: «Grazieeeeeee».
La diretta e personale partecipazione del presidente della repubblica alla sua beatificazione la meritava, pienamente, ha solo chiesto il trionfo della giustizia. In queste circostanze avanzamenti di carriera sono persino poco graditi. Io in cdf mi alzavo dicendo: so che per questa delibera sarò l'unico voto contrario su oltre 360, ma lei questa delibera la deve ritirare perché contro legge. Vedete, in caso di cose molto gravi potrei pensare anche all'art. 383 c.p.p., arresto da parte di privati. Sicuramente così facendo nessun avanzamento di carriera è possibile. Ma mantenendo un comportamento sempre rigoroso e coerente a cominciare dal censurare sesteso, si possono ottenere altre e ben più gradite cose. Francesco Grasso già doc. mettdologia clinica chirurgica.
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